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La prima asta di arte aborigena contemporanea a New York supera le aspettative del passato e raccoglie $ 2,8 milioni

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Emily Kame Kngwarreye, Summer Celebration (1991). Immagine gentilmente concessa da Sotheby's

Emily Kame Kngwarreye, Summer Celebration (1991). Immagine gentilmente concessa da Sotheby’s

Solo cinque mesi dopo che la Galleria Gagosian tenne una mostra rivoluzionaria di pittura contemporanea indigena australiana, le case d’aste stanno seguendo l’esempio. Venerdì, Sotheby’s ha tenuto la prima asta di arte contemporanea aborigena a New York e la risposta dei collezionisti è stata persino più forte del previsto. Si veda qui ArtNet.

La vendita è stata di $ 2,8 milioni, al di sopra della stima elevata di $ 2,7 milioni. Dei 33 lotti offerti, 29 di essi, ovvero l’88%, hanno trovato acquirenti. Sono stati registrati otto nuovi record di aste di artisti in quello che è un settore ampiamente non testato del mercato internazionale dell’arte.

I risultati hanno segnato “un momento spartiacque per l’arte aborigena e un’incredibile introduzione alle aste di arte aborigena di questa scala negli Stati Uniti”, ha affermato Timothy Klingender, consulente senior di Sotheby per l’arte australiana, in una nota.

Gordon Bennett, Autoritratto (Ma ho sempre voluto essere uno dei bravi ragazzi) (1990). Immagine gentilmente concessa da Sotheby's.

Gordon Bennett, Autoritratto (Ma ho sempre voluto essere uno dei bravi ragazzi) (1990). Immagine gentilmente concessa da Sotheby’s.

In genere, le vendite di arte aborigena si svolgono in Europa e in Australia presso case d’aste specializzate. “Mostrare queste straordinarie opere d’arte nelle gallerie di New York di Sotheby è stata una dichiarazione significativa del valore di questi artisti sul mercato internazionale e la risposta è stata molto entusiasta”, ha aggiunto Klingender.

Il lotto più alto era un’opera di Emily Kame Kngwarreye, uno dei nomi più noti della categoria, la cui  celebrazione estiva (1991), che era stimata tra i 300.000 ei 400.000 dollari, fu venduta per un premio di $ 596.000. L’opera successiva più costosa è stata l’ Autoritratto di Gordon Bennett (Ma ho sempre voluto essere uno dei bravi ragazzi)  (1990), che ha venduto per $ 437.500, stabilendo un nuovo record per l’artista.

Altri grandi lotti includevano le cerimonie Tingari presso il sito di Pintjun  di Ronnie Tjampitjinpa, che vendette per un record di $ 243.750, e  Yunpalara (Lago Blair) , realizzato da una comunità nota come Kayili Artists, che vendette per $ 162.500.

Klingender ha dichiarato che l’attività di offerta proviene da tutto il mondo, “con una grande concentrazione di nuovi offerenti dagli Stati Uniti e dall’Europa, indicando ulteriormente l’appello dell’arte aborigena a un pubblico internazionale in crescita”.


A lezione con Carlo Scarpa (Italiano) Copertina flessibile – 14 mar 2019

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A lezione con Carlo Scarpa (Italiano) Copertina flessibile – 14 mar 2019

A lezione con Carlo Scarpa (Italiano) Copertina flessibile – 14 mar 2019Carlo Scarpa. “Il modo di insegnare di mio padre non era cattedratico, non lo era per la sua natura e il suo insegnamento si radicava nelle esperienze che aveva avuto all’inizio. Era, se vogliamo dire, uno svelarsi personale sui temi proposti dagli allievi, talvolta in maniera poco urbana, sovente ironica e caustica. Lo ricordano in tanti ancora adesso. Il lavoro dell’allievo inventava il suo lavoro e il dispiegarne i ragionamenti era la maniera sua di insegnare, era la sua materia d’insegnamento. Molte erano le digressioni, o i ragionamenti che illuminavano il perché di cose esistenti, le sue o di altri. Questo suo modo d’insegnare, per sua natura effimero, Franca Semi ha avuto l’idea, dal mio punto di vista meravigliosa, di registrarlo, fissarlo appunto nel tempo. Alla maniera di uno scienziato, il suo modo silenzioso ha salvato le parole, i disegni fatti alla lavagna, il materiale, diremmo oggi, per un tempo propizio. Ne è stata gelosissima conservatrice per lunghi anni e non ha mai accettato occasioni facili – gliene sono state offerte molte -, fino ad oggi nessuna l’ha convinta. Dobbiamo a questo rigore l’aver salvato e raccolto il materiale. Il debito di riconoscenza verso Franca Semi non è soltanto mio ma sarà di quanti voltando le pagine di questa avventura ne saranno catturati. Avveniva la stessa cosa nell’archivio dei disegni: chi lo frequentava se ne innamorava e diventava a dir poco geloso, penso possa riaccadere. Sicuramente succederà a quanti scopriranno nelle pagine che io sto sfogliando quella forza che non dipende dalle parole ma dalla poesia che ne emana e questo è parte del mistero. Se questo avverrà il merito è di chi con tranquilla certezza ha messo in essere quella parte di mio padre, in particolare quella riguardante l’insegnamento, in modo così vivido da farlo intuire per intero.”


Si chiude la ricapitalizzazione di H-Farm. Donadon e Cattolica Assicurazioni sottoscrivono gli 8 mln euro di strumenti finanziari partecipativi

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h-farmSi è conclusa il 18 dicembre la ricapitalizzazione di H-Farm da 8 milioni di euro,  a valle dell’approvazione da parte dell’assemblea straordinaria dei soci del 14 dicembre scorso (si veda altro articolo di BeBeez).

L’incubatore quotato all’Aim Italia ha emesso come previsto strumenti finanziari partecipativi (SFP) che sono stati sottoscritti da Cattolica Assicurazioni (per 7 milioni, tramite 70 SFP da 100 mila euro ciascuno) e dal fondatore Riccardo Donadon, tramite la holding E-Farm srl (da lui controllata al 60% e per il resto dalla moglie Giulia Anna Franchin). E-Farm convertirà un finanziamento soci infruttifero da un milione di euro erogato lo scorso novembre in 10 SFP da 100 mila euro ciascuno.

Il titolo H-Farm a Piazza Affari

Il titolo H-Farm a Piazza Affari

H-Farm è stata assistita nell’operazione da LCA Studio Legale e da Studio Saccardi e Associati per gli aspetti fiscali; Cattolica è stata supportata da Molinari e Associati (si vedano qui il comunicato stampa della società e qui quello dei consulenti).

Come spiegato nel Documento informativo sugli SFP, gli strumenti finanziari partecipativi in questione attribuiscono ai sottoscrittori il diritto di percepire il 98% delle distribuzioni (utili, riserve, saldo di liquidazione) deliberate dalla società fino al raggiungimento di un importo massimo stabilito. Gli SFP pagheranno un rendimento compreso tra lo 0,50% e il 2,50% del valore nominale in funzione del periodo nel quale avverrà il rimborso. Il rendimento, all’interno del range sopra indicato, aumenterà di 0,5% ogni anno fino ad arrivare appunto al massimo del 2,50%.

Ricordiamo che Cattolica è azionista di H-Farm per circa il 4,5%, dentro un patto di sindacato che vincola il 15,3% delle azioni (le altre quote rilevanti sono l’11% della E-Farm di Donadon, l’11% della Red Circle di Renzo Rosso, l’8,6% di Giuseppe Miroglio e il 6,4% della famiglia Giol). In occasione dello stesso Cda, però, la scelta era stata contestata dall’ex amministratore delegato Alberto Minali, al quale sono state improvvisamente ritirate le deleghe a inizio dicembre 2019, pur restando membro del consiglio. Il titolo H-Farm si è risollevato in questi primi giorni dell’anno dai minimi storici toccati a inizio novembre a 0,333 euro per azione e venerdì 3 gennaio ha chiuso a 0,359 euro, pari a una capitalizzazione di 32,36 milioni.

Per la ricapitalizzazione è stato scelto di utilizzare lo strumento finanziario partecipativo perché  le attuali condizioni del mercato non consentirebbero il lancio di un aumento di capitale sociale e perché consente di non avere effetti formalmente diluitivi sull’azionariato, mentre permette comunque di raggiungere il risultato del rafforzamento patrimoniale e finanziario della società e di avere la finanza necessaria per accelerare la crescita. 

L’operazione si è resa necessaria di fronte alle difficoltà finanziarie per i ritardi dell’H-Campus (si veda altro articolo di BeBeez). Come noto,  la partenza del progetto di costruzione del Campus, che nei piani iniziali doveva essere aperto e inaugurato per l’autunno del 2018, è stata fatta slittare di un biennio dalla Regione Veneto con conseguenti problemi che hanno comportato impatto di costi e tempi molto più ampi di quanto inizialmente preventivato (si veda altro articolo di BeBeez e qui il comunicato stampa sul bilancio 2018). Finalmente a metà settembre 2019 i lavori sono iniziati (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione H-Campus era stata varata nel febbraio del 2017 e finanziata da un nuovo fondo immobiliare chiuso, non speculativo, denominato Ca’ Tron – H-Campus,  gestito da Finint Investments sgr e sottoscritto da Cattolica Assicurazioni (56% del patrimonio), da CDP Investimenti sgr  (40, tramite il  fondo FIA 2 Smart housing, Smart working, Education & Innovation) e da Ca’ Tron Real Estate, la società dei fondatori di H-Farm, che detiene il restante 4% (si veda altro articolo di BeBeez). Il progetto prevede investimenti per oltre 101 milioni di euro, di cui 60 milioni per il campus e oltre 41 milioni per l’acquisizione di immobili esistenti e terreni.

H-Farm aveva chiuso il 2018 con una perdita di 4,9 milioni di euro (sebbene in miglioramento rispetto ai 6,2 milioni del 2017), ma con un ebitda per la prima volta positivo, passato dai -2,1 milioni del 2017 a 1,1 milioni, grazie alla gestione del portafoglio di partecipazioni, Il tutto a fronte di un valore della produzione che ha registrato un balzo del 37,9% a quota 61,5 milioni, ma anche con un aumento del debito da 4,1 a 5,7 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Ma il trend positivo di recupero dei margini del 2018 si è già invertito nel corso del 2019, con la semestrale che ha evidenziato un valore della produzione di 30 milioni (in linea con il semestre 2018), un ebitda negativo per 2,4 milioni (da un ebitda positivo per 1,35 milioni nel semestre 2018) perdite per 5,16 milioni (da -0,9 milioni), facendo scendere il patrimonio netto da 21 a 16 milioni e con un debito finanziario netto di 5,86 milioni (da 5,7 milioni). Intanto il titolo H-Farm a Piazza Affari quota poco a 33 centesimi, lievemente al di sopra dei minimi storici a 32,9 centesimi segnati a inizio novembre 2019.


Obton rifinanzia i 14 impianti fotovoltaici italiani del fondo Real Energy

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obton

obtonIl gruppo danese Obton ha siglato l’accordo per rifinanziare un portafoglio di 14 impianti fotovoltaici italiani da 24 MW complessivi con un pool di banche guidato da Natixis (si veda qui il comunicato stampa).

Più nel dettaglio, gli impianti rifinanziati sono di proprietà del fondo d’investimento alternativo immobiliare Real Energy, gestito da Serenissima sgr. Dal novembre 2019, il principale investitore nel veicolo è appunto il gruppo danese Obton, attivo negli investimenti in tecnologie sostenibili con una particolare specializzazione nel fotovoltaico, che ha acquisito quota per oltre 70 milioni di euro. A cedere le quote sono stati Palladio Finanziaria, Cattolica Assicurazioni e alcune fondazioni bancarie, tutti sottoscrittori sin dal lancio nel 2011 (si veda altro articolo di BeBeez).

Il finanziamento sarà erogato in due tranche; la prima, relativa al fabbisogno finanziario di 10 impianti, è stata erogata in concomitanza della firma del contratto di finanziamento e dell’ulteriore documentazione finanziaria. Le banche finanziatrici sono state assistite da Orrick, che ha altresì prestato assistenza nella fase di waiver e rimborso anticipato dei finanziamenti preesistenti. Serenissima sgr è stata seguita dallo studio legale Tonucci & Partners per gli aspetti legali e per gli aspetti regolamentari dallo studio CBA di Milano. Gli aspetti tecnici della due diligence sono stati seguiti da Moroni&Partners. Le parti si sono inoltre avvalse dell’assistenza del notaio Carlo Munafò per il rogito degli atti notarili nonché per tutti gli ulteriori adempimenti preliminari e successivi alla stipula.

Obton è un investitore danese leader nelle tecnologie sostenibili, con una particolare specializzazione nel fotovoltaico. Opera nel settore da oltre 10 anni e conta 85 dipendenti. Ha concluso 160 deal che hanno portato a 600 impianti solari. La società è l’11mo maggiore detentore di asset fotovoltaici a livello europeo secondo il rapporto della piattaforma Solarplaza (si veda qui il comunicato stampa). Nel 2018 ha conseguito profitti al lordo delle imposte per 19,5 milioni di euro (si veda il comunicato stampa). Attualmente conta oltre 500 progetti solari in tutto il mondo. Gestisce asset del valore di 1.150 milioni di euro, per una potenza totale di 637 MWp. In Italia, detiene altri impianti a Scorzè (Venezia), Filano (Potenza) e Potenza.

Lo scorso agosto Obton aveva invece rilevato 13 impianti fotovoltaici in esercizio in Puglia e Sardegna, della potenza complessiva di circa 15 MW che erano di  Enfinity, società belga attiva nel settore delle energie rinnovabili (si veda altro articolo di BeBeez).


Primo closing a 25 mln euro per EC I, il primo fondo di Entangled Capital sgr

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entangled capital

entangled capitalEC I, il primo fondo di Entangled Capital sgr, la società di gestione di fondi di private equity promossa da Roberto Giudici e Anna Guglielmi, entrambi provenienti da Green Arrow Capital sgr, ha annunciato poco prima di Natale il suo primo closing a quota 25 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa). La sgr è stata autorizzata nel novembre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez) e costituita a Milano nel giugno dello stesso anno (si veda altro articolo di BeBeez).

Il primo fondo di Entangled Capital ha un target di raccolta di 100 milioni di euro, con hard-cap a 150 milioni. Il team punta a realizzare 8-10 investimenti in società industriali con fatturato compreso tra 10 e 50 milioni di euro o con marginalità a livello ebitda superiore al 15%. Il suo obiettivo sarà creare valore tramite uno sviluppo sia organico sia per acquisizioni successive delle aziende, contribuendo al processo di managerializzazione delle società partecipate e condividendo, sin dalle fasi iniziali di analisi, i piani industriali con le controparti. Entangled Capital punta a investire in aziende che possano beneficiare di un supporto professionale e manageriale, oltre che finanziario, nel loro processo di crescita dimensionale, anche attraverso il coinvolgimento di un gruppo di imprenditori e professionisti in alcune fasi del processo di investimento e anche nella governance.

Guglielmi, laureata in Ingegneria Gestionale presso il Politecnico di Milano, è stata consulente per Alix Partners e dal 2012 risk manager e responsabile delle relazioni con gli investitori di Quadrivio sgr, poi diventata Green Arrow sgr. Giudici, laureato in Economia all’Università Bocconi di Milano,  ha trascorso 5 anni nella divisione transaction services di EY ed è poi stato senior investment manager di Quadrivio sgr dal 2011. Presidente della sgr è Edoardo Guffanti dello studio FiveLex.


Boom del crowdfunding immobiliare nel 2019, con una raccolta di 35 mln euro. Walliance realizza due exit a dicembre

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Schermata 2020-01-05 alle 10.10.36

Schermata 2020-01-05 alle 10.10.36Il 2019, per il crowdfunding italiano, è stato l’anno del crowdfunding immobiliare, con la raccolta complessiva che ha infatti sfiorato i 35 milioni di euro (34,93m), triplicando la raccolta rispetto agli 11,45 milioni del 2018. Lo scrive CrowdfundingBuzz (edito da EdiBeez srl come BeBeez), che inaugura un’infografica aggiornata in tempo reale dedicata al crowdfunding immobiliare nelle sue due forme di equity e lending crowdfunding.

La crescita del mercato è stata evidente soprattutto a partire dal 2° trimestre del 2019 e vi hanno contribuito sia i progetti finanziati su piattaforme di equity (16,5 milioni di euro nel 2019 dai 7,7 milioni del 2018) sia quelli finanziati su piattaforme di lending (18,4 milioni da 3,7 milioni).

Quanto all’equity, due piattaforme (Walliance e Concrete) hanno consolidato la propria raccolta passando da Schermata 2020-01-05 alle 10.11.21rispettivamente da 6,9 a 10 milioni e da 0,75 a 5 milioni. Ma sono entrate sul mercato due nuove piattaforme, House4Crowd e Build Around che hanno chiuso un campagna a testa. Inoltre, Crowdfundme e Backtowork24, piattaforme generaliste, hanno  chiuso con successo una campagna di crowdfunding immobiliare ciascuna.

Quanto al lending, prima del 2019 erano presenti solo due piattaforme, Housers e Crowdestate, entrambe straniere (rispettivamente Spagna e Estonia) per le quali sono stati presi in considerazione solo i progetti di immobili situati sul territorio italiano. Nel 2019 le due piattaforme hanno raccolto 5,9 e 3,3  milioni. Ma, soprattutto, nel 2019 sono state lanciate tre nuove piattaforme totalmente italiane: Rendimento Etico (che ha raccolto 5,3 milioni), Trusters (2,5 milioni), Re-Lender (un milione) e Recrowd (300k euro).

Analizzando i ritorni medi offerti (tasso atteso annualizzato) e la durata media, emerge una differenza marcata tra i progetti finanziati con equity crowdfunding e quelli finanziati con lending. Mentre i primi presentano un tasso medio del 11%, per i secondi il tasso è mediamente del 9%, mentre, all’opposto, la durata attesa dell’investimento per i primi è decisamente più lunga che per i secondi (oltre 26 mesi contro poco meno di 20 mesi). Ma, nel caso del lending, è importante sottolineare che la durata media è innalzata molto da Housers (39 mesi), mentre le altre piattaforme si attestano su durate medie che variano dai 10 mesi di Trusters ai 16 mesi di CrowdEstate.

Cala Blu a Jesolo

Cala Blu a Jesolo

Va segnalato che progetti immobiliari finanziati con equity crowdfunding sono molto più grandi di quelli finanziati con il lending: la raccolta media per i primi è superiore al milione di euro, mentre per i secondi è di 200 mila euro. Il che si traduce in numero molto più elevato di progetti finanziati con il lending: nel 2019 92 contro i 15 finanziati in equity.

Aggiungiamo che sul fronte delle exit Walliance ne ha realizzate due lo scorso dicembre, dai progetti Cala Blu a Jesolo e Apfelanger in Alto Adige (si veda qui il comunicato stampa). Il primo progetto immobiliare è stato realizzato da Mak, che aveva già effettuato le exit dei progetti Baia Blu a Jesolo Lido e via Barbacovi a Trento. Per Cala Blu, tramite Walliance, sono stati raccolti oltre 1,4 milioni di euro. Il progetto prevedeva la realizzazione di 36 unità abitative a 400 metri dalla spiaggia, accanto al complesso immobiliare Baia Blu a Jesolo Lido, sempre finanziari tramite Walliance. La vendita di tutti gli appartamenti ha portato alla restituzione del capitale investito e a un rendimento complessivo pari al 6,82%.

Apfelanger

Apfelanger in Alto Adige

Il progetto in Alto Adige invece è stato realizzato da Pohl Immobilien, alla sua prima exit. La società, presentando tre diverse operazioni su Walliance, ha raccolto un importo complessivo di 2,6 milioni di euro. Oltre ad Apfelanger, in cui sono stati investiti oltre 800 mila euro, sono state infatti presentate su Walliance anche i progetti Alto Adige, Antonianum e Lago Maggiore, Laveno, entrambi ancora in corso di realizzazione.

Alto Adige, Apfelanger prevedeva la realizzazione di 16 appartamenti nel centro abitato di Silandro, in Val Venosta, per una durata stimata di 14 mesi. Pohl Immobilien ne ha impiegati però solo 13 per concludere l’operazione e restituire il capitale ai propri investitori, con un rendimento complessivo finale superiore a quanto previsto inizialmente e pari all’8,39%.

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Arena Sanità incassa un nuovo finanziamento da 45,8 mln euro per due ospedali di Verona

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Gli ospedali di Borgo Roma e Borgo Trento a Verona
Gli ospedali di Borgo Roma e Borgo Trento a Verona

Gli ospedali di Borgo Roma e Borgo Trento a Verona

Arena Sanità spa incassa un finanziamento da 45,8 milioni per i progetti dell’Ospedale Policlinico “Giambattista Rossi” di Borgo Roma e dell’Ospedale Civile Maggiore di Borgo Trento a Verona.

A erogare il finanziamento in project finance sono state Mps Capital Services Banca per le Imprese Unicredit. Il finanziamento ha una durata di 10 anni ed è equamente suddiviso tra le due banche finanziatrici che, oltre ad aver strutturato l’intervento in qualità di mandated lead arrangers (Mla), ricoprono anche il ruolo di banche titolari della copertura dei rischi finanziari (hedging banks). EY ha affiancato le due banche finanziatrici e Arena Sanità è stata supportata da Nctm studio legale.  Nel marzo 2016 Arena Sanità aveva incassato un precedente finanziamento in project finance da 51,9 milioni erogato da sempre da Mps Capital Services e da Unicredit (si veda qui il comunicato stampa). Il sito di CMB indica in 126,2 milioni di euro il valore complessivo delle opere.

Arena Sanità è la società di progetto titolare della concessione ventennale che prevede progettazione, costruzione e gestione dei lavori di ampliamento e ristrutturazione del Policlinico di Borgo Roma e dell’ospedale Civile Maggiore di Borgo Trento. La società è partecipata al 34,08% da C.M.B. Società Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi,  che ne è il principale socio, a cui è affidata la manutenzione delle opere civili, degli impianti e delle aree verdi oltre ai servizi di facility management. Al capitale di Arena Sanità partecipa anche MFM Capital, società controllata al 95% dal fondo 3i e per il restante 5% da Rekeep (ex Manutencoop, si veda altro articolo di BeBeez). Le due strutture sono nate dall’esigenza di demolire e ricostruire ex novo il fabbricato del Polo Donna e Bambino a Borgo Trento e di realizzare un nuovo fabbricato a Borgo Roma in grado di gestire le attività diurne sia di tipo ambulatoriale sia interventistico, oltre che per creare una cerniera di collegamento tra i vari padiglioni del Policlinico esistente.

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Generali Real Estate e Union Investment rilevano il centro commerciale Puerto Venecia di Saragozza per 475 mln euro

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Puerto Venecia shopping resort in Zaragoza

Puerto Venecia shopping resort in ZaragozaGenerali Real Estate e Union Investment hanno rilevato lo scorso dicembre per 475 milioni di euro il centro commerciale Puerto Venecia di Saragozza in Spagna. Lo riferisce la stessa Union Investment sul suo profilo Linkedin.  Nel dettaglio, Union Investment acquisirà una quota del 50% con il suo  fondo immobiliare aperto Unilmmo: Deutschland, mentre Generali Real Estate acquisirà il restante 50% per conto di Generali Shopping Center Fund SCS. L’immobile è stato ceduto da Intu Properties e Canada Pension Plan Investment Board, che detenevano la proprietà a loro volta in joint venture al 50%-50%.

“Puerto Venecia è un’area commerciale con un alto valore per il tempo libero e un corrispondente elevato fattore di attrazione per gli abitanti della regione di Aragonia. È di gran lunga la principale destinazione commerciale di questa regione e si inserisce perfettamente nella nostra strategia d’investimento, che si concentra sui centri commerciali con le migliori performance e sui parchi commerciali ben strutturati”, ha dichiarato Henrike Waldburg, responsabile Investment Management Retail di Union Investment Real Estate.  “Questo è il primo investimento del nostro fondo paneuropeo per centri commerciali, lanciato nel maggio 2019 e supportato dalla nostra boutique dedicata Axis con una precisa strategia di cherry-picking del retail di prima qualità in Europa”, ha spiegato Aldo Mazzocco, ceo di Generali Real Estate.

Con circa 19 milioni di visitatori all’anno, Puerto Venecia è una delle 5 principali destinazioni per lo shopping in Spagna. E’ formato da centro commerciale con 193 negozi e da un retail park, per una GLA di circa 120.000 m².

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Cesynt raccoglie oltre un mln euro su Opstart e si prepara alla quotazione su Euronext

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Cesynt-iSkilled-raccoglie-1-milione-con-equity-crowdfunding

Cesynt-iSkilled-raccoglie-1-milione-con-equity-crowdfundingLa campagna di  equity crowdfunding di Cesynt Advanced Solutions spa,  finalizzata a finanziare la piattaforma di e-learning iSkilled, ha raccolto oltre un milione di euro sulla piattaforma Opstart. La campagna ha così superato la soglia massima di un milione di euro, funzionale alla quotazione in borsa sul mercato Euronext, realizzando così il crowdlisting annunciato alla fine del giugno scorso (si veda altro articolo di BeBeez). Il crowdlisting è un percorso di medio termine dedicato alle pmi, che unisce lo strumento della raccolta con equity crowdfunding e quello del private placement. Lo scopo è replicare una vera e propria quotazione, a costi e tempistiche enormemente inferiori rispetto alle quotazioni tradizionali.

Lanciata il 29 ottobre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez), la campagna ha raggiunto in poche ore il target minimo di 250 mila euro (si veda altro articolo di BeBeez). Tra gli investitori in Cesynt, rientra anche la società di investimento italiana in startup e pmi innovative Innovative-RFK (si veda altro articolo di BeBeez). I fondi raccolti saranno utilizzati per sviluppare ulteriormente le proprie tecnologie digitali, potenziare marketing e vendite dell’azienda e stringere nuovi accordi commerciali, anche con l’estero.

La piattaforma iSkilled è un LMS (Learning Management System) economico che permette di pubblicare online corsi, video-corsi e materiali utili per la formazione professionale interna e esterna alle imprese. Grazie alla piattaforma, il cliente può creare il suo sito di e-learning, sviluppandone i contenuti e producendo i relativi attestati. Può, inoltre, gestire la rete di affiliati direttamente dal portale, monitorando i risultati direttamente dal sistema. La piattaforma di e-learning iSkilled vanta oltre 45 mila utenti attivi, più di 1.000 corsi e un fatturato raddoppiato nel 2018. Punta ad espandersi anche ai mercati internazionali con la nascita di iskilled.co.uk e iskilled.es, destinati rispettivamente ai mercati britannico e spagnolo.

Fondata da Armando Miele, Cesynt aveva già condotto una prima campagna di equity crowdfunding su Opstart nel giugno 2018, raccogliendo 250 mila euro, a seguito della quale l’azienda aveva distribuito un dividendo dell’importo di circa 50 mila euro, pari quindi al 20% di quanto raccolto in piattaforma. E’ stata la prima volta che in Italia una società che ha condotto una campagna di equity crowdfunding ha distribuito un dividendo ai soci (si veda altro articolo di BeBeez).


BeBeez Magazine n. 01/20. Il roundup delle notizie apparse su BeBeez nel periodo delle feste

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Schermata 2020-01-06 alle 07.39.15

E’ disponibile qui il primo numero del 2020 di BeBeez Magazine,
il magazine di roundup di BeBeez,
che riporta un estratto di tutte le notizie apparse sul sito dal 21 dicembre 2019 al 3 gennaio 2020

Per scaricare il magazine clicca qui

Schermata 2020-01-06 alle 07.39.15


Offerta vincolante per salvare tutto il gruppo Maccaferri. Oxy e HPS propongono nuova finanza per 200 mln euro

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maccaferri

maccaferriI fondi Oxy Capital e Hps hanno presentato prima di Natale un’offerta vincolante per il salvataggio dell’intero Gruppo Maccaferri a Seci holding, la holding con cui la famiglia Maccaferri controlla il gruppo. Lo ha riferito l’agenzia di stampa Radiocor, secondo cui l’offerta prevede nuova finanza per 200 milioni di euro.

I due fondi erano al lavoro dall’inizio di dicembre sul salvataggio del gruppo attivo in vari settori industriali, dall’ingegneria ambientale e meccanica all’energia, dall’alimentare e agroindustria al tabacco, tecnologia, immobiliare e costruzioni. Allora però si parlava di nuova finanza per soli 100 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).

A metà dicembre, invece, The Carlyle Group aveva rilevato i 190 milioni di euro del prestito obbligazionario di Officine Maccaferri, società del gruppo attiva nel settore delle opere di sostegno per dighe e strade (si veda altro articolo di BeBeez). E sempre Officine Maccaferri è nel mirino di QuattroR sgr, che a fine ottobre aveva inviato alla società una manifestazione di interesse che riguardava sia un intervento sia in Officine Maccaferri sia in Seci (si veda altro articolo di BeBeez).

Il Gruppo ha aperto a inizio giugno 2019 la procedura di concordato con riserva  per Seci holding, Seci Energia, che è la sub-holding del comparto energetico, e per Enerray. Successivamente hanno chiesto il concordato anche la società di costruzioni Sapaba, il produttore di zucchero Sadam, la società di factoring Felsinea Factor (si veda altro articolo di BeBeez) e Samp, società di ingegneria meccanica (si veda altro articolo di BeBeez).

Il Gruppo Maccaferri ha chiuso il 2017 con un fatturato pari 1,039 miliardi di euro, 118 milioni di ebitda e un debito di 750 milioni di euro, contratto per la maggior parte con Banca Intesa Sanpaolo, Banca Imi, Unicredit e Banco Bpm e che include anche  il bond  di Officine Maccaferri e i minibond da 25 milioni di euro di Sampistemi spa (si veda altro articolo di BeBeez).

Ricordiamo che Oxy Capital nel settembre 2018 insieme a Credito Fondiario aveva messo in sicurezza i conti di Manuli Stretch, leader mondiale nella produzione di imballaggi flessibili in polipropilene per uso industriale e distributore globale di packaging, che si trovava in una situazione di tensione finanziaria (si veda altro articolo di BeBeez). Oxy insieme ad Attestor Capital ha investito anche nel marchio di abbigliamento casual quotato in Borsa Italiana Stefanel, nel tentativo di risollevarne le sorti, tuttavia il 14 dicembre 2018 la società ha presentato domanda di concordato preventivo al Tribunale di Treviso (si veda altro articolo di BeBeez), che nel 12 settembre 2019 ha ammesso il gruppo all’amministrazione straordinaria (si veda altro articolo di BeBeez).


La banda larga Eolo incassa un finanziamento da 155 mln euro da un pool di banche

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eoloEolo spa, operatore tlc specializzato nella banda ultralarga wireless per il mercato residenziale e delle imprese, e quindi nel portare internet ad alta velocità nelle zone non coperte dalla fibra, partecipato da fine 2017 dal fondo Searchlight Capital Partners, ha ottenuto un finanziamento da 155 milioni di euro per supportare la crescita in particolare nei piccoli comuni del Sud Italia, ampliando la copertura del servizio Eolo FWA a 100 Mega, e nelle aree che soffrono di più lo “speed divide”. Attualmente la connettività a 100 Mega è disponibile in 89 province, di cui solo 22 nel Sud Italia. Le banche parte del pool sono Unicredit, Natixis, Mps Capital Services (global coordinator), Banco Bpm, Credit Agricole Italia e Intesa Sanpaolo. Nell’operazione, Eolo è stata affiancata da Fineurop Soditic (si veda qui il comunicato stampa).

Fondata nel 1999 e con sede a Busto Arsizio (Varese), Eolo è partecipata da Searchlight al 49% ed è controllata al 51% dal fondatore e ceo Luca Spada e da Elmec Group. Il finanziamento si affianca alla potenza di fuoco messa a disposizione dal fondo Searchlight, che al momento dell’ingresso nel capitale di Eolo aveva annunciato un piano di investimenti da 300 milioni di euro nel triennio 2018-2020.

Eolo a fine novembre 2019 contava oltre 430 mila clienti in abbonamento attivi (in crescita del 30% rispetto al precedente anno) tra famiglie e imprese residenti in 6.051 comuni e serviva oltre un milione di cittadini in tutta Italia. Nell’anno fiscale che si è chiuso lo scorso 31 marzo 2019, Eolo ha registrato ricavi per 125,5 milioni di euro, in crescita del 27% rispetto all’esercizio precedente, con un ebitda di 40,4 milioni e un debito finanziario netto di 64,6 milioni (fonte Leanus).


Silver Fir Capital rileva l’ospedale San Raffaele Arcangelo a Venezia. La scorsa estate aveva comprato due strutture in città, insieme a Franklin Templeton

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san raffaele arcangelo ospedaleIl fondo immobiliare della milanese Silver Fir Capital sgr ha rilevato l’ospedale San Raffaele Arcangelo (ex Fatebenefratelli), situato in Fondamenta Madonna dell’Orto a Cannaregio, a Venezia. Lo riferisce Il Gazzettino. L’immobile è stato ceduto dalla Provincia Lombardo-Veneta dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio – Fatebenefratelli, che manterrà la gestione diretta dell’immobile e delle attività cliniche, sanitarie e assistenziali. Il venditore è stato assistito da Yard Advisory, società del Gruppo Yard (si veda qui il comunicato stampa).

L’immobile ha una destinazione ospedaliera a indirizzo medico riabilitativo e di centro servizi e con oltre 180 posti letto è accreditato con il sistema sanitario regionale. Il complesso, che presenta anche una parte storica risalente al 1500, è stato di recente completamente ristrutturato sia nella parte impiantistica che strutturale. L’ospedale è stato uno dei primi centri italiani del nord dove sono venuti ad operare i Fatebenefratelli.

“Questa transazione conferma il crescente interesse sull’Italia da parte degli investitori istituzionali sia italiani sia stranieri per gli asset alternativi legati al settore sanitario”, ha commentato Michele Arcelloni, amministratore delegato di Yard Advisory.

Lo scorso giugno 2019 era stata annunciata l’acquisizione sempre a Venezia dell’ospedale Irccs San Camillo e la casa di riposo Stella Maris degli Alberoni al Lido da parte di Silver Fir Capital (si veda qui Il Gazzettino). A fine ottobre è stato reso noto il fatto che l’aquisizione è stata condotta in tandem con un fondo di Franklin Templeton, per un valore di 26 milioni di euro (si veda qui Il Gazzettino).

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Ensource Italy (Gruppo E-Box) incassa un finanziamento da 27 mln euro da Unicredit

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impianto-fotovoltaicoEnsource Italy, società del Gruppo E-Box, attivo nella produzione di energia da fonti rinnovabili, ha ottenuto un finanziamento in project financing da 27 milioni di euro da Unicredit, che ha agito come Mla, bookrunner, banca finanziatrice, banca hedging e banca depositaria. Legance Avvocati Associati per la parte legale e Moroni & Partners per la parte tecnica hanno assistito la banca nell’erogazione del finanziamento (si veda qui il comunicato stampa).
Il finanziamento comprende due linee di credito destinate alla gestione, implementazione e manutenzione di un portafoglio costituito da 17 impianti fotovoltaici detenuti attraverso 15 veicoli societari, per un totale di oltre 16,2 MW di capacità installata, fra cui circa 8,1 MW acquisiti nel corso dell’anno e circa 8,1 MW la cui acquisizione è invece prevista entro la prima metà del 2020. La produzione attesa del portafoglio fotovoltaico, operativo dal 2011/2012, è di circa 20 GWh all’anno che consentirà di soddisfare il fabbisogno energetico di oltre 24.000 famiglie, consentendo un risparmio di circa 10.000 tonnellate di CO2 all’anno.

Il Gruppo E-Box, nato dalla partnership tra gli imprenditori Matteo Minelli, Silvio Pascolini, Guido Busti, Paolo Amadei e Michele Burbi,  è attivo nella produzione di energia da fonti rinnovabili, attraverso una linea di nuovi investimenti (principalmente sul mercato secondario), finalizzata all’acquisizione di impianti solari di piccola e media taglia con un target fino a 100 MW entro la fine del 2021.


Steag e KGAL comprano progetti fotovoltaici in sviluppo in Sicilia per 500 MW

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steag_solar_energy_solution_logoLa tedesca Steag Solar Energy Solutions (Sens) e l’asset manager tedesco KGAL Investment Management hanno acquisito lo scorso dicembre una pipeline di quasi 500 MW di progetti fotovoltaici in sviluppo in Sicilia (si vedano qui il comunicato stampa della società e qui la nota dei consulenti dell’operazione).

DWF Italy ha assistito SENS nell’attività di due diligence, nella definizione della struttura dell’operazione, nella predisposizione e negoziazione degli accordi con gli sviluppatori e nell’acquisizione dei progetti, fino alla successiva conclusione della partnership con Kgal. Quest’ultima è stata supportata da Orrick per le attività di due diligence e nella negoziazione degli accordi di sviluppo e acquisizione con Sens e di tutta la relativa documentazione contrattuale ancillare.

Il progetto in Sicilia di Sens prevede un totale di almeno sei impianti fotovoltaici, nelle province di Palermo e Trapani, in un raggio di circa 40 km. Gli impianti soddisferanno il fabbisogno di elettricità di oltre 250 mila famiglie con energia prodotta senza emissione di anidride carbonica. Sens proseguirà lo sviluppo, avviato da Angelo Sapienza e da Vincenzo Rizzuto con la società S&P (Sicilia e Progresso) srl, con l’obiettivo di raggiungere la piena cantierabilità degli impianti, cederne la proprietà a Kgal e completare la costruzione della prima sezione entro la fine del 2020. L’entrata in esercizio di tutti gli impianti della pipeline avverrà entro la fine del 2021 con la costruzione di una nuova sottostazione Terna e conseguenti benefici per l’intera infrastruttura di rete nel territorio della Sicilia. Gli impianti che saranno realizzati in Sicilia MWp sono solo il punto di partenza per ulteriori attività: “Italia, Spagna e Germania sono i tre mercati europei più importanti per Sens nel 2020. Qui vediamo un potenziale enorme, non solo per gli sviluppi interni”, hanno spiegato l’amministratore delegato di Sens, André Kremer, e l’amministratore delegato di Sens Italy, Sarah Herresthal.

Sens (ex Gildemeister Energy Solutions), ha sede a Würzburg ed è attiva in Italia sin dal 2009 con i propri uffici di Milano e Lecce. Si occupa di sviluppo, costruzione, gestione e manutenzione di impianti fotovoltaici di in Italia, dove è uno dei maggiori EPC contractor e fornitori di servizi tecnici per impianti fotovoltaici.



Finanziamenti fronted e trasparenza fiscale, ecco le ultime novità da Agenzia delle Entrate e Cassazione

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Struttura di finanziamento fronted

Struttura di finanziamento frontedDue recenti pronunce dell’Agenzia delle Entrate e della Corte di Cassazione hanno toccato il tema delle operazioni di finanziamento fronted (o fronting), utilizzato spesso nel mondo del private equity. Il tema è stato approfondito lo scorso 28 novembre in occasione del convegno di IsideOperazioni di conferimento, finanziamento e rivalutazione delle partecipazioni“, cui hanno partecipato Francesco Guelfi e Stefano Sennhauser di Allen & Overy (si veda qui la presentazione).

Le strutture fronted sono nate per permettere di far partecipare al finanziamento in qualità di prestatori anche investitori esteri, in tal modo ampliando l’accesso al credito da parte di borrower italiani. Queste strutture sono state spesso usate per finanziare la tranche senior di un finanziamento finalizzato ad acquisizioni societarie con leva finanziaria.

In una tipica struttura fronted, la banca italiana concede il finanziamento e simultaneamente entra in accordi con una serie di investitori in modo da ricevere una provvista finanziaria e da impegnarsi a restituire tale provvista e a pagare gli interessi periodici in relazione alla medesima solo nei limiti di quanto la banca ha ricevuto dal borrower. Lo schema contrattuale più usato è stato inizialmente quello del mandato di credito (in cui gli investitori danno alla banca italiana un mandato senza rappresentanza a finanziare il borrower), poi sostituito da un contratto di finanziamento back-to-back e limited recourse. Di conseguenza, gli investitori assumono un’esposizione al rischio sia verso il soggetto finanziato sia verso la banca fronted. Quest’ultima a sua volta mantiene una esposizione limitata verso il borrower, dell’ordine del 5-10%, e il restante 90-95% verso gli investitori.

san marinoQueste strutture erano considerate fiscalmente trasparenti, fino alla sentenza n. 12777 del 22 marzo 2019 della Corte di Cassazione su operazioni di fronting condotte da una banca di San Marino.

Quest’ultima fungeva da investitore in uno schema di finanziamento fronted, agendo quale mandante in uno schema contrattuale di mandato senza rappresentanza. La banca sanmarinese assumeva la quota preponderante del rischio del finanziamento (mediamente, il 95%), mentre la banca italiana, mandataria secondo lo schema contrattuale di cui sopra, restava esposta per la quota rimanente (mediamente, il 5%). L’operazione era replicata più volte, con borrower diversi, che avevano rapporti contrattuali con la banca di San Marino.

La Cassazione ha stabilito però che questa struttura costituisce un esercizio abusivo di attività finanziaria da parte della banca di San Marino, che di fatto erogava finanziamenti in Italia.

Un’altra pronuncia importante è stata la risposta n. 423 dell’Agenzia delle Entrate del 24 ottobre 2019. L’interpello cui ha risposto l’Agenzia proveniva da una banca fiscalmente residente in Olanda (l’istante), che aveva erogato nel 2016 un finanziamento in pool a un borrower italiano. L’interpello proveniva da una banca fiscalmente residente in Olanda (l’istante), che aveva erogato nel 2016 un finanziamento in pool a un borrower italiano.

olandaLa banca si era impegnata a pagare una percentuale del finanziamento concesso dalla banca italiana al borrower italiano alla spv irlandese. Quest’ultima è una società di cartolarizzazione, con gestore residente in Inghilterra e ivi soggetto a vigilanza regolamentare, la cui attività consiste nell’acquisto di quote di finanziamenti ed è finanziato da investitori residenti in vari paesi a termini e condizioni diverse da quelli previsti dal sub-participation agreement (e, quindi, da quelli previsti dal finanziamento al borrower italiano).

La banca olandese ha chiesto all’Agenzia delle Entrate se la spv irlandese potesse essere considerata il beneficiario effettivo degli interessi pagati in forza del sub-participation agreement o se vada applicato un approccio look-through.

Nel primo caso, la banca ha chiesto anche se la spv irlandese potesse godere dell’esenzione da ritenuta di cui all’art. 26, comma 5-bis, del D.P.R. n. 600/73 in quanto investitore istituzionale soggetto a vigilanza regolamentare in un paese incluso nella white-list. L’Agenzia delle Entrate ha confermato l’applicabilità dell’esenzione alla spv, anche perché non è possibile applicare un approccio look-through.


Acquisizione di Auchan Italia, l’Antitrust allunga sino al 20 gennaio il termine per decidere sulla concentrazione

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Schermata 2020-01-06 alle 05.34.58

Schermata 2020-01-06 alle 05.34.58L’Antitrust ha prorogato sino al prossimo 20 gennaio il termine di conclusione dell’istruttoria avviata sull’acquisizione di Auchan Retail Italia da parte di BDC Italia spa, la newco controllata al 51% da Conad e partecipata per il resto indirettamente dal gruppo Wrm di Raffaele Mincione (si veda qui il Bollettino Antitrust del 30 dicembre 2019). Più nel dettaglio, il 49% di BDC Italia è detenuto da POP18 sarl, società controllata da Time Life sa, holding del gruppo Wrm.

L’acquisizione è stata annunciata lo scorso maggio (si veda qui il comunicato stampa) e siglata a luglio (si veda qui il comunicato stampa). Ma lo scorso novembre l’Antitrust ha stabilito che l’operazione potrebbe essere “suscettibile di determinare la creazione o il rafforzamento di una posizione dominante nei mercati dell’approvvigionamento, nonché in una pluralità di mercati locali della vendita al dettaglio della GDO, tale da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza sui medesimi mercati” (si veda qui il Bollettino Antitrust del 18 novembre 2019). Per questo motivo ha avviato l’istruttoria. L’Authority ha poi accolto la richiesta di BDC che necessitava più tempo rispetto ai termini originari per produrre ulteriori documenti richiesti dall’Antitrust.

Oggetto dell’operazione sono  318 punti vendita (78 ipermercati, 176 supermercati e 64 superette), di cui 269 gestiti direttamente da Auchan o dalle sue controllate  e 49 oggetto di affitto a favore di terzi.  Da parte sua Conad ha chiuso il 2018 con 13,5 miliardi di euro di ricavi e una quota di mercato del 12,9% (si veda qui il comunicato stampa).

Per effetto dell’acquisizione, riferiva l’Antitrust a novembre, “sulla base dei dati contenuti nel report Nielsen GNLC – edizione settembre 2018, la catena a insegna CONAD, attualmente la seconda catena della GDO a livello italiano con una quota del 12,9% sul fatturato nazionale, diverrebbe il primo operatore con una quota del 18,5%. L’incremento di quota nazionale ascrivibile all’operazione sarebbe, infatti, del 5,6%. Le principali catene concorrenti a livello nazionale sono Coop (13,8%), Selex (9,9%) ed Esselunga (9%)”.  Inoltre, aggiunge l’Antitrust, “considerato il livello aggregato delle quote – che si attestano, in alcune aree, ben al di sopra del 50% – unitamente alla rilevante e capillare presenza di punti vendita del sistema CONAD sul territorio nazionale e all’importanza e notorietà delle insegne dei punti vendita acquisiti, si ritiene che l’operazione in esame possa ostacolare in modo significativo la concorrenza effettiva nei 147 mercati locali della vendita al dettaglio sopra individuati, determinando il rafforzamento o la costituzione di una posizione dominante, anche a danno dei consumatori”. A questo si aggiunge che “la quota post merger di CONAD nel mercato degli approvvigionamenti è stimabile, sulla base dei dati forniti dalle parti, in circa il 24%, tale da consentire a CONAD di divenire il primo operatore del mercato, seguito da ESD Italia (20%) e Coop Italia (13%)”.

Il gruppo Wrm è attivo, attraverso le sue società operative, nel private equity, activist investing, ristrutturazione aziendale, investimenti immobiliari, Npl e gestioni patrimoniali. Lo scorso luglio Wrm  acquisito il Progetto Luce, un portafoglio di crediti deteriorati garantiti da 74 impianti fotovoltaici con una potenza complessiva di oltre 85 MWp del valore lordo di 180 milioni di euro da Mediocredito Italiano (gruppo Intesa Sanpaolo). L’operazione è stata la prima del suo genere nel mercato italiano dei crediti energy da fonte rinnovabile (si veda altro articolo di BeBeez).  Attualmente Wrm sta lavorando anche al salvataggio del gruppo Kipre, leader nella produzione di prosciutti di alta qualità a marchio Principe e King’s (si veda altro articolo di BeBeez).


I cosmetici Planter’s ristrutturano il debito e varano il piano di rilancio

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PlantersDipros srl, azienda milanese che produce da oltre 20 anni i cosmetici naturali a marchio Planter’s per corpo, viso e capelli e che fa capo alla francese Investcosmetica, ha ristrutturato il debito con il suo maggiore creditore e varato un piano di rilancio, assistita da Giovanardi Pototschnig & Associati.

La società ha visto negli ultimi anni un crollo del fatturato e dell’ebitda. Il bilancio 2018 si è chiuso con ricavi per soli 615 mila euro, un ebitda negativo di 15 mila euro e un debito finanziario netto di 9,2 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente), ma cinque anni prima aveva chiuso il bilancio 2013 con 11,1 milioni di euro di ricavi e un ebitda di 1,1 milioni.

Insomma, sono ben lontani i numeri sulla base di quali a fine ottobre 2008 il fondo Dgpa Capital aveva comprato il controllo della società (si veda qui Reuters). Dgpa Capital aveva acquisito allora il 67% di Planter’s dal fondatore Marco Vernazza, che aveva mantenuto il 33% e la guida operativa del gruppo.  Quell’operazione era avvenuta sulla base di un enterprise value di 24 milioni di euro, tenutio conto del fatto che i ricavi 2007 erano stati di 19 milioni di euro con un ebitda del 20% e che i ricavi previsti per il 2008 sarebbero stati di 22 milioni con un ebitda di 4 milioni. Successivamente, nel corso del 2013, Dgpa Capital era salito al 100% acquisendo il resto delle quote da Vernazza. Il fondo aveva poi ceduto nel 2015 Dipros alla francese Investcosmetica (della famiglia Guieu, che inventato il marchio Saugella, si veda altro articolo di BeBeez). A fine 2018 Metrica, holding di investimento del business angel Alfredo Scotti, è poi entrata in Dipros in occasione della ricapitalizzazione del gruppo da parte di Investcosmetica e con il contributo di una nota banca d’affari inglese (si veda altro articolo di BeBeez).

Il piano di rilancio di Dipros prevede il recupero di livelli di fatturato e di flussi di cassa idonei a consentire il rimborso del debito bancario e a permettere gli investimenti richiesti dal costante impegno nella ricerca e sviluppo, finalizzati a migliorare la qualità dei propri prodotti ed allo studio di nuove formule. L’operazione di rilancio di Planter’s si basa sulla ripresa dei prodotti storici del marchio, anche grazie ad una serie di azioni commerciali e di marketing, e sullo sviluppo di nuovi prodotti naturali cosmetici, a base di estratti di piante eco-sostenibili su tutta la filiera.


Illimity Bank e Mps rifinanziano parte del debito di Delta Med, controllata da Augens e DB Private Equity

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delta medDelta Med, specializzata nello sviluppo e produzione di dispositivi medici, controllata da Augens Capital e DB Private Equity, ha ottenuto un rifinanziamento di parte del suo debito da Mps e Illimity Bank (banche arranger e finanziatrici). Il denaro sarà utilizzato per finanziare le esigenze di capitale circolante e per realizzare nuovi investimenti strategici. Delta Med è stata assistita dell’operazione da LMS Studio Legale e dal consulente finanziario Essentia Advisory; le banche sono state seguite da Orrick e il notaio Giovannella Condò ha curato gli aspetti notarili dell’operazione (si veda qui il comunicato stampa).

Fondata nel 1993, la società è uno dei principali produttori mondiali di accessi vascolari periferici ed è inoltre attiva nella produzione e distribuzione in Italia e all’estero di dispositivi medici e accessori monouso per terapie infusionali, pacchi procedurali per sale operatorie e altri prodotti per il settore farmaceutico, ospedaliero e dentale. L’azienda, con sede a Viadana (Mantova), era controllata dalla quotata Eukedos (ex Arkimedica) e nel novembre 2015 è stata acquisita da Augens Capital srl (guidato da Marco Mantica), in partnership con il fondo SOF gestito da DB Private Equity, la divisione di private equity di Deutsche Bank (si veda altro articolo di BeBeez). Nel settembre 2017 Delta Med ha rilevato il ramo di azienda critical care di Alfamed (si veda altro articolo di BeBeez).

Delta Med ha chiuso il 2018 con ricavi per 21,9 milioni di euro, un ebitda di 4,43 milioni e un debito finanziario netto di 12,62 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).


GPI emette un nuovo bond da 30 mln euro. Lo sottoscrivono Cdp, Springrowth, Banco Bpm, Mediocredito Trentino e Finint sgr

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gpiGPI, società trentina attiva nei sistemi informativi e servizi per la sanità quotata su Aim Italia a seguito della business combination con la Spac Capital for Progress 1, ha collocato in private placement alla vigilia di Natale un nuovo minibond da 30 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa).Lo hanno sottoscritto Cdp (anchor investor, con una quota di 20 milioni di euro), il fondo Springrowth, Banco Bpm, Mediocredito Trentino e Finint sgr per conto della gestione Solidarietà Veneto Fondo Pensione. Banca Akros (Gruppo Banco Bpm) e Unicredit hanno svolto il ruolo di arranger e joint bookrunner per l’emissione del prestito obbligazionario. Il prestito obbligazionario paga una cedola del 3,5% e ha scadenza 20 dicembre 2025 (si veda qui il regolamento del bond).

Per GPI si tratta della quarta emissione di minibond e la prima non quotata. GPI ha quotato infatti su ExtraMot Pro3 due minibond per un valore complessivo di 27 milioni nel giugno 2016 (si veda altro articolo di BeBeez) e un altro da 20 milioni nel dicembre 2017 (si veda altro articolo di BeBeez). La società vanta un rating Cerved A3.1.

Con sede a Trento, GPI è stata fondata nel 1988 dall’attuale presidente e ad Fausto Manzana con l’idea di portare l’informatica nel mondo della sanità. L’azienda è partecipata da inizio 2014 dal fondo ICT di Orizzonte sgr, che allora vi aveva investito 1,75 milioni per il 10,32% del capitale e che in quell’occasione aveva sottoscritto 3,75 milioni di euro di minibond, non quotati. La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 203,7 milioni di euro, un mal di 28,6 milioni e una posizione finanziaria netta di 61,5 milioni.

“Le risorse raccolte attraverso l’emissione del prestito obbligazionario saranno destinate ai piani di crescita del nostro gruppo sia attraverso operazioni di m&a sia mediante investimenti in ricerca & sviluppo necessari per innovare e internazionalizzare la nostra offerta di software, servizi e tecnologie per il mondo sanitario”, ha spiegato Manzana.


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