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HAT cede le quote in AnapoGas ed EbGas a Mediterranea Energia per 15 mln euro

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Schermata 2020-01-05 alle 16.28.19

Schermata 2020-01-05 alle 16.26.10Il fondo HAT Sistema Infrastrutture, gestito da HAT sgr ha annunciato a fine dicembre 2019 la cessione delle partecipazioni in AnapoGas e di EbGas, società titolari di varie concessioni per la distribuzione di gas naturale in Liguria e Sicilia, al socio di maggioranza Mediterranea Energia, società consortile parte del Gruppo Conscoop, che si occupa della distribuzione del gas metano, gpl, aria propanata attraverso reti Schermata 2020-01-05 alle 16.26.23canalizzate nei vari territori comunali italiani. L’exit dagli investimenti in AnapoGas e EbGas ha generato per HAT un incasso complessivo pari a circa 15 milioni di euro.

Il fondo aveva acquisito in aumento di capitale il 49% circa del capitale delle due società nell’ottobre 2014,  In particolare, AnapoGas opera nella distribuzione di gas metano in Sicilia nella provincia di Siracusa per i comuni di Canicattini Bagni, Palazzolo Acreide, Sortino, Santa Elisabetta, Buccheri, Buscemi, Cassaro, Ferla e Francoforte. EbGas opera invece nella distribuzione di gas metano in Liguria nella provincia di Savona per il comune di Borghetto Santo Spirito. Grazie anche all’apporto dei capitali di HAT, AnapoGas ha investito oltre 41 milioni di euro nello sviluppo della rete di distribuzione del gas, mentre EbGas circa 5,5 milioni.

Con quest’ultima operazione per HAT sgr, guidata da Ignazio Castiglioni e presieduta da Nino Attanasio, si chiude un anno intenso, caratterizzato dall’acquisizione di una nuova società e dalle cessioni di sei aziende, tra cui SIA, leader italiano nel mercato dei sistemi di pagamento, che ha generato per HAT un incasso superiore a 200 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Al 31 dicembre 2019, i ritorni medi per i quattro fondi gestiti da HAT sono stati pari a 2,7 volte i capitali investiti con un rendimento annuo composto (IRR) del 21%.



Round da 2,5 mln euro per Zappyrent, la startup che semplifica gli affitti a medio-lungo termine

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zappyrentLa startup siciliana Zappyrent ha incassato un round da 2,5 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa). Tra gli investitori, rientrano top manager di società tecnologiche come Uber e BlaBlaCar, oltre ad Alberto Genovese, che contestualmente, ha assunto la presidenza di Zappyrent. Genovese è uno dei primi imprenditori del mercato digitale italiano con exit importanti alle spalle. Ricordiamo che nel 2015 ha lanciato Prima Assicurazioni, startup insurtech specializzata in polizze auto, che nell’ottobre 2018 ha incassato un mega-round di investimento da 100 milioni di euro dai fondi di Goldman Sachs Private Capital Investing e dal fondo Tactical Opportunities di Blackstone (si veda altro articolo di BeBeez). 

Zappyrent è stata fondata nel marzo 2018 a Catania dai gemelli Lino e Antonino Leonardi con l’obiettivo di rendere l’affitto di un appartamento o stanza un’esperienza semplice ed economica, allo stesso tempo sicura per tutti i proprietari che vogliono mettere a reddito il proprio immobile.

Lino Leonardi, amministratore delegato di Zappyrent, ha commentato: “Il mercato degli affitti a medio-lungo termine ha un grandissimo potenziale e noi puntiamo a diventare un player di riferimento per tutti coloro che hanno bisogno di affittare un appartamento e sono stanchi delle costose commissioni e dell’infinita ricerca. L’aumento di capitale ci permetterà di estendere il servizio su nuove città-chiave già nella prima metà del 2020, nonché di proseguire nello sviluppo tecnologico della piattaforma e nell’implementazione della nostra strategia di marketing mirata a sostenere il posizionamento del brand. Alla luce degli obiettivi che ci siamo dati, oltre che poter contare su nuove risorse finanziarie, è per noi ancora più importante poter lavorare avendo al nostro fianco investitori come Alberto Genovese”.

Dopo aver concluso il percorso di accelerazione con LuissEnlabs, che le ha consentito di sviluppare la piattaforma, Zappyrent ha lanciato il servizio a Milano, Roma, Firenze e Catania. A oggi conta oltre 1.200 annunci pubblicati tramite la sua piattaforma, dove il processo di esposizione, visita e selezione dell’appartamento, avviene interamente online. Gli inquilini possono visitare in qualsiasi momento gli immobili presenti sulla piattaforma con tour virtuali 3D che consentono un’immersione totale negli ambienti nella casa e, se interessati, possono inviare una richiesta di affitto al proprietario per bloccare subito l’alloggio. In questo modo in pochi minuti è possibile visitare decine di appartamenti senza muoversi da casa, assicurandosi il più adatto alle proprie esigenze. I proprietari possono invece caricare gratuitamente il proprio annuncio sulla piattaforma e affittare in poche ore e senza visite perdi tempo caricando l’annuncio. Tutti i pagamenti sono effettuati all’interno della piattaforma. Il servizio è completamente gratuito per gli inquilini che affittano per periodi sopra i sei mesi (mentre per periodi inferiori è prevista una commissione una tantum), e prevede una commissione di appena il 5% per i proprietari. Negli ultimi mesi il modello Zappyrent si è rafforzato anche grazie alle partnership con atenei quali Politecnico di Milano, Università Cattolica, Università di Catania, IED e aziende internazionali presenti in Italia come PwC e Revolut.


Il terzo fondo di F2i e Asterion vincono l’asta per Sorgenia

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sorgeniaIl terzo fondo di F2i e il fondo Asterion Capital Partners, guidato e fondato dall’ex numero uno di Endesa Europa, Jesu’s Olmos, hanno vinto l’asta per Sorgenia. Il Consiglio di amministrazione di Nuova Sorgenia Holding,  la società che controlla il capitale di Sorgenia e i cui azionisti sono Banco BPM (33,2%), Intesa Sanpaolo, Mps, Ubi Banca e Unicredit (16,67% a testa), ha infatti accettato il 23 dicembre l’offerta dei due fondi (si veda qui il comunicato stampa).  Il contratto preliminare di compravendita verrà sottoscritto non appena possibile e, al più tardi, entro fine mese. Il valore dell’operazione non è stato reso noto, ma da mesi si parla di una valutazione da circa un miliardo di euro.

Fin dall’ottobre scorso era noto che F2i e Asterion stavano definendo un’offerta di acquisito per la società, inserendosi a sorpresa nella partita che aveva sollevato gli interessi di fondi di private equity come Blackstone, Riverstone, Cvc ed Energy Capital e di soggetti industriali come Iren, Acea, la britannica Contourglobal e la cordata tra l’italiana A2A e la ceca Eph (si veda altro articolo di BeBeez). Il 20 dicembre erano arrivate sul tavolo degli advisor quattro proposte: da F2i-Asterion, A2A-Eph, Iren e Contourglobal. L’asta competitiva si è svolta con l’ausilio degli advisor finanziari Lazard e Colombo&Associati, nonché del consulente legale Molinari e Associati.

Il progetto di F2i-Asterion, che punta a creare un polo energetico apportando impianti eolici e centrali a biomasse, si è rivelato quello vincente. Sorgenia ha centrali elettriche per oltre 3.000 mw di potenza installata e più di 275.000 utenti retail nella vendita di elettricità e gas. Il gruppo è uno dei primi produttori di energia elettrica attraverso il suo parco impianti a ciclo combinato a gas naturale, tra i più moderni ed efficienti in Italia, cruciali per sostenere il processo di decarbonizzazione in corso. Grazie al conferimento di oltre 400 MW di asset eolici e a biomassa, l’ingresso di F2i-Asterion consentirà infatti di fare fin da subito di Sorgenia uno dei principali protagonisti anche nel campo delle rinnovabili, accelerando così il piano di sviluppo già previsto dalla società.

Gianfilippo Mancini, amministratore delegato di Sorgenia, artefice del rilancio del gruppo energetico dopo il passaggio quattro anni fa della società da CIR e Verbund alle principali banche creditrici, ha commentato: “Questa è una storia di successo di cui, insieme a Sorgenia, è protagonista il sistema bancario italiano. L’accordo raggiunto oggi premia il coraggio di sostenere un progetto di rilancio il cui esito non era per nulla scontato. Questo risultato è stato raggiunto grazie all’impegno di una squadra di persone straordinarie che con la loro competenza e passione lo hanno reso possibile”. La nota di Sorgenia precissa che “il grande lavoro svolto negli ultimi anni ha permesso al gruppo di tornare a generare utili importanti (46 milioni nel 2018) e di rimborsare alle banche oltre 650 milioni di euro”.

Nuova Sorgenia Holding a ha chiuso il 2018 con 1,4 miliardi di euro di ricavi consolidati, un ebitda di 46  milioni e un debito finanziario netto di 654 milioni (fonte Leanus).


Dea Capital Real Estate sgr compra da Goldman Sachs la Galleria Passarella di Milano per oltre 280 mln euro. Il più grande deal italiano del 2019

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galleria passarellaIl 2019 si è chiuso con un record per il mercato immobiliare italiano: Dea Capital Real Estate sgr il 23 dicembre 2019 ha annunciato l’acquisizione della Galleria Passarella a Milano a un prezzo superiore ai 280 milioni di euro (si vedano qui il comunicato stampa di Dea Capital e qui quello dei consulenti dell’operazione). A vendere è stata Goldman Sachs, assistita da CBRE e GVA Redilco, a seguito di un’asta competitiva. DeA Capital Real Estate sgr spa è stata assistita nell’operazione dallo studio legale Curtis e dall’advisor Avalon Real Estate, mentre il venditore è stato rappresentato da DLA Piper.

Gli immobili della galleria erano una volta asset di punta del portafoglio della Risanamento di Luigi Zunino ed erano il patrimonio immobiliare della controllata GP Offices & apartments srl (GPOA) Quest’ultima era stata ceduta nel novembre 2011 a Royal Bank of Scotland nell’ambito di un’operazione più ampia che riguardava anche altri immobili e a valle della quale Rbs era rientrata del suo credito di 192 milioni di euro verso Risanamento. Successivamente, nel 2015, Rbs ha poi venduto GPOA appunto a Goldman Sachs.

Ilcomplesso immobiliare localizzato nel cuore dell’high street retail di Milano si sviluppa tra Galleria Passarella 2, Galleria San Carlo 6 e Corso Europa 15, tra Corso Vittorio Emanuele e Piazza San Babila e in prossimità dal celebre quadrilatero della moda. L’edificio è costituito da due immobili a destinazione d’uso uffici e retail. Ha una pianta a forma di “E” che si sviluppa su 7 piani fuori terra e 5 interrati che ospitano magazzini, locali tecnici e posti auto. L’ultimo piano del blocco affacciato su Corso Vittorio Emanuele II ospita una terrazza di 320 mq. Gli immobili sono stati oggetto di una completa ristrutturazione nel 2019, a seguito della quale sono stati certificati Leed Gold e Well. Attualmente il complesso immobiliare è locato a società nazionali ed internazionali specializzate nei settori servizi ed energia.

Si tratta di una delle più importanti acquisizioni dell’anno nel mercato immobiliare europeo e della maggiore acquisizione in Italia del 2019, seguita solo dall’acquisto per 193,6 milioni di euro del complesso di via Pirelli 39 Milano, meglio noto come Pirellino, da parte di Coima sgr, avvenuto nell’aprile 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).

Dea Capital Real Estate sgr sempre questo mese ha venduto un immobile a uso uffici in piazza Firenze a Milano al gestore immobiliare tedesco GLL Real Estate Partners (si veda altro articolo di BeBeez) e un immobile in via Cristoforo Colombo 142Roma per 40,7 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). La sgr inoltre ha ceduto nel novembre 2019 ad Alpina Costruzioni spa un immobile in via Govone a Milano, ex sede della Fondazione Enasarco (si veda altro articolo di BeBeez) e nel luglio scorso il Palazzo dell’Informazione di Milano per 175 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Tra le altre operazioni di quest’anno di DeA Capital Real Estate sgr, ricordiamo anche: la cessione di un immobile in Piazza Meda 1, nel pieno centro di Milano (si veda altro articolo di BeBeez); l’acquisto di un’un’area da oltre 70 mila mq a Basiglio (Milano) per 150 milioni di euro e di un edificio uso uffici situato  in Francia a Charenton-Le-Pont per conto di un fondo di investimento britannico (si veda altro articolo di BeBeez); la vendita di due immobili direzionali a Roma per 53 milioni di euro nel febbraio scorso (si veda altro articolo di BeBeez); la cessione del complesso immobiliare in Via Durando 18 a Milano nel gennaio scorso (si veda altro articolo di BeBeez).

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Le reti per tlc ed energia Valtellina emettono minibond da 12 mln euro. Lo sottoscrive Unicredit

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valtellina spaValtellina spa, azienda bergamasca attiva nella realizzazione di reti infrastrutturali per le telecomunicazioni e l’energia, ha emesso un minibond da 12 milioni di euro, che è stato sottoscritto per intero da Unicredit. Lo riferisce l’agenzia di stampa Ansa. I proventi dell’emissione serviranno a finanziare l’ulteriore sviluppo nazionale e internazionale della società.

Valtellina spa, con sede a Gorle (Bergamo) è stata fondata dall’omonima famiglia nel 1937, che la controlla tramite la holding Finval spa. Presieduta da Gianpietro Valtellina, l’azienda conta quasi 2.000 dipendenti e opera nei settori tlc, banda larga, energie rinnovabili, data center, Smart City, Industria 4.0. E’ attiva anche in Romania, Brasile e Argentina. La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 171 milioni di euro, un ebitda di 18,7 milioni e una posizione finanziaria netta di 3 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).


Conceria Pasubio, controllata da CVC, compra la maggioranza della messicana GD e dell’americana GDI

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pasubioConceria Pasubio spa, produttore italiano di pelli per il settore auto controllato dal fondo CVC Capital Partners ha rilevato dalla famiglia Garcia la maggioranza della messicana GD e dell’americana GDI (si veda qui il comunicato stampa). David e Daniel Garcia manterranno i ruoli di presidente e amministratore del gruppo messicano-americano, e saranno affiancati da tutto il top management team di Pasubio: oltre a Luca Pretto, amministratore delegato di Conceria Pasubio, entreranno nei consigli di amministrazione delle varie società del gruppo GD-GDI Stefano Gelsomini (direttore industriale), Claudio Azzaretto (direttore R&S) e Giuseppe Viola (direttore finanziario). Conceria Pasubio è stata assistita nell’operazione da Osborne Clarke, gli avvocati messicani di Quintana e Arouesty e lo studio legale americano Duane Morris. L’operazione ha visto coinvolti anche Ernst & Young e lo studio notarile di Ernesto Velarde.

Conceria Pasubio, con sede ad Arzignano (Vicenza), è guidata dai fratelli Alberto e Luca Pretto. Oltre l’80% del business è generato all’estero, fornendo pelli per gli interni dei più importanti  brand di auto di lusso. Tra i principali clienti, figurano: il gruppo Jaguar Land Rover, il Gruppo Volkswagen (Porsche, Lamborghini, Bentley e Skoda), il gruppo FCA (Maserati e Alfa Romeo), Bmw e Psa. Il gruppo vicentino opera con  6 stabilimenti, di cui 5 in Italia e uno in Serbia, e 518 dipendenti, controllando l’intero ciclo produttivo che comprende l’attività di concia, selezione, tintura, rifinizione e taglio, e producendo oltre 10 milioni di metri quadri di pelle l’anno.

Nel giugno 2017 CVC ha rilevato dalla famiglia Pretto il 90% del gruppo sulla base di una valutazione intorno ai 285 milioni di euro, a fronte di un fatturato atteso per il 2017 di 330 milioni e di un ebitda di 35 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). La società ha poi chiuso il 2018 con ricavi per 319 milioni di euro, un ebitda di 35,7 milioni e una posizione finanziaria netta di 122,6 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).


Impresa Percassi e Mangiavacchi Pedercini si integrano. Nasce un polo delle costruzioni con fatturato superiore a 180 mln euro

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mangiavacchi pederciniImpresa Percassi, storica azienda bergamasca facente parte del Gruppo Costim, ha annunciato lo scorso dicembre l’acquisizione dell’intero capitale della società edilizia milanese Mangiavacchi Pedercini, con Roberto Mangiavacchi che reinvestirà nella nuova realtà per il 20% (si veda qui il comunicato stampa). A seguito del perfezionamento dell’operazione, Impresa Percassi continuerà quindi a essere controllata da Costim srl con una partecipazione pari all’80%. Francesco Percassi, presidente del Gruppo Costim, continuerà a ricoprire la carica di presidente di Impresa Percassi; Roberto Mangiavacchi assumerà la carica di vicepresidente e Jacopo Palermo manterrà la carica di ceo di Impresa Percassi e di Costim. Costim è stata assistita negli aspetti legali dell’operazione dallo Studio Gatti Pavesi Bianchi di Milano. Mangiavacchi Pedercini dallo Studio Pedersoli di Milano. L’advisor finanziario scelto da entrambe le parti è stato Long Term Partners di Milano.

L’operazione prevede l’integrazione in Impresa Percassi di tutto il business costruzioni della Mangiavacchi Pedercini  e porterà alla nascita di una nuova azienda con oltre 150 collaboratori, un fatturato aggregato 2020 superiore ai 180 milioni di euro e un portafoglio di lavori di circa 400 milioni di euro. Tra i progetti, rientrano: Chorus Life Bergamo, Bassi Business Center, Milanofiori Edifici U1 e U3, Palazzo del Fuoco, Milano City Village oltre ad un track record di grande rilievo con progetti iconici quali il Bocconi Urban Campus, la nuova sede di Siemens a Milano, la nuova sede Rolex a Milano, Palazzo Turati, Villaggio Expo Cascina Merlata, Progetto Symbiosis.

Francesco Percassi ha dichiarato: “Digital transformation, ricerca, sviluppo e innovazione di pensiero sono stati fattori cruciali per la crescita del gruppo e su cui insieme ai nuovi partner continueremo a investire molto, per affrontare al meglio le sfide del mercato e per offrire sempre ai nostri clienti risposte in linea coi cambiamenti tecnologici, che stanno avvenendo anche nel settore delle costruzioni”. “Inizia per noi oggi un nuovo percorso, che valorizza, in una realtà più ampia e consolidata, la nostra esperienza, storia e crescita. In Impresa Percassi abbiamo trovato un partner naturale con cui condividiamo vision strategica e valori fondanti. Puntiamo a creare un player di assoluto livello, che si mostri attrattivo nei confronti di altre realtà e guardi ai principali incarichi di edilizia civile sul territorio nazionale”, ha spiegato Roberto Mangiavacchi, neo vicepresidente di Impresa Percassi.

Mangiavacchi Pedercini, controllata da Roberto Mangiavacchi, è nata dall’unione di Mangiavacchi ing. R. spa e Pedercini spa, imprese milanesi fondate rispettivamente nel 1951 e nel 1929 e affermatesi nel corso del tempo attraverso la realizzazione di importanti opere. La società dovrebbe chiudere il 2019 con un fatturato di 50 milioni di euro.

Costim srl è la holding costituita nel luglio 2019 in joint venture paritetica da Immobiliare Percassi e Polifin spa (holding che fa capo a Domenico Bosatelli) per integrare le competenze industriali della prima con la solidità finanziaria della seconda (si veda altro articolo di BeBeez). Costim è presieduta da Francesco Percassi e guidata dall’amministratore delegato Jacopo Palermo. La società realizzerà progetti chiavi in mano, sia per conto proprio sia per conto terzi.

A seguito dell’accordo con Mangiavacchi Pedercini, Costim controlla l’80% di Impresa Percassi spa, l’intero capitale di Elmet srl (società attiva nel ramo delle manutenzioni, global service e nei servizi digitali integrati per il mercato immobiliare GSM) e il 60% di Gualini spa (azienda di lunga tradizione tra le più importanti realtà industriali italiane nella progettazione e realizzazione di involucri edilizi, dalle facciate ai serramenti).

Impresa Percassi spa a settembre 2018 ha annunciato il collocamento dell’ultima tranche da 5,8 milioni di euro del prestito obbligazionario che era stato deliberato per un massimo di 10 milioni, con scadenza agosto 2022 e cedola 6,25% e la cui prima tranche era stata collocata a settembre 2017 (si veda altro articolo di BeBeez). Nell’agosto 2019 ha siglato una partnership con la piattaforma di real estate crowdfunding Concrete, che prevede fino al 2021 l’esclusiva a favore di Concrete per il co-finanziamento di progetti immobiliari sponsorizzati da Immobiliare Percassi che prevedano il ricorso a campagne di equity crowdfunding, previa valutazione e due diligence sui progetti da parte di Concrete (si veda altro articolo di BeBeez). Impresa Percassi dovrebbe chiudere il 2019 con un fatturato di circa 120 milioni di euro.

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Amco e Prelios lanciano l’atteso fondo per gestire gli Utp immobiliari delle banche medio-grandi

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amco preliosHa preso ufficialmente forma a fine dicembre 2019 il progetto Cuvée, il fondo progettato da AMCO (la ex SGA) insieme a Prelios sgr per gestire gli Utp immobiliari oggi sui bilanci delle banche italiane medio-grandi (si veda qui il comunicato stampa). L’operazione era allo studio da parte di AMCO da oltre un anno (si veda altro articolo di BeBeez), ma soltanto lo scorso luglio si è saputo del coinvolgimento di Prelios (si veda altro articolo di BeBeez).

AMCO e il Gruppo Prelios gestiranno in partnership un portafoglio di crediti UTP small/medium derivati da finanziamenti da 3 milioni a 30 milioni di euro a imprese del settore immobiliare in fase di ristrutturazione o difficoltà finanziaria conferiti dalle banche e da AMCO stessa. I crediti saranno cartolarizzati e conferiti dalle banche e da AMCO al fondo che sarà gestito da Prelios sgr e le cui quote saranno detenute dalle banche e da AMCO. E’ previsto inoltre che il fondo possa erogare nuova finanza per supportare il turnaround delle società e il completamento di progetti immobiliari meritevoli.

Le prime banche ad aver aderito al progetto sono MPS Capital Services per le Imprese, UBI Banca e Banco BPM, che  insieme ad AMCO conferiranno al fondo posizioni di 50 debitori per  un totale di circa 450 milioni di euro: 111 milioni da Mps, 121 milioni da UBI Banca, 66 milioni da Banco Bpm e 154 milioni da AMCO.  Il fondo punta a gestire un portafoglio di crediti  complessivi da 1,5 miliardi di euro. Bain & Company ha supportato il progetto per la parte industriale, mentre gli studi RCCD, Chiomenti, Molinari e Bonelli Erede hanno curato gli aspetti legali, e lo Studio Legale Tributario CBA ha agito quale esperto valutatore. Amco ha il ruolo di master e special servicer della cartolarizzazione. Lo schema del progetto Cuvée potrà essere replicato per gestire operazioni multi-originator relative ad altri settori industriali.

Sempre sul fronte Utp, Prelios nel dicembre 2019 ha sottoscritto con Intesa Sanpaolo il closing dell’accordo sugli Utp annunciato a fine luglio 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). L’accordo, come noto, riguarda la gestione e cessione di un portafoglio di Utp del segmento corporate e pmi da circa 10 miliardi di euro lordi ed è volto a massimizzare i rientri in bonis e la cessione e cartolarizzazione del portafoglio (si veda altro articolo di BeBeez). Mentre AMCO dovrebbe acquisire da Mps un portafoglio di Utp fino a 10 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez).

Sul fronte Npl, invece, Amco a fine dicembre 2019 ha rilevato da Carige 2,8 miliardi di euro di Npl. (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione è avvenuta a seguito dell’aumento di capitale della banca, autorizzato dalla Consob il 4 dicembre 2019 (si veda altro articolo diBeBeez), che era una condizione sospensiva del contratto. Sul fronte delle acquisizioni di nuovi portafogli, secondo indiscrezioni, Amco starebbe per comprare crediti deteriorati di Banca Popolare di Bari per un importo pari a 1 miliardo di euro, mentre Mediocredito Centralel’istituto controllato dal ministero dell’Economia attraverso Invitalia, potrebbe acquisire un ulteriore portafoglio performing per un altro miliardo (si veda altro articolo di BeBeez). 



Cherry 106 compra tre portafogli Npl

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cherryCherry 106 spa, nuovo nome del servicer Cassiopea NPL spa da quando è controllato al 65% da Giovanni Bossi (ex amministratore delegato di Banca Ifis (si veda altro articolo di BeBeez), ha rilevato tre portafogli di Npl, per un totale di oltre 1.000 posizioni (si veda qui il comunicato stampa). Si tratta di crediti deteriorati non garantiti, originati nel settore del credito al consumo, acquisiti sia nel mercato primario sia sul secondario. Due portafogli sono stati ceduti da fondi e il terzo da una società di credito al consumo.

Nel frattempo, Cherry 106 sta finalizzando il suo primo piano industriale dopo l’aumento di capitale sottoscritto da Bossi alla fine dello scorso novembre, con i vecchi soci di Cassiopea NPL spa (più di una sessantina) che hanno mantenuto il 35%. Bossi è amministratore delegato di Cherry 106, mentre presidente del consiglio di amministrazione è Giuseppe Benini (ex Banca Ifis). Consiglieri sono Paolo Taruggi, Laura Gasparini(ex Banca Ifis), Emanuele Leoni (ex Banca Ifis) e Gianluca Cambareri.

Le linee-guida del piano sono tre: una robusta campagna acquisti focalizzata su crediti deteriorati unsecured sia nel settore bancario sia in quello del credito al consumo; una gestione agile ed efficace del portafoglio, guidata da Emanuele Leoni; una moderna organizzazione, capace di supportare ritmi di crescita sostenuti anche con l’ingresso di risorse umane talentuose, capitanata da Paolo Taruggi, veterano del settore.

L’analisi sui portafogli acquisiti da Cherry 106 è guidata da Cherry Bit, la piattaforma di intelligenza artificiale sviluppata da Cherry srl, la startup fondata da Bossi a fine estate 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). L’amministratore delegato è Mara Di Giorgio, che è stata per anni investor relator della banca, al fianco di Bossi. Oggi il capitale di Cherry è tutto di Bossi, ma secondo quanto risulta a BeBeez, a breve è previsto un aumento di capitale che permetterà ai manager di entrare in società con una minoranza.


Banca Valsabbina vende a Balbec Npl per 19,6 mln euro

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banca valsabbinaBanca Valsabbina ha ceduto al fondo Balbec Capital un portafoglio di Npl secured da 19,6 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa).  Schiavello & Co. ha assistito Balbec in qualità di legal advisor nell’operazione. Banca Valsabbina si è avvalsa del supporto dello studio legale Curtis, Mallet-Prevost, Colt & Mosle LLP in qualità di legal advisor.

Con questa cessione, Banca Valsabbina ha raggiunto in anticipo gli obiettivi del suo piano strategico Npl. Ricordiamo che la banca nel gennaio 2019 aveva ceduto a Guber Banca e Barclays Npl con un valore nominale al 30 giugno 2018 di circa 150 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).

Banca Valsabbina è una società cooperativa per azioni, fondata nel 1898. È la principale banca popolare di Brescia e opera attraverso una rete territoriale che conta 70 filiali: 48 in provincia di Brescia, 8 in provincia di Verona e 13 tra quelle di Treviso, Trento, Vicenza, Mantova, Modena, Monza Brianza, Bergamo, Milano, Padova, Bologna, Cesena e Reggio Emilia. Impiega circa 650 dipendenti, ha 9 miliardi di euro di masse gestite e un solido patrimonio, con il CET1 attorno al 15%.

Nel luglio 2019 Banca Valsabbina, tramite il veicolo Valsabbina Sme spv, aveva cartolarizzato crediti in bonis verso piccole e medie imprese titoli asset backed di Classe A per 542,2 milioni di euro, che hanno ottenuto da DBRS rating A (low) (sf) e da Moody’s rating A1 (sf) e che dal 19 luglio 2019 sono quotati all’ExtraMot Pro (si veda altro articolo di BeBeez). Inoltre la banca nell’ottobre 2019, insieme ad Arkios Italy, ha acquisito il 77% del capitale di Integrae sim, primo Nomad e global coordinator per numero di quotazioni su Aim Italia (si veda altro articolo di BeBeez).

Balbec Capital LP è una società privata d’investimenti che opera su scala globale, specializzata nell’individuazione di investimenti nel credito alternativo, con una particolare attenzione ai debitori o agli asset nelle procedure fallimentari, nelle ristrutturazioni e in altre forme di distressed asset (crediti incagliati). Fondata nel 2010, Balbec ha investito oltre 5 miliardi di dollari americani in 19 paesi.

Balbec ha già comprato vari portafogli da Unicredit. Per esempio lo scorso novembre, insieme ad APS Holding,  ha comprato 50 milioni di euro di Npl da Unicredit Bulgaria (si veda altro articolo di BeBeez), nel marzo 2017 aveva comprato, sempre insieme ad APS Holding, 138,9 milioni di euro di Npl lordi da Unicredit Bank Hungary (si veda altro articolo di BeBeez), mentre a settembre 2016 Balbec aveva acquisito da Unicredit portafoglio di Npl derivanti da contratti di credito chirografario a piccole medie imprese italiane del valore lordo di 570 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).  A fine 2018 Balbec aveva comprato il cluster large da 336 milioni degli Npl del Progetto Merlino di Mps (si veda altro articolo di BeBeez).  Quanto alle operazioni più piccole,  a febbraio 2019 BCC Monsiledi Treviso  ha ceduto a Balbec Capital un portafoglio di crediti in sofferenza unsecured da 33 milioni di euro lordi (si veda altro articolo di BeBeez).


Platinum Equity si compra Farnese Vini in un deal da 170 mln euro. Grande exit per NB Renaissance

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farneseNB Renaissance Partners, la famiglia del cofondatore Valentino Sciotti e altri azionisti di minoranza hanno ceduto il 100% di Farnese Vini all’americana Platinum Equity (si veda qui il comunicato stampa). Il co-fondatore Valentino Sciotti reinvestirà a fianco di Platinum Equity e rimarrà presidente esecutivo dell’azienda.

NB Renaissance aveva conferito il mandato esplorativo per la exit da Farnese Vini nell’ottobre 2019 all’advisor Lazard, che a sua volta aveva inviato il dossier a fondi di private equity e gruppi strategici (si veda altro articolo di BeBeez).

Fondata a Ortona, in Abruzzo, nel 1994, da Valentino Sciotti (presidente e amministratore delegato) e Filippo Baccalaro, Farnese comprende i marchi Caldora, Feudi di San Marzano, Vesevo, Vigneti del Vulture e Vigneti Zabu. Nel gennaio 2013 il fondo di 21 Investimenti, guidato da Alessandro Benetton, aveva rilevato la maggioranza della società dai soci non operativi dell’azienda (la famiglia De Iuliis, la Cascina Holding Bv e Tommy Investments Ltd) e superando il 50% del capitale (si veda altro articolo di BeBeez).  Nell’agosto 2016, poi, 21 Investimenti a sua volta aveva venduto la sua quota a NB Renaissance (si veda altro articolo di BeBeez). All’epoca Farnese Vini fu valutata attorno a 7 volte l’ebitda atteso per il 2016, che era visto al 20% del fatturato stimato a 56 milioni di euro per la fine di quell’anno, per un enterprise value quindi attorno ai 70 milioni di euro.

Nei tre anni di investimento di NB Renaissance Partners, i ricavi di Farnese sono aumentati del 13% in media all’anno (cagr) da 52 milioni di euro nel 2016 a più di 76 milioni di euro nel 2019 (dai 75 milioni del 2o18) e l’ebitda è aumentato del 18% all’anno (cagr) a più di 17 milioni di euro nel 2019 (sebbene al di sotto dei 18,8 milioni del 2018) . Il margine ebitda è aumentato quindi dal 20,6% nel 2016 al 23% nel 2019. La una posizione finanziaria netta era di 30,8 milioni di euro a fine 2018 (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).  Non è stato comunicato ufficialmente il prezzo della cessione, ma Equita sim in una nota del 2 gennaio, dedicata alla quotata Masi Agricola,  ha sottolineato che Platinum ha acquistato Farnese Vini sulla base di un enterprise value di circa 170 milioni di euro, quindi con un multiplo dell’ebitda atteso per il 2019 di circa 10 volte.

NB Renaissance Partners, la famiglia Sciotti e gli altri azionisti di minoranza sono stati assistiti nell’operazione dallo studio Gatti Pavesi Bianchi (advisor legale), da EY Parthenon (per la parte commerciale) e EY (per la parte contabile e fiscale). Lazard e Ethica hanno agito come consulenti finanziari dei venditori. Platinum Equity è stata assistita da Latham & Watkins (advisor legale), Estin & Co., Pearson Ham e Efeso (commerciale) e Deloitte (parte contabile e fiscale). Fineurop Soditic ed Equita hanno agito come consulenti finanziari per l’acquirente.

Valentino Sciotti, presidente esecutivo di Farnese Vini, ha dichiarato: “Dopo gli ottimi risultati raggiunti anche grazie al sostegno di NBRP, riteniamo che ci siano significative opportunità di crescita non sfruttate in nuovi mercati e segmenti, soprattutto nei Paesi emergenti, dove i millennials stanno facendo della ‘wine experience’ una nuova abitudine.”

L’azienda ha costruito il suo successo su un modello di business innovativo, flessibile e asset-light: Farnese non detiene la proprietà dei vigneti, ma si approvvigiona di uve e vini attraverso rapporti di lungo termine con circa 200 piccoli viticoltori e vinificatori, principalmente nelle regioni del Sud Italia caratterizzate da un’alta qualità del vino. Farnese Vini gestisce direttamente due impianti di produzione propri. Dall’entrata dei fondi, l’azienda ha lanciato la produzione e la vendita di vini pugliesi, investito oltre 10 milioni di euro in capacità produttiva in due moderni stabilimenti in Abruzzo e Basilicata, raddoppiato il numero di dipendenti e incrementato in maniera sostanziale il proprio fatturato, con vendite in oltre 80 Paesi nel mondo.

L’azienda genera il 97% dei ricavi al di fuori dell’Italia: i suoi principali mercati sono la Germania, la Svizzera, il Canada, l’Olanda, il Belgio e il Giappone. Farnese inoltre vende sia al canale on-trade (ristoranti, enoteche, hotel) sia al canale off-trade (catene retail).

Per Platinum Equity si tratta del secondo deal italiano in pochi mesi. A fine ottobre, infatti, ha annunciato l’acquisizione della maggioranza del Gruppo De Wave, specializzato in progettazione, produzione e installazione di aree pubbliche di navi, da Xenon Private Equity (si veda altro articolo di BeBeez). Quella di De Wave è stata la prima operazione di Platinum Equity in Italia.


Simona Barbieri e Tiziano Sgarbi, cofondatori di Twinset, indossano i costumi Sundek. Exit per il fondo Dgpa Capital

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SundekSimona Barbieri, stilista e cofondatrice del brand di moda Twinset, venduto a Carlyle tra il 2012 e il 2017 (si veda altro articolo di BeBeez), e il marito Tiziano Sgarbi (cofondatore di Twinset) hanno rilevato da Dgpa Capital, fondo di private equity gestito da Style Capital sgr, il 100% di Kickoff spa, società che a sua volta produce e commercializza i costumi da bagno da mare a marchio Sundek. Contestualmente,  Barbieri e Sgarbi hanno acquisito anche la proprietà dello stesso marchio Sundek, già utilizzato in licenza da Kickoff, direttamente dalla proprietaria statunitense Sundek Apparel. L’operazione è stata condotta tramite la loro Mo.Da Gioielli Holding, la stessa holding a cui faceva capo Twinset (si veda qui la Gazzetta di Modena).

Mo.Da Gioielli è stata assistita dallo Studio Rinaldi in qualità di advisor finanziario, mentre gli aspetti legali sono stati seguiti dallo Studio Celli-Fanti. Il fondo Dgpa Capital è stato assistito per la parte legale e fiscale dallo Studio Legale e Tributario Russo De Rosa Associati. L’operazione è stata finanziata da Mps Capital Service, assistita dallo Studio BLF.

Sundek è nata negli anni ’60 in California, divenendo molto presto un marchio iconico nella cultura surf mondiale. Oltre ai costumi da bagno, realizza anche pantaloncini mare, boardshort, accessori per il mare, t-shirt, felpe, giubbotti, camicie, polo e abbigliamento sportivo uomo e donna da indossare anche in città. Creata nel 1979 da Luciano Pacini, Kickoff si è specializzata nel corso degli anni Ottanta nella distribuzione di abbigliamento sportivo. Dal 1988 ha cominciato a produrre e distribuire costumi e beachwear a marchio Sundek tramite un contratto di licenza per l’Italia. Nel 2007 l’azienda toscana ha poi siglato un accordo con la proprietà del marchio, Sundek Apparel per l’utilizzo in esclusiva permanente e a livello mondiale del brand. Kickoff ha sviluppato negli anni una rete retail che conta 35 punti vendita monobrand oltre a una distribuzione in circa 1.500 punti vendita multimarca nel mondo.

Dgpa Capital aveva comprato il 60% di Kickoff nel 2008, con la famiglia Pacini che, tramite PaFin, era rimasta al 40%.  Allora la società era stata valutata 36-38 milioni di euro. Successivamente, nell’ottobre 2014, il fondo era salito al 100% del capitale di Kickoff, acquisendo, anche in aumento di capitale, il 40% che era rimasto alla famiglia Pacini (si veda altro articolo di BeBeez). Kickoff ha chiuso il 2018 con 22,5 milioni di euro di ricavi., mediante la controllata Abraham Industries detiene oggi anche i marchi Liviana Conti, Semi Couture, Erika Cavallini e Circus Hotel. L’ultimo bilancio consolidato Mo.da Gioielli per il 2018 evidenzia ricavi per circa 52,6 milioni.

Barbieri e Sgarbi conoscono da tempo Dgpa Capital, visto che proprio lo stesso fondo aveva acquisito il 25% di Twinset in aumento di capitale nel dicembre 2008. Nel 2012, Carlyle aveva rilevato il 72% del capitale di Twinset dai cofondatori e da Dgpa Capital,  mentre nel luglio 2015 Carlyle aveva poi acquisito il 18% ancora in capo a Sgarbi con il 10% che era rimasto a Simona Barbieri (si veda altro articolo di BeBeez). La stilista aveva poi ceduto quella quota al fondo nell’aprile 2017 (si veda altro articolo di BeBeez).


L’americana Nova Measurements si compra Controls. Exit per Wise III

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controls groupLa holding di investimento americana Nova Ventures, tramite Nova Measurements, ha comprato l’intero capitale di Controls, società italiana che dal 1968 produce attrezzature di collaudo dei materiali da costruzione. A vendere sono stati il fondo Wisequity III, gestito da Wise Equity sgr, che controllava la società da gennaio 2016 e le famiglie Di Iorio ed Edmin (si veda qui il comunicato stampa di Wise e qui quello di Nova Measurements). Nova Ventures è finanziata da tre noti operatori di venture capital: Battery Ventures, Commonwealth Capital Ventures e Ascent Venture Partners. Wise Equity è stata assistita per tutti gli aspetti legali da Simmons & Simmons.

Con sede a Liscate (Milano), vanta clienti in più di 120 paesi nel mondo, attraverso sei uffici internazionali in Usa, UK, Francia, Spagna, Polonia e Messico, cui si affianca un network che annovera più di 100 distributori su scala globale. La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 38,5 milioni di euro, un ebitda di 5,3 milioni e una posizione finanziaria netta di 5,9 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

Michele Semenzato, partner e cofondatore di Wise Equity sgr, che ha seguito l’investimento in Controls con Marco Mancuso, investment manager, ha dichiarato: “Controls è una piccola multinazionale, con un posizionamento di leadership all’interno di una nicchia di mercato ben identificata, che esporta il know how e l’eccellenza italiana nel mondo”. Pasquale Di Iorio, azionista, presidente e ceo di Controls Group negli ultimi 25 anni, ha spiegato: “Con l’acquisizione di Controls da parte di Nova Measurements si completa il pianificato programma di successione manageriale. Il nuovo azionista creerà una piattaforma ideale per sviluppare ulteriormente l’internazionalità di Controls, che è sempre stata focale nella strategia del Gruppo, unitamente allo sviluppo delle più avanzate tecnologie per il mercato dell’ingegneria civile“.

Quando Wise Equity aveva investito nella società nel 2016, la famiglia Di Iorio e la famiglia Emdin avevano mantenuto una minoranza, mentre il fondo Abacus aveva disinvestito (si veda altro articolo di BeBeez). A sua volta Abacus aveva acquisito Controls nel dicembre 2006.

Quella da Controls è la settima exit, totale o parziale, per il fondo Wisequity III, che ha investito in 8 aziende. A valle della distribuzione legata a questa operazione, le distribuzioni agli investitori supereranno le 2,2 volte il capitale investito. Wisequity III, che nel 2011 aveva raccolto 180 milioni di euro, ha tuttora in portafoglio partecipazioni in NTC Alpitour.

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Marco Doglio lascia Ubs am real estate per Cdp. Lo sostituisce Gaetano Lepore

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Marco Doglio
Marco Doglio

Marco Doglio

Marco Doglio ha lasciato  Ubs Asset Management Real Estate e Private Markets per Cdp, dove è stato nominato alla vigilia di Natale Chief Real Estate Officer (si veda qui il comunicato stampa). Avrà il compito, tra gli altri, di supportare la definizione delle strategie del comparto immobiliare a livello di gruppo, coordinandone le relative attività.

In precedenza, Doglio è stato: ad e direttore generale di Fabrica sgr; cfo in Rete Ferroviaria Italiana e in Beni Stabili; direttore finanziario di Acea e di Aeroporti di Roma; manager del dipartimento finanza di Autostrade.

Dal 20 dicembre scorso, Gaetano Lepore ha sostituto Doglio come il nuovo responsabile per l’Italia di Ubs Asset Management Real Estate e Private Markets.Laureato in Economia all’Università Bocconi di Milano, Lepore ha assunto la nuova posizione mantenendo il suo ruolo di gestore in Ubs Asset Management (Italia) sgr spa. È entrato nella società 12 anni fa e ha ricoperto diversi ruoli, tra cui quello di Head of Investment Management Real Estate Italia. In precedenza è stato gestore senior per Henderson Global Investors, investment manager per la tedesca Deka Immobilien, direttore marketing di Larry Smith Italy (Gruppo Lendlease) e Shopping Centre Manager per Auchan.

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Gaetano Lepore

Oltre a Doglio, Cdp ha nominato anche altri 4 dirigenti: Pasquale Salzano ha assunto l’incarico di Chief International Affairs Officer e di presidente di Simest; Andrea Montanino è diventato chief economist e responsabile di Cdp Think tank, che comprende le strutture dedicate alle attività di analisi, studi e ricerche, oltre a essere stato nominato a inizio dicembre presidente di Fondo Italiano d’Investimento sgr  (si veda altro articolo di BeBeez)Alessandra Ferone è stata nominata Chief Risk Officer e Manuela Sabbatini Chief Audit Officer. Salzano è stato ambasciatore d’Italia in Qatar, Executive Vice President e Direttore degli Affari Istituzionali nazionali e internazionali di Eni, Capo dell’ufficio sherpa G8/G20 alla Presidenza del Consiglio dei Ministri durante la Presidenza italiana del G8 del 2009 e direttore all’OCSE. Montanino è stato Dirigente Generale al Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’economia e delle finanze, Direttore esecutivo e membro del board del Fondo Monetario Internazionale, economista presso la Commissione Europea e direttore del Centro Studi di Confindustria. Ferone succede a Pierfrancesco Latini, da poco nominato amministratore delegato di Sace Simest. Sabbatini, che succede a Marcello Villa, lavora in Cdp dal 2016, dove è stata responsabile dell’area normativa contabile di gruppo.


Mps cede 1,8 mld euro di crediti deteriorati. Illimity ne acquista 1,6 mld

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Mps Bassilichi Accenture

Mps Bassilichi AccentureMps ha venduto a fine dicembre 2019 1,8 miliardi di euro di Npl, di cui 1,6 miliardi a Illimity (si vedano qui il comunicato stampa di Mpsqui quello di Illimity). In particolare, a Illimity sono stati ceduti Npl prevalentemente corporate unsecured, mentre i restanti 200 milioni di crediti sono Utp sempre per la maggior parte corporate, ma in questo caso secured.

Per Illimity, si tratta della maggiore acquisizione di Npl conclusa in termini di valore lordo. Andrea Clamer, responsabile divisione Npl Investment & Servicing di Illimity, ha dichiarato: “Con questa nuova importante operazione, il valore nominale lordo dei crediti distressed acquisiti da Illimity raggiunge i 5,5 miliardi di euro. Continueremo a lavorare in questa direzione cogliendo le significative opportunità offerte da una robusta pipeline”.

Ricordiamo che Monte dei Paschi di Siena aveva già venduto a Illimity crediti deteriorati per 700 milioni di euro nell’agosto 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). Ricordiamo inoltre che AMCO dovrebbe acquisire da Mps un portafoglio di Utp fino a 10 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez).

A fine settembre Mps era ancora la banca con l’NPE ratio lordo più alti tra i sette principali gruppi italiani con un rapporto del 14,64%(seppur in netto calo dal 16,3% di fine giugno) e un NPL ratio lordo (sofferenze/totale crediti) dell’8,18% (anche questo in calo dall’8,51% di giugno), contro una media delle sette banche dell’8,95% (da 9,93% a fine giugno) per l’NPE lordo e del 4,71% (da 5,34%) per l’NPL lordo (per i dettagli sulla qualità del credito delle sette banche a confronto a fine settembre, gli abbonati a BeBeez News Premium possono leggere qui l’Insight View di BeBeezscopri qui come abbonarti a soli 20 euro al mese).

Con l’ultima operazione conclusa a fine 2019, Mps ha ceduto nel 2019 circa 3,8 miliardi di euro Npe, portando il suo Npl ratio pro-forma lordo al 12,5%, battendo con 2 anni di anticipo l’obiettivo del 12,9% previsto dal piano di ristrutturazione a fine 2021. La conclusione di questi accordi, pertanto, rappresenta un ulteriore e significativo passo avanti nel processo di accelerazione del derisking previsto dal piano di ristrutturazione 2017-2021 e nel rispetto degli impegni presi con la Commissione Europea.



Crisi dei prosciutti Principe e King’s, dopo lo stop alla trattativa con Oxy, spunta la Wrm di Mincione

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principeC’è una nuova puntata nella storia della crisi del gruppo Kipre, leader nella produzione di prosciutti di alta qualità a marchio Principe e King’s. Le ultime indiscrezioni riferite a fine dicembre dal Sole 24 Ore sono infatti che il dossier sia ora allo studio del Gruppo WRM, che fa capo al finanziere Raffaele Mincione.

Giusto poco prima della vigilia di Natale, infatti, è saltata la trattativa in corso con Oxy Capital, così come era accaduto lo scorso ottobre 2019, quando era saltata la trattativa in corso con il  QuattroR (si veda altro articolo di BeBeez).

QuattroR aveva manifestato interesse a investire nel maggio scorso e proprio a fronte di questo interesse i consigli di amministrazione delle società del gruppo Kipre avevano  depositato il 28 maggio al Tribunale a Trieste una domanda di ammissione alla procedura di ristrutturazione del debito sulla base dell’art. 182-bis della Legge Fallimentare.(si veda altro articolo di BeBeez)

Il gruppo Kipre da oltre 60 anni è leader nella vendita di prosciutti crudi e San Daniele Dop. Ha sede a Modena e fa capo a Mario e Sonia Dukcevich. Conta sei stabilimenti: uno a Trieste, due a San Daniele del Friuli, uno a Sossano (Vicenza) e due in provincia di Parma, per un totale di circa 500 posti di lavoro. Il gruppo comprende Kipre Holding spa e le controllate Principe di San Daniele spaKing’s spa e Sia.Mo.Ci. srl.  Il gruppo ha chiuso il 2017 con 165 milioni di fatturato, un ebitda di 7 milioni e 130 milioni di debito netto (di cui 71 verso le banche e 46 verso i fornitori).

Nel febbraio 2017 aveva ricevuto un finanziamento da 18,6 milioni da Sace e Banca Akros (Gruppo Banco Bpm), per sostenere l’approvvigionamento delle materie prime e lo sviluppo del magazzino prodotti finiti, mantenere il presidio nei mercati europei e statunitense ed espandersi verso nuovi Paesi target (Canada, Messico e Russia).

Il gruppo Kipre ha comunicato la sua crisi con un annuncio a pagamento pubblicato sul Sole 24 Ore nel dicembre 2018, cogliendo di sorpresa dipendenti e sindacati. Nell’annuncio i due imprenditori si rivolgevano alla società e alla comunità finanziaria italiana, per denunciare il fatto che uno di 5 istituti bancari che avrebbero dovuto sostenere un “oculato piano industriale di crescita” si era ritirato facendo naufragare l’intera iniziativa.

Nel gennaio 2019 Kipre Holding ha chiesto l’ammissione al concordato in bianco al Tribunale di Modena, che ha dato il via libera il 31 gennaio al “concordato di gruppo”, ossia per Kipre e le sue controllate, fissando il 29 marzo come data entro la quale sarebbe dovuto essere presentato ai giudici il piano industriale. A fine febbraio 2019, però, il Tribunale di Modena ha inviato al Tribunale di Trieste tutta la documentazione per “non pertinenza sugli eventi descritti”.

Il gruppo Wrm è controllato dalla holding di diritto lussemburghese Time and Life sa ed è attivo, attraverso le sue società operative, nel private equity, activist investing, ristrutturazione aziendale, investimenti immobiliari, Npl e gestioni patrimoniali. Lo scorso luglio Wrm  acquisito il Progetto Luce, un portafoglio di crediti deteriorati garantiti da 74 impianti fotovoltaici con una potenza complessiva di oltre 85 MWp del valore lordo di 180 milioni di euro da Mediocredito Italiano (gruppo Intesa Sanpaolo). L’operazione è stata la prima del suo genere nel mercato italiano dei crediti energy da fonte rinnovabile (si veda altro articolo di BeBeez). Attualmente Wrm è impegnato indirettamente nell’acquisizione di Auchan Italia. Wrm, infatti, partecipa al 49%  al capitale di BDC Italia, controllata al 51% da Conad. L’operazione è stata annunciata lo scorso maggio ed è tuttora al vaglio dell’Antitrust (si veda altro articolo di BeBeez).


Il mercato immobiliare in recupero a Londra dal 2020, lo sostiene Knight Frank. Secondo Zillow, le città del Sud saranno in mercati real estate più caldi degli Usa

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Knight Frank

Knight FrankLa crescita dei prezzi delle case nel Regno Unito si è attestato allo 0,7% a fine ottobre 2019, in calo dal 3% rispetto all’ottobre 2018 e di oltre il 6% rispetto al 2016. Lo ha calcolato  il consulente immobiliare internazionale Knight Frank (si veda qui worldpropertyjournal), che ha sottolineato che l’incertezza sull’esito della Brexit ha pesato sul sentiment degli acquirenti nel corso dell’anno, in particolare a Londra e in tutto il Sud del paese. Tuttavia, il chiaro risultato delle elezioni generali dovrebbe eliminare parte di tale incertezza nonché la minaccia di una recessione economica. A breve termine, questo aprirà la strada al rilascio di una parte della domanda sinora repressa. Knight Frank prevede una crescita dei prezzi del 2% in tutto il Regno Unito nel 2020 e del 15% tra il 2020 e il 2024. Le considerazioni di Knight Frank sono in linea con quelle di Mansion Global in tema di immobili residenziali di iperlusso, di cui BeBeez ha riferito lo scorso 2 gennaio. Il mercato immobiliare di Londra, come il resto del Regno Unito, dice Mansion Global, ha sofferto negli ultimi anni a causa delle incertezze legate ai tempi e ai modi della Brexit, ma ora che la Brexit è stata definita per fine gennaio, la fiducia potrebbe tornare. Esemplare è il fatto che nei giorni successivi al voto del 12 dicembre, che ha sancito la vittoria del partito conservatore di Boris Johnson, un acquirente estero ha comprato una penthouse a Belgravia da 9800 piedi quadrati per ben 65 milioni di sterline , il prezzo più alto dell’anno per un appartamento. Sino a quel momento il prezzo più alto erano stati i 32 milioni di sterline pagate per una casa ad Ashburton Place nella City.

 

ZillowSecondo un gruppo di economisti ed esperti immobiliari recentemente intervistati da Zillow, i mercati immobiliari statunitensi nella metà meridionale degli Stati Uniti offriranno le migliori performance del 2020 (si veda qui worldpropertyjournal).  L’ indagine Zillow Home Price Expectations sponsorizzata da Zillow e condotta trimestralmente da Pulsenomics  chiede a oltre 100 economisti, strategist ed esperti immobiliari le loro previsioni sul mercato immobiliare statunitense. L’indagine del quarto trimestre 2019 ha anche chiesto ai panelist le loro aspettative per il 2020 in termini di crescita del valore delle case in 25 mercati Usa. In media, i partecipanti al sondaggio si aspettano che i valori delle case crescano del 2,8% nel 2020. Ben l’83% degli intervistati ha dichiarato di aspettarsi che il mercato di Austin supererà la media delle città degli Stati Uniti, solo il 7% afferma sottoperformerà. Anche i mercati del sud (Charlotte, Atlanta e Nashville) sono stati considerati tra i migliori. Charlotte è stato l’unico mercato tra i 25 analizzati in cui nessuno dei partecipanti ha affermato che avrebbe sottoperformato. Dei 14 mercati con punteggi positivi, 11 provengono dal Texas o altrove nel sud-est o nel sud-ovest. Le eccezioni sono Denver, Minneapolis e Portland. Seattle è stato il mercato più controverso nelle previsioni, con persino un 40% di panelist che si aspettano che avrà una sovraperformance e altrettanti una sottoperformance. Dei 10 mercati che hanno ottenuto punteggi negativi, sei sono in California e in particolare San Francisco, San Jose e Los Angeles. Male anche Cincinnati e Sacramento, San Diego e Riverside.


Graycliff Partners cede HarperLove. EQT rileva una minoranza di SHL Medical

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Graycliff Partners

Graycliff PartnersGraycliff Partners  ha annunciato la vendita di HarperLove Holdings, un fornitore di servizi chimici e di specialità con sede a Charlotte negli Usa, a HBM Holdings Company (si veda qui il comunicato stampa). Da oltre 40 anni HarperLove lavora con i produttori di imballaggi per fornire una suite di soluzioni che conferiscono attributi fisici unici ai prodotti in cartone ondulato e su carta. Dall’acquisizione di HarperLove nel 2014, Graycliff ha reclutato un team di gestione senior di prim’ordine, ha avviato una serie di iniziative di crescita di successo e ha migliorato i margini attraverso l’integrazione verticale, più che raddoppiando la redditività. Nel dicembre 2019, Graycliff ha annunciato il closing definitivo della raccolta del suo ultimo fondo di buyout, Graycliff Private Equity Partners IV, che ha raggiunto il target massimo di 350 milioni di dollari. Piper Jaffray & Co. è stato consulente finanziario esclusivo per Graycliff Partners e HarperLove.

eqtEQT ha stipulato un accordo per l’acquisizione di una partecipazione di minoranza in SHL Medical, un fornitore leader mondiale di soluzioni per la consegna di farmaci. L’operazione sarà condotta tramite il fondo EQT VIII (si veda qui il comunicato stampa).  La società con sede in Svizzera è partner di aziende farmaceutiche globali e aziende biotecnologiche. La società ha una presenza globale con uffici e operazioni in Europa, Asia e Stati Uniti, con circa 5.000 dipendenti in tutto il mondo. EQT intende supportare SHL nella sua prossima fase di sviluppo, basandosi sull’attuale direzione presa dal management dell’azienda. I prodotti SHL consentono la consegna efficace e precisa di farmaci biologici altamente complessi e farmaci biosimilari ai pazienti di tutto il mondo. Autorizzano i pazienti attraverso l’autosomministrazione sicura di farmaci nel comfort della propria casa. Con questa transazione, EQT VIII sarà investito per il 70-75%.


Fondo Italiano d’Investimento, ecco come lo vede il neo presidente Andrea Montanino

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Andrea Montanino
Andrea Montanino

Andrea Montanino

Inizia quest’anno una nuova era per Fondo Italiano d’Investimento, dopo che Cassa Depositi e Prestiti è salita al 68% del capitale dell’sgr e dopo il rinnovo dei vertici a inizio dicembre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). Sarà interessante in particolare vedere che impronta darà il neo presidente Andrea Montanino, ex direttore  del Centro studi di Confindustria ed ex rappresentante del Tesoro italiano al Fmi, che alla vigilia di Natale è stato anche nominato chief economist di Cdp (si veda qui il comunicato stampa).

Il pensiero di Montanino a proposito di quello che FII dovrebbe fare era stato descritto in modo chiaro in un paper universitario per il Centre for research on Entrepreneurship and Entrepreneurs dell’Università Bocconi, che Montanino aveva firmato nel 2010 insieme a Fabio Sattin, presidente di Private Equity Partners spa e docente a contratto di private equity e venture capital, alla Bocconi. Il paper è stato poi ripreso integralmente nel libro “Private Equity e intervento pubblico”, che Sattin ha scritto l’anno dopo insieme a Stefano Caselli, prorettore per gli affari internazionali dell’università Bocconi.

In particolare il paper sottolinea che perché fondi di investimento a capitale pubblico-privato funzionino,
1. Le risorse pubbliche dovranno essere utilizzate sempre e solo in parallelo a risorse private ed entrambi i soggetti, sia quello pubblico sia quello privato, dovranno essere egualmente esposti ai successi e agli insuccessi dell’attività di investimento senza meccanismi di protezione a piè di lista o altri vantaggi, diretti o indiretti, a favore dei soggetti privati.
2. Di converso, al fine di attrarre la partecipazione degli investitori privati, devono essere strutturati adeguati meccanismi di incentivazione, auspicabilmente improntati alla logica del cosiddetto upside leverage scheme, che consentano, in caso di successo, il raggiungimento di ritorni per questi accettabili, sempre che lo Stato abbia prima recuperato quantomeno tutte le risorse investite e un minimo di remunerazione del capitale. Se venisse seguito l’approccio upside leveraged sopra descritto, che lo Stato accetti un ritorno più basso (ma che ci dovrà comunque essere) rispetto agli altri partecipanti, sarebbe considerato assolutamente normale e in linea con le pratiche internazionali.
3. I soggetti che si troveranno nel concreto a prendere le decisioni di investimento e disinvestimento dovranno essere dotati della totale autonomia operativa e decisionale anche al fine di evitare le potenziali aree di conflitto di interesse che si potrebbero creare a vari livelli tra i soggetti investitori nel fondo e le società partecipate
4. Dovranno essere chiaramente definiti gli obiettivi da raggiungere (sia di ritorno atteso dagli investimenti sia in generale di politica economica), le tempistiche entro cui tali ritorni dovrebbero essere realizzati nonché le modalità di uscita del fondo dall’investimento. Trattandosi normalmente di fondi di tipo chiuso e quindi per definizione a scadenza, questi aspetti devono essere concordati sin dal momento in cui si andranno a effettuare gli investimenti. E’ infatti fondamentale che il soggetto finanziato conosca e soprattutto condivida gli obiettivi del fondo (anche in termini di ritorni attesi) le sue tempistiche e modalità di disinvestimento. Se così non fosse, il rischio di trovarsi pericolosamente disallineati rispetto alle società partecipate sarebbe altissimo.
5. Il coinvolgimento di soggetti terzi, sia per il co-investimento sia come “fondo dei fondi”, dovrà essere assolutamente trasparente ponendo in primo piano la valutazione della loro effettiva competenza, esperienza e track record con specifico riferimento all’attività di investimento di volta in volta presa in considerazione come obiettivo di politica economica.
6. Dovranno infine essere definiti e attivati adeguati meccanismi di monitoraggio e di controllo dell’attività svolta dai soggetti gestori in modo che sia possibile misurare in modo trasparente e strutturato il raggiungimento o meno degli obiettivi prefissati.


La tedesca Voith si compra il 90% delle macchine per il tissue Toscotec. Exit per Synergo

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Schermata 2020-01-06 alle 21.31.12

Schermata 2020-01-06 alle 21.31.12Il gruppo tedesco Voith GmbH, tra i leader mondiali nelle macchine per il “tissue” (carta per usi igienici e domestici), fondata nel 1867, con 4,3 miliardi di fatturato nel 2019 e oltre 19 mila dipendenti, ha siglato lo scorso dicembre 2019 un accordo per acquisire il 90% di Toscotec spa, società lucchese che dal 1948 progetta e realizza macchine per la produzione di bobine-madri per il settore della carta a uso domestico.  Il 10% resterà di proprietà dell’amministratore delegato Alessandro Mennucci, che continuerà a guidare l’azienda.

Il closing dell’operazione è previsto nella prima metà del 2020, previo soddisfacimento delle condizioni sospensive, ivi inclusa l’autorizzazione dell’autorità antitrust. CMS Adonnino Ascoli & Cavasola Scamoni ha assistito Voith nell’operazione, mentre Allen&Overy ha assistito sul piano legale sia la famiglia Mennucci sia Synergo sgr (si veda qui il comunicato stampa di Toscotecqui quello dell’advisor CMS).

Toscotec, che fa parte della community Elite di Borsa Italiana, era partecipata dal 2016 anche da Synergo sgr, tramite il fondo Sinergia II, che aveva affiancato nel capitale della società la famiglia Mennucci (si veda altro articolo di BeBeez). Il gruppo impiega circa 180 dipendenti, ha il quartier generale a Lucca, il cuore del distretto italiano della carta, e uffici in Cina e Nord America. Toscotec fornisce soluzioni su misura a tutti i principali produttori di carta, ha chiuso il 2018 con 148,2 milioni di euro, un ebitda di 14,5 milioni e una posizione finanziaria netta positiva (liquidità netta) per 13,8 milioni. Synergo aveva acquistato la sua quota sulla base di ricavi 2015 per 100 milioni di euro, un ebitda di 115,7 milioni e liquidità netta per 15,7 milioni (fonte Leanus).


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