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La musica, un meraviglioso contagio dell’anima. BeBeez incontra Ernest Lo

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Ernest Lo
Ernest Lo

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A cura di Ilaria Guidantoni

Prosegue il nostro viaggio tra i cantautori italiani al tempo del confinamento, ai quali BeBeez chiede di lasciare un videomessaggio per i suoi lettori (si veda in fondo all’articolo). La nona tappa è con Ernest Lo, che riscrive il proverbio: “Chi più ne mette, più ne ha”.

Enerst Lo, alias Remo Santilli, nasce a Pescara in Abruzzo e cresce in un paesino in provincia di Chieti, tra le colline e il mare, Villa Tucci in Crecchio, per poi trasferirsi a Bologna dove studia Letteratura alla Facoltà di Lettere moderne, specializzandosi in critica letteraria, un percorso che darà una forte impronta alla sua musica. Artisticamente, ci ha raccontato, “nasco da bambino, quando cantavo davanti a parenti e amici e li facevo ridere. All’inizio pensavo che ridessero di me, ma ero contento di farli divertire e stavo al gioco. Poi ho capito che ridevano con me. Comunque la risposta del pubblico mi ha abituato all’autoironia”.

Adolescente comincia a studiare musica mettendo delle regole e dando una disciplina alla propensione artistica. Intorno ai vent’anni, il decennio che per il rapper si sta compiendo, torna di nuovo a liberarsi dalle regole per esprimersi con maggiore libertà. Il suo nome d’arte ne è una dimostrazione, mutuato da L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde, rappresenta la maschera che consente attraverso la finzione dell’arte di sfuggire agli standard imposti dalla normalità che comprimono la personalità.

La svolta avviene poi nel 2019 grazie all’incontro con l’etichetta indipendente Music Force che ha prodotto il singolo Ssialaé con un video clip (su YouTube e su tutti gli store online (iTunes, Spotify, Amazon Music e tanti altri), finalista a Musicultura 2020 proprio con questa canzone, con arrangiamenti a quattro mani insieme al producer Micromega per renderlo più moderno e accattivante.

Il suo invito oggi è a riscoprire l’altro attraverso sé, uscendo da una dinamica di egocentrismo: chi più ne mette, di energia e di disponibilità nell’ascolto, più ne, più riceve “perché accogliere l’altro è il dono più bello che la vita ci mette a disposizione”.

 Questo confinamento è arrivato nel momento della programmazione dei grandi concerti estivi. Adesso cosa succede?
“L’emergenza ha azzerato quello che era già in discesa, la musica consumata in modo tradizionale. C’è stata un’accelerazione e uno spostamento dalla realtà alla virtualità. Anche i concerti saranno sempre più on line e la questione è come trovare la modalità per la retribuzione. E’ in corso evidentemente una commistione tra la musica e l’immagine molto forte, anche se alle spalle la storia del video è già consolidata in tal senso”.

Probabilmente in questo periodo si ascolta più musica. Che impatto sta avendo lo stop ai concerti sul mondo e sul mercato della musica?
“Le persone hanno più tempo e per molti c’è la possibilità di scoprire nuovi canali con ascolti in crescita e più apertura alla novità. E’ l’effetto della noia che sta sostituendo lo stress.”

Cosa stai facendo musicalmente in questo periodo?
“Ascolto molto e sto anche suonando molto per parlare con me stesso, la chitarra, la tastiera, il basso elettrico, il campionatore e il processore vocale. Studio, sperimento e leggo, cose nuove, romanzi e saggi, Umberto Eco per fare un nome e manuali di storia. Infine lavoro alla rifinitura del nuovo Album che uscirà nei prossimi mesi ma è ancora senza una data certa e senza titolo”.



La lingua disonesta: Contenuti impliciti e strategie di persuasione (Intersezioni Vol. 526)

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la lingua disonesta

la lingua disonestaLa lingua disonesta.  …occorre alzare il livello di consapevolezza della gente sulle cose che limitano il potere di scelta; fra queste cose, anche alcuni fenomeni linguistici. Non si tratta di un’impresa impossibile, ma molto concretamente realizzabile; ed anche efficace, perché dove non si può più abusare liberamente dello strumento linguistico, manipolare diventa molto più difficile.
La democrazia è un sistema politico in cui le persone hanno in teoria potere di scelta su chi delegare; allo stesso modo, il libero mercato è un sistema economico in cui le persone potrebbero scegliere che cosa comprare. Di fatto, la competizione
politica e quella commerciale si giocano ormai in gran parte sulla limitazione di tale potere. Questo libro si occupa delle strategie linguistiche della persuasione, che sfruttano soprattutto i contenuti impliciti. A illustrare il tema, l’autore porta una ricca messe di esempi attuali e meno attuali di pubblicità commerciali e di discorsi politici, di cui si svelano logiche
e meccanismi cognitivi. Alla luce dei recenti studi sul cervello, si chiarisce poi perché è più facile far passare per vero un contenuto falso se, invece che parlarne esplicitamente, lo si dà per presupposto o si induce chi ascolta a dedurlo da sé.


People, Power, and Profits: Progressive Capitalism for an Age of Discontent

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People, Power, and Profits Progressive Capitalism for an Age of Discontent (English Edition)

People, Power, and Profits Progressive Capitalism for an Age of Discontent (English Edition)Un resoconto autorevole dei pericoli dei mercati liberi e della politica monetaria, Persone, Potere e Profitti ci mostra un’America in crisi. Il popolo americano, tuttavia, è tutt’altro che impotente e Joseph Stiglitz fornisce un percorso alternativo attraverso la sua visione del capitalismo progressista, con una serie completa di cambiamenti politici ed economici.


I musei di Berlino hanno appena riaperto la luce verde all’inizio di maggio. Ecco come stanno lavorando per renderlo sicuro I musei dovranno gestire maggiori costi legati alla sicurezza e all’igiene, insieme a un calo previsto delle entrate di biglietteria.

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berlinoMan mano che le autorità allentano lentamente le restrizioni di blocco in Germania, i musei e i monumenti commemorativi di Berlino saranno presto in grado di riaprire le loro porte, ma in un panorama molto diverso rispetto a prima, governato da regole molto diverse. Si veda Artnet.

I musei nello stato di Berlino, di cui 170, che vanno dalle istituzioni private a quelle municipali, stanno pianificando di riaprire il 4 maggio, un rappresentante dei musei statali di Berlino confermati via e-mail. Ma il sindaco della città, Michael Müller, rimane cauto. Secondo un rapporto del Frankfurter Allgemeine Zeitung , ha affermato che non esiste una vera e propria chiarezza e, facendo eco alle recenti osservazioni del cancelliere tedesco Angela Merkel, ha descritto la situazione come “molto, molto fragile”.

Ci sono già stati piccoli segni di vita nel settore culturale della città. Nel vicino stato di Brandeburgo, alcuni piccoli musei stanno permettendo ai visitatori. E lunedì 20 aprile anche le gallerie commerciali di Berlino hanno iniziato a  riaprire lentamente, con le raccomandazioni in atto per entrare una alla volta, indossare una maschera e limitare il tempo trascorso al suo interno.

La comunità artistica internazionale sta osservando attentamente per valutare l’efficacia di queste misure e per avere un’idea di come potrebbe essere il futuro di altre regioni ancora in fase di blocco. La riapertura delle istituzioni di Berlino molto più grandi e tradizionalmente ben trafficate rappresenterà il test più grande di sempre.

“Con una riapertura graduale e organizzata con cura dei musei, possiamo dare un segnale importante per un lento ma sicuro ritorno alla normalità”, ha affermato l’associazione tedesca dei musei in una recente dichiarazione. Il gruppo ha pubblicato un elenco di raccomandazioni per l’igiene e la sicurezza, tra cui scudi in plexiglass per biglietterie, biglietti auto-scannerizzati, ampio disinfettante per i dipendenti, pulizia frequente delle gallerie, numero limitato di visitatori e distanza sociale. Per soddisfare il numero ridotto di visitatori e le fasce orarie speciali per il pubblico a rischio, l’associazione suggerisce di prolungare l’orario di apertura.

Raccomandazioni simili sono state adottate dall’associazione museale per i musei di Brandeburgo, ora riaperti, che sospendono anche i tour di gruppo.

Tutte queste modifiche non saranno economiche, tuttavia. Le “maggiori esigenze di personale per attuare le norme sulla distanza e sull’igiene” combinate con “un reddito inferiore con un numero ridotto di visitatori e la cancellazione di eventi” dovranno essere prese in considerazione, ha osservato l’Associazione tedesca dei musei, aggiungendo che sta chiedendo a politici e sponsor sostenere i musei durante il periodo di transizione.

A causa delle linee guida in vigore, a seconda delle dimensioni del museo, la riapertura potrebbe richiedere più di qualche settimana. Berlino ha diversi musei di fama mondiale, tra cui la Hamburger Bahnhof, l’Altes Museum, il Bodes Museum e la Gemäldegalerie, che accolgono milioni di visitatori ogni anno.


“Cobra non è” in uscita su Amazon Prime il 30 aprile

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Esce su Amazon Prime con 102 Distribution, il film che segna esordio alla regia di Mauro Russo per BeBeez in anteprima stampa.

Una sorta di musical rap, girato quasi tutto in interni e di notte, un tono cupo e soffocante, che tiene incollati allo schermo. Buon ritmo, sembra un lungo video musical, una regia che nasce da una partitura. Grande cura nella fotografia e nei costumi, il film in certi momenti assume le sembianze di una costruzione teatrale, con qualche effetto splatter, alcuni lati grotteschi e una soffusa ironia. Prodotto da Giallo Limone Movie S.r.l.Cobra non è, opera prima di Mauro Russo, interpretata da  Gianluca di Gennaro, Denise Capezza, Nicola Nocella, Federico Rosati e Roberto Zibetti, e con collaborazioni eccellenti di cantanti quali Elisa, Max Pezzali, Clementino, Tonino Carotone, Il Pancio ed Enzuccio, che hanno accolto con entusiasmo la propria partecipazione al progetto. Il Maestro Ruggero Deodato (regista-cult di Cannibal Holocaust) ha realizzato una scena inedita di tortura, omaggio al cinema di genere italiano degli anni ’70 e ’80 tanto amato da Quentin Tarantino. La scena sarà presente solo nella versione integrale del film. Una crime comedy con elementi pulp, che si sviluppa in una notte e racconta di Cobra e Sonny, rapper e manager cresciuti nel degrado di chissà quale periferia, che hanno trovato negli anni il loro riscatto attraverso la musica. La non riconoscibilità dei luoghi esalta l’effetto straniante e l’atmosfera suggerisce quella di una ‘ballata grottesca’ in un dialogo singolare tra il realismo crudo e la favola nera, che nell’ultima parte diventa per alcuni minuti una graphic novel animata.

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Per risollevarsi da un imminente fallimento, dopo anni di successo, Sonny, all’insaputa del suo assistito, ottiene un appuntamento con un’importante casa discografica e riesce a convincere il capo della major di una fantomatica collaborazione di Cobra con uno dei DJ producer più richiesti: LAZY B. Questo, contattato dal manager, accetta di entrare in sala di registrazione, ma all’ultimo momento, dopo un incontro per definire il tutto, cambia idea, aumentando la propria richiesta economica. Cobra scopre che Sonny ha già contattato un vecchio amico d’infanzia, l’unico disposto a concedergli un prestito: l’Americano, divenuto ormai un criminale. Dopo le varie rimostranze del rapper, che ormai è a un bivio della propria vita, i due giungono nella villa dell’Americano. L’uomo accorda il prestito ai due, ma in cambio chiede un favore: consegnare una valigetta a un uomo. Dal momento in cui la valigetta è nelle mani di Cobra e Sonny, i due affronteranno una serie di peripezie, fatte di equivoci caratterizzati da eccentrici personaggi e un passato mai dimenticato, che tornerà in maniera inaspettata, nella vita del rapper.

La storia serve a tenere il ritmo ma non è la peculiarità del film che pur avendo diverse citazioni, mostra originalità.

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Mauro Russo, classe 1981, è un giovane regista salentino. Dopo l’Accademia Nazionale del Cinema di Bologna, si dedica da subito alla realizzazione di videoclip musicali per Sony e Universal, diventando un punto di riferimento nella scena italiana, grazie al suo stile d’impatto ed una fotografia surreale, adottando uno stile filmico e traendo ispirazione dai b-movies. Tra i numerosi videoclip, quelli realizzati per i più influenti artisti rapper italiani come Fedez, Club Dogo, Salmo, Marracash, Clementino e Rocco Hunt, vincendo nel 2011 il Premio per il miglior video indipendente con Dichiarazione di Gue Pequeno. Per il suo esordio nella regia di un lungometraggio, Cobra non è, crea un connubio tra il suo stile crudo e la scena musicale rap.

102 Distribution è una società italiana di distribuzione e produzione cinematografica, con sede a Roma, che si occupa di acquisire e di produrre opere cinematografiche al fine di sfruttarne i diritti in tutti i canali di distribuzione: cinema, home video, televisione e new media. La linea editoriale si focalizza principalmente su prodotti internazionali di qualità, documentari, classici americani, europei e sud americani, action-movie, family e film indipendenti.

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Giallo Limone Movie S.r.l., società di Salerno nata nel 2004 si dedica principalmente alla produzione di film lungometraggi per le sale cinematografiche. Tra le produzioni, Amore con la S maiuscola, di Paolo Costella, progetto a cui aderisce Rai Cinema, quindi Lista civica di provocazione, scritto e diretto da Pasquale Falcone, che nel 2008 scrive e dirige anche Io non ci casco, con Maria Grazia Cucinotta, il DJ Claudio Coccoluto e Maurizio Casagrande, distribuito da Medusa. Sempre Falcone scrive e dirige Il profumo dei gerani e nel 2014 viene prodotto L’uomo volante cortometraggio diretto da Adelmo Togliani, anche protagonista con Bianca Guaccero, che apre la sezione “Corti” alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2017 è la volta del doc Tradizioni nel tempo: Giallo zafferano. Attualmente in preparazione il lungometraggio Separati per la regia e sceneggiatura di Alessandro Capone.

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A cura di Ilaria Guidantoni


Gauguin, Matisse, Chagall e l’arte sacra in Francia Nadia Righi, Direttore del Museo Diocesano di Milano, guida d’eccezione

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Nadia Righi

Nadia Righi

BeBeez ha avuto l’occasione di partecipare ad una visita in diretta interattiva della mostra Gauguin, Matisse, ChagallLa Passione nell’arte francese dai Musei Vaticani, allestita al Museo Diocesano di Milano dal 21 febbraio scorso fino al 17 maggio prossimo che probabilmente sarà prorogata fino all’autunno per consentire ai visitatori di poterla vedere dal vivo. Guida d’eccezione il Direttore, Nadia Righi, che ci ha raccontato come l’iniziativa sia nata “per tener compagnia al pubblico lasciato fuori dal Museo per il confinamento, con la voglia di non offrire un video da guardare ma uno spazio digitale dove partecipare. La proposta è stata gratuita e in poche settimane c’è stata un’impennata di richieste per la visita della mostra in corso e approfondimenti di alcune sale.”

Un modo diverso di fare marketing, che sta dando buoni frutti? “La prima preoccupazione è stata di mantenere un dialogo con il pubblico pensando che però non sarebbe stata un’attività remunerativa, mentre successivamente, proprio dietro un suggerimento del pubblico, sono nate singole iniziative a pagamento alle quali ci si può iscrivere sul sito del museo – su chiostridisanteustorgio.it – che sostengono il museo e in particolare le nostre guide che sono liberi professionisti. Tra le varie possibilità ad esempio l’approfondimento della collezione di fondi oro del Museo.”

Noi abbiamo seguito la mostra temporanea che nasce idealmente dalla Lettera agli artisti scritta nel 1965 da Paolo VI e consegnata a Jean Guitton dopo la quale il rapporto tra il Papa e gli artisti francesi sarà costante e sanerà un’incomprensione ammessa dal Pontefice. Nelle collezioni d’arte contemporanea dei Musei Vaticani arrivano così molte donazioni di artisti. Al centro, ha sottolineato Nadia Righi, il tema del cambiamento dell’arte sacra tra Otto e Novecento e la modalità i affrontare il sacro da parte di artisti non cristiani che si sono cimentati ad esempio sul tema del Crocifisso.

Matisse, La Sainte Vierge 2.jpg

Matisse, La Sainte Vierge 2.jpg

La mostra inizia con due litografie di Henri Matisse, realizzate tra il 1948 e il 1952, quando l’artista ormai anziano, affetto da infermità permanente, è assistito da un’infermiera, Monique, con la quale intreccerà una bella amicizia. Questa donna maturerà la vocazione di farsi suora e sarà reticente all’inizio nel parlarne al Maestro, divenendo però fonte di ispirazione per la raffigurazione de La Vierge. Matisse, certamente non religioso, lavorerà però sul sacro nell’ultima parte della sua vita, sa deuxième vie, come egli stesso dirà, realizzando la Cappella di Saint-Paul-de-Vence dalle vetrate, al Crocifisso, ai candelabri. Le due immagini della Vergine ci mostrano una ricerca rivolta all’essenziale, come ha fatto notare la Righi, asciugando la forma, senza approdare all’astrattismo. La tendenza è a rendere l’immagine universale come anche nel Cristo patients della Cappella.

 

Incontriamo poi il giapponese Fujita, che arriva a Parigi nel primo decennio del Novecento portando con sé la tradizione della pittura del suo paese e restando affascinato dal Louvre e dalle opere su fondo oro. Non cristiano, appartenente al ‘mondo fluttuante’ del famoso Hokusai tra gli altri, riceverà poi il Battesimo molti anni dopo. Incontriamo così Maurice Denis e una serie di xilografie dedicata a L’annonce faite à Marie di Paul Claudel, autore del dramma di successo ambientato nel Medioevo. Del 1920 è Cordoglio di Auguste Chabaud sul tema della morte e della devozione popolare con linee di colore decise e campiture nette, il cosiddetto cloisonnisme, opera di grande suggestione. Tra i protagonisti dell’esposizione Vincent Van Gogh che voleva fare il predicatore e che nell’opera in mostra si ispira ad una stampa di Delacroix; mentre Paul Gauguin nell’opera in mostra Pardon, rievoca la processione bretone, avvicinandosi al simbolismo, oltre l’impressione. Critico verso la Chiesa, trova nella devozione popolare una purezza evangelica come in Calvaire – che fa riferimento ai calvari della Bretagna – e al Cristo giallo, colore che indica il dolore come la luce. A proposito di quest’opera la Righi fa notare la scritta “Matteo, V-VIII” che rimanda al Discorso della Montagna le cui beatitudini possono essere trascritte nelle regole del vivere civile.

Legato al movimento dei Fauves, l’espressionismo francese, Georges Rouault, allievo di Gustave Moreau, esprime una crescente tensione spirituale fino al 1910 quando l’incontro con il mondo cattolico francese, ad esempio il filosofo Jacques Maritain, gli aprirà un mondo, dopo aver dipinto soprattutto gli emarginati rappresentati da Pierrot, clown o prostitute. Allora realizzerà una serie di incisioni, Miserere, tema del Salmo cinquanta nel quale Davide chiede perdono. L’incisione è scelta come tecnica, ha fatto notare la Righi, per il costo relativamente contenuto, dedicata quindi alle classi più semplici. Il risultato è un’antologia di 100 incisioni che offrono un’ampia panoramica anche dal punto di vista tecnico. D’ora in poi questo artista si dedicherà esclusivamente all’arte sacra.

Nell’Ecce homo del 1952 il Cristo è un uomo che porta i segni della sofferenza dell’umanità e questa figura è oltre il tempo e lo spazio, passione e resurrezione insieme.

Marc Chagall, che muore nel 1988 a Saint-Paul-de-Vence, è un ebreo osservante che in linea di principio non avrebbe potuto raffigurare il divino; pertanto la sua attenzione all’arte sacra è particolarmente interessante, come si nota ne Il Cristo e il pittore che evidenzia come il pittore colora la tela grigia dopo la visione e quindi l’illuminazione. La figura del cristo è quella del perfetto martire ebreo e la scala è il simbolo della sofferenza e degli ostacoli che l’uomo deve superare ma è anche un rimando alla scala di Giacobbe che sancisce l’alleanza tra cielo e terra. Il Cristo è giallo di dolore e di luce mentre il pittore è azzurro, colore simbolo della spiritualità.

E’ del 1956 La pitié rouge il cui rosso allude anche al fuoco degli incendi dei villaggi russi durante i pogrom che ha vissuto direttamente.

Lungo il nostro cammino incontriamo Bernard Buffet, nato nel 1928, che nel 1954 realizza scene drammatiche del doloro del Cristo che diventa l’uomo vittima dell’Olocausto con l’attualizzazione del martirio decifrabile attraverso i simboli dell’iconografia cristiana come i chiodi, immersi in una scenografia contemporanea con i binari del treno che vanno all’infinito.

Jean Fautrier, il Pollock europeo, come ha ricordato la Righi, è in mostra con un’opera che ritrae il Cristo alla stregua di una grande maschera africana, singolare essendo un artista che di solito non si occupa di sacro. Il Direttore ha sottolineato come nel corso del tempo le opere sacre sono raffigurazioni sempre più brutte, secondo il senso comune dell’estetica, legate al dolore.

Così ne Les otages, gli ostaggi che raffigurano le teste dei deportati nei campi di concentramento.

Tra le ultime opere, il lavoro di George Desvallières che opera con Maurice Denis,  e fonda gli Atelier de l’Art Sacré, tra il 1919-1947, una scuola che mira a favorire l’incontro dell’arte sacra con le avanguardie, evidenziando come “ormai non sia più necessario essere cristiani per essere artisti del sacro”, ha sottolineato il Direttore Righi.  Tra l’altro nello stesso anno nasce in Germania il Bauhaus e questo testimonia come l’arte moderna vede convivere manifestazioni e direzioni molto diverse tra di loro. La Sainte Véronique, Via Crucis, VI stazione, siamo nel simbolismo, nel sogno. Conclude il percorso La main de Dieu di Auguste Rodin, ammiratore di Michelangelo che in quest’opera ci riporta alla creazione, all’origine.

Rodin, La Main de Dieu

Rodin, La Main de Dieu

“La scelta di collocare l’opera alla fine – ha spiegato Nadia Righi – pur facendola intravedere fin dall’inizio anche senza che il visitatore possa distinguerla chiude idealmente il cerchio perché l’ultima parola è quella della resurrezione, non della Passione e della Croce, che trasfigura tutta la storia fin dalla creazione e dà un senso nuovo all’uomo.”

Chagall, Le Christ et le peintre

Chagall, Le Christ et le peintre

In conclusione il Direttore del Museo ha sottolineato come si da rivedere l’affermazione che nel Novecento l’arte sacra viene dimenticata, anzi diventa il terreno privilegiato di sperimentazione, un ambito nel quale non ci sono filtri e che pertanto diventa molto stimolante per gli artisti.

 

a cura di Ilaria Guidantoni


Iren compra un ramo d’azienda di Sei Energia, in concordato preventivo

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irenIren Energia, controllata da Iren (multiutility che opera nei settori dell’energia elettrica, del gas, del teleriscaldamento, dei servizi ambientali, dei servizi idrici integrati e dei servizi tecnologici per le Pubbliche Amministrazioni),  ha comprato per 24,4 milioni di euro un ramo d’azienda di Sei Energia, che aveva affittato dal settembre 2018 (si veda qui il comunicato stampa).

Il ramo d’azienda comprende la rete di teleriscaldamento delle cittadine di Rivoli e Collegno e il 49% della società Nove, che gestisce la rete di teleriscaldamento a Grugliasco, per una volumetria complessiva del ramo d’azienda di 5,2 milioni di metri cubi per circa 50.000 abitanti equivalenti serviti. L’energia termica complessivamente erogata è di circa 150 GWh/anno.

Sei Energia, attiva nel settore del teleriscaldamento, era controllata dal Gruppo Waste Italia spa, quotato su Borsa Italiana sino al novembre 2018, che aveva chiesto l’ammissione alla procedura di concordato in bianco al Tribunale di Milano nell’estate 2017 (si veda altro articolo di BeBeez) ed era stata poi ammessa alla procedura di concordato preventivo nel maggio 2018 (si veda qui il Decreto del Tribunale). Il Tribunale ha poi omologato il concordato nel giugno 2019 (si veda qui il comunicato stampa).

A sua volta anche Sei Energia era stata ammessa alla procedura di concordato pieno in continuità nel dicembre 2018. Il concordato è stato poi omologato lo scorso febbraio. La società è stata assistita in tutta la procedura dallo studio legale Stradella.

A vendere il ramo d’azienda è stato Petalo Dueveicolo societario costituito da Fineurop Investment Opportunities spa, che opera in qualità di assuntore del concordato preventivo Sei Energia.  Quest’ultima, dopo la mancata ammissione da parte del Tribunale di Torino al concordato preventivo in continuità diretta, il cui ricorso era stato presentato il 27 dicembre 2016, aveva depositato nel maggio 2018 presso lo stesso tribunale, una proposta di concordato con la previsione di un terzo assuntore che assicurasse la continuità aziendale, ossia appunto Fineurop Investment Opportunities, controllata del Gruppo Fineurop, che si era infatti impegnata a comprare tutti gli attivi di Sei Energia, a fronte della responsabilità di liquidare l’0nere concordatario (si veda qui il comunicato stampa). La proposta concordataria “in continuità indiretta”, prevedeva: “l’integrale soddisfacimento dei creditori in prededuzione nonché di quelli muniti di privilegio generale; il soddisfacimento dei creditori muniti di privilegio speciale nei limiti della capienza del bene oggetto di gravame, per come individuata a esito di stime peritali effettuate ai sensi di legge; e il soddisfacimento del ceto chirografario per una percentuale di poco inferiore all’8% del valore nominale dei relativi crediti” .

Grazie a questa acquisizione, Iren Energia potrà estendere la rete esistente integrandola con quella già attiva a servizio della area metropolitana della città di Torino, sfruttando il calore prodotto dagli impianti di cogenerazione di Iren Energia e dal termovalorizzatore TRM, ottenendo così importanti sinergie. L’operazione è coerente con le linee strategiche di sviluppo industriale e di sostenibilità evidenziate nell’ultimo piano industriale di Iren, che prevede, tra gli altri, investimenti per circa 200 milioni relativi all’estensione della rete di teleriscaldamento (+10 Mmc di volumetrie) e alla saturazione dell’infrastruttura esistente. Per quanto riguarda la sostenibilità, pilastro strategico del Gruppo, l’estensione di questo tipo di tecnologia consentirà di ridurre le emissioni di gas climalteranti, utilizzando calore già oggi prodotto, in sostituzione delle tradizionali caldaie condominiali, maggiormente inquinanti.

“Questa operazione consente di estendere e rafforzare ulteriormente la rete di teleriscaldamento nell’area metropolitana torinese, un ulteriore passo avanti in termini di sostenibilità e decarbonizzazione, così come previsto dalle linee strategiche del nostro piano industriale. Questa acquisizione rafforza inoltre la leadership italiana di Iren nel servizio del teleriscaldamento”, ha dichiarato Renato Boero, presidente di Iren.

“Con l’acquisizione di questo ramo d’azienda, il Gruppo Iren fornirà il servizio di teleriscaldamento in 11 comuni con una volumetria complessiva di 95 milioni di metri cubi, di cui 70 afferente al sistema di teleriscaldamento dell’Area Metropolitana di Torino. Grazie all’integrazione della rete acquisita con quella esistente, si contribuirà alla saturazione del termovalorizzatore TRM generando importanti efficienze e sinergie di costo. Lo sviluppo della rete di teleriscaldamento, che rientra tra le azioni sostenibili legate al contrasto ai cambiamenti climatici, risulta molto importante soprattutto in un’area come quella torinese caratterizzata da livelli di inquinamento elevati”, ha aggiunto Massimiliano Bianco, amministratore delegato di Iren.


Granarolo si concentra su latte e latticini, dopo Conbio, mette in vendita anche il Pastificio Granarolo e i prodotti da forno Pandea Dietetica

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Pastificio Granarolo

Pastificio GranaroloGranarolo ha affidato al consulente Euromerger l’incarico di cedere la quota in Pastificio Granarolo, di cui possiede il 50% dal 2015, al fianco della famiglia Mattei. Lo riferisce Il Sole 24 OreL’azienda, con sede a Granarolo dell’Emilia (Bologna), può contare su un impianto di 9.000 mq. Produce prevalentemente pasta all’uovo, che vende per l’80% in Italia e per il restante all’estero, in particolare Germania, Belgio, Canada e Gran Bretagna. La società oggi ha un fatturato di circa 8 milioni euro e un margine ebitda del 7%. L’operazione fa parte di un progetto più ampio di concentrazione del gruppo sul core business di latte e latticini.

Sul mercato, infatti, è stata messa anche Pandea Dietetica, azienda italiana specializzata in produzione di prodotti da forno con e senza glutine, fondata a Parma nel 1946,  che ha chiuso il l2018 con ricavi per 11 milioni di euro e che era tata acquisita dal Gruppo Granarolo nel novembre 2016 (si veda qui il comunicato stampa). Il gruppo Granarolo nel settembre scorso ha messo in vendita anche Conbio, la controllata che produce alimenti vegetali e biologici (si veda altro articolo di BeBeez).

Tornando al Pastificio Granarolo, l’azienda è nata come bottega di pane e pasta fondata da Evaristo Girotti e dalla moglie Enrica Bolelli negli anni Venti, nel centro di Bologna. Negli anni Trenta la figlia, Aldina Girotti, ha iniziato ad affiancare i genitori in azienda. Negli anni Quaranta anche Dino Mattei, marito di Aldina Girotti, li ha affiancati nella gestione del pastificio. Negli anni Sessanta l’azienda ha cambiato nome in Fratelli Mattei, passando in gestione a Dino e ai suoi figli, che l’hanno trasferita a Granarolo dell’Emilia. Negli anni Settanta il pastificio ha aumentato la produzione e cambiato nome ancora, stavolta in Pastificio Granarolo, dal nome del paese in cui ha sede. Negli anni 2000 i figli di Dino, Marco e Massimo Mattei, hanno intrapreso un processo di internazionalizzazione dell’azienda, acquisendo nuovi clienti all’estero (in particolare in Inghilterra, Brasile, Australia, Svezia, Germania, Spagna), e sviluppato ulteriormente la capacità produttiva grazie a importanti investimenti sulle nuove tecnologie. Nel 2010 sono entrati in azienda Michele e Sara, figli di Massimo.

Che il gruppo Granarolo voglia concentrarsi su latte e latticini lo ha dichiarato lo stesso presidente del gruppo, Gianpiero Calzolari, commentando il risultati di bilancio 2019, diffusi a inizio aprile (si veda qui il comunicato stampa): “Abbiamo registrato dati soddisfacenti in linea con le attese, frutto di un lavoro impegnativo, in un anno non facile in cui abbiamo affrontato l’inflazione della materia prima e la flessione dei nostri mercati. Abbiamo portato avanti un piano industriale orientato alla sostenibilità, in coerenza con l’efficientamento organizzativo sollecitato dalla proprietà, nell’ottica di supportare il Gruppo in un momento di veloci e profondi cambiamenti rimettendo al centro, in parziale rimodulazione della strategia del recente passato, il latte e la nostra filiera su cui in corso d’anno abbiamo investito importanti risorse che sono state premiate da un recupero di circa 2 punti di quote di mercato. Abbiamo lavorato per innovare prodotti, packaging e processi, consolidato la nostra presenza in molti paesi, chiuso bilanci positivi negli ultimi anni e questo ci consentirà di affrontare meglio il futuro inaspettato di fronte al quale ci troviamo”.

Il gruppo Granarolo è controllato dalla cooperativa Granlatte per il 77,48% e partecipato da Intesa Sanpaolo al 19,78% e da Cooperlat al 2,74%. Il fatturato consolidato del gruppo si è attestato a 1,317 miliardi di euro (da 1,302 miliardi nel 2018), con un ebitda che, senza considerare l’effetto del nuovo principio IFRS 16, è sceso a 76,4 milioni (-4,4%), in linea con le previsioni aziendali, e con un utile netto a sua volta in calo a 13,3 milioni di euro (da 16,7 milioni), a fronte di un debito finanziario netto in aumento da 161,8 milioni (da 146,5 milioni). Il debito include il bond senior da 60 milioni di euro collocato in private placement nel 2017 scadenza marzo 2023 (si veda altro articolo di BeBeez) e un sustainable linked loan da 30 milioni di euro, il primo nel settore food & beverage. Quest’ultimo è un finanziamento, cosiddetto positive loan, le cui condizioni sono legate a precisi indici di sostenibilità, misurati e monitorati, al raggiungimento dei quali il prestito diventa maggiormente competitivo per l’azienda (si veda qui il comunicato stampa). Con quei 30 milioni Granarolo si è impegnato a realizzare una serie di attività industriali per ridurre ulteriormente, in cinque anni, il consumo e il peso della plastica derivante da imballaggi, agevolare ancor di più il riciclo e il riutilizzo di questo materiale e, attraverso investimenti in ricerca e innovazione, sperimentare materie alternative e forme di produzione a minore impatto ambientale.

Il gruppo Granarolo è molto attivo sul fronte dell’m&a. Lo scorso anno ha acquisito il controllo di Venchiaredo, uno dei maggiori produttori italiani di stracchino (si veda altro articolo di BeBeez), e del 100% della tedesca Käserei Denklingen GmbH, un’azienda con sede a Grünenbach, in Baviera, che produce cagliata e che vedeva tra i soci l’italiano Vittorio Cogliati, che nel 2011 aveva ceduto al gruppo la sua Lat Bri di Usmate Velate (Monza Brianza).

Sempre lo scorso anno Granarolo aveva studiato il dossier Nuova Castelli, il principale esportatore di parmigiano reggiano all’epoca controllato all’80% dal fondo Charterhouse, poi rilevato dalla francese Lactalis nel maggio 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). In precedenza, nel marzo 2017,  Granarolo ha comprato Allfood Importacao, tra i primi importatori e distributori di prodotti tipici europei in Brasile. E nel corso del 2016 Granarolo ha finalizzato, sia direttamente sia attraverso la controllata Granarolo International srl, una serie di acquisizioni: Granarolo Baltics OÜ (Estonia), operante nel settore della commercializzazione di prodotti lattiero caseari e nell’importazione di prodotti italiani di qualità nel mercato delle Repubbliche baltiche; Matric Italgross AB (Svezia), distributore di prodotti italiani in Svezia; Comarsa SA e Angira SA (Svizzera), società di distribuzione di prodotti alimentari Made in Italy; Pandea Dietetica (Italia); Fattorie Giacobazzi srl (Italia), azienda specializzata nella produzione di un vasto assortimento di aceti balsamici, operante in Italia e all’estero (anche attraverso le filiali UK e USA). A fine 2015, Granarolo aveva acquisito una partecipazione del 60% di Yema, società specializzata nella produzione e commercializzazione di una vasta gamma di prodotti caseari. A inizio 2015, invece, Granarolo aveva finalizzato l’acquisizione dell’italiana San Lucio, società che ha sviluppato un innovativo snack di formaggio cotto al forno venduto a marchio GrokSi.

 



Nasce l’acceleratore del retail Retail Hub. Che lancia un round da 200 mila euro

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Retail Hub
Retail HubMassimo Volpe, (presidente di Firae e membro della commissione sul voice commerce del MIT), Antonio Ragusa (docente di digital marketing di Talent Garden) e Paolo Intermite (director di Alkemia Capital Partners sgr) hanno lanciato l’acceleratore del retail Retail Hub, per il quale ora cercano nuovi soci.
Al round da 200 mila euro, sulla base di una valutazione pre-money di 13 milioni di euro, hanno già aderito Francesco Pinto, il presidente di Pianoforte Group (che detiene i marchi YamamaY, Carpisa e Jaked), il ceo di Melegatti, Lucia Fracassi, e altri manager e imprenditori del settore retail del mondo della moda (si veda qui la presentazione ufficiale). Secondo quanto risulta a BeBeez, l’obiettivo del round non è raccogliere particolari investimenti, quanto creare un commitment negli operatori del settore.
aree RHRetail Hub ha un modello di business molto semplice, basato su: equity (piccole partecipazioni in cambio del GoToMarket); success fee con le startup/scaleup più strutturate; ricavi da conferenze e attività formative sull’innovazione per i retailer. I fondatori dell’acceleratore intendono validare il modello di business in Italia entro i primi 18 mesi di vita dell’acceleratore, per poi  renderlo quanto prima scalabile in Europa, così da essere interessante ed attrattivo per gli operatori americani.
Grazie alla rete di relazioni dei tre fondatori, l’acceleratore potrebbe raggiungere il punto di pareggio nell’arco di 18 mesi. L’acceleratore retail può inoltre contare su tre hub: Londra, Milano e New York. Le aree di interesse principali dell’acceleratore sono: pagamenti innovativi; strategie post-vendita; check-out e sistemi di cassa; analisi di big e small data; strategia in negozio; catene di fornitura; strategia retail sui social network; e-commerce, visual commerce e voice commerce; strategia per portare i clienti in negozio (drive to store).
In fase di validazione del modello di business di Retail Hub, è stata già individuata una robusta pipeline di potenziali startup  italiane e internazionali,. Tre le startup italiani con cui l’hub ha già collaborato c’è Fluida, piattaforma cloud di Employee Relationship Management, controllata dal 51% da Zucchetti dal settembre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez), che prima dell’acquisizione è stata supportata nell’identificazione di un progetto pilota e nell’apertura del nuovo mercato del pharma retail, generando una interessante opportunità di business ancora aperta. Retail Hub ha anche collaborato con  Martha’s Cottage, piattaforma di e-commerce di prodotti per matrimoni, che nel febbraio 2019 ha chiuso un nuovo round da 520 mila euro. (si veda altro articolo di BeBeez). Per quest’ultima, Retail Hub ha chiuso un importante deal con un’azienda che opera negli accessori per la casa.

Giorgio Mercogliano è il nuovo managing partner di Equinox

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Giorgio Mercogliano

Giorgio MercoglianoGiorgio Mercogliano è stato nominato managing partner di Equinox , la società di private equity fondata da Salvatore Mancuso (si veda qui il comunicato stampa). Mercogliano succede a Mancuso, mancato una settimana fa (si veda Beez Peak del 20 aprile).

Mercogliano, 48 anni, sarà cooptato nel board di Equinox Holding, che fa capo a Faber e ai manager del fondo, e avrà la responsabilità delle attività operative del gruppo. Il manager conta un’esperienza ultraventennale nel settore della finanza aziendale, maturata per la maggior parte nel settore del private equity. È entrato in Equinox sin dalla costituzione della società, lavorando  da sempre al fianco di Mancuso. Quest’ultimo è stato uno dei protagonisti della finanza italiana degli ultimi 20 anni e punto di riferimento di molte famiglie imprenditoriali, che gli hanno affidato capitali da gestire sin dal 2001.

L’investimento meno fortunato, ma che ha portato Equinox sulla ribalta del grande pubblico è stato quello in CAI, la cordata che nel 2008 rilevò Alitalia. Mancuso è stato poi vicepresidente della compagnia aerea dal 2009 al 2013. Ma negli anni i fondi Equinox hanno investito anche in aziende del calibro di Church’s, Citterio, Esaote, Manuli. Gli ultimi deal sono del 2019: il 55% del capitale di QBS, la holding che controlla Quid Informatica, società specializzata nello sviluppo di software e IT consulting per il mondo finanziario e industriale, con l’ex capo di IBM Latin America, Southern Europe and Italy, Elio Catania, che è stato nominato contestualmente presidente (si veda altro articolo di BeBeez); e il 40% di Manifattura Valcismon, l’azienda bellunese, specializzata in abbigliamento tecnico sci di fondo, ciclismo, scialpinismo e biathlon con i suoi tre marchi Sportful, Castelli e Karpos (si veda altro articolo di BeBeez).  L’ultimo fondo, Equinox III, è di diritto lussemburghese ed è stato lanciato nel 2017. Il fondo ha raccolto poco meno di 500 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).


E’ operativo il fondo October Italia per finanziare le pmi italiane in piattaforma. Avrà quote di progetti riservate

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October

OctoberSarà operativo a brevissimo il fondo di direct lending di October Italia, dedicato agli investimenti in prestiti alle pmi italiane offerti sulla stessa piattaforma October e lanciato nell’ottobre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). Lo ha annunciato nei giorni scorsi la piattaforma con un articolo nel suo blog.

Il nuovo fondo aveva annunciato il primo closing a quota 30 milioni di euro grazie alla collaborazione con cinque  Confidi aderenti a Federconfidi e a Rete Fidi Italia e con il Fondo Europeo per gli Investimenti. attraverso lo strumento di Garanzia InnovFin, istituito su iniziativa della Commissione europea e sostenuto da Horizon 2020Il primo closing del fondo è stato sottoscritto da Neafidi, Confidi Systema!, Fidimpresa Italia, Confidi Sardegna e Confidi Centro ed è previsto l’ingresso di nuovi investitori nei prossimi mesi.

Il fondo October Italia  investirà con un approccio diverso da quello utilizzato dagli altri fondi di October, che come noto investono automaticamente il 51% dell’importo dei prestiti offerti, mentre il restante 49% è a disposizione dei prestatori privati, con i fondi che completano poi  l’eventuale importo non sottoscritto dai  privati. Per i progetti co-finanziati dal Fondo October Italia le cose funzioneranno in maniera diversa: per ogni azienda che beneficerà del supporto di questo fondo infatti saranno pubblicati sulla piattaforma due progetti distinti, uno aperto ai prestatori privati e al Fondo October, l’altro riservato esclusivamente al Fondo October ItaliaIl Fondo October e i prestatori privati potranno quindi prestare come sempre, secondo le modalità e le percentuali descritte sopra. Il Fondo October Italia invece investirà automaticamente il 100% dell’importo a lui  riservato. Al termine della sottoscrizione l’impresa riceverà l’importo complessivo dei due progetti. 

Fondata nel 2014 da Oliver Goy, October è la piattaforma europea di finanziamento online per le pmi leader in Europa continentale (fonte: Altfi), con oltre 404 milioni di euro di prestiti complessivi erogati dall’inizio dell’attività nel maggio 2015 e sino a fine marzo 2020, di cui oltre 68 milioni erogati a pmi italiane spalmati su un totale di 129 progetti dall’inizio dell’attività in Italia nel 2017. A fine ottobre 2018 la società ha cambiato nome da Lendix in October (si veda altro articolo di BeBeez). La piattaforma è attiva anche nei Paesi Bassi, che si affiancano così a Italia, Francia e Spagna, mentre entro la fine di quest’anno l’obiettivo è arrivare a coprire sette paesi. L’espansione territoriale era infatti uno dei primi obiettivi citati da October nel giugno 2018, in occasione dell’annuncio dell’ultimo round di finanziamento da 32 milioni di euro dai venture capital e da altri investitori (tra cui la CIR di Carlo De Benedetti, si veda altro articolo di BeBeez).

Nel luglio 2019, October ha lanciato October SME IV, un Eltif (European Long Term Investment Fund), da 250-300 milioni di euro, dedicato alle pmi europee, Italia compresa (si veda altro articolo di BeBeez). A gennaio 2018 era stato annunciato il closing del Lendix SME Loans fund III da 200 milioni di euro, che era stato sottoscritto da Zencap Asset Management, Matmut Frères Investissements, Groupama, Fei, Eiffel IM, Decaux Frères Investissements e CNP Assurances (si veda altro articolo di BeBeez). Il primo Eltif era stato lanciato nel 2016 con il nome di Lendix SME Loans fund II.

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Beez Peak – 27 aprile – Dcpm su riapertura, Decreto Aprile, DEF, S&P, Consiglio Ue e Fabrizio Carretti

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Beez Peak

Beez PeakImprenditori, manager e professionisti tutti basiti ieri sera, dopo una conferenza stampa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che avrebbe dovuto spiegare tempi e modi della riapertura delle attività, ma che in realtà non ha spiegato nulla. Non ci resta, quindi, che aspettare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di questo ennesimo DCPM. Intanto qui vi trovate il testo definitivo del decreto arrivato stamattina.

Intanto Aprile sta finendo, quindi questa settimana dovrebbe essere quella buona perché il governo vari il tanto atteso decreto Aprile. Quello che dovrebbe prevedere misure di ristoro a fondo perduto per le piccole imprese affossate dalla crisi.

Sul tema ieri il viceministro per l’Economia, Laura Castelli (M5S), ha anticipato in un’intervista al Corriere della Sera che nel decreto saranno previste compensazioni tra crediti e debiti fiscali e che la PA pagherà i suoi debiti verso le imprese:  “Non è possibile che ci siano ancora cittadini che vantano crediti dallo Stato e che devono pagare le tasse. Interverremo in due modi: alzeremo il tetto di 700 mila euro per le compensazioni e stanzieremo 12 miliardi per pagare i debiti commerciali della pubblica amministrazione”.  Un tema, questo, particolarmente caro alle imprese (si veda Beez Peak del 20 aprile). Speriamo.

Quanto al fatto che nella realtà per le aziende di tutte le dimensioni sinora è stato complicato se non impossibile accedere ai finanziamenti con garanzia statale previsti dal Decreto Liquidità, Castelli ha ammesso. “Sono emerse anomalie, è vero. Stiamo accertando le responsabilità, per portare velocemente queste misure a funzionare. Abbiamo messo la garanzia statale proprio per evitare lentezze. Ma ricevo anche tante segnalazioni positive, con le banche che aiutano i loro clienti. L’Abi è impegnata a migliorare le pratiche e credo che molto dipenda dal lavoro dei singoli direttori di filiale”. Mah…

In ogni caso venerdì 24 aprile il Consiglio dei ministri ha varato il Documento di Economia e Finanza 2020in cui spiega che “onde coprire le esigenze finanziarie per il Decreto con le misure urgenti di rilancio economico e a completamento del pacchetto di risposta all’emergenza sanitaria (Decreto Aprile, ndr), contestualmente alla presentazione del Documento di Economia e Finanza (DEF), il Governo richiede al Parlamento un ulteriore innalzamento della stima di indebitamento netto e di saldo netto da finanziare. La Relazione al Parlamento incrementa la deviazione temporanea di bilancio a ulteriori 55 miliardi in termini di indebitamento netto (pari a circa 3,3 punti percentuali di PIL) per il 2020 e 24,6 miliardi a valere sul 2021 (1,4 per cento del PIL)”. Inoltre,  la nota del CdM recita: “Considerando la nuova richiesta di autorizzazione all’indebitamento approvata oggi, quanto già autorizzato con la precedente e la relativa integrazione, nonché gli effetti sui saldi di finanza pubblica del deterioramento dello scenario macroeconomico(…) Il nuovo livello del debito pubblico si attesta al 155,7 per cento del PIL nel 2020 e al 152,7 per cento del PIL nel 2021″. No words…

Anche sul fronte europeo il tanto atteso appuntamento del Consiglio europeo di giovedì 23 aprile, come sapete, non ha dato alcuna risposta concreta (si veda qui il comunicato del presidente del Consiglio Ue). Si è semplicemente limitato ad approvare  l’accordo sulle misure già annunciate il 9 aprile che prevedono un pacchetto del valore di 540 miliardi di euro, tra cassa integrazione europea (100 miliardi, il SURE), un ampliamento del plafond della Bei  per finanziare le imprese (200 miliardi) e la conversione della dotzione del MES a supporto delle spese sanitarie, senza condizioni per l’erogazione della linea, ma nel rispetto degli obiettivi di equilibrio economico finanziario una volta terminata l’emergenza (240 miliardi). Quanto al Recovery Fund, è stato “convenuto di lavorare per la creazione di un fondo per la ripresa, che è necessario e urgente. Il fondo dovrà essere di entità adeguata, mirato ai settori e alle aree geografiche dell’Europa maggiormente colpiti e destinato a far fronte a questa crisi senza precedenti. Abbiamo pertanto incaricato la Commissione di analizzare le esigenze esatte e di presentare con urgenza una proposta all’altezza della sfida che ci troviamo ad affrontare”. Quindi ancora nulla di chiaro e tempi lunghi.

Il risultato di tutto questo è stato che la curva dei rendimenti dei Btp si è spostata ulteriormente verso l’alto, con il decennale che ora paga circa il 2,78% contro il 2,4% di un mese fa e il 2,33% di sei mesi fa, mentre lo spread contro Bund resta a 230 punti base, cioé oltre 74 pb in più rispetto a un mese fa e quasi 88 pb in più rispetto a sei mesi fa. Il tutto mentre per fortuna la Bce ha chiarito che accetterà come collateral nelle operazioni di rifinanziamento anche bond che il 7 aprile erano considerati eligibili ma che successivamente sono scesi al di sotto dei requisiti minimi a seguito di un downgrade da parte delle agenzie di rating. In questo modo,  se l’Italia dovesse essere downgradata al di sotto dell’investment grade, non verrebbe penalizzata. Il timore che questo potesse accadere era stato palpabile a inizio settimana, quando si aspettava il giudizio di S&P, poi arrivato venerdì 24. S&P ha confermato il rating BBB, due notch al di sopra dello speculative grade, mantenendo però l’outlook negativo.

 

Un pensiero infine va a Fabrizio Carretti, capo di Permira in Italia, mancato sabato 25 aprile nella sua casa di Milano, dopo una coraggiosa battaglia contro una malattia che non gli ha lasciato scampo. Non aveva ancora compiuto 49 anni. Dopo un passato in Kpmg e in Lehman Brothers, Carretti era entrato in Permira dal 2006,  dove si è occupato personalmente di grandi deal italiani (es. Sisal, La Piadineria, Arcaplanet, Valentino) ed europei (es. Dr. Martens, Hugo Boss).  A lui era stato affiancato come co-head lo scorso ottobre Francesco Pascalizi

 

(Articolo modificato alle ore 10.40 del 27 aprile – si aggiunge il testo definitivo del Decreto 26 aprile)


Castello sgr lancia il fondo Iniziative Immobiliari Milano. Che acquista un immobile per 10,5 mln euro da un altro fondo dell’sgr

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castello sgrCastello sgr ha lanciato il nuovo fondo Iniziative Immobiliari Milano, specializzato in investimenti di riqualificazione e sviluppo residenziale. Il veicolo è stato sottoscritto da investitori professionali italiani e internazionali. Contestualmente, il fondo ha reso noto il suo primo investimento: un immobile cielo-terra in via Giovanni Calvino 11, ceduto dal fondo Risparmio Immobiliare Uno Energia gestito dalla stessa Castello sgr  e quotato a Piazza Affari, così come già annunciato all’atto preliminare di vendita lo scorso novembre 2019, per 10,5 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa e qui l’atto di compravendita).

Lo studio Gitti and Partners ha assistito nella compravendita il fondo Risparmio Immobiliare Uno Energia, mentre il fondo Iniziative Immobiliari si è avvalso dell’assistenza di Grimaldi studio legale.

L’asset era originariamente affittato a una società parte del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane e oggi è sfitto. L’immobile ha una superficie lorda di circa 11.600 mq ed è attualmente a uso ricettivo. Il programma di investimento del fondo, successivamente all’acquisizione, prevede un progetto di sviluppo residenziale, con il supporto della società Varallo RE, che curerà le attività di project management dell’iniziativa.

 

Nel febbraio scorso, Castello sgr ha messo in vendita 22 immobili, che gestisce tramite i suoi fondi Picasso e Tarvos  per conto di Prodea Investments (il nuovo nome di NBG Pangaea REI), controllata di Invel Real Estate, per un valore complessivo di 350 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).

Nel dicembre 2019 Castello sgr ha rilevato l’Hotel Ambasciatori di Roma per conto del suo fondo Star II, sottoscritto da Oaktree, per  100 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione era attesa dall’aprile 2018, quando Oaktree aveva appena chiuso l’acquisto dei 15 hotel posseduti dai fondi gestiti da Castello sgr, per un valore di 300 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Sempre nel dicembre scorso, il fondo Alpha Square di Castello sgr e Quinta Capital Partners, in qualità di asset manager, ha rilevato il centro commerciale Auchan di Nerviano, nel milanese (si veda altro articolo di BeBeez).

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Providence Equity investe in Next Glass. Thoma Bravo completa l’acquisizione di Command Alkon. La sudcoreana Nexon entra nel capitale dell’indiana DMI. Tata Capital scommette su Indusface Consulting

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Providence Equity Partners

providenceProvidence Strategic Growth, fondo di Providence Equity Partners, ha investito in Next Glass, un fornitore globale leader di software per l’industria delle bevande alcoliche (si veda qui prnewswire). L’investimento mira a alimentare l’innovazione e la crescita dei prodotti dell’azienda e a sostenere il perseguimento da parte della società di acquisizioni aggiuntive di piattaforme tecnologiche al servizio di produttori di alcolici, grossisti, rivenditori e consumatori.  La piattaforma SaaS della società, Untappd for Business, viene utilizzata da quasi 20.000 sedi in 75 paesi per pubblicare e promuovere menu per birra, vino, cocktail e cibo in formato cartaceo, online e utilizzando la segnaletica digitale in negozio. Inoltre, Next Glass ha recentemente lanciato Untappd Marketplace, uno strumento di comunicazione B2B basato sul web che collega grossisti di alcolici e birrifici auto-distributivi e i loro clienti per semplificare il processo di ordinazione dell’alcol. L’investimento di PSG verrà utilizzato per accelerare i progressi dello sviluppo e l’espansione sul mercato sia per Untappd for Business che per Untappd Marketplace.

thoma bravoThoma Bravo, una delle principali società di private equity focalizzata sui settori dei servizi software e tecnologici, ha annunciato il completamento dell’acquisizione di Command Alkon, la principale piattaforma di collaborazione con i fornitori per i lavori pesanti di costruzione (si veda qui il comunicato stampa). La nuova partnership con Thoma Bravo dovrebbe consentire all’azienda di espandere la propria visione di una catena di approvvigionamento integrata nel mercato delle costruzioni pesanti accelerando il time to market per nuove soluzioni. Investendo in funzionalità di cloud verticale di prossima generazione, i clienti beneficiano di moderni strumenti di collaborazione che digitalizzano i processi aziendali, massimizzano l’efficienza, migliorano il processo decisionale e garantiscono la certezza dei risultati del progetto.

DMIIl gruppo DMI di New Delhi, che opera nel settore dei prestiti al consumo e di alloggi a prezzi accessibili, ha annunciato un round  per un equivalente di 123 milioni di dollari sottoscritto dalla società sudcoreana di giochi Nexon, quotata alla Borsa di Tokyo (si veda qui vccircle). L’attuale round porta il capitale raccolto da DMI dal 2008 a oggi a oltre 800 milioni di dollari. Solo negli ultimi 18 mesi, DMI ha raccolto 343 milioni di dollari di equity e 350 milioni in debito. L’ultimo round precedente a questo, da 200 milioni di euro, era stato raccolto soltanto lo scorso marzo. Nel gennaio 2019, invece, la società aveva raccolto 230 milioni di dollari di equity da New Investment Solutions, una società di gestione patrimoniale con sede nel Liechtenstein fondata da Takashi Sato. Quest’ultimo round verrà utilizzato per finanziare la crescita principalmente nelle attività finanziarie di consumo digitale delle MSME (acronimo anglosassone per micro, piccola e media impresa). L’attuale round valorizza la società a oltre un miliardo di dollari.

Tata CapitalTata Capital Growth Fund II, fondo di private equity gestito da Tata Capital Ltd, la divisione dei servizi finanziari di Tata Group, ha investito circa 5 milioni di dollari in Indusface Consulting Pvt. Ltd, una società software-as-a-service con sede a Mumbai, focalizzata sulla sicurezza delle applicazioni (si veda qui vccircle). Indusface, fondata nel 2004,fornisce una soluzione di sicurezza totale delle applicazioni che rileva, monitora e intraprende azioni protettive per le applicazioni su base continua e utilizzerà il capitale per accelerare l’acquisizione globale dei clienti e i piani di prodotto. Ashish Tandon, fondatore e amministratore delegato di Indusface, ha dichiarato che la società utilizzerà anche l’investimento per sfruttare la portata globale di Tata Capital per i propri piani di espansione. Come parte dell’investimento, Pramod Ahuja, partner del Tata Capital Growth Fund, entrerà a far parte del consiglio di amministrazione di Indusface. “Riteniamo che il mercato della cybersecurity continuerà a registrare una crescita significativa poiché la protezione delle risorse digitali diventa una priorità con l’accresciuta rilevanza dei processi aziendali digitali”, ha affermato il partner di Tata Capital Growth Fund Akhil Awasthi.


A marzo vendite di case unifamiliari in calo del 15,4% negli Usa. A Singapore gli investimenti real estate crollano del 34% nel primo trimestre, dice Edmund Tie. Henley Bartra cede Phoenix House a Dublino. Slate am raccoglie 250 mln euro per il terzo fondo europeo

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U.S. Department of Housing and Urban Development

U.S. Department of Housing and Urban DevelopmentSecondo i nuovi dati del U.S. Department of Housing and Urban Development e dell’U.S. Census Bureau, le vendite di case unifamiliari di nuova costruzione sono diminuite del 15,4% negli Usa a marzo rispetto a febbraio, il che corrisponde a un numero di  627 mila unità che sarebbero vendute in un anno, se si mantenesse questo ritmo (si veda qui worldpropertyjournal).  Il tasso di marzo è inferiore del 9,5% rispetto a quello di marzo 2019. “Nonostante il forte calo delle vendite di case nuove questo mese, il primo trimestre del 2020 ha registrato in realtà un aumento del 6,7%  rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, riflettendo una forte crescita prima dell’epidemia di virus”, ha affermato Dean Mon, presidente della National Association of Home Builders (NAHB), che ha aggiunto: “Mentre prevediamo ulteriori impatti sull’industria, restiamo fiduciosi che l’edilizia abitativa sarà un settore che contribuirà a favorire la ripresa economica”. Robert Dietz, capo economista della NAHB, ha sottolineato: “Il calo delle vendite di marzo riflette le preoccupazioni degli acquirenti per il virus ed è stato principalmente concentrato nelle regioni più colpite del nordest e dell’ovest. L’indebolimento delle vendite è in linea con le nostre indagini sui costruttori che hanno mostrato un drastico calo del traffico degli acquirenti e della fiducia dei costruttori in aprile. Prevediamo un ulteriore rallentamento del ritmo delle vendite di nuove case in aprile, poiché le richieste di sussidi di disoccupazione continuano a salire, prima di stabilizzarsi in seguito. anno”.
EDMUND TIEIl consulente immobiliare con sede a Singapore, Edmund Tie, prevede un crollo nei valori immobiliari a Singapore, se le problematiche connesse col COVID-19 dovessero persistere fino alla fine del 2020 o oltre (si veda qui il worldpropertyjournal.)  Nonostante una serie di misure di sostegno introdotte dal governo, le transazioni immobiliari sono infatti crollate nei settori uffici, industria, vendita al dettaglio e residenziali. Il primo trimestre 2020 ha registrato vendite per investimenti per 3,3 miliardi di dollari, in calo di un sostanziale 34% rispetto ai 5,0 miliardi di dollari del  quarto trimestre 2019. Mentre il settore privato è stato il principale motore delle vendite per investimenti nel quarto trimestre del 2019, rappresentando il 95,3% delle vendite totali di investimenti nell’ultimo trimestre del 2019, nel primo trimestre di quest’anno, ha rappresentato solo il 52,6%. Anche i valori delle transazioni sono diminuiti: da 14 transazioni che superavano i 50 milioni di dollari nel quarto trimestre del 2019, il primo trimestre del 2020 ha visto solo quattro transazioni di tale portata, e tra queste due derivavano da transazioni con parti correlate. Cross Street Exchange (precedentemente noto come China Square Central) e Alexandra Technopark, hanno rispettivamente annunciato operazioni da  648 e 606 milioni di dollari di Singapore con Frasers Commercial Trust e Frasers Logistics & Industrial Trust.

Henley BartraHenley Bartra, la joint venture tra Henley e Bartra Capital, dello sviluppatore Richard Barrett, ha venduto Phoenix House nel distretto di Dublino 8 a investitori privati ​​irlandesi per 16 milioni di euro (si veda qui Irish Times). Per Henley Bartra la cifra di vendita rappresenta quasi un raddoppio degli 8,5 milioni di euro pagati  quando aveva rilevato l’edificio da Ryanair nel 2018. Al momento del suo acquisto, tre dei cinque piani della proprietà erano vuoti mentre i restanti piani erano stati lasciati all’Ufficio dei Lavori Pubblici (OPW) con un affitto 365 mila euro all’anno. Si presume che Henley Bartra abbia investito diversi milioni di euro in una completa ristrutturazione e ammodernamento dell’edificio, prima di lasciare tutti e tre i piani liberi all’OPW con un nuovo contratto di locazione di 10 anni con un affitto di 647.075 euro all’anno, portando il reddito annuo totale a 1,012 milioni. Phoenix House si estende su una superficie totale di 3.459 mq (37.234 mq) e ha il vantaggio di 61 posti auto. L’OPW ora occupa i locali con due contratti di locazione completi per riparazioni e assicurazioni. Il piano seminterrato, il piano terra e il primo piano sono occupati con un nuovo contratto di locazione di 10 anni con un affitto di € 647.075 all’anno, mentre il secondo e il terzo piano sono locati con un contratto di locazione di 25 anni dal febbraio 1999 con un affitto di € 365.000 all’anno. I contratti di locazione hanno una durata media non scaduta di 7,7 anni. Il prezzo di vendita di 16 milioni offre al nuovo proprietario un rendimento netto iniziale del 5,75%. Phoenix House occupa una posizione centrale di alto profilo e facilmente accessibile di fronte al Phoenix Park e immediatamente adiacente all’Heuston Gateway, un’area che negli ultimi anni ha assistito a un aumento delle attività di investimento.

Slate Asset ManagementSlate Asset Management, una piattaforma londinese di gestione patrimoniale alternativa leader nel settore immobiliare, ha annunciato il closing definitivo della raccolta del suo Slate European Real Estate Fund III a quota 250 milioni di euro, superando quindi l’obiettivo di 200 milioni (si veda qui il comunicato stampa). Coerentemente con i suoi fondi precedenti, Slate Europe III punterà sulle attività immobiliari di grande distribuzione in Europa. “Siamo lieti di chiudere Slate Europe III al limite massimo e siamo grati per la fiducia che gli investitori di diverse aree geografiche continuano a riporre in noi mentre Slate espande la sua presenza in Europa “, ha affermato Brady Welch, fondatore di Slate, che ha aggiunto: “Da qualche tempo investiamo nella logistica dell’ultimo miglio e siamo orgogliosi di lanciare il nostro terzo fondo nello spazio immobiliare europeo dal 2016, un’impresa che sottolinea il nostro impegno nel settore e conferma l’importanza delle soluzioni dell’ultimo miglio”. Da dicembre 2016, Slate ha completato un totale di 250 acquisizioni di proprietà con destinazione grocery retatil in Europa, che comprendono oltre 450.000 metri quadrati di spazio locabile lordo. Slate ha uffici a Londra, Francoforte, Dublino e Lussemburgo.



Giuliana e Marina Caprotti salgono ufficialmente al 100% della holding di Esselunga. Moody’s declassa azienda e bond a Ba1

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esselungaLa catena di supermercati italiani Esselunga ha annunciato venerdì 24 aprile la sigla del closing dell’operazione che ha visto Giuseppe e Violetta Caprotti (figli di primo matrimonio del patron di Esselunga Bernardo Caprotti, scomparso nel 2016) cedere per un totale di 1,84 miliardi di euro la loro quota del 30% della holding Supermarkets Italiani a Giuliana Albera Caprotti (vedova di Bernardo) e la figlia Marina Caprotti, che sono così salite al 100% della holding Supermarkets Italiani, tramite la loro Superit Finco spa (si veda qui il comunicato stampa) L’accordo era stato annunciato nel marzo scorso da Esselunga, sulla base di una valutazione del gruppo di 6,1 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez) e si perfezionato dopo che lo scorso 21 aprile è stata completata la vendita del 32,5% del capitale sociale di La Villata spa. Qui il riassunto della storia nel blog di Giuseppe Caprotti.

Come riferito a marzo, infatti, l’operazione è stata finanziata con capitale per 535 milioni di euro, derivante da 100 milioni in denaro e 435 milioni appunto dalla cessione a un investitore finanziario (che è stato identificato in Unicredit) di una partecipazione pari al 32,5% del capitale di La Villata spa, il polo immobiliare che ha in portafoglio buona parte dei 159 supermercati di Esselunga, detenuta dalle stesse azioniste (il restante 67,5% di La Villata è detenuta direttamente da Esselunga); e con debito bancario per 1,312 miliardi, derivante da linee di credito messe a disposizione da un pool composto da principali istituti di credito italiani e internazionali (tra i quali Intesa Sanpaolo, Unicredit e Bnl-Bnp Paribas).

Successivamente, Esselunga si fonderà con le sue controllanti Suprmarkets Italiani e Superit Finco e, di conseguenza, si farà carico degli obblighi previsti dai due finanziamenti. La catena italiana di supermercati rimborserà la linea bridge a seguito della fusione (che si prevede avvenga entro 12 mesi dal closing dell’acquisizione). Inoltre, saranno rimborsati 300 milioni di euro dell’indebitamento gravante sulle entità incorporate.

L’operazione implica quindi un aumento del debito di Esselunga, che passerà da 2,5 volte a 4,3 volte nel dicembre 2020. Ecco perché il 26 marzo scorso, subito dopo l’annuncio dell’operazione, Moody’s ha ridotto il rating corporate e il rating del bond da Baa2, ancora in area investment grande, a Ba1, la fascia speculativa, con outlook stabile (si veda qui il comunicato stampa dell’agenzia). La revisione al ribasso del rating riflette anche: l’assenza di diversificazione internazionale della società; le sue modeste dimensioni e alta concentrazione geografica; il contesto competitivo del retail, che continua a esercitare pressione sui margini.

Ernesto Bisagno, vicepresidente di Moody’s, senior credit officer e capo analista per Esselunga ha spiegato così la revisione del giudizio: ““Il declassamento a Ba1 da Baa2 riflette il debito significativo e risultante maggiore leva finanziaria che Esselunga dovrà sostenere per riuscire ad acquisire la quota del 30% da parte dei suoi azionisti di maggioranza. La transazione arriva in un momento di crescente incertezza a causa del difficile contesto della realtà commerciale e delle condizioni economiche indebolite a causa dello scoppio del coronavirus in Italia, e principalmente in Lombardia, il mercato principale di Esselunga”. L’outlook stabile riflette l’aspettativa di una performance resiliente della società, oltre che di una leva finanziaria costante nel 2020-2021.

L’operazione è in ogni caso sostenibile perché il gruppo alla fine del 2019 riportava  disponibilità liquide e mezzi equivalenti per 1.139 miliardi e una posizione finanziaria netta rettificata negativa di 150 milioni. Tenendo conto delle diverse operazioni collegate all’acquisizione, le disponibilità liquide e mezzi equivalenti pro-forma scenderebbero a 306 milioni e la posizione finanziaria netta rettificata negativa salirebbe a 1,736 miliardi, a fronte di ricavi per 8,14 miliardi e un ebitda rettificato di 675 milioni. Tra i debiti finanziari di Esselunga rientrano due bond da 500 milioni di euro ciascuno  quotati alla Borsa del Lussemburgo (uno con cedola 0,875% a scadenza 25 ottobre 2023 e l’altro con cedola 1,875% a scadenza 25 ottobre 2027) emessi nel 2017 (si veda altro articolo di BeBeez) per rifinanziare il parte il prestito da 1,5 miliardi di euro ottenuto nel luglio precedente dalle banche (Citi, Mediobanca, Unicredit, Intesa e poi ampliato a Banco Bpm e Bnp Paribas) e che era stato necessario per acquistare il 45% della cassaforte immobiliare La Villata, posseduto dai due fratelli Giuseppe e Violetta  (si veda altro articolo di BeBeez).

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Al via il 4 maggio l’aumento di capitale di Trevifin, per complessivi 213 mln euro

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treviPartirà il 4 maggio per concludersi il 18 maggio l’aumento di capitale di Trevi Finanziaria Industriale (Trevifin), il gruppo di ingegneria del sottosuolo in difficoltà dall’autunno 2017 (si veda qui il comunicato stampa).

Si tratta come noto di un un aumento di capitale per cassa da 130 milioni di euro, di cui i soci FSI Investimenti spa, controllata da Cdp Equity, e Polaris Capital Management  si sono impegnati a sottoscrivere 77,7 milioni, mentre le banche si sono impegnate a utilizzare in compensazione propri crediti per cassa vantati nei confronti di Trevifin per complessivi 284,1 milioni, secondo un rapporto di conversione di 4,5:1. per un totale di 63 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Infine,  è prevista l’emissione di azioni di compendio per 19 milioni di euro a servizio di un massimo di 1,6 miliardi di warrant, che potranno essere esercitati entro il 5 maggio 2025 e saranno negoziati su Borsa Italiana dal prossimo 4 maggio. Il tutto, quindi, per un aumento di capitale complessivo da 213 milioni di euro.

Al fine di superare la sua tensione economico-patrimoniale e finanziaria, Trevi ha infatti avviato un processo di risanamento basato su una manovra finanziaria, che prevede:

  1. ricapitalizzazione;
  2. ristrutturazione di parte del debito, secondo i termini di alcuni accordi di ristrutturazione ai sensi dell’art. 182-bis della Legge fallimentare, omologati dalla Corte di Appello di Bologna il 10 gennaio scorso (si veda altro articolo di BeBeez);
  3. concessione di nuove risorse finanziarie da parte delle banche, il cui ammontare esatto dipenderà dall’entità dell’aumento di capitale sottoscritto dagli azionisti e/o dal mercato;
  4. la dismissione della divisione Oil & Gas del Gruppo Trevi, ceduta all’indiana Megha Engineering & Infrastructures Ltd (si veda altro articolo di BeBeez).

 

Lo scorso aprile Trevi ha confermato  dati di bilancio 2019 peggiori di quelli previsti dal piano industriale, utilizzato a supporto dell’accordo di ristrutturazione dei debiti omologato dalla Corte di Appello di Bologna (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dettaglio, nel 2019 i ricavi si sono attestati  a 624,3 milioni di euro (-50 milioni rispetto alle previsioni del piano industriale); l’ebitda ricorrente è stato di 59 milioni (2 milioni in meno delle previsioni); e la perdita netta è stata di ben 73 milioni (un risultato peggiore di 236 milioni rispetto al piano). Il tutto a fronte di un debito finanziario netto di 732 milioni, a sua volta più alto di 519 milioni rispetto agli obiettivi del piano (si veda altro articolo di BeBeez). I numeri si confrontano con quelli del 2018, quando Trevi aveva chiuso il bilancio con 618,1 milioni di ricavi, un ebitda di 50,1 milioni e un debito finanziario netto di 692,6 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).

Alla luce della crisi da coronavirus, Trevi inoltre ha anticipato che aggiornerà al ribasso le previsioni di risultati di Gruppo per quest’anno, avendo ipotizzato che l’emergenza si protrarrà fino al 31 maggio 2020 nelle aree in cui opera. Per il periodo successivo, sia aspetta una ripresa graduale e punta a non perdere possibili vendite in paesi non toccati dall’emergenza o che danno già segnali di ripresa. Anche l’impatto negativo sui risultati del Gruppo atteso per l’esercizio 2020, derivante dalla pandemia, rientra comunque nei range previsti dalle analisi di sensitività che sono state svolte sul piano industriale.

Nel 2020-2021 i Governi dell’Italia e di altri paesi europei ed extraeuropei dovrebbero puntare su piani di investimento straordinari soprattutto in infrastrutture, per cui Trevi dovrebbe recuperare volumi e margini reddituali non conseguibili nel 2019 e 2020, perseguendo gli obiettivi previsti dal piano industriale, seppure non su base annuale. Se invece l’emergenza innescata dal coronavirus si prolungherà oltre il 31 maggio 2020, le previsioni di Trevi potranno diventare inattendibili e l’azienda dovrà verificare ulteriormente le previsioni di raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano industriale.

Il Gruppo Trevi è leader a livello mondiale nell’ingegneria del sottosuolo (fondazioni speciali, scavo di gallerie e consolidamenti del terreno e realizzazione e commercializzazione dei macchinari e delle attrezzature specialistiche del settore); è anche attivo nel settore delle perforazioni (petrolio, gas, acqua) sia come produzione di impianti che come servizi prestati e nella realizzazione di parcheggi sotterranei automatizzati. Nato a Cesena nel 1957, conta più di 30 sedi e una presenza in oltre 80 Paesi. Conta 4 divisioni: la Divisione Trevi, che opera nei servizi specializzati dell’ingegneria del sottosuolo, la Divisione Petreven attiva nei servizi di perforazione petrolifera, la Divisione Soilmec, che produce e sviluppa i macchinari e gli impianti per l’ingegneria del sottosuolo e la divisione Drillmec che produce e sviluppa gli impianti per le perforazioni (petrolio, gas, acqua).


Crediti deteriorati, secondo DebtWire solo 3,8 mld euro di transazioni nel primo trimestre in Europa. Aumenta il secondario per le GACS italiane

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Schermata 2020-04-22 alle 13.26.53

Schermata 2020-04-22 alle 13.26.53Prima che il lockdown da coronavirus congelasse il mercato, in Europa  a fine marzo erano stati chiusi deal su crediti deteriorati per un controvalore complessivo lordo di 3,8 miliardi di euro, distribuiti su 13 operazioni, di cui 1,8 miliardi su crediti spagnoli, 1,6 miliardi su crediti italiani e 400 milioni di euro per un unico deal su asset ciprioti. Lo rileva Debtwire, che precisa anche che l’anno scorso il primo trimestre aveva visto transazioni per 21,4 miliardi. Sulla carta, poi, ci sono altri 75,4 miliardi di euro di crediti deteriorati sul mercato, per i quali, però, le aste sono in stand-by.

Per esempio, Cerberus Capital Management aveva fatto l’offerta più alta per il portafoglio Project Helix 2 di crediti deteriorati misto corporate pmi e retail da 2,5 miliardi di euro di Bank of  Cyprus, ma poi la banca ha annunciato che la vendita sarebbe stata rimandata. A sua volta, Bain Capital Credit era in pole position per il portafoglio Project Icon da 1,6 miliardi di euro della National Bank of Greece. Mentre in Spagna M&G Investments e Pimco erano i favoriti per assicurarsi il portafoglio di crediti reperforming Project Prometeo da 1,5 miliardi di Banco Santander. Infine, in Irlanda Allied Irish Banks ha rimandato a data ancora da destinarsi l’asta per il portafoglio Project Oak di mutui residenziali da 1,3 miliardi. Il tutto, mentre in Italia sappiamo che Intrum si è tirato indietro dalla trattativa per acquisire la divisione di credit management di Cerved, dopo aver offerto circa 500 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).

Debtwire ha contato  come si diceva 1,5-1,6 miliardi di euro di transazioni spalmati su 10 deal in Italia nel primo trimestre, in calo dai 5 miliardi di euro spalmati  su 7 deal nel primo trimestre del 2019. Del totale 620 milioni riguardano trade sul mercato secondario. Sul fronte italiano BeBeez ha mappato in realtà 19 operazioni  annunciate da inizio anno a oggi, di cui però per 4 non è stato comunicato il valore. Il valore complessivo lordo delle transazioni per cui è stato comunicato il controvalore lordo è comunque di quasi 1,8 miliardi, mentre sono in arrivo, ovviamente sempre sulla carta, almeno altri 35 miliardi. Il dettaglio delle operazioni annunciate e in arrivo è declinato nel nuovo Report NPL BeBeez, su tutti i deal dei primi 4 mesi del 2020 e revisione dati 2019, disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium (vedi qui come abbonarti a soli 20 euro al mese).

Debtwire ricorda inoltre che le agenzie di rating DBRS Morningstar, Moody’s e Scope Ratings si aspettano tutte un calo delle cartolarizzazioni di crediti deteriorati in Italia nei prossimi mesi, in particolare di quelle di crediti corporate pmi. Quanto alle performance delle cartolarizzazioni con GACS, Moody’s ha downgradato di recente i rating delle note di classe A e B della cartolarizzazione Elrond NPL 2017 di Credito Valtellinese.

Schermata 2020-04-27 alle 15.23.47Come sappiamo,  in totale dal 2015 a metà 2019 le banche hanno ceduto oltre 200 miliardi di crediti deteriorati, di cui 69 miliardi tramite cartolarizzazioni con Gacs, che hanno dato luogo a emissioni di asset backed securities per 16 miliardi di euro, per un prezzo medio del 23-24% del valore lordo. In particolare, sono state emesse note senior per un valore pari al 19% del valore lordo complessivo dei portafogli cartolarizzati, abs mezzanine per un 3% e junior per un 2%. I dati sono contenuti nell’ultimo report di settore pubblicato da PwC lo scorso dicembre, che appunto su un totale di 19 cartolarizzazioni con Gacs analizzate, indicava performance inferiori alle attese per circa un terzo delle operazioni (si veda altro articolo di BeBeez).

Un analogo risultato è stato fornito anche da un’analisi di Banca Ifis nel suo ultimo Market Watch (si veda altro articolo di BeBeez), dove su un totale di 11 operazioni analizzate emergeva che 5 non avevano raggiunto gli obiettivi di raccolta lorda e netta previsti dal business plan, sebbene altri cinque li avessero invece superati. Quanto ai prezzi medi delle cessioni con Gacs, Banca Ifis ha sottolineato che stanno aumentando, in linea con l’aumento della quota secured dei portafogli Npl cartolarizzati (si veda altro articolo di BeBeez).

Schermata 2020-04-27 alle 15.45.44Proprio per cercare di aumentare le loro performance, molti spv di cartolarizzazione con GACS lo scorso anno hanno iniziato a vendere parte dei portafogli sul mercato secondario (si veda altro articolo di BeBeez) .

Secondo quanto riferisce Debtwire, in particolare, investitori come AnaCap Financial, Balbec Capital, Banca Ifis Guber Banca l’anno scorso hanno acquisito  117 milioni di euro di Npl dagli spv di cartolarizzazione con GACS gestiti da Prelios Credit Servicing, Cerved Credit Management, doValue Credito Fondiario. Una cifra pur piccola, ma in importante crescita rispetto ai 66 milioni del 2018 e alle cifre passate di manno negli anni precendenti. In totale tra il 2016 e il 2019 sono passati di mano sul mercato secondario 213 milioni di euro di Npl prima in portafoglio agli spv delle GACS, pari al 4,7% del totale complessivo dei 4,9 miliardi di euro di recuperi .


Crediti deteriorati, da inizio anni transazioni solo per 1,8 mld euro. In arrivo sulla carta altri 35 mld, coronavirus permettendo

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Schermata 2020-04-27 alle 16.51.28

Schermata 2020-04-27 alle 16.51.28Da inizio anno a oggi sono state annunciate transazioni su crediti deteriorati solo per poco meno di 1,8 miliardi di euro lordi, dopo un 2019 in cui sono stati annunciati deal per oltre 52 miliardi di euro (dato rivisto al rialzo rispetto ai dati preliminari di 50 miliardi del Report Npl 2019 di BeBeez pubblicato a gennaio) e sulla carta sono in arrivo nell’anno operazioni per altri 35 miliardi. Diciamo sulla carta, perché che cosa potrà succedere una volta uscii dall’emergenza Covid-19 non è per nulla chiaro.

Come sappiamo, infatti, le banche possono permettersi di non rispettare i ratio patrimoniali di Basilea, così come annunciato dalla Banca Centrale Europea nell’ambito del pacchetto di misure straordinarie varate per immettere liquidità sul mercato a vantaggio delle imprese annunciate il 12 marzo  (si veda altro articolo di BeBeez) e il 20 marzo (si veda altro articolo di BeBeez). Il che significa che, visto che la crisi da Covid-19 ha messo in dubbio i piani di recupero e che i prezzi dei crediti deteriorati sono quindi previsti in discesa, le banche sono incentivate a evitare di consolidare perdite da cessione di crediti.

D’altra parte, è vero che la mole dei crediti deteriorati sui bilanci delle banche è destinata a salire, vista la prevista recessione, il che significa che una gestione prudente dello stock delle esposizioni consiglierebbe di non rimandare il problema al futuro, quando gli scaduti si trasformeranno in Utp e gli Utp in Npl. Il risultato netto di questo ragionamento, però, appunto ancora non si può conoscere, quindi che cosa sarà di quei 35 miliardi di euro di cessioni in cantiere non è dato sapere.

Nel frattempo, si diceva, BeBeez ha mappato 19 operazioni annunciate da inizio anno al 27 aprile, di cui però per 4 non è stato comunicato il valore. Il valore complessivo lordo delle transazioni per cui è stato comunicato il controvalore lordo è comunque di quasi 1,8 miliardi.

Per scaricare il report completo con le tabelle e i link agli articoli clicca qui


INGO acquisisce Xenialab, incubata da I3P del Politecnico di Torino

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xenialab_logoINGO, azienda  italiana che opera nello sviluppo di soluzioni volte a garantire una customer relation fluida ed efficiente, ha acquisito, per 4,7 milioni di euro, Xenialab: società torinese incubata da I3P del Politecnico di Torino che ha sviluppato la piattaforma di omnicanalità innovativa XCALLY Motion (si vedano qui il comunicato stampa di Xenialab e qui quello di INGO). L’operazione è stata chiusa lo scorso dicvembre, ma comunicata soltanto ieri ed è stata realizzata con il sostegno di Banco Bpm.

Nel nuovo assetto organizzativo, Diego Gosmar (amministratore delegato di Xenialab) sarà il nuovo Head of International Operations, mentre Giuseppe Innamorato ricoprirà il ruolo di CTO del gruppo.

Xenialab, fondata nel 2007, ha sede a Torino. La società ha creato XCALLY Motion, innovativa soluzione omnichannel basata su Asterisk che fornisce una delle migliori user experience multicanale per voce, chat, e-mail, video, sms, social network e WhatsApp for business. XCALLY Motion è posizionata tra le piattaforme omnicanale leader a livello mondiale (fonte: Software Advice e GetApp) e vanta un’elevata presenza globale con customer care attivi in oltre 50 paesi. La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 2,67 milioni di euro, un ebitda di 885 mila euro e una liquidità netta di 413 mila euro (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

INGO ha oltre 450 clienti in Italia di cui quasi 150 all’estero, attivi in numerosi settori, tra cui automotive, sanità, utilities, finanza e assicurazioni. Da vent’anni supporta le aziende nella creazione di solide relazioni con i propri clienti attraverso una customer experience organizzata, agile e flessibile, offrendo consulenza, ottimizzazione, tecnologie e servizi cross-canale in ottica di trasformazione digitale.

L’acquisizione permetterà a INGO di potenziare il proprio posizionamento strategico e tecnologico, arricchendo l’offerta di soluzioni e servizi per clienti e partner in Italia e all’estero, con un approccio che fa convergere i processi di business con tecnologie di intelligenza artificiale, robotica, video-relazione e business automation. Inoltre, le permetterà di consolidarsi come fornitore tecnologico e di realizzare un passo avanti nella sua internazionalizzazione.

L’ad di Xenialab, Diego Gosmar, ha commentato: “Questa acquisizione è un importante riconoscimento del nostro impegno volto a sviluppare tecnologie performanti che rispondano alle esigenze dei clienti in modo tempestivo, per aiutarli ad affrontare tutte le sfide emergenti in questi anni di profonda transizione. Insieme, saremo in grado di offrire servizi e soluzioni multi-channel per una customer experience a 360°. Inoltre siamo particolarmente soddisfatti di questa operazione, perché è stato proposto fin da subito a tutti i soci di Xenialab di far parte del top management di gruppo, e questo significherà garanzia di continuità per i clienti e partner, oltre alla possibilità di crescere ulteriormente sui vari mercati di riferimento”.

Marco Durante, ad di INGO, ha aggiunto: “Le due aziende collaborano insieme da un anno ed hanno raggiunto un buon grado di integrazione già in questi primi mesi del 2020. Il consolidamento del nuovo asset operativo, la R&D in AI e robotica, l’integrazione tra XCALLY Motion e le soluzioni INGO insieme all’ampliamento del nostro ecosistema di partner, porteranno ad una crescita solida e costante anno su anno”.

Giuseppe Scellato, presidente di I3P, a sua volta ha commentato: “L’acquisizione di Xenialab rappresenta un’occasione interessante per sottolineare la necessità di dare attenzione e sostegno alle startup e alle scaleup, anche e soprattutto in questo momento di emergenza: si tratta di realtà che grazie alla loro agilità e alla capacità di adattamento non soltanto possono supportare il rilancio di tanti settori dell’economia italiana, ma anche dare il loro contributo essenziale per contrastare l’emergenza, mettendo a disposizione la propria tecnologia”.

I3P ha incubato 255 imprese negli ultimi 20 anni, di cui 22 solo nell’ultimo anno (si veda altro articolo di BeBeez). Ricordiamo che è stato eletto migliore incubatore pubblico al mondo da UBI Global World Rankings of Business Incubators and Accelerators 2019 – 2020, la più importante graduatoria sui programmi di incubazione ed accelerazione stilata da UBI Global, che nel 2019 ha analizzato 364 programmi in 78 paesi del mondo. Il riconoscimento è stato assegnato nel corso del Summit mondiale sull’incubazione 2019, che si è svolto il 6 novembre scorso a Doha, presso la Qatar Development Bank (si veda altro articolo di BeBeez).


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