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Officine Maccaferri ha raggiunto un cosiddetto accordo di forbearance (ossia contenente misure di concessione) con i portatori del bond da 190 milioni di euro quotato all’ExtraMot Pro, con cedola 5,75%, in scadenza nel 20121 e acquisito da Carlyle e suoi coinvestitori lo scorso dicembre (si veda qui il comunicato stampa e qui altro articolo di BeBeez).
L’accordo, siglato con bondholder che rappresentano almeno il 54% delle obbligazioni, prevede, tra l’altro:
– la rinuncia all’esercizio dei diritti e alle tutele previsti per il mancato pagamento degli interessi sulle obbligazioni dovuti al 2 dicembre 2019 e comunque entro il termine el periodo di grazia di 30 giorni dalla scadenza stabilito ai sensi dell’Indenture (evento di default); in particolare si prevede la rinuncia a chiedere che il Trustee dichiari le obbligazioni dovute ed esigibili;
– la facoltà di revocare, in qualsiasi momento, dopo la dichiarazione di acceleration, prevista per l’evento di default, qualsiasi dichiarazione di acceleration e le sue conseguenze, a condizione che tale revoca non sia in conflitto con provvedimenti emessi dal tribunale avente giurisdizione competente.
Carlyle aveva scritto a fine gennaio al Gruppo Maccaferri una lettera che ricordava che il regolamento del bond prevede che l’escussione delle garanzie si attivi automaticamente (si veda qui l’Offering Memorandum, pagg. 134-135 e qui altro articolo di BeBeez). Per scongiurare l’accelerazione e quindi la firma di un accordo, il fondo Usa aveva offerto il write-off del debito esistente (a esclusione di quello bancario) di Officine Maccaferri e, all’interno di un piano più ampio, nuova finanza per la stessa Officine Maccaferri e per Seci, la holding che controlla il Gruppo Maccaferri.
Evidentemente un accordo di massima in questo senso è stato trovato, visto che la nota di Officine Maccaferri precisa che “la società sta attualmente finalizzando un rivisto piano aziendale che includerà, tra l’altro, nuovi strumenti finanziari o di liquidità e di conseguenza avvierà a breve un processo di sollecitazione del consenso e convocazione di un’assemblea degli obbligazionisti al fine, tra l’altro, di modificare alcuni termini dell’Indenture per consentire alla società di adottare determinate misure per attuare il nuovo finanziamento tramite strumenti finanziari o di liquidità”.
In attesa della firma dell’accordo di forbearance, Fitch Ratings a fine gennaio aveva ridotto il rating di Officine Maccaferri a RD (restricted default, si veda qui il comunicato stampa).
E’ ragionevole ritenere, quindi, che Carlyle avrà voce in capitolo nell’operazione complessiva di salvataggio del gruppo Maccaferri, per il quale sono state presentate offerte anche da parte di Oxy Capital e Hps (si veda altro articolo di BeBeez), di Fortress Investment Group (si veda altro articolo di BeBeez) e di Quattro R (si veda altro articolo di BeBeez).
Quanto alle altre società del Gruppo Maccaferri, era stata spostata a metà di questo mese la data dell’udienza al Tribunale di Bologna per il piano di rilancio nell’ambito del concordato in continuità, che coinvolge la Seci (la holding con cui la famiglia Maccaferri controlla l’omonimo gruppo), insieme a Samp (si veda altro articolo di BeBeez). Ma a oggi non si hanno novità.
Intanto al Tribunale è stato presentato il piano per Felsinea Factor, che sarà liquidata, e per Enerray, della quale è già stato affittato il ramo d’azienda manutenzione a Lt Holding (sempre settore fotovoltaico), che è già vincolata all’acquisto. Sapaba, Exergy (venduta nell’ottobre 2019 ai cinesi di Nanjing Tica Thermal Solution, si veda altro articolo di BeBeez) e Sebigas proseguono il loro percorso di concordato.
Il Gruppo Maccaferri ha aperto a inizio giugno 2019 la procedura di concordato con riserva per Seci holding; per Seci Energia, sub-holding del comparto energetico; e per Enerray, società del settore energia. Successivamente, hanno chiesto il concordato anche la società di costruzioni Sapaba, il produttore di zucchero Sadam e la società di factoring Felsinea Factor, per un totale di 400 dipendenti coinvolti sui 4.500 totali del Gruppo Maccaferri (si veda altro articolo di BeBeez) e Samp, società di ingegneria meccanica (si veda altro articolo di BeBeez).
Il gruppo emiliano ha chiuso il 2017 con un fatturato pari 1,039 miliardi di euro, 118 milioni di ebitda e un debito di 750 milioni di euro, contratto per la maggior parte con Banca Intesa Sanpaolo, Banca Imi, Unicredit e Banco Bpm e che include anche il bond di Officine Maccaferri e i minibond da 25 milioni di euro di Sampistemi spa (si veda altro articolo di BeBeez). Officine Maccaferri ha invece chiuso il 2018 con 535,2 milioni di euro, un ebitda di 15,6 milioni e un debito finanziario netto di 201,9 milioni, mentre i 9 mesi a fine settembre 2019 si sono chiusi con 374,5 milioni di ricavi, 21,6 milioni di ebitda e 235,6 milioni di debito finanziario netto, che si è attestato quindi a 6,4 volte l’ebitda, contro le 3,3 volte dello stesso periodo dell’anno precedente (si veda qui la presentazione dei risultati dei 9 mesi).