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Pastificio Di Martino incassa un finanziamento di 10 mln euro da Unicredit. Prima operazione con Garanzia Italia di Sace

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pastificio di martinoPastificio Di Martino Gaetano & F.lli spa, produttore di pasta con l’omonimo marchio, ha incassato un finanziamento di 10 milioni di euro da Unicredit. Si tratta della prima operazione nell’ambito del programma Garanzia Italia di Sace (si veda qui il comunicato stampa). La procedura per l’emissione della garanzia è stata completata digitalmente,

L’azienda, con sede a Gragnano (Napoli), è stata fondata dalla famiglia Di Martino nel 1912. Oggi è guidata da Giuseppe e Giovanna Di Martino, pastai di terza generazione, che hanno fondato anche Pastificio dei Campi spa, con sede sempre a Gragnano.

Pastificio Di Martino ha chiuso il 2018 con 71,5 milioni di euro di ricavi netti, un ebitda di circa 3 milioni, una perdita netta di 1,9 milioni e un debito finanziario netto di 30,5 milioni (si veda qui l’analisi Leanus). La controllante, Pastificio dei Campi, ha invece chiuso il 2017 con ricavi consolidati per 118 milioni di euro, un ebitda di 7 milioni e un debito finanziario netto di 34,9 milioni. Il gruppo controlla anche Pasta Antonio Amato, rilevata nel 2012, mentre nel 2017 ha acquisito, sottoscrivendo un aumento di capitale da 7 milioni, il 66,67% di Grandi Pastai Italiani spa e portando il fatturato consolidato pro-forma del gruppo quell’anno a oltre 150 milioni (si veda qui il comunicato stampa). Interessante la storia dell’azienda raccontata qui da First&Food.

Pastificio di Martino produce 8 milioni di piatti di pasta al giorno ed esporta i suoi prodotti in più di 35 paesi. Il Pastificio ha aperto anche vari negozi, i Di Martino Store, oltre che a Gragnano, nel centro di Napoli, all’aeroporto Capodichino di Napoli e al FICO di Bologna ai quali si affiancano altri 16 punti vendita Pasta Store negli Aeroporti internazionali di tre continenti fra cui  Dubai, Singapore, Taipei, Tokio, Shanghai, Pechino, Hong Kong, New York, San Francisco, Chicago, Londra, Parigi, Monaco, Amsterdam. Inoltre per il Natale 2019 e 2018 Pastificio Di Martino ha siglato un accordo con Dolce & Gabbana per una special edition del packaging della pasta, trasformata in confezioni regalo che contenevano esclusivi accessori disegnati per Pastificio di Martino dagli stilisti Dolce e Gabbana, come tovagliette americane e grembiule.

L’operazione che ci permetterà di continuare a implementare i nostri piani di sviluppo e di crescita. E’ anche un bel segnale per il Paese che il primo finanziamento della banca con garanzia Sace nell’ambito del Decreto Liquidità vada a una impresa del Sud. Grazie a questa operazione potremo assorbire al meglio lo shock subito dalla filiera produttiva a seguito della diffusione del Covid-19 e far fronte con maggiore tranquillità alle esigenze di capitale circolante, garantendo quindi la continuità operativa e la fornitura dei nostri prodotti”, ha commentato Giuseppe Di Martino.

“Il Pastificio Di Martino è una impresa dinamica e innovativa basata al Sud e rappresenta un esempio di azienda locale che ha saputo conquistare una posizione di leadership nel suo segmento di mercato, il food & beverage, che è strategico per il rilancio e la crescita del Paese”, ha affermato Francesco Giordano, co-ceo Commercial Banking Western Europe di Unicredit. “



Fonderie di Montorso, controllata dal fondo Innovazione e Sviluppo di FII sgr, rileva la Fonderia Scaranello

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fonderia scaranelloFonderie di Montorso, controllata  al 70% da Fondo Italiano d’Investimento sgr, tramite il Fondo Innovazione e Sviluppo, ha rilevato la Fonderia Scaranello.

La società, con sede a Borsea (Rovigo), è nata nel 1973 come Scaranello Giuseppe srl, dal nome dell’attuale presidente e fondatore. E’ specializzata in produzione di anime per fonderia a caldo con la tecnologia shell moulding; fusioni di ghisa grigie, sferoidali ed alto legate in gusci shell moulding; lavorazioni meccaniche di finitura dei getti. Fonderia Scaranello conta un fatturato di circa 6,3 milioni di euro a fine 2019 e 30 dipendenti.

Dopo l’acquisto nell’aprile 2019 del suo fornitore Animisteria Fiorini di Brendola (si veda altro articolo di BeBeez), quella di Fonderia Scaranello costituisce la seconda acquisizione per Fonderie di Montorso dall’ingresso del fondo nel capitale, avvenuto nel dicembre 2018 (si veda altro articolo di BeBeez).

Fonderie di Montorso aveva già avviato un processo di crescita per vie esterne dal 2016, quando aveva acquisito la concorrente Fondmatic, con sede a Crevalcore (Bologna), uno dei principali gruppi europei del settore delle fusioni in ghisa per applicazioni oleodinamiche.

Fonderie di Montorso, con sede a Montorso (Vicenza) è nata nel 1962 e impiega oggi 470 dipendenti in due stabilimenti, di cui uno in provincia di Vicenza e l’altro in provincia di Bologna.  Rilevata nel 2010 da Patrizia Comello, attuale amministratore delegato, e dalla sua famiglia, l’azienda è stata sviluppata con successo, attraverso investimenti volti alla razionalizzazione della produzione e l’ottimizzazione degli impianti, anche al fine di migliorare le condizioni di sicurezza e l’impatto ambientale. La società nel 2019 ha conseguito un fatturato di 76 milioni di euro.

Iren riacquista da Ream sgr le sue sedi storiche dislocate in sette immobili. Operazione da 97 mln euro

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irenIren, multiutility che opera nei settori dell’energia elettrica, del gas, del teleriscaldamento, dei servizi ambientali, dei servizi idrici integrati e dei servizi tecnologici per le Pubbliche Amministrazioni, ha comprato sette immobili da Ream sgr al prezzo di 97 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa).

Si tratta di complessi immobiliari a uso terziario e di supporto alle sedi direzionali situati a Torino, Genova, Parma e Reggio Emilia, di cui Iren ha usufruito fino a oggi grazie a un contratto di locazione. La società ha deciso di riacquistare le sue sedi storiche per ottimizzare il suo portafoglio immobiliare e risparmiare sui canoni di locazione.

Iren aveva conferito nel 2012 quegli immobili, parte di un pacchetto complessivo di 12 immobili (ubicati nelle province di Genova, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Torino) al Fondo Core MultiUtilities costituito ad hoc da Ream sgr (si veda qui il comunicato stampa). Contestualmente il 51% delle quote del fondo era stata collocata a investitori terzi, il gruppo Iren si era impegnato a mantenere una quota del 5% del fondo per almeno 5 anni, mentre il restante 44% era poi stato collocato nel corso del 2013.Con quella operazione il Gruppo Iren aveva incassato circa 92 milioni di euro con la generazione di plusvalenze operative per circa 28 milioni di euro. Iren aveva poi appunto affittato gli immobili conferiti con un contratto di 18 anni. A partire dall’ottavo anno di vigenza del contratto, però, Iren aveva il diritto di esercitare un’opzione di riacquisto degli immobili a valore di mercato, cosa che ha appunto fatto in questi giorni.

Ricordiamo che Iren nei giorni scorsi, tramite la controllata Iren Energia, ha comprato per 24,4 milioni di euro un ramo d’azienda di Sei Energia (in concordato preventivo), che aveva affittato dal settembre 2018. Il ramo d’azienda comprende la rete di teleriscaldamento delle cittadine di Rivoli e Collegno e il 49% della società Nove, che gestisce la rete di teleriscaldamento a Grugliasco, per una volumetria complessiva del ramo d’azienda di 5,2 milioni di metri cubi per circa 50.000 abitanti equivalenti serviti. L’energia termica complessivamente erogata è di circa 150 GWh/anno (si veda altro articolo di BeBeez).

Real Estate Asset Management sgr spa (Ream sgr), partecipata interamente da fondazioni di origine bancaria piemontesi, gestisce asset per oltre 1,6 miliardi di euro tramite 13 fondi immobiliari. I portafogli comprendono immobili di varie tipologia: uffici, residenze sanitario assistenziali, student housing, social housing, green economy.

Il fondo immobiliare Gereas 2, gestito da Ream sgr, nel gennaio scorso ha ottenuto un finanziamento da 27 milioni di euro da Banco Bpm per acquisire l’ex mutua Fiat a Torino, un immobile tra via Marochetti e via Chiabrera, che ospita due Residenze Sanitarie Assistenziali (Rsa) per un totale di 400 posti letto, interamente accreditati con le strutture sanitarie della Regione. Il finanziamento, della durata complessiva di 7 anni, ha consentito il recupero funzionale dell’immobile (si veda altro articolo di BeBeez).

Ream sgr nel dicembre scorso, sempre tramite il fondo Gereas 2, ha acquisito la Rsa “i Glicini” a Bra (Cuneo) e uno studentato a Torino. La Rsa, gestita dalla cooperativa Socialcoop, conta 92 posti letto. Unicredit aveva supportato l’operazione erogando un finanziamento ad impatto sociale del valore di 12 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).

Inoltre nel novembre 2019 Ream sgr ha venduto per 33 milioni di euro un immobile in situato in via Manzoni 9/via Andegari 12, nel centro di Milano. L’acquirente è stata stata una società di diritto coreano (si veda altro articolo di BeBeez). Nel luglio scorso, inoltre l’sgr ha avviato il fondo Lendlease Global Commercial Italy Fund, che ha acquisito da Risanamento per 262,5 milioni di euro la sede italiana di Sky (si veda altro articolo di BeBeez).

Nel marzo 2019 Ream aveva comprato due immobili direzionali a Milano: uno in via Monfalcone e l’altro in viale Monza. A vendere era stata Generali Real Estate. I due immobili, entrambi locati a primari conduttori, sono entrati a far parte del Fondo Sympleo, fondo di investimento alternativo immobiliare chiuso per investitori professionali lanciato nel 2011 da Ream (si veda altro articolo di BeBeez).

 

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Fondo Italiano per l’Efficienza Energetica acquista il gestore energetico Cremonesi e studia il secondo fondo con target 175 mln euro

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cremonesi-logo@2xFondo Italiano per l’Efficienza Energetica (FIEE), gestito dall’omonima sgr, ha rilevato per oltre 10 milioni di euro il 100% di Cremonesi srl, azienda di Verona, attiva nella gestione dell’energia e degli impianti in ambito residenziale e nella consulenza professionale.

Con l’investimento in Cremonesi, che segue quello in Comat Servizi Energetici, di cui il fondo ha acquisito il 50,59% nel luglio 2018 per 16 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez), FIEE arriverà a efficientare circa 3.500 condomini in Italia, oltre che a chiudere con 6 mesi di anticipo sulla scadenza il suo periodo di investimento. Per questo motivo il management team sta già sondando gli investitori per il lancio del secondo fondo, che punta a una raccolta di 175 milioni, come annunciato ad Affari&Finanza di Repubblica lo scorso 22 aprile da Raffaele Mellone, presidente e co-fondatore dell’sgr.

FIEE è un fondo di private equity dedicato al finanziamento di progetti di investimento nel settore dell’efficienza energetica e fonti rinnovabili in Italia e all’estero, con una raccolta complessiva di oltre 160 milioni di euro.i Il focus primario è la realizzazione di importanti investimenti tramite il meccanismo degli EPC – Energy Performance Contract, in collaborazione con le principali ESCo italiane.

Lanciato nell’agosto 2016 (si veda altro articolo di BeBeez), FIEE aveva poi annunciato il secondo closing a 160 milioni nel maggio 2017 (si veda altro articolo di BeBeez). Alla raccolta del primo fondo, che aveva  poi raggiunto i 166 milioni di euro, oltre il target iniziale dei 150 milioni, anche grazie all’impegno della Banca Europea degli Investimenti come anchor investor, avevano partecipato per un 2% gli stessi soci fondatori dell’sgr e cioé l’ex amministratore delegato dell’Enel, Fulvio ContiMaurizio Cereda, già vicedirettore generale e consigliere di Mediobanca;  Lamse, holding di partecipazioni che fa capo ad Andrea Agnelli; Raffaele Mellone, ex managing director di Merrill Lynch; e l’amministratore delegato dell’sgr, Andrea Marano, già dirigente di Enel Green Power. Il fondo a oggi ha un Irr del 10,6% e punta a raddoppiare il capitale investito entro la scadenza (12 anni).

Tornando all’investimento in Cremonesi, la società è attiva in Italia dal 1991 e oggi lavora principalmente nel Triveneto e in Lombardia. L’azienda si occupa di energia, ambiente e sviluppo sostenibile, offrendo servizi di consulenza, progettazione, sviluppo e gestione di piani per la sostenibilità energetica ambientale, sociale ed economica, con soluzioni ad hoc a seconda del settore interessato. La società, con sede a Verona, ha chiuso il 2018 con ricavi per 1,46 milioni di euro, un ebitda di 189 mila euro e una posizione finanziaria netta di 656 mila euro (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

Con l’accordo appena raggiunto, l’azienda intende rafforzare la sua presenza nel Nord Est e sviluppare interventi di riqualificazione e miglioramento dell’efficienza energetica attraverso contratti di prestazione energetica e finanziamento tramite terzi. FIEE è stata assistita nell’operazione da CE Legal (advisor legale), PwC (advisor contabile) e da Fantozzi & Associati (advisor fiscale).

Nel luglio scorso il fondo FIEE ha investito in aumento di capitale 25 milioni di euro per il 15,82% di PLT Energia e ha sottoscritto un bond convertibile per altri 5 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). FIEE detiene in portafoglio anche City Green Light, Plangreen 2E e Selettra.


Banca Ifis procede con la riorganizzazione del settore Npl. FBS spa diventa Ifis Npl Servicing e FBS Real Estate cambia nome in Ifis Real Estate

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Logo_Banca_IFISFBS spa è diventata Ifis Npl Servicing e FBS Real Estate ha cambiato nome in Ifis Real Estate. Lo ha annunciato ieri la controllante Banca Ifis, spiegando che queste mosse rientrano nel processo di integrazione e riorganizzazione societaria del business degli Npl (si veda qui il comunicato stampa). Banca Ifis controlla al 100% FBS spa e FBSS Real Estate dallo scorso ottobre (si veda altro articolo di BeBeez).

La riorganizzazione, in linea con il piano industriale 2020-2022 della banca (si veda altro articolo di BeBeez), prevede la realizzazione di una filiera verticale volta a garantire la separazione e l’indipendenza tra le attività di acquisto dei crediti e quelle di gestione e recupero.  Entro fine 2020, al termine del necessario iter autorizzativo, le attività del Gruppo nel comparto dei Non Performing Loans saranno dunque riorganizzate su due società: Ifis NPL Investing e Ifis NPL Servicing. La prima si occuperà dell’acquisizione dei portafogli e sarà controllata da Banca Ifis mentre la seconda, che si occuperà della gestione e del recupero, sarà controllata dalla prima. Ifis Real Estate, dedicata alle attività immobiliari al servizio delle altre due società, sarà controllata da Ifis NPL Servicing.

“Il ridisegno organizzativo e societario che stiamo portando avanti ci consentirà di consolidare le competenze distintive del nostro Gruppo in materia di crediti non performing, generando maggior sinergie di ricavo e una migliore efficienza operativa. L’obiettivo è duplice: da un lato, ottimizzare le performance dei portafogli acquistati dal gruppo e, dall’altro, sviluppare ulteriormente l’attività di gestione e recupero crediti per conto terzi, ponendo le basi per un modello di business aperto anche all’eventuale partecipazione di altri investitori”, ha spiegato Francesco De Marco, direttore generale Ifis NPL Servicing (appunto la ex FBS spa).

A partire dallo scorso 2 marzo Katia Mariotti, sino a quel momento Restructuring & Non Performing Exposures Leader in EY, è stata nominata responsabile della nuova Direzione Centrale Npl di Banca Ifis e riporta direttamente all’amministratore delegato Luciano Colombini. (si veda altro articolo di BeBeez). La nuova Direzione Centrale Npl di Banca Ifis ha l’obiettivo di coordinare la presenza del gruppo nel settore di crediti non performing e lavora congiuntamente con Francesco De Marco, dg di Ifis Npl Servicing e responsabile della gestione e del recupero, e con Riccardo Sigaudo, responsabile Npl transaction.

A fine 2019 il business Npl ha rappresentato il 50% dell’utile netto della banca (si veda qui la presentazione agli analisti dei risultati preliminari 2019). Il valore nominale dei crediti in gestione al 31 dicembre 2019 ammontava complessivamente a 24,4 miliardi di euro di cui 17,8 miliardi di euro di proprietà e 6,6 miliardi di euro in servicing conto terzi. Il valore netto contabile del portafoglio crediti di proprietà del Settore NPL ammontava a fine esercizio a circa 1,28 miliardi di euro in crescita del 17,2% da fine 2018 (si veda qui il comunicato stampa).

L’ad Colombini lo scorso 11 febbraio, in occasione della presentazione dei risultati preliminari 2019, aveva annunciato: “Per i prossimi anni la strategia prevede l’espansione del business anche nel segmento large loan secured attraverso l’acquisizione di piccoli servicer team specializzati e un continuo efficientamento della macchina del recupero”. Più nel dettaglio,  Colombini, illustrando il piano industriale 2020-2022 a metà gennaio (si veda altro articolo di BeBeez), aveva detto:  “Stiamo valutando di inserire un team specializzato in asset class secured, che hanno tempi più rapidi di realizzo e margini maggiori. Speriamo di riuscirci entro il primo semestre di quest’anno. I crediti secured non saranno il core business, ma potrebbero costituire il 20-30% degli  investimenti totali al 2023”, ha dichiarato Colombini. Per quanto riguarda gli Utp, l’approccio di Banca Ifis sarà prudente, iniziando a gestire quelli più simili al recupero di Npl, invece di quelli vicini alla ristrutturazione, dove servono competenze industriali che la banca non possiede”.

Ricordiamo che la banca questo mese ha presentato un’offerta vincolante per rilevare il 70,77% di Farbanca, l’istituto di credito italiano dedicato alle farmacie, che fa capo a Banca Popolare di Vicenza, tuttora in liquidazione coatta amministrativa. Il restante 29,23% della banca fa capo a 450 piccoli azionisti, prevalentemente farmacisti. L’offerta ha validità 90 giorni ed è subordinata al rilascio delle necessarie autorizzazioni (si veda altro articolo di BeBeez).

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Lee Equity Partners compra Pioneer Underwriters. Index Ventures raccoglie 2mld $. Consonance Capital effettua il closing del suo secondo fondo a 825 mln $. Bodhala incassa round da 10 mln $ guidato da Edison Partners

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Lee Equity Partners

Lee Equity PartnersK2 Insurance Services, una società in portafoglio alla statunitense Lee Equity Partners, ha acquisito Pioneer Underwriters, compagnia di riassicurazione con sede a Londra (si veda qui privateequitywire). La transazione dovrebbe concludersi entro la fine del secondo trimestre, fatte salve le necessarie autorizzazioni normative. I termini della transazione non sono stati resi noti. L’attività trasferita comprenderà unità di sottoscrizione specializzate nella riassicurazione per catastrofi immobiliari, istituzioni finanziarie,international property e marine. Queste unità continueranno a essere basate a Londra e costituiranno la pietra angolare per la crescita futura della piattaforma internazionale di K2. Insieme, le unità sosterranno circa 150 milioni di sterline di premi lordi nel 2020, il tutto supportato da fornitori di capacità di alta qualità.

 

Schermata 2020-04-28 alle 09.21.23Index Ventures ha annunciato il closing simultaneo di Index Ventures Growth V, che ha raccolto 1,2 miliardi di dollari per investire in round di crescita , e di Index Ventures X, che ha raccolto 800 milioni di dollari ed è dedicato alle start-up più piccole (si veda qui il comunicato stampa).  Advisor delle due operazioni è stato Ogier Jersey. Questa raccolta per un totale di 2 miliardi di dollari va a paragonarsi con le raccolte dei fondi precedenti che sono state rispettivamente di 1 miliardo di dollari per la parte growth e di 650 milioni di dollari per le start up più piccole che risalgono al 2018. I fondi dovrebbero suddividere i loro investimenti tra gli Stati Uniti e l’Europa e sono stati nuovamente sostenuti da organizzazioni di ricerca, università, istituti medici, fondi pensione e fondi di fondi. Nonostante le difficili circostanze presentate dall’aumento globale del lavoro a distanza a seguito della pandemia di COVID-19, la solida infrastruttura IT di Ogier, accuratamente testata attraverso la sua rete globale di uffici, ha permesso ai suoi team di continuare a fornire un servizio regolare ed efficiente ai clienti mentre si lavora da remoto.

American Pacific GroupAmerican Pacific Group, appena tre settimane dopo aver superato l’hard cap da 450 milioni di dollari al closing del suo fondo di buyout, ha effettuato anche la sua prima operazione (si veda qui il comunicato stampa). APG, in collaborazione con Joe Falsetti di Dana Holdings LLC, ha acquistato SaltStick, produttore di integratori per la sostituzione degli elettroliti, che secondo ha un forte seguito tra gli atleti per le attività di competizione e allenamento. SaltStick è stata fondata nel 2006 da Jonathan Toker,  atleta di triatlon, che ha anche conseguito un dottorato di ricerca in chimica organica. La newco Roadrunner Holdings, creata da American Pacific, fungerà da piattaforma per l’acquisizione di marchi di nutrizione sportiva ad alto potenziale e prodotti correlati. Fraser Preston, managing partner di APG, ha dichiarato: “Siamo entusiasti del futuro di SaltStick e intendiamo investire nello sviluppo di nuovi prodotti e nell’ampliamento dell’impronta distributiva del marchio. “Cercheremo di rafforzare la sua posizione sul mercato attraverso acquisizioni di marchi ausiliari all’interno dello spazio frammentato della nutrizione sportiva”.  Preston era precedentemente senior managing director di HIG, che rappresentava nei board di Surgery Partners, First Capital, Dent Wizard, Matrixx Initiatives, Comverge / CPower, AMPAC, HelpSystems e Quicken.

Consonance CapitalConsonance Capital con sede a New York, con a capo tre ex dirigenti di JP Morgan, ha raccolto circa 825 milioni di dollari per il suo secondo fondo di private equity (si veda qui altassets).  La società investe nel settore sanitario e il suo primo fondo di private equity aveva raccolto 500 milioni di dollari nel 2014.

 

Edison PartnersBodhala, una piattaforma di tecnologia legale e di intelligence dei dati, ha ottenuto 10 milioni di dollari in un round di investimento guidato da Edison Partners, una società di capitali per la crescita con sede a Princeton, New Jersey. La società utilizzerà i fondi per l’espansione del prodotto, le vendite e l’accelerazione del mercato in quanto trasforma e modernizza l’acquisto di servizi di consulenza esterni (si veda qui il coomunicato stampa).  Bodhala utilizza data science, machine learning e intelligenza artificiale per aiutare le aziende ad analizzare, interpretare e ottimizzare le spese legali. Nel 2019 la società ha registrato una crescita del 300% dei ricavi e dell’organico ed è in procinto di fare lo stesso nel 2020. Bodhala ha anche registrato una significativa crescita della clientela negli ultimi 12 mesi in ciascuno dei suoi settori chiave verticali inclusi servizi finanziari, servizi sanitari, assicurazioni, energia e private equity. “L’industria legale è un mercato non funzionante in cui gli studi legali hanno avuto il pieno controllo, lasciando i consulenti interni in balia di commissioni sempre maggiori dai loro consulenti senza la leva che la parte che acquista merita di avere”, ha affermato Raj Goyle, co-fondatore e ceo di Bodhala. “I co-fondatori di Bodhala Raj e Ketan hanno sviluppato la prima piattaforma moderna per portare l’intelligenza dei dati, e tanto meno l’economia del mondo reale, alla spesa per servizi legali di grandi aziende e imprese”, ha affermato Daniel Herscovici, partner, Edison Partners, che ha guidato l’investimento.


Panattoni acquista terreno in Slesia per un centro di distribuzione. NCC e Taaleri Real Estate costruiscono tre condomini a Helsinki. Pamera compra uffici a Francoforte

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PanattoniPanattoni, leader di mercato nel settore immobiliare industriale in Europa, aumenta la sua presenza in Alta Slesia. Lo sviluppatore ha appena acquistato terreno a Czeladz, sede di molti progetti precedenti di Panattoni (si veda qui il comunicato stampa). I lavori di costruzione del prossimo centro di distribuzione, l Panattoni Park Czeladz V di 36.500 m², inizieranno durante questo trimestre. Il parco logistico si trova nella parte orientale della città. La società ha annunciato anche la costruzione di una struttura BTS di 67.000 m² per un noto produttore di abbigliamento sportivo e accessori, in un sito vicino. Marek Dobrzycki, amministratore delegato di Panattoni, ha spiegato: “La Slesia è la regione più popolosa (4,7 milioni di abitanti) e urbanizzata in Polonia (380 abitanti per m²), oltre aa essere una delle regioni industriali più forti dell’Europa centrale e orientale. Di conseguenza, è diventato uno dei luoghi chiave per la logistica, al servizio dei clienti in tutta la regione e oltre, tra cui Cracovia (circa 3,3 milioni di persone). Con un facile accesso alle principali arterie, la Slesia beneficia anche delle nuove tendenze della logistica, come la crescita del commercio elettronico, il consolidamento e il trasferimento delle catene di approvvigionamento e dei processi di produzione leggera da molte località in tutta la nazione”.  Il Panattoni Park Czeladź V sarà una moderna struttura di classe A, che offre 36.500 m², compresi circa 2.700 m² di uffici. La struttura sarà dotata di 107 banchine. I lavori di costruzione stanno per iniziare e gli inquilini potranno trasferirsi entro la fine dell’anno. Il parco sarà situato nella parte orientale strategica di Czeladź, vicino all’incrocio delle strade nazionali n. 94 (Wrocław-Cracovia) e 86 (Katowice-Łódź). L’autostrada A4 corre circa 12 km a sud e l’autostrada A1 – 15 km a ovest del parco. L’aeroporto internazionale di Katowice a Pyrzowice si trova a soli 20 km di distanza, l’aeroporto di Cracovia a 75 km e l’Ostrava ceca a 120 km. Il parco è accessibile con i mezzi pubblici (in tram, autobus), che offriranno grande comodità per il personale futuro.

taaleriNCC e Taaleri Real Estate Fund stanno costruendo tre nuovi condomini a Espoonlahti, fuori Helsinki, un’area in fase di ampio sviluppo (si veda qui Europe-re). In totale, ci saranno 218 appartamenti di varie dimensioni e il valore dell’ordine sarà di 41 milioni di euro. Espoonlahti è un’area in cui lo sviluppo è destinato a raccogliere slancio, con l’aggiunta di una nuova stazione della metropolitana e del nuovo centro commerciale Lippulaiva, che aprirà nel 2023. “La zona costiera di Espoonlahti è in fase di trasformazione in un moderno centro urbano, dove i servizi sono a portata di mano per gli abitanti e vi è un facile accesso ai trasporti pubblici. NCC ha già trasformato un edificio per uffici in una casa di cura in questa zona “, ha affermato Tuomas Tonteri, responsabile del residenziale, zona di Helsinki per NCC Building Finlandia. “La fase di sviluppo del progetto ha richiesto diversi anni e ha richiesto competenze approfondite. La costruzione dei condomini è iniziata e continuerà per quasi tre anni. Non vediamo l’ora del risultato finale: alloggi confortevoli e convenienti in un ambiente fantastico”, ha dichiarato Markus Halkola, Project Development Manager del Taaleri Real Estate Fund. Il completamento del primo blocco è previsto per il 2021. Gli ultimi piani della prima nuova unità abitativa saranno assegnati a spaziosi appartamenti da tre a quattro camere, insoliti in questa zona.

PameraPamera Real Estate Partners ha acquisito una proprietà per uffici a Eschborn, vicino a Francoforte (si veda qui propertyfundsworld).  Il venditore è una società di investimento attiva a livello internazionale. La struttura, in Frankfurter Strasse 20, che è stata costruita nel 2016, offre una superficie abitabile di oltre 5.300 metri quadrati, che comprende circa 5.000 metri quadrati di uffici e 300 metri quadrati di deposito. Include anche 169 posti auto. L’asset è completamente affittato. La durata media non scaduta ponderata dei contratti di locazione esistenti (WAULT) è superiore a dieci anni. L’affittuario più grande è un gruppo internazionale di gioielleria e orologeria che ha stabilito la sua sede tedesca nell’edificio.  L’immobile ha ottimi collegamenti di trasporto, con la stazione centrale di Francoforte che è a soli 15 minuti, mentre l’aeroporto internazionale  è raggiungibile in 20 minuti di auto. Christoph Zapp, fondatore e socio amministratore di Pamera: “Anche durante la crisi del Coronavirus, rimaniamo attivi per le famiglie che rappresentiamo e stiamo sfruttando le opportunità di investimento che si materializzano. La proprietà di Eschborn è stata particolarmente interessante per noi perché  offre un sicuro flusso di cassa a lungo termine e ha il potenziale per un’occupazione multi-inquilino in futuro. Inoltre, come sede di un ufficio, Eschborn si sta affermando come una valida alternativa a Francoforte. ”

 


Il tribunale di Milano ammette il marchio di moda Byblos al concordato preventivo in continuità

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byblosIl tribunale di Milano ha ammesso il marchio di moda Byblos al concordato preventivo con continuità aziendale ex articolo 186-bis della Legge fallimentare e con assuntore. La società è stata assistita nell’operazione sul piano legale da Carnelutti Law Firm e Studio Legale Scatena-Ratti, mentre Spada Partners ha assistito Byblos n qualità di advisor finanziario, nella definizione del piano di concordato preventivo (si veda qui il comunicato stampa).

Il piano concordatario prevede la prosecuzione dell’attività dell’azienda finché l’assuntore subentrerà nella titolarità di attivo e passivo, rimodulato secondo la proposta concordataria. Il tribunale inoltre ha stabilito che saranno effettuate aste per valorizzare beni facenti parte dell’attivo concordatario.

Byblos srl aveva presentato nell’ottobre 2019 un piano di ristrutturazione e nel novembre scorso domanda di concordato (si veda Fashion Magazine). Il tribunale di Milano le aveva concesso tempo fino al 16 dicembre 2019 per presentare la proposta concordataria o una domanda di omologa di accordi di ristrutturazione del debiti (si veda qui il decreto di apertura del concordato).

Manuel Facchini, amministratore unico della società e direttore creativo, lo scorso novembre 2019 aveva spiegato a MF Fashion“Le cause che hanno portato a questa situazione sono attribuite alle condotte del vecchio management, che gestiva l’operatività dell’azienda, e attualmente sono sotto indagine dell’autorità giudiziaria. Una volta avuto contezza, in via per altro casuale, delle perdite che la società aveva registrato nell’esercizio 2018, tenutemi del tutto all’oscuro dai miei manager abbiamo attivato le azioni necessarie per tutelare la mia immagine e quella della società”.

Byblos srl, con sede a Milano, è un marchio storico del made in Italy, nato negli anni Ottanta e rilanciato nel 2018 dall’imprenditore-stilista Manuel Facchini, dopo essere uscito dall’azienda di famiglia, Swinger International, guidata da suo fratello Mathias Facchini, a cui fa capo il marchio Genny. Byblos aveva ritirato le licenze e scelto di produrre internamente, nello stabilimento di Carpi, scarpe e borse. Era stata annunciata anche una collaborazione con Nike. Byblos aveva saltato le passerelle nel febbraio del 2018, era tornata alla Milano Fashion Week nelle due stagioni successive, ma aveva di nuovo dato forfait con la Spring-Summer 2020. L’ultima passerella per il marchio Manuel Facchini era stata quella della primavera-estate 2019. Nel bilancio all’aprile 2018, Byblos riferiva ricavi praticamente nulli e un ebitda negativo di 1,5 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).



Coronavirus, quali conseguenze per le banche e i loro bilanci? Addetti ai lavori a confronto alla Credit Village Digital Week

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Mraciò

Riccardo Marciò

Questi sono certamente tempi complicati non solo per le imprese, ma anche per le banche, che devono fare i conti da un lato con le difficoltà portare dal lockdown da coronavirus e dall’altro con regole rigide di valutazione del merito di credito, sebbene in un quadro di vigilanza che permette loro di tirare il fiato. Consapevoli che la mole dei crediti deteriorati tornerà a salire, sanno che i business plan per il recupero di quei crediti vanno rifatti, ma sono pronte a supportare le aziende clienti in difficoltà, perché, dicono, se la crisi è contingente e non strutturale, perché cedere quei crediti a terzi in perdita e rinunciare alla concreta possibilità che quelle imprese si rimettano in piedi?

Sono le principali considerazioni emerse ieri dal dibattito dedicato alle banche nella prima giornata della Credit Village Digital Week, la prima conferenza digitale sul mercato degli asset deteriorati, in collaborazione con T.W.I.N., che proseguirà fino al prossimo 30 aprile e di cui BeBeez è media partner.

Se certo per i prestiti da 25 mila euro con 100% di garanzia statale non è richiesta la valutazione, per tutti gli altri prestiti con garanzia, come previsto dal Decreto Liquidità, la valutazione c’è eccome e qui le cose oggi non sono facili. Tanto più, quando a chiedere un prestito è una società i cui crediti sono stati classificati come deteriorati dopo il 31 gennaio 2020.

Gianluca Garbi

Gianluca Garbi

Come noto, infatti, “il Decreto Liquidità prevede che i prestiti garantiti possano essere erogati anche a queste società, ma nella pratica, voglio vedere quanti se la sentiranno davvero a prestare a queste aziende”, ha detto  Riccardo Marciò, responsabile direzione Npl del Gruppo Banco Desio, sottolineando che “il Decreto Liquidità, in particolare, getta sulle banche l’onere della validazione dei prestiti, oltre alle relative responsabilità penali e regolamentari”. Inoltre, ha fatto eco Gianluca Garbi, ceo di Banca Sistema, “c’è il tema della revocatoria, che non è per nulla banale. Se presti oggi a una società in difficoltà che poi finisce in procedura, ti verranno a chiedere perché lo hai fatto”.

Bartoletti

Gianncarlo Bartoletti

Il Governo Conte ha iniziato a prendere dei provvedimenti per cercare di contenere anche le conseguenze economiche del coronavirus, ma nella fretta, ha dimenticato alcuni settori, come il factoring. “Non è stata considerata la cessione del credito come forma del finanziamento. Spero che le garanzie possano affiancare anche forme di finanziamento mediante cessione del credito, come propone Assifact. Finora sono stati siglati molti accordi formali dal Governo, ma i soldi alle aziende non sono ancora arrivati”, ha fatto notare ancora Garbi.

Certo, per fortuna, “il coronavirus ha colto le banche nel momento in cui erano più virtuose e avevano guadagnato maggiore tranquillità per gestire gli Npl“, ha detto ieri Giancarlo Bartoletti, direttore crediti problematici di Alba Leasing, ricordando che per il settore leasing le cose funzionano diversamente in tema di deteriorati, perché “dietro ai contratti ci sono degli asset che vanno gestiti”, spesso si tratta di immobili.

michele zorzi

Michele Zorzi

E sinora in effetti spesso quella del remarketing degli immobili ripossessati è stata la strada maestra per chiudere le esposizioni deteriorate di leasing immobiliari. Dallo scorso anno il Decreto crescita (Decreto Legge 30 aprile 2019, n. 34)  ha apportato una serie di modifiche alla legge 130/1999, in particolare in tema di Utp e di Reoco, il che potrebbe incentivare le operazioni di cartolarizzazione su Npl leasing.

In ogni caso, “il rapporto tra banche e servicer è destinato a rafforzarsi, perché le banche avranno più bisogno di prima di essere affiancate nella gestione dei portafogli di crediti deteriorati”, ha detto Michele Zorzi, direttore commerciale di Guber Banca, nata come servicer ma ora banca a servizio delle imprese e investitore in crediti deteriorati.

Vito Ruscigno, Responsabile Npe Optimisation Gruppo Intesa Sanpaolo

Vito Ruscigno

A proposito di investimenti in Npl, Zorzi ha detto che necessariamente i business plan di recupero vanno rivisti e che l’approccio all’investimento dovrà diventare molto meno aggressivo di quanto visto sinora:  “Si e dovranno trovare investitori con denaro più paziente, e collegare l’aspetto finanziario a quello sociale, senza lasciarsi prendere dal panico”, ha concluso Zorzi.E se prima gli istituti di credito puntavano a ridurre ulteriormente lo stock di Npl tramite cessioni, ora avranno l’obiettivo di contenere l’Npl ratio.

Quanto al mercato, Vito Ruscigno, responsabile Npe Optimisation del Gruppo Intesa Sanpaolo, ipotizza anche un impatto nel breve periodo sui tassi di fallimento delle aziende, che a loro volta avranno ripercussioni sulle esposizioni chirografarie e ipotecarie per gli immobili residenziali, commerciali, industriali e alberghieri. Un impatto limitato al breve periodo, dopo il quale si potrà ripartire.


Fintech lending, October lancia il rifinanziamento dei prestiti con il ricorso a garanzie

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October

OctoberLa piattaforma di lending alle pmi October ha annunciato ieri che offrirà alle imprese clienti la possibilità di rifinanziare i prestiti in atto mediante il ricorso a varie forme di garanzia, pubbliche o private (si veda qui il comunicato stampa). October offre cioé la possibilità di rimborsare l’attuale finanziamento sulla sua piattaforma e ottenerne uno nuovo con un importo superiore al capitale residuo attuale, una durata maggiore e la copertura della garanzia.

Il rifinanziamento potrà essere richiesto dalle pmi italiane con i requisiti per accedere al Fondo di garanzia pmi , che abbatte il rischio del finanziamento, in quanto in caso di default, la garanzia offre una copertura parziale del capitale residuo. Per poter beneficiare della garanzia, il nuovo finanziamento dovrà essere sottoscritto esclusivamente dagli investitori istituzionali del Fondo October, mentre i prestatori privati otterranno il rimborso totale del capitale residuo, che potranno trasferire sul proprio conto corrente o reinvestire su nuovi progetti.

Il decreto Cura Italia ha recentemente introdotto misure speciali per il rafforzamento del Fondo di garanzia, allo scopo di alleggerire i requisiti di accesso e potenziare il perimetro di intervento del fondo, estendendolo anche a operazioni di rinegoziazione di finanziamenti già esistenti, come quella adottata da October. In ottica di massima trasparenza, i prestatori privati e gli investitori istituzionali di October sono stati interpellati mediante una votazione online e la stragrande maggioranza ha espresso voto favorevole.

Sergio Zocchi, amministratore Delegato di October Italia, ha commentato: “October sta implementando una serie di iniziative volte ad aiutare le imprese clienti a superare l’emergenza dovuta all’epidemia coronavirus. In questo momento di crisi economica e sociale, che non trova precedenti, il fintech, unito alle garanzie pubbliche e al credito bancario, può dare un contributo significativo per accelerare l’accesso al credito da parte delle pmi”.

Fondata nel 2014 da Oliver Goy, October è la piattaforma europea di finanziamento online per le pmi leader in Europa continentale (fonte: Altfi), con oltre 404 milioni di euro di prestiti complessivi erogati dall’inizio dell’attività nel maggio 2015 e sino a fine marzo 2020, di cui oltre 68 milioni erogati a pmi italiane spalmati su un totale di 129 progetti dall’inizio dell’attività in Italia nel 2017. A fine ottobre 2018 la società ha cambiato nome da Lendix in October (si veda altro articolo di BeBeez). La piattaforma è attiva in 5 paesi, tra cui l’Italia. L’espansione territoriale era infatti uno dei primi obiettivi citati da October nel giugno 2018, in occasione dell’annuncio dell’ultimo round di finanziamento da 32 milioni di euro dai venture capital e da altri investitori (tra cui la CIR di Carlo De Benedetti, si veda altro articolo di BeBeez).

Intanto sarà operativo a brevissimo il fondo di direct lending di October Italia, dedicato agli investimenti in prestiti alle pmi italiane offerti sulla stessa piattaforma October (si veda altro articolo di BeBeez) e lanciato nell’ottobre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). Il nuovo fondo aveva annunciato il primo closing a quota 30 milioni di euro grazie alla collaborazione con cinque  Confidi  e con il Fondo Europeo per gli Investimenti. attraverso lo strumento di Garanzia InnovFin. Nel luglio 2019, October ha lanciato October SME IV, un Eltif (European Long Term Investment Fund), da 250-300 milioni di euro, dedicato alle pmi europee, Italia compresa (si veda altro articolo di BeBeez). A gennaio 2018 era stato annunciato il closing del Lendix SME Loans fund III da 200 milioni di euro, che era stato sottoscritto da Zencap Asset Management, Matmut Frères Investissements, Groupama, Fei, Eiffel IM, Decaux Frères Investissements e CNP Assurances (si veda altro articolo di BeBeez). Il primo Eltif era stato lanciato nel 2016 con il nome di Lendix SME Loans fund II.

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Kedrion chiude il 2019 con ricavi record a 808 mln euro e firma un accordo con l’israeliana Kamada per trovare una cura al coronavirus

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Schermata 2020-04-29 alle 05.58.55Kedrion spa, il gruppo leader nel settore dei plasmaderivati, controllato dalla famiglia Marcucci e partecipato da Cdp Equity, tramite FSI Investimenti spa, e dal fondo FSI, ha chiuso il 2019 con un fatturato record di 808,2 milioni di euro (+17,5% dai 687,9 milioni del 2018), di cui l’80,2% prodotto all’estero e in particolare negli Usa (43,5% del totale). Lo ha annunciato lunedì 27 aprile l’azienda a valle dell’approvazione del bilancio da parte dell’assemblea dei soci (si veda qui il comunicato stampa qui il bilancio 2019).

L’ebitda di Kedrion a sua volta è più che raddoppiato a 101,3 milioni (dai 46,5 milioni del 2018), grazie soprattutto a una forte riduzione dei costi ricorrenti, a seguito di un aumento importante dei volumi processati nell’impianto di Melville negli Usa. E, se si escludono i valori non ricorrenti, l’ebitda rettificato è salito a 166,1 milioni (+11,7% da 148,7 milioni). Il tutto ha portato a un utile netto di 38,2 milioni di euro (dagli 11,6 milioni dell’anno prima).

Schermata 2020-04-29 alle 06.11.45In leggero aumento la posizione finanziaria netta, passata a 516,4 milioni a fine 2019 dai 496,4 milioni di fine 2018, a fronte di investimenti per 88,1 milioni condotti nell’anno. Il debito include il bond da 350 milioni di euro a scadenza luglio 2022 e cedola 3% collocato nel luglio 2017 e quotato all’Irish Stock Exchange (si veda altro articolo di BeBeez).

Sempre lunedì 27 Kedrion ha annunciato la sigla di un accordo con l’israeliana Kamada per sviluppare una cura al coronavirus (si veda qui il comunicato stampa). Le due aziende biofarmaceutiche specializzate in plasmaderivati intendono infatti produrre e distribuire un’immunoglobulina policlonale umana (IgG) plasma-derivata Anti-SARs-COV-2 (COVID-19), che sarà sviluppata e prodotta utilizzando la tecnologia per IgG di proprietà di Kamada.

In base all’accordo, Kedrion fornirà il plasma donato da pazienti che hanno superato la Schermata 2020-04-29 alle 06.18.12malattia, raccolto nei suoi centri Kedplasma e, una volta ottenute le autorizzazioni, sarà responsabile della commercializzazione del prodotto negli Stati Uniti, in Europa, Australia e Corea del Sud. Kamada è responsabile dello sviluppo del prodotto, della produzione, della sperimentazione clinica (con il supporto di Kedrion) e della gestione delle registrazioni. Kamada si occuperà, inoltre, della distribuzione nei Paesi non di competenza di Kedrion. I diritti commerciali sul prodotto per la Cina saranno condivisi tra le due aziende.

“In seguito allo scoppio dell’epidemia globale da coronavirus, Kedrion e Kamada si sono subito attivate e hanno unito le forze in un progetto di sviluppo e produzione di un trattamento che possa risultare sicuro ed efficace”, ha affermato Paolo Marcucci, ceo di Kedrion.

Amir London, ceo di Kamada, ha aggiunto: “Abbiamo già avviato lo sviluppo di un’immunoglobulina policlonale Anti-SARs-COV-2 e a breve intendiamo avviarne la produzione clinica. Ho fiducia che la sinergia con Kedrion, un player globale nella raccolta di plasma e nella produzione di plasma-derivati, ci permetterà di velocizzare lo sviluppo del prodotto ed espanderne la portata internazionale”.

Kedrion ha sede a Castelvecchio Pascoli (frazione di Barga, in provincia di Lucca). Negli ultimi anni Kedrion ha ampliato le proprie attività in Ungheria e negli Stati Uniti e oggi è presente in circa 100 paesi nel mondo, in Asia, Europa, nel Nord e nel Sud America.

FSI I, il fondo gestito dall’omonima sgr guidata da Maurizio Tamagnini, aveva siglato l’accordo per acquisire il 19,59% di Kedrion lo scorso ottobre  (si veda altro articolo di BeBeez), a fronte di un investimento complessivo di 150 milioni: 100 milioni per l’acquisto di azioni dalla famiglia Marcucci e altri 50 milioni per sottoscrivere un aumento di capitale. Contestualmente FSI Investimenti spa (a sua volta controllata al 77,12% da Cdp Equity e per il resto dalla Kuwait Investment Authority) si era impegnata a sottoscrivere un ulteriore aumento di capitale per 16,7 milioni di euro per mantenere inalterata la sua quota del25,06% nel gruppo. Per effetto di queste operazioni, concluse poi nel novembre 2019, la famiglia Marcucci (tramite le holding Sestant Internazionale spa e Sestant spa) si è diluita a poco oltre il 54% di Kedrion.

 

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kedrion


Che impatto avrà il coronavirus sul settore immobiliare? Esperti a confronto alla Credit Village Digital Week

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Schermata 2020-04-28 alle 08.22.27

Schermata 2020-04-28 alle 08.22.27Il coronavirus sta mettendo in difficoltà imprese, banche (si veda altro articolo di BeBeez) e interi settori, compreso quello  immobiliare. Si è toccato quest’ultimo tema nel dibattito dedicato al real estate nella seconda giornata della Credit Village Digital Week, la prima conferenza digitale sul mercato degli asset deteriorati, in collaborazione con T.W.I.N., che proseguirà fino al prossimo 30 aprile e di cui BeBeez è media partner (si veda qui la replica della conferenza online sul real estate).

EmanueleGrassi_GMA

Emanuele Grassi

Secondo Emanuele Grassi, ceo e fondatore di GMA, post-coronavirus il mercato degli immobili residenziali subirà delle modifiche, ma non radicali, al contrario di immobili commerciali e alberghiero, che dovranno adeguarsi alle norme sul distanziamento sociale. A livello di trend, quest’estate l’immobile più gettonato nelle località turistiche sarà la casa al mare, che assicura un maggiore distanziamento sociale e al contempo viene incontro alla voglia di uscire delle persone dopo mesi di locldown, prevede Mirko Frigerio, fondatore ed executive vice president di NPLs RE_Solutions.

Mirko Frigerio

Mirko Frigerio

Intanto, i tribunali hanno sospeso le aste, senza un approccio omogeneo: ognuno ha la sua proposta sulle modalità di recupero. Il tribunale di Roma ad esempio ha sospeso le aste (tranne quelle telematiche) e la prima sarà pubblicata il 16 ottobre 2020, cui dovranno aggiungersi altri 120 giorni per l’ipotetica assegnazione, per cui il concesso credito potrà essere recuperato solo nel 2021, ha fatto notare Frigerio. A suo parere, andrebbe accelerata la distribuzione del cash in court (si veda altro articolo di BeBeez), che vale 10 miliardi di euro, ma probabilmente i tribunali saranno le linee guida solo quando si assesterà la situazione. Per Marco Sion Raccah, direttore generale di AREC – Aurora Recovery, occorre anche un’accelerazione delle omologhe dei concordati per cercare di salvare le aziende in difficoltà (Utp), sennò rischieremo di trovarci con un maggior numero di aziende fallite (Npl).

Renato Ciccarelli

Renato Ciccarelli

In generale, è necessario che questo momento di crisi spinga a migliorare i processi dei tribunali, ad oggi più focalizzati su quelli legali che su un approccio manageriale, semplificando le procedure, ivi comprese le aste telematiche. Queste ultime sono ancora molto complesse, visto che richiedono Pec, firma digitale e una lunga procedura per fare un’offerta, ha spiegato Renato Ciccarelli, direttore generale di Neprix (Gruppo Illimity). La crisi potrà anche essere un’opportunità per mettere mano al portafoglio e investire in settori in difficoltà, ma con grande potenziale di ripresa, come gli immobili alberghieri, segnala Frigerio.

Ovviamente la crisi creerà anche dei problemi al mercato immobiliare. Non solo ora che abbiamo le transazioni immobiliari bloccate, ma anche dopo. Bisognerà infatti capire a quanto ammonterà il premio al rischio e il suo effetto sui prezzi degli immobili, afferma Raccah. Chi ha comprato Npl prima della crisi, dovrà aggiornare i suoi business plan, che già prima della crisi davano alcuni segni che non li avrebbero rispettati, ha detto Paolo Zago, direttore generale di Héra Holding. I nuovi portafogli di Npl avranno maggiori tempi di recupero e pertanto un Irr inferiore, che potrà essere recuperato solo con minori prezzi di acquisto del portafoglio stesso. In tal senso, potrebbe aiutare il provvedimento sulle DTA del Governo, che sostanziamente consente di monetizzare con un credito di imposta parte delle perdite del portafoglio. Inoltre, il fatto che le imprese segnalate alla Centrale Rischi non potranno accedere ai finanziamenti garantiti introdotti dal Decreto Liquidità potrebbe deteriorare ulteriormente gli Utp, trasformandoli in Npl, salvo le banche non li gestiscano in modo proattivo. Tuttavia, gli istituti di credito solitamente privilegiano il rispetto degli indicatori della Bce e così accantonano gli Utp invece di strutturare meccanismi di early warning e di gestione proattiva. Gli operatori specializzati in Utp, dal canto loro, se li prendono in carico solo se hanno una dimensione rilevante da giustificare due diligence e analisi, dal momento che comportano un investimento in capitale di rischio, segnala Raccah. Il mercato degli Utp e degli Npl del resto ha ale spalle dei fondi che si aspettano dei rendimenti non conciliabili con dilazioni di pagamento di lungo periodo. Le parti potranno trovare un compromesso quando si abbasserà il costo del capitale, ma resterà il problema di chi ha investito prima della crisi, a prezzi maggiori, ha segnalato Grassi. Ecco perché al mercato servono investitori con capitali pazienti, ha concluso Zago.

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Borgosesia cerca nuove risorse per cautelarsi dall’impatto del Covid. Intanto conferma lancio Spac e proposta come assuntore di Advance sim

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borgosesiaL’andamento della gestione di Borgosesia, sviluppatore immobiliare quotato sul mercato MTA di Borsa Italiana,  prevista in utile dal piano industriale, potrà risentire degli effetti del lockdown conseguente all’emergenza sanitaria innescata dal coronavirus inn particolare perché c’è incertezza sul “processo di dismissione programmato e ciò non tanto in funzione dell’inattività connessa al blocco quanto di quella che potrà essere la reazione del mercato alla ripresa”, avverte Borgosesia in una nota diffusa ieri a valle della pubblicazione dei conti 2019 (si veda qui il comunicato stampa).

Per questo Borgoseisa prosegue: “A ragione di ciò, dovendo mettere in conto comunque un rallentamento dei flussi finanziari in entrata, il management ha avviato una attività di ricerca, in via cautelativa, di risorse addizionali che, qualora non necessitanti a tal scopo, potranno essere indirizzate, verificandosene le condizioni, verso nuovi investimenti, anche in misura maggiore rispetto a quella prevista nel piano industriale ‘22, e ciò al fine di cogliere le nuove opportunità che dovessero essere offerte dal mercato”.

Borgosesia ha chiuso il 2019 con un patrimonio netto di 26,9 milioni di euro; un utile netto di 2,7 milioni (+69% dal 2018); un valore della produzione di 14,5 milioni, un ebitda consolidato rettificato di circa 5 milioni  euro (+17,6%) e un debito finanziario netto consolidato in calo da 8 a 3,9 milioni. Si tratta del primo bilancio chiuso dopo il perfezionamento della scissione, parziale e proporzionale a favore di Borgosesia del patrimonio della controllante CdR Advance Capital spa, quotata all’Aim Italia. Patrimonio che quest’ultima ha costruito conducendo attività di investimento in asset non performing. La scissione è stata condotta lo scorso dicembre (si veda qui il comunicato stampa), ma l’operazione era stata annunciata esattamente un anno prima, nel dicembre 2018 (si veda altro articolo di BeBeez).

Come sottolineato anche nella nota diffusa ieri, a valle della scissione Borgosesia ha “focalizzato la propria attività nel campo degli investimenti in assets alternativi, nonché in quello della gestione di questi ultimi per conto di terzi investitori, privilegiando in tale contesto quelli in immobili a destinazione residenziale, in genere non ultimati, acquisiti nell’ambito di special situation, e ciò anche attraverso il preliminare rilievo di crediti non performing garantiti da ipoteca iscritta su questi, al fine di completarli e rimetterli sul mercato, anche frazionatamente”.

Quanto a CdR Advance Capital ha invece focalizzato la propria attività, sempre in qualità di holding di partecipazioni, nel settore del private equity indirizzando parte dei relativi investimenti verso società industriali interessate da processi di turnaround. Di fatto CdR prosegue a operare, in un contesto più ampio, anche nel settore delle special situation. Tale attività non si sovrappone quindi con quella di Borgosesia, che, come detto, opera sì nel settore delle special situation, ma concentrando i propri investimenti in specie nel settore immobiliare e in asset che non presuppongono, comunque, un’attività industriale.

Già utilizzando il nuovo approccio agli investimenti, nel 2019 Borgosesia ha rilevato attivi immobiliari gravati da ipoteche attraverso l’acquisizione di Npl non performing per 14,7 milioni di euro, versando un corrispettivo di 6,5 milioni e ha inoltre siglato un accordo con Bravo spa, società controllata dalla famiglia Bini, per rilevare Kronos spa, società costituita nel corso del 2017 allo scopo di dare attuazione al processo di ristrutturazione finanziaria che in passato aveva interessato Borgosesia, in conformità alla convenzione al tempo stipulata con le banche. A oggi Borgosesia controlla il 94,6% di Kronos.

Nella nota diffusa ieri si ricorda inoltre che nel gennaio scorso il Consiglio di amministrazione di Borgosesia ha varato il nuovo piano industriale al 2022, che prevede: l’acquisto di nuovi asset, prevalentemente immobiliari, per 24 milioni di euro; lo smobilizzo di investimenti già realizzati per 64 milioni; e il conseguimento di un ebitda di 6,6-7,3 milioni di euro. (si veda qui il comunicato stampa di gennaio). Non solo.

Il piano prevede di concentrare l’operatività del gruppo Borgosesia non solo nell’investimento in asset non performing e alternativi, ma anche in quello della loro gestione per conto di terzi investitori dando a tal fine impulso, tra le altre, alle attività di Borgosesia Gestioni sgr (non escludendo l’ingresso nel capitale di tale società, al fine di accelerarne il processo di sviluppo, di partner strategici ), alle attività di cartolarizzazione e di direct equity, queste ultime destinate a creare un diretto collegamento, nell’ambito di veicoli societari dedicati, tra uno o più investitori e singoli asset target.

Infine il Cda di gennaio aveva deliberato anche il riassetto della struttura della società, che prevede di assegnare il controllo degli investimenti immobiliari a CdR Recovery RE (che si chiamerà Borgosesia Real Estate) e dei restanti investimenti, oltre che delle singole società prodotto (fiduciaria, sgr, spv di cartolarizzazione) a Non Performing Asset (che cambierà nome in Borgosesia Alternative).

Il Cda aveva deliberato anche di lanciare BGS Club Spac, la prima multi-spac dedicata agli investimenti alternativi in special situation e di avanzare alle competenti autorità, in qualità di assuntore e nell’ambito dell’attività di investimento in asset alternativi di natura mobiliare, una proposta di concordato liquidatorio per Advance sim, oggi in liquidazione coatta amministrativa (si veda qui la nota di Banca d’Italia).

Quest’anno, la società intende investire 7-8 milioni di euro per acquistare crediti non performing che hanno come sottostanti immobili, cui si aggiungeranno poi gli investimenti per valorizzarli e ristrutturarli, ha dichiarato qualche giorno fa a BeBeez Mauro Girardi, presidente di Borgosesia (si veda altro articolo di BeBeez). L’azienda acquista prevalentemente immobili residenziali in grandi città o località turistiche nel centro-nord Italia: Milano, Bergamo, Brescia, Roma e nelle zone del Lago Maggiore e di Garda. Dopo aver acquisito il credito con sottostante immobiliare (investimenti primari), la società effettua degli investimenti secondari per valorizzare e ristrutturare gli asset e rivenderli sul mercato.

Sul fronte delle acquisizioni, Borgosesia è già stata molto attiva quest’anno. Questo mese ha acquisito il 100% di Lake Holding, un veicolo di investimento immobiliare di cui la società già deteneva una partecipazione del 5%, a cui risultavano collegati una serie di diritti tra cui quello di beneficiare del 51% degli utili e del patrimonio netto di liquidazione (si veda altro articolo di BeBeez). A inizio aprile la società ha acquisito un immobile in via Rossini a Milano per 1,7 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Nel marzo scorso, invece, Borgosesia ha comprato un immobile nel centro di Roma per 4 milioni di euro, attraverso la controllata Doria srl. L’operazione è avvenuta mediante compensazione con crediti, prevalentemente ipotecari, acquistati in precedenza dal gruppo per un valore di 3,5 milioni (si veda qui il comunicato stampa). Sempre a marzo, Borgosesia ha rilevato un altro immobile a Milano per 1,7 milioni di euro.

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Le BigTech dovrebbero mettere a disposizione i loro dati e la PSD2 dovrà essere reciproca. Lo dicono Bankitalia, Financial Stability Board e Osservatorio Fintech e Insurtech

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bigtechLe BigTech (grandi piattaforme tecnologiche come Apple, Facebook e Google, oltre alle imprese di comunicazione) dovrebbero mettere a disposizione i loro dati, per il bene pubblico. E’ la conclusione dello studio di Banca d’ItaliaSalviamo i dati economici dal COVID-19“, condotto dagli economisti Claudia Biancotti, Alfonso Rosolia, Fabrizio Venditti e Giovanni Veronese.

Nel dettaglio, la ricerca sostiene che servano “più forti sinergie tra istituti nazionali di statistica, altri enti pubblici, aziende specializzate nella costruzione di basi informative economiche e grandi piattaforme tecnologiche”. In particolare, queste ultime hanno a disposizione una mole impressionante di informazioni sui loro utenti, che ad oggi usano solo per i propri fini, ma che potrebbero essere messe al servizio del bene pubblico.

La European Data Strategy della Commissione Ue suggerisce che “l’uso di dati aggregati e anonimizzati dalle piattaforme social può costituire un utile complemento alle informazioni provenienti dalla rete sanitaria in caso di epidemia”. Qualcosa si è mosso: nel marzo scorso Eurostat ha siglato un accordo con AirBnB, Booking, Expedia e TripAdvisor per accedere a dati unici e affidabili sul turismo. Google Trends si è mostrato utile nel prevedere sia l’andamento del mercato del lavoro che del Pil in Usa. Tuttavia, Bankitalia ritiene che si possa e si debba fare di più, anche in un’ottica di “verificare l’efficacia delle misure di contenimento del COVID-19”.

Le BigTech del resto stanno godendo di numerosi benefici dall’entrata in vigore della direttiva europea PSD2, che impone agli istituti finanziari di condividere dati su pagamenti e conti correnti con terze parti, previo consenso del cliente. Secondo uno studio del Financial Stability Board, intitolato “BigTech in Finance. Market development and potential financial stability implications“, il loro ingresso nella finanza gli ha portato numerosi vantaggi, tra cui il potenziale di maggiore innovazione, diversificazione ed efficienza nell’offerta servizi finanziari.

L’Osservatorio Fintech e Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano ha censito 48 piattaforme di open banking e open finance in Europa (17 solo in Gran Bretagna) e sono oltre 12 i settori non finanziari che propongono servizi finanziari. Se da un lato le BigTech possono aumentare l’inclusione finanziaria, dall’altro possono comportare rischi per la stabilità del sistema e per la concorrenza, nel caso in cui finiscano per dominare l’offerta di alcuni servizi finanziari in alcuni paesi, ammonisce il Financial Stability Board.

FILIPPO RENGA CONDIRETTORE OSSERVATORIO SMART AGRIFOOD

Per rimediare al vantaggio delle BigTech dovuto alla PSD2, Filippo Renga, cofondatore degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano e direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech, propone di rendere reciproca la direttiva, imponendo anche alle BigTech di condividere i loro dati (si veda questo video sul tema).

Il professore ha spiegato a BeBeez: “Questo obbligo garantirebbe la necessaria reciprocità tra i due mondi, maggiori possibilità di cooperazione o competizione virtuosa e vantaggi per il consumatore”. A suo avviso, il legislatore europeo dovrebbe agire al più presto, considerata la platea sempre più ampia di attori non tradizionali nel settore finanziario. Ma come potrebbero essere impiegati dagli istituti finanziari? “Aziende come Facebook, Amazon, Linkedin, Apple e Booking hanno a disposizione una enorme mole di dati di grande valore, in grado di dare informazioni real time sugli utenti, che potrebbe essere utilizzata dagli istituti finanziari per creare e migliorare i propri servizi finanziari. Si pensi ai dati in possesso dei colossi e-commerce e delle app di instant messaging sulle preferenze o abitudini quotidiane dei consumatori attraverso i quali si potrebbero personalizzare le offerte di investimento. Un altro esempio sono i dati sulla carriera lavorativa disponibili a un social network come LinkedIn, preziosi nella concessione di un mutuo. Nel caso del credito in particolare questo tipo di dati potrebbe consentire valutazioni molto meno costose e più precise sia del merito creditizio ex ante che del comportamento ex post del cliente, rispetto a quelle a disposizione di una banca”, ha concluso Renga.


APG, NPS e Swiss Life vincono l’asta su Brisa. Omers Ventures raccoglie 750 mln $ per il fondo venture IV. KKR compra cinque impianti solari in India. ADM Capital raccoglie 630 mln $. Scopely compra Pierplay. Partech raccoglie 100 mln $ per il terzo fondo seed

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Schermata 2020-04-29 alle 09.06.50Un consorzio formato da Apg, il principale asset manager di fondi pensione olandese (che controlla il gruppo Itinere, società concessionaria di autostrade in nord della Spagna), il fondo pensione coreano Nps e Swiss Life ha sottoscritto un accordo per rilevare l’81,1% di Brisa-Auto Estradas de Portugal, il più grande operatore autostradale portoghese (si veda qui il comunicato stampa). Brisa è stata valutata oltre 3 miliardi di euro a livello di equity.A vendere sono Arcus Infrastructure Partner e l’imprenditore José de Mello, che possiedono circa il 40% ciascuno di Brisa. Ad aver depositato le offerte vincolanti lo scorso aprile erano stati anche la cordata Gruppo Gavio-Ardian,  i gruppi spagnoli Abertis (controllata da Atlantia) e Globalvia; un consorzio formato da China State Construction Engineering Corporation e Cnic Corporation; e il gruppo giapponese Marubeni (si veda altro articolo di BeBeez).

Omers VenturesOmers Ventures all’inizio dell’anno ha effettuato il closing di Omers Ventures Fund IV a quota 750 milioni di dollari, il fondo più grande della sua storia, sebbene lo abbia comunicato soltanto in questi giorni (si veda qui il comunicato stampa). Il fondo condurrà investimenti in round di venture capital dalla Serie A alla Serie C  soprattutto in insurtech / fintech, healthtech, proptech, negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito e in Europa. Come sempre, gli investimenti iniziali in genere vanno da 5 a 25 milioni di dollari, con l’opportunità di investimenti successivi man mano che un’azienda cresce. Ci saranno momenti in cui esamineremo gli investimenti su entrambi i lati di questa gamma, ma darà ai fondatori un buon orientamento su ciò che ci interessa di più.

kkrKKR ha siglato un contratto per acquisire dall’indiana Shapoorji Pallonji Infrastructure Capital cinque attività di energia solare per un corrispettivo totale di 15,54 miliardi di rupie indiane (circa 204 milioni di dollari). Il portafoglio comprende attività con una capacità di 169 MWp a Maharashtra e attività con una capacità di 148 MWp a Tamil Nadu (si veda qui il comunicato stampa). Shapoorji Pallonji ha sede a Mumbai e opera in oltre 70 paesi con un fatturato globale di oltre 5 miliardi di dollari. SP Infra è il braccio di sviluppo delle infrastrutture con attività nel settore dell’energia rinnovabile e basata sul gas, autostrade, porti e terminal in India e all’estero. KKR adotta un approccio flessibile agli investimenti in infrastrutture nell’area Asia Pacifico. I settori presi in considerazione comprendono asset come trasporti, energia, telecomunicazioni, acqua e rifiuti,

 

ADM CapitalADM Capital, asset manager con sede a Hong Kong specializzato in credito e investimenti sostenibili nell’area Asia Pacifico, ha raccolto 630 milioni di dollari di nuovi asset, portando il totale gestito a 2,4 miliardi di dollari. Questi fondi saranno investiti nei mercati del credito privato asiatico e saranno destinati a società di medie dimensioni (si veda qui privateequitywire). Neil Harvey, ex ceo di Hong Kong e della Grande Cina e capo dell’Asia Pacific Asset Management presso il Credit Suisse, entra a far parte del team di credito privato dell’Asia del Pacifico a Hong Kong come presidente esecutivo. Harvey è stata impegnata ad allineare ADM Capital per un’espansione anticipata nel settore del credito privato nell’area dell’Asia del Pacifico. L’azienda espanderà il proprio personale nelle regioni in cui opera e cercherà di raccogliere capitali aggiuntivi nei prossimi mesi.

ScopelyIl produttore di giochi mobile Scopely ha acquisito PierPlay con sede a Los Angeles, il co-creatore del suo popolare gioco di parole “Scrabble Go”, nel tentativo di espandere il suo portafoglio di giochi che include titoli come “Looney Tunes World of Mayhem” e “The Walking” Dead: Road To Survival” (si veda qui Reuters).  I termini finanziari dell’acquisizione di  non sono stati resi noti da Scopely, che aveva anche acquistato FoxNext Games di Walt Disney Co, il produttore di “Marvel Strike Force”, a gennaio. “Scrabble Go”, la cui popolarità è aumentata vertiginosamente nel mese di lancio stesso, è la versione mobile dell’iconico gioco da tavolo in cui due o più giocatori si uniscono a tessere o lettere per formare parole e guadagnare punti. Il gioco, nato dalla collaborazione con i produttori di giocattoli Mattel Inc e Hasbro Inc,  sta attualmente vedendo 2,5 milioni di utenti attivi ogni giorno con un tempo di gioco medio di 100 minuti, ha spiegato Scopely. Dal suo lancio il 5 marzo, “Scrabble Go” è stato scaricato oltre 10 milioni di volte in tutto il mondo e ha raccolto oltre 1,2 milioni di dollari nella spesa degli utenti, secondo i dati della società di analisi Apptopia. Le vendite e i download di videogiochi hanno visto un’impennata negli ultimi due mesi a seguito di blocchi guidati dal coronavirus e di rifugi domestici in tutto il mondo. Scopely, che vanta l’attore Arnold Schwarzenegger come uno dei suoi azionisti, ha raccolto qui $ 200 milioni nel suo ultimo round di finanziamento a marzo, portando la sua valutazione totale a $ 1,9 miliardi.

partech partnersPartech annuncia la chiusura definitiva della raccolta del suo più recente Seed Fund, Partech Entrepreneur III, a 100 milioni di dollari, che investirà in sanità, lavoro, commercio, finanza, mobilità e informatica. Nonostante il lockdown da coronavirus, il fondo sta investendo attivamente in Europa, Stati Uniti e Asia per sostenere le startup nella fase iniziale nel riavvio di come sarà la nostra vita personale e professionale nei prossimi anni (si veda qui il comunicato stampa). Mentre 3 miliardi di persone sono confinate a casa, la digitalizzazione è destinata ad accelerare drasticamente in tutti i settori e “remoto” sta emergendo come nuovo standard. Le start-up che chiudono i round di seed al momento sono nella posizione ideale per cogliere le opportunità future nel nuovo mondo “normale”, mentre gli operatori storici hanno a che fare con vecchie infrastrutture e piani di riduzione dei costi di massa.  Partech è ora uno dei maggiori investitori “seed” in tutto il mondo, con i suoi fondi di seed che superano in totale $ 300 milioni e superano 160 investimenti in 22 paesi in Europa, Stati Uniti e Asia. I fondi seed Partech sono gestiti da un team dedicato di 10 investitori composto da ex fondatori e impiegati startup, con sede a San Francisco, Parigi e Berlino.
(Articolo modificato alle ore 9.00 del 29 aprile – si aggiunge la notizia su Brisa)


AEW acquista uffici a Parigi. Legal & General investe 172 mln euro per il centro di Sheffield. Catella e Elithis sviluppano in Francia torri residenziali energeticamente sostenibili

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Catella

AEW Capital ManagementAEW, che agisce per conto di un mandato ricevuto dal fondo pensione pubblico tedesco Rheinische Versorgungskassen (RVK), ha acquisito una proprietà a uffici a Parigi da HANSAINVEST Real Assets (si veda qui Europe-re). Il complesso fu costruito nel XIX secolo e riqualificato nella seconda metà del XX secolo e comprende una proprietà di nove piani in Rue Jouffroy d’Abbans e un edificio di sei piani in Rue de Prony. Complessivamente, il complesso offre 3.470 m² di spazi commerciali e uffici. Lo spazio commerciale è affittato a Carrefour City e lo spazio per uffici è interamente affittato a sette inquilini provenienti da una gamma ben diversificata di settori. Il prezzo di acquisto non è stato reso noto. Situato nel CBD di Parigi nel 17° distretto, l’immobile si trova in una posizione ambita in prossimità dell’esclusiva zona residenziale attorno al Parc Monceau. A breve distanza dalle stazioni della metropolitana Wagram e Monceau e dalla linea ferroviaria suburbana di Pereiere, l’immobile offre una forte connettività con il resto della capitale. Marc Langenbach, Head of Funds & Separate Accounts Germany, presso AEW ha commentato: “Questa acquisizione segna il nostro primo per RVK ed è fortemente allineata alla strategia del mandato di investire in investimenti core di alta qualità a Parigi. AEW è stata selezionata da RVK per la sua forza della nostra rete in Francia, così come la nostra esperienza attraverso la nostra piattaforma paneuropea. Continuiamo a monitorare una serie di opportunità mentre cerchiamo di far crescere il portafoglio a Parigi, dove siamo fiduciosi nelle prospettive a lungo termine di uno dei leader europei città.”

Legal & GeneralLegal & General investirà  172,4 milioni  di euro (150 milioni di sterline) nello sviluppo di West Bar Square a Sheffield per realizzare la prima fase di questo sostanziale progetto a uso misto in collaborazione con lo sviluppatore Urbo e il Comune di Sheffield, mentre continua a investire a lungo a medio termine, a sostegno delle prospettive di crescita economica post crisi del Regno Unito, delle esigenze occupazionali e abitative (si veda qui il comunicato stampa).  Lo sviluppo comprenderà 200.000 piedi ² di uffici di grado A, 350 case “Build To Rent”, un parcheggio multipiano e spazi pubblici paesaggistici di alta qualità. La prima fase fornirà ingombro elevato, spazi per uffici moderni, attualmente carenti nel mercato immobiliare di Sheffield, e dovrebbe ospitare fino a 1.800 lavoratori.Nigel Wilson, ceo di Legal & General, ha commentato: “Legal & General si trova in una posizione unica per sostenere la ripresa economica del Regno Unito investendo risparmi e pensioni in beni reali che promuovono la creazione di posti di lavoro, dalla costruzione all’occupazione in ufficio”.

CatellaLe città francesi di Digione e Saint-Étienne sono diventate le prime metropoli ad approvare lo sviluppo di torri residenziali ‘sostenibili dal punto di vista energetico’ altamente sostenibili nell’ambito di un programma di investimenti paneuropeo da 2 miliardi di euro lanciato da Catella ed Elithis (si veda qui il comunicato stampa).  La costruzione delle due torri residenziali avverrà nel 2020 e ci sono altri cinque nuovi progetti pianificati dalla joint venture Catella / Elithis per le città di altre parti della Francia alla fine del prossimo anno. Le torri offriranno appartamenti a affitti convenienti, grazie alla cessione dell’energia in eccesso alle reti nazionali e consentendo risparmi sostanziali sulle bollette energetiche degli inquilini. La torre di Digione, Arsenal New Tea, sarà costruita su Avenue Jean Jaurès, all’incrocio tra il centro città e il quartiere dell’Arsenal, con negozi e scuole nelle vicinanze. Dijon, la capitale della Bourgogne con oltre 150.000 abitanti, ha una forte economia industriale e agricola locale e la domanda di alloggi a prezzi accessibili è enorme. Arte Charpentier è stata nominata architetto per il progetto. Saint-Etienne, situata a 50 km a sud di Lione, è la capitale della regione della Loira e con oltre 170.000 abitanti, ha anche una forte economia industriale locale. La torre di Saint-Étienne – “Tese” – sarà costruita all’angolo tra Rue Cugnot e Rue du Sergent Rivière nel quartiere Châteaucreux, che collega il centro città e l’area manifatturiera e ospita negozi, scuole e università. PPX è l’architetto per il progetto.

 

 

 

 


Solo politiche che aumentano produttività e crescita permettono di attrarre risparmio privato sull’economia reale

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Ignazio Rocco di Torrepadula
Ignazio Rocco di Torrepadula

Ignazio Rocco di Torrepadula

di Ignazio Rocco di Torrepadula,
founder e ceo di Credimi

Un pensiero su un aspetto che non mi torna, nella bella intervista di Carlo Messina al 24Ore, del 25 aprile.

Messina dice sarebbe importante convogliare il massiccio risparmio delle famiglie italiane verso imprese ed economia reale. E’ vero che il risparmio delle famiglie italiane ha dimensioni ciclopiche: 9.700 Mdi di euro, circa la metà investito in attività finanziarie.

Però, perché aumenti la quota investita in (finanziamenti o equity di) imprese italiane, c’è un requisito importante: il rendimento deve essere congruo. Non è realistico che le famiglie investano nel finanziamento dell’economia reale contro un rendimento pari a zero, che è quello oggi riconosciuto dalle banche.

Un Btp a 10 anni offre uno spread sul Bund del 2.4%, pari a un rendimento di 1.9%. Un investimento in aziende italiane, meno liquido e più rischioso (soprattutto se in aziende piccole) deve certamente offrire qualcosa in più, probabilmente a partire da una regione comnpresa tra il 3% e il 4%: sono questi i rendimenti (minimi) che possono mobilitare il risparmio privato. Ed è ovvio che, pagando questi prezzi al risparmio, le imprese potrebbero ricevere finanziamenti solo con un markup ulteriore: probabilmente al 5-6%. Che è il vero “costo industriale” (il costo minimo, direi) dei finanziamenti all’economia reale.

Invece, oggi le banche riconoscono ai risparmi un rendimento netto pari appunto a zero, o molto prossimo a zero. Questo si applica alla raccolta diretta, ma anche a buona parte della raccolta indiretta, sia quella assicurativa che quella in fondi. Un rendimento prossimo a zero non può  attrarre risparmio addizionale dalle famiglie.

Un costo della raccolta prossimo a zero ha altri benefici : combinato con la raccolta a tassi negativi dalla banca centrale, permette di finanziare alcune imprese (solo alcune) a tassi bassissimi (mentre altre imprese, quelle più deboli o rischiose, ricevono meno credito). La massa di risparmio indirizzata all’economia italiana non aumenta, ma alcune aziende beneficiano di condizioni generose.

Ma se per mobilitare risparmio privato verso l’economia reale bisogna che l’economia sopporti un costo del 5-6%, è possibile per le imprese sostenere questo costo ? La risposta sta in due parole: produttività e crescita. Sono i fattori che possono permettere a una impresa (e a una economia) di pagare il proprio costo del debito. In questa crisi, che non è finanziaria ma sanitaria e “fisica”, questo è ancora più vero.

E quindi, solo le politiche che aumentino produttività e crescita permettono davvero di attrarre risparmio privato verso il bilancio pubblico e verso le imprese, in maniera massiccia e stabile. Non le detassazioni, né i vincoli di portafoglio, né altre forme di repressione finanziaria.


J-Invest cartolarizza 1,7 mld euro di Npl corporate. Sono 5 portafogli acquistati sul mercato secondario

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Jacopo Di Stefano

Jacopo Di Stefano

J-Invest, società finanziaria indipendente attiva dal 2008 nel settore dei distressed asset, ha cartolarizzato NPL del valore lordo complessivo di 1,701 miliardi di euro, acquisito sul mercato secondario. Il portafoglio è costituito da 1.930 posizioni di tipo unsecured corporate, originate per il 93% da istituti bancari e finanziari  e l’operazione ha previsto l’emissione di titoli senior e junior, con le senior che sono state sottoscritte da un fondo specializzato in private debt  con sede a Londra (si veda qui il comunicato stampa).

Zenith Service è il servicer incaricato, con J-Invest che a sua volta svolgerà alcune attività relative alla riscossione e  alla gestione dei crediti. Per l’operazione, J-Invest è stata assistita da Greenberg Traurig LLP.

Nel dettaglio, l’operazione è stata condotta tramite il veicolo di cartolarizzazione NPL Securitisation Italy SPV srl, che lo scorso 14 aprile ha stipulato cinque separati contratti  in forza dei quali ha acquistato dal veicolo NPL Securitisation Europe SPV srl cinque portafogli di crediti, nell’ambito di separate operazioni di cartolarizzazione (si veda qui la Gazzetta Ufficiale).
In particolare si tratta di:

  • un portafoglio da 461,3 milioni di euro lordi di Npl originariamente acquistati dall’spv nel 2017  e nel 2018 in più tranche
  • un portafoglio da 877,4 milioni di Npl acquistati nel 2018
  • un portafoglio da 826 milioni di Npl acquistati nel 2018
  •  un portafoglio da 27,2 milioni di Npl acquistati nel 2018
  •  un portafoglio da 24 milioni di Npl acquistati nel 2018

Originariamente i portafogli acquisiti riguardano crediti single name e portafogli di crediti acquisiti tramite processi competitivi e che al momento dell’acquisto avevano un valore lordo di circa 2,2 miliardi di euro, che si è poi ridotto a 1,7 miliardi, grazie all’attività di recupero condotta nel frattempo da J-Invest. Si tratta di crediti tutti già ammessi al passivo di procedure concorsuali. Il ticket size medio per debitore è pari a 881mila euro e la default vintage media è di 11 anni. Il portafoglio è localizzato prevalentemente nel Nord Italia (65% sul totale), dove storicamente i tempi sono più rapidi e il valore di recupero è elevato.

“L’operazione è molto rilevante per la società ed è volta a stabilire un rapporto duraturo con fondi istituzionali per future ulteriori operazioni sul mercato. Il raggiungimento di questo importante risultato, nonostante l’attuale momento sfidante derivante dall’emergenza Covid-19, rappresenta una ulteriore conferma della capacità e credibilità di J-Invest nel proprio mercato di riferimento dei NPL unsecured nei confronti di procedure concorsuali”,  ha affermato Jacopo Di Stefano, ceo di J-Invest.

Fondata nel 2008, J-Invest ha come obiettivo la realizzazione di elevati rendimenti principalmente attraverso l’acquisto pro soluto e la gestione di NPL ammessi al passivo di procedure concorsuali. Dall’avvio delle attività la società ha acquistato, direttamente o tramite partnership, asset per un valore complessivo nominale di quasi 6 miliardi di euro nei confronti di oltre 3000 procedure concorsuali.

Ricordiamo che nel dicembre 2017 J-Invest aveva comprato da Banco Bpm iportafoglio Sun di Npl unsecured da 1,8 miliardi, in coinvestimento con Hoist Finance (si veda altro articolo di BeBeez). Inoltre Unicredit nel 2018 aveva ceduto a un veicolo di cartolarizzazione gestito da J-Invest 206 milioni del progetto Amalfi (che comprendeva 590 milioni di Npl unsecured verso pmi), i cui restanti 384 milioni sono stati ceduti a un veicolo di cartolarizzazione gestito da Illimity (si veda altro articolo di BeBeez).


OVS segna un +3,85% a Piazza Affari dopo le dichiarazioni di Tamburi (TIP) su possibile m&a di retailer in difficoltà

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giovanni-tamburiIl titolo OVS ha chiuso ieri la seduta a Piazza Affari con un rialzo del 3,85%, a quota 0,81 euro per azione, dopo aver toccato nel corso della giornata un picco di 0,847 euro (+8%), a dopo la dichiarazione di Gianni Tamburi a La Repubblica sul supporto che Tamburi Investments Partners (TIP) è pronto a dare al management della catena di abbigliamento in una prossima campagna di m&a.

“Come azionisti di OVS, siamo pronti a sostenere il management per fare nuove acquisizioni di tutte quelle insegne che di fronte alla crisi preferiscano passare la mano e assicurare i posti di lavoro”, ha detto Tamburi, fondatore di TIP, che è il maggiore azionista di OVS. TIP detiene infatti una quota del 22,7% di OVS, dopo aver rilevato dal gruppo Coin il 17,835% del capitale di OVS nel marzo 2019, a 1,85 euro per azione, per 74,9 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).

Alessandra Gitti, ad di TIP, ha sottolineato che il gruppo dispone di 200 milioni di liquidità e potenzialmente di quasi 70 milioni  dall’esercizio dei warrant in scadenza a giugno, risorse che saranno allocate sia sul portafoglio esistente sia su nuove operazioni.

La holding di investimento fondata da Giovanni Tamburi e quotata a Piazza Affari ha archiviato il 2019 con un utile consolidato di 99,9 milioni di euro, in crescita rispetto agli 84,6 milioni di fine 2018 e e con un patrimonio netto di circa 902 milioni, incrementato del 35% dai 664,4 milioni dell’anno prima (si veda altro articolo di BeBeez).

OVS Borsa

OVS in Borsa nell’ultimo anno

OVS, con sede a Mestre (Venezia) è leader dell’abbigliamento donna, uomo e bambino, con una quota di mercato dell’8,1%. E’ presente con oltre 1.750 negozi in Italia e all’estero attraverso i marchi OVS e Upim. Quotata su Borsa Italiana dal marzo 2015, OVS ha chiuso il 2019 con ricavi netti pari a 1,370 miliardi di euro; un ebitda rettificato di 156,3 milioni, un utile rettificato di 57,7 milioni e una posizione finanziaria netta di 309,9 milioni (si veda qui il comunicato stampa).

Il gruppo opera secondo un modello di business tipico dei retailer verticalmente integrati e prevede le seguenti attività: sviluppo del prodotto affidato a un team di product manager, designer e merchandiser che, supportato da una struttura altamente specializzata nel sourcing, con forte presenza nelle aree geografiche chiave, concepisce, sviluppa e realizza presso fornitori esterni il merchandise mix. Tale processo si svolge sotto la guida artistica dei fashion coordinator e quella organizzativa dei direttori prodotto.

La società sta affrontando la crisi innescata dall’emergenza coronavirus. Sui risultati di quest’anno, la società scrive:”Per quanto riguarda i ricavi, l’esercizio 2020 subirà una forte contrazione. Oltre ai quasi due mesi di interruzione è ragionevole attendersi una significativa riduzione anche post lockdown. Più marcata sino all’estate e auspicabilmente più ridotta nella seconda parte dell’anno”. Per quanto riguarda la componente finanziaria, OVS dichiara: “Nel breve termine subiremo l’impatto del cash-out relativo alle merci acquistate per la stagione primavera/estate e largamente invendute. Tale merce, mai vista dai nostri clienti quest’anno, verrà utilizzata nella prossima primavera estate, e ciò ci consentirà di ridurre fortemente gli ordini e di poter beneficiare di minori pagamenti dovuti all’acquisto della merce, avviando così un favorevole impulso alla generazione di liquidità. […] Dato il contesto, approfitteremo anche per procedere a un radicale ringiovanimento dello stock. Siamo pertanto fiduciosi che, con la comprensione dell’assoluta eccezionalità degli eventi che penalizza in particolare le aziende retail, ma anche della oggettiva qualità delle nostre scorte, supereremo gli impatti finanziari di breve e torneremo presto ad una situazione di buon equilibrio”.

Il settore della moda sta accusando pesantemente il colpo del lockdown imposto causa coronavirus, che durerà almeno fino al 18 maggio. Nei giorni scorsi, la svedese H&M ha annunciato la chiusura di ben 8 punti vendita in Italia (si veda qui il comunicato stampa del sindacato Filcams Cgil). Geox ha dichiarato che dovrà abbassare le saracinesche di 55 negozi in tutta Europa. Inoltre, numerosi marchi di moda stanno ultimamente chiedendo/ottenendo il concordato: Byblos (ammessa alla procedura nei giorni scorsi dal tribunale di Milano); Scarpe & Scarpe (che ha presentato istanza di concordato a inizio aprile 2020); Conbipel (che ha chiesto il concordato in bianco a fine marzo).

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Morato Pane, dopo le piadine Orva, si vuole comprare anche i grissini Roberto

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Roberto Industria Alimentare

Roberto Industria AlimentareMorato Pane è in trattative per acquisire la concorrente Roberto Industria Alimentare. Lo riferisce Il Sole 24 Ore.

Roberto Industria Alimentare è stata fondata nel 1908 da Mario Canzian in un piccolo paesino in provincia di Treviso. Nata come lavoratori artigianale, è poi diventata una realtà industriale con una decina di dipendenti, ribattezzata Grissinificio Roberto snc e gestita da Mario Canzian con i figli Gianni e Roberto. Dal 2010 ha cambiato nome in Roberto Industria Alimentare ed è guidata da Gianni Canzian.

L’azienda, con sede a Susegana (Treviso), oggi conta oltre 200 dipendenti e produce grissini, pane, piadine, bruschette, toast, tramezzini, crostini, tortillas, sandwich, crocchini e bruschettine. La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 57,1 milioni di euro, un ebitda di 2,74 milioni e una posizione finanziaria netta di 1,25 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

Morato Pane è la seconda azienda italiana per volumi prodotti nella panificazione confezionata dopo Barilla, e punta a un fatturato consolidato di 250 milioni. Nel 2006 l’azienda era uscita dalla galassia Kamps-Barilla ed era stata ricomprata dalla famiglia Morato che, con Aliante Equity Investments e Nem Imprese (gestito da Nem sgr, oggi Alkemia Capital sgr), aveva rilevato il 70% della società detenuto da Harry’s France/Kamps (Barilla). La famiglia Morato aveva infatti mantenuto la proprietà del 30% della società. Al tal fine era stata creata una newco (Progetto Pane) partecipata al 60% dalla famiglia Morato, al 25% da Aliante e al 15% dal fondo Nem Imprese.

Il progetto industriale di sviluppo prevedeva nel medio termine lo sbarco in Borsa. Nel frattempo Morato Pane è cresciuta attraverso acquisizioni, come quella condotta l’anno scorso sul produttore italiano di piadine Orva, sino a quel momento di proprietà dell’imprenditore Luigi Bravi. Orva nel giugno 2018 aveva emesso due minibond per un totale di 6 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Un’emissione da 5 milioni era stata interamente sottoscritta dai fondi di private debt gestiti da Anthilia sgr, mentre la seconda emissione era stata sottoscritta dagli stessi fondi per 400 mila euro e da Bper per i restanti 600 mila euro.


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