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E’ online il video del Caffé di BeBeez del 3 dicembre 2019 sul futuro dell’industria di Npl e Utp

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E’ online il video del Caffé di BeBeez di martedì 3 dicembre 2019
dedicato a

NPL e UTP, il futuro dell’industria tra aggregazioni, specializzazione e fintech.
Quali modelli saranno vincenti per competere nei prossimi anni?

Il Caffé è stato offerto da
Credito Fondiario

Schermata 2019-11-22 alle 13.05.30

Sono intervenuti:
– Mirko Briozzo, chief business officer e vice direttore generale di Credito Fondiario
– Alberto Vigorelli, amministratore delegato di Fire Group
– Biagio Giacalone, Head of Department, Active Credit Portfolio Steering, Intesa Sanpaolo
– Umberto Rorai, Partner Financial Advisory Deloitte

Ha moderato:
Stefania Peveraro, direttore responsabile di BeBeez

Dalla tavola rotonda è emerso che investimenti in tecnologia e partnership sono le due direttrici
lungo le quali si muoveranno i servicer attivi nel mercato Npl e Utp in Italia (si veda altro articolo di BeBeez).



La famiglia Corneliani fa causa al fondo Investcorp, che controlla l’azienda di moda uomo in difficoltà finanziaria

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Corneliani

Corneliani La famiglia Corneliani ha presentato ricorso al Tribunale di Brescia contro il fondo Investcorp, che dal 2016 controlla l’omonimo marchio di moda maschile. Lo riferisce Affari&Finanza, l’inserto di economia de la Repubblica, secondo cui nel provvedimento si fa riferimento all’articolo 2409 del codice civile, che prevede la possibilità, per il Tribunale, “di verificare l’esistenza di gravi irregolarità nella gestione e arrivare, nel casi estremi, alla destituzione del consiglio di amministrazione”.

Fondata nel 1958 dall’omonima famiglia, oggi la società è controllata da Investcorp al 51,4%, mentre la terza generazione della famiglia (Cristiano, Corrado Corneliani e Stefano Corneliani) possiede il 48,6%.  Investcorp, fondo di investimento del Bahrein, che negli anni Novanta è stato azionista di Tiffany e Gucci, aveva rilevato il 51,11% di Corneliani nel giugno 206, sulla base di un enterprise value di circa 100 milioni di dollari, dopo 114 milioni di euro di ricavi nel 2015 e con un ebitda di 1,5 milioni, con Cristiano Corneliani che aveva acquisito il 23,76%, Corrado il22,81% e Stefano lo 0,95%  (si veda altro articolo di BeBeez). Al momento del deal, il fondo si era impegnato a versare un aumento di capitale da 20 milioni per sostenere la crescita, 2 milioni dei quali versati subito e gli altri 17 entro giugno 2021. Quest’ultima tranche però, secondo quanto riporta Affari&Finanza, non sarebbe ancora stata versata.

Le voci sulle tensioni tra la famiglia Corneliani e il fondo Investcorp si rincorrevano fin dal marzo scorso, quando si parlava di un riassetto societario in vista, con un possibile aumento della quota di capitale in capo al fondo (si veda Fashion Magazine), evidentemente come risultato di una possibile ricapitalizzazione per riequilibrare una situazione finanziaria in netto peggioramento.

Voci che si sono rafforzate lo scorso giugno, a valle del bilancio 2018, che è stato approvato con il voto contrario dei soci Stefano, Cristiano e Corrado Corneliani (si veda la Gazzetta di Mantova). La società ha chiuso il 2018 con 108 milioni di euro di ricavi consolidati (da 110 milioni nel 2017), un ebitda negativo di 5,7 milioni (da – 1,1 milioni) e una perdita di 12,1 milioni di euro (da una perdita di soli 2,6 milioni), con una posizione finanziaria netta che era peggiorata a 16,4 milioni di euro (da 4,3 milioni), a fronte di investimenti per 5,6 milioni di euro sostenuti nell’anno.

A fronte di questi numeri, lo scorso novembre l’azienda ha presentato un piano da 130 esuberi, concentrati nello stabilimento di Mantova, dove lavorano 454 persone.  Il piano, recitava una nota, si è reso necessario “a seguito di un profondo esame delle condizioni di mercato e della complessiva situazione aziendale” ed è  stato “costruito per affrontare le avverse condizioni di mercato e i cambiamenti irreversibili nel settore che richiedono inderogabilmente nuovi modelli organizzativi e di business”.

Pochi giorni fa è stato nominato amministratore delegato Giorgio Brandazza, ex numero uno di Boglioli, con un passato come manager anche in marchi come Elie SaabBoggi e Calvin Klein Jeanswear (si veda qui PambiancoNews). Brandazza è subentrato a  Luigi Ferrando, che era stato nominato a sua volta ad della società nel novembre 2018, andando a sostituire Paolo Roviera, che era stato nominato ad nel 2016 un mese dopo l’ingresso di Investcorp nel capitale della società. Il cambio della guardia allora era stato definito “improvviso” dai sindacati (si veda qui Pambianco).


Nasce a Verona la startup dell’intermediazione immobiliare Realstarting, incubata da t2i

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realstartingE’ nata a Verona la startup dell’intermediazione immmobiliare Realstarting, incubata da t2i – trasferimento tecnologico e innovazione, società consortile dedicata all’innovazione fondata da Camera di Commercio di Treviso-Belluno e la Camera di Commercio di Venezia Rovigo (si veda qui il comunicato stampa).

La startup intende ridurre i tempi di conclusione delle compravendite immobiliari entro le otto settimane, azzerando le provvigioni per il venditore e al contempo fornire servizi innovativi e completi come foto professionali, tour virtuali, brochure e pubblicità sui maggiori portali immobiliari nazionali e internazionali. Contestualmente, la startup sta conducendo un aumento di capitale.

Realstarting è stata fondata a Verona nel 2019 dagli amministratori Cristiano Cucchiara e Cristiano Ortolani. Il primo, con una esperienza ventennale nella consulenza immobiliare, è esperto in equity crowdfunding, membro del Cda di WeAreStarting srl (che detiene l’omonimo portale di equity crowdfunding)  e amministratore unico di cplan srl (officinaveneta.it). Ortolani è mediatore da 20 anni, già proprietario di agenzie Tecnocasa e Tecnorete.

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Il Club degli Investitori raddoppia gli investimenti nel 2019

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Giancarlo Rocchietti, presidente
del Club degli Investitori
Giancarlo Rocchietti, presidente del Club degli Investitori

Giancarlo Rocchietti, presidente del Club degli Investitori

Il Club degli Investitori, network di business angel fondato a Torino da Giancarlo Rocchietti, ha raddoppiato gli investimenti quest’anno: sono stati pari a 6 milioni di euro, spalmati su 16 operazioni, di cui 10 in nuove partecipate e 6 in follow-on (si veda qui il comunicato stampa). Negli ultimi 5 anni (2015-2019), i soci del Club hanno investito complessivamente 17,5 milioni di euro in 28 aziende, con un fatturato aggregato di oltre 50 milioni di euro e più di 500 dipendenti (dati aggiornati a fine 2018).

Il Club degli Investitori è un’associazione composta da 180 imprenditori che investono in startup e piccole aziende italiane ad alto potenziale di crescita E’ nato nel 2008 con l’obiettivo di investire solo in aziende piemontesi, per poi ampliare l’attività a tutta Italia.

L’iscrizione al Club avviene esclusivamente attraverso la presentazione da parte di uno dei soci. A oggi il Club degli Investitori ha effettuato 3 disinvestimenti: IndaBox, Directa Plus e Svinando. Attualmente il Club detiene in portafoglio 25 aziende, tra cui: SkinLabo, Genomsys, Growish, Satispay, FrescoFrigo, Myvisto, Wetaxi, Supermercato24, Waterview, Talent Garden, Skuola.net e Fitprime.


Gruppo Iccrea cartolarizza prestiti in bonis alle pmi per 519 mln euro

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iccreaIl gruppo Iccrea ha cartolarizzato crediti commerciali in bonis alle pmi per 519,43 milioni di euro erogati da 13 BCC del gruppo bancario e da Banca Mediocredito del Friuli Venezia Giulia, la banca corporate regionale del Gruppo Iccrea. A strutturare l’operazione è stata Iccrea Banca in qualità di sole arranger e operating bank, con il supporto di Société Générale che ha assunto il ruolo di co-arranger dell’operazione, mentre servicer dell cartolarizzazione è Zenith Service (si vedano qui il comunicato stampa di Iccrea e qui quello di Zenith).

I crediti commerciali performing sono stati ceduti al veicolo di cartolarizzazione Credico Finance 18, costituito e messo a disposizione da Zenith Service, che nell’operazione svolge i ruoli di calculation agent e back-up servicer. Servicer dell’operazione sono le stesse banche aderenti all’operazione ed appartenenti al gruppo Iccrea.

Nel dettaglio l’spv ha emesso due classi 290 milioni di euro di titoli senior con rating Aa3 di Moody’s, AAA di DBRS e AAA di Scope Ratings, che sono stati quotati a Euronext Dublino. Sono stati inoltre emessi titoli Junior, privi di rating, per un importo complessivo pari a 229,43 milioni e che non sono stati quotati. La Classe A1 dei titoli Senior, per un importo pari ad 90 milioni di euro, è stata collocata sul mercato, mentre la Classe A2, per un importo pari a 200 milioni di euro, è stata sottoscritta dalla Banca Europea degli Investimenti. I titoli junior sono stati sottoscritti da ciascuna banca in proporzione al portafoglio ceduto.

Grazie all’operazione, le 14 banche del gruppo Iccrea potranno approvvigionarsi di nuova liquidità per 290 milioni di euro, di cui 200 milioni a un costo del funding agevolato. Le banche si sono impegnate a erogare alle pmi entro 24 mesi dalla data di emissione delle note la liquidità risultante dalla sottoscrizione del titolo Senior di Classe A2 da parte della Bei.

L’operazione segue l’emissione a fine novembre 2019 di un bond subordinato Tier II da 400 milioni di euro da parte di Iccrea Banca. L’obbligazione è a tasso fisso, di durata 10 anni e rimborsabile anticipatamente dopo cinque anni, destinata agli investitori istituzionali del mercato domestico e internazionale (si veda qui il comunicato stampa).

Inoltre Iccrea entro fine anno dovrebbe cedere crediti in sofferenza con una cartolarizzazione multioriginator e multitranche, che prevederà la garanzia Gacs. L’operazione è da tempo attesa dal mercato, ed è stata confermata nel luglio scorso, in una nota di commento alla conferma del rating BBB sul debito a lungo termine da parte di DBRS, che ha innalzato l’outlook da negativo a stabile,  a seguito degli sviluppi legati all’avvio operativo del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea e al nuovo ruolo di Capogruppo di Iccrea Banca delle 140 Bcc aderenti (si veda altro articolo di BeBeez).

Tornando all’operazione appena annunciata, negli ultimi mesi si è assistito a un rinnovato interesse del mercato per i titoli derivanti dalle cartolarizzazioni di prestiti in bonis alle pmi, con una serie di banche che ha percorso la medesima strada di Iccrea. Nel novembre scorso, Banca del Fucino e Igea hanno cartolarizzato 220 milioni di euro di mutui, chirografari e garantiti, erogati a pmi (si veda altro articolo di BeBeez) e nello stesso periodo, Unicredit ha cartolarizzato prestiti corporate in bonis per ben 11,05 miliardi di euro tramite lo spv Impresa Two srl (si veda altro articolo di BeBeez). A ottobre Banca Popolare di Cividale (Civibank)  ha cartolarizzato mutui ipotecari e chirografari erogati a pmi. per 450 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). In agosto Banca Popolare di Bari ha cartolarizzazio crediti in bonis alle imprese per 1,2 miliardi, che ristruttura una precedente operazione condotta a maggio su crediti in bonis verso pmi, microimprese e artigiani e aggiunge un ulteriore portafoglio di crediti (si veda altro articolo di BeBeez).  A luglio Banca Popolare di Bari aveva invece comunicato di aver effettuato una cartolarizzazione sintetica su un portafoglio di crediti erogati a pmi e per l’acquisto di immobili residenziali per un totale di 3 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Sempre a luglio Banco delle Tre Venezie spa ha cartolarizzato crediti secured in bonis verso imprese per 190 milioni di euro tramite il veicolo Magnolia BTV srl (si veda altro articolo di BeBeez). Infine, sempre a luglio, Banca Valsabbina, tramite il veicolo Valsabbina Sme spv, ha cartolarizzato crediti verso piccole e medie imprese per un totale di circa 850 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).


Motia Compagnia di Navigazione ristruttura 130 mln euro di debiti, grazie al supporto di Northern Shipping

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Motia

MotiaE’ la società armatoriale veneziana Motia Compagnia di Navigazione ad aver rimborsato il debito al comparto Shipping del fondo Idea CCR II, gestito da Dea Capital Alternative Funds sgr, di cui l’sgr aveva dato notizia lo scorso venerdì insieme a quella di tre operazioni di ripossessamento, che hanno portato il fondo ad acquisire 4 navi (si veda altro articolo di BeBeez).

L’operazione con Idea CCR II Shipping rientra in un’operazione di più ampio respiro di ristrutturazione dell’intero debito da 130 milioni di euro della società armatoriale nell’ambito di un accordo ex art. 182-bis della Legge Fallimentare siglato lo scorso con i principali creditori che sono appunto Dea CCR II Shipping, da un lato, e anche il fondo FI.NAV gestito dall’irlandese Davy Investment Fund Services Limited. A concendere la nuova finanza, sempre garantita da ipoteche navali, nell’ambito della ristrutturazione del debito e per il rilancio della società è stato il Northern Shipping Fund LLC. L’accordo è stato omologato dal Tribunale di Venezia il 30 ottobre scorso, mentre la sua esecuzione è iniziata il 25 novembre  (si veda qui il comunicato stampa).

Contestualmente alla ristrutturazione del debito, Motia ha riorganizzato il proprio gruppo di società, procedendo, tra l’altro, alla fusione della propria controllata Minos Società di Navigazione srl in Motia e riallocando parte della propria flotta. Si prevede il completamento delle attività entro la fine di dicembre 2019.

Lo studio legale Legalitax ha assistito Motia nella ristrutturazione del suo indebitamento; DLA Piper ha agito come advisor legale per Davy e DeA Capital e ha curato per conto dei creditori finanziari gli aspetti di ristrutturazione finanziaria e societaria del Gruppo Motia; BonelliErede ha supportato Davy per i profili fiscali dell’operazione; studio Berlingieri Maresca ha curato tutti gli aspetti di diritto della navigazione dell’operazione nonché gli aspetti di diritto italiano legati al finanziamento.

Motia, con sede a Mestre (Venezia), fa capo alla famiglia Zacchello ed è attiva nel trasporto merci e, in particolare, prodotti petroliferi e chimici, con una flotta di navi cisterna e bulk carrier battenti bandiera italiana di proprietà o di terzi. La società aveva depositato domanda di concordato in bianco nel maggio 2018, che era stata accolta dal Tribunale il 22 maggio, con la richiesta di presentazione del piano concordatario entro 120 giorni (si veda qui il decreto del Tribunale). Motia aveva depositato la proposta di concordato preventivo nel dicembre 2018 e fornito il 25 gennaio 2019 i chiarimenti richiesti dal Tribunale di Venezia, il quale il 30 gennaio avvea aperto la procedura di concordato preventivo e convocato l’adunanza dei creditori il 21 maggio. Il concordato era però stato successivamente revocato per permettere la stipula dell’accordo di ristrutturazione dei debiti, poi appunto omologato dal Tribunale di Venezia.

Proprio in quel periodo, peraltro, Pillarstone Italy nel aveva rilevato 300 milioni di euro (350 milioni di dollari) di crediti deteriorati shipping da Intesa Sanpaolo e Unicredit, compresi alcuni  crediti verso Motia, oltre che crediti verso  Perseveranza di Navigazione, Elbana di Navigazione, Morfini e Finaval (si veda altro articolo di BeBeez).

Non è la prima volta che Motia ristruttura il debito. La società armatoriale ci era già passata nel 2014. Allora si prevedeva una rimodulazione del debito di 220 milioni di dollari (circa 160 milioni di euro al cambio di allora), il riscadenziamento dei termini dei finanziamenti esistenti e il mantenimento dell’adeguata flessibilità operativa. A essere coinvolte nell’operazione erano state numerose banche italiane (tra cui Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps e Gruppo Banco Popolare) ed estere (Royal Bank of Scotland, Credit Agricole, BnpParibas e Import Export Bank of Korea) (si veda altro articolo di BeBeez). Quell’accordo era stato omologato dal Tribunale di Venezia nel giugno 2014.


Il servicer romano Officine CST quota un minibond da 4 mln euro su ExtraMot Pro3

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Officine CST

Schermata 2019-12-10 alle 06.15.04Officine CST, servicer romano specializzato nella gestione dei crediti verso la pubblica amministrazione controllato da Cerberus Capital Management, ha quotato ieri su ExtraMot Pro3 un minibond da 4 milioni di euro  a scadenza 31 dicembre 2021 con cedola 2,35%.

Il Documento di ammissione spiega che i proventi dell’emissione serviranno a sostenere un incremento di investimenti in acquisto di crediti deteriorati per 4 milioni di euro.

azionisti Officine CST

Fondata nel 2004 e con sede a Roma, Officine CST fornisce servizi integrati di gestione del credito sia a grandi clienti come banche, investitori istituzionali, utilities e multinazionali, sia alle piccole e medie imprese. La società gestisce crediti per oltre 16 miliardi di euro e impiega 150 risorse in Italia. Officine CST ha chiuso il 2018 con ricavi per 17,7 milioni di euro, un ebitda di 5 milioni e un debito finanziario netto di 2,3 milioni.

Nel luglio 2018 Cerberus ha rilevato il 57,11% di Officine CST, tramite la holding Promontoria Holding 257 BV. L’amministratore delegato Gianpiero Oddone è rimasto nel capitale con il 28%, mentre Roberto Nicastro, senior advisor di Cerberus  è presidente non esecutivo (si veda altro articolo di BeBeez). Un 11,37% fa capo a P Partners Investments, società londinese controllata da Riccardo Banchetti (ex banker Lehman Brothers, oggi a capo della sua Eidos Parnters).

Dal 2009, dopo aver concentrato nei primi anni il focus operativo sui crediti verso il Sistema Sanitario Nazionale, Officine CSTa ulteriormente allargato i servizi di gestione del credito, operando verso tutta la Pubblica Amministrazione. Nel 2012 Officine è entrata nel settore degli Npl unsecured vantati da utility nei confronti di privati e in quello degli Npl secured vantati da istituti bancari nei confronti della propria clientela. Oggi Officine CST controlla al 100%: Officine MC srl (network di agenti intermediari che opera come mercato per il passaggio di crediti certificati a investitori specializzati); Officine IT srl (che possiede e gestisce le piattaforme IT); Officine gestione servizi legali srl (che si occupa del recupero giudiziale), Officine NPL spa (che riscuote i crediti deteriorati in veste di agenzia recupero crediti).

Dal 2017 Officine gestisce Creho.it (ex crediticertificati.it), un marketplace digitale per lo smobilizzo e la monetizzazione dei crediti verso la PA anche in partnership con varie associazioni di categoria. Tra gennaio e giugno 2019 la piattaforma aveva intermediato 15,2 milioni di euro di credito per un totale di 1664 fatture processate. Il dato era riportato nell’ultimo Report BeBeez agosto 2019 su Private Debt e Direct Lending, disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium (scopri qui come abbonarti a soli 20 euro al mese), che dedicava un focus all’attività di direct lending condotta tramite le piattaforme fintech. In tutto il 2018 Creho aveva invece intermediato 32,8 milioni di euro di crediti verso la PA (si veda qui il Report BeBeez 2018 su Private Debt e Direct Lending).

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First Eagle im compra THL Credit Advisors. Apis Partners incassa 563 mln $ per Apis Growth II. Peregrine Ventures raccoglie 115 mln $ per il suo quarto fondo

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First Eagle Investment Management

First Eagle Investment ManagementFirst Eagle Investment Management acquisirà THL Credit Advisors, un gestore del credito alternativo con circa 17 miliardi di dollari di attività in gestione al 30 settembre 2019. L’acquisizione integra la consolidata piattaforma di credito alternativa di First Eagle, consolidando il proprio posto tra i leader sia nel credito negoziabile che nel credito diretto nel mercato delle medie imprese (si veda qui il comunicato stampa) First Eagle è una società di investimento indipendente, con circa 99 miliardi di dollari di attività gestite al 30 settembre 2019. L’acquisizione di THL Credit amplierà la gamma di soluzioni di investimento differenziate che First Eagle offre agli investitori istituzionali e al dettaglio di tutto il mondo, rafforzando al contempo la sua partnership con professionisti finanziari, nonché con mutuatari, sponsor di private equity e banche di investimento. Al completamento dell’acquisizione, la piattaforma di credito alternativa di First Eagle rappresenterà circa 23 miliardi di dollari di asset in gestione e consulenza. Fondata nel 2007 come braccio per il credito di Thomas H Lee Partners, una delle più antiche società di private equity del mondo, THL Credit ha sede a Boston e ha il suo principale ufficio di sottoscrizione del credito a Chicago.  THL credit è specializzato nella gestione di crediti negoziabili e prestiti diretti a società medie, resi disponibili a investitori sofisticati attraverso veicoli pubblici e privati, conti gestiti separatamente e fondi combinati.

Apis PartnersApis Partners ha annunciato il closing finale di Apis Growth Fund II. Il fondo ha chiuso con una raccolta oltre il tetto massimo di 550 milioni di dollari, con impegni complessivi per  563 milioni, superando la dimensione iniziale del fondo fissata a 400 milioni (si veda qui il comunicato stampa). Gli investitori impegnati in Apis Growth Fund II includono banche globali, compagnie assicurative, istituti finanziari di sviluppo, fondi di fondi, fondi pensione, fondi sovrani e family office, nei principali mercati di investitori globali negli Stati Uniti, Europa, Africa, Medio Oriente e Asia. Apis Growth Fund II prevede di effettuare investimenti tra i 30 e i 50 milioni di dollari in servizi finanziari, con particolare attenzione ai servizi finanziari a capitale leggero e alle società di tecnologia finanziaria nei mercati in crescita di Africa, Asia meridionale e Asia sud-orientale. Apis Growth Fund II si baserà sulla strategia di successo dei servizi finanziari e sul track record del fondo predecessore di Apis Partners, Apis Growth Fund I che si è chiuso nel 2016 con  287 milioni di dollari di impegni totali. Apis Growth Fund II investirà in servizi finanziari selezionati e relativi servizi alle imprese, in particolare nei sotto-verticali di pagamenti, credito e risparmi, assicurazioni, attivatori tecnologici e fornitori di servizi e mercati dei capitali. Il fondo supporterà le società con modelli di business innovativi adattati alle condizioni locali e rivolti a gran parte delle popolazioni non “bancate”. Apis Growth Fund II ha già investito in due società: Tutuka, uno dei principali processori di emittenti indipendenti dei mercati emergenti globali; e Coda Payments, il principale gateway di pagamento multicanale nell’Asia sudorientale. Inoltre, il Fondo ha sottoscritto un impegno a investire in L&T IDF, una delle principali società finanziarie non bancarie (NBFC) focalizzata sul rifinanziamento delle infrastrutture in India.

Peregrine VenturesPeregrine Ventures, uno dei principali fondi israeliani di venture capital dedicato al tech, ha raccolto 115 milioni di dollari per il suo quarto fondo  (si veda qui timesofisrael). Eyal Lifschitz, managing partner di Peregrine, ha commentato: “Le maggiori opportunità di investimento oggi sono nei settori della tecnologia medica e delle scienze della vita in Israele, dove investiamo con successo dal 2001”. Il fondo continuerà a investire nelle fasi iniziali e finali delle startup di tecnologia medica. Peregrine ha ora in gestione oltre 200 milioni di dollari e accordi di coinvestimento per altri 200 milioni . Dal 2001 Peregrine Ventures è in prima linea negli investimenti in medicina, biotecnologie e scienze della vita in Israele. La società di VC ha completato 10 uscite per un totale di oltre 2 miliardi di dollari. I disinvestimenti di spicco includono Valtech, Neovasc, B-Balloon, Eximo e Rocketick. Il team, che comprende Eyal Lifschitz, Boaz Lifschitz (soci fondatori), Lior Shahory, Tamir Tal, David Eldar e Tal Carasso, si concentra su tutti i palcoscenici e settori dell’industria della tecnologia medica, con un focus speciale e una competenza unica nel campo degli investimenti nelle prime fasi aziendali. Peregrine Ventures possiede e gestisce anche uno degli incubatori con più lung storia in Israele, in partnership con l’autorità israeliana per l’innovazione.



Centurion Corporation vuole comprare Archer House. Barings vende Nexus Place a Brookfield. Patrizia compra ad Amburgo

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Centurion Corporation Limited

Centurion Corporation LimitedCenturion Corporation, quotata a Singapore, che possiede, sviluppa e gestisce asset nel settore dell’hospitality, ha annunciato la proposta acquisizione di Archer House, una struttura dedicata agli alloggi per studenti che conta 177 letti nel Regno Unito, per  15,1 milioni di sterline (si veda qui dealstreetasia). Con sede a 14-22 Castle Gate, Nottingham, si prevede che l’attività di alloggio per studenti aumenterà il portafoglio di Centurion a 33 a livello globale, portando il numero di posti letto gestiti a circa 65.133. Porterà inoltre il portafoglio del Centurion nel Regno Unito a 2.852 posti letto in 11 asset distribuiti in cinque città. Archer House comprende 93 monolocali e 84 camere con bagno interno e offre un servizio lavanderia e aree studio. “Rimaniamo selettivi nel perseguire acquisizioni strategiche come Archer House per migliorare il nostro portafoglio globale di attività di alloggio di qualità e entrate ricorrenti per il Gruppo”, ha affermato Kong Chee Min, ceo di Centurion Corporation. Centurion Corporation con le sue filiali possiede, sviluppa e gestisce beni di alloggio per lavoratori a Singapore e in Malesia e beni di alloggio per studenti a Singapore, Australia, Corea del Sud, Regno Unito e Stati Uniti. Il gruppo possiede e gestisce un portafoglio di 32 attività di alloggi operativi per un totale di 64.956 posti letto al 30 settembre 2019. All’inizio di quest’anno, Centurion Corporation ha mirato a raccogliere almeno S $ 30 milioni ($ 22,2 milioni) per il suo Centurion Student Accommodation Fund. Il Centurion Student Accommodation Fund è il secondo veicolo di questo tipo della società, che si rivolge a investimenti mirati per l’alloggio degli studenti in tutto il mondo, esclusi gli Stati Uniti.

Barings Real Estate AdvisersBarings ha venduto Nexus Place a Brookfield per 201,5 milioni di euro (si veda qui Europe-re). L’immobile si trova in 25 Farringdon Street, Londra, una posizione privilegiata sul lato est di Farringdon Street, di fronte ai nuovi uffici di Goldman Sachs. Barings ha acquisito l’edificio nel 2013 e da allora ha intrapreso diverse iniziative di gestione patrimoniale a valore aggiunto. Gli spazi pubblici e i piani degli uffici sono stati sottoposti a lavori di ristrutturazione e sono state completate alcune ristrutturazioni del contratto di locazione. Inoltre, lo spazio è stato speculativamente recuperato per riposizionare e riposizionare. Il Nexus Place è ora completamente concesso  in affitto a otto inquilini e offre 159.840 piedi² di spazio per uffici di grado A con spazio commerciale secondario.

Patrizia ImmobilienPatrizia,  per conto di Patrizia Pflege Invest Deutschland I, ha acquisito una proprietà a uso misto con particolare attenzione agli usi sociali e sanitari, ad Amburgo, in Germania, dallo sviluppatore AVW Immobilien AG (si veda qui il comunicato stampa). La proprietà di 16.000 m² comprende una casa di cura con 78 posti letto, 42 unità abitative assistite, oltre a 51 unità abitative, diverse pratiche mediche, un asilo nido, una struttura ambulatoriale, spazi commerciali e piccoli uffici. L’affittuario principale dell’edificio è Doreafamilie, uno dei principali fornitori di servizi sanitari in Germania, che gestisce la casa di cura con un nuovo contratto di locazione di 20 anni, che è stato firmato durante il processo di acquisizione. La struttura si trova a Rothenburgsort, nel centro di Amburgo, adiacente alla grande rigenerazione del vecchio porto franco della città di Hafencity. Nell’ultimo decennio, l’area è stata trasformata con nuovi hotel, negozi, edifici per uffici e aree residenziali, in quello che è considerato il più grande progetto di riqualificazione urbana in Europa.

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Banca Sella cede 33,8 mln euro di Npl a Credito Fondiario

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sellacreditofondiarioBanca Sella ha ceduto un portafoglio di 33,8 milioni di euro di Npl secured a Credito Fondiario (si veda qui il comunicato stampa). Il portafoglio è costituito da crediti garantiti verso 105 debitori.

Credito Fondiario conta  oggi oltre un miliardo di euro investiti in portafogli di crediti e oltre 50 miliardi in gestione, di cui più di 17 miliardi in special servicing.

Per  la società l’operazione  è quindi funzionale all’ulteriore sviluppo della propria strategia di acquisizione e valorizzazione di portafogli di crediti deteriorati, sia Npl sia Utp, sia banking sia leasing.

Credito Fondiario è controllato dal fondo Elliott, che lo scorso agosto ha investito ulteriori 120 milioni di euro in aumento di capitale per finanziare l’operazione annunciata nel dicembre scorso (si veda altro articolo di BeBeez), con la quale il gruppo Banco Bpm ha ceduto a Credito Fondiario ed Elliott un portafoglio di non performing loan da 7,4 miliardi di euro e il 70% della piattaforma di gestione dei crediti deteriorati (si veda altro articolo di BeBeez).

Credito Fondiario quest’anno ha trattato per  mesi con Banca Ifis la creazione di una piattaforma comune di gestione di crediti deteriorati (si veda altro articolo di BeBeez), fino ad abbandonare le trattative nell’ottobre scorso (si veda altro articolo di BeBeez). “Credevamo nell’operazione con Banca Ifis, tant’è che ci abbiamo investito molto tempo”, ha detto Mirko  Briozzo, chief business officer e vice direttore generale di Credito Fondiario intervenendo al Caffé di BeBeez lo scorso 3 dicembre (si veda qui altro articolo di BeBeez e qui il video del Caffé). Brizzo  lascia aperta la porta a nuove partnership con altri operatori, in quanto è convinto che “le banche nel medio-lungo termine si dovranno specializzare nel loro lavoro di banche e lasciare la gestione dei crediti a chi è specializzato in questo mestiere. Non solo. L’aggregazione di portafogli porta evidentemente a un aumento delle masse gestite con conseguenti economie di scala”. Prova ne è che Credito Fondiario è in corsa per aggiudicarsi la divisione di credit management di Cerved e sembra che si stia giocando la partita contro Intrum, mentre Bain Capital e doValue avrebbero perso terreno (si veda altro articolo di BeBeez). Quando ancora si immaginava possibile l’operazione con Banca Ifis, BeBeez aveva riferito che Cerved Credit Management potesse essere un terzo tassello del quadro che si andava componendo (si veda altro articolo di BeBeez).

Quanto a Banca Sella,  lo scorso luglio ha annunciato la sigla di un accordo per la cessione di un portafoglio di Npl secured e per un progetto di cessione forward flow della durata di 24 mesi con B2 Kapital, la filiale italiana parte del gruppo norvegese quotato B2Holding (si veda altro articolo di BeBeez).  B2 Kapital aveva già comprato a maggio 2017 da Banca Sella un portafoglio di Npl misto da 125,5 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Anche in seguito dell’operazione  annunciata a luglio, ma contabilizzata nel semestre, Banca Sella nel primo semestre del 2019 ha superato i 50 milioni lordi di Npl ceduti, in linea con il piano di gestione dinamica degli Npl, e ha raggiunto un Npl ratio lordo proforma al 30 giugno 2019 pari circa all’8%.


Il costruttore romano Ricci quota il nuovo minibond per 350 mila euro su ExtraMot Pro3

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ricci spaIl costruttore romano Ricci spa il 5 dicembre scorso ha quotato su ExtraMot Pro3 i primi 350 mila euro del minibond emesso per un massimo di 3 milioni di euro nel novembre scorso e in collocamento diretto su ExtraMot Pro sino allo scorso 2 dicembre (si veda altro articolo di BeBeez).Il titolo  paga una cedola del 5% e ha scadenza dicembre 2022.

Si tratta della seconda emissione di minibond per Ricci spa, dopo quella dell’agosto 2018 per un massimo da 4 milioni di euro, poi collocato per 1,181 milioni e quotato sempre su ExtraMot Pro3,  con scadenza settembre 2022 e cedola 5% (si veda altro articolo di BeBeez)

Cerved ha assegnato un rating pubblico a Ricci spa di B.2.1. Il Documento di ammissione spiega che i proventi derivanti dall’emissione dei titoli verranno utilizzati  per la realizzazione di un piano di crescita interna e in particolare al potenziamento dell’ufficio commerciale e marketing e degli uffici gare e tecnico. Il prestito obbligazionario consentirà inoltre anche il potenziamento della MT Ricci srl, una start-up innovativa nata per lo sviluppo di metodi semplificati e software applicativi per la valutazione del rischio sismico degli edifici esistenti.

Fondata nel 1986 a Roma, dove ha sede tuttora, la società è controllata pariteticamente dai fondatori Mario e Tullio Ricci. L’azienda annovera consolidate esperienze nell’ambito dell’acquisizione di commesse in forma di general contractor per la ristrutturazione e costruzione di complessi immobiliari nel settore hotellerie, degli uffici direzionali e residenziali di pregio; inoltre annovera nel proprio organico professionalità e qualificate maestranze specializzate negli interventi di consolidamento strutturale con particolari capacità in ambito antisismico. Ricci spa ha chiuso il 2018 con 33,8 milioni di ricavi, 1,6 milioni di ebitda e un debito finanziario netto di 10,8 milioni.


Portale Sardegna quota la prima tranche da un mln euro del suo minibond da 4 mln

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portale sardegnaIl 6 dicembre scorso l’agenzia di viaggio online quotata sull’Aim Italia Portale Sardegna ha emesso la prima tranche da un milione euro dell’annunciato minibond da massimi 4 milioni di euro (si vedano qui il comunicato stampa e qui il documento di ammissione). La società si è riservata di aprire ulteriori periodi di sottoscrizione successivi alla data di emissione.

Il prestito obbligazionario ha scadenza 5 anni ed è stato quotato sul segmento ExtraMot Pro3 di Borsa Italiana, con una cedola annua del 5%. L’imminente quotazione era stata annunciata il 14 novembre scorso, ma è poi avvenuta in ritardo rispetto al 20 novembre, data riferita inizialmente per l’operazione dalla società (si veda altro articolo di BeBeez).

L’obiettivo dell’operazione è raccogliere liquidità per acquisire partecipazioni in imprese partner e concorrenti e incrementare la massa critica di transatto (GTV), ottimizzare la scalabilità del modello di business e ottimizzare la struttura e la scadenza del debito, sostituendo l’attuale indebitamento bancario con quello obbligazionario.

Massimiliano Cossu, amministratore delegato di Portale Sardegna, aveva dichiarato nel novembre scorso: “L’operazione approvata oggi dal consiglio di amministrazione ci consentirà di creare ulteriore valore per i nostri azionisti, garantendo il mantenimento di una solida ed equilibrata struttura finanziaria e, al contempo, creando le condizioni di liquidità ottimali per cogliere interessanti opportunità di m&a già individuate. La nostra principale strategia di crescita consiste nel proseguire un percorso virtuoso di aggregazione di importanti realtà al fine di accrescere rapidamente la dimensione del nostro Gruppo sfruttando la scalabilità del modello di business” (si veda altro articolo di BeBeez).

Portale Sardegna, con sede a Nuoro, è stata fondata nel 2001 da un gruppo di giovani imprenditori con l’obiettivo di promuovere le potenzialità turistiche della Sardegna ed è diventata in pochi anni una realtà consolidata del mercato turistico online. Specializzata sul segmento incoming, consente l’acquisto sia di prodotti turistici aggregati in pacchetti che di singoli servizi (prenotazione alloggi, trasporti, guide). Il business model di Portale Sardegna si basa su 4 pilastri che la caratterizzano, diversificandola dai big player del settore e rendendola protagonista nel proprio mercato di riferimento: presidio web, forte specializzazione sul territorio, travel advisory e pricing competitivo.


L’e-commerce delle profumerie del gruppo Mazzolari lancia un equity crowdfunding da 300 mila euro su Mamacrowd

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mazzolariPuma srl, startup innovativa del gruppo Mazzolari che punta a diventare l’e-commerce europeo della profumeria di nicchia, ha lanciato una campagna di equity crowdfunding su Mamacrowd  con target minimo di raccolta di 300 mila euro, pari al 3,7% del capitale,  e con un massimo di 800 mila euro (9,3% del capitale) sulla base di una valutazione pre-money di 7,8 milioni.

Mazzolari è un marchio storico della profumeria italiana. Fondata oltre 70 anni fa, offre oltre 120 mila referenze e più di 1.200 marchi. Conta 70 dipendenti.

Fondata nel settembre 2017, Puma srl, guidata dal founder e ceo Alessandro Mazzolari, prevede il raggiungimento, sul solo mercato Italiano,  di 15 milioni di ricavi entro il quinto anno di vita, con un ebitda del 18%. La società ha già lanciato una piattaforma di e-commerce dedicata ai prodotti di bellezza di lusso, ideata per lo sviluppo internazionale  e ora punta a sviluppare un concept store tutto digitale che guidi lo sviluppo internazionale del progetto, e in particolare quello europeo, facendo leva sulla profondità di offerta, sui numerosi accordi di distribuzione selettiva, oltre 100, in essere e sulla gestione di magazzino centralizzata, in grado oggi di spedire, in tutto il mondo, l’intera gamma di prodotti offerti (anche i profumi, in paesi come Arabia e Russia).

L’e-commerce sarà destinato a un segmento di clientela crescente, attenta all’innovazione, sempre più propensa ad acquistare anche online, ma soprattutto alla continua ricerca di esperienze di acquisto nuove, personali e personalizzate. Il progetto sarà finanziato con la campagna di equity crowdfunding. L’operazione è anche un reward crowdfunding, che prevede per i nuovi soci sconti sugli acquisiti in negozio, in funzione del livello di investimento.

 


Refresco compra Beltè dal Gruppo San Pellegrino. Terza acquisizione italiana del gruppo olandese, dopo Spumador e Recoaro

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beltèDallo scorso 1° dicembre il marchio Beltè è ufficialmente controllato da Spumador spa (Refresco Italy) che lo ha acquisito dal Gruppo San Pellegrino, che sua volta fa capo alla multinazionale Nestlè. L’annuncio dell’accordo per l’acquisizione è dello scorso novembre.

Beltè è il marchio di the freddo, che offre una gamma di the tradizionali, con limone e pesca infusi, the verde, the nero con frutti rossi e the bio. Il marchio genera circa 10 milioni di fatturato.

Sanpellegrino è stata assistita sul piano legale da Simmons & Simmons e sul piano finanziario da Vitale & Co. Spumador è stata -invece assistita dal team legale in-house del Gruppo Refresco.

Refresco Italy (gruppo Refresco), vanta un portafoglio prodotti che include acque minerali, bevande gassate, tè, bevande sportive e isotoniche e succhi di frutta. Il suo portafoglio clienti include i maggiori rivenditori nazionali e internazionali e grandi aziende di marca. La società ha sedi a Caslino al Piano (Como), Quarona Sesia (Vercelli), San Carlo Spinone (Bergamo), Sulmona (l’Aquila) e Recoaro Terme (Vicenza).

Il gruppo olandese Refresco, in quel momento controllato dal private equity britannico 3i, aveva comprato Spumador, azienda leader nella produzione di bevande gassate a marchio commerciale e acqua minerale, nel 2011 da Trilantic Capital Partners  (si veda qui il comunicato stampa di allora), mentre ha poi comprato le acque minerali Recoaro nel marzo 2017 per 6,3 milioni di euro (si veda qui l’Annual report 2017 di Refresco). Roberto Rossi, managing director di Refresco Italy, ha commentato così l’acquisizione di Belté: “Dopo Spumador nelle bevande gassate e Recoaro nell’acqua minerale, questa acquisizione sancisce la nostra vocazione a contribuire a conservare e sviluppare il patrimonio di conoscenza e tradizione tutta italiana nel mondo delle bevande”.

Refresco nell’aprile 2013 si era fusa con la britannica Gerber Emig (si veda altro articolo di BeBeez) ed era stata poi quotata da 3i su Euronext nel 2015 (si veda altro articolo di BeBeez). Il fondo Pai Europe VII di Pai Partners,  in consorzio con Cubalibre Holding, nel 2018 ha acquisito il 97,4% di Refresco e l’ha delistata si veda qui il comunicato stampa). La storia di Refresco con i private equity, però, è addirittura precedente e risale infatti al 2004, quando 3i aveva finanziato l’Mbo di Refresco, sulla base di una valutazione del gruppo di 240 milioni di euro. Il fondo era poi uscito dall’investimento nel 2006 vendendo Refresco a un consorzio composto da Kaupthing Bank, FL Group e Vifilfell Bottling Group  per 463 milioni (si veda qui il comunicato stampa). Sempre 3i vi aveva investito di nuovo nel  2010, comprando il 20% per 21 milioni di sterline in aumento di capitale e con un impegno a investire successivamente altri 26 milioni di sterline (si veda qui l’annual report 2010 di 3i).


Bouvard scommette sui biscotti Lago Group. Seconda aquisizione in pochi mesi in Italia

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Schermata 2019-12-10 alle 09.36.22Gruppo Bouvard, leader in Europa nella produzione di biscotti e prodotti da forno, ha sottoscritto un accoro per acquisire una partecipazione in Lago Group, azienda leader nel settore dolciario con 2 stabilimenti e un fatturato consolidato 2018 di oltre 52 milioni di euro.  Bouvard si affianca così nel capitale della società alla famiglia Lago, che proseguirà nella gestione dell’azienda coadiuvata dal nuovo amministratore delegato Pierre Josselin.

Bouvard è stato assistito dall’advisor finanziario Brera Financial Advisory, partner di Clearwater International, ha agito in qualità di advisor finanziario, da New Deal Advisors per la due diligence finance e dallo studio LCA per la parte legale e fiscale. Lago Group è stato assistito per gli aspetti legali e fiscali dallo studio Fieldfisher.

Gruppo Bouvard, con un fatturato consolidato 2018 superiore a 350 milioni e 14 stabilimenti tra Europa e Usa, ha già una consolidata presenza in Italia attraverso le controllate Bouvard Italia e Forneria Gusparo, con quest’ultima che è stata acquisita solo un paio di mesi fa (si veda altro articolo di BeBeez).

Grazie a questa partnership, Lago Group consoliderà la leadership a marchio proprio, ampliando il suo portafoglio prodotti grazie all’ampiezza della gamma del Gruppo Bouvard, il quale, grazie alla sua forza commerciale e al suo know-how nel private label e nel co-manufacturing, potrà offrire i prodotti realizzati negli stabilimenti di Lago Group.

Bouvard Italia è stata fondata nel 1962 come Fida sas. La società è poi cresciuta, ha cambiato nome in Euro Cakes ed è stata acquisita per il 70% dal gruppo Bouvard International nel luglio 2015. A vendere allora era stata Bi holding, controllata dai fratelli Roberto e Livio Battistin che avevano mantenuto la proprietà del 30% del capitale. L’offerta di Bouvard aveva battuto quelle dell’italiana Bauli e della spagnola Palacio (si veda altro articolo di BeBeez). Euro Cakes dopo l’acquisizione ha cambiato ancora denominazione appunto in Bouvard Italia.



Ulixes Capital Partners compra la minoranza di Entire Digital Publishing. Che pensa già al prossimo round da 6 mln euro

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Redazione Entire Digital Publishing

Redazione Entire Digital PublishingLa holding romana Ulixes Capital Partners ha sottoscritto per 30 mila euro l’1% di Entire Digital Publishing, startup italiana che applica l’intelligenza artificale all’editoria (si veda qui il comunicato stampa). L’investimento rientra nel round da 3,5 milioni di euro annunciato dalla società nell’ottobre scorso (si veda altro articolo di BeBeez),  Entire Digital Publishing finora ha già raccolto 1,2 milioni di euro quest’anno. In particolare, Notizie.itha raccolto 450 mila euro sulla piattaforma di equity crowdfunding Mamacrowd nell’estate scorsa.

I 3,5 milioni di euro raccolti finanzieranno il piano di internazionalizzazione in Francia, Spagna e Gran Bretagna e la tecnologia proprietaria che Entire Digital Publishing sta sviluppando. La tecnologia permetterà agli utenti di ricevere solo le notizie in linea con i loro reali interessi, su modello recommendation AI di Spotify o Netflix. Per questo progetto, Entire Digital ha vinto anche il bando Smart&Start. La tecnologia successivamente sarà venduta in Saas, nel 2021. L’azienda attualmente sta sviluppando la piattaforma per i redattori, che sarà rilasciata nel 2020.

Entire Digital Publishing è stata fondata a Milano nel 2017 da  Massimiliano Squillace, imprenditore seriale di aziende in ambito comunicazione e digital, che controlla Entire Digital Publishing tramite Digital Capital Factory srl. Squillace ha già quattro exit alle spalle tra cui una nel mondo dell’editoria online (Nanopublishing venduta ad Excite Populis). Entire Digital rientra tra i primi 30 siti d’informazione più letti in Italia, ha più di 10 milioni di follower e picchi di 1 milione di lettori giornalieri. Ha chiuso il 2018 con ricavi per 631 mila euro e un ebitda di 171 mila euro (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente). Quest’anno ha superato il milione di euro di ricavi ed è cresciuta del 200% rispetto al 2018. Il team di Entire Digital nel gennaio 2020 parteciperà al CES 2020 all’Eureka Park di Las Vegas, uno degli eventi più importanti a livello mondiale per quanto riguarda l’innovazione tecnologica, in cui è stata selezionata tra le migliori startup al mondo chiamate a raccontare la loro la tecnologia. Al ritorno da Las Vegas, intende lanciare un nuovo aumento di capitale da 6 milioni di euro, da investire sia sul piano di internazionalizzazione che sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale proprietaria che verrà poi venduta in SaaS.

Ulixes Capital Partners, con sede a Roma, è guidata da Andrea Bonabello. Si tratta di una holding fondata da specialisti dei settori banking & finance, legale, venture capital e management, che opera investimenti mirati in startup e pmi innovative italiane tramite spv. Il veicolo effettua operazioni di co-investimento a cavallo tra il seed e l’early stage, con un ticket variabile di 30-50 mila euro a favore di startup dei settori AI, Biotech, Cleantech, Edutech, IoT. La società ideologicamente si pone a metà strada tra un business angel e un fondo di venture capital. Ulixes pochi giorni fa ha rilevato per 30 mila euro una quota di minoranza di Execus Italia srl, startup innovativa partner di Linkedin per la formazione su social selling, sales navigator e soluzioni per potenziare le vendite (si veda altro articolo di BeBeez).


Premuda chiuderà il 2019 con una flotta di 25 navi, anche grazie ai ripossessamenti da parte di FI.NAV (Pillarstone), che ha siglato il secondo closing a 500 mln euro

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Schermata 2019-12-11 alle 06.22.29Pillarstone Italy procede spedito nel suo progetto di piattaforma armatoriale di gestione tecnica e commerciale che sta costruendo attorno alla controllta Premuda, uno dei principali operatori nei servizi di trasporto marittimo e nel noleggio di navi per il trasporto di rinfuse liquide e secche e  proprietario di FPSO (ovvero sistemi di estrazione, stoccaggio e ridistribuzione di prodotti petroliferi mediante strutture galleggianti). Ora che Premuda è tornata in salute, infatti, il progetto di Pillarstone è quello di farne una piattaforma aggregatrice con l’obiettivo di riportarla poi in Borsa.

Premuda è controllata da Pillarstone dal marzo 2017 (si veda altro articolo di BeBeez). Dopo aver raggiunto un accordo con le tre principali banche creditrici (Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banca Carige), la società era stata infatti ricapitalizzata e delistata da Piazza Affari dal fondo (si veda altro articolo di BeBeez). E ora è tornata pienamente in attività ed è pronta allo sviluppo.

Premuda nel 2018 ha infatti registrato un giro d’affari di 36,2 milioni di euro, con un ebitda che è salito a 10,9 milioni di euro, battendo sia le attese sia i risultati del 2017, e con un ebitda margin che è  raddoppiato dal 2017, toccando il 30%. E a valle dei buoni risultati del bilancio 2018, quest’anno Premuda è tornata ad acquistare navi (si veda altro articolo di BeBeez). Lo scorso giugno, in occasione della pubblicazione dei risultati 2018, la società ha infatti confermato le voci di stampa sull’acquisto da DM Shipping  (joint venture fra d’Amico International Shipping e Mitsubishi) della nuova nave cisterna High Efficiency, per un prezzo superiore ai 16 milioni di dollari e sempre in quell’occasione ha sottolineato che “dopo aver concluso la fase di consolidamento, Premuda prosegue quindi in una fase di vero e proprio sviluppo e posizionamento strategico supportato dall’azionista”.

Premuda è presieduta da Alcide Ezio Rosina (che in passato è stato amministratore delegato della società) e guidata dall’ad Marco Fiori. In consiglio di amministrazione siedono anche Gaudenzio Bonaldo Gregori (vicepresidente),  Jens Martin Arveschoug JensenRoberto Rondelli ed Enrico Barbieri.

Secondo quanto risulta a BeBeez, a fine 2019 saranno almeno 25 le navi che faranno capo a Premuda, tra unità in proprietà e unità in gestione. Tra le navi in gestione, 5 arriveranno da operazioni di ripossessamento condotte dal comparto shipping di Pillarstone. A fine 2018 le navi in questione erano solo 13, quindi nel corso dell’anno la flotta è più che raddoppiata. E anche per il 2020 l’obiettivo è molto ambizioso.

Come noto, infatti,  a inizio anno Pillarstone Italy  aveva rilevato 300 milioni di euro di crediti deteriorati shipping da Intesa Sanpaolo e Unicredit, verso i gruppi armatoriali MotiaPerseveranza di Navigazione, Elbana di Navigazione, Morfini e Finaval (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione era stata condotta tramite il fondo FI.NAV gestito dall’irlandese Davy Investment Fund Services Limited.

Secondo quanto risulta a BeBeez, nei mesi scorsi FI.NAV ha poi condotto un secondo closing, sempre con crediti apportati dalle medesime banche, che ha portato gli asset shipping in gestione al comparto a 500 milioni di euro e nei mesi prossimi sono previsti ulteriori apporti da parte anche di altre banche verso altri gruppi armatoriali. Di questi 500 milioni, già una buona parte è stata trasformata in navi a seguito di operazioni di ripossessmento, come quella appena conclusa con la compagnia armatoriale Motia.

Quest’ultima nei giorni scorsi ha infatti siglato un accordo di ristrutturazione del debito ex art. 182-bis della Legge Fallimentare su un totale di 130 milioni di euro di debito, quasi tutto nei confronti dei fondi shipping di Dea Capital Alternative Funds sgr e Pillarstone Italy (si veda altro articolo di BeBeez).

Ma mentre Dea Capital Alternative Funds sgr ha chiuso l’operazione facendosi rimborsare la sua quota di credito, Pillarstone ha convertito in navi i suoi circa 80 milioni di euro di crediti tramite ripossessamento. Tre delle navi in questione sono già passate di mano, mentre a brevissimo verrà chiuso anche il passaggio a FI.NAV di una quarta nave. Sempre FI.NAV quest’anno è già venuta in possesso anche di un’altra nave, a seguito della conversione di un credito nei confronti della società armatoriale Finaval, controllata al 75% dalla Fh di Giovanni Fagioli e partecipata al 25% dal trader petrolifero Vitol, nell’ambito di un accordo sottoscritto ai sensi dell’articolo 67 della Legge Fallimentare nel 2018.

Tra le operazioni in attesa di conclusione c’è anche quella su RBDArmatori. Come noto, all’indomani dell’acquisizione di 560 milioni di euro di crediti in portafoglio alle banche (Banco di Napoli e Mps) verso la società armatoriale napoletana nel luglio 2017 (si veda altro articolo di BeBeez), Pillarstone Italy ha avanzato istanza di fallimento su RBD Armatori presso il tribunale di Torre Annunziata (si veda altro articolo di BeBeez). Il Tribunale nel dicembre 2018 aveva  fissato la data del 15 febbraio 2019 come termine ultimo per presentare le offerte per l’acquisto del ramo shipping di RDB Armatori (13 navi portarinfuse secche e liquide della flotta, più personale e contratti di noleggio) a un prezzo base di 190 milioni di dollari e del 100% del capitale di HLP Hotel La Palma spa, proprietaria dell’Hotel La Palma di Capri a un prezzo base di 35 milioni di euro. L’asta però era stata sospesa a sorpresa il giorno prima dallo stesso Tribunale, il che ha fatto immaginare che il Tribunale abbia intenzione di accettare la proposta di acquisto dell’intero gruppo per 270 milioni di euro depositata pochi giorni prima dal fondo Reuben Brothers (si veda altro articolo di BeBeez).

Da allora però non si sono avute altre notizie ufficiali e tutto è sospeso in attesa di una decisione del Tribunale, in particolare circa il futuro della flotta. Oltre ai 560 milioni di euro di debiti verso Pillarstone, RBD Armatori ha debiti per altri 260  milioni verso Goldman Sachs e Deutsche Bank, che a loro volta avevano rilevato crediti, rispettivamente, per 208 milioni da Unicredit e Ge Capital e 51 milioni da Banco Bom (in oriìgine da Banco Popolare).


L’incubatore del Politecnico di Torino I3P ha incubato 255 imprese in 20 anni, di cui 22 nel 2019

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IMG_1749_I3P_internoI3P, incubatore delle imprese innovative del Politecnico di Torino, ha incubato 255 imprese negli ultimi 20 anni, di cui 22 solo nell’ultimo anno. Lo ha annunciato ieri I3P (si veda qui il comunicato stampa). Delle 255 imprese totali entrate nel percorso di incubazione la maggior parte lavora nell’ambito IT/Digital (41%), mentre il 35% appartiene al settore Industrial; seguono e startup Cleantech (13%) e Medtech (11%). Le 255 startup hanno generato 2 mila posti di lavoro e un fatturato aggregato di 161 milioni di euro nel 2018 e un turnover aggregato del 25% negli ultimi 5 anni.

Nel corso del 2019 le startup supportate hanno raccolto complessivamente investimenti seed ed early-stage per 14,3 milioni di euro, raggiungendo oltre 98 milioni di euro di valore post-money aggregato. Sempre nel 2019, I3P ha effettuato tre exit, di cui due grazie a Zucchetti, il principale gruppo italiano nell’offerta di software, hardware e servizi IT per imprese e professionisti. Zucchetti ha infatti acquisito nel luglio scorso il 100% di Intervieweb, nota sul mercato per il suo software di punta In-recruiting (si veda altro articolo di BeBeez) e nel settembre 2019 il 51% di Fluida, piattaforma cloud di Employee Relationship Management, con una exit realizzata in tempi record a soli 15 mesi dal lancio (si veda altro articolo di BeBeez). Invece Dead Pixels, lo studio specializzato in computer grafica, VR, AR e animazione, è stata acquisita nell’aprile 2019 da Tps Group, società quotata in Borsa che opera nel settore dei servizi tecnici, ingegneristici e multimediali (si veda altro articolo di BeBeez).

“In futuro I3P mira ad ampliare il proprio portafoglio di startup attraverso tre canali: il potenziamento delle startup derivanti dalla ricerca accademica del Politecnico di Torino, l’attrazione sul territorio di progetti imprenditoriali da altre aree italiane e dall’estero, il supporto allo sviluppo di spinoff industriali. Ciò sarà possibile attraverso il supporto finanziario da parte della Regione Piemonte e con sinergie con il piano di sviluppo del Politecnico di Torino su specifici domini tecnologici, quali l’aerospazio, la manifattura avanzata, l’energia ed il clean-tech”, ha spiegato il presidente di I3P, Giuseppe Scellato.

Ricordiamo che I3P è stato eletto migliore incubatore pubblico al mondo da UBI Global World Rankings of Business Incubators and Accelerators 2019 – 2020, la più importante graduatoria sui programmi di incubazione ed accelerazione stilata da UBI Global, che nel 2019 ha analizzato 364 programmi in 78 paesi del mondo. Il riconoscimento è stato assegnato nel corso del Summit mondiale sull’incubazione 2019, che si è svolto il 6 novembre scorso a Doha, presso la Qatar Development Bank (si veda altro articolo di BeBeez).

 


Safilo (HAL Holding) balza del 10,48%, dopo l’acquisizione degli occhiali per surfisti Blenders Eyewear e il business plan

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Il titolo Safilo a Piazza Affari
Il titolo Safilo a Piazza Affari

Il titolo Safilo a Piazza Affari

Il gruppo produttore di occhiali Safilo, controllato dal fondo Hal Holding, ha chiuso ieri con un balzo del 10,48% la sessione sa Piazza Afffari a 1,602 euro per azione, dopo la notizia diffusa lunedì dell’acquisizione per 90 milioni di dollari del 70% di Blenders Eyewear, marchio californiano di occhiali digitally native creato dal surfista Chase Fischer (si veda qui il comunicato stampa) e dopo la diffusione ieri del piano industriale 2020-2024, che prevede 700 esuberi nel 2020 (si veda qui il comunicato stampa). A questi prezzi Safilo capitalizza circa 406 milioni di euro.

Tornando a Blenders Eyewear, il restante 30% del capitale rimarrà di proprietà del fondatore, che potrà essere liquidato nel 2023, sulla base di accordi put&call. Fisher rimarrà ceo di Blenders Eyewear, che continuerà a gestire da San Diego. L’acquisizione sarà finanziata da Safilo tramite disponibilità di cassa e linee di credito, e tramite un finanziamento soci da 30 milioni di euro erogato da Multibrands Italy B.V, veicolo tramite il quale Hal Holding controlla Safilo.

Angelo Trocchia, amministratore delegato di Safilo, ha dichiarato: “Blenders Eyewear arricchirà il nostro portafoglio di marchi di proprietà apportando un business innovativo e in rapida crescita, incentrato su e-commerce, D2C e omni-channel, focalizzato sugli Stati Uniti, che restano per noi un mercato chiave. Con Blenders ci prefiggiamo di accelerare la nostra strategia di e-commerce e omni-channel, sfruttando il Dna digitale di quest’azienda, la notorietà del marchio tra le nuove generazioni e le comprovate competenze del suo team che, coniugate con le capacità di Safilo, ne consentiranno una rapida espansione a livello globale”.

Fondato a San Diego nel 2012 da Chase Fisher, Blenders Eyewear ha lanciato una piattaforma e-commerce, registrando una crescita rapida e profittevole. La società genera circa il 95% del suo business attraverso la piattaforma B2C, a cui si è di recente aggiunta l’apertura del primo flagship store a San Diego. Gli occhiali Blenders Eyewear, sia maschili che femminili, si ispirano allo stile di vita attivo della California e si rivolgono in particolare ai Millennial e alla Generazione Z. Il marchio è cresciuto rapidamente attraverso strategie di marketing altamente efficaci sulle piattaforme social e collaborazioni con influencer, atleti, appassionati di lifestyle. Nel 2019 la società prevede di realizzare vendite nette per circa 42 milioni di dollari, interamente generate negli Stati Uniti e in crescita del 40% circa rispetto all’anno precedente, con una CAGR a 3 anni del 175%.

Safilo è leader nel design, nella produzione e nella distribuzione di occhiali da sole, montature da vista, prodotti e occhiali sportivi. Hal Holding controlla Safilo da fine 2009, a seguito di un’operazione di acquisto dei bond Safilo allora in circolazione e di una ricapitalizzazione del gruppo. Attraverso la controllata Multibrands Italy bv, dopo l’aumento di capitale di fine 2018, HAL detiene il 50,479% del capitale. Gli altri soci principali di minoranza sono: il fondo francese Bdl capital Management con il 15%, Brandes Investment Partners con il 2,78% e Vittorio Tabacchi, il secondogenito del fondatore Guglielmo Tabacchi, con l’1,77%.

Safilo conta filiali dirette in 40 Paesi (in Nord America e America Latina, Europa, Medio Oriente e Africa, Asia-Pacifico e Cina) e un network globale di più di 50 partner. Safilo distribuisce in circa 100 mila punti vendita selezionati in tutto il mondo. Il suo portafoglio comprende i brand di proprietà (Carrera, Polaroid, Smith, Safilo) e i marchi in licenza (Dior, Dior Homme, Fendi, Banana Republic, BOSS, Elie Saab, Fossil, Givenchy, havaianas, HUGO, Jimmy Choo, Juicy Couture, kate spade new york, Liz Claiborne, Love Moschino, Marc Jacobs, Max Mara, Max&Co., Moschino, Pierre Cardin, rag&bone, Rebecca Minkoff, Saks Fifth Avenue, Swatch e Tommy Hilfiger).

La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 962,9 milioni di euro. Safilo prevede di chiudere l’esercizio 2019 con vendite nette delle attività in continuità in sostanziale stabilità rispetto al 2018, mentre l’andamento a cambi costanti del business wholesale è stimato in crescita intorno al 3%, con la prevista buona performance, nei loro mercati di riferimento, di Carrera, Polaroid e Smith, principali marchi di proprietà del Gruppo. Il margine ebitda adjusted 2019 delle attività in continuità è atteso intorno al 5,5% delle vendite, a conferma del significativo progresso compiuto, su base organica, nel corso di tutto l’esercizio grazie al miglioramento del risultato della gestione industriale e al forte recupero a livello di costi operativi. Per il 2020, il gruppo prevede ora ricavi netti tra 960 e un miliardo  di euro, rispetto all’obiettivo di 1.000-1.020 milioni di euro comunicato il 2 agosto 2018, e un margine ebitda adjusted (prima dell’applicazione dell’IFRS 16) a circa il 6% delle vendite rispetto al precedente obiettivo di un 8%-10%. In base al piano industriale 2020-2024, le vendite nette sono attese intorno a 1 miliardo di euro nel 2024, con un CAGR nei 5 anni tra l’1% e il 2%. La nota diffusa ieri precisa però che “l’uscita delle licenze del lusso LVMH rende ora necessario per Safilo l’avvio di un piano di riorganizzazione e ristrutturazione industriale, che risponda prontamente al nuovo scenario produttivo che l’azienda si troverà presto a dover gestire, con il conseguente riallineamento delle proprie strutture. Il Piano, tracciato per salvaguardare la competitività aziendale a favore dei lavoratori che rimangono in forza, ha identificato un totale di circa 700 esuberi nel 2020 in Italia”.


Deutsche Beteiligungs raggiunge un mld euro per il fondo VIII. Parthenon Capital sigla closing a 2mld $ per il fondo VI. May River raccoglie 300 mln $ in tre mesi. Paine Schwartz investe in Warburton Technology. EQT compra Recover Nordic. Suma Capital investe in Implika

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Deutsche Beteiligungs

Deutsche BeteiligungsDeutsche Beteiligungs ha raccolto finora oltre un miliardo di euro per il suo nuovo fondo di private equity, DBAG Fund VIII, superando così la raccolta del precedente fondo DBAG VII, chiusa nel 2016 a 1,01 miliardi , e avvicinandosi al target finale di 1,1 miliardi (si veda qui il comunicato stampa). DBAG coinvestirà per 255 milioni di euro, con un incremento di impegno di oltre il 25% rispetto al  DBAG Fund VII.  Nell’ultimo esercizio finanziario 2018/2019, i fondi DBAG hanno investito 380 milioni con DBAG che ha investito direttamente circa 78 milioni di euro. Gli investimenti nei nuovi settori di interesse di DBAG, ovvero Broadband Telecommunications, IT Services / Software and Healthcare hanno contribuito al buon risultato.

Parthenon CapitalParthenon Capital, con uffici a Boston, San Francisco e Austin, ha annunciato che il fondo  Parthenon Investors VI ha tenuto il suo primo e unico closing con oltre 2 miliardi di dollari in impegni, superando così l’obiettivo iniziale del fondo che era di 1,5 miliardi (si veda qui il comunicato stampa).  “Apprezziamo il supporto rapido e significativo che abbiamo ricevuto dai nostri precedenti investitori e dai nostri nuovi investitori”, ha affermato Brian Golson, socio amministratore e direttore generale. Ropes & Gray LLP è stata consulente del Parthenon Fund VI, mentre Kirkland & Ellis hanno rappresentato il Parthenon Capital per tutta la documentazione della società di gestione. Il Partenone non ha utilizzato un agente di collocamento nella raccolta fondi.

 

May River CapitalMay River Capital , con sede a Chicago, ha effettuato il primo e unico closing del suo secondo fondo, May River Capital Fund II, in  soli tre mesi a quota 300 milioni di dollari (s i veda qui il comunicato stampa). Il fondo continuerà a focalizzare l’attenzione di May River Capital sull’investimento in attività industriali di alta qualità e di media dimensione con eccellenti team di gestione e un potenziale per una crescita significativa e un aumento del valore. May River Capital ha ricevuto impegni da fondi universitari, compagnie assicurative, fondazioni di beneficenza, fondi di fondi, family office e High networth individuals. I soci fondatori di May River Capital, Chip Grace, Steve Griesemer e Dan Barlow, insieme al management team hanno assunto a loro volta importanti impegni nel nuovo fondo. Dalla sua fondazione nel febbraio 2012, May River Capital ha chiuso e gestito sette piattaforme di investimento e 10 acquisizioni di add on. Nel 2019, l’azienda ha completato con successo due exit.

Paine Schwartz PartnersPaine Schwartz Partners, leader globale negli investimenti nella catena alimentare sostenibile, ha annunciato la creazione di una piattaforma di investimento per la salute e la nutrizione degli animali (AH&N), partnedo da un investimento del suo fondo Paine Schwartz IV in Warburton Technology, un produttore di iniezioni di minerali in tracce per bovini e proprietario e sviluppatore di Multimin 90 (si veda qui feedstuff).  La piattaforma AH&N includerà anche MS Biotech Holdings, in cui Paine Schwartz ha inizialmente investito nell’ottobre 2018. I termini finanziari dell’investimento di Paine Schwartz in Warburton Technology non sono stati resi noti. Il veterano del settore della salute animale, William (Bill) Weldon, ricoprirà il ruolo di amministratore delegato di AH&N, ha affermato Paine Schwartz, osservando che Weldon vanta una vasta esperienza nel settore zootecnico, nonché nella valutazione e integrazione di aziende tecnologiche durante una carriera di oltre 20 anni presso Elanco Animal Health. Weldon ha guidato l’organizzazione globale di ricerca e sviluppo e regolamentazione di Elanco per otto anni e successivamente ha creato e gestito la Business Unit Elanco Nutritional Health. Inoltre, Weldon ha guidato le operazioni commerciali dell’Europa occidentale di Elanco dal 2013 al 2014. Eithna O’Leary continuerà a essere l’amministratore delegato di Warburton Technology; Lourens Havenga continuerà a guidare Multimin USA come CEO, e Leander van der Walt continuerà a guidare MS Biotec come CEO, ha affermato Paine Schwartz. Warburton Technology, con sede in Irlanda, è il primo e unico marketer al mondo di Multimin 90, una soluzione iniettabile brevettata su prescrizione che fornisce una fonte supplementare di zinco, rame, selenio e manganese per il bestiame. Multimin 90 è stato portato negli Stati Uniti da Multimin USA, una filiale della Warburton Technology con sede in Colorado. Multimin è stato recentemente lanciato anche nel Regno Unito, in Irlanda e in Francia e sta pianificando l’approvazione in ulteriori mercati europei e di altri mercati globali, afferma l’annuncio.

eqtIl Fondo EQT VIII ha annunciato l’acquisizione di Recover Nordic dai fondi della scuderia di Agilitas Private Equity (si veda qui il comunicato stampa).  Recover Nordic è un leader del mercato nordico nel campo della bonifica e dei servizi ambientali, principalmente al servizio di compagnie assicurative, comuni, clienti industriali e commerciali. In seguito all’acquisizione da parte del management di Agilitas nel 2013, Recover Nordic ha registrato una forte crescita organica e completato 17 acquisizioni di add on. Con sede a Oslo, in Norvegia e con oltre 90 filiali in tutti i Paesi nordici, la società ha oltre 2.100 dipendenti e si prevede che genererà ricavi per 3,0 miliardi di NOK nel 2019. La maggior parte dei ricavi è legata alle attività di controllo dei danni a seguito di eventi imprevisti, come danni causati dall’acqua o dal fuoco. In futuro, EQT supporterà e svilupperà ulteriormente l’offerta di servizi unici di Recover Nordic investendo in digitalizzazione e professionalizzazione, attingendo all’esperienza di EQT in questi campi. L’attenzione alla crescita continua della Società, sia organica che tramite fusioni e acquisizioni, sarà supportata da un consiglio di amministrazione, compresi i membri della rete EQT, con una significativa esperienza nel settore dei servizi e delle assicurazioni. La transazione è soggetta alle consuete condizioni e approvazioni e dovrebbe concludersi nel primo trimestre del 2020. Con questa transazione, l’EQT VIII dovrebbe essere investito per il 65-70 percento.

Suma CapitalSuma Capital investe in Implika per rafforzare il suo piano di espansione nazionale (si veda qui il comunicato stampa). La società basca, pioniera della formazione professionale, ha dato accesso a Suma Capital come azionista con l’obiettivo di sostenere un ambizioso piano di espansione basato principalmente sull’apertura di nuovi centri propri e sull’ampliamento dell’offerta di corsi istruzione e formazione Il suo fondatore e attuale ceo Zigor Maritxalar manterrà una partecipazione rilevante e ricoprirà il ruolo di Presidente del Consiglio di amministrazione. L’operazione è stata finanziata finanziariamente da DC Advisory e KPMG. Fondata nel 2009, la società è diventata un punto di riferimento nel settore dell’istruzione in pochi anni, mantenendo tassi di crescita superiori al 27% dal 2016. La forte espansione è stata raggiunta attraverso un modello di formazione flessibile e altamente digitale, combinando la formazione online con esercitazioni e seminari faccia a faccia nei centri di frequenza tradizionale, con una chiara vocazione all’inserimento lavorativo degli studenti. A riprova di ciò, il 70% degli studenti trova lavoro in meno di 6 mesi. La società, che quest’anno prevede di superare il fatturato di 22 milioni di euro, prevede di raddoppiare le entrate nei prossimi anni, con il supporto delle risorse iniettate da Suma Capital, ampliando l’offerta di formazione, nonché l’apertura di centri nelle città in cui non è presente, oltre a continuare a concentrarsi sulla formazione professionale. La crescita organica sarà prevedibilmente completata con l’acquisizione di altri centri di formazione concorrenti o centri di conoscenza di nicchia che rafforzeranno l’attività in determinate aree geografiche o tematiche. La società è già in trattative preliminari con alcuni di essi.

 


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