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Florim Ceramiche incassa da Bnp Paribas un positive loan da 25 mln euro

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Schermata 2020-05-08 alle 07.49.05Bnl Bnp Paribas ha erogato un positive loan da 25 milioni di euroFlorim Ceramiche, azienda modenese che produce superfici in gres porcellanato. I positive loan sono finanziamenti le cui condizioni sono legate a precisi indici di sostenibilità, misurati e monitorati, al raggiungimento dei quali i prestiti diventano maggiormente competitivo per l’azienda (si veda qui il comunicato stampa).

In particolare Florim si impegna a ridurre il proprio impatto ambientale tramite azioni quali il recupero dei materiali di scarto generati nel processo produttivo e il potenziamento dell’auto-produzione di energia da fonti rinnovabili. La società, che conta oltre 1400 dipendenti, ha unità produttive, società commerciali o partnership in Europa, America e Asia e flagship store a Milano, New York, Mosca, Singapore e  Francoforte.

Claudio Lucchese, presidente di Florim, ha commentato: “Oggi il sistema industriale mondialeè causa di pesanti ricadute sull’ecosistema sia in termini di emissioni che di materie prime impiegate, elementi che impongono una seria riflessione sul ruolo delle aziende manifatturiere per il futuro. In questo contesto sono lieto di come Florim stia contribuendo attivamente a limitare il proprio impatto ambientale”.

Lo scorso dicembre Bnp Paribas ha erogato un positive loan anche al Gruppo Granarolo. In particolare si è trattato di un sustainable linked loan da 30 milioni di euro, il primo nel settore food & beverage (si veda altro articolo di BeBeez). Con quei 30 milioni Granarolo si è impegnato a realizzare una serie di attività industriali per ridurre ulteriormente, in cinque anni, il consumo e il peso della plastica derivante da imballaggi, agevolare ancor di più il riciclo e il riutilizzo di questo materiale e, attraverso investimenti in ricerca e innovazione, sperimentare materie alternative e forme di produzione a minore impatto ambientale.

Bnp Paribas aveva già finanziato con questo tipo di prestiti che coniugano sviluppo del business e sostenibilità ambientale e sociale anche la farmaceutica Aboca e la siderurgica Feralpi nell’ottobre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).



Dal Fabbro lascia la presidenza di Snam Rete Gas per lanciare fondo di private equity sull’economia circolare

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Luca Dal Fabbro

Luca Dal FabbroLuca Dal Fabbro lascia la presidenza di Snam Rete Gas per lanciare un fondo di private equity dedicato all’economica circolare. Lo ha annunciato lo stesso manager con una nota (si veda qui il comunicato stampa).

Dal Fabbro, che resterà in carica sino all’assemblea del 18 giugno,  ha spiegato di voler tornare a dedicarsi, con ruoli più esecutivi e operativi, a iniziative imprenditoriali e manageriali legate alla ripartenza dell’Italia dopo l’emergenza Covid-19 nell’ambito della transizione energetica e dell’economia circolare. Dal Fabbro resterà vice presidente di Fondazione Snam, che negli ultimi mesi si è distinta per iniziative di sostegno al Paese e alle comunità.

Dal Fabbro ha spiegato: “Sono felice ed orgoglioso di essere stato presidente di un’azienda che da circa 80 anni ha un ruolo centrale nel sistema energetico ed economico dell’Italia. Ritengo che, alla luce della crisi generata dal Covid-19 e dell’emergenza ambientale globale, sia venuto il momento di spendersi in prima persona nel rilancio nel Paese di una economia sostenibile: per questo avvierò il primo fondo italiano di private equity focalizzato 100% sull’economia circolare, con investimenti certificati per livello di circolarità da ente terzo indipendente. Ho deciso di avviare una nuova fase del mio percorso professionale, ritornando a svolgere ruoli operativi per mettere le mie competenze imprenditoriali e manageriali a disposizione della fase di ripartenza del Paese, nella quale l’economia circolare sarà essenziale per la sostenibilità dei modelli di business e l’accorciamento delle filiere industriali. Resterò vicino a Snam ed alle sue persone, anche attraverso il mio incarico nella Fondazione”.


Italy’s private equity weekly roundup. News from CVC, Blackstone, the Italian Government, Cdp, Atlas Holding, Dedalus, Tages, Ambienta, Chimera Investments, Star Capital, Enerray, Brooks Brothers, Expert System, Limes and more

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Schermata 2020-05-07 alle 06.22.58CVC Capital Partners is holding talks for acquiring 20% of Lega Calcio di Serie A (Serie A), the top professional league for Italian football clubs, for 2 billion euros (See here a previous post by BeBeez). CVC would buy a minority of a subsidiary of the Serie A that owns the tv rights for broadcasting matches. In 2019, CVC invested 200 million British Pounds for acquiring 27% of Premier Rugby Limited, the firm that manages the Premiership Rugby, the top professional league for English rugby clubs. The fund also paid 600 million US Dollars for investing in Bruin Sports Capital (BSC) together with Jordan Company. BSC  is an investment holding that owns organizers of events for the sports sector and in Italy owns a controlling stake in Deltatre, a data provider for sports. CVC is reportedly holding talks for acquiring a minority of Irish Six Nations Rugby for 300 million British Pounds. However, the coronavirus emergency delayed the negotiations. Serie A attracted a 100 million euros financing offer from private equity fund Blackstone as well (See here a previous post by BeBeez). Italian team may not receive the payments for tv rights from Sky and other broadcasters as a consequence of the lockdown due to the coronavirus emergency. Private equity funds are also showing interest in French Ligue 1, Spanish Liga, German Bundesliga, and British Premier LeagueChristian Seifert, the ceo of Bundesliga, reportedly hired an undisclosed advisor for negotiating the issuance of a bridge loan with KKRApollo Global Management and private equity investors of the top percentile.

The Italian Ministry for Economy and Finance (MEF), Invitalia, and Cdp are going to allocate 50 billion euros for the recapitalization of companies that faced the coronavirus emergency (see here a previous post by BeBeez). The fund may provide SMEs with equity, temporary debt-equity-swap instruments, or other hybrid instruments. The fund may exit its investments through the buyback of shareholders or the sales of the assets. Entrepreneurs could invest in the recapitalization, while Cdp and Invitalia could co-invest with other institutional investors like banking foundation, banks, and pension funds.

Cdp invested further 100 million euros in the fund of private equity funds FOF Private Equity Italia (FOF PE Italia) that Fondo Italiano d’Investimento (FII) (See here a previous post by BeBeez). FoF PE Italia set a fundraising target of 600 million, while Cdp as anchor investor previously subscribed a commitment of 200 million and further 100 million together with other investors. The fund will invest in Italian mid-market private equity funds.

Japanese Lixil sold Permasteelisa to Atlas Holding (See here a previous post by BeBeez). In November 2018, Shenzen – listed Grandland Group held unsuccessful talks for acquiring Permasteelisa as the Committee on Foreign Investment in the United States-CFIUS did not authorize the sale. The company previously attracted the interest of private equity funds Alpha, Permira, Cinven, Pai, and Carlyle. Permasteeelisa has sales of 1.28 billion euros, an ebitda of 29.6 million, net losses of 26.3 million (41.1 million yoy), and net financial debt of 295 million. Lixil paid 573 million for the acquisition in 2011, when Permasteelisa had a turnover of 1.1 billion and an ebitda of about 80 million. Alpha (40.8%), Investindustrial (47.5%), and Lucio Mafessanti (11.7%) sold the asset. However, the company paid a dividend of 50 million little before the sale. Investindustrial and Alpha acquired the control of Permasteelisa in 2009 for 350 million from Amber and Luigi Cimolai and delisted the asset from the Milan market.

Dedalus Noemalife (DN), an IT company for the healthcare sector that belongs to Ardian, acquired the IT units for the healthcare of Agfa-Gevaert based in Germany, France, Austria, Brazil, and Switzerland (see here a previous post by BeBeez). Ardian raised its stake in Dedalus Holding, the controlling shareholder of  DN, from 60% to 75%. The target’s enterprise value amounts to 975 million euros. In the last five years, Dedalus made 40 international acquisitions. The company financed such last transaction with equity, debt (a bridge credit line of 680 million and a super senior revolving facility of 80 million), and a HoldCo PIK (payment in kind) that Tikehau Capital subscribed. Ardian acquired 60% of Dedalus Holding in 2016 from Hutton Collins Partners and The Three Hills Capital Partners (14%), Mandarin Capital Partners (35.59%), and ceo and founder Giorgio Moretti (10,41%), who now has 40%. In 2016, Tamburi Investment Partners sold its 14.94% stake in NoemaLife to Dedalus and, at the same time, provided a 9.2 million and 9% rate vendor loan convertible into shares of the buyer. In December 2016, Dedalus Holding refinanced the debt with the issuance of a Vienna-listed 72 million bond maturing in October 2023. Tikehau Capital subscribed to the bond. In December 2018, Tikehau acquired HoldCo notes of Dedalus worth 11.3 million aimed at fully repaying the vendor loan that TIP granted. In 2019, Dedalus issued a 30.9 million bond when it acquired 60% of Bologna-based Softech. The new HoldCo PIK entirely replaced Tikehau’s old exposure to Dedalus. 

Tages and Bahrein’s Investcorp merged their Absolute Return Investments (ARI) units and signed an even joint venture named Investcorp-Tages (IT) (See here a previous post by BeBeez). Panfilo Tarantelli, Sergio Ascolani, Umberto Quadrino, Francesco Trapani, and Salvatore Cordaro founded Tages. IT will have more than 6 billion US Dollars of assets under management, while Salvatore Cordaro and Lionel Erdely, Head of cio of Investcorp ARI, will lead the business. IT will invest in multi managed portfolio of liquid alternative investments, private debt, and impact investment as well as single manager innovative solutions for hedge funds. Investcorp is one of the private capital investors that BeBeez Private Data monitors. Find out here how to subscribe to the Combo version that includes BeBeez News Premium.

Ambienta launched its first Ucits open fund Ambienta X Alpha, a long/short absolute return vehicle with a focus on environmental sustainability (See here a previous post by BeBeez). Fabio Pecce is the cio of London-based Ambienta X Alpha and will team with Andrew Benson, Joel Bird, Francesco CavalloRob Moore, and a team of seasoned professionals. Institutional and retail investors will be able to pour resources in the funds of Ambienta X. Ambienta also launched BG Alpha Green with Banca Generali. This product is for the bank’s clients. Ambienta X Alpha will focus on the European and US markets and take alpha-generating long or short positions on ESG compliant businesses. Fabio Ranghino, the head of Ambienta’s team for Sustainability and Strategy, developed a proprietary system for the appraisal of environmental sustainability for listed assets and a proprietary EIA (Environmental Impact Analysis) for private equity investments.

Abu Dhabi’s Chimera Investments acquired the majority of iconic Italian bikes producer Colnago from the founder Ernesto Colnago, who will keep a minority (See here a previous post by BeBeez). The company has sales of 21.26 million euros, an ebitda of 0.234 million and net cash of 2.8 million.

Star Capital raised 140 million euros, above the target of 120 million (see here a previous post by BeBeez). Star attracted the resources of foreign funds of funds, institutional investors, and Italian family offices. Sources said to BeBeez that since 2003 Star Capital posted 2.93 times the invested capital, after the costs for advisory, fees for professionals. In May 2010, Marco Gazzaniga, Marco Baratti, Carlo Arteria, Carlo Cangialosi, and Alessandro Colombo acquired Star Capital from Efibanca and Palladio Finanziaria, which created the fund in November 2002. In 2018, Star Capital acquired 70% of fashion firms International Promo Studio and Moda Italia from the Marzioni (currently 30% owner of the asset) and the Santini Families

Enerray Global Solar Opportunities (EGSO, of which Enerray has 51%), Seci Energia, and Enerray are holding talks with Globeleq Africa Limited and Al Tawakol GILA for the sale of photovoltaic plants based in Egypt (see here a previous post by BeBeez). The transaction may close by June 2020.

Brooks Brothers, the US iconic fashion brand that belongs to ceo Claudio Del Vecchio, hired New York’s financial advisor PJ Solomon for sounding the interest of a new partner as its 550 million euros debt is too onerous (See here a previous post by BeBeez). The company’s plants in New York, North Carolina e Massachusetts are currently producing masks and clothes for healthcare workers. In 2001, UK retailer Marks & Spencer sold Brooks Brothers to Del Vecchio, the son of Leonardo Del Vecchio, the founder of Luxottica.

Indaco Venture Partners and Invesco will subscribe to a 2.99 million euros capital increase of Milan-listed Expert System, a cognitive computing company (See here a previous post by BeBeez). The company will issue 1.11 million new shares at a 2.70 euros share price (+14% than the median share price in the last three months). Indaco will invest 2 million of the capital increase. Atlante Ventures Mezzogiorno, whose investrs are Intesa Sanpaolo and the Italian Ministry for the Public Administration and Innovation and now under Indaco Venture’s management, invested in Expert System in February 2014 when it launched the ipo. The fund subscribed to a 2.5 million capital increase and invested in Admantx, a spin-off of Expert System that provides online advertising. In November 2019, Integral Ad Science (IAS), a portfolio company of Vista Equity Partners, acquired Admantx. Expert System will invest the proceeds of this last capital increase in expanding its foreign business. The company has sales of 31.6 million (28.7 million in 2018), an ebitda of 5.5 million (4.6 million), and net financial debt of 2.8 million (12.4 million). 

Limes Renewble Energy, an asset of impact investing fund Oltre Venture, signed a partnership with Tayan Energy Investment (a Madrid-based joint venture of Chinese Shanghai Electric and Spanish Eland Private Equity) for acquiring photovoltaic plants in Italy with a total power of 55 MW (See here a previous post by BeBeez). Limes Renewable Energy was born in 2017. Cristiano SpillatiGian Oddone Merli, and David Armanini are the ceo, the chairman, and the cfo of Limes, which in January 2018 raised capitals from Oltre Venture and other investors. Star Capital is one of the private capital investors that BeBeez Private Data monitors. Find out here how to subscribe to the Combo version that includes BeBeez News Premium.

Maria Francesca Merloni sold her 20% in Merloni Holding, the firm of the eponymous family that has 67% of Italian Ariston Thermo (See here a previous post by BeBeez). Maria Francesca Merloni, however, acquired 12% of Ariston Thermo and received from the company 2.2 million euros in cash and 15 million of net equity. Paolo Merloni, Francesca’s brother and current chairman of Ariston Thermo, is the company’s majority shareholder, while his parents Francesco and Maria Cecilia Lazzarini have minority stakes. Ariston Thermo manufactures burners, heat pumps, and water heaters and has sales of above 1.5 billion euros. 

Francesco Iovine is the new ceo of Naturalia Tantum, a pole of Italian producers of cosmetics and food integrators that groups SanecovitBioearth, and Effegilab (See here a previous post by BeBeez). Iovine previously worked as commercial director for Ecornaturasì and Salmoiraghi&ViganòNaturalia also hired commercial director Gianluca Sobacchi, who previously worked for Planter’s, Cadey, and EnervitAssietta Private Equity (APE) and Paolo Colonna launched Naturalia Tantum, which has sales in the region of 20 million euros. The company is interested in further acquisitions of cosmetics and food integrators players. In March 2017, Naturalia acquired San.Eco.VitBioearth International in October 2018, and Effegilab in May 2019. APE has resources of above 90 million. Assietta Private Equity is one of the private capital investors that BeBeez Private Data monitors. Find out here how to subscribe to the Combo version that includes BeBeez News Premium.

Despite the coronavirus emergency, Innovery, the cybersecurity company of which Wise Equity has a controlling stake, aims to close several acquisitions by early 2021 ceo Gianvittorio Abate said to BeBeez (see here a previous post by BeBeez). The company is conducting due diligence on two Italian companies active in the fields of compliance, security governance, and cybersecurity. Innovery’s M&A pipeline includes two targets based in Spain and three in Italy. Innovery has sales of 30 million euros (+25%) and an ebitda of 6.4 million. Wise is one of the private capital investors that BeBeez Private Data monitors. Find out here how to subscribe to the Combo version that includes BeBeez News Premium.


Parigi stava emergendo come il prossimo grande hub del mercato dell’arte in Europa. Post-Lockdown, potrà mantenere lo slancio?

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Parigi
Una piazza insolitamente vuota di fronte al museo del Louvre durante il blocco di Parigi. Foto di Frédéric Soltan Corbis via Getty Images.

Una piazza insolitamente vuota di fronte al museo del Louvre durante il blocco di Parigi. Foto di Frédéric Soltan Corbis via Getty Images.

Nei mesi precedenti l’arresto mondiale siamo giunti a pensare che Parigi fosse nel bel mezzo di  una rinascita del mercato dell’arte. Nel 2019, gallerie tra le quali la David Zwirner e White Cube hanno aperto gli avamposti in città e il mercato delle aste in Francia è cresciuto del 49 percento, in gran parte perché i collezionisti stavano consegnando più opere a case con sede a Parigi. La posizione centrale della città era diventata una delle sue maggiori risorse nella sua lotta per il primato nel mercato europeo. Ma tra un blocco di due mesi e con la prospettiva di limitazioni su grandi raduni e viaggi che si estendono nel futuro, una posizione centrale non è più la risorsa che era una volta. E la situazione attuale ha lasciato molti a chiedersi se la crisi potesse far deragliare l’evoluzione che sembrava condurre Parigi a essere un hub del mercato dell’arte.  Si veda qui Artnet.

Mentre le gallerie e i piccoli musei della città si preparano a riaprire la prossima settimana, i concessionari sono determinati a impedire a Parigi di perdere il proprio vantaggio, anche se devono mantenere la regola della distanza di cinque piedi tra persona e persona mentre lo fanno. La concessionaria d’arte Almine Rech dice ad Artnet News che aprirà il suo spazio di Parigi solo su appuntamento a partire dall’11 maggio, limitando la partecipazione a 10 persone alla volta. (Rileva inoltre che la maggior parte dei clienti ha già chiesto appuntamenti, anche prima dell’era del distanziamento sociale.) Nel frattempo, il Paris Gallery Weekend ha annunciato l’intenzione di organizzare la sua edizione 2020 dal 2 al 5 luglio, con 50 gallerie partecipanti e un focus sulle visite guidate ( maschere richieste).

“Parigi è fatta da un gruppo di appassionati d’arte e le persone sono pronte a tornare”, afferma il commerciante Thaddaeus Ropac, che prevede di riaprire la sua galleria nel Marais il 12 maggio. È notevole, ha detto, che Parigi, piuttosto che l’Austria, dove ha anche uno spazio, stia aprendo la strada con la riapertura nonostante il più basso tasso di infezione dell’Austria. Ma ha anche il potenziale per aiutare la scena della città a riprendersi più velocemente.

La posta in gioco è alta e non tutte le attività artistiche sopravviveranno. Un  rapporto scioccante pubblicato il mese scorso dal Comité Professionnel des Galeries d’Art ha avvertito che fino a un terzo delle gallerie francesi potrebbe essere costretto a chiudere a causa della crisi. Anche le gallerie francesi, secondo il rapporto, prevedono di perdere oltre 200 milioni di dollari di entrate entro giugno. Inoltre, poiché l’  85% delle gallerie d’arte associate sono piccole imprese il cui fatturato dipende direttamente dal comportamento dei collezionisti, saranno colpite duramente se la crisi economica colpisce i conti bancari dei loro clienti per un lungo periodo.

Il capo del comitato, la gallerista Marion Papillon, dice ad Artnet News che le precedenti crisi degli anni ’90 e 2008 hanno dimostrato che il recupero del mercato dell’arte può richiedere molto tempo. Mentre la Papillon afferma che ancora nessuno dei suoi membri è stato costretto a chiudere, il loro futuro è tutt’altro che assicurato. “Il 46% delle gallerie ha chiuso tra il 1992 e il 1995”, afferma.

L'esterno di David Zwirner Paris. Foto Nate Freeman.

L’esterno di David Zwirner Paris. Foto Nate Freeman.

Anche le gallerie più grandi non sono immuni alla crisi. Da quando ha chiuso i suoi cinque spazi, Thaddaeus Ropac afferma di aver dovuto tagliare ore e pagare parte della sua squadra, anche se con la riapertura delle gallerie, sta iniziando attivamente a ripristinare i loro posti di lavoro.

Con otto mostre in programma, le chiusure hanno anche modificato in modo efficace i prossimi due anni del programma espositivo della galleria e gli artisti che si affidano ad essa per entrate. Mentre la galleria sta vendendo dalla sua sala di visualizzazione online e fiere d’arte virtuali, Ropac afferma che “dopo due mesi di questo spazio virtuale, desideriamo ardentemente tornare alla realtà”.

Il governo francese ha offerto alcuni aiuti supplementari, istituendo un fondo di soccorso di 22 milioni di euro per la cultura all’inizio della crisi, con 2 milioni di euro riservati specificamente per le arti. Ma molti hanno avvertito che questo non sarà sufficiente per garantire la sopravvivenza delle gallerie. Dopo una consultazione con i rappresentanti culturali, il presidente Macron ha annunciato mercoledì 6 maggio che saranno resi disponibili ulteriori aiuti per i settori delle arti e della cultura del paese nell’ambito di un fondo speciale di 7 miliardi di euro per le piccole imprese e i lavoratori indipendenti.

Nonostante le sfide, tuttavia, alcune gallerie hanno scoperto che i clienti si stanno avvicinando alle loro tasche per supportare il loro lavoro. Nathalie Obadia, che ha in programma di riaprire entrambe le sue gallerie di Parigi l’11 maggio, afferma che c’è stato un “quasi immediato” arresto delle vendite dopo che la galleria è stata chiusa a metà marzo. Ma la scorsa settimana, si sono riaccesi gli scambi con collezionisti francesi e stranieri. “La presenza della galleria attraverso i social network ha permesso di mantenere i collegamenti, ma è tempo che i collezionisti possano venire alla galleria per vedere le opere, soprattutto perché questo non può essere fatto nelle fiere”, afferma.

Il concessionario Kamel Mennour riaprirà i suoi tre spazi parigini dal 12 maggio e sta procedendo con i piani per l’apertura di un quarto ad ottobre. Il personale probabilmente lavorerà a turni per limitare il numero di persone in ciascuna galleria contemporaneamente. Sebbene abbia trasferito con successo le operazioni delle gallerie online, Mennour ha affermato che chiudere le gallerie è “brutale”.

Nel frattempo, la Galerie Templon riaprirà entrambi i suoi spazi a Parigi l’11 maggio, consentendo a 20 persone in galleria contemporaneamente. Il suo primo post-lockdown di apertura è per una mostra di opere dell’artista giapponese Chiharu Shiota il 30 maggio. Al posto della solita festa e cena di apertura, la galleria offrirà orari di apertura prolungati per evitare una calca di visitatori.

“Le conseguenze economiche devono ancora essere completamente valutate”, Daniel Templon dice ad Artnet News. “Chiaramente con la chiusura della galleria al pubblico e la cancellazione delle fiere, le nostre vendite sono diminuite ad aprile, ma restiamo ottimisti”. Il rivenditore aggiunge che nonostante l’apertura della mostra Billie Zangewa della galleria il giorno in cui è stato annunciato il blocco, è già esaurito. Nel frattempo, metà della sua mostra Norbert Bisky è stata venduta prima dell’apertura dello spettacolo a prezzi che vanno da € 50.000 a € 60.000 e diverse opere della prossima mostra di Shiota hanno anche trovato acquirenti per € 30.000 a € 40.000 ciascuno.

Nel tentativo di supportare l’ecosistema della galleria dinamica della città, alcuni outfit più grandi stanno anche aprendo i loro spazi a controparti più piccole. Perrotin, per esempio, ospiterà una mostra di solidarietà nella sua galleria Saint Claude dal 23 maggio al 24 agosto, invitando 26 rivenditori locali a mostrare il lavoro dei loro artisti in quattro mostre collettive della durata di due settimane. Ropac ha promesso di aprire il suo spazio Pantin anche ai rivenditori più piccoli.

Nonostante queste preoccupazioni, i rivenditori sono fiduciosi che Parigi manterrà lo slancio del mercato che aveva guadagnato prima della crisi. “Dovremo reinventare un po ‘le cose, ma oggi Parigi è una città molto forte e dinamica, grazie ai suoi musei, alle fondazioni private che si stanno aprendo, a fiere di alta qualità e alla sua rete molto importante e dinamica di gallerie nazionali e internazionali ”, afferma Papillon, a capo del Comité Professionnel des Galeries d’Art. “Spero che riusciremo a mantenere questo dinamismo. La riapertura è stata un primo passo fondamentale, ma dovremo mobilitare i nostri acquirenti “.


Triennale Decameron: storie in streaming nell’era della nuova peste nera A cura del Comitato scientifico di Triennale Milano: Umberto Angelini, Lorenza Baroncelli, Lorenza Bravetta, Joseph Grima

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Max Hollein

Max Hollein

Triennale Decameron: Da un’idea di Joseph Grima

Lo scorso Mercoledì 6 maggio, ore 17.00 con Max Hollein, Direttore del Metropolitan Museum 

Proseguono gli appuntamenti di Triennale Decameron – il format di Triennale Milano che invita artisti, designer, architetti, intellettuali, musicisti, cantanti, scrittori, registi, giornalisti a sviluppare una personale narrazione – con il Direttore del Metropolitan Museum di New York Max Hollein, mercoledì 6 maggio.

Nell’ambito di Triennale Decameron, Max Hollein ha dialogato con Paola Nicolin, storica dell’arte e dell’architettura e tra i curatori del Public Program di Triennale Milano, sul ruolo dell’arte contemporanea al Metropolitan Museum e in particolare sulla idea di sharing, condivisione, del museo. Durante l’emergenza del COVID-19 tutti i musei hanno obbligatoriamente implementato le loro strategie di condivisione attraverso il ricorso a nuovi media, social network e visite guidate virtuali. La condivisione di contenuti è stata da sempre un pilastro del MET, “museo enciclopedico” da 8 milioni di visitatori l’anno. Il museo celebra quest’anno i 150 anni dalla sua apertura con l’obiettivo costante di essere accessibile a un pubblico ampio attraverso iniziative di ricerca e programmi specifici. Dalle borse di studio, agli archivi aperti e open data, dai public program ai servizi educativi e progetti on-line specifici come The Artist project sino ad eventi iconici come il MET Gala.

Con la direzione di Max Hollein, nominato nel 2018 e già direttore del Fine Arts Museum di San Francisco e prima ancora per 15 anni direttore dei tre musei di Francoforte (Städel Museum, Schirn Kunsthalle e Liebieghaus sculpture collection), il MET sta inoltre allargando le nozioni di heritage e identità attraverso il ripensamento dell’allestimento delle collezioni in cui vengono sovrapposte cronologie e narrazioni per un superamento della storiografia centro-occidentale, bianca, maschile a favore di una molteplicità di storie non lineari.

Triennale Decameron è un progetto di Triennale Milano sviluppato a partire dallo spunto del Decamerone di Giovanni Boccaccio, che narra di un gruppo di giovani che nel 1348 per dieci giorni si trattengono fuori da Firenze per sfuggire alla peste nera e a turno si raccontano delle novelle per trascorrere il tempo.

Tutte le “novelle” di Triennale Decameron sono trasmesse in diretta sul canale Instagram di Triennale. Tutti i giorni alle 17.00.

 

I Partner Istituzionali Eni e Lavazza e il Partner Tecnico ATM sostengono Triennale Milano anche per il progetto Triennale Decameron.

 


Robert Doisneau La lente delle meraviglie di Clementine Deroudille

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doisneau2Straordinario ritratto di uno dei più grandi fotografi del XX secolo, il film racconta la vita di Robert Doisneau, da giovane ragazzo di periferia a superstar della fotografia. Noto per capolavori come Il bacio e per un approccio profondamente umanista, Doisneau è stato definito il più grande ritrattista della felicità umana.

La Fondazione Pistoia Musei ha organizzato la proiezione online del film documentario domenica scorsa 3 maggio, in attesa di riaprire presto la mostra Sebastiao Salgado | Exodus. In cammino sulle strade delle migrazioni, in collaborazione con Wanted Cinema – ufficio stampa Lara Facco – un’occasione che non abbiamo mancato. Lo sguardo è sull’uomo senza piaggeria, sul Flâneur del pavé che adorava le nostalgiche banlieue come le nuove architetture, aveva conosciuto la guerra e il fronte, aveva fatto la resistenza senza parlare ma scegliendo di portare uno sguardo di sensibilità sul mondo. Interessante certamente il personaggio raccontato attraverso lo sguardo delle figlie e della nipote Clémentine Deroudille che ci regala una nutrita iconografia, così come attraverso alcune testimonianze di amici quali Daniel Pennac. Il film svela un mestiere, quello del fotografo, che non esiste più per come l’ha vissuto Roberto Doisneau, andando in giro con la propria macchina fotografica, instancabile lavoratore giorno e notte: reporter di giorno, stampatore, nel bagno di casa di notte, nella residenza familiare di Montrouge, trasformata dalle nipoti in un incredibile archivio.

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Una dimensione artigianale e artistica ormai perduta da quando il fotografico è stato contaminato dal digitale. Il film è un affresco della Francia, ben girato, con un ritmo che non inciampa come normalmente il docufilm, né un omaggio lezioso, sposando invece una vena narrativa corale, con un corredo fotografico impeccabile e inquadrature curate. Emerge il profilo di un uomo, rigoroso, discreto, profondamente dedito alla propria famiglia, curioso soprattutto del genere umano. Una vita fatta di incontri, di amicizie profonde, in bianco e nero, estremamente raffinato. Colpisce la sua accettazione per cinque anni di lavorare come dipendente della Renault a fotografare il mondo operaio, per poter sostenere la propria famiglia; la passione per la sua città, Parigi, le periferie, il mercato delle pulci, le ventre de Paris, per usare il titolo del romanzo di Émile Zola. Firma tra l’altro con Blaise Cendrars, un libro sul petit peuple delle periferie, La Banlieue de Paris, immortalando i poemi visuali della rue, e un contratto esclusivo di tre anni con Vogue fotografando l’attualità glamour dell’epoca, i ritratti di personalità, la moda e le cronache aristocratiche di Parigi. Doisneau è anche il fotografo di un’America insolita in un momento in cui tutti la fotografavano come la patria degli hippies.

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Doisneau ci sorprende dimostrando di poter fotografare anche a colori e all’estero, una società rarefatta, con un prospettiva architettonica rigorosa e impeccabile, una grande attenzione alla linea retta, della quale coglie l’anima: se Parigi è la città romantica, libera e libertaria del bacio che diventa un manifesto in tutti i sensi, entra nelle camere degli adolescenti, è un simbolo fino al Giappone; in America la gente balla tenendosi alla ‘giusta distanza’. Doisneau è sempre e comunque interessato all’uomo e alla morte, anche se le sue foto pullulano di vita. Era infatti solito dire che una foto, una scattata non è più, e ogni angolo è il ricordo di quello che è morto, il punto dove ha incontrato un amico per l’ultima volta.  Uscito in Francia nel 2016 con il titolo Robert Doisneau, le révolté du merveilleux, per la regia di Clementine Deroudille, è interpretato da Clémentine DeroudilleÉric CaravacaSabine Azéma, sua grande amica e solo amica, Quentin BajacJean-Claude Carrière. Il film restituisce una figura artistica troppo spesso ridotta alla fotografia di Le Baiser de l’Hôtel de Ville, un’immagine che ha conosciuto un destino fuori dal comune, apparsa inizialmente su Life nel 1950, senza clamore. Negli anni Ottanta acquista però valore di simbolo, quasi un oggetto di merchandising

 

a cura di Ilaria Guidantoni


La musica, un meraviglioso contagio dell’anima. BeBeez incontra Elena Bonelli

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Elena Bonella 2A cura di Ilaria Guidantoni

Prosegue il nostro viaggio tra i cantautori italiani al tempo del confinamento, ai quli chiediamo un videomessaggio per i nostri lettori (si veda alla fifne dell’articolo). Tappa numero undici con Elena Bonelli e la sua voglia di “cantare la memoria italiana”

Mai come in questo momento ci ha raccontato “è importante cantare la memoria della canzone italiana, riscoprendola e reinventandola, la mia passione.”

In questo periodo secondo Elena Bonelli “gli italiani si sono comportati molto bene dimostrando compattezza e amor patrio. Sono da sempre fautrice di questi valori, in tempi non sospetti, nel 2002, quando proposi al Presidente Ciampi un progetto per il rilancio dell’Inno nazionale, divenendone la voce.” In quell’occasione fu realizzato un CD con il Corriere della Sera.

Signora della canzone romana, la Bonelli ha riscoperto e reinterpretato la tradizione dello stornello romano, insignita  del titolo de La Voce di Roma.  Poi si appassiona di Rap, prima che diventasse di moda e lo scorso ottobre 2019, ha pubblicato il libro Dallo stornello al rap, edito da Arcana, che racconta le analogie, al di là delle apparenze fra la tradizione dello stornello e il rap.

Altra sua passione il teatro che considera la sua casa naturale; sin da giovanissima, frequenta il Laboratorio Teatrale di Gigi Proietti, poi l’Accademia Sharoff e i corsi di Susan Strasberg presso l’Actors Studio di New York. L’incontro fatale è con Roberto De Simone che, nel 1983, la farà conoscere al grande pubblico affidandole il ruolo di protagonista in La Lucilla Costante. Dopo il suo esordio in TV e una partecipazione in La Piovra 6, Elena Bonelli lavora a fiction popolari come Orgoglio su Rai Uno e Vivere su Canale 5. La passione per il teatro-canzone la vede ancora protagonista, tra gli altri, di spettacoli di forte intensità dedicati a grandi icone femminili (Liza Minelli, Juliette Gréco, Anna Magnani, Gabriella Ferri). La passione per la filologia applicata alla storia della canzone popolare e il gusto della narrazione l’hanno guidata nel viaggio nella canzone romana e napoletana. Su questo argomento tiene delle lectio magistralis in molti atenei italiani e stranieri con l’originale formula del talkoncert. Da sette anni ha realizzato il concorso under 35, Dallo stornello al rap, che condividono l’irriverenza della protesta e dello sberleffo contro il potere.

Elena Bonella 3

Questo confinamento è arrivato nel momento della programmazione dei grandi concerti estivi. Adesso cosa succede?
“La stagione era programmata e io avevo già un calendario di piazze prenotate sulla scia della presentazione del mio libro che avevo fatto in tempo a organizzare nei mesi precedenti. Sono fiduciosa e credo che se le cose andranno bene per fine agosto alcuni spettacoli potranno debuttare”.

Probabilmente in questo periodo si ascolta più musica. Che impatto sta avendo lo stop ai concerti sul mondo e sul mercato della musica?
“Direi che si sente musica, sempre di più, ma la si ascolta meno. Tra sentire e ascoltare c’è la stessa differenza che tra vedere e guardare. I giovani in particolare sono distratti e non ascolta non più concentrati sulla musica. In questo periodo di confinamento ancor più perché le regole sono dettate dai social che propongono un ascolto frammentato e hanno cambiato totalmente le regole della fruizioni. Soprattutto i giovani scelgono il brano, il frammento da ascoltare, mentre manca l’ascolto del singolo autore. Ora più che mai perché con la sospensione dei concerti è caduto l’ultimo supporto che sostituiva quello che è stato il disco, la cassetta o il cd.”

Cosa sta facendo musicalmente in questo periodo?
“A parte scrivere molto, che per un artista è abbastanza consueto soprattutto nei periodi ‘vuoti’, sto facendo lezione su zoom ai ragazzi sull’Inno di Mameli, chiarendone il senso e cosa ci racconta e sto avendo una buona risposta. Mi sembra importante in questo momento riscoprire il senso di appartenenza alla propria terra. L’altro progetto sul quale sto lavorando è il concorso legato allo stornello e al rap che è stato sospeso dall’emergenza Corona Virus: quest’anno niente finalissima. Non mi sono arresa però e ho lanciato la prossima edizione il cui regolamento è sul mio sito www.elenabonelli.com. In questi anni di lavoro ho avuto molta soddisfazione perché sono riuscita a intrecciare tradizioni che sarebbero scomparse e che erano sepolte con esigenze nuove e dal concorso sono usciti Mirko e il Cane e Ultimo che hanno trionfato a Sanremo come nuove proposte nel 2018.”


OTTONE ROSAI I capolavori tra le due guerre: A Montevarchi a fine ottobre una mostra riscoprire un grande del Novecento

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Ottone Rosai, Incontro-in-via-Toscanella

Ottone Rosai, Incontro-in-via-Toscanella

A Montevarchi, al Palazzo del Podestà, dal prossimo 25 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021 una mostra monografica a cura di Giovanni Faccenda promuove la riscoperta di un grande artista fiorentino del Novecento, non adeguatamente considerato dalla sua città, trattato come pittore vernacolare. In mostra 50 capolavori del Rosati più raffinato, pensatore legato al pessimismo cosmico, diffidente degli uomini, con lo sguardo gentile verso la natura. Il corrispettivo dello scrittore Vasco Pasolini in pittura, ritenuto il maestro ispiratore da Francis Bacon.

BeBeez ha incontrato in anteprima il curatore, il professor Giovanni Faccenda in attesa dell’apertura della mostra, rinviata per l’emergenza sanitaria (avrebbe dovuto inaugurare il 5 aprile scorso), fiorentino, storico dell’arte e curatore della mostra, dell’Archivio dell’artista e del Catalogo Generale delle Opere di Rosai del quale ha pubblicato il primo di sei volumi per l’Editoriale Giorgio Mondadori, nel 2018; nonché Membro di Comitati scientifici e del Curatore scientifico del Catalogo di Arte Moderna dell’Editoriale Giorgio Mondadori.

Ottone Rosai, Prof. Faccenda

Ottone Rosai, Prof. Faccenda

Come nasce questa mostra di Rosai?

“Occorre una premessa, la necessità a mio parere di recuperare un pittore eccelso, nato a Firenze nel 1895 e morto ad Ivrea 1957, uomo dalle travolgenti passioni, nel centenario della sua prima personale fiorentina, nel 1920. Vorrei promuovere una rilettura a tutto tondo, tenendo conto anche dei suoi scritti, sebbene fosse autodidatta come per altro in pittura, con uno sguardo ampio sul mondo a lui contemporaneo al quale era legato e che in parte ho avuto la fortuna di conoscere. Parlo ad esempio di Vasco Pratolini che con Rosai condivideva la passione per la Firenze d’Oltrarno, non la città dei monumenti, ma della gente, anzi della povera gente, e che quest’ultimo aiuterà quando lo scrittore sarà ridotto allo stremo dalla tubercolosi; il poeta Mario Luzi; Pier Carlo Santini che curò il catalogo nel 1960 per Vallecchi; come anche Carlo Bo e i pittore Sergio Scatizzi e Nino Tirinnanzi. Mi dispiace che la sua città non gli abbia dedicato un museo dopo che Francesca, la vedova, aveva fatto un lascito al Comune e molte opere giacciono nei magazzini. L’occasione è legata proprio al risveglio di interesse per questo pittore che ho sollecitato con il mio lavoro”.

Qual è il tema dell’esposizione?

“In prima istanza è di natura cronologica, il periodo tra le due guerre, dal 1918 al 1939, dopo il suicidio del padre nel 1922 che sarà il suo più grande dolore. Rosai è molto provato e si trova a gestirne la bottega, un negozio artigianale di cornici e mobili in legno, con non pochi problemi. La forte prostrazione, legata probabilmente anche alla causa prossima del gesto estremo – un torto subito e non tanto i debiti contratti dal genitore, come per molto tempo si è detto – lo portano a meditare a sua volta di farla finita. O almeno così teme la moglie Francesca che lo invita a prendere un casotto, che era stato del dazio, nella zona di Villamagna, un luogo dove ricomincia a dipingere. La pittura lo salverà. In secondo luogo, protagonista della mostra, la scelta di focalizzarsi solo su capolavori, quasi tutti legati al periodo tra le due guerre: un’antologia di 50 opere, equamente divise tra dipinti e disegni, tutti provenienti da collezioni private. In particolare un nucleo di dieci opere della collezione romana di un avvocato suo amico che lo aiuterà, in un momento di difficoltà economica, senza pretendere nulla in cambio e al quale Rosai regalerà però delle opere. Quest’antologia era presente interamente alla mostra di Palazzo Ferroni, a Firenze, nel 1932, ed è documentata nel primo volume del Catalogo Generale Ragionato delle Opere di Ottone Rosai da me curato. Accanto alla collezione romana, le eccellenze più note che rappresentano l’aristocrazia della pittura e del disegno di Rosai. In mostra anche altre opere mai viste prime fatto che la rende esclusiva”.

Ottone Rosai, Il cieco e il chitarrista

Ottone Rosai, Il cieco e il chitarrista

Perché una mostra a Montevarchi?

“E’ il luogo dove Rosai negli Anni Cinquanta veniva a giocare a carte e di solito perdeva; è anche la mia residenza; e, in particolare, il Sindaco, che è anche il Presidente della Provincia di Arezzo, Silvia Chiassai Martini, è una persona di grande cultura e sensibilità che ha mostrato interesse per restituire la giusta attenzione a questo artista.”

Qual è la sua rilettura di questo pittore nel quadro del Novecento?

“Un personaggio eccelso, ritenuto eccellente disegnatore da Giorgio De Chirico e il maestro ispiratore, soprattutto per gli autoritratti di un personaggio internazionale del livello di Francis Bacon. Sono forti i suoi riferimenti a Dostoevskij che a Firenze amava passeggiare intorno a Pitti e nel Giardino di Boboli che sono proprio il punto di partenza, da via Toscanella, di Rosai; a Dino Campana e Aldo Palazzeschi, fra gli altri; come anche a Mario Tobino, compagno di Paolo Olivetti o Romano Bilenchi. Rosai è stato in certo modo anticipatore del cinema di Michelangelo Antonioni per il tema dell’incomunicabilità ed eco del pessimismo cosmico di Giacomo Leopardi”.

Ottone Rosai Partita-a-briscola

Ottone Rosai Partita-a-briscola

Il volto gentile dell’Espressionismo toscano rispetto a Lorenzo Viani?

“Gentile è un termine che si può usare quando si legge lo sguardo del pittore sulla natura, con la quale intrattiene un idillio, ma con gli uomini il suo punto di osservazione è feroce. Usava dire che “gli uomini bisogna saperli prendere come le medicine, altrimenti possono far male”.

Ci anticipa il racconto di un’opera?

“Vorrei parlare di Incontro in via Toscanella, del 1922, proveniente da una collezione fiorentina, la copertina del catalogo della mostra che celebra il suo mondo con tre donne che raccontano l’intimità della vita quotidiana. A questo proposito vorrei sottolineare ancora una volta quanto Rosai sia stato vittima di giudizi frettolosi e volgari come la sua presunta adesione al Fascismo, sebbene Mussolini lo detestasse; l’accusa di misoginia e di aver comunque trascurato la presenza femminile e la sua omosessualità che fu, direi, ellenica. Non vizioso né mai macchiato da comportamenti che potessero recare danno alcuno. Mai si nascose né nascose la sua inclinazione alla moglie, impiegata al quotidiano La Nazione, che lo amava a prescindere.”

 

La storia di Ottone Rosai

Nasce il 28 aprile 1895 in via Cimabue, nel cuore di uno dei vecchi quartieri di case popolari di Firenze. Il padre, Giuseppe, è fiorentino, la madre, Daria Deboletti, della provincia di Siena. Il nonno paterno, valente intagliatore, aveva lasciato in dote ai propri discendenti una bottega d’antiquariato con laboratorio artigiano annesso, ma la speranza di Giuseppe di indurre il giovane erede a continuare la tradizione di famiglia viene ben presto delusa: egli, infatti, si iscrive all’Istituto d’Arti Decorative in piazza Santa Croce, dove, peraltro, non rimane che per poco tempo.

Successivamente frequenta il Regio Istituto di Belle Arti: i risultati dei corsi di studio sono buoni, con punte di eccellenza. Tuttavia, dopo un diverbio con il maestro Calosci, viene cacciato. Inadatto alle costrizioni, l’insofferente allievo trascorre la stagione dell’adolescenza in modo dispersivo, consolidando quelle che saranno le costanti della sua vita: la passione per le sale da gioco, i caffè, il biliardo, la vita notturna e stradaiola.

Nel novembre 1913, a Firenze, in un locale di via Cavour, la sua prima mostra di pittura insieme a Betto Lotti. Nella medesima strada, dal libraio Gonnelli, è contemporaneamente allestita quella dei futuristi di Lacerba: condotti da Papini, questi una sera visitano la vicina esposizione e, colpiti dalle opere, ricorda Rosai, “mi fecero elogi che ricevetti come enormi ricompense e mi invitarono a unirmi a loro”. Conosce, così, Marinetti, Boccioni, Palazzeschi, Carrà, Severini e Soffici, che gli sarà amico, maestro e punto di riferimento per tutti gli anni Venti, facendogli scoprire, fra l’altro, l’innovativa lezione di Cézanne e il cubismo di Picasso.

Nel 1915, in coincidenza dell’inizio della prima guerra mondiale, si arruola come volontario: sarà decorato più volte per atti eroici. I ricordi di quel periodo sono raccolti in alcune pagine del Libro di un teppista (1919) e più diffusamente ripresi nel volume Dentro la guerra (1934). Fra il 1919 e il 1920 orienta la propria ricerca espressiva verso altri orizzonti. Abbandonate talune suggestioni cubofuturiste, incontra nella realtà pretesti per pagine di aristocratica eloquenza: tele e disegni di piccole dimensioni che rimangono fra gli esiti più significativi dell’arte italiana del Novecento.

Nel novembre 1920 espone alcuni fra i migliori lavori del periodo in una mostra personale ordinata nelle sale di Palazzo Capponi, a Firenze. Fernando Agnoletti tiene il discorso inaugurale; Soffici e de Chirico la recensiscono sui giornali  in modo lusinghiero.

Dopo il dolore per il suicidio del padre nel 1922, nel 1924 sposa la ventiseienne Francesca Fei.

Sono anni, questi, di dolorosa indigenza e amara solitudine, che lo obbligano a vendere, a poche lire, persino gli oggetti di casa e i quadri più belli per saldare i conti in sospeso dell’esercizio commerciale avuto in sorte. Solo nel 1927 riprenderà a dipingere con una certa continuità, ma, tre anni più tardi, amareggiato dai pochi acquisti che si contano a una sua mostra tenutasi presso la galleria Il Milione di Milano, smarrisce di nuovo ogni motivazione. Intanto la situazione economica, personale e familiare, si fa sempre più grave.

Nel 1930 pubblica Via Toscanella, una raccolta di scritti edita da Vallecchi. L’anno seguente è autore di un opuscolo polemico, Alla Ditta Soffici-Papini & Compagni, che segna la rottura con i vecchi amici e con Carlo Carrà. Alla fine dell’anno la svolta decisiva: affida alla moglie il compito, gravoso, di condurre a termine la disastrata odissea della bottega.  La mostra fiorentina di Palazzo Ferroni (1932) ottiene grande successo, mentre due anni più tardi la presenza alla Biennale di Venezia contribuisce ad accrescere l’interesse attorno a lui di critici e i collezionisti. Nel frattempo, si è trasferito nel nuovo studio in via San Leonardo.

Nel 1936 si inaugura la personale al Lyceum di Firenze. Espone, nello stesso anno, tre opere alla Biennale di Venezia. Stringe amicizia con Montale e con i giovani poeti ermetici. Tra gli scrittori, privilegia le frequentazioni con Gadda e Landolfi, ma il rapporto più profondo è forse con Bilenchi.

Nel 1942 gli viene assegnata la cattedra di pittura dell’Accademia di Firenze. Durante la guerra, dipinge una serie di autoritratti di toccante resa espressiva e alcune emblematiche crocefissioni, simbolo degli eventi terrificanti che si susseguono senza interruzioni.

Ottone Rosai, Collina d'ulivi

Ottone Rosai, Collina d’ulivi

Terminato il secondo conflitto mondiale, trascorre ancora qualche anno prima che Rosai riprenda la consueta attività espositiva, partecipando a mostre internazionali che lo vedono protagonista, dal 1950 in poi, anche a Parigi, Zurigo, Londra e Monaco di Baviera. Ovunque l’apprezzamento è unanime.

Nel 1951 pubblica, con prefazione  di  Carlo  Bo, Vecchio autoritratto, che raccoglie la sua letteratura più nota (Il libro di un teppista, Dentro la guerra, Via Toscanella; una seconda edizione del volume, con il titolo Ricordi di un fiorentino è del 1955). Vince ex aequo con Gianni Vagnetti il II Premio del Fiorino.

Nel 1952, alla Biennale di Venezia, gli viene dedicata un’intera sala, ma i critici membri della giuria per l’assegnazione dei premi gli negano il riconoscimento ufficiale.

Nel 1953 La Strozzina di Firenze, con lo spirito di risarcire il pittore per “l’episodio sconcertante di Venezia”, gli dedica un’importante mostra.

Compare  nel  film  Le ragazze di San Frediano, tratto dal romanzo del suo amico Vasco Pratolini.

Nel 1954 è nuovamente invitato alla Biennale di Venezia. Alla fine dell’anno si manifestano i primi sintomi dei disturbi al cuore che saranno la causa della sua morte. Partecipa con soddisfazione alla Quadriennale di Roma (1955) e in alcune esposizioni, dagli esiti lusinghieri, che si tengono a Bologna, Genova e Milano; in seguito, anche in alcune città europee.

Nel primavera 1957 Pier Carlo Santini organizza ad Ivrea, presso il Centro Culturale Olivetti, una sua importante rassegna antologica incentrata sulla figura umana. Rosai vi si reca il giorno prima dell’inaugurazione per curare personalmente l’allestimento, ma, al volgere della notte, còlto da infarto, muore.

a cura di Ilaria Guidantoni



BeBeez Magazine n. 19/20. Il roundup settimanale di BeBeez

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E’ disponibile qui il diciannovesimo numero del 2020 di BeBeez Magazine,
il magazine di roundup di BeBeez,
che riporta un estratto di tutte le notizie apparse sul sito dal lunedì al venerdì mattina.

Per scaricare il magazine clicca qui

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Senza Contanti

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senzacontanti“Senza Contanti” – ePayment e distanziamento sociale

 

Spesso lo abbiamo letto o ne abbiamo sentito parlare in TV. Noi Italiani siamo parecchio indietro nelle classifiche europee sull’uso della moneta elettronica. È vero, stiamo migliorando, ma molto lentamente e sonnecchiosamente.

L’ultimo rapporto Cashless Society Index Ambrosetti ci vede al 23° posto nella classifica Europea, davanti solo a Ungheria, Croazia, Grecia, Romania e Bulgaria.

A noi Italiani adulti mediamente il contante piace. Senza andare a scomodare comportamenti poco virtuosi, c’è un rapporto viscerale con il contante, un’abitudine storica che culliamo fin da piccoli, quando i nonni ci davano le “mille Lire” per andarci a comprare il gelato in spiaggia.

Abbiamo la percezione che ci dia libertà e che non costi nulla utilizzarlo, ne’ per noi ne’ per i commercianti che paghiamo.

Non è così, naturalmente. Ci sono costi di custodia, trasporto, gestione, ecc. Insomma, anche le monete e le banconote costano, oltre ad esporre gli esercenti al rischio di rapine e furti.

Però se ne parla poco e quella tra gli italiani e il contante resta una storia d’amore, che dura da tempo immemorabile.

Adesso però è arrivato lo tsunami che nessuno si aspettava, la pandemia di COVID19

Lockdown: ordine perentorio del Governo di stare a casa e, se proprio si deve uscire, mascherina, guanti e stare ad almeno 1 metro. No, 1 metro e 20. Meglio 2 metri.

Nascono le domande. Vediamone alcune.

Pagamento della spesa al supermercato. Al netto delle code e del “distanziamento sociale” con gli altri clienti, resta il problema di pagare al termine degli acquisti.

La New York University ha verificato che sui soldi bivaccano stabilmente oltre 3mila tipi di batteri. E i virologi che ormai imperano in tv e sul web, ci hanno detto che su carta e cartone il coronavirus può rimanere almeno per 24 ore. Sul metallo, poi, non parliamone neppure.

Possibili soluzioni? Il Bancomat. Però occorre inserire la carta nel POS e digitare il PIN su tasti dove lo digitano tutti.

Ok, allora la carta di credito. Con la funzionalità contactless basta avvicinarla al POS senza toccarlo. Se la spesa è superiore a 25 Euro, però, occorre comunque inserire il PIN o firmare lo scontrino. Biro che passa di mano, bancone da toccare, scambio di scontrini, ecc.

La soluzione perfetta è caricare la carta sul telefono per pagare contactless.

Si può pagare con un bip, semplicemente avvicinando il telefono al POS (senza toccarlo) e confermare l’identità con l’impronta digitale o addirittura “guardando” il telefono, se si ha un modello dotato di riconoscimento facciale. Niente da toccare, nessuno scambio con il cassiere o la cassiera e maggiore sicurezza per tutti.

Altro caso (reale). Un amico purtroppo è stato colpito dal virus. E’ in quarantena in un paesino della cintura, ma per fortuna sta bene. I volontari gli portano cibo e medicine, però non possono occuparsi del pagamento.

Per gli ordini si è organizzato con whatsapp direttamente con i commercianti di zona. Per i pagamenti tutto risolto grazie all’ePayment, mi dice.

La farmacia gli manda delle notifiche di pagamento con Paypal (i cosiddetti paylink o Paypal.me). Appoggia il dito sul lettore di impronte e conferma il pagamento. Il negozio di alimentari gli ha dato l’IBAN e lui gli fa dei bonifici con l’App della sua banca. Anche li, registrato in rubrica una volta, e poi via di impronta digitale.

Altro caso ancora. Se voglio evitare le code fuori dal supermercato e il rischio di uscire, c’è la spesa on-line con consegna a casa. Riempito il carrello on line e registrata la carta si possono fare pagamenti con un solo click. Carrello pronto. Schiacci su Paga e dopo pochi secondi la spesa è confermata.

Una curiosità. Il sistema NFC (Near-field Communication, la tecnologia che garantisce la connettività bidirezionale a corto raggio tra due device) ormai presente anche su moltissimi telefoni di fascia media, funziona anche attraverso il plexiglass.

In altre parole consente di pagare con il proprio smartphone, in modalità contactless, anche attraverso gli schermi protettivi che moltissimi negozi e farmacie hanno giustamente montato in questi giorni, per garantire maggiormente i propri addetti dai rischi di contagio.

Basta chiedere all’esercente di avvicinare il POS al plexiglass e porre il proprio smartphone dall’altra parte della barriera, per effettuare il pagamento. Provare per credere.

Insomma, i pagamenti elettronici permettono di gestire al meglio l’esigenza di  distanziamento sociale imposta dalla pandemia. E quelli che ho riportato non sono che pochi dei moltissimi esempi possibili di come l’esigenza di minimizzare i rischi di contatto, possa essere risolta al meglio sfruttando sistemi di pagamento elettronico già disponibili.

Il libro che ho scritto insieme a Marco Ferrero, che si intitola appunto “Senza Contanti” nasce dalla volontà di aiutare chi non si è ancora attrezzato per accettare pagamenti elettronici nella propria attività, o chi invece non sa quale sistema, tra i tanti disponibili, adottare per pagare, a fare chiarezza e dissipare i propri dubbi. E’ un vero e proprio manuale, utile per non restare tagliati fuori dalla “rivoluzione” dei pagamenti mobili, che oggi più che mai, stanno diventando essenziali.


Per la sua prima mostra Post-Lockdown, Perrotin sta aprendo la sua galleria di Parigi a due dozzine di rivenditori locali in una mostra all’insegna della solidarietà

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L’iniziativa “Stay United” della galleria durerà fino ad agosto.

Mentre il blocco globale si trascina verso maggio, le gallerie hanno trovato modi creativi per sostenersi a vicenda in questi tempi difficili. Emmanuel Perrotin è l’ultimo gallerista a fare uno spettacolo di solidarietà con i suoi colleghi commercianti organizzando uno scambio di gallerie in una delle sue gallerie di Parigi quando riaprirà il 23 maggio.

Per l’iniziativa, denominata “Reston Unis” o “Stay United”, Perrotin ha invitato 26 gallerie di Parigi a partecipare. Lavorando in gruppi di sei o sette alla volta, ogni galleria presenterà una selezione di lavori dei loro artisti per due settimane alla volta. Ci saranno quattro rotazioni in totale, che dureranno fino al 14 agosto.

L’idea “è nata da un semplice desiderio di vedere l’arte di persona e di celebrare quell’esperienza collettivamente con altre gallerie”, ha detto Perrotin ad Artnet News in una e-mail. “Siamo in grado di riconoscere che gli ultimi mesi sono stati cupi per tutti e, mentre ci confrontiamo con il nostro futuro, è importante concentrarsi su solidarietà e positività. Non ci siamo soli.”

Le gallerie non pagano una quota per partecipare e Perrotin non riceverà una percentuale delle vendite.

Perrotin istituirà una serie di misure di sicurezza nella galleria. Le porte rimarranno aperte per ridurre l’uso delle maniglie, tutti i controsoffitti saranno dotati di uno schermo in plexiglass e le liste di controllo saranno accessibili tramite il codice QR. “Gestiremo attentamente il flusso di visitatori della galleria, a tutti i partecipanti verrà chiesto di indossare una maschera e rinunciamo agli eventi di apertura”, ha dichiarato a Artnet News un rappresentante della galleria.

“Con la maggior parte dei nostri musei e fiere chiuse, riteniamo che sia importante colmare quel vuoto”, secondo una dichiarazione della galleria. “Anche se potrebbe non correggere i più grandi problemi sistemici del nostro settore, sottolinea l’importanza di ciò che realizziamo quotidianamente. Le sale di visualizzazione online non sostituiranno mai le mostre. Tuttavia, queste presentazioni verranno inviate anche digitalmente a tutti i nostri contatti “.

Vedi i raggruppamenti e le date della galleria qui .


La revenue economy: Generare il massimo profitto da alberghi, ristoranti e molto altro

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La revenue economy Generare il massimo profitto da alberghi, ristoranti e molto altro

La revenue economy Generare il massimo profitto da alberghi, ristoranti e molto altroIl mercato tradizionale e l’economia low cost stanno segnando il passo poiché entrambi hanno dei punti di debolezza: nell’economia tradizionale il prezzo troppo statico e in quella low cost l’errata considerazione della qualità che non permette di massimizzare le forchette tariffarie.
La Revenue Economy non ha punti di debolezza: tariffazione dinamica con
forchette tariffarie molto ampie e qualità sempre altissima si sposano con il corretto utilizzo delle piattaforme on line e dei portali al fine di massimizzare i profitti minimizzando gli sforzi.
Nata e sviluppatasi negli alberghi, le sue applicazioni sono possibili a vari livelli in tutti i settori economici e commerciali e in questo libro il tutto viene ampiamente spiegato con esempi e casi di studio italiani e internazionali.
Il perfetto manuale economico del nuovo millennio per chi ha voglia di osare
e di cambiare.


I principi per capire le grandi crisi del debito

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I principi per capire le grandi crisi del debito Formato Kindle

I principi per capire le grandi crisi del debito Formato KindleRay Dalio, uno degli investitori di maggior successo al mondo, presenta il suo metodo per capire il funzionamento delle crisi del debito e i principi che si devono seguire per affrontarle al meglio. Questo modello ha permesso alla sua società, Bridgewater Associates, di anticipare gli eventi e di riuscire a orientarsi in situazioni nelle quali altri investitori hanno invece incontrato notevoli difficoltà. Come ha spiegato nel suo bestseller I principi del successo, Dalio è convinto che quasi tutti gli eventi si ripetano nel tempo e che quindi, studiando le loro ciclicità, si possano comprendere le relazioni di causa-effetto. Partendo da questi legami l’autore descrive quali sono gli elementi da monitorare per individuare i vari fattori di crisi.
In questo nuovo libro Dalio applica la sua metodologia alle grandi crisi del debito e presenta i suoi
principi, con l’obiettivo di ridurre la probabilità di crisi future e di promuoverne una gestione corretta.
Che siate investitori, decisori politici o semplicemente persone interessate al tema, la prospettiva
anticonformista di uno dei pochi che è riuscito a superare la crisi aiuterà a comprendere meglio l’economia e i mercati finanziari e a vederli sotto una luce diversa.


Popolo, potere e profitti: Un capitalismo progressista in un’epoca di malcontento (Einaudi. Passaggi)

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Popolo, potere e profitti Un capitalismo progressista in un'epoca di malcontento (Einaudi. Passaggi)

Popolo, potere e profitti Un capitalismo progressista in un'epoca di malcontento (Einaudi. Passaggi)Il consolidamento del potere del mercato specie nella finanza e nell’industria tecnologica ha portato a un’esplosione della disuguaglianza. La situazione è drammatica: poche corporations dominano interi settori dell’economia, facendo impennare la disuguaglianza e rallentando la crescita. La finanza ha scritto da sola le proprie regole; le compagnie high-tech hanno accumulato dati personali senza controllo e il governo americano ha negoziato accordi commerciali che non rappresentano gli interessi dei lavoratori. Troppe persone si sono arricchite sfruttando gli altri invece che creando ricchezza. Le vere fonti della ricchezza e della crescita, per Stiglitz, sono gli standard di vita, basati su apprendimento, progresso della scienza e tecnologia e le regole del diritto. Gli attacchi al sistema giudiziario, universitario e delle comunicazioni danneggiano le medesime istituzioni che da sempre fondano il potere economico e la democrazia. Tuttavia, per quanto ci si possa sentire indifesi oggi, non siamo, tutti noi, senza potere. In effetti, le soluzioni economiche sono spesso chiare. Dobbiamo sfruttare i benefici del mercato ma nello stesso tempo domare i suoi eccessi, assicurandoci che lavorino per noi cittadini – e non contro di noi. Se un numero sufficiente di persone sosterrà l’agenda per il cambiamento delineata in questo libro, può non essere troppo tardi per creare un capitalismo progressista che realizzi una prosperità condivisa.


I lungometraggi Il più grande sogno nel catalogo di Prime Video con 102 Distribution

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Il più grande sogno

Il più grande sogno

Dopo il doc Messi. Storia di un campione e il film Cobra non è, sono disponibili nel catalogo Prime Video, altri due film distribuiti da 102 Distribution (la comunicazione è sempre di REGGI&SPIZZICHINO Communication), Il più grande sogno e Chapter 27.

Il più grande sogno, in bilico tra il dramma e la commedia, racconta il sogno sociale di un ex carcerato in una periferia romana disgraziata, La Rustica, a ridosso della Roma-L’Aquila. Segna l’esordio nel lungometraggio di Michele Vannucci, interpretato da Mirko Frezza che recita con il suo nome; Alessandro Borghi, che conferma la propria statura; Vittorio Viviani, attore di teatro di lungo corso e grande versatilità, con la capacità di diventare maschera sarcastica di un universo disperato; Milena Mancini, Ivana Lotito, Ginevra De Carolis e Crystel Frezza. Il film, prodotto da Kino Produzioni in collaborazione con Laser Film, della durata di 97’, presentato al Festival di Venezia 2016 nella sezione Orizzonti, ha vinto il 3 Future Award alla serata dei David Di Donatello 2017 e al regista ha ottenuto la nomination ai David di Donatello come Miglior Regista Esordiente. Ha inoltre conquistato il Premio Solinas Experimenta e la Menzione speciale FEDIC Premio “Sorriso Diverso” al miglior film italiano per l’attenzione rivolta al cinema come veicolo di valori sociali. La fotografia e il montaggio, sorprendenti, rispettivamente di Matteo Vieille e Sara Zavarise; le musiche molto indovinate di Teho Teardo (pseudonimo di Marco Teardo, nato a Pordenone, classe 1966).

Il film racconta del trentanovenne Mirko, appena uscito dal carcere: fuori, nella periferia di Roma, lo aspetta un futuro da inventare. Quando viene eletto Presidente del comitato di quartiere, decide di sognare un’esistenza diversa. Non solo per sé e per la propria famiglia, ma anche per tutta la borgata in cui vive, per uscire da quella logica che non vede oltre il domani, tra ‘impicci’ per tirar sera e punizioni (il carcere di Regina Coeli). E’ un sogno che nasce dalla disperazione dopo che gli era stato predetto che sarebbe morto a 33 anni. In un certo senso è così: è l’età in cui finisce in carcere per uscire a 40 anni e ricominciare.

Sullo sfondo una Roma borgatara, lacera, disperata in un dialogo tra inquadrature strette, cupe, quasi notturne e prospettive più ampie su una città livida e insieme struggente, dai toni acidi giallo-verdi e viola. La poesia degli ultimi  di una coralità complice e affranta che si nutre di amicizia e di sogni nonostante tutto, anche se il dialogo è violento, becero.

E’ interessante il modo in cui è girato, questo scorrere di luce, fari che passano come cambi di scena; inquadrature di spalle, di corpi che si avvicinano di sbieco, che parlano attraverso ombre e colori. Non è mai banale il punto di osservazione come quella finestra che si apre sul parabrezza, con l’inquadratura stretta su una bambina delicata, dalla treccia bionda, che poi vediamo da un finestrino laterale in primo piano.

Bella la prova degli attori che indipendentemente da quello che dicono esprimono con lo sguardo e le smorfie del viso, come se nel volto si concentrasse l’esplosione della vita. Un film con una grande energia, con la gioia dolorosa di chi non si arrende, di chi pensa che quando la speranza non c’è bisogna inventarsela, soprattutto in nome dell’amore. Il film racconta la potenza del sogno che sfida le leggi di gravità della vita e la difficoltà della coltivazione nel quotidiano, in una dialettica che a volte ha il sapore di una sconfitta.

Una nuova vita suggella il domani, il più bel sogno che ha il sapore della realtà perché ispirato a una storia vera. Mirko interpreta se stesso e quel centro a Roma ha aiutato oltre 5mila famiglie.

 

 

 


La musica, un meraviglioso contagio dell’anima. BeBeez incontra Vincenzo La Gioia

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Vincenzo La Gioia

Vincenzo La Gioia1

A cura di Ilaria Guidantoni

Si conclude la prima fase del nostro viaggio al tempo del confinamento tra i cantautori italiani, ai quali abbbiamo chiesto di lasciare un videomessaggio ai nostri lettori (si veda in fondo all’articolo). Il dodicesimo incontro è con Vincenzo La Gioia il suo Stilnovo VIRTUAL STAGE, “palcoscenico virtuale con un ritorno reale”

Il mondo dello spettacolo è stato azzerato dall’emergenza Covid-19 e poco considerato come un’impresa a tutti gli effetti, suis generis certamente perché il prodotto è un valore, cultura e piacere, divertimento, non un oggetto in senso proprio, ma pur sempre una grande fabbrica di lavoratori. L’attenzione, molto alta in termini di visibilità, non ha un corrispettivo economico – le iniziative sono praticamente tutte gratuite e la musica è scaricata soprattutto in modalità gratuita – senza tener conto del fatto che si conoscono i grandi nomi, ma lo spettacolo è una fabbrica fatta di molte manovalanze. Con questa premessa abbiamo incontrato Vincenzo La Gioia, titolare della STILNOVO, agenzia di management di musicisti ed artisti, sceneggiatore, drammaturgo di origine pugliese, naturalizzato romano, all’opera per un nuovo progetto che vuol essere una risposta al fermo immagine.

Qual è il tuo punto di vista al riguardo?
“Credo che il settore dei professionisti dello spettacolo e delle arti sia uno dei più danneggiati da questa emergenza Covid-19. Normalmente si è portati a pensare che chi si occupa d’intrattenimento non faccia un lavoro vero e proprio, così la contingenza attuale ha fatto scivolare, nell’agenda del legislatore, le esigenze di chi vive in questo settore ancora più in basso. Si crede erroneamente che il discorso sia riferito solo ai performer di turno, mentre fuori dal palco esiste una filiera di maestranze che lavora nell’ombra, in tutti i sensi. Sono “gli invisibili”, ma ci sono e sono in sofferenza come il resto del Paese.”

Quali le specificità del settore spettacolo in questo periodo, a parte l’ovvia chiusura dei palcoscenici e delle piazze, quindi l’azzeramento anche del reddito fatta eccezione per le possibili lezioni on line e qualche diritto d’autore che matura fuori ovviamente dalle piattaforme gratuite?
“Avverto la mancanza di una visione che metta a fuoco possibili soluzioni immediatamente operative, ma che crei parallelamente la possibilità di restare in vita e possa finanziarsi autonomamente quando, come tutti ci auguriamo, tutto tornerà “a regime”. Con il mio team ci stiamo muovendo in questa direzione, costruire qualcosa che funzioni anche domani.”

Qual è la tua risposta?
“Sto lavorando con un gruppo di collaboratori e consulenti ad un progetto, “VIRTUAL STAGE by Stilnovo”, un palcoscenico virtuale per la fruizione di contenuti digitali a pagamento.”

Di cosa si tratta e come funziona?
“Sulla piattaforma saranno resi disponibili concerti, pièce, spettacoli, monologhi, cortometraggi ma anche seminari e lezioni, realizzati esclusivamente da professionisti, a cui il pubblico potrà accedere mediante il pagamento di un abbonamento che gli consentirà di fruire di tutti i contenuti del cartellone, appositamente pensato per dare la stessa visibilità a tutti, e avere sempre il suo posto in prima fila. In tal modo gli artisti che avranno realizzato le performance avranno la certezza di essere retribuiti per il proprio lavoro e il vantaggio di essere apprezzati da un pubblico eterogeneo e allargato. Con il team stiamo definendo le caratteristiche tecniche che i contenuti dovranno avere per essere inseriti nella programmazione: stiamo indicando le specifiche a quanti dimostrino interesse ed esprimano la volontà di partecipare. Contemporaneamente stiamo facendo una stima dell’entità dei compensi spettanti, su cui potremo essere maggiormente dettagliati dopo la raccolta abbonamenti. Si tratta evidentemente di un progetto nuovo, inedito per quanto riguarda le attività normalmente svolte dal vivo: anche la programmazione sarà un esperimento pilota, con tutte le eventuali difficoltà che si potrebbero incontrare.”

La piattaforma non sarà temporanea solo fino alla ripresa dell’attività ordinaria ma darà vita ad un canale parallelo rispetto alla modalità live?
“Superata l’emergenza infatti, la piattaforma continuerà a proporre e, perché no, ad ampliare la sua offerta con l’obiettivo di raggiungere quella parte di pubblico che vive in zone lontane dai centri con maggiore vitalità artistica e/o che semplicemente debba o voglia optare per una fruizione da casa: questo senza mai avere la pretesa di sostituirsi alla ineguagliabile esperienza di un evento live, ma affiancandosi ad esso.”

Quando potrebbe entrare in funzione e a quali condizioni?
“Nella seconda decade di maggio, partiremo con la prima programmazione a cadenza mensile. Ci saranno due tipi di abbonamenti per assistere agli show degli artisti che hanno aderito al progetto econ ogni abbonamento saranno offerti dei benefit speciali. La programmazione sarà variegata, troveranno posto concerti, pièce, danza, lezioni, sperimentazione fra arti diverse, ed altro ancora.”

La scelta della modalità web è stata automatica?
“Durante la pandemia, il web ha consolidato la sua supremazia come canale quasi esclusivo di comunicazione personale e sociale. Ne consegue la  scelta di collocare il palcoscenico virtuale su una piattaforma internazionale che usa Internet per arrivare ovunque con dispositivi differenti. Ponendosi un ulteriore obiettivo: sfruttare la copertura planetaria offerta dalla rete per veicolare il prodotto culturale italiano ad una platea internazionale.”

A quale tipo di artisti si rivolge?
“Certamente a tutti e di ogni parte del pianeta: artisti tradizionali, performer, artisti visionari e sperimentatori, senza confini né recinti di categorie. Unica condizione richiesta, naturalmente, la professionalità.”

Hai già parlato con alcuni artisti e com’è stata in caso la risposta?
“Ho contattato molti artisti e da tanti altri sono stato contattato. È stato interessante testare la loro risposta alla nostra iniziativa, l’entusiasmo loro di produrre un contributo inedito e di salire sul virtual stage. Così come nostra è stata la soddisfazione nel raccogliere le loro proposte e sistemarle all’interno di un cartellone che potesse accontentare e incuriosire quanto più pubblico possibile. Siamo stati in over booking per redigere il primo palinsesto, così alcuni artisti troveranno spazio nelle prossime programmazioni. Questo ci fa ben sperare per il futuro.”

Quali le modalità per creare e selezionare i contenuti?
“Il nostro è un progetto nuovo, inedito per quanto riguarda le attività normalmente svolte dal vivo: anche la programmazione sarà un esperimento pilota, con tutte le eventuali difficoltà che si potranno incontrare. I contenuti del primo mese, essendo ancora vigenti le norme di distanziamento sociale, si stanno realizzando presso le residenze degli artisti con criteri professionali. A seguire, non appena sarà consentito dalla legge, prevediamo di utilizzare teatri, auditorium e strutture adeguate a registrare audiovisivi di alta qualità. A questo scopo sono già in corso contatti con diverse realtà su tutto il territorio nazionale.”

 Chi è Vincenzo La Gioia
Pugliese di origine e romano di adozione, è sceneggiatore, autore, drammaturgo, giornalista e critico culturale, consulente musicale, direttore artistico, produttore esecutivo e altro. Si è formato con il Maestro Vincenzo Cerami per la sceneggiatura, successivamente ha esplorato gli altri linguaggi del Cinema e della TV fiction partecipando a diverse serie e produzioni. Collabora con RAI e Mediaset come autore e consulente musicale: cura alcuni progetti per la Filming Roma, società di produzione cinematografica. Si occupa di comunicazione e di promozione di eventi e format a carattere divulgativo e culturale in veste di ideatore, autore e realizzatore come “DECANTER: degustazioni musicali”, format di eno-gastronomia e musica jazz. Di recente, collaboro con diverse rassegne di jazz come il “Jazz food and wine” a Perugia e “Acustica: musica in purezza” per la Cantina Museo del Consorzio Primitivo di Manduria.


Un concorso internazionale per documentare l’unicità del Mar Morto

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Il Dead Sea Revival Project ed il Dead Sea Virtual Museum in collaborazione con Gurushots hanno lanciato un concorso fotografico internazionale per celebrare la vita ed in particolare il Mar Morto, un ambiente unico che lo rende una delle meraviglie più popolare del mondo. Grazie all’elevata concentrazione di sale che questo specchi d’acqua ha permette ai visitatori di sperimentare una gravità quasi nulla nel momento in cui ci si immerge nelle sue acque.

“Il Mar Morto, la più grande SPA a cielo aperto, è un luogo unico al mondo per il benessere del corpo e dello spirito. Ubicato a pochi chilometri da Gerusalemme, consente di trascorrere giornate al sole senza il rischio di scottarsi, galleggiando nelle acque ricche di sali minerali respirando l’aria ricca di bromuro, avendo così un benessere totalmente olistico. Un’esperienza rigenerativa indimenticabile” ha dichiarato Avtal Kotzer Adari, direttore dell’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo.

Una complessa serie di fattori ambientali, economici e politici sta tuttavia erodendo uno dei luoghi più popolari della Terra.

La consapevolezza che il Mar Morto ha bisogno di documentazione è stata sollecitata da Noam Bedein e Ari Leon Fruchter. Il primo è un fotoreporter che ha fondato il media center a Sderot e ha immortalato il Mar Morto attraverso la fotografia time-lapse negli ultimi 4 anni, mentre il secondo è un dirigente e collezionista d’arte hi-tech la cui famiglia è tra i fondatori del Museo di Israele.

“Da ben 4 anni ho iniziato a documentare il Mar Morto con la fotografia time-lapse”, afferma Bedein. “Ho guidato e promosso centinaia di tour in barca e sul Mar Morto, mostrandone i cambiamenti, nonché la magia e bellezza. Attraverso questa iniziativa vogliamo mostrare il nostro amore per la natura e l’ambiente circostante che sono stati spesso dimenticati”.

“Mi rattrista vedere come il Mar Morto si stia riducendo”, afferma Fruchter. “Quindi l’idea è di preservare ciò che oggi abbiamo, per farlo apprezzare alle generazioni future. Il mio viaggio con il Mar Morto è iniziato nove anni fa quando ho portato l’artista Spencer Tunick in Israele. L’installazione artistica che ne risultò includeva 1.200 partecipanti galleggianti nudi sul Mar Morto. Il mio sogno è quello di costruire un museo fisico nel Mar Morto, ma con la pandemia di Coronavirus ho indirizzato i miei sforzi allo sviluppo di un museo d’arte virtuale. Il Concorso fotografico internazionale sul Mar Morto è un ottimo modo per consentire al pubblico di far parte di questa iniziativa”.

Il Concorso fotografico internazionale sul Mar Morto rimarrà aperto fino al 21 maggio 2020. In palio premi e denaro del valore di $ 6.000. Il concorso include tra i giudici marmorto1.

L’annuncio dei vincitori sarà dato il 16 settembre durante una conferenza stampa a cui farà seguito una mostra.

I partner che sostengono il progetto sono il Dead Sea Revival Project, il Dead Sea Virtual Museum e Guru Shots.

Il Dead Sea Revival Project è l’unica organizzazione senza fini di lucro focalizzata esclusivamente sulla documentazione storica del Mar Morto. È stato riconosciuto dalla NASA, che cataloga i cambiamenti del Mar Morto dai satelliti spaziali, ha avuto spazi su riviste come National Geographic e su programmi televisivi e di notizie internazionali per il suo lavoro ambientale.

Il museo virtuale del Mar Morto è un nuovo tipo di piattaforma per mostre d’arte nella realtà virtuale. Attraverso opere d’arte digitali, il progetto mira ad aprire nuovi modi per gli artisti contemporanei di creare e mostrare opere d’arte digitali originali per attirare l’attenzione su un disastro ecologico in corso, ma reversibile.

Infine Guru Shots è una piattaforma per consentire agli appassionati di fotografia di tutto il mondo di mostrare i loro migliori scatti e, qualora richiesto, di concorrere ai relativi concorsi. Con una base di 6 milioni di utenti, gestisce centinaia di sfide fotografiche ogni mese e produce mostre in gallerie e fiere d’arte in tutto il mondo. “Lanciare una sfida fotografica per il Mar Morto è una scelta naturale per la nostra piattaforma”, afferma Gilon Miller. Collaborando con il Progetto Revival del Mar Morto, abbiamo un’opportunità unica per aiutare l’ambiente e diffondere consapevolezza attraverso la fotografia.

A cura di Paolo Bongianino

 

Info

noam@deadsearevival.org

https://www.instagram.com/noam_bedein_dead_sea/

https://gurushots.com/about

https://www.thedeadseamuseum.com/

http://deadsearevival.org/

 

 

 

 

 

 

 


Il mondo dell’arte lavora da casa: l’artista Cao Fei è bloccata a Singapore a guardare i thriller di zombi e insegnare agli studenti di arte su Zoom

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Cao Fei

Cao Fei

Il mondo dell’arte potrebbe essere in blocco, ma certamente non si ferma. Durante questo periodo senza precedenti, Artnet sta facendo il check-in con professionisti del mondo dell’arte, collezionisti e artisti per dare un’occhiata a come lavorano da casa.

Come molti artisti, Cao Fei ha scoperto che la sua vita quotidiana è irriconoscibile da come era solo poche settimane fa. Le sue installazioni multimediali sono ricercate in tutto il mondo – con recenti importanti spettacoli al MoMA PS1, al Palais de Tokyo e alla Tate Modern – ma i progetti attuali dell’artista cinese sono in sospeso, inclusa la sua presentazione personale recentemente aperta alle Serpentine Galleries di Londra . In effetti, la sua stessa vita è in pausa: da gennaio, l’artista e la sua famiglia con base a Pechino soggiornano a Singapore, dove ha svelato un’installazione poco prima dell’epidemia che ha impressionato i viaggiatori di tutto il mondo.

Dov’è il tuo nuovo “ufficio”? 

Il mio attuale ufficio è il soggiorno della mia residenza a Singapore. Sono stato in città a gennaio per il lancio della mia installazione all’aperto Fù Chà, una commissione per il giardino pensile Ng Teng Fong della National Gallery di Singapore. Da quando l’epidemia di coronavirus è iniziata in Cina poco dopo il lancio, io e la mia famiglia siamo stati costretti a rimanere a Singapore.

A cosa stai lavorando in questo momento (e qualche tuo progetto è stato interrotto dal blocco)?

La mia mostra personale ” Cao Fei:Blueprints” alle Serpentine Galleries è stata sospesa dopo l’apertura per solo due settimane. Molti progetti sono stati sospesi, cancellati o rinviati. Le persone sono tutte in modalità “wait-and-see”, in attesa che questa pandemia di coronavirus finisca.

Come è cambiato il tuo lavoro ora che lo stai facendo da casa?

Molte cose vengono spostate online ora. Quasi tutti nel mondo dell’arte – punti vendita affermati, musei d’arte, tutti i tipi di account relativi all’arte su Instagram – hanno progetti come mostre virtuali, domande e risposte online, interviste live streaming e acquisizioni di Instagram. Le persone stanno cercando di utilizzare tutti i tipi di metodi per portare online offline e, a causa del crescente appetito per questo, ho anche ricevuto una quantità senza precedenti di inviti a partecipare a questi eventi virtuali.

Cosa stai leggendo, sia online che offline?

Di recente, ho tenuto seminari online per i miei studenti universitari presso CAFA tramite Zoom; ci sono 20-30 studenti nella mia classe. Dal momento che ciò che insegno è “immagine in movimento”, naturalmente tornerei indietro e rivedere vecchie clip e opere di numerosi artisti per la preparazione della classe, come Bruce Nauman, Vito Acconci, Bill Viola, Dara Birnbaum e Douglas Gordon. La mia memoria improvvisamente diventa di nuovo chiara e successivamente genera nuove comprensioni su questi pezzi sfocati che gradualmente stavano svanendo da me.

Hai visitato qualche buona mostra virtuale di recente?

Acute Art ha realizzato qualcosa che vale la pena provare: la sua collaborazione con KAWS offre alcune sculture AR che potrebbero fluttuare nei tuoi dintorni. Il loro progetto è andato online proprio prima che l’epidemia iniziasse a crescere in tutto il mondo. Mentre le persone si trovano ad affrontare blocchi e tutti i musei e le gallerie d’arte sono costretti a chiudere, sembra che solo questo compagno virtuale possa ancora fluttuare liberamente attraverso i confini e le società, salutando le persone dal cielo con supporto e consolazione.

Hai fatto tuo qualche nuovo hobby?

Ho iniziato ad amare fare le faccende. Non ho mai fatto volontariamente le faccende di casa e il bucato con questa quantità di pazienza e serietà, lo stesso aiutando i miei figli a fare i compiti e insegnando loro a disegnare. Ho anche iniziato a comprare generi alimentari e cucinare di nuovo, e devo ammettere che raramente ho cucinato qualcosa [in precedenza] poiché sono stato così impegnato con il mio lavoro negli ultimi anni. Ora, provo persino a sfidare me stesso con gnocchi e dessert per i miei figli, il che è un modo per farcela.

Qual è il primo posto in cui vuoi viaggiare una volta finito?

Voglio tornare a Pechino. Mi manca molto il nostro cane, Kaka. E voglio anche andare a trovare i miei genitori, che vivono nel sud della Cina. Sono molto vecchi ora.

Se ti senti bloccato mentre ti autoisoli, qual è il tuo metodo migliore per rimanere bloccato?

Sceglierei qualcosa di fisicamente intenso per liberare la mia energia: posso nuotare quasi ogni giorno a Singapore, e anche fare una passeggiata nel quartiere la sera. Il mio metodo è fondamentalmente la pulizia delle emozioni represse attraverso lo sport e le faccende domestiche, ma a dire il vero, se hai bambini, non penso che avrai nemmeno la possibilità di sentirti bloccato poiché è già abbastanza travolgente prendersi cura dei tuoi piccoli durante il pandemia.

Qual è stato l’ultimo programma TV, film o video di YouTube che hai visto?

Ho appena finito di guardare la seconda stagione di un thriller televisivo coreano su Netflix chiamato Kingdom . È uno spettacolo basato nell’antica Corea sulla peste e gli zombi. Sento che guardare i thriller è un buon modo per “affinare” te stesso durante un lungo periodo di isolamento e distanziamento sociale.

Se potessi avere una famosa opera d’arte con te, quale sarebbe?

Il WiFi è più importante dell’arte adesso.

Ricetta preferita per cucinare a casa?

Gnocchi di maiale e cavolo: maiale, cavolo, zenzero, sale, zucchero, olio di sesamo, vino da cucina cinese e farina naturale.

Cosa non vedi l’ora di fare una volta che il distanziamento sociale sarà stato rimosso?  

Spero che i miei figli possano tornare a scuola il prima possibile. Voglio anche passare del tempo con me stesso, tornare di corsa nel mio studio reale per poter lavorare di nuovo correttamente. Mi mancano anche buone chat e risate con i miei amici, quindi voglio prendere un drink e cenare con loro quando le cose tornano alla normalità.


Gli integratori Montefarmaco rilevano gli amplificatori acustici Jordan Tech per 1,8 mln di euro

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polaroid_montefarmacoMontefarmaco OTC spa, società specializzata nella commercializzazione di integratori alimentari, prodotti di automedicazione e dermocosmetici funzionali, ha comprato il 100% di Jordan Tech Sa, società con sede a Lugano (Svizzera) che distribuisce amplificatori acustici a marchio Polaroid, che migliorano la funzione uditiva nei casi di ipoacusia lieve e moderata.

Il controvalore dell’operazione, pari a 1,8 milioni di euro, è stato corrisposto mediante parziale utilizzo dei proventi derivanti dal minibond da 7 milioni di euro emesso nel dicembre 2019 come parte dell’Elite Basket Bond Lombardia, di cui Cdp e Finlombarda sono anchor investor (si veda altro articolo di BeBeez).

Montefarmaco è un’azienda farmaceutica fondata nel 1945 da Giovanni Colombo, controllata da Montefarmaco Holding. Con una rete vendita e una struttura centrale di quasi 200 collaboratori e più di 11.000 clienti, Montefarmaco OTC ha sede a Milano, Bucarest e Shangai ed è attiva nella distribuzione di prodotti per il canale farmacia nelle aree OTC, integratori alimentari, dispositivi medici, cosmetici, profumatori per l’ambiente. La società ha chiuso il 2019 con 54 milioni di euro di ricavi, 5,3 milioni di ebitda e un debito finanziario netto di 3 milioni (fonte Leanus).

L’acquisizione, che segue di soli pochi mesi l’accordo per la commercializzazione in esclusiva della linea a marchio Fastum siglato con Menarini, si inquadra nella strategia di crescita di Montefarmaco anche attraverso l’acquisizione di brand leader nei rispettivi segmenti di riferimento e di prodotti innovativi da aggiungere al portafoglio di offerta nella rete di farmacie e parafarmacie. La gamma di prodotti Jordan Tech si inserisce perfettamente nel portafoglio dei brand commercializzati da Montefarmaco, ampliando l’offerta nel segmento dei dispositivi medici, dove la società ha un posizionamento consolidato con altri prodotti. La licenza di distribuzione di Jordan Tech prevede la commercializzazione di ausili acustici nel territorio europeo.

“La crescita continua di Montefarmaco si basa su due pilastri: crescita organica e acquisizioni, pertanto l’operazione Jordan Tech rappresenta la conferma della capacità di consolidamento del gruppo e conferma il successo della nostra strategia. Siamo molto soddisfatti di aggiungere i dispositivi acustici Jordan Tech nel nostro portafoglio prodotti, confermando così ulteriormente il nostro impegno di offrire soluzioni di altissima qualità ai nostri clienti. La nostra missione rimane quella di migliorare la qualità di vita dei clienti finali che utilizzano le nostre soluzioni, rafforzando così il nostro posizionamento e notorietà”, ha affermato Stefano Colombo, amministratore delegato di Montefarmaco OTC.


Il tribunale dichiara il fallimento di Edisud e Mediterranea, proprietaria de La Gazzetta del Mezzogiorno. Che proseguirà lo stesso le pubblicazioni

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gazzetta-mezzogiorno-768x576Il 15 giugno scorso il tribunale di Bari ha dichiarato il fallimento di Edisud e Mediterranea, rispettivamente editore e
proprietario de La Gazzetta del Mezzogiorno.

Il tribunale ha   nominato 4 curatori fallimentari: Michele Castellano e Gabriele Zito per Edisud; Paola Merico e Rosario Marra per Mediterranea. Inoltre, il giudice ha concesso l’esercizio provvisorio, onde evitare “un danno grave per i dipendenti e la comunità che usufruisce dei servizi editoriali” e per conservare il valore del quotidiano, che “in costanza di esercizio, potrebbe essere più favorevolmente collocato sui mercato”. Lo riferisce Primaonline.

Il tribunale di Bari ha pertanto accolto la richiesta di fallimento di Edisud e di concessione dell’esercizio provvisorio avanzata dalla Procura della Repubblica di Bari nel maggio scorso (si veda altro articolo di BeBeez), a seguito della rinuncia al concordato in bianco presentato a luglio 2019 dalla società su avallo del socio di minoranza, l’editore Valter Mainetti, che ha fatto successivamente un passo indietro.

Nella sentenza di fallimento di Edisud della scorsa settimana si fa riferimento a “ulteriore documentazione irritualmente trasmessa all’Ufficio giudiziario da terzi”: c’è infatti una manifestazione di interesse, formalizzata a inizio giugno 2020 da un gruppo imprenditoriale già interessato in passato a rilevare la Gazzetta del Mezzogiorno, che non riveste “il ruolo di parte nel presente procedimento prefallimentare”. La sentenza inoltre riferisce che Edisud è gravata da un debito di 40,4 milioni di euro verso l’Erario e le banche, ha ricavi in calo e inidonei per farvi fronte e crediti per la maggior parte verso la controllata Mediterranea, che “non appare in grado di far fronte ai propri impegni. Nel triennio 2016-2018 Edisud ha accumulato perdite per 13 milioni, mentre Mediterranea ha chiuso l’ultimo bilancio con perdite per 438 mila euro e debiti per circa 800 mila.

La Edisud era finita sotto gestione commissariale il 24 settembre del 2018 dopo un provvedimento del tribunale di Catania, che aveva disposto il sequestro di beni per 150 milioni di euro dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel marzo 2019 la Corte di Appello ha restituito i beni all’editore, ritenendo la non sussistenza alcun legame con la mafia. A fine aprile 2019, dopo il rigetto di una istanza della Procura di Catania per il congelamento del dissequestro in attesa del ricorso in Cassazione, La Gazzetta del Mezzogiorno, insieme ad altri beni, è tornata definitivamente nella disponibilità dell’editore.

Edisud il 19 febbraio scorso aveva rinunciato al concordato in bianco e ritirato il relativo piano concordatario, mentre sul tavolo c’erano ben due nuove ipotesi di salvataggio da parte di due editori: Valter Mainetti e Gianpaolo Angelucci (si veda altro articolo di BeBeez). Parallelamente Angelucci (editore de Il Tempo, Libero, e dei 5 Corrieri di Umbria), aveva presentato nel gennaio 2019 una offerta di acquisto di ramo di azienda: si proponeva per rilevare la testata in cambio di 12 milioni di euro e dell’assorbimento di quasi tutta la forza lavoro del giornale. La sua offerta, alla quale il Tribunale di Catania non diede seguito, è stata ripresentata il 17 febbraio 2020, ma con condizioni peggiorative: con 5 milioni di euro proponeva di acquistare la testata, il sito internet e l’archivio storico per editare il quotidiano con 30 giornalisti (a fronte degli attuali 74 in due regioni) e 4 poligrafici.

Il quotidiano meridionale aveva chiesto a metà luglio 2019 l’ammissione al concordato preventivo al Tribunale di Bari, dopo aver ottenuto l’ok del Tribunale di Catania, a capo della gestione commissariale (si veda altro articolo di BeBeez).

La Gazzetta del Mezzogiorno è stata fondata nel novembre 1887 come Corriere delle Puglie da Martino Cassano. Nel 1922 a esso si è affiancata a essa La Gazzetta di Puglia. Nel 1923 Il Corriere delle Puglie ha cessato le pubblicazioni e nel 1928 è apparsa la nuova testata definitiva della Gazzetta del Mezzogiorno. Con sede a Bari, è uno dei più importanti quotidiani dell’Italia meridionale, dove è maggiormente diffuso. Per contenere i costi, un paio di anni fa il giornale aveva chiuso le sedi di Brindisi, Matera e Barletta. Il quotidiano ha chiuso il 2018 con una perdita operativa superiore ai 7 milioni di euro, oltre a ricavi da copie vendute scesi del 40% e della pubblicità per il 60% negli ultimi 6 anni.

 


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