![osservatorio fintech]()
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Marco Giorgino, Direttore scientifico dell’Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano
In Italia ci sono 326 startup fintech e insurtech attive e mappate dell’Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano, presentato ieri a Milano nel corso della conferenza “Fintech & Insurtech: è tempo di alleanze” (si veda qui il comunicato stampa).
In totale quelle startup hanno incassato dall’inizio della loro operatività 654 milioni di euro di finanziamenti, con una media di 2,6 milioni di euro per azienda. Che è un numero poco superiore ai 636 milioni di euro calcolati per le 74 startup fintech e insurtech mappate da BeBeez Private Data, che appunto si concentra solo sulle startup che hanno annunciato pubblicamente almeno un round di investimento.
Gli abbonati a BeBeez News Premium possono scaricare qui l’ultimo Report BeBeez sul Fintech con le tabelle che riassumono i singoli round per ogni singola startup (scopri qui come abbonarti a soli 2o euro al mese).
Nonostante il grande fermento in termini di innovazione, i due settori non ricevono ancora capitali consistenti, salvo rari casi come Prima Assicurazioni (che ha chiuso un mega-round da 100 milioni di euro) e il roboadvisor Moneyfarm (che in totale ha raccolto oltre 70 milioni di euro).
L’Osservatorio del Politecnico ha poi analizzato più nel dettaglio un campione di 149 startup fintech e insurtech. I settori in cui operano sono eterogenei: dai servizi bancari (42%) ai servizi tecnologici orientati al mondo finanziario e assicurativo (25%), tra cui rientrano: marketing, PropTech e RegTech. Le tecnologie più utilizzate dalle startup sono le piattaforme web (68%) e le Api (62%). A livello geografico, sia le startup che i finanziamenti sono concentrati in Lombardia (oltre il 20% del totale). Il 55% delle startup sono attive solo in Italia e questo contribuisce a spiegare il basso livello di finanziamenti: gli investitori cercano infatti startup scalabili all’estero.
Nel frattempo, il fintech in Italia non è più appannaggio dei “nerd della finanza”: ben 12,7 milioni di italiani (il 29% di tutta della popolazione 18-74 anni) utilizzano già almeno un servizio fintech e insurtech, soprattutto mobile payment, trasferimenti p2p via mobile, prelievi via mobile e chatbot, per comunicare con la banca, con un alto livello di soddisfazione. Il 20% degli utenti ormai si collega alla propria banca da smartphone o tablet e a fine 2018 le filiali evolute con postazioni self-service arrivano all’11% del totale, mentre si contano oltre 20.000 sottoscrittori ai roboadvisor e 250.000 utenti di salvadanai digitali. Le pmi sono invece ancora piuttosto indietro sul fintech: il 36% non li ha mai utilizzati e in generale le piccole imprese preferiscono usare il canale fisico per accedere a prodotti e servizi finanziari, salvo che per l’anticipo fatture, offerto da molte fintech, il 65% delle quali si rivolge alle aziende.
Dal punto di vista industriale, un’epoca in cui il settore finanziario e assicurativo sono soggetti a una competizione allargata, ossia al fatto che altri settori (almeno 12) offrono servizi finanziari, bisognerebbe passare alla collaborazione allargata tra startup e incumbent, ossia le aziende sul mercato da tempo, che solo il 19% delle startup fintech e insurtech considera concorrenti, ha osservato Filippo Renga, co-Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech. Marco Giorgino, Direttore scientifico dell’Osservatorio Fintech & Insurtech, prevede che in futuro “assisteremo ad una profonda trasformazione dell’industria, con una forte ridefinizione dei confini della competizione. Tre le direttrici su cui agire: innanzitutto, gli operatori devono saper definire strategie di open innovation e collaborare con attori anche diversi, in primis fintech e insurtech, per sviluppare il cambiamento. Inoltre, le fintech e le insurtech devono saper dialogare con gli incumbent per ‘scalare’ più velocemente e ottimizzare il rapporto tra i costi e i benefici della crescita. Infine, sarà necessario pensare ad operazioni straordinarie per raggiungere quelle dimensioni coerenti con gli investimenti necessari alle economie di scala e di scopo del mercato digitale”.
Sicuramente per il futuro le startup italiane si aspettano un’implementazione della regulatory sandbox, dal momento che la fiducia al DL Crescita nel giugno scorso l’ha sdoganata (si veda altro articolo di BeBeez). “Il 44% delle startup fintech & insurtech ritiene che sarebbe utile creare un sandbox italiano, la sperimentazione di un’attività disciplinata dalla normativa del settore bancario, finanziario, assicurativo, previsto dal legislatore a giugno 2019, a prescindere dal rientrare o meno nel perimetro regolamentato di Banca d’Italia. Le ragioni principali sono poter crescere di più riducendo i costi, potendo sperimentare nuove soluzioni, creando fiducia negli stakeholder, e adempiere più efficientemente alla regolamentazione.
Ne sono sostenitrici in particolare le startup dei settori Wallet & Payments, Crowdfunding e Proptech”, ha sottolineato Laura Grassi, co-Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech. Riccardo Basso, Direttore Servizio Regolamentazione e Analisi Macroprudenziale di Banca d’Italia, nel suo intervento ha evidenziato che la legge è stata scritta frettolosamente e risulta quindi di difficile attuazione: prevede solo una sperimentazione, ma non definisce il suo scopo, le modalità di attuazione e i soggetti che se ne occuperanno. Ecco perché il Mise sta lavorando da qualche mese all’attuazione del decreto attuativo. In tal senso, Banca d’Italia, supportata dal Politecnico di Milano, ha intervistato gli operatori del settore per capire meglio le loro aspettative sulla regolamentazione da parte delle autorità. Il Mise intende redigere un testo di legge sulla sandbox per il fintech e sottoporlo a consultazione pubblica.
Novità in arrivo anche dall’Europa. Monica Monaco, fondatore e Managing Director della società di consulenza TrustEuAffairs, ha spiegato che Margrethe Vestager, commissario per digitale, lavorerà su una legge sull’accesso ai dati con Valdis Dombrovskis, commissario ai servizi finanziari. Quest’ultimo inoltre ha proposto a Bruxelles un’infrastruttura europea per i pagamenti. Per aprile 2020 sono attesi anche un progetto europeo sull’uso etico dei dati e un intervento del legislatore su asset virtuali e stablecoin.