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Ersel lancia un nuovo fondo di private equity in collaborazione con Fondaco sgr

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Ersel logoErsel, storica boutique di wealth management, ha lanciato un fondo di private equity in collaborazione con Fondaco sgr, di cui Ersel è storico socio fondatore (si veda qui il comunicato stampa). Il nuovo fondo si rivolge ai clienti istituzionali di Fondaco ed è accessibile anche ad alcuni clienti private di Ersel. Prevede diversificazione a livello di geografia, forme di accesso alle aziende (incluso mercato secondario e percorsi di coinvestimento) e strategie di investimento (approccio growth, venture e mid-market). Il nuovo fondo si aggiunge alle altre soluzioni di investimento nei private markets, che comprende già fondi alternativi illiquidi gestiti dall’ufficio di Londra e il Muzinich Firstlight Middle Market Eltif lanciato da Muzinich nel marzo 2019 (si veda altro articolo di BeBeez) e distribuito da Ersel fra maggio e novembre 2019.

Dal 1936 specialista nella gestione di patrimoni, Ersel è una realtà unica nel panorama italiano, per l’assoluta indipendenza, per la professionalità e la qualità del servizio, per il rapporto diretto e personale con il cliente. Nata a Torino come Studio Giubergia, prima società di fondi comuni autorizzata in Italia, Ersel affianca da sempre alla sua attività principale servizi di consulenza sugli investimenti, servizi fiduciari, di asset protection e di consulenza alle aziende. Tuttora è guidata dalla famiglia del fondatore e gestisce 18 miliardi di asset dei clienti -tramite 300 dipendenti.

Fondaco è una società di gestione indipendente, con oltre 15 miliardi di euro di attivi e 46 dipendenti, ripartiti tra l’Italia e il Lussemburgo. Conta 49 grandi clienti nel mondo degli investitori istituzionali finali (fondazioni, casse di previdenza, fondi pensione e compagnie di assicurazioni).



Mediobanca raccoglie oltre 250 mln USD con i suoi fondi dedicati ai private market

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mediobanca russellMediobanca  Private Banking ha annunciato ieri la chiusura della raccolta del Mediobanca Private Markets Fund II, dedicato ai private market e in partnership con Russell Investments (si veda qui il comunicato stampa). L’annuncio segue quello dello scorso marzo, quando il Mediobanca Private Markets Fund I aveva annunciato la chiusura della sua raccolta a quota 135 milioni di euro, sempre in partnership con Russell Investments (si veda altro articolo di BeBeez). In totale, a oggi i due fondi hanno raccolto un equivalente di oltre 250 milioni di dollari, il che al cambio attuale significa che il secondo fondo ha raccolto circa 100 milioni di dollari.

Il secondo fondo, lanciato nell’ottobre scorso (si veda altro articolo di BeBeez), è un comparto della Sicav irlandese Russell Investments Alternative Investment, riservato agli investitori professionali e agli investitori non professionali che investono un ticket minimo di 500 mila euro e gestito da Russell Investments Ireland. Il fondo è stato sviluppato dalla statunitense Russell Investments e distribuito in esclusiva da Mediobanca Private Banking fino al 29 ottobre 2019, con lo scopo di offrire una  soluzione di investimento integrata e diversificata su asset class illiquide

Theo Delia-Russell, Deputy Head di Mediobanca Private Banking e Head of Products&Services, ha commentato: “In scenari sempre più complessi è necessario offrire opportunità di diversificazione del portafoglio ampliando la gamma di prodotti anche con soluzioni illiquide che investano nell’economia reale. In questa tipologia rientrano anche i club deal real estate, iniziative che abbiamo recentemente promosso riscontrando il favore di numerosi clienti private”. Delia-Russelll si riferisce per esempio  all’acquisto di uno storico palazzo milanese di via Santa Margherita 12 per 102,5 milioni di euro da parte di un club deal di clienti della divisione private banking di Mediobanca, avvenuto nel settembre scorso (si veda altro articolo di BeBeez).

A proposito di club deal, ricordiamo che nel dicembre 2017 Mediobanca ha promosso la nascita di The Equity Club, insieme a Roberto Ferraresi, ex partner del private equity francese PAI Partners, e Gianmarco Gandolfi. The Equity Club è partecipato da alcune famiglie imprenditoriali italiane (si veda altro articolo di BeBeez) e a oggi ha condotto tre investimenti. L’ultimo è stata lo scorso maggio l’acquisizione di una partecipazione in La Bottega dell’Albergo, azienda marchigiana player nel settore della produzione e distribuzione di cosmetici per il mercato dell’hotellerie di lusso e licenziataria di luxury brand italiani, internazionali (si veda altro articolo di BeBeez), mentre pochi giorni prima The Equity Club aveva investito in Philogen spa, società biotech focalizzata sulle terapie basate su anticorpi (si veda altro articolo di BeBeez). Nel giugno 2018, invece, il club deal era entrato anche nel capitale di Seri Jakala srl, società specializzata in servizi di marketing a maggior valore aggiunto, basati tra l’altro sull’analisi dei big data (si veda altro articolo di BeBeez).

 


Cdp investe 40 mln euro nel fondo Anthilia Bit III. Che raggiunge così i 245 mln euro di dotazione

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Cdp

CdpCdp ha investito 40 milioni di euro in Anthilia BIT III, il terzo fondo di private debt promosso da Anthilia Capital Partners sgr (si veda qui il comunicato stampa). Cdp si aggiunge ad altri investitori istituzionali, tra cui il Fei (Fondo Europeo per gli Investimenti), che nel giugno scorso ha investito anch’esso 40 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Grazie all’investimento di Cdp, il fondo raggiunge una disponibilità complessiva di oltre 245 milioni di euro. Nella cifra dei 245 milioni sono compresi 5 milioni di euro che saranno investiti dal team di gestione di Anthilia BIT III. Il fondo conta di raggiungere il target finale a quota 350 milioni entro il 2020.

Anthilia BIT 3 è stato lanciato nel novembre 2018, con un obiettivo di raccolta di 350 milioni di euro da destinare al supporto della crescita di almeno 45 imprese, di cui almeno la metà di dimensioni medio-piccole. Il fondo ha un target di rendimento lordo del 6-7% e investirà in bond di aziende con ricavi compresi tra i 20 e i 200 milioni di euro di ricavi, un ebitda maggiore del 5% e un rapporto tra debito finanziario netto ed ebitda inferiore a 4 volte, con un limite di concentrazione del 10% per singolo emittente e del 20% per singolo settore.

A differenza dei primi due fondi, Anthilia BIT III potrà investire anche sino al 20% della propria dotazione in note derivanti dalla cartolarizzazione di fatture commerciali trattate sulle piattaforme fintech, con un massimo del 10% per ciascun soggetto cedente. Anthilia sgr aveva sinora già investito direttamente in questo tipo di asset, acquisendo note di cartolarizzazione delle fatture trattate sulla piattaforma fintech Credimi (si veda altro articolo di BeBeez), ma d’ora in poi questo tipo di acquisti passerà appunto per il fondo BIT. Il fondo non potrà invece acquistare direttamente le fatture, perchè non è stata chiesta l’autorizzazione a Banca d’Italia per condurre anche l’attività di direct lending puro.

Nunzio Tartaglia, responsabile della Divisione Cdp Imprese, ha commentato: “L’investimento nel segmento dei fondi di credito diversificati consente di supportare aziende che, per dimensione propria o dello specifico intervento, non sono raggiungibili da Cdp in modalità diretta, su durate tipicamente non coperte dai tradizionali canali di finanziamento. L’adozione di questa ulteriore modalità di intervento indiretto auspichiamo sia in grado di attrarre nuovi investitori istituzionali nelle varie iniziative supportate da Cdp sul segmento delle MidCap”.

L’approccio di intervento del fondo di Anthilia è in linea con il piano industriale di Cdp che prevede, tra le altre, specifiche linee di intervento a supporto di pmi e midcap per il tramite di canali alternativi a quello bancario. In particolare, Cdp svolge il ruolo di anchor investor sia nel fondo sia in operazioni di emissione di minibond da parte di medie imprese e supporta lo sviluppo di asset class innovative quali operazioni di basket bond, avendo partecipato, dall’inizio del 2019, a operazioni per un valore complessivo di 165 milioni di euro.

Lo scorso aprile Cdp e Banca Finint hanno lanciato infatti l’Export Basket Bond Programme, un programma  di emissioni obbligazionarie da 500 milioni di euro complessive, dedicato a società appartenenti alla community Elite di Borsa Italiana, che vogliano finanziare investimenti per la loro internazionalizzazione (si veda altro articolo di BeBeez). Contestualmente è stata collocata anche la prima emissione da 50 milioni di euro. Cdp (come anchor investor) e Banca del Mezzogiorno-Mediocredito Centrale hanno sottoscritto rispettivamente il 50% e il 40% della prima emissione di bond, Banca Finint ha a sua volta sottoscritto i bond, insieme ad altri investitori, e ha agito come arranger per mezzo della sua controllata Fisg.

Nel dicembre 2017 era stato lanciato il primo Elite Basket Bond, una cartolarizzazione di minibond con caratteristiche simili emessi contemporaneamente da società appartenenti alla community di Elite. I titoli derivanti dalla cartolarizzazione erano stati offerti a una platea di investitori istituzionali attraverso Elite Club Deal, la piattaforma di private placement dedicata alle società Elite, aperta a strumenti di debito, equity e convertibile. I titoli della cartolarizzazione erano stati sottoscritti per la maggior parte  (circa 100 milioni) dalla Banca Europea degli Investimenti (Bei) e dalla Cdp, che hanno  svolto un processo di due diligence e sottoscritto rispettivamente il 50% e il 33% dell’ammontare complessivo dell’emissione, mentre il resto è stato sottoscritto da una serie di altri investitori professionali fra cui Banca Ifis e fondi gestiti da Zenit sgr (si veda altro articolo di BeBeez).

Al momento Cdp è coinvolta anche nel  progetto Fondo minibond per le pmi della Puglia, voluto dalla Regione Puglia e realizzato dalla finanziaria regionale Puglia Sviluppo in collaborazione con Unicredit, arranger dell’operazione. Il progetto prevede che la banca acquisti via via i bond emessi dalle pmi pugliesi non quotate, che li cartolarizzi e ceda i titoli asset backed a investitori istituzionali, con Cassa Depositi e Prestiti che sarà l’anchor investor e con Unicredit che a sua volta acquisterà il 5% delle asset backed securities (si veda altro articolo di BeBeez). Gli altri investitori saranno Mcc e le tre banche popolari della regione (Banca Popolare di Bari, Pugliese e Puglia e Basilicata). Con lo stesso approccio anche la Regione Campania sta lavorando al lancio del suo basket bond, in collaborazione con Sviluppo Campania e Banca Finint( si veda altro articolo di BeBeez). C’è da scommettere che anche qui Cdp vorrà fare da anchor investor.

Infine a metà novembre Cdp ha siglato con UBI Banca una partnership a supporto delle pmi del Sud, che prevede in primo luogo proprio lo sviluppo di basket bond, in relazione ai quali Cdp e UBI agirebbero in qualità di investitori principali, attraendo così ulteriori capitali privati (si veda altro articolo di BeBeez).


Il fondo Glennmont Partners rileva Andali Energia, proprietaria di un parco eolico in Calabria

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andali energiaIl fondo Glennmont Partners ha rilevato tramite CEF 6 Wind Energy (controllata dal fondo Glennmont Clean Energy Fund III ) la Andali Energia, proprietaria di un parco eolico in Italia da 30 MW (si veda qui il comunicato stampa). Quest’ultimo è situato ad Andali, in Calabria.

Andali Energia è stata ceduta da Sunshine srl., che a su volta l’aveva acquisita nel 2017 dalla multiutility Estra. L&B Partners ha supportato Andali Energia sia nella strutturazione di un prestito obbligazionario per la costruzione dell’impianto sia successivamente nella strutturazione di un finanziamento su base project finance da 49,2 milioni di euro con Unicredit. L&B Partners ha supportato il venditore in tutte le attività di m&a e anche come advisor per il prestito obbligazionario e il finanziamento.

Andali Energia nell’aprile scorso aveva  emesso il prestito obbligazionario senior secured finalizzato a finanziare l’impianto eolico in Calabria. Il prestito a tasso fisso da 30 milioni di euro era stato quotato al Third Market della Borsa di Vienna ed era stato sottoscritto in private placement da Fct Nouvelles Energie (Infragreen II 2018-1), un comparto del fondo di private debt di diritto francese Infragreen II gestito da RGreen Invest e attivo nel settore delle energie rinnovabili (si veda Global Legal Chronicle).

Glennmont Partners è uno dei maggiori gestori di fondi europei, che si concentra esclusivamente sugli investimenti nelle infrastrutture per l’energia pulita. Il fondo nel gennaio 2019 ha ceduto tre progetti fotovoltaici operativi montati a terra situati in Veneto e Lazio, in Italia, per un totale di 85,4 MW, a Tages Capital  (si veda altro articolo di BeBeez)I tre progetti di pannelli solari fotovoltaici, Enersol (48.0MWp), Megasol (13.2 MWp) e Phenix (24.2 MWp), hanno iniziato le attività nel 2011 e fanno parte di un accordo combinato in linea con la strategia di dismissione del primo Fondo di Glennmont Partners.

La startup fintech Oval Money raccoglie 1,26 mln di sterline sulla piattaforma di equity crowdfunding Seedrs

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oval moneyLa startup fintech Oval Money ha incassato 1,26 milioni di sterline con la sua campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma britannica Seedrs, lanciata lo scorso novembre (si veda qui altro articolo di BeBeez) . Alla campagna hanno aderito più di 2 mila investitori, di cui oltre il 70% sono “Ovalers”, ossia utenti della app. Lo ha comunicato ieri via Linkedin, Claudio Bedino, uno dei founder della fintech.

Nella campagna, è stata offerta una quota del 2,05% del capitale, con una valutazione pre-money di 47,8 milioni di sterline. I fondi raccolti con la campagna di equity crowdfunding saranno utilizzati per far crescere il team ed espandersi dai principali mercati di riferimento dell’Italia (70% della base utenti) e del Regno Unito, ad altri mercati del Sud Europa, a partire dalla Spagna, nel primo trimestre del 2020.

La campagna è stata lanciata in seguito all’ultimo round di investimento da 4 milioni di sterline, per una quota del 12,5% del capitale, sottoscritto nell’ottobre scorso da parte di Eurizon sgr, la società di asset management del gruppo Intesa Sanpaolo (si veda altro articolo di BeBeez). Eurizon ha già versato 2,5 milioni di sterline del totale dei 4 milioni, mentre si è impegnata a versare i restanti 1,5 milioni entro giugno 2020, se la società avrà raggiunto gli obiettivi di crescita che si era posta. La startup finora ha raccolto l’equivalente di oltre 12,26 milioni di euro in 3 anni. Nel dettaglio, a fine 2016 ha raccolto un investimento di 1,2 milioni di euro da Intesa Sanpaolob-ventures (l’acceleratore fondato da Mauro del Rio all’interno di Buongiorno, ora Docomo Digital) e da Bertoldi Holding (si veda altro articolo di BeBeez). Nell’aprile 2018 aveva incassato un round da 1,5 milioni di euro (si veda qui il blog di Oval Money), di cui 788 mila sterline raccolti in equity crowdfunding sulla piattaforma britannica CrowCube (si veda altro articolo di BeBeez). Nel giugno 2018 ha chiuso un altro round con Intesa Sanpaolo, tramite il suo corporate venture Neva Finventures (scarica qui il comunicato stampa), per 4 milioni di euro (si veda qui NinjaMarketing).

Oval Money è operativa dall’aprile 2017 ed è stata fondata da Benedetta Arese Lucini, ex general manager di Uber in Italia, insieme a Claudio Bedino ed Edoardo Benedetto, precedentemente co-fondatori della piattaforma B2B di crowdfunding Starteed.com, insieme a Simone Marzola, esperto in machine learning e intelligenza artificiale. Conta più di 50 dipendenti sulle 2 sedi di Torino e Londra. A oggi Oval Money conta 350 mila utenti, di cui 118 mila attivi mensilmente e un costo di acquisizione per utente di appena 15 sterline, uno dei più bassi del settore. Tramite la app di Oval Money, sono stati generati dagli utenti oltre 40 milioni di sterline di risparmi e investimenti e categorizzate oltre 3,1 miliardi di transazioni.


Nicastro scommette ancora sulle startup e investe in Bandyer

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Bandyer

BandyerIl banchiere Roberto Nicastro ha rilevato l’1,6% di Bandyer, piattaforma di videocomunicazione via browser senza l’installazione di software. Bandyer è stata fondata a Milano nel gennaio 2017 da Filippo Rocca, Simone Mazzoni e Francesco Durighetto. Tramite ricapitalizzazione, è entrato poi nel capitale con l’1,1% Dario Frigerio, top manager di Unicredit.

La startup a oggi ha raccolto finanziamenti per 3,2 milioni di euro attraverso 7 round. Nel dettaglio, ha raccolto 200 mila euro in un round seed nel dicembre 2014; altri 425 mila in un altro round seed nel giugno 2015; 300 mila in un round seed nel settembre 2016; altri 300 mila in un altro round seed nell’ottobre 2017. Nel gennaio 2018 ha incassato 400 mila euro grazie a una convertible note sottoscritta da Intesa Sanpaolo e nel dicembre 2018 altri 350 mila grazie a un angel round. Infine, nel giugno 2019 ha chiuso un round da 1,2 milioni di euro (si veda Crunchbase). Lo scorso giugno Bandyer è stata selezionata tra le tre startup vincitrici della call for equity crowdfunding Assolombarda-Opstart (si veda qui il comunicato stampa).

Nicastro è stato direttore generale di Unicredit ed ex presidente delle quattro good-bank (Carichieti, Banca Marche, Banca Etruria e Cariferrara, si veda altro articolo di BeBeez). Attualmente è vicepresidente di Ubi Banca e senior advisor per l’Italia del fondo Cerberus dal marzo 2018 (si veda altro articolo di BeBeez).

Nicastro è noto per i suoi investimenti nel fintech. Nell’agosto scorso ha fondato insieme ad altri sei soci Pbi, un nuovo veicolo di investimento dedicato al settore fintech. Nicastro è il primo azionista con una quota del 37,6% del capitale, seguito da Federico Sforza, head of multichannel direct bank Italy di Unicredit, con il 36,8%. Gli altri soci sono Alessio Marras, Francesca Lauro, Federico Provinciali, Stefano Gallotti e Andrea Correale. L’amministratore unico della newco sarà Francesca Lauro. La società è partita con un capitale iniziale di 50 mila euro. Oggetto sociale di Pbi è “elaborare e sviluppare investimenti in progetti industriali innovativi finalizzati alla prestazione di servizi e prodotti finanziari attraverso le più avanzate tecnologie dell’informazione, cosiddetto fintech” (si veda altro articolo di BeBeez).

Nel fintech Nicastro è già coinvolto dal 2016 nella veste di senior advisor per i rapporti con le banche della piattaforma di invoice financing Workinvoice , di cui è anche socio con una piccola quota (si veda altro articolo di BeBeez), mentre da luglio 2018 è presidente di Officine CST, società di gestione del credito verso la Pubblica Amministrazione, controllata da Cerberus e proprietaria di Creho, piattaforma fintech dedicata all’acquisto di crediti verso la PA (si veda altro articolo di BeBeez).

Sul fronte degli investimenti, nel maggio scorso ha partecipato al round seed da 5,4 milioni di dollari di Yapily, startup fintech fondata a Londra dal ceo Stefano Vaccino, che offre ai fornitori di servizi un modo semplice per recuperare i dati finanziari e effettuare pagamenti in maniera sicura, collegandosi direttamente a tutte le Open Banking API delle banche retail (si veda altro articolo di BeBeez).

Nell’aprile 2018 Nicastro aveva costituito un altro veicolo per investire nel fintech, la Rnk srl (si veda altro articolo di BeBeez). In quanto presidente di Rnk, Nicastro siede nell’advisory board di Deus Technology, startup partecipata da Gellify, che sviluppa tecnologie per gli investimenti finanziari, operando nell’ambito delle decisioni di investimento che possono beneficiare del contributo della tecnologia per divenire digitali ed automatizzate (si veda altro articolo di BeBeez).

Nicastro ha anche investito in startup e scaleup di altri settori, per esempio nelle scaleup DoveVivo, piattaforma online specializzata nell’offerta di alloggi in condivisione (si veda altro articolo di BeBeez e qui i nomi dei principali soci privati) e Talent Garden, leader del co-working italiano (si veda altro articolo di BeBeez).


M7 completa l’acquisizione di tre magazzini retail in Regno Unito. Morgan Stanley Real Estate compra logistica in UK. New World Capital Advisors compra una minoranza di The Valesco Group

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m7M7 Real Estate ha completato l’acquisizione di tre magazzini retail nel Regno Unito per conto di M7 Real Estate Investment Partners V, per  complessivi 18,4 milioni di sterline (si veda qui il comunicato stampa). Gli immobili,  che coprono un totale di circa 38.515 piedi qudrti, sono situati a Swansea, Hull e Birmingham. Gli inquilini sono del calibro di B&M, Wickes, Iceland e Poundland con un WALT combinato di 8,7 anni e un ERV di 1,9 milioni di euro all’anno.  Will Hunting, direttore di divisione delle acquisizioni del Regno Unito, ha commentato: “Queste acquisizioni utilizzano i proventi della recente cessione di Becketts House e sono in linea con la nostra strategia di cessione opportunistica di attività e reimpiego del capitale in opportunità che accrescono il profilo di reddito del fondo. Continuiamo a puntare sui magazzini retail nel Regno Unito, dove stiamo vedendo interessanti opportunità al giusto livello di prezzo. ”

Morgan StanleySegro ha ceduto un portafoglio di magazzini britannici big-box per 241 milioni di sterline a un fondo della scuderia di Morgan Stanley Real Estate Investing, che agisce attraverso una controllata in joint venture con Thor Equities Group (si veda qui il comunicato stampa). La transazione dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno. Il portafoglio comprende sette grandi magazzini indipendenti con una superficie totale di 203.400 m². Le attività vendute si trovano a Warth Park, Raunds; DIRFT, Daventry; Rye Park, Hoddesdon; Hams Hall, Coleshill; Grove Park, Leicester; The Duke, Burton-on-Trent e Magna Park, Lutterworth. Il tasso di posto vacante combinato è del 18,5% e la durata del contratto di locazione non scaduta all’inizio della pausa o scadenza è di 6 anni. Phil Redding, Chief Investment Officer di Segro, ha dichiarato: “La vendita di questi immobili segna la fine di un investimento di successo da parte di Segro, che ha generato un Irr di circa l’11%. I proventi verranno reinvestiti nel nostro programma di sviluppo, compresi i parchi logistici del big box nel Regno Unito sviluppati utilizzando la piattaforma Roxhill che abbiamo acquisito lo scorso anno.”

New World Capital AdvisorsNew World Capital Advisors (NWCA) ha acquisito una partecipazione di minoranza strategica in The Valesco Group con sede a Londra, che si occupa di investimenti immobiliari europei e gestioni patrimoniali (si veda qui propertyfundsworld). Fondata da Shiraz Jiwa, Valesco ha rapidamente aumentato le proprie attività di portafoglio europee Core, Core + gestite di quasi 1 miliardo di euro negli ultimi 18 mesi, avendo investito in una serie di attività immobiliari europee di riferimento. I recenti investimenti fuori mercato includono l’iconico Cannon Bridge House da  250 milioni di sterline a Londra, la sede britannica di Microsoft e la sede centrale europea di Amazon. Valesco è supportato da capitale istituzionale impegnato dall’Asia e in particolare dalla Corea e il suo team di investimento trae il suo background da Goldman Sachs, Morgan Stanley e Blackstone. Il prossimo fondo europeo core / core + di Valesco dovrebbe chiudere la raccolta a un miliardo di euro. NWCA gode del fatto che la sua base di azionisti blue chip si estende in Medio Oriente, Asia ed Europa. L’investimento di NWCA è l’ultimo di una serie di investimenti strategici che ha fatto in quanto cerca i migliori operatori di classe all’interno dei rispettivi settori di competenza che sono pronti per una crescita accelerata.

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Finanziamenti per 654 mln euro per le fintech italiane, lo calcola il Politecnico di Milano, in linea con i dati di BeBeez.In arrivo una consultazione sulla sandbox per il fintech

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osservatorio fintech
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Marco Giorgino, Direttore scientifico dell’Osservatorio Fintech     e Insurtech del Politecnico di Milano

In Italia ci sono 326 startup fintech e insurtech attive e mappate dell’Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano, presentato ieri a Milano nel corso della conferenza “Fintech & Insurtech: è tempo di alleanze” (si veda qui il comunicato stampa).

In totale quelle startup hanno incassato dall’inizio della loro operatività 654 milioni di euro di finanziamenti, con una media di 2,6 milioni di euro per azienda. Che è un numero poco superiore ai 636 milioni di euro calcolati per le 74 startup fintech e insurtech mappate da BeBeez Private Data, che appunto si concentra solo sulle startup che hanno annunciato pubblicamente almeno un round di investimento.

Gli abbonati a BeBeez News Premium possono scaricare qui l’ultimo Report BeBeez sul Fintech con le tabelle che riassumono i singoli round per ogni singola startup (scopri qui come abbonarti a soli 2o euro al mese).

startup fintech e insurtechNonostante il grande fermento in termini di innovazione, i due settori non ricevono ancora capitali consistenti, salvo rari casi come Prima Assicurazioni (che ha chiuso un mega-round da 100 milioni di euro) e il roboadvisor Moneyfarm (che in totale ha raccolto oltre 70 milioni di euro).

L’Osservatorio del Politecnico ha poi analizzato più nel dettaglio un campione di 149 startup fintech e insurtech. I settori in cui operano sono eterogenei: dai servizi bancari (42%) ai servizi tecnologici orientati al mondo finanziario e assicurativo (25%), tra cui rientrano: marketing, PropTech e RegTech. Le tecnologie più utilizzate dalle startup sono le piattaforme web (68%) e le Api (62%). A livello geografico, sia le startup che i finanziamenti sono concentrati in Lombardia (oltre il 20% del totale). Il 55% delle startup sono attive solo in Italia e questo contribuisce a spiegare il basso livello di finanziamenti: gli investitori cercano infatti startup scalabili all’estero.

utilizzo fintechNel frattempo, il fintech in Italia non è più appannaggio dei “nerd della finanza”: ben 12,7 milioni di italiani (il 29% di tutta della popolazione 18-74 anni) utilizzano già almeno un servizio fintech e insurtech, soprattutto mobile payment, trasferimenti p2p via mobile, prelievi via mobile e chatbot, per comunicare con la banca, con un alto livello di soddisfazione. Il 20% degli utenti ormai si collega alla propria banca da smartphone o tablet e a fine 2018 le filiali evolute con postazioni self-service arrivano all’11% del totale, mentre si contano oltre 20.000 sottoscrittori ai roboadvisor e 250.000 utenti di salvadanai digitali. Le pmi sono invece ancora piuttosto indietro sul fintech: il 36% non li ha mai utilizzati e in generale le piccole imprese preferiscono usare il canale fisico per accedere a prodotti e servizi finanziari, salvo che per l’anticipo fatture, offerto da molte fintech, il 65% delle quali si rivolge alle aziende.

Dal punto di vista industriale, un’epoca in cui il settore finanziario e assicurativo sono soggetti a una competizione allargata, ossia al fatto che altri settori (almeno 12) offrono servizi finanziari, bisognerebbe passare alla collaborazione allargata tra startup e incumbent, ossia le aziende sul mercato da tempo, che solo il 19% delle startup fintech e insurtech considera concorrenti, ha osservato Filippo Renga, co-Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech. Marco Giorgino, Direttore scientifico dell’Osservatorio Fintech & Insurtech, prevede che in futuro “assisteremo ad una profonda trasformazione dell’industria, con una forte ridefinizione dei confini della competizione. Tre le direttrici su cui agire: innanzitutto, gli operatori devono saper definire strategie di open innovation e collaborare con attori anche diversi, in primis fintech e insurtech, per sviluppare il cambiamento. Inoltre, le fintech e le insurtech devono saper dialogare con gli incumbent per ‘scalare’ più velocemente e ottimizzare il rapporto tra i costi e i benefici della crescita. Infine, sarà necessario pensare ad operazioni straordinarie per raggiungere quelle dimensioni coerenti con gli investimenti necessari alle economie di scala e di scopo del mercato digitale”.

sandboxSicuramente per il futuro le startup italiane si aspettano un’implementazione della regulatory sandbox, dal momento che la fiducia al DL Crescita nel giugno scorso l’ha sdoganata (si veda altro articolo di BeBeez). “Il 44% delle startup fintech & insurtech ritiene che sarebbe utile creare un sandbox italiano, la sperimentazione di un’attività disciplinata dalla normativa del settore bancario, finanziario, assicurativo, previsto dal legislatore a giugno 2019, a prescindere dal rientrare o meno nel perimetro regolamentato di Banca d’Italia. Le ragioni principali sono poter crescere di più riducendo i costi, potendo sperimentare nuove soluzioni, creando fiducia negli stakeholder, e adempiere più efficientemente alla regolamentazione.

Ne sono sostenitrici in particolare le startup dei settori Wallet & Payments, Crowdfunding e Proptech”, ha sottolineato Laura Grassi, co-Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech. Riccardo Basso, Direttore Servizio Regolamentazione e Analisi Macroprudenziale di Banca d’Italia, nel suo intervento ha evidenziato che la legge è stata scritta frettolosamente e risulta quindi di difficile attuazione: prevede solo una sperimentazione, ma non definisce il suo scopo, le modalità di attuazione e i soggetti che se ne occuperanno. Ecco perché il Mise sta lavorando da qualche mese all’attuazione del decreto attuativo. In tal senso, Banca d’Italia, supportata dal Politecnico di Milano, ha intervistato gli operatori del settore per capire meglio le loro aspettative sulla regolamentazione da parte delle autorità. Il Mise intende redigere un testo di legge sulla sandbox per il fintech e sottoporlo a consultazione pubblica.

Novità in arrivo anche dall’Europa. Monica Monaco, fondatore e Managing Director della società di consulenza TrustEuAffairs, ha spiegato che Margrethe Vestager, commissario per digitale, lavorerà su una legge sull’accesso ai dati con Valdis Dombrovskis, commissario ai servizi finanziari. Quest’ultimo inoltre ha proposto a Bruxelles un’infrastruttura europea per i pagamenti. Per aprile 2020 sono attesi anche un progetto europeo sull’uso etico dei dati e un intervento del legislatore su asset virtuali e stablecoin.

 

 



Aumentano le Proptech in Italia, ma languono i finanziamenti. Lo rileva il Monitor sul settore del Politecnico

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proptechNell’arco di un anno e mezzo, le startup Proptech attive in Italia sono quasi triplicate, passando da 40 a 108, di cui: quasi un terzo fondate nel 2018-2019; poco più del 10% provenienti dall’estero (Spagna, Estonia, Olanda, Portogallo, Usa, Svizzera); il 68% con sede nel Nord Italia; la metà a Milano. Tuttavia, siamo ancora indietro rispetto ad altri paesi europei: se ne contano 805 in Gran Bretagna, primo paese a entrare nel Proptech e tuttora più attivo degli altri nel settore; 238 in Germania, incluse le ConTech (società tecnologiche del settore delle costruzioni) e 305 in Spagna.

Lo rileva il secondo PropTech Monitor, presentato il 9 dicembre scorso al Politecnico di Milano in occasione dell’evento inaugurale del JRC (Joint Research Center) Proptech da Stefano Bellintani, docente al Politecnico di Milano, e Chiara Tagliaro, ricercatrice e consulente dell’Ateneo (si vedano qui lo studio completo e qui il comunicato stampa). Le aziende fondatrici del progetto JRC Proptech (Accenture, BNP Paribas Real Estate, Bosch, Covivio, Edison, Vodafone) finanzieranno la ricerca in questo campo e collaboreranno con l’Ateneo per nuove opportunità di crescita digitale del settore. Il JRC PropTech prevede anche la presenza di partecipanti esterni: Assoimmobiliare, RICSRoyal Institution of Chartered Surveyors, Ance, Assolombarda.

categorie proptechIl Proptech Monitor, presentato contestualmente al JRC, ha suddiviso le Proptech in 4 categorie: il 30% opera nella categoria real estate fintech (brokeraggio, crowdfunding, investimenti e aste), il 25% nella categoria servizi professionali (blockchain per validare prodotto e processi, marketing, consulenza e gestione), il 25% nella categoria sharing economy (gestione della vita della comunità, ospitalità e affitti brevi, spazi per eventi, marketing, coworking) e il restante 20% appartiene allo smart real estate (facility & property, smart building, VR e AR).

L’importanza crescente del settore emerge anche dai round di finanziamento: centinaia di milioni di euro nel mercato inglese, mentre l’Italia si ferma a poche decine di milioni, ha spiegato Bellintani a BeBeez,

Tuttavia, come emerge anche dal database di BeBeez, BeBeez Private Data, Bellintani ha ricordato che una delle startup italiane più finanziate negli ultimi tempi è una proptech, cioé Casavo. Quest’ultima lo scorso ottobre ha infatti chiuso un round di serie B del valore di 50 milioni di euro, di cui 20 milioni in equity e i restanti 30 milioni in debito (si veda altro articolo di BeBeez). Si tratta del terzo round del 2019 e del quinto dalla fondazione nel 2017 per la società italiana che offre un sistema di valutazione degli immobili automatizzato, che prende in considerazione oltre 70 variabili e offre in tempo reale ai potenziali venditori il valore delle loro proprietà e permette loro di venderla subito. Grazie a quest’ultimo round, è salita a oltre 100 milioni di euro la raccolta totale di Casavo, tra equity e debito.

Molto più indietro nella classifica delle startup che hanno raccolto di più, ma comunque con una buona raccolta, c’è poi anche il gestore di affitti a breve e medio termine Sweetguest che lo scorso aprile ha incassato un round da 8 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).Si tratta del terzo round per la startup, dopo il primo da un milione di euro di fine 2016 (si veda altro articolo di BeBeez) e il secondo da 1,5 milioni di euro a fine aprile 2018 .

venture scannerA livello globale, i dati di Venture Scanner aggiornati al giugno 2019 rilevano che il mercato delle PropTech ha subìto una repentina accelerazione in termini di finanziamenti tra il 2018 e l’anno corrente. In particolare, il 2019 è l’anno in cui il settore ha registrato l’ammontare maggiore di finanziamenti: 9,3 miliardi di dollari tra il primo e il secondo trimestre, pari al 50% del finanziamento totale nel 2018 e al 140% del finanziamento fino al secondo trimestre del 2018. Sebbene la quantità totale e media di finanziamenti ottenuti sia in costante aumento negli ultimi anni, il numero degli investitori è sceso del 25% rispetto il secondo trimestre 2018, a testimonianza del consolidamento del settore.

Andrea Ciaramella, Responsabile Scientifico di JRC PropTech, ha concluso: “La crescita del mondo PropTech e, più in generale, lo sviluppo di tecnologie in grado di supportare le diverse attività della filiera, rappresenta un fenomeno senza confini che registra tassi di crescita importanti in tutto il mondo. Non dobbiamo fare l’errore di vedere questo fenomeno come antagonista del mercato tradizionale, quanto piuttosto come portatore di innovazione e di una cultura di nuovo tipo che vuole dare risposte veloci a una domanda di servizi e soluzioni che è profondamente cambiata.”

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Il fondo Alpha Square di Castello e Quinta Capital compra da Covivio il centro commerciale Auchan di Nerviano

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Auchan-NervianoIl fondo Alpha Square di Castello sgr e Quinta Capital Partners, in qualità di asset manager, ha rilevato il centro commerciale Auchan di Nerviano, nel milanese (si veda qui il comunicato stampa).

A vendere il centro commerciale, che si sviluppa su una superficie di 2.581 mq e ospita 23 punti vendita, è Covivio, il braccio immobiliare francese di Leonardo Del Vecchio.

Covivio, secondo quanto riportato da MF-Dow Jones nel maggio scorso, sarebbe in trattative anche per cedere i centri commerciali Le Fornaci di Beinasco, in provincia di Torino (una galleria di 120 negozi e 4mila posti auto che si estende su una superficie di 56.225 metri quadri) e Ducale di Vigevano, in provincia di Pavia (con una superficie totale di quasi 40mila metri quadrati, 60 tra store e ristoranti e 54mila mq di parcheggio). Queste ultime cessioni dovrebbero concludersi nei prossimi mesi, smantellando così l’intero portafoglio retail italiano di Covivio. Inizialmente il fondo Oaktree era in trattativa con Covivio e il suo advisor Bnp Paribas per rilevare tutti e tre i centri commerciali per un prezzo attorno ai 300 milioni di euro, ma poi l’affare è sfumato.

L’operazione rappresenta la quinta acquisizione del fondo, che ha avviato la propria operatività nel mese di febbraio 2018 e che  a oggi ha raggiunto un gross asset value di circa 100 milioni di euro. Nel febbraio 2018 il fondo aveva già acquisito un portafoglio composto da tre immobili, situati tra Roma e Perugia e un asset a uso uffici nella zona EUR di Roma. Nel gennaio 2019 il veicolo ha comprato dal fondo Monteverdi di Prelios sgr il centro polifunzionale Borgonovo Entertainment Center e dal fondo Obelisco, il veicolo collocato alla clientela retail nel 2005 da Poste Italiane e gestito da InvestiRE sgr, tre immobili a uso ufficio situati a Roma e Segrate, in provincia di Milano (si veda altro articolo di BeBeez).

Quinta Capital Partners ha supportato gli investitori e il Fondo Alpha Square sin dalla sua istituzione in qualità di structuring advisor delle opportunità di investimento e asset manager nella gestione degli immobili. Nelle operazioni lo studio Orrick, Herrington & Sutcliffe ha assistito il fondo Alpha Square e Quinta Capital Partners come legal advisor, mentre le analisi tecniche sono state curate da Agire – Gruppo IPI.
Quinta Capital Partners è una società indipendente di consulenza finanziaria e asset management fondata nel 2016 con sede a Milano. Attualmente, Quinta ha strutturato ed ha in gestione investimenti in Italia per oltre 1,2 miliardi di Euro. La società offre soluzioni di gestione di portafogli personalizzate ed un’ampia gamma di servizi di strutturazione e asset management, con particolare attenzione agli immobili, al credito opportunistico e agli attivi immobiliari complessi.

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La piattaforma Italian Frozen Food, lanciata dal fondo Mandarin, compra i prodotti surgelati Amica Natura

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amica naturaItalian Frozen Food Holding, il polo del cibo surgelato lanciata da Mandarin Capital Partners lo scorso anno, ha rilevato Alcass, azienda italiana che produce prodotti surgelati a marchio Amica Natura. A vendere è stata la famiglia Bonaglia, che reinvestirà per una quota di minoranza. Italian Frozen Food è stata assistita dall’advisor Vitale & Co. nell’operazione.

Alcass è stata fondata nel 1987 a Bedizzole, in provincia di Brescia. Agli inizi degli anni 2000 ha iniziato a sviluppare la gamma di prodotti a base interamente vegetale, realizzati con le proteine delle piante (principalmente soia e legumi) al posto di quelle della carne. Nel 2005 ha lanciato il marchio Amica Natura che si è diffuso tra le più importanti catene di distribuzione alimentare in Italia e all’estero, oltre che nella ristorazione collettiva, nel catering, e nel food-service. A oggi l’azienda conta circa 40 addetti, opera nel sito industriale di Bedizzole, con una superficie di oltre 8.000 mq coperti, esporta in Europa e negli Stati Uniti il 10% del fatturato. Alcass ha chiuso il 2018 registrando una crescita del valore della produzione dai 9,8 milioni di euro del 2017 ai 13,1 milioni di euro del 2018 (+33,6%). Anche l’ebitda è cresciuto a 1,47 milioni rispetto ai 1,26 milioni dell’anno precedente.

Italian Frozen Food Holding (IFFH) è stata costituita da Mandarin nell’ottobre 2018, riunendo due realtà già affermate nel settore: la genovese Appetais, che opera da oltre 20 anni sul territorio ed è specializzata nei piatti pronti surgelati, e la friulana AR, joint venture, nata nel 2016, tra la stessa Appetais e la Roncandin di Meduno, che produce pizze, focacce, farinate e altri prodotti senza glutine e altri ingredienti che, per ragioni diverse (intolleranze, allergie alimentari o motivi dietetici) si eliminano dall’alimentazione (si veda altro articolo di BeBeez). Le due aziende sono state rilevate rispettivamente dalle famiglie Palau e Roncadin, che hanno reinvestito nella nuova realtà.

In America il gruppo ha creato di recente una società ad hoc, la Italian Frozen Food Usa, con sede a Chicago e partecipata degli stessi soci della holding (cioè le due famiglie e il fondo) e il prossimo anno avvierà la produzione in un nuovo stabilimento. L’investimento per creare l’azienda di Chicago è di cinque milioni di dollari. Il sito, che in precedenza produceva insalate fresche, è stato riconvertito e adattato ai prodotti dell’azienda. I lavori saranno finiti tra marzo e aprile 2020 mentre la produzione comincerà a maggio-giugno. Italian Frozen Food prevede di chiudere l’anno con un fatturato di 45 milioni (+12% sul 2018), che con la nuova acquisita saliranno a 60 circa. 

IFFH replica nel settore del cibo surgelato quanto Mandarin sta già facendo nel settore della ceramica con Italcer (si veda altro articolo di BeBeez).


Italmobiliare va al controllo del Salumificio Capitelli

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Salumificio Capitelli

Salumificio CapitelliItalmobiliare ha rilevato una partecipazione di controllo del Salumificio Capitelli, storico produttore italiano di prosciutto cotto di fascia premium (si veda qui il comunicato stampa). A vendere è stato Angelo Capitelli, cui sarà affidato il ruolo di presidente.

Salumificio Capitelli è stato fondato nel 1976 da Claudio Capitelli a Borgonovo Val Tidone (Piacenza); attualmente è guidato da suo figlio Angelo. L’azienda produce il prosciutto cotto San Giovanni, che ha recentemente ricevuto il prestigioso riconoscimento 5 spilli nella categoria In punta di coltello dalla Guida Salumi d’Italia 2019 dell’Espresso. La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 11,6 milioni di euro, un ebitda di 2,43 milioni e una liquidità netta di 3 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente). Il salumificio ha registrato negli ultimi anni un significativo tasso di crescita, con un fatturato 2019 atteso a circa 13 milioni di euro (+20% sul precedente esercizio) e  un Mol superiore al 20%.

La presidente di Italmobiliare Laura Zanetti e il consigliere delegato Carlo Pesenti avevano scritto nell’introduzione della nuova newsletter semestrale destinata a investitori e analisti di avere oltre 500 milioni di euro da destinare a nuovi investimenti e che intendevano focalizzarsi soprattutto “sui settori alimentare, domotica/high-tech e dell’industria non ciclica” (si veda altro articolo di BeBeez).

Nel corso degli ultimi due anni la holding di investimento quotata a Piazza Affari allo Star ha iniziato a costruire un portafoglio più equilibrato, con un Nav complessivo di circa 1,6 miliardi di euro. Italmobiliare detiene a oggi partecipazioni in 7 altre società, per un valore totale di circa 600 milioni di euro, pari a poco meno del 40% dell’intero Nav. Si tratta del 100% di Sirap, Italgen e Clessidra sgr, del 60% di Caffé Borbone, del 40% di Tecnica Group e di Iseo e del 27% di Autogas Nord. Rispetto a fine 2017, Italmobiliare ha dimezzato il peso degli investimenti in società quotate e più che raddoppiato l’impegno finanziario nelle società in portafoglio.

La società attualmente opera nel private equity investendo nei fondi Clessidra (ha investito inClessidra Capital Partners III e in Clessidra Restructuring Fund), nei fondi di BDT Capital(esposizione al mercato Usa) e di Iconiq (settore tecnologico globale). Sul fronte del venture capital, a oggi investe indirettamente attraverso i fondi Isomer e Connect, ma a breve investirà direttamente tramite la controllata FT Ventures. Negli ultimi 5 anni il rendimento per gli azionisti di Italmobiliare è stato di oltre il 140%. Quest’anno Italmobiliare ha ceduto per 100 milioni di euro a Cinven la sua quota nel big dell’ eProcurement, Jaggaer (si veda altro articolo di BeBeez).


Antares Vision compra il 37,5% dei sistemi di AI Orobix. E si riserva di salire al 100% in futuro

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Orobix

OrobixAntares Vision, leader mondiale nell’ispezione visiva, nelle soluzioni di tracciatura e nella gestione dati per il settore farmaceutico, quotato all’Aim Italia dopo la business combination con la Spac ALP.I spa, ha rilevato il 37,5% della società bergamasca attiva nei sistemi di AI Orobix, tramite un aumento di capitale da 3,25 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa). L’operazione, chiusa ieri, era stata deliberata a fine novembre (si veda qui il comunicato stampa).

Fondata nel 2009 a Bergamo da Pietro Rota (ingegnere gestionale, ceo) e Luca Antiga (ingegnere biomedic, cto), Orobix sviluppa progetti e soluzioni basate sull’intelligenza artificiale per l’automazione dei processi e a supporto di decisioni, principalmente attraverso la piattaforma tecnologica proprietaria invariant.ai, utilizzata per il deployment e il monitoraggio di sistemi di AI. L’offerta di Orobix trova utilizzo in diversi settori dell’industria manifatturiera e del Life Science (farmaceutica, diagnostica, biomedicale). La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 1,3 milioni di euro e un ebitda negativo di 1.287 euro (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente). Prevede di chiudere il 2019 con ricavi per 1,5 milioni di euro.

Contestualmente Antares ha sottoscritto con il socio di riferimento Girolamo Initiatives srl (GI) un patto parasociale per incrementare gradualmente la sua quota in Orobix, fino ad arrivare alla totalità del capitale. Il patto, tra l’altro, prevede che, qualora Antares Vision venisse a detenere il controllo di Orobix a seguito dell’esercizio delle previste opzioni di acquisto incrementali, a partire dal 30 giugno 2025 e per un periodo di 15 mesi, GI avrà il diritto di concambiare la propria partecipazione in Orobix con una percentuale di azioni quotate Antares Vision, il cui valore sarà determinato in ragione della capitalizzazione media di Antares Vision nei 3 mesi precedenti all’esercizio del concambio.

Antares Vision ha inoltre sottoscritto con i fondatori  di Orobix, Pietro Rota, e Luca Antiga, degli accordi di management, affinché accompagnino il progetto di sviluppo alla base dell’accordo con Antares Vision assicurando la continuità della gestione aziendale. Le risorse provenienti dall’aumento di capitale saranno utilizzate da Orobix per sostenere i suoi piani di sviluppo, volti a posizionarla tra le migliori AI service companies. Nell’operazione Antares Vision è stata assistita da Orsingher Ortu – Avvocati Associati (advisor legale) e dallo Studio Claudio Marchese (advisor finanziario e fiscale).

La partecipazione consentirà ad Antares Vision di rafforzare il posizionamento nella gestione intelligente dei dati grazie all’esperienza maturata da Orobix che fornisce le proprie soluzioni a imprese leader nei rispettivi settori. Inoltre si integrerà alle attività di R&D e dell’Innovation Center di Antares Vision.

L’operazione rientra nel piano d’investimenti in innovazione tecnologica di Antares Vision (per un totale di circa 64 milioni di euro), che nel 2019 ha portato alle acquisizioni della brasiliana T2 software e di FT System, leader nell’ispezione e controllo nel beverage. “I sistemi d’intelligenza artificiale hanno un ruolo centrale nel processo di trasformazione digitale delle imprese”, ha dichiarato Emidio Zorzella, presidente e amministratore delegato di Antares Vision. “Investire in un player che ha saputo tradurre le proprie competenze in soluzioni efficaci applicate al mondo produttivo ha pertanto un valore strategico: ci permetterà di rafforzare l’offerta alle nostre imprese clienti”. Pietro Rota, Chief Executing Officer di Orobix, ha spiegato: “Con questa operazione prosegue e trova nuovo slancio il cammino di Orobix per diventare una delle società di riferimento nell’ambito dell’AI applicata ai processi”.

Fondata nel 2007 da Emidio Zorzella e da Massimo Bonardi, due ingegneri opto-elettronici bresciani, Antares Vision garantisce il processo di protezione dei prodotti durante il loro ciclo di vita attraverso le tecnologie più complete e flessibili al mondo, sia hardware che software, nei sistemi d’ispezione, nelle soluzioni di tracciatura e nella gestione intelligente dei dati, per i settori industriali più esigenti, dal farmaceutico ai dispositivi biomedicali, dal food al beverage, dal cosmetico al fashion. Il Gruppo Antares Vision ha sede a Travagliato (Brescia), raggiunge con i propri prodotti e i propri servizi oltre 60 Paesi e può contare su 3 sedi in Italia (Brescia, Parma, Latina), 8 filiali estere (Germania, Francia, Irlanda, USA, Brasile, India, Russia e Hong Kong), 2 centri di innovazione e ricerca in Italia e Irlanda (Galway) e una rete di oltre 30 partners in tutto il mondo. Antares Vision è fornitore di 10 delle 20 principali aziende farmaceutiche mondiali. Antares Vision ha chiuso il bilancio 2018 con 118,8 milioni di euro di ricavi, 33,6 milioni di ebitda e una posizione finanziaria netta positiva (liquidità netta) di 28,7 milioni (si veda qui il comunicato stampa).

La Spac ALP.I era stata promossa da Mediobanca e da Stefano Giambelli, Roberto Marsella, Massimo Perona e Stefano Rangone. Si è quotata all’Aim Italia a inizio febbraio 2018 dopo aver raccolto circa 100 milioni di euro dagli investitori (si veda altro articolo di BeBeez). La Spac ha investito 70 milioni di euro in Antares Vision, acquisendo post operazione circa un 12% dell’azienda bresciana, mentre 31 milioni sono stati distribuiti agli investitori di ALP.I  nella forma di dividendo straordinario. Di questi 70 milioni, 50 milioni sono stati apportati da ALP.I in Antares Vision in aumento di capitale, mentre 20 milioni sono stati destinati all’acquisto di azioni Antares Vision, messe in vendita dall’azionista di controllo Regolo.


EPS Equita PEP Spac 2, acquistato il 98,61% del capitale con il piano di riacquisto delle azioni

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eps equita pep spac 2

eps equita pep spac 2Si è chiusa con un’adesione del 98,61% del capitale l’offerta di acquisto su azioni proprie da parte di EPS Equita PEP Spac 2 (si veda qui il comunicato stampa), la Spac nata nel maggio 2018 dalla scissione di EPS Equita PEP Spac,  promossa da Equita Group Private Equity Partners spa . 

L’offerta era iniziata l’11 novembre e si è chiusa il 9 dicembre e il riacquisto di azioni proprie permetterà quindi agli azionisti della Spac di accelerare i tempi di uscita dall’investimento, senza dover aspettare i tempi tecnici della liquidazione della società (si veda altro articolo di BeBeez). La Spac EPS 2 è stata assistita nell’operazione da Pedersoli Studio Legale

Il regolamento delle azioni ordinarie EPS 2 oggetto di vendita avverrà il 13 dicembre prossimo. La Spac il prossimo 16 dicembre riscatterà inoltre le 91.416 azioni residue (pari all’1,26% del capitale) e le 9.946 azioni (0,14% del capitale) per cui è stato esercitato il diritto di recesso, al prezzo di 10 euro per azione, per un totale complessivo di 72,7 milioni di euro. Dal 10 dicembre Borsa Italiana ha sospeso le azioni ordinarie EPS 2 dalle negoziazioni su Aim Italia e ha disposto la loro revoca dal prossimo 16 dicembre.

EPS Equita PEP Spac si era quotata su Aim Italia nel luglio 2017, dopo aver raccolto 150 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). La Spac aveva poi condotto la business combination con  ICF (Industrie Chimiche Forestali), società che produce ed esporta nel mondo adesivi e tessuti ad alto contenuto tecnologico, quotata oggi all’Aim Italia (si veda altro articolo di BeBeez), utilizzando circa la metà dei capitali raccolti in ipo. Per questo motivo, prima che si concludesse la business combination, era stata decisa la scissione della Spac e la costituzione di EPS 2, a cui era stato quindi assegnato un patrimonio di 74,36 milioni di euro, cioé il patrimonio che non era stato necessario per l’acquisizione di ICF e non utilizzato per l’acquisto delle azioni proprie a seguito dell’esercizio del diritto di recesso da parte dei soci di EPS che non avevano approvato la business combination.

EPS 2 aveva 18 mesi di tempo per concludere la business combination e i 18 mesi scadevano lo scorso 10 novembre. Dopodiché la società sarebbe andata automaticamente in liquidazione. Visto che a ridosso di quella data non era stato possibile portare in porto l’operazione, i promotori della Spac hanno deciso di giocare d’anticipo e chiedere agli azionisti di allungare la vita della società, in modo tale da mettere in atto delle azioni che permettessero appunto agli stessi azionisti della Spac di uscire dall’investimento senza dover attendere altri mesi, dopo i due anni e mezzo durante i quali avevano visto i loro capitali parcheggiati (si veda altro articolo di BeBeez).


Asja Ambiente quota due green bond all’ExtraMot Pro. Emissione da 21 mln che potrà arrivare a 35 mln

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Schermata 2019-12-12 alle 06.55.50

Schermata 2019-12-12 alle 06.55.50Asja Ambiente Italia spa, gruppo che costruisce e gestisce impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili,  ha quotato oggi due green bond su ExtraMot Pro3. Un titolo ha scadenza ottobre 2024, paga una cedola del 5,2% ed è stato emesso per un massimo di un milione di euro, mentre l’altro ha scadenza gennaio 2027, offre una cedola del 5,75% ed è stato emesso per un massimo di 20 milioni. Non solo. Asja Ambiente si riserva la facoltà di mettere altri bond con le medesime caratteristiche di quest’ultimo a scadenza 2027 per un totale di ulteriori 14 milioni di entro il 1* luglio 2021.

A sottoscrivere i titoli a scadenza 2027 è il fondo BIT 3 di Anthilia Capital Partners sgr. Nel Documento di ammissione dei bond si legge infatti che “l’investimento da parte dei fondi gestiti da Anthilia Capital Partners nell’Emittente beneficia del sostegno finanziario dell’Unione Europea nell’ambito del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (“EFSI”) istituito nell’ambito del Piano di Investimenti per l’Europa”.

Per il gruppo torinese, fondato e presieduto da Agostino Re Rebaudengo, si tratta di un ritorno sul mercato del debito, Nel marzo 2015 la società ha infatti quotato all’ExtraMot Pro 12 milioni di euro di minibond a scadenza ottobre 2023 e cedola 6,75%, che erano stati interamente sottoscritti dal fondo Anthilia Bond Impresa Territorio, il primo fondo di private debt lanciato da Anthilia Capital Partners sgr, e per una parte anche da Banca Popolare di Bari (si veda altro articolo di BeBeez). La cedola di quel bond era stata poi aumentata al 7,25% sulla base del regolamento, che prevedeva appunto lo step up della cedola al verificarsi di alcune condizioni. A inizio dicembre, però, l’assemblea degli obbligazionisti ha approvato l’abbassamento della cedola al 6,9% (si veda qui il comunicato stampa).

Il Documento di ammissione dei due nuovi bond spiega che “i prestiti obbligazionari sono finalizzati alla promozione del progresso ambientale nonché della sostenibilità e sono stati identificati come “Green Bond” da RINA Services spa” e che “i fondi derivanti dall’emissione delle obbligazioni verranno utilizzati dall’emittente per finanziare prevalentemente gli investimenti previsti nel piano industriale 2019-2023, in particolare lo sviluppo e la costruzione di una pipeline nel settore del biometano da FORSU in Italia”.

La società dal 1995 progetta, costruisce e gestisce impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (biogas, biometano, eolico e fotovoltaico), produce e vende sistemi per il risparmio energetico e opera nel trading di energia elettrica. In particolare, la società è leader nel biogas e molto rilevante nel settore eolico. Nel 2017, Asja Ambiente ha ceduto il suo parco eolico di Matera II situato a Le Reni (Matera), a Renvico, che fa capo a Macquarie Group (si veda altro articolo di BeBeez).

Con oltre 160 MW di potenza installata in Italia e all’estero, Asja Ambiente ha chiuso il 2018 con 62 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 21,2 milioni e un debito finanziario netto di 143,4 milioni.

 



Bnp Paribas compra edificio iconico a Parigi. Patrizia vende il Fenicks di Varsavia ai sudcoreani

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BNP PARIBAS Real Estate Advisor

BNP PARIBAS Real Estate AdvisorBNP Paribas REIM ha appena acquisito l’edificio simbolo “51-53 Boulevard Haussmann” a Parigi. La proprietà nello stile Haussmann gode di una posizione prestigiosa di fronte ai grandi magazzini Printemps e Galeries Lafayette (si veda qui il comunicato stampa). I sei ingressi lungo il viale Boulevard Haussmann, nonché Rue Auber e Rue Caumartin assicurano una visibilità eccezionale sulla strada che ha il secondo ”miglior marciapiede” di Parigi dopo gli Champs-Elysées. La società prevede di riqualificare questa risorsa, che è attualmente vacante, in collaborazione con lo studio di architettura Moatti Riviere. Il prezzo di acquisto non è stato reso noto. “Siamo lieti di rivisitare un edificio iconico nel distretto di Haussmann in questo modo, con il potenziale per svilupparlo per una combinazione di usi, lavorando a un programma ambizioso. Cercheremo innanzitutto di liberare gli spazi interni dai loro vincoli preesistenti in modo da poter progettare una vetrina al dettaglio degna di questo gioiello del distretto, che sta trovando un rinnovato favore tra i rivenditori e i consumatori “, ha affermato Guillaume Delattre, Chief Investment Officer di BNP Paribas REIM Francia.

Patrizia ImmobilienPatrizia Immobilien AG ha venduto l’edificio per uffici Feniks a Varsavia a un investitore sudcoreano tramite Warburg-HIH Invest Real Estate. L’acquirente ha avuto Savills come advisor. Feniks è un edificio per uffici di otto piani di classe A, situato in via Zelazna a Varsavia, con oltre 10.000 m² di uffici e spazi commerciali (si veda qui Europe-re).  L’edificio è stato sviluppato da Europlan in una joint venture con Griffin Real Estate e consegnato al mercato nel 2012. Nel 2013, la proprietà è stata acquisita da IVG prima che Patrizia acquistasse l’edificio nel 2017. L’edificio per uffici Feniks è completamente locato con BOŚ Bank come inquilino di ancoraggio. Il prezzo di acquisto non è stato reso noto. “La propensione degli investitori per gli uffici principali di Varsavia rimane forte. L’acquisizione dell’edificio per uffici Feniks si adatta alla strategia di investimento dei principali investitori grazie alla sua posizione e al profilo di reddito attraenti, tra cui WAULT sopra la media e gli affitti a livello di mercato”, ha affermato Marek Paczuski, vicedirettore degli investimenti, Savills Poland.

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Pamplona investe 200 mln $ in ifit. Veronis Suhler Stevenson entra in Partner Endo1. Centerbridge studia la vendita di Versant Health. Warburg Pincus si allea con Vivtera per comprare Arise Virtual Solutions. Ardian compra una minoranza di Nutripack

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Pamplona Capital Management

Pamplona Capital ManagementPamplona Capital Management ha completato un investimento da 200 milioni di dollari nella piattaforma di streaming fitness connessa iFit (si veda qui altassets). La tecnologia di streaming di iFit mira a consentire l’interazione tra l’utente, il suo trainer iFit e la sua macchina intelligente, regolando senza soluzione di continuità la velocità, l’inclinazione, il declino e la resistenza delle macchine abilitate per iFit in sincronia con gli allenamenti interattivi di streaming guidati dal trainer. iFit è di proprietà di ICON Health & Fitness, che è anche la società madre di NordicTrack, ProForm e Freemotion. Pamplona, ​​fondata nel 2005, ha oltre 12 miliardi di dollari di risorse gestite. La società ha raccolto 3 miliardi di euro nel final closing del suo quinto fondo di buyout due anni fa. Ad agosto Pamplona ha ceduto la sua partecipazione nella società statunitense di cybersecurity Cofense a BlackRock Private Equity Partners. Pamplona Capital Management è parzialmente supportato dal miliardario russo Mikhail Fridman.

Veronis Suhler StevensonVeronis Suhler Stevenson, che investe nel settore sanitario, dell’informazione, dei servizi alle imprese e dell’istruzione, ha annunciato ha investito in aumento di capitale in Partner Endo1, un gruppo specializzato in servizi dentali con sede a Houston (si veda qui il comunicato stampa). VSS si è affiancato ai co-fondatori Dr. Matthew Haddad, Dr. Daryl Dudum, Dr. Mark Haddad e Dr. Darron Rishwain. Costituito nel 2019  e attivo in Texas e California, Endo1 fornisce conoscenze complete, risorse e supporto condiviso per il back-office agli endodontisti in tutto il paese attraverso un’organizzazione di partenariato endodontico. L’offerta di Endo1 rafforza la capacità degli endodontisti di fornire la migliore assistenza ai pazienti e l’esperienza nella loro specialità principale: la diagnosi, la prevenzione e il trattamento delle lesioni alla polpa, incluso il trattamento dei canali radicolari e altre procedure relative alla parte interna del dente. Con gli investimenti di VSS, Endo1 accelererà la sua espansione attraverso acquisizioni strategiche di pratiche endodontiche complementari che beneficiano di un mercato ampio e altamente frammentato per un totale di 1,3 miliardi di dollari attualmente e si prevede che crescerà del 5,5% annuo per raggiungere 1,6 miliardi di dollari entro il 2022, secondo i dati del settore.

Centerbridge PartnersCenterbridge Partners sta esplorando la vendita di Versant Health, società specializzata in cure della vista, attiva negli Stati Uniti , che viene valutata oltre 2 miliardi di dollari (si veda qui Reuters).  Versant potrebbe rivolgersi ad altri fornitori di prestazioni mediche e alle società di acquisizione che cercano di consolidare il settore. All’inizio di quest’anno, VSP Global, un altro fornitore di servizi per la cura degli occhi gestito privatamente, ha acquisito Visionworks, la sesta catena ottica più grande degli Stati Uniti, in un’offerta volta ad aumentare le dimensioni del business. Centerbridge, con sede a New York, avrebbe assunto Barclays Plc per condurre l’asta per Versant. Versant è stata costituita nel 2017 dopo che Centerbridge ha combinato Superior Vision e Davis Vision, acquisite rispettivamente nel 2016 e nel 2017. SVersant, con sede a Linthicum, nel Maryland, ha oltre 33 milioni di membri negli Stati Uniti nei suoi piani di cura della vista. Il settore della cura della vista degli Stati Uniti genera circa 40 miliardi di dollari di entrate annue, secondo il Vision Council, un gruppo commerciale, rendendolo una destinazione di investimento attraente per le società di private equity.

warburg pincusWarburg Pincus, e Vivtera, hanno annunciato l’acquisizione di Arise Virtual Solutions, uno dei principali fornitori di servizi per processi aziendali dal precedente investitore, Strait Lane Capital Partners (si veda qui il comunicato stampa). L’investimento consentirà ad Arise di sfruttare l’esperienza di Vivtera nel potenziamento delle società di BPM (business process Management); migliorando la differenziazione, offrendo risultati aziendali superiori ai propri clienti utilizzando tecnologie digitali e espandendo la sua piattaforma di sinergia, unica per coprire nuove linee di servizio e aree geografiche. Scott Etheridge, ceo di Arise, ha dichiarato: “Questa collaborazione con Warburg Pincus e Vivtera fornisce Arise con un’entusiasmante opportunità di accedere a risorse di livello mondiale che accelereranno il ritmo con cui noi avremo la possibilità di offrire esperienze digitali e umane all’avanguardia per i nostri clienti e partner di servizio che sfruttano la Piattaforma Sorgente.” “Siamo molto entusiasti delle capacità differenziate di Arise e delle relazioni profonde costruite nel corso degli anni durante i quali è stata fornita assistenza clienti Fortune 1000. Sosterremo Scott e il suo team per dimensionare l’attività in una piattaforma globale e best-in-class “, ha dichiarato Mohit Thukral, cofondatrice e CEO di Vivtera.

ArdianArdian ha annunciato l’acquisizione di una quota di minoranza nel gruppo Nutripack, leader nella produzione di imballaggi per l’industria alimentare, da Crédit Mutuel Equity (si veda qui il comunicato stampa). A seguito della transazione, la famiglia fondatrice rimarrà un azionista di maggioranza della società. Fondata nel 1990 nel nord della Francia da Pierre Berthe, Nutripack è un’azienda a conduzione familiare guidata da Philippe Berthe, ceo e figlio di Pierre Berthe. Nel corso degli anni, l’azienda si è posizionata con successo come un vero produttore europeo leader di imballaggi rigidi che offre sia imballaggi tradizionali con il marchio Nutripack (per l’industria alimentare e della ristorazione collettiva) sia soluzioni ecologiche con il marchio Ecocup (tazze riutilizzabili per eventi e industrie delle bevande). Il gruppo impiega circa 680 persone in sette paesi europei e in Canada e possiede otto siti produttivi.  Sotto la guida di Philippe Berthe, il team di gestione ha fortemente posizionato il gruppo verso un approccio sostenibile nel settore. Nel 2017, il gruppo ha lanciato una nuova attività di tazze riutilizzabili personalizzate, diventando leader europeo. Ad oggi, questa diversificazione verso i modelli circolari è in forte crescita e rappresenta c. 25% delle vendite del gruppo. Inoltre, Nutripack sta lavorando a varie soluzioni alternative e nuovi materiali, al fine di garantire prodotti di alta qualità, innovativi e conformi alle normative. A tal fine, Nutripack ha sviluppato una gamma di vassoi in cellulosa biodegradabili e compostabili al 100%. Questa operazione rimane in particolare soggetta al completamento delle necessarie autorizzazioni regolamentari e giudiziarie.


Il sarto Isaia quota due minibond. Emissione complessiva da 15 mln euro

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Gianluca Isaia
Gianluca Isaia

Gianluca Isaia

Isaia e Isaia spa, noto sarto napoletano specializzato in abiti maschili di altissima qualità, quota da oggi due nuovi minibond all’ExtraMot Pro3. Entrambi i titoli sono emessi per un massimo di 7,5 milioni di euro ciascuno, ma uno offre una cedola del 4,5% e ha scadenza 1° gennaio 2027 e l’altro paga una cedola del 5,2% e ha scadenza 1° luglio 2027.

La società aveva già quotato all’ExtraMot Pro due minibond nel luglio 2015 (si veda altro articolo di BeBeez). Quell’emissione prevedeva inizialmente una tranche da 5 milioni di euro a scadenza 2020 e cedola 5,6% e un’altra tranche da 2,5 milioni, più eventuali altri 2,5 milioni da erogarsi al raggiungimento di determinati obiettivi economici, che aveva scadenza 2022 e pagava una cedola del 7,3%.I titoli erano stati sottoscritti per il 90% del valore dal fondo di minibond gestito da Anthilia Capital Partners sgr e per un 10% dallo sponsor e arranger Banca Popolare di Bari. Entrambi i bond sono stati poi rimborsati anticipatamente da Isaia a inizio 2018 (si veda qui la comunicazione di rimborso per il bond 2020 e qui quella per il bond 2022).

Fondata a Napoli nel 1920 da Enrico Isaia come negozio di tessuti pregiati destinati alle più rinomate sartorie della città, la società si è trasformata essa stessa in sartoria e si è via via industrializzata e internazionalizzata e ora è gestita dalla terza generazione della famiglia, con Gianluca Isaia presidente e amministratore delegato (al 16,92% del capitale). Il gruppo ha chiuso il 2018 con ricavi netti per 61,6 milioni di euro, un ebitda di 9,1 milioni e un debito finanziario netto di 36,1 milioni.

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Il Documento di ammissione spiega che “i fondi derivanti dall’emissione delle obbligazioni verranno utilizzati dall’emittente per finanziare nuovi investimenti finalizzati alla crescita del gruppo (con particolare riferimento all’apertura di nuovi punti vendita retail in gestione diretta), previsti dal Piano Industriale”.


RINA, il big della certificazione, studia l’ipo nel 2020

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Schermata 2019-12-12 alle 08.10.50RINA spa, gruppo che fornisce un’ampia gamma di servizi ad alto valore aggiunto nei settori energia, marine, certificazione, infrastrutture, trasporti e industry, si prepara allo sbarco a Piazza Affari. Lo scrive oggi MF Milano Finanza, precisando che l’ipotesi al vaglio dei soci è approdare in Borsa entro il primo semestre 2020.

Il gruppo RINA, guidato dal presidente e amministratore delegato Ugo Salerno, conta oltre 3.800 risorse e 200 uffici in 70 paesi nel mondo.ha archiviato il 2018 con ricavi consolidati per 443 milioni, un ebitda di 51 milioni e un debito finanziario netto di 131 milioni,(si veda qui il comunicato stampa e qui il bilancio 2018)  dopo il rifinanziamento del debito da 150 milioni di euro dell’agosto 2018 R(si veda altro articolo di BeBeez).

RINA è nato da quello che una volta era il Registro Italiano Navale e che ha progressivamente esteso i propri servizi dalla classificazione alla certificazione, dal collaudo all’ ispezione, dalla formazione al consulting engineering e ampliato la gamma dei settori in cui opera, includendo, oltre all’industria navale, anche ambiente, responsabilità sociale, energia, infrastrutture, trasporti e logistica, agroalimentare, tecnologia e innovazione.

Rina è tuttora controllato dal Registro Navale Italiano, un ente morale di natura privata (paragonabile a una fondazione) nel cui consiglio di amministrazione siedono i rappresentanti di varie associazioni di Camere di Commercio, armatori, assicurazioni, cantieri e altri professionisti. Il gruppo è partecipato dal 2014 da Palladio, attraverso Vei Capital e Venice Shipping & Logistics, e dal 2016 da NB Renaissance (che ha rilevato la quota che nel 2014 aveva acquisito Intesa Sanpaolo, entrata nel capitale insieme a Palladio), che hanno sottoscritto inizialmente un aumento di capitale da 25 milioni, impegnandosi in investimenti successivi sottoforma di equity e di obbligazioni convertibili sino a un totale di 100 milioni, corrispondente a non oltre il 30% del capitale (si veda altro articolo di BeBeez).

Nel maggio 2016 la società ha comprato il 100% della britannica Edif Group Limited per circa 150 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Nel corso del 2018 RINA ha poi rilevato la maggioranza di Comete Engineering, per rafforzare la presenza nel settore ingegneristico su scala internazionale. 

Fonte: RINA Annual report 2018

Fonte: RINA Annual report 2018


Prologis vende un magazzino logistico nel padovano

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Vescovana-768x432Il gruppo americano leader mondiale nel settore logistico Prologis ha ceduto a un primario investitore internazionale un magazzino logistico a Vescovana, nel padovano (si veda qui il comunicato stampa).

Il magazzino è in posizione strategica e ottimamente collegato grazie alla connessione dell’autostrada A13 e la presenza dello svincolo Boara/Rovigo Nord a 500 metri. L’asset, inserito all’interno di un parco industriale/logistico consolidato, è stato costruito per Geodis (multinazionale francese appartenente al gruppo SNCF) nel rispetto dei più elevati standard internazionali ed ha ottenuto la certificazione Leed Gold. Per Prologis si è trattato del terzo sviluppo in provincia di Padova, dopo la realizzazione di un altro magazzino built-to-suit per Kering ed uno precedente per DMO Logistics. Sandro Innocenti, Senior Vice President e Country Manager di Prologis Italia ha spiegato: “La strategia di Prologis è quella di concentrare il proprio portafoglio nei mercati di Milano, Bologna e Roma. A malincuore, pertanto, cediamo questo magazzino del quale siamo orgogliosi sia per la qualità della costruzione sia per il contratto di locazione con l’operatore logistico, che è di primaria importanza”.

Prologis è proprietaria in Italia di immobili per una superficie totale di oltre un milione di mq, tra parchi logistici e terreni per costruzioni built-to-suit. I suoi parchi logistici si trovano nell’area di Milano (Paullo, Lodi, Novara, Piacenza, Castel San Giovanni, Cornaredo, Cassina de’ Pecchi), Bologna (Interporto, Castel San Pietro), Padova e Roma (Tiburtina, Fiano Romano, Anagni).

Nel gennaio scorso ha acquistato un terreno da 360mila metri quadri a destinazione produttiva a Piacenza, che sarà destinato alla realizzazione del suo secondo parco logistico nella città, dove il gruppo è presente dal 2001 con il Prologis Park Piacenza, costituito da 4 immobili per una superficie totale di 84mila mq (si veda altro articolo di BeBeez). Nell’ottobre 2019 Prologis ha rilevato da Officine Mak l’area della ex Nokia Siemens a Cassina de’ Pecchi (Milano). Prologis investirà oltre 20 milioni di euro per realizzare entro il 2020 due edifici per la logistica last-mile certificati BREEAM Very Good, per una superficie totale di 26 mila mq (si veda altro articolo di BeBeez).

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