![La Fabbrica del teatro, giovedì 30 aprile]()
Alla vigilia del primo maggio, quest’anno senza spettacoli, né musica, né piazze gremite, una data che unisce la cultura al lavoro, OndaCoin ha organizzato con una diretta fb una tavola rotonda in modalità digitale sugli strumenti per la ripartenza del mondo dello spettacolo, azzerato dal confinamento.
Il terzo appuntamento per OndaCoin, moderato da Ilaria Guidantoni, è nato dalla considerazione che il mondo del teatro e dello spettacolo è stato azzerato dal confinamento, uno dei primi comparti a chiudere, uno degli ultimi a riaprire.
La premessa è che il teatro è assimilabile alla fabbrica, seppur sui generis: la cultura è un’impresa anche se produce beni il cui valore è nella fruizione. In particolare dev’essere considerato l’indotto in primis di tutti quegli artisti non ‘famosi’, per lo più liberi professionisti, poco tutelati dalla disoccupazione; in secondo luogo, il mondo delle maestranze, con professionalità specifiche e tutte una serie di mestieri che ruotano intorno all’azienda teatro, dagli elettricisti, ai sarti ad esempio.
Rispetto a questo quadro Luigi Martines, presidente e fondatore del gruppo Onda del settore energetico a Siracusa ha promosso un momento di incontro in riferimento alle opportunità della moneta complementare rispetto alla ripartenza e agli strumenti bancari di finanziamento specifici; ancora poco conosciuta, ha una lunga storia dal 1934 quando la Germania la utilizzò in modo proficuo per gli scambi con l’Argentina e che in Svizzera è diffusa, così come in Sardegna nell’ambito dell’economia reale. Non si tratta naturalmente di tornare al baratto ma di ricorrere ad una moneta in qualche modo svincolata dalla volatilità finanziaria.
Fabio Granata (in alto) , Assessore alla cultura, università patrimonio Unesco e legalità della Città di Siracusa, politico di lungo corso, già vicepresidente della Commissione Antimafia, che si è molto adoperato in termini culturali e ambientali per la Regione Sicilia – innovando la legislazione regionale istituendo la Soprintendenza del mare, il sistema dei parchi archeologici e il Piano Paesaggistico Regionale; artefice dei riconoscimenti Unesco del Val di Noto e di Siracusa-Pantalica, del Distretto del Sudest – ha un osservatorio privilegiato e al contempo drammatico. La vita culturale della Città di Siracusa ha infatti nel Teatro Antico e nell’Inda (Istituto Nazionale del Dramma Antico), un punto di forza e un tassello di identità imprescindibile e fondamentale; basti pensare che la tradizione delle Rappresentazioni classiche fin dal 1914 costituisce la più antica e più importante manifestazione legata al Teatro Greco e classico internazionale.
Dopo oltre 105 anni di storia gloriosa oggi l’Inda attrae, per ogni stagione dalla durata di due mesi, 170mila spettatori e produce un indotto economico oscillante tra i 35 e i 40 milioni di euro.
“Nel 2020 – ha sottolineato – saremo costretti dalla pandemia a riprogrammare una stagione che già si annunciava straordinaria, attraverso un rinvio a fine agosto/settembre e una “dislocazione” degli spettatori all’interno del più antico Teatro in Pietra al mondo che possa tener conto delle necessarie misure di prevenzione e distanze.
Ciò determinerà un notevole ridimensionamento del numero di spettatori ma assicurerà una continuità fondamentale e resa possibile dal grandissimo spazio aperto disponibile.
Questioni molto diverse saranno invece da affrontare per i numerosi Teatri della tradizione italiana. Il progetto di un Viaggio in Sicilia come novello Grand Tour proposto agli stessi siciliani e, se si potrà, ai turisti italiani troverà nella bella stagione e almeno fino a settembre la possibilità di usufruire di grandi spazi aperti per le produzioni teatrali e musicali.”
Ma lo stesso destino del teatro italiano è legato a doppio filo alle nuove misure sanitarie relative alla sicurezza, sia per il pubblico sia per i lavoratori del settore e alle conseguenze delle stesse. Ora questo destino al momento non è chiaro.
“Poiché – ha evidenziato – se dalle anticipazioni governative si prevede una possibile riapertura nell’ultimo mese dell’anno 2020, di fatto la ripresa del lavoro in condizioni normali non potrà che avvenire nella primavera del 2021.
Bisogna quindi individuare soluzioni che, assicurando la sicurezza sanitaria, garantiscano la tenuta socio economica del sistema teatrale. Il Teatro, e più specificatamente lo spettacolo dal vivo, soffre infatti di una condizione particolare.
Decine di migliaia di lavoratori dello spettacolo, artisti e tecnici, che non sono inquadrati a tempo indeterminato nelle strutture pubbliche o para-pubbliche dello spettacolo con i previsti ammortizzatori sociali, sono da qui alla probabile riapertura dell’attività in balia del nulla, del vuoto lavorativo”.
Quanto alle richieste specifiche? “Che i lavoratori dello spettacolo dal vivo percepiscano, da ora fino alla ripresa generale ed in sicurezza dell’attività teatrale, un indennizzo congruo alla sopravvivenza nelle forme e nei modi più diretti; che per tutti i lavoratori dello spettacolo dal vivo e le imprese di produzione e gestione di teatro si sospendano gli obblighi fiscali di legge fino alla ripresa dell’attività, e che comunque si valuti la possibilità di aliquote ridotte nel periodo intermedio tra la ripresa e la piena normalizzazione; che per gli esercenti e gestori delle attività teatrali che hanno dovuto interrompere la programmata stagione 2019/2020, venga creato un fondo oneroso da utilizzare per il rimborso reale al pubblico dei biglietti acquistati e non goduti senza che ciò gravi sugli stessi esercenti. Inoltre che, in prospettiva della riapertura dei teatri, si definiscano regole certe e valide indistintamente per tutti, scongiurando la possibilità di contingentamento (distanze di sicurezza o dimezzamento del pubblico in sala) o di aperture intermittenti, di difficile realizzazione per i gestori delle sale teatrali. Sarebbe importante un sostegno economico per sanificare e rendere sanitariamente sicure le sale teatrali.”
E’ stato messo in luce la necessità di snellire le procedure burocratiche e le agevolazioni nei finanziamenti sui progetti artistici presentati da parte delle imprese di produzione/organizzazione di spettacoli allo Stato e agli Enti locali. In particolare, in previsione nella manovra finanziaria 2020 della Regione si potrebbe ipotizzare la creazione di un Fondo di solidarietà sociale per incentivare la ripresa del comparto teatrale e la tutela dei lavoratori dello spettacolo.”
L’assessore ha sottolineato la piena disponibilità della Regione a concorrere viste anche le competenze, ad esempio per promuovere i 16 parchi archeologici della Regione siciliana con un progetto di collaborazione con tutti i teatri siciliani.
Sul fronte del teatro, da Milano, è intervenuto il triestino Renato Sarti, attore, drammaturgo e regista, triestino, che nel capoluogo lombardo ha fondato il Teatro della Cooperativa.
Un professionista del teatro, che è pur sempre un lavoratore: qual è la situazione in particolare delle compagnie indipendenti e qual è la richiesta del mondo del teatro?
“Molti attori famosi scherzosamente affermano che il nostro non è un lavoro. Ma è solo un vezzo. Non è così. Il teatro ha delle regole precise, delle regole, delle specificità come tutti gli altri mestieri. E all’interno del mondo teatrale ci sono settori, poco conosciuti, completamente allo sbaraglio. Non solo artisti e tecnici di palco, ma prendiamo ad esempio i trasportatori teatrali. Sono solo lontanamente paragonabili alle ditte di traslochi. Per orari (molto spesso si spostano di notte per raggiungere la piazza nuova) e tecnica. Se non usano alcune accortezze invece di agevolare il lavoro del montaggio che viene fatto dal direttore di scena con i macchinisti, elettricisti e fonici, lo complicano. Ad esempio le quinte armate vanno prese in un certo modo, posate in un certo modo, depositate già pronte per essere tirate su, e la destra e la sinistra sono la destra e la sinistra ma dal punto di osservazione della sala. Se non si rispettano questi sistemi si perdono ore di lavoro. E questi trasportatori, dai Porcacchia, storica ditta di Roma, agli Smontini di Vaprio d’Adda cosa faranno dei loro camion, dei loro bilici, dei loro magazzini, della collaborazioni di autisti, facchini? Anche la cassiera di un teatro non è un semplice registratore di cassa parlante.
Così è il mondo dei burattini che in questo periodo ho riscoperto e che nasconde un’arte complessa spesso poco apprezzabile anche dal punto di vista della retribuzione.”
Sul fronte economico è intervenuto Michele Canditone, napoletano, Procuratore del Cda della Fondazione Pierlombardo, AD Teatro Franco Parenti, Amministratore unico di Bagni Misteriosi da Milano, già ospitato di recente sulle pagine di BeBeez.
“Mi sono mosso, con successo, per il riconoscimento del teatro come impresa da MPS, Confidi e MCC e a giorni attendo la delibera. Il mondo della cultura equivale al 6% del pil e lo spettacolo muove 120mila addetti diretti e altrettanto nell’indotto, in tutto e per tutto equiparabile ad un distretto imprenditoriale. Malgrado questo il teatro continua a rimanere “fantasma” per tutti e per il Governo in primis. La concessione del MIBACT non coprirà neppure la metà della perdita delle prime settimane. Inoltre nell’erogazione del contributo 2020, non avendo i teatri prodotto gli spettacoli previsti da progetto avranno l’80% del contributo sulla base del 2019. La materia è molto complessa.
Dario Romano, Co-fondatore e Direttore generale di Onda Coin, ha declinato il possibile sostegno della moneta complementare per il settore del teatro, sottolineando che “la moneta complementare, o corporate barter per citare la sua denominazione anglosassone, è un sistema già utilizzato oggi da centinaia di imprese e professionisti che, all’interno di un marketplace, effettuano scambi commerciali senza utilizzare il denaro tradizionale, in compensazione multilaterale. Un sistema che attualizza in chiave contemporanea il concetto di baratto, rendendolo multilaterale e utilizzabile da tutti gli operatori economici. Anche il teatro quindi, visto nella sua identità di operatore economico, potrebbe far ricorso a questo sistema virtuoso che rappresenta una fonte di finanziamento, complementare appunto alle altre forme tradizionali, sempre difficili da reperire.”