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Sta per essere scritta l’ultima pagina de La Gazzetta del Mezzogiorno: la liquidazione. Il Comitato di Redazione (CdR) del principale quotidiano di Puglia e Basilicata ha scritto il 6 maggio scorso in prima pagina che l’editore Mario Ciancio Sanfilippo “ha dichiarato al Cda uscente la volontà di porre in liquidazione la casa editrice del giornale”, ossia la Edisud spa (si veda qui il comunicato del CdR). La decisione segue quella del tribunale di Catania di prorogare il Consiglio di amministrazione dimissionario per far eseguire le nomine all’editore. Infatti sia il Cda che il Collegio sindacale si erano dimessi, senza che la famiglia Ciancio nominasse dei sostituti.
L’editore ha precisato che “il Cda, composto in origine da professionisti di nomina giudiziaria, non è uscente ma pienamente in carica per una precisa disposizione di legge e non per decisione del tribunale di Catania”. Ciancio Sanfilippo ha rivendicato la decisione di messa in liquidazione della società, “avendo preso atto della circostanza evidenziata chiaramente dagli attuali amministratori in ordine alla acclarata dichiarata mancanza di continuità aziendale” e ricordato di aver sostenuto con oltre 30 milioni di euro lo sviluppo e il consolidamento del giornale, ma ora “si è dovuto arrendere alla crisi della testata ed ha messo gratuitamente a disposizione il complesso aziendale che la ricomprende, con ogni connesso cespite. Nessun soggetto, tuttavia a livello locale o nazionale, ha manifestato serio interesse per l’acquisizione ed il rilancio di detti beni”. L’editore ha assicurato che “onorerà le proprie personali esposizioni verso il sistema bancario dando fondo ad ulteriori risorse” e avvertito che “ulteriori interventi dal tono ingiurioso e diffamatorio come quelli in riscontro formeranno oggetto di azione giudiziaria a tutela del proprio diritto all’onorabilità ed al rispetto”.
In realtà, Edisud il 19 febbraio scorso aveva rinunciato al concordato in bianco e ritirato il relativo piano concordatario, mentre sul tavolo c’erano ben due nuove ipotesi di salvataggio da parte di due editori: Valter Mainetti e Gianpaolo Angelucci (si veda altro articolo di BeBeez). Il socio di minoranza di Edisud, Denver, che fa capo a Sorgente Group Italia, di cui è amministratore delegato Valter Mainetti, editore del quotidiano Il Foglio e del mensile Tempi, aveva infatti avanzato una proposta che prevedeva che, dopo l’omologa del concordato, avrebbe immesso mezzi propri, contestualmente all’ingresso nel capitale di un partner industriale. Il piano includeva lo sviluppo del digitale, la concentrazione delle risorse nell’informazione locale e regionale, l’incorporazione delle sette edizioni attuali in non più di tre. Si ipotizzavano anche importanti sinergie editoriali per le news nazionali e internazionali, unitamente alla pubblicità e al marketing per promuovere intorno al brand giornalistico eventi e iniziative speciali per coinvolgere i giovani e il ricco mondo dell’economia e della cultura delle due regioni. Inoltre, il piano prevedeva tagli al personale e garanzie finanziarie per 14 milioni di euro da parte della Banca Popolare di Bari.
Parallelamente Giampaolo Angelucci (editore de Il Tempo, Libero, e dei 5 Corrieri di Umbria), aveva presentato nel gennaio del 2019 una offerta di acquisto di ramo di azienda: si proponeva per rilevare la testata in cambio di 12 milioni di euro e dell’assorbimento di quasi tutta la forza lavoro del giornale. La sua offerta, alla quale il Tribunale di Catania non diede seguito, è stata ripresentata il 17 febbraio 2020 ma con condizioni peggiorative: con 5 milioni di euro proponeva di acquistare la testata, il sito internet e l’archivio storico per editare il quotidiano con 30 giornalisti (a fronte degli attuali 74 in due regioni) e 4 poligrafici.
Infine, va segnalato che il gruppo editoriale Distante (che raggruppa le emittenti Antenna Sud, Canale 85 e Antenna Sud Live-Tele Onda e le testate online Lo Jonio e L’Adriatico), aveva assicurato nel marzo scorso che avrebbe offerto il proprio “contributo per scongiurare il rischio di cancellare oltre un secolo di storia e di cultura del nostro Paese” che si avrebbe se dovesse chiudere La Gazzetta del Mezzogiorno.
Riguardo il futuro di quest’ultima, nei giorni scorsi il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia ha assicurato: “Chi ha commesso errori in questa vicenda dovrà darne conto. Faremo di tutto per creare le condizioni migliori per tutelare l’editoria territoriale in crisi”.
Il quotidiano meridionale aveva chiesto a metà luglio 2019 l’ammissione al concordato preventivo al Tribunale di Bari, dopo aver ottenuto l’ok del Tribunale di Catania, a capo della gestione commissariale (si veda altro articolo di BeBeez). Come ricordato dal direttore Giuseppe De Tomaso in un editoriale, “La Gazzetta del Mezzogiorno, da settembre 2018, è di fatto sotto il controllo dello Stato. Lo è da quando il patrimonio di Mario Ciancio Sanfilippo, editore (socio di maggioranza al 70%) del giornale, è stato sottoposto a un provvedimento di sequestro nell’ambito di un’inchiesta, a Catania, in cui l’imprenditore siciliano è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa (…) La Gazzetta del Mezzogiorno, dicevamo, di fatto oggi è di proprietà dello Stato. Lo è in quanto lo Stato detiene il 70% sequestrato a Ciancio (che è in attesa della sentenza sul processo a Catania). La Banca Popolare di Bari, che aveva finanziato l’acquisto della quota di minoranza ora in carico all’imprenditore Valter Mainetti, chiede a lui e agli altri possibili acquirenti le necessarie garanzie per finanziare il piano di rilancio del giornale, varato dopo tagli e sacrifìci per i dipendenti con l’obiettivo di essere ammessi al concordato (…) Ciò detto, chi scrive rilancia l’invito, già rivolto dal comitato di redazione della Gazzetta, all’imprenditoria nazionale, pugliese e lucana: il giornale è quasi risanato (smentendo, per certi versi, le cifre di Cantone sul destino delle aziende finite sotto l’amministrazione dello Stato), non è un colabrodo, ci sono tutte le condizioni perché possa ripartire, con i conti in ordine, nel segno della sua missione storica, quella di informare e sostenere il territorio, così come ha fatto per 133 anni. Alcuni imprenditori hanno manifestato interesse. Ringraziamo qui i presidenti di Confindustria Puglia (Domenico De Bartolomeo) e Confindustria Basilicata (Pasquale Lorusso) che hanno rivolto un appello ai loro associati”.
La Gazzetta del Mezzogiorno è stata fondata nel novembre 1887 come Corriere delle Puglie da Martino Cassano. Nel 1922 a esso si è affiancata a essa La Gazzetta di Puglia. Nel 1923 Il Corriere delle Puglie ha cessato le pubblicazioni e nel 1928 è apparsa la nuova testata definitiva della Gazzetta del Mezzogiorno. Con sede a Bari, è uno dei più importanti quotidiani dell’Italia meridionale, dove è maggiormente diffuso. Per contenere i costi, un paio di anni fa il giornale aveva chiuso le sedi di Brindisi, Matera e Barletta. Il quotidiano ha chiuso il 2018 con una perdita operativa superiore ai 7 milioni di euro, oltre a ricavi da copie vendute scesi del 40% e della pubblicità per il 60% negli ultimi 6 anni.