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E’ stata la famiglia Rovati a comprare il Palazzo dell’Informazione di Milano per 175 mln euro

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palazzo informazioneE’ stata la famiglia Rovati (ex proprietaria di Rottapharm) a rilevare il Palazzo dell’Informazione di Milano .Lo riferisce Il Sole 24 Ore.

Il contratto preliminare di acquisto dell’edificio era stato stipulato nel luglio scorso, ma allora non era stato rivelato il nome del compratore (si veda altro articolo di BeBeez).

L’immobile è stato venduto dal Fondo Atlantic 1, gestito da DeA Capital Real Estate sgr, per 175 milioni di euro, oltre le imposte di legge. Si tratta del  prezzo maggiore realizzato quest’anno per un asset singolo.

Il Palazzo dell’Informazione, o Palazzo dei Giornali, è situato il piazza Cavour 2 a Milano. Fu realizzato fra il 1938 e il 1942 dall’architetto Giovanni Muzio su commissione di Benito Mussolini. E’ costituito da due corpi principali, con quello prospettante su piazza Cavour caratterizzato da una facciata monumentale e simmetrica interamente ricoperta di marmo vicentino; i primi tre piani sono formalmente raccordati dall’ordine gigante dei pilastri. L’ingresso centrale è impreziosito dal soprastante balcone in porfido e dal grande bassorilievo, entrambi opera di Mario Sironi autore anche del grande mosaico dal titolo Il lavoro fascista (1936-1937) oggi all’interno dell’edificio con il titolo modificato in L’Italia corporativa, e la cui parte centrale era stata presentata alla VI Triennale di Milano nel 1936.

Il Fondo Atlantic 1  è un fondo di investimento alternativo immobiliare di tipo chiuso, gestito da DeA Capital Real Estate sgr e quotato sul segmento MIV di Borsa Italiana. Blackstone ha una quota del 40% del fondo, costituito nel giugno 2006 sulla base di immobili provenienti dai patrimoni immobiliari di Eni, Telecom Italia e GS Carrefour. Include oggi 6 immobili: 4 a San Donato (Milano), affittati a Saipem ed Eni, un supermercato a Saluzzo (Cuneo) e un edificio in via Cristoforo Colombo a Roma. Il fondo ha scadenza il 31 dicembre 2019. Il valore del patrimonio residuo è di circa 250 milioni di euro. Nel febbraio 2018 il fondo ha ceduto un immobile a Castelletto Ticino (Novara) per 6,5 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).

La famiglia Rovati ha ceduto il gruppo farmaceutico Rottapharm|Madaus, che controllava tramite Fidim srl, nel luglio 2014 alla svedese Meda AB, incassando un assegno cash da 1,643 miliardi di euro più azioni Meda per un valore di 357 milioni di euro pari al 9% del capitale (si veda altro articolo di BeBeez). Fidim è rimasta proprietaria di Rottapharm Biotech, centro di ricerca di eccellenza nelle attività di ricerca e sviluppo dei farmacia ad alta tecnologia, e da allora ha poi iniziato a condurre una serie di investimenti di vario tipo.  Quest’anno, a marzo, Fidim ha rilevato Cashmania srl, società proprietaria del marchio di cashmere di lusso Napoleone Erba (si veda altro articolo di BeBeez) e nel settembre 2019 ha sottoscritto insieme ad altri investitori  la prima tranche da 11 milioni di dollari di un round complessivo da 19,3 milioni di dollari della startup biotech italiana Altheia Science (si veda altro articolo di BeBeez).

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Gellify compra la minoranza del caveau delle criptovalute Hokan

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gellify hokanLa piattaforma di innovazione B2B Gellify ha rilevato una quota di minoranza di Hokan, startup fondata da italiani che fornisce un servizio di custodia dei criptoasset (si veda qui il comunicato stampa).

Hokan è stata fondata nel Regno Unito nel 2019 da Aldo Peter Lo Castro e Romeo Magagnotti. Lo Castro è un noto esperto di blockchain, che fa parte del: gruppo di lavoro che affianca i tecnici del Ministero dello Sviluppo economico (Mise) nel mettere a punto le strategie nazionali su blockchain; comitato tecnico ISO/TC 307 Blockchain and Distributed Ledger Technologies per gli standard internazionali della blockchain; INATBA (International Association for Trusted Blockchain Applications), una associazione nata per contribuire alla creazione e allo sviluppo di un quadro internazionale con regole, comportamenti, standard e politiche di sviluppo condivise sulla blockchain.

Hokan è nata per far fronte alla mancanza di servizi di custodia di criptovalute offerti da soggetti autorevoli e riconosciuti, che costituisce una barriera significativa agli investitori istituzionali nel mondo delle valute virtuali. La piattaforma combina hardware, software, processi e standard internazionali per offrire servizi di gestione patrimoniale delle criptovalute senza nessun limite di valuta o blockchain, essendo una piattaforma di natura agnostica. Il soggetto che ne detiene la proprietà ne può reclamare l’utilizzo e il trasferimento solo attraverso un meccanismo di conferma ed autorizzazione esteso ad un gruppo di persone – così come avviene per i caveau delle banche – garantendo sia sicurezza che responsabilità condivisa. La sicurezza del sistema è data da una combinazione di aspetti: meccanismi di conferma delle transazioni e dei movimenti tra più persone, commistione di chiavi hardware e software, “piste di controllo crittografiche” (audit trail) di ogni operazione effettuata.

“L’ingresso nel portafoglio di Gellify sancisce il nostro desiderio di crescita e diffusione nel panorama internazionale; ciò sarà possibile grazie all’esperienza e al knowhow che la piattaforma di innovazione sarà in grado di darci. La nostra tecnologia, che è pioneristica per il panorama italiano, dimostra un grande interesse da parte di quello internazionale”, ha commentato Lo Castro, co-fondatore, direttore e CTO di Hokan.

“L’ingresso di Hokan  va nella direzione del rafforzamento del nostro portafoglio di investimenti nell’ambito delle tecnologie fintech e blockchain. Hokan intercetta un ambito pionieristico in cui gli standard verranno definiti nel prossimo futuro. Con soddisfazione e impegno accompagneremo la startup nel suo sviluppo internazionale”, ha spiegato Gianluigi Martina, managing partner e fondatore di Gellify.

Gellify è stata molto attiva quest’anno. Ha investito infatti in: Entando, piattaforma californiana che abilita le aziende allo sviluppo rapido di applicazioni enterprise cloud-native (si veda altro articolo di BeBeez); DDM Technology, startup italiana che digitalizza la gestione documentale (si veda altro articolo di BeBeez), IUNGO, azienda specializzata nell’ottimizzazione della supply chain collaboration e nei processi aziendali correlati in ottica multicanale (si veda altro articolo di BeBeez); EatsReady, app che emette  buoni pasto e che permette di ordinare online dai ristoranti, pagare in anticipo e ritirare in corsia preferenziale (si veda altro articolo di BeBeez);  Scytale, startup specializzata nello sviluppo di soluzioni di crittografia avanzata, firma elettronica ed autenticazione su protocollo blockchain (si veda altro articolo di BeBeez); Enerbrain, startup in grado di trasformare gli edifici non residenziali, che sprecano energia, in strutture più intelligenti e sostenibili (si veda altro articolo di BeBeez); Traipler.com, startup pugliese di di produzione e distribuzione di video (si veda altro articolo di BeBeez); e TechMass, la startup che ha ideato una piattaforma digitale innovativa per il monitoraggio e l’ottimizzazione della produzione delle aziende manifatturiere (si veda altro articolo di BeBeez).

 


Il packaging alimentare innovativo Nicefiller lancia un equity crowdfunding su BackToWork. Raccolti oltre 160 mila euro

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Nicefiller

Schermata 2019-12-05 alle 10.29.18

A poco meno di 20 giorni dalla chiusura della campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma BacktoWork, la pmi innovativa Nicefiller ha già superato i 160 mila euro di raccolta, ben oltre l’obiettivo minimo di 100 mila euro per l’1,3% del capitale e contro un obiettivo massimo di 600 mila euro per l’8,11%, sulla base di una valutazione pre-money della società di circa 6,8 milioni di euro.

Nicefiller ha sviluppato una tecnologia che rivoluziona il mercato del packaging alimentare, allungando la cosiddetta “shelf life”, cioè il tempo di permanenza degli alimenti sugli scaffali per la vendita senza che vengano alterate le loro caratteristiche organolettiche, il tutto favorendo la sostenibilità e diminuendo lo spreco alimentare. Secondo le più recenti stime FAO (2018), infatti, ogni anno vengono sprecati circa 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti nel mondo, principalmente proprio a causa di imballaggi non adeguati (per alcuni alimenti, come quelli del settore ortofrutticolo, si arriva a perdere fino al 30% del prodotto).

La tecnologia, battezzata cronogard, si fonda su additivi e compositi che vengono incorporati nei materiali per l’imballaggio, senza alterarne la riciclabilità e compostabilità e aumentando inoltre la sicurezza alimentare, riducendo la proliferazione batterica sulla superficie dell’imballaggio rallentando così il deperimento organolettico. Il tutto, quindi, permette inoltre l’ampliamento territoriale della distribuzione raggiungendo, con la miglior conservazione degli alimenti freschi, anche mercati geograficamente distanti.

NicefillerLa società dall’inizio dell’attività ha già speso in ricerca e sviluppo 1,2 milioni di euro, di cui 800 mila negli ultimi due anni. E Kickstart, uno spin-off di Impact Hub Zurich, ha selezionato le partnership che Nicefiller ha stretto con Coop (Eisberg) e M-Industry come due delle 40 migliori partnership del 2019 tra tech-startup e società/organizzazioni svizzere.

I nuovi capitali raccolti con la campagna di equity crowdfunding saranno utilizzati per: estendere le coperture territoriali (a oggi la società è già titolare di due brevetti europei); ampliare il portafoglio di soluzioni pronte tramite sviluppo di processi applicativi; marketing &sales; sviluppare nuovi filler per coprire nuove tipologie di alimenti e/o fornire protezioni contro specifici batteri; depositare una richiesta di brevetto. “Si tratta di una terza richiesta di brevetto per la tecnologia cronogard, oltre ai preesistenti. A oggi siamo già titolari di 2 brevetti europei, sempre per questa tecnologia”, ha spiegato a BeBeez l’ad Gavino Boringhieri.

Nicefiller è stata fondata nel giugno 2011 come spin-off del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Salerno, con l’obiettivo di sviluppare, produrre e distribuire compositi polimerici innovativi destinati ai produttori di imballaggi per la distribuzione alimentare, interessati a soluzioni evolute dal punto di vista tecnologico.

La società, guidata da Gavino Boringhieri (che ha il 4% del capitale), è stata fondata dalla cto Valeria Bugatti (15%) e dalla chief scientific officer Vittoria Vittoria (20%), che l’hanno finanziata inizialmente. Il resto del capitale fa invece capo ai business angel, cioè al presidente Mario Raimondi e al cfo Stefano Lomurno, che hanno investito 275 mila euro nel 2012 sia personalmente sia tramite SAM srl, rilevando il 60% dell’azienda. Nel 2016 i soci hanno versato altri 60 mila euro. Nell’ottobre 2017 la società ha ottenuto un grant da 1,1 milioni di euro nell’ambito Programma UE Horizon 2020. “Abbiamo ottenuto il finanziamento UE SME Instrument 2 per un progetto da 1,5 milioni di euro, di cui 1,1 finanziati dal grant”, ha spiegato Boringhieri.


La sgr immobiliare di Sator nel mirino del fondo Oaktree

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sator immobiliare sgr

sator immobiliare sgrIl fondo americano Oaktree punta ad acquisire Sator Immobiliare sgr, la società di gestione di fondi immobiliari del Gruppo Sator, fondato da Matteo Arpe. Lo riferisce MF Milano Finanza, secondo cui il dossier sarebbe in mano anche a Torre sgr, partecipata da Fortress e Unicredit, ma gli americani sarebbero in pole position.

Sator Immobiliare sgr è stata fondata nel 2008; nel 2009 ha lanciato il suo primo fondo (Flaminia). La sgr è controllata da Sator Equity Fund (58,42%) e partecipata dalla Fratelli Puri Negri spa (24,34%), da Unoduerre srl (9,74%) e dalla Cassa Nazionale del Notariato che ha in mano il 7,5%. A giugno 2018, Sator Immobiliare sgr gestiva tramite 11 fondi un patrimonio di 110 immobili, per un valore di 900 milioni di euro.

Sempre il Sator Private Equity Fund controlla il  gruppo immobiliare Aedes da fine 2014 tramite la società veicolo Augusto spa, società partecipata anche da Tiepolo srl, Prarosa spa e Agarp srl (queste ultime due controllate dalla famiglia Roveda). Sator era entrato in Aedes in occasione dell’aumento di capitale da 179,5 milioni di euro e del contestuale accordo di ristrutturazione del debito del gruppo sottoscritti appunto a fine 2014.Aedes siiq è nata il 28 dicembre 2018, a seguito della scissione parziale e proporzionale del gruppo Aedes, che ha dato luogo appunto ad Aedes siiq e a Restart (si veda altro articolo di BeBeez). Aedes siiq possiede un portafoglio di immobili focalizzato su asset commerciali (retail e uffici).

Lo scorso luglio  agosto Aedes siiq ha firmato un contratto preliminare di vendita di un immobile direzionale situato in via San Vigilio 1 a Milano per 24,8 milioni di euro  (si veda altro articolo di BeBeez). Mentre lo scorso luglio, il fondo Petrarca di Sator Immobiliare sgr, sottoscritto per intero da Aedes siiq, ha ceduto alla nuova Sicaf  immobiliare multi-comparto etero-gestita di Ardian e Prelios un immobile situato a Milano in via Roncaglia 12-14 per 21,9 milioni di euro  (si veda altro articolo di BeBeez).

L’acquisto della sgr del gruppo fondato da Matteo Arpe permetterebbe a Oaktree di consolidare ulteriormente la sua posizione in Italia, dopo aver acquistato nell’aprile scorso 15 hotel posseduti dai fondi gestiti da Castello sgr per 300 milioni di euro e poi l’80% della sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Il via libera dell’Antitrust all’operazione è arrivato nel settembre 2019, con Oaktree che ha rilevato le quote di Isa, l’istituto altoatesino di sviluppo (che ha mantenuto il 15%), di Itas (14,32%) e di Lo.GaFin (3,63%), con il management rimasto azionista con il 2,95%.

Oaktree, con sede a Los Angeles, gestisce asset per oltre 120 miliardi di dollari ed è quotato alla Borsa di New York. Opera in un vsta gamma di investimenti alternativi: distressed asset, obbligazioni high yield, private equity e appunto immobiliare. In Italia ha comprato quest’anno l’80% di CEBAT, società specializzata in impiantistica, interconnessione, manutenzione e sviluppo di linee di distribuzione elettrica, di cabine di conversione primaria e secondaria e di impianti di illuminazione pubblica ed elettrici (si veda altro articolo di BeBeez) e il 40% della società genovese Costa Edutainment, attiva nella gestione di parchi di intrattenimento ed educazione scientifica (si veda altro articolo di BeBeez).  Nel 2018, invece,  Oaktree ha investito nella moda (con Magital-Cruciani e Caraggi) e nella viticoltura (Azienda agricola Caprai). Mentre a fine 2015 aveva comprato Banca Lecchese (si veda altro articolo di BeBeez), poi ribattezzata Banca Progetto, e nel 2007 aveva comprato Conbipel, tuttora in portafoglio (si veda altro articolo di BeBeez).

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Federico Lovadina è il nuovo presidente di Sia

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Federico Lovadina, presidente di Sia
Federico Lovadina, presidente di Sia

Federico Lovadina, presidente di Sia

Federico Lovadina è il nuovo presidente di Sia, gruppo leader nei servizi e nelle infrastrutture di pagamento, dallo scorso novembre controllata all’83,09% da Cdp Equity (si veda qui il comunicato stampa).

Lovadina, laureato in giurisprudenza, in precedenza è stato ceo di Ataf spa, membro del Cda di Ferrovie dello Stato, presidente di Toscana Energia, membro del Cda di Prelios e avvocato fiscalista. La  nomina di Lovadina è stata annunciata ieri dalla società, contestualmente a quella di altri 4 nuovi consiglieri, sempre designati da Cassa Depositi e Prestiti:  Andrea Cardamone, Fabio Massoli, Andrea Pellegrini e Carmine Viola.

Lo scorso novembre F2i sgr e HAT sgr hanno ceduto le loro quote in SIA a Cdp Equity e Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno ceduto le loro quote a FSIA Investimenti, la società detenuta al 30% da Poste Italiane e al 70% da FSI Investimenti, con quest’ultima che a sua volta è controllata al 77% da Cdp Equity e per il restante 22,88% dalla Kuwait Investment Authority. Al termine dell’operazione, Cdp Equity ha quindi comprato il 25,69% di Sia, mentre FSIA, che prima possedeva il 49,48%, è salita al 57,5% del gruppo, per un totale quindi dell’83,19%. Il resto del capitale continua invece a fare capo a Banco Bpm, Mediolanum e Deutsche Bank (si veda altro articolo di BeBeez).

Negli ultimi anni Sia è cresciuta in maniera importante e ha dato grandi soddisfazioni ai suoi azionisti. Lo scorso marzo ha annunciato un dividendo per il 2018 di ben 60 milioni di euro, dopo aver staccato un dividendo analogo da 59,9 milioni per l’esercizio 2017, un altro da 44,55 milioni per il 2016, uno da 49,69 milioni per il 2015 e uno da 35,68 milioni per il 2014. In totale, insomma, di poco meno di 250 milioni di euro di dividendi in 5 anni (si veda altro articolo di BeBeez).

La società, che conta attualmente oltre 3.400 dipendenti, ha chiuso il 2018 con ricavi pari a 614,8 milioni di euro. Nel 2018 il Gruppo Sia ha gestito complessivamente 7,2 miliardi di operazioni con carte (+18,1% dal 2017), 14 miliardi di transazioni per i servizi istituzionali (+6,7%) e 3 miliardi di operazioni di pagamento relative a bonifici e incassi (-2,4% per i più bassi volumi relativi a pagamenti non-SEPA e all’operatività di filiali di banche estere in Italia). Sui mercati finanziari il numero delle transazioni di trading e post-trading è stato di 51,7 miliardi (-8% legato a efficientamenti tecnologici delle logiche di mercato che hanno ridotto il numero totale degli ordini). Sia ha gestito un traffico di oltre 1.204 terabyte di dati, in aumento del 53,6% rispetto al 2017, sui 186.000 km. della rete SIAnet, con una totale disponibilità dell’infrastruttura e livelli di servizio del 100%.

Sia è una delle società monitorate da BeBeez Private Data
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One Equity Partners compra il 40% delle attrezzature per gommisti e per autofficine Nexion

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Nexion spa

Nexion spaOne Equity Partners, fondo di private equity americano attivo nel segmento mid-cap, ha rilevato il 40% di Nexion spa, azienda emiliana che realizza attrezzature per gommisti e autofficine , con un fatturato 2018 di circa 220 milioni di euro, di cui il 75% all’estero, dove il gruppo è presente attraverso importatori e con 7 filiali.(si veda qui il comunicato stampa).

L’operazione era attesa dal marzo scorso: all’epoca Nexion aveva appena acquisito il controllo della danese STENHØJ e contestualmente aveva reso noto che aveva appena iniziato “una selezione di possibili investitori da coinvolgere con una quota di minoranza nel proprio capitale” (si veda qui il comunicato stampa).

Lo studio legale Freshfields Bruckhaus Deringer e lo studio legale tributario Facchini Rossi Michelutti hanno assistito One Equity Partners, mentre Nexion è stata supportata da Chiomenti sotto i profili legali e dallo Studio Morandi per quelli fiscali. Lo studio legale Dentons ha assistito il pool di banche finanziatrici coinvolte nell’operazione.

Nexion ha sede a Correggio (Reggio Emilia) e fa capo a Claudio Spiritelli (CEO) e Cinzia Corghi. L’azienda è leader mondiale nel settore delle attrezzature per gommisti e per autofficine con i propri marchi Corghi, Bright, HPA-Faip, Mondolfo Ferro, SICE, Orlandini, Tecnomotor, Teco.

Nel 2017, Nexion ha comprato Bright, importante concorrente cinese e ha costituito la joint venture Corwei. Nel marzo 2019, Nexion ha rilevato invece, come detto, il 75% di STENHØJ, importante gruppo danese leader nella fornitura di prodotti e servizi nell’aftermarket del settore automotive.

One Equity Partners è nato nel giugno 2013 dallo spin off delle attività di private equity di JP Morgan (si veda altro articolo di BeBeez). In Italia oggi controlla Lutech spa, leader nel mercato italiano nei servizi di consulenza, system integration e outsourcing (si veda altro articolo di BeBeez). Nel luglio 2016, invece, è uscita dall’investimento in Engineering, consegnando le sue azioni all’opa lanciata dai fondi Apax e NB Renaissance (si veda altro articolo di BeBeez).


Quadrivio e Pambianco acquistano il 60% dei dermocosmetici di alta gamma Rougj. Exit per il fondo di private debt di RiverRock

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RougjMade in Italy Fund, fondo di private equity gestito da Quadrivio sgr e Pambianco, ha acquisito il 60% del produttore italiano di dermocosmetici di alta gamma Rougj (si veda qui il comunicato stampa).

A vendere sono stati gli imprenditori Antonio Pirillo, Marco GiraldiAlessandro Fier ed Ettore Favia. I primi tre resteranno con una quota significativa della società, mentre il terzo la lascerà.

Contestualmente, è stato rimborsato RiverRock, che tramite il suo fondo RiverRock Italian Hybrid Capital Fund nel novembre 2017 aveva finanziato il management buy-in di Rougj (si veda altro articolo di BeBeez). Il closing dell’operazione è previsto entro fine anno. Per gli aspetti legali, Quadrivio & Pambianco è stata assistita dallo studio Legance. Lato Rougj l’operazione è stata seguita da DLA Piper Global Law. Per Quadrivio e Pambianco, la due diligence contabile e fiscale è stata realizzata da EY.

Made in Italy Fund è entrato nel capitale di Rougj con un investimento misto tra acquisto azioni e aumento di capitale. L’operazione ha lo scopo di: sostenere ulteriormente lo sviluppo di Rougj a livello internazionale, attraverso la penetrazione di mercati strategici come Germania, UK e Cina; supportare una strategia di marketing mirata, con focus digitale, che promuova il marchio e il suo aggiornamento, posizionandolo di nuovo nel mercato di riferimento a un livello ancora più alto rispetto a quello attuale.

Walter Ricciotti, managing partner di Quadrivio & Pambianco, ha commentato: “Attraverso il nostro investimento intendiamo supportare l’azienda e gli imprenditori nel perseguire la propria strategia di sviluppo, rafforzando la presenza internazionale della società e promuovendo ancor più il brand nell’ambito del canale farmacia”. “Portare Rougj trai i grandi marchi della cosmesi nell’ambito del canale farmacia: questa è la nostra ambizione”, ha confermato Antonio Pirillo, amministratore delegato di Rougj.

Fondata a Trieste nel 1987, Rougj si occupa da oltre 30 anni di prodotti cosmetici, proponendo: trattamenti viso e corpo, capelli, trucco e prodotti solari. Ne novembre 2017 la bolognese Maeco Group srl ha comprato una quota di maggioranza nel capitale di Alman Group srl e LAB srl, titolari del marchio Rougj. Marco Giraldi, tra gli ideatori del marchio Rougj, è rimasto socio di minoranza in un’ottica di continuità, insieme al nuovo team manageriale di Maeco, rafforzatosi con l’ingresso di Antonio Pirillo ed Ettore Favia. L’operazione fu finanziata come detto da RiverRock Italian Hybrid Capital Fund (si veda altro articolo di BeBeez).

Da allora, i dipendenti sono saliti da 28 a 45 e l’azienda cambiato il modello di go-to market passando a una distribuzione diretta dei propri prodotti a tutto il mercato delle farmacie italiane. Rougj chiuderà il 2019 con un fatturato superiore ai 15 milioni di euro, di cui l’80 % realizzato in Italia, grazie a una presenza consolidata nel canale farmacia e a una distribuzione capillare sul territorio. Il restante 20 % proviene dai mercati esteri, principalmente Francia e Spagna. L’ebitda è superiore a 3 milioni di euro.

Made in Italy Fund è il veicolo creato e gestito da Binello, Ricciotti e David Pambianco, che investe in pmi italiane operanti nei settori moda, agroalimentare, design e bellezza. Lo scorso ottobre il fondo ha comprato il 52% di Mohdz, specializzata nella vendita e nella distribuzione online di arredamento di alta gamma. nell’ottobre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez) e nello stesso mese ha investito anche nel settore agroalimentare, rilevando l’80% dell’azienda italiana del settore vitivinicolo Prosit (si veda altro articolo di BeBeez). Nell’ottobre 2018 il fondo aveva invece acquisito la maggioranza di 120% Lino  (si veda altro articolo di BeBeez).


Azioni digitali e token, ecco le linee guida della Federazione Svizzera per la Blockchain

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doc swiss blockchain federationLa Swiss Blockchain Federation ha pubblicato ieri le sue linee guida su azioni digitali e relativi token, destinate agli emittenti (si veda qui la circolare). La guida è coincisa (è lunga solo 11 pagine) ed è stata elaborata da esperti del settore, tra cui la Bitcoin Association Svizzera, l’Università di Zurigo e operatori come Falcon Private Bank e SDX. Si propone di illustrare le raccomandazioni più importanti sull’emissione di token azionari e fornire spunti di riflessione agli emittenti esteri che intendono creare security token secondo il diritto svizzero.

Secondo la Swiss Blockchain Federation, l’emissione di azioni e altri strumenti finanziari sotto forma di token digitali è visto come uno dei casi d’uso più promettenti per la tecnologia blockchain. Anche gli emittenti più piccoli sono ora in grado di digitalizzare le loro azioni, i certificati di partecipazione o le obbligazioni nel pieno rispetto dei requisiti normativi. Diventano trasferibili digitalmente in pochi secondi, il che a medio termine potrebbe consentire lo sviluppo di mercati secondari per tutte le azioni attualmente non negoziate pubblicamente. La Swiss Blockchain Federation è convinta che i mercati dei capitali del futuro saranno digitalizzati e che la Svizzera sia ben posizionata per assumere un ruolo pionieristico e di leadership in questo campo.

Il documento innanzitutto distingue tra token azionari e di debito. I primi sono azioni e possono essere emessi come azioni nominative o al portatore, ma dal maggio 2021 l’emissione di azioni al portatore sarà permessa soltanto se saranno quotate in Borsa o strutturate come titoli negoziati. Poiché il diritto svizzero consente di separare il registro dei titoli (Wertrechtebuch) dal registro degli azionisti con le informazioni sugli aventi diritto economico (Aktienbuch), è possibile registrare le azioni nominative e mantenere i dati personali degli azionisti fuori dalla blockchain. I token di debito rappresentano un credito nominale nei confronti dell’emittente che portano al  rimborso di una somma monetaria (capitale) dopo una scadenza fissa e di solito anche di pagamenti periodici di interessi (cedole). Può anche essere strutturato in modo tale da avere caratteristiche simili ad azioni (strumenti mezzanine). Le startup emettono spesso debiti convertibili che possono o devono essere convertiti in azioni a scelta dell’emittente e/o del prestatore. La circolare tuttavia riguarda solo i token azionari.

L’emittente deve far sì che i detentori dei token siano informati dei loro diritti e aggiornati sulle notizie sulla società, idealmente attraverso il suo sito. Nel dettaglio l’emittente dei token deve fornire loro documenti annuali sull’andamento della società e rispondere alle domande nel corso delle assemblee degli azionisti. Nel caso dei token negoziati pubblicamente, i bilanci sono soggetti a controllo da parte delle società di revisione. Inoltre, si raccomandano aggiornamenti sui KPI della società. In ogni caso, per gli investitori deve essere semplice comunicare con l’emittente ed esercitare i loro diritti usando il digitale.

La società emittente deve anche essere trasparente sulla tecnologia dietro al token e fornire il codice sorgente degli smart contract, possibilmente verificata da un audit indipendente, i cui risultati sono resi pubblici. La piattaforma dovrebbe essere aperta e l’emittente dovrebbe accertarsi che sia possibile trasferire i token su piattaforme diverse. Per quanto riguarda la protezione dei dati, la Federazione raccomanda di attenersi alla GDPR, specialmente se i token sono rivolti agli investitori internazionali.

A oggi sussiste il rischio che il trasferimento di un token non trasferisca il titolo a esso legato, dato che nel codice svizzero sulle obbligazioni mancano i riferimenti alla blockchain. Per ridurre questo rischio, la guida raccomanda l’implementazione di meccanismi di riserva. Anche nel caso dei token azionari, sono ammessi i patti parasociali, che tuttavia sono giuridicamente e tecnicamente separati dal token.

Nel caso in cui un’azienda effettui una offerta pubblica di token azionari, tutti gli azionisti devono ricevere pari trattamento, salvo sia diversamente stabilito, ad esempio con le classi di azioni. Per l’offerta pubblica di token azionari, la società deve redigere un prospetto in una delle lingue ufficiali della Svizzera o in inglese, che deve essere approvato dalle autorità entro 20 giorni ed è valido 12 mesi. La struttura e i contenuti del prospetto sono definiti dalla Financial Services Ordinance (FSO). Quest’ultima prevede una serie di esenzioni all’obbligo di pubblicazione del prospetto, ad esempio se i titoli sono offerti solo a clienti professionali o a meno di 500 clienti al dettaglio, oppure se l’emissione totale su un periodo di 12 mesi è inferiore a 8 milioni di franchi svizzeri. Tuttavia, anche se non sussiste l’obbligo legale di pubblicare un prospetto, è consigliabile redigere un memorandum d’offerta, che specifichi l’esenzione applicabile e contenga tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione informata sul loro investimento. Il prospetto permette di fare l’offerta pubblica solo in Svizzera. Nel caso in cui ci si rivolga a investitori di altri paesi, è necessario rispettare la regolamentazione estera di riferimento. È molto probabile che un prospetto approvato dall’Ue venga automaticamente riconosciuto in Svizzera, mentre un prospetto approvato dalla Svizzera non sarà probabilmente riconosciuto nell’Ue.

Per quanto riguarda la negoziazione dei token azionari, a oggi le pmi non possono effettuarla in Svizzera a causa di ostacoli giuridici e tecnici.La quotazione richiede infatti che l’emittente soddisfi standard di quotazione elevati (e quindi spesso costosi) ed è pertanto effettuata per lo più da emittenti maturi.

La situazione dovrebbe cambiare con le previste modifiche normative. Lo scorso 27 novembre, infatti, il governo svizzero ha pubblicato il dispatch on the further improvement of the framework conditions for DLT/blockchain con cui ha in sostanza chiesto l’approvazione del parlamento per modificare nove leggi relative alla blockchain. L’idea infatti, sarebbe quella di non creare una legge ad hoc sulla blockchain, ma sono semplicemente modificare alcune delle norme attuali (si veda qui ICO.li). L’obiettivo è aumentare la certezza del diritto, rimuovere i blocchi normativi per le aziende blockchain e ridurre il rischio di abusi.

In alternativa alle sedi di negoziazione centralizzate, esistono diverse borse decentrate, che spesso non rientrano nell’ambito di applicazione di qualsiasi obbligo di autorizzazione. La quotazione in una borsa decentrata comporta un numero molto inferiore di requisiti normativi, ma anche livelli inferiori di protezione degli investitori. Inoltre, gli investitori istituzionali potrebbero non essere in grado di investire attraverso borse non regolamentate a causa di restrizioni autoimposte o legali.

Nel caso di piccole imprese o in mancanza di sedi di negoziazione ben consolidate e debitamente autorizzate con un buon apporto di liquidità, gli emittenti dovrebbero considerare la possibilità di agire in qualità di market maker: offrendo azioni in vendita e riacquistandole. In ogni caso, l’acquisto di azioni proprie deve essere reso pubblico nell’allegato dei bilancio annuale e gli azionisti devono ricevere equo trattamento. Inoltre, il market making regolare e su base professionali richiede un’autorizzazione come istituto di valori mobiliari ai sensi della legge sugli istituti finanziari (FinA), anche se effettuata dall’emittente e anche se l’emittente non è attivo principalmente nel settore finanziario. Infine, l’emittente deve stabilire regole per disciplinare l’insider trading vincolanti per i dipendenti e rendere note le operazioni di questi tipo (senza necessariamente menzionare il loro autore).



Ricavi ed ebitda in crescita per Plissè. Che emetterà un nuovo minibond da 1,5 mln euro entro fine anno

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plissè spaRicavi ed ebitda in crescita per Plissé, società tessile fondata nel 1988 da Morena Bragagnolo e Paolo Mason, produttrice delle linee di abbigliamento donna con i marchi Sfizio e Beatrice B. Lo si legge nel report di conferma del rating B1.2 diffuso nei giorni scorsi da Cerved (si veda qui il comunicato stampa), che anticipa anche che la società prevedeuna nuova emissione di minibond long-term da 1,5 milioni di euro in questo mese di dicembre, coerentemente con la strategia di consolidamento del debito.

Nel dettaglio, i ricavi nell’esercizio che si è chiuso a fine ottobre sono saliti a 24,3 milioni di euro (+9% anno su anno), con un margine ebitda aggiustato del 12,7% e un ebitda rettificato pari a 3,2 milioni di euro. La posizione finanziaria netta è salita leggermente, a quota 12,5 milioni di euro. Contestualmente, la società ha consolidato la sua quota di mercato e migliorato la gestione dei flussi di cassa, per compensare la stagionalità del business. Per l’anno fiscale 2020, la società stima il raggiungimento di maggiori margini e ricavi (sopra i 25 milioni di euro, in aumento del 5% anno su anno) grazie ad un parziale cambiamento delle strategie commerciali che dovrebbero garantire una maggiore visibilità del marchio e una maggiore diffusione all’estero, oltre che il lancio della prima linea mare per la primavera/estate 2020.

L’agenzia di rating ritiene attendibili le stime sui ricavi, in considerazione di un backlog già acquisito per la stagione primavera/estate 2020 che supera gli 11 milioni di euro e della spinta commerciale per la diversificazione dell’offerta e un maggiore sviluppo nel canale estero.

Sul fronte dei finanziamenti, Plissè per l’anno fiscale 2020 intende adottare una politica di maggiore diversificazione delle fonti di finanziamento, con tendenziale utilizzo delle linee bancarie a medio/lungo termine e strumenti di finanza alternativa (minibond e finanziamenti Simest) e un conseguente contenimento delle linee a breve termine, sia per supportare le esigenze di investimento sia per la corrente gestione del circolante. Tale effetto dovrebbe già riflettersi a fine 2019 sulla posizione finanziaria netta, che dovrebbe ridursi a circa 10 milioni, nonostante l’emissione del minibond short-term di 750 mila euro revolving, già sottoscritto, avvenuta nel novembre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez) e la prevista nuova emissione da 1,5 milioni.

 


Il fondo Xenon va al controllo dei servizi di laseratura e verniciatura Koverlux

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koverluxXenon, attraverso il suo fondo Xenon Private Equity VII, ha rilevato la maggioranza di Koverlux, azienda bergamasca attiva nei servizi di laseratura e verniciatura per i settori moda e lusso (si veda qui il comunicato stampa).

A vendere sono stati B4 Holding I SICAF, fondo d’investimento alternativo gestito da B4 Investimenti sgr, e i fratelli Giuseppe e Luca Vittorio Cerea, fondatori di Koverlux. Nell’ambito dell’operazione, i fratelli Cerea resteranno alla guida dell’azienda, reinvestendo al fianco di Xenon e degli altri manager/imprenditori coinvolti nel progetto (inclusi taluni manager di Koverlux stessa).

L’operazione si inserisce nel più ampio disegno strategico di Xenon di creazione di una piattaforma nel settore delle pelli e accessori moda (si veda altro articolo di BeBeez), che vede già al suo interno: A&A Pelli Pregiate (società toscana specializzata in import-export di pelli pregiate) e  controllate (le concerie Zuma di Castelfranco di Sotto e Casadacqua di Santa Croce sull’Arno); Just Gators (società statunitense detentrice di un allevamento di coccodrilli americani in Louisiana); Quake Ricami (società veneta attiva nel settore delle lavorazioni speciali per tessuti, pellami e accessori per l’alta moda).

Franco Prestigiacomo, managing partner di Xenon, ha commentato: “L’acquisizione di Koverlux è un ulteriore passo importante nel nostro progetto di creazione di un polo del savoir-faire italiano al servizio della creatività dei più grandi stilisti e brand mondiali della moda e del lusso, già clienti ricorrenti di tutte le società del gruppo.”

Ricordiamo che Xenon Private Equity VII a fine novembre ha supportato anche la nascita di Impresoft Group, nuovo polo tecnologico, nato dall’unione di Impresoft4WardBrainware, Gruppo Formula e Qualitas Informatica (si veda altro articolo di BeBeez).

Banco Bpm, Crédit Agricole Italia, Illimity Bank e Intesa Sanpaolo hanno finanziato l’acquisizione, supportate da Linklaters. Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners ha assistito B4 Investimenti sgr in qualità di advisor legale, mentre PwC e Studio Gusmitta & Associati hanno fornito servizi di vendor assistance a B4 Investimenti sgr e Koverlux sugli aspetti contabili e fiscali. Giuseppe e Luca Vittorio Cerea sono stati seguiti dallo Studio Cattaneo Dall’Olio & Partners. EY e King & Wood Mallesons hanno supportato Xenon in qualità, rispettivamente, di advisor finanziario ed advisor legale. Gli aspetti legali degli accordi tra Xenon e gli imprenditori che hanno reinvestito nel gruppo e quelli relativi al finanziamento bancario sono stati seguiti per Xenon e per le società del gruppo da Gelmetti Studio Legale Associato. EY si è occupata delle due diligence finanziaria e fiscale; King & Wood Mallesons e Leoni Corporate Advisors si sono occupati, rispettivamente, delle due diligence legale e di business; Labor B e Greenwich si sono occupati, rispettivamente, delle due diligence giuslavoristica ed ambientale. Fineurop Soditic ha assistito Xenon nella strutturazione del finanziamento. L’operazione è stata perfezionata con l’assistenza del notaio Edmondo Todeschini.

Koverlux ha sede a Grumello del Monte (Bergamo) ed è attiva nell’offerta al settore fashion e lusso di servizi di finitura e lavorazione di diversi materiali: metalli, plastica, corno, legno, pelli, vetro. La società vanta una gamma completa di finiture ad alto valore aggiunto complementari alle attività di laseratura e verniciatura (metallizzazione, diamantatura, floccatura, fresatura, microiniezione) per accessori per abbigliamento, pelletteria e calzature destinati ai più importanti brand globali del settore della moda e del lusso.

B4 Investimenti sgr è entrata nel capitale a nel dicembre 2016. Da allora, la società ha intrapreso un piano di crescita e investimenti in asset e persone che l’ha portata a raddoppiare i volumi di business, in particolare il segmento verniciatura. La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 8 milioni di euro, un ebitda di 1,98 milioni e una posizione finanziaria netta di 2,2 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

Con il disinvestimento di Koverlux, B4 Investimenti sgr ha messo a segno la seconda exit di B4 Holding I Sicaf, dopo quella da gruppo Agrimaster, società leader nella progettazione, produzione e commercializzazione di macchinari e attrezzature per il settore agricolo, ceduta al fondo Alcedo IV nel settembre 2017 (si veda altro articolo di BeBeez). “L’exit di Koverlux conferma il successo già riscontrato in occasione dell’exit del gruppo Agrimaster: i due disinvestimenti hanno infatti registrato un cash multiple medio superiore a 4,5 volte il capitale complessivamente investito, consentendo ritorni – in termini di distribuzioni da parte di B4 Holding I Sicaf in favore dei propri investitori – prossimi a 1,5 volte il capitale richiamato, pur essendo ancora a metà del percorso di disinvestimento del portafoglio”, ha spiegato Fabrizio Baroni, founding & managing partner di B4 Investimenti sgr.

B4 Investimenti sgr gestisce oggi due fondi: B4 Holding I SICAF, lanciato ad aprile 2012 con un commitment complessivo di circa 30 milioni di euro e attualmente in fase di valorizzazione del portafoglio, e B4 H II – fondo EuVeca, lanciato nel luglio 2018 e il cui primo closing della raccolta, finalizzato a meno di un mese dal lancio, ha registrato un commitment complessivo superiore a 43 milioni. B4 H II ha una strategia di investimento che si focalizza sui “piccoli campioni nascosti”, ovvero aziende con fatturati compresi tra i 10 e i 30 milioni di euro che abbiano potenzialità di crescita e operino in nicchie di mercato dove il made in Italy rappresenta un valore aggiunto distintivo.  B4 H II nel settembre 2019, ha finalizzato il suo primo investimento, comprando la maggioranza di Lazzerini, attivo nella progettazione, produzione e commercializzazione di sedili passeggeri per mezzi di trasporto, principalmente autobus (si veda altro articolo di BeBeez).

 


Acp sgr lancia una piattaforma fintech per gestire gli asset alternativi illiquidi. E sigla partnership strategiche con Modefinance, Finscience, Whit-e e Factor@Work

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I cofondatori di Acp sgr: Evarist Granata ed Emanule Ottina
I cofondatori di Acp sgr: Evarist Granata ed Emanule Ottina

I cofondatori di Acp sgr: Evarist Granata ed Emanule Ottina

Alternative Capital Partners sgr (Acp sgr), il primo gestore di investimenti alternativi illiquidi tematici che applica i criteri cosiddetti ESG (acronimo per environmental, social and governance) nel processo di costruzione del suo portafoglio di private asset, ha lanciato Fintech Alternative Investment Platform – Faip (si veda qui il comunicato stampa).

Si tratta di una piattaforma fintech esclusiva e proprietaria per gestire gli asset alternativi illiquidi. Evarist Granata, amministratore delegato e head of private capital di Acp sgr, ha spiegato: “Abbiamo deciso di sviluppare Faip perché crediamo fortemente che le nuove tecnologie digitali, seppur senza prescindere dal fattore umano, possano migliorare notevolmente la gestione degli investimenti alternativi e dei relativi rischi anche di natura ESG, a beneficio dei nostri investitori e del nostro pianeta”.

L’adozione della piattaforma consentirà alla sgr di applicare le nuove tecnologie di AI, big data e machine learning al processo di Risk & Asset Management e di gestione dei propri futuri fondi di investimento alternativi (Fia), migliorando le performance di asset management in particolare negli investimenti di piccola taglia aventi come controparti le pmi. L’implementazione di queste nuove tecnologie porterà a a una riduzione: delle operazioni manuali, che rappresentano il 99% del tempo dedicato all’attività di risk management; del 60% del tempo necessario per prendere decisioni; del costo delle operazioni di valutazione ed esecuzione degli investimenti in private asset. Ciò porterà concreti benefici lungo il processo di gestione dei futuri fondi di Acp sgr, partendo dall’attività di origination / pre-screeening delle opportunità di investimento a quelle di risk rating & pricing degli asset alternativi sottostanti, fino al monitoraggio attivo del portafoglio investito sulla base di metriche finanziarie e non finanziare di natura ESG.

La piattaforma fintech è il frutto di tre partnership strategiche in esclusiva con: Modefinance, la prima agenzia di rating fintech in Europa, partecipata da Corvallis; Whit-e /Factor@Work, società del gruppo TeamSystem spa, specializzate rispettivamente nello sviluppo di soluzioni integrate di digital automation e di risk management per primari operatori finanziari; FinScience, startup innovativa fondata nel 2017, parte del gruppo Datrix, che ha sviluppato modelli di analisi dei cosiddetti big data, creando indicatori di sintesi digitali a fini di analisi finanziaria, derivati dai dati reperibili su social network, blog, piattaforme di ecommerce e app di geolocalizzazione.

Fondata da Valentino Pediroda e Mattia Ciprian, Modefinance è una start up dell’Università di Trieste, nata in Area Science Park, e partecipata dal dicembre 2015 al 43% dal gruppo Corvallis, che ha investito 1,3 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). A sua volta Corvallis è controllato da Antonio Santocono ed Enrico Del Sole e partecipata per il 43,5%, da Nem sgr. Nell’ottobre 2017 Modefinance ha lanciato s-peek Team, l’evoluzione collaborativa di s-peek, piattaforma web e mobile per l’analisi e la gestione del rischio di credito (si veda altro articolo di BeBeez). Dal 2015 a oggi, l’azienda ha mostrato una crescita del 50% costante, anno su anno. Nel luglio 2019 Mofinance e la fintech inglese cofondata da Edward Altman (l’economista statunitense inventore del noto Z-ScoreWiserfunding hanno lanciato il primo rating fintech per le pmi europee certificato a livello globale (si veda altro articolo di BeBeez).

Modefinance fornirà in esclusiva ad Acp sgr una applicazione personalizzata per il credit scoring (MORE by Oplon), in grado di svolgere un’analisi digitale del rischio più rapida, amplia ed aggiornata di quella tradizionale, che peserà le diverse variabili di rischio di ciascun potenziale investimento fornendo un punteggio  puntuale e successivo monitoraggio real-time degli investimenti. Inoltre, la partnership consentirà di sviluppare in via esclusiva un sistema di risk rating & pricing integrato con algoritmi proprietari di Acp sgr, in grado di valutare e quantificare preventivamente i vari fattori di rischio di natura finanziaria, operativa ed ESG, tramite una propria metodologia di ESG scoring.

Whit-e è una startup nata a fine 2017 che gestisce un marketplace di acquisto di fatture commerciali emesse da aziende che per varie ragioni hanno difficoltà di accesso al credito, per esempio perché sono passati da un accordo di ristrutturazione, ma che hanno clienti con alto rating e quindi si trovano in possesso di crediti che possono facilmente essere assicurati (si veda altro articolo di BeBeez). Whit-e e Factor@Work nel luglio 2019 hanno stretto una partnership industriale sull’acquisito di fatture di pmi con TeamSystem, che ha rilevato il 51% di entrambe le società (si veda altro articolo di BeBeez).

Per Acp sgr, Whit-e svilupperà la piattaforma Faip in veste di system integrator dei dati e applicazioni fornite da terzi, come key data provider, servicer contabili-amministrativi, banche, assicuratori del credito, società di rating e controparti oggetto di investimento. Factor@Work supporterà Acp sgr nella mappatura, qualificazione e quantificazione dei rischi di progetto, di credito ed operativi, nonché nello sviluppo di processi robusti di gestione integrata dei rischi identificati e nell’attivazione di strumenti di mitigazione e/o allocazione a terzi dei rischi sugli investimenti mobiliari sottostanti.

Finscience è stata fondata da quattro manager di cui tre provenienti da Google Italia e cioé: Fabrizio Milano D’Aragona,  ceo di Finscience, che ha lavorato per sette anni a Google Italia, dove ha ricoperto il ruolo di responsabile del settore retail, fashion e local; Mauro Arte, che nella sede italiana di Google si è occupato del settore media & entertainment, sino a diventare capo della divisione You Tube Italia; Claudio Zamboni, che in Google Italia è stato industry leader per i settori telco ed entertainment; e da Alessandro Arrigo, general manager di Finscience, con esperienza decennale nel digital consulting. Questi stessi manager sono anche i fondatori di 3rdPlace, una pmi innovativa attiva dal 2010 che offre soluzioni e servizi nell’ambito dell’intelligence applicata ai dati digitali. Le due aziende si sono fuse nel gennaio 2019, dando vita a Datrix, nuova azienda con l’obiettivo di diventare il punto di riferimento per la Digital & Fintech Data Disruption (si veda altro articolo di BeBeez).

Finscience supporterà Acp sgr nel miglioramento del processo di screening e valutazione prospettica dei rischi degli investimenti in private asset tramite uno scoring sintetico basato su algoritmi di Machine Learning e Natural Language Processing applicati ad un’ampia mole di dati alternativi digitali non convenzionali (siti web, forum, blog, social network, news on- line, mappe, piattaforme di e-commerce).

Acp sgr  è controllata dai partner Emanuele Ottina ed Evarist Granata che possiedono insieme i 60%, mentre il resto del capitale fa capo a vari soci industriali di primario standing, sinergici al progetto e alle asset class target di investimento dei fondi in pipeline. Tra questi figurano le famiglie Cardano/Di Vincenzo, Ielo, Ginena, Griffo, Cabassie Ferragamo, che possono vantare storie di successo nei settori infrastrutture, energia e immobiliare.

Acp sgr nel novembre scorso ha lanciato Sustainable Securities Fund, il suo primo fondo dedicato agli investimenti in energia da fonti rinnovabili, efficientamento energetico e produzione di biocarburanti (si veda altro articolo di BeBeez). Lo scorso settembre aveva lanciato l’Infrastructure Real Estate Recovery Fund, primo fondo che investe con approccio ESG in format immobiliari innovativi (si veda altro articolo di BeBeez), con focus su immobili anche di origine problematica, con destinazione d’uso prevalentemente direzionale, ricettiva e residenziale, suscettibili di essere riconvertiti attraverso interventi di light capex di rigenerazione urbana in infrastrutture immobiliari sociali e/o già valorizzati in tale chiave, attraverso format innovativi di gestione anche misti quali lo smart/coworking, lo student housing, l’hostelling ed il co-living/shared housing. Secondo quanto risulta a BeBeez, il fondo ha un target di 250 milioni di euro e dovrebbe annunciare un primo closing tra i 50 e i 100 milioni a inizio 2020. Già oggi il fondo ha una pipeline di immobili prenotati per circa 70 milioni di euro di valore.

 


La società italiana attiva nell’IoT Sclak compra la tedesca Nello.io

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nello.ioLa società italiana attiva nell’IoT Sclak, partecipata da Vertis Venture 2 Scaleup, ha rilevato la tedesca Nello.io (si veda qui il comunicato stampa). Si tratta di una piattaforma che consente la gestione, tramite app, degli accessi su parti comuni e appartamenti o uffici, nata e operativa nel mercato tedesco.

Con sede a Monaco, Nello.io  è stata fondata nel 2015 da Christoph Baumeister e Daniel Jahn. Da allora, ha chiuso sei round di finanziamento, raccogliendo in totale 3,6 milioni di euro: un round pre-seed da 400 mila euro nel giugno 2014; uno seed da 700 mila euro nel marzo 2016; un venture round da 100 mila euro guidato dal venture capital americano SOSV nel giugno 2016; un seed round da 1,5 milioni di euro nell’aprile 2017, guidato da KPN Ventures. Inoltre, nel giugno 2018 ha emesso una convertible note da 800 mila euro sottoscritta ancora da SOSV e nell’agosto 2018 ha ottenuto un grant da 71.400 euro da EASME, agenzia europea per le pmi (si veda Crunchbase).

L’acquisizione di Nello.io permetterà a Sclak di: accedere al mercato tedesco; aumentare del 40% gli accessi mensili (a oltre mezzo milione) e il numero di installazioni (a più di 20 mila); presidiare i segmenti smart building, ricettività e smart delivery; potenziare il team tecnologico, che opererà sia da Milano che della nuova sede di Monaco. Nella città tedesca sarà basato anche il team di marketing e commerciale dedicato al mercato B2C e prevalentemente concentrato sulla vendita online, che affiancherà e completerà le attività del team B2B, che opera da Milano con un approccio di presidio fisico e personalizzato della clientela.

Sclak è stata fondata a Milano nel 2014 da Andrea Mastalli, Andrea Ferro e Daniele Poggi, cui si è aggiunto poi Walter Coraccio. La società è operativa sul mercato dal 2017 e da allora ha più che raddoppiato la sua crescita. Nel giugno 2018 ha incassato un primo round di finanziamento da 3 milioni di euro, sottoscritto interamente dal fondo Vertis Venture 2 Scaleup, gestito da Vertis sgr (si veda altro articolo di BeBeez).

L’innovativo sistema offerto da Sclak consente di integrare qualsiasi tipo di apertura e serratura elettrificata, attraverso un dispositivo elettronico, un’applicazione mobile e una piattaforma digitale, da cui è possibile gestire e controllare gli accessi. La società ha siglato importanti partnership con primari player nei settori della ricettività (Sweetguest, HomeatHotel, Salmon Bros), del facility management (Ceg Facility), uno strategico accordo con il leader mondiale della sicurezza passiva Assa Abloy. Infine, sono stati chiusi accordi con Vodafone, Milkman, Ferrovia Trenord e Università degli Studi di Pisa. Sclak è operativa in Italia e, attraverso rivenditori e ambassador, in paesi come la Spagna, UK, Hong Kong e Australia.

A dicembre 2018, la tecnologia Sclak è stata scelta da Meroni, tra i leader internazionali nella produzione di serrature e sistemi di chiusura meccanici ed elettronici. Dalla collaborazione tra le due aziende è nato il brand Meroni Technology, che porterà alla realizzazione di diversi progetti di prodotto innovativi, coinvolgendo settori di punta dell’azienda, come il mobile e l’automotive. Sempre in ambito industriale, Sclak ha siglato un accordo importante con Givi per il lancio di una nuova linea di bauletti scooter/moto con apertura tramite app.

Andrea Mastalli, cofondatore e ad di Sclak, a proposito dell’operazione su Nello.io ha spiegato: “Oggi con questa acquisizione creiamo le condizioni per registrare una crescita straordinaria sul mercato tedesco, che nei nostri piani stimiamo possa raggiungere fino al 100%, e mantenere un solido trend a doppia cifra sul mercato italiano. Questa operazione ci proietta definitivamente su un percorso di internazionalizzazione, fin da subito intrapreso attraverso partnership commerciali strategiche che già oggi generano circa il 30% del nostro business all’estero. Inoltre l’acquisizione dimostra che la tecnologia e le competenze italiane possono giocare un ruolo di guida nel processo di consolidamento in corso in questo settore, che sta registrando un interessante fermento in termini di m&a”.

 


Froneri, la jv tra Nestlé e R&R, compra i gelati Usa di Nestlé. Oakley Capital cede la quota in WebPros a CVC. Nuvei completa un round da 270 mln $, che vale oltre 2mld

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Froneri

FroneriFroneri,, una delle più grandi aziende mondiali di gelati partecipata da PAI Partners e Nestlé, ha annunciato l’acquisizione del business dei gelati di Nestlé negli Stati Uniti per 4 miliardi di dollari, a fronte di un fatturato 2018 du 1,8 miliardi di dollari (si veda qui il comunicato stampa). L’acquisizione copre una serie di marchi noti tra cui Häagen-Dazs, Drumstick, Edy’s, Dreyer’s, Outshine e Skinny Cow. Froneri diventerà così il produttore di gelati numero due al mondo. Già nel 2016, Nestlé e PAI Partners avevano unito le attività europee di gelateria Nestlé in 20 paesi  europei e quelle di R&R di proprietà di PAI per creare Froneri (si veda altro articolo di BeBeez). Con un portafoglio di marchi iconici, conoscenza e concentrazione del gelato senza pari nonché uno stile di gestione agile e imprenditoriale, Froneri è stata in grado di raggiungere vendite rapide e una crescita degli utili, guadagnando costantemente quote di mercato e raggiungendo un fatturato di circa 2,9 miliardi di franchi svizzeri nel 2018. Froneri, che aveva già operazioni in Europa, America Latina, Africa e Asia-Pacifico, ora avrà una forte presenza negli Stati Uniti, il più grande mercato di gelati al mondo. Le recenti acquisizioni di TipTop in Nuova Zelanda e l’attività di gelateria Nestlé in Israele hanno anche aumentato la crescente impronta globale di Froneri.

Oakley CapitalOakley Capital e i suoi coinvestitori venderannno la loro quota nel gruppo WebPros, un fornitore leader di software di automazione dell’hosting web, a CVC Fund VII, con il fondo III di Oakley che incasserà 6,7 volte il capitale investito e circa il 140% di Irr, comprese le precedenti distribuzioni avvenute nei tre anni in cui l’azienda è rimasta in portafoglio (si veda qui il comunicato stampa).  Oakley Capital IV, comunque, reinvestirà 200 milioni di dollari insieme a CVC Fondo VII come partner di minoranza. Il fondo Oakley III aveva inizialmente investito in WebPros nel 2017 e da allora la società ha completato sei acquisizioni per creare un portafoglio di prodotti che si rivolge all’intero ciclo di vita dei clienti end-to-end per i provider di hosting condiviso. Il gruppo ora impiega oltre 450 persone in quattro continenti e supporta clienti in tutto il mondo. L’investimento del fondo IV in WebPros offre a Oakley l’opportunità di continuare la sua collaborazione con il management team e i coinvestitori e di beneficiare del significativo potenziale di crescita a lungo termine di WebPros, attraverso la sua ampia tabella di marcia per i prodotti. CVC Capital Partners offre un insieme di competenze complementari e una profonda competenza pertinente per supportare la visione strategica del business.

NuveiLa canadese Nuvei, uno dei principali fornitori globali di tecnologie di pagamento, ha completato un round da 270 milioni di dollari sulla base di una valutazione della società post-money di  2 miliardi di dollari (si veda qui il comunicato stampa). L’investimento proviene principalmente dagli azionisti esistenti di Nuvei: la principale società canadese di private equity Novacap, supportata da alcuni dei suoi principali investitori, e Caisse de dépôt et placement du Québec . Questo round consentirà a Nuvei di rafforzare ulteriormente i suoi piani di crescita organici e di acquisizione. Con sede a Montreal, in Quebec e uffici in tutto il mondo, Nuvei offre soluzioni multicanale, soluzioni di accettazione dei pagamenti end-to-end, pagamenti semplificati, servizi di cambio, acquisizione locale, gestione dei rischi e servizi aziendali a valore aggiunto negli Stati Uniti, in Canada, Europa, America Latina e Asia Pacifico. Nuvei consente alle aziende e alle organizzazioni di crescere a livello locale e globale, offrendo queste funzionalità attraverso un’unica piattaforma unificata. Attraverso un’integrazione, la piattaforma nativa proprietaria di Nuvei semplifica la connessione con l’economia globale e inizia a effettuare transazioni con clienti in oltre 150 valute in tutto il mondo. Con il supporto di oltre 180 metodi di pagamento alternativi, Nuvei è uno dei pochi processori di pagamento consolidati con capacità di acquisizione veramente globali. L’aumento di capitale conclude un anno attivo e di successo per Nuvei.

 

 


Patrizia e PGGM Private Real Estate vendono a Berlino a Signature Capital. Europa Capital cede il suo Radisson Collection di Varsavia a Wenaas Hotels

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Patrizia Immobilien

Patrizia ImmobilienLa joint venture tra Patrizia e PGGM Private Real Estate ha venduto i suoi quattro edifici per uffici a Berlino, Germania, a Signature Capital (si veda qui Europe-re).  La jv aveva iniziato ad assemblare il portafoglio nel 2017 . Gli immobili, che hanno una GLA attuale di circa 35.000 m², si trovano in Ritterstrasse 12-14, Wilhelmstrasse 118, Invalidenstrasse 120-121 e Magazinstrasse 6-7, nei distretti culturalmente ricchi di Kreuzberg e Mitte, entrambi a casa per la tecnologia in crescita mozzi. Le prime due proprietà sono in affitto al 94% e il 69%, mentre le ultime due sono vacanti e offrono rinnovo e potenziale di ri-locazione. Sia Ritterstrasse che Wilhelmstrasse includono piccoli siti di sviluppo in cui il team di gestione patrimoniale di Patrizia ha garantito permessi per 8.584 m² di spazi per uffici aggiuntivi in ​​stile creativo. Il prezzo di acquisto non è stato reso noto. Paul Hampton, responsabile della gestione internazionale dei fondi di Patrizia, ha commentato: “Innanzitutto dobbiamo ringraziare PGGM, con il quale intratteniamo rapporti commerciali a lungo termine di 20 anni, per avere fiducia sia nella strategia che nel nostro team. È stato un enorme successo – qualcosa che è stato reso possibile dai nostri team interni, in particolare la ricerca, la creazione di accordi e la gestione patrimoniale collaborando in modo così collaborativo. In molti modi, questo risultato conferma anche la nostra tesi secondo cui, nonostante il mercato competitivo, è possibile trovare valore e in alcune delle città più interessanti e dinamiche d’Europa”.

europa capitalEuropa Capital ha venduto l’hotel Radisson Collection a Varsavia, in Polonia, per conto del suo fondo a valore aggiunto, Europa Fund V, a Wenaas Hotels Europe, parte di Wenaasgruppen (si veda qui il comunicato stampa). La vendita segue la completa ristrutturazione della proprietà, che è stata trasferita da un Radisson Blu a un hotel a cinque stelle a marchio Radisson Collection, il primo in Polonia. L’hotel, che dispone di un totale di 311 camere e suite, continuerà ad essere gestito da Radisson Hospitality AB ai sensi di un accordo di gestione internazionale. La ristrutturazione e l’upgrade dell’hotel a un Radisson Collection Hotel a cinque stelle è stato gestito da WX Management Services. I servizi aggiuntivi includono una reception moderna e ridisegnata con un lobby bar; un raffinato ristorante e un ristorante per la colazione a pianta aperta; aree comuni; un centro fitness; e strutture per riunioni ed eventi. Il prezzo di acquisto non è stato reso noto. James Pennington, direttore di Europa Capital, ha commentato: “Dopo aver ricevuto un feedback molto positivo dal mercato a seguito del completamento della ristrutturazione e della successiva riapertura dell’hotel nel giugno di quest’anno, abbiamo concordato questa vendita prima di un piano aziendale. Abbiamo acquisito l’attività nel 2017 individuando un’opportunità per capitalizzare la crescente popolarità di Varsavia come destinazione per viaggiatori d’affari e turisti e, sfruttando la nostra esperienza nella gestione patrimoniale, hanno offerto rendimenti eccellenti per i nostri investitori “.

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Lucaprint quota all’ExtraMot Pro un nuovo minibond short-term

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Lucaprint Group, società che opera nel settore grafico cartotecnico da più di sessant’anni, quota oggi all’ExtraMot Pro un nuovo minibond short-term da 750 mila euro dopo che lo scorso giugno è scaduto un precedente minibond da 500 mila euro, con cedola 4,5% emesso nel dicembre 2018 (si veda altro articolo di BeBeez). Il nuovo titolo ha scadenza novembre 2020 e paga una cedola del 4,2% ed è stato strutturato con l’aiuto dell’advisor Frigiolini & Partners Merchant.

Il Documento di ammissione precisa che il minibond è la prima emissione nell’ambito di un programma di emissioni di minibond short-term del valore complessivo di 3 milioni di euro, da concludersi entro l’approvazione del bilancio 2020 e che prevede singole emissioni di dimensioni massime di un milione euro a scadenza massima di 12 mesi dalla data di emissione.

La società, con sede a Pianezze (Vicenza) e controllata interamente dalla famiglia Luca, ha chiuso il 2018 con 17,9 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 2,2 milioni e un debito finanziario netto di 4 milioni.

Il Documento di ammissione spiega che “i minibond verranno emessi nell’ambito di un’attività ordinaria di provvista da parte dell’Emittente da utilizzare per sostenere lo sviluppo strutturale del capitale circolante che ha natura di buona qualità in virtù dei contratti ormai consolidati strutturati dall’Emittente, il quale dichiara che il capitale circolante è sufficiente per sostenere le sue attuali esigenze”.

 


2M quota un nuovo minibond short-term, parte di un programma da 1,5 mln euro

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Schermata 2019-12-13 alle 07.50.56Sono in quotazione da oggi all’ExtraMot Pro i nuovi minibond short-term emessi da 2M srl, una carpenteria metallica, con sede a Thiene (Vicenza) e attiva dal 1990, specializzata nella lavorazione di materiali ferrosi e acciaio inossidabile.

I nuovi titoli, emessi per 250 mila euro, che hanno scadenza dicembre 2020 e pagano una cedola del 4%, vanno a rifinanziare i minibond emessi circa un anno fa  per 100 mila euro e in scadenza il prossimo 19 dicembre 2019 con cedola del 4,2% (si veda altro articolo di BeBeez). I titoli sono stati strutturati con l’aiuto dell’advisor Frigiolini & Partners Merchant.

Il Documento di ammissione precisa che il minibond è la prima emissione nell’ambito di un programma di emissioni di minibond short-term del valore complessivo di 1,5 milioni di euro, da concludersi entro l’approvazione del bilancio 2020 e che prevede singole emissioni di dimensioni massime di 500 mila euro a scadenza massima di 12 mesi dalla data di emissione.

La società, che è controllata al 99% da Cristina Tagliapietra, tramite Immobiliare Tagliapietra srl, ha chiuso il 2018 con 8,5 milioni di euro di ricavi, 0,8 milioni di ebitda e un debito finanziario netto di 3,2 milioni.


Premio Claudio De Matté, ecco i fondi vincitori dell’edizione 2019

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Schermata 2019-12-13 alle 07.38.15I vincitori della sedicesima edizione del Premio Claudio Dematté Private Equity of the Year sono stati premiati ieri sera durante la cerimonia che si è tenuta presso la sala delle polene del Museo della scienza e della tecnologia. Il premio è promosso da AIFI e Intesa Sanpaolo, con il supporto di EY, e in collaborazione con Corriere della Sera, Gruppo 24 Ore, SDA Bocconi e Borsa Italiana. Qui di seguito i vincitori dei vari premi.

Early Stage (investimento in capitale di rischio effettuato nelle prime fasi di vita di un’impresa, comprendente sia le operazioni di seed sia quelle di startup) – il premio è stato assegnato a P101 sgr per l’operazione Viralize azienda distributrice di video pubblicitari basati sull’intelligenza artificiale.

Expansion (operazioni di investimento in capitale per il finanziamento dello sviluppo d’impresa) – il vincitore è Mandarin Advisory per l’operazione Marval, società specializzata in lavorazioni meccaniche di precisione per il settore automotive.

Buy Out (operazione di acquisto dell’impresa da parte dell’operatore di private equity in affiancamento con il management/imprenditore) – il premio è stato consegnato a Ambienta sgr per l’operazione Lakesight Technologies/Tattile, piattaforma operante nei mercati dell’industria manifatturiera e della mobilità, offrendo soluzioni di machine vision per il controllo qualità, misurazioni e automazione di processo.

Premio speciale Big Buy Out e Ipo – consegnato ad Advent International, Bain Capital Private Equity (Europe) e Clessidra sgr per l’operazione Nexi, tech company che connette banche, merchant e consumatori, abilitandoli all’esecuzione e ricezione di pagamenti digitali.

Menzione speciale attrazione internazionale – consegnata a Charme Capital Partners sgr per l’operazione Igenomix, azienda spagnola attiva nelle biotecnologie e focalizzata sui test genetici riproduttivi, con una presenza in Italia.
“Quest’anno abbiamo avuto un record di candidature, ben 25 operazioni che sono contraddistinte per la valorizzazione delle target, la loro internazionalizzazione e l’attenzione ai principi Esg”, ha dichiarato Innocenzo Cipolletta, Presidente di AIFI, che ha aggiunto: “L’attività dei fondi punta infatti su questi obiettivi per far crescere le imprese in portafoglio, restituendole al mercato più solide e capaci di affrontare le sfide di un sistema globale altamente concorrenziale”.

“Mi congratulo con i vincitori del Premio Demattè, imprese eccellenti che potranno ricevere lo slancio necessario per accelerare la crescita. I fondi possono investire in diversi momenti della vita di un’azienda, dalle prime fasi fino all’espansione, ma sempre con l’obiettivo di aumentarne la capacità di creare valore e sviluppo. Intesa Sanpaolo è la banca dell’economia reale e lavora quotidianamente per mettere le imprese in condizione di crescere e competere al meglio sui mercati internazionali, in piena coerenza quindi con gli obiettivi del Premio”, ha dichiarato Gian Maria Gros-Pietro, presidente Intesa Sanpaolo.


Ireos torna sull’ExtraMot Pro con un nuovo minibond short-term, parte di un programma da 3 mln euro

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Schermata 2019-12-13 alle 08.07.32

Schermata 2019-12-13 alle 08.07.32Ireos spa, società genovese specializzata in servizi di natura ambientale, dalla bonifica di siti industriali al trattamento dei rifiuti, ha quotato oggi all’Extra Mot Pro dei nuovi minibond short term. I titoli, emessi per 100 mila euro, pagano una cedola del 4,5% e sono stati strutturati con l’aiuto dell’advisor Frigiolini & Partners Merchant.

Il Documento di ammissione spiega che si tratta della prima di emissione nell’ambito di un programma di emissioni da 3 milioni di euro complessivi che prevede minibond a scadenza massima 12 mesi dal giorno dell’emissione e singole emissioni di dimensioni massime di un milione di euro. Il programma ha durata sino all’approvazione del bilancio 2020.

Per Ireos si tratta di un ritorno sul mercato. La società aveva infatti quotato a fine 2017 all’ExtraMot Pro dei minibond short-term poi scaduti luglio 2018 che pagavano una cedola del 3,8% (si veda altro articolo di BeBeez). A fine agosto 2017 la società aveva quotato un secondo mini-bond a scadenza aprile 2018 e cedola 4%,mentre il primo minibond short-term era stato emesso nel marzo 2017 con cedola 4,2% ed era scaduto nel novembre dello stesso anno.

Fondata da Stelio Munari nel 1979, la società è oggi presieduta da Emilio Munari e controllata al 71,3% da Ireos Group srl. Ireos spa ha chiuso il bilancio 2018 con circa 23,4 milioni di euro di ricavi.

Il Documento di ammissione spiega che “i minibond verranno emessi nell’ambito di un’attività ordinaria di provvista da parte dell’emittente da utilizzare per sostenere lo sviluppo strutturale del capitale circolante che ha natura di buona qualità in virtù dei contratti ormai consolidati strutturati dall’emittente, il quale dichiara che il capitale circolante è sufficiente per sostenere le sue attuali esigenze”.


IPEM di Cannes, ultimi giorni per l’offerta early bird. BeBeez è media partner

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Schermata 2019-12-13 alle 17.28.27

Schermata 2019-12-13 alle 17.28.27BeBeez vi ricorda l’IPEM (International Private Equity Market),
l’appuntamento annuale con il mondo
del private equity, del venture capital e del private debt

che si terrà a Cannes
al Palais des Festivals dal 28 al 30 gennaio 2020.

Sino al prossimo 19 dicembre è possibile iscriversi con uno sconto del 10%.
Per informazioni, clicca qui

BeBeez è lieta di essere per il terzo anno consecutivo media partner di questa manifestazione che quest’anno, alla sua quinta edizione,
vedrà la partecipazione di almeno 1.200 delegati dei principali attori del mondo del private capital europeo.

IPEM riunisce infatti l’intera filiera dell’industria del private capital (gestori, investitori, società target, advisor, fornitori di servizi)
ed è strutturato come un marketplace nel quale incontrarsi e fare business.
Il tutto con la possibilità di networking facilitata da una piattaforma online dedicata.

Sino al prossimo 19 dicembre è possibile iscriversi con uno sconto del 10%.
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Il Locale, tra storia e nuove tendenze

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Palazzo Concini
Faramarz Poosty

Faramarz Poosty

Abbiamo scoperto un luogo di incontro, cocktail bar e ristorante, presto spazio di esposizioni d’arte dove il contemporaneo, lo stile di vita più di tendenza sposa la storia e la tradizione: il Locale, nel cuore di Firenze, in un palazzo legato a Cosimo I, Palazzo Concini, il Consigliere di Caterina dei Medici, odiato in Francia per la sua spietatezza. I Medici in qualche modo in questa città sono sempre protagonisti come in questo caso dove la proprietà ha cercato di interpretare i suggerimenti delle mura e le stratificazioni del gusto in cucina come negli arredi e nella domanda che il cliente che entra in questo spazio pone.

L’incontro è stato occasione di una passeggiata esclusiva per BeBeez anche al piano inferiore dove ci sono vestigia che risalgono fino all’epoca romana, accompagnati eccezionalmente dal Direttore, Faramarz Poosty, un persiano, fiorentino d’adozione (che dirige anche un ristorante di pesce esclusivo di là d’Arno, il Cestello RistoClub nell’omonima piazza), trasferitosi a Firenze dopo la Rivoluzione.

Dal General Manager ci siamo fatti raccontare com’è nata l’idea.

“E’ stato un lungo progetto, dopo che la proprietà ha tenuto vuoto per un anno questo fondo che era ai tempi una segheria, quando mi ha contattato perché già lavoravo in un locale di loro proprietà. E’ stato un azzardo, un’iniziativa certamente ambiziosa che è costata un anno e mezzo di lavori, un tempo ragionevole per l’imponenza della trasformazione e l’impegno legato anche alla presenza della Sovrintendenza per le Belle Arti.”

Qual è stata l’idea?

“Di seguire il luogo, pieno di sorprese, basti pensare che al primo piano dove ci sono i laboratori, il personale di cucina lavora in una stanza padronale affrescata; così abbiamo aperto una storia, cominciando dal portone ottocentesco che abbiamo utilizzato all’interno per impreziosire una parete. La scelta è stata quella di porsi dalla parte del cliente chiedendoci cosa cercasse, quale suggestione provasse entrando qui dentro e la risposta è stata l’incontro di un sentire molto contemporaneo ben saldo sulla tradizione, con elementi di modernità nell’arrendo, un tetto di vetro apribile d’estate in quella che era la corte come si vede dal lastricato dell’antica strada che passava di qui e che abbiamo scelto di lasciare. Anche nell’offerta c’è molta ricerca con il cocktail bar anche nella presentazione e nella comunicazione, l’ingresso della fisica nelle preparazioni ma senza chimica, con laboratori per distillazione e preparazioni tradizionali, sotto la guida di Matteo di Ienno, Bar Manager”, in una città alchemica di grandi tradizioni, di officine e speziali.

Sul fronte della cucina qual è l’impronta? “Con lo Chef, Gianluca Renzi e il Sommelier Stefano Rizzi abbiamo smussato e aggiustato il tiro nel tempo per approdare ad una cucina toscana rivisitata, legata però al tema ambiente e salute che oggi sono componenti imprescindibili del consumo che fanno parte di un’offerta raffinata, legata alla ricerca più che al lusso”, anche se nel Locale di elementi preziosi ce ne sono molti e li scopriremo nella nostra passeggiata.

“E’ la prima volta, ha continuato Faramarz, in 25 anni di attività che mi trovo obbligato a declinare la mia attività seguendo quello che mi dice il luogo e quindi la cucina classica toscana legata alla prima suggestione dell’ambiente mediceo non è stata soddisfacente. La clientela voleva andare oltre, senza dimenticare l’origine ed è molto apprezzato lo stile di consumo sostenibile come accennato per cui la buccia del cocomero, per fare un esempio, viene utilizzata per le decorazioni. L’obiettivo è spreco zero introducendo le erbe spontanee nei piatti e facendo accordi con coltivatori locali per andare incontro all’idea del chilometro zero.”

Come viene vissuto questo locale? “Come una casa, perché si respira quest’atmosfera, anche con l’opportunità di poter viaggiare nel tempo con un’esperienza immersiva per cui si cerca il contrasto, la sorpresa dell’antico che trova il moderno. Nell’apparecchiatura ad esempio il concept attuale è servito con la Porcellana Richard Ginori; nei laboratori la tecnologica serve a migliorare e accelerare i processi per i drink ma l’estrazione è naturale e vengono utilizzate materie prime di base, non già prodotti confezionati però con un tocco di ricerca. La Drink list ad esempio è ispirata all’artista Bruno Munari per cui ogni cocktail è illustrato da un gesto, un’espressione del viso e delle mani, che è assolutamente inusuale.”

Quali sono i nuovi orizzonti verso i quali vi muovete?

“A breve ci saranno importanti novità e progetti legati all’arte contemporanea insieme alla Galleria Poggiali, in collaborazione con Mariam Mazaheri e anche in questo caso, al di là dell’evento mondano dell’inaugurazione della mostra, cercheremo nel tempo di creare una piccola collezione permanente con una scelta di artisti che possano lavorare nel segno della modernità molto spinta in dialogo con il luogo storico, in un contraddittorio vivace”.

Il Palazzo ha una storia antichissima che parte dal Duecento, situato nell’antico quartiere nobile della città, quando la prima famiglia proprietaria era quella dei Bastari Rittafé. Nel Cinquecento poi il Palazzo subì un ampliamento importante e divenne la residenza del Giureconsulto e Plenipotenziario di Cosimo I de’ Medici, Bartolomeo Concini, il diplomatico più influente dell’epoca, il cui operato fu fondamentale per il conferimento per nomina pontificia del titolo di Granduca a Cosimo I. La famiglia Concini fu fondamentale nella vita politica di allora tanto che arrivò ad imparentarsi con gli stessi Signori di Firenze.

Il piano terra racconta la vita cinquecentesca quando l’ingresso attuale era un ampio cortile dove entravano le carrozze e i carri a costeggiare il loggiato sontuoso, coperto, antistante l’entrata principale. Adiacenti ai locali di rappresentanza le sale destinate allo stoccaggio delle merci soprattutto provenienti dalle fattorie dei Concini com’era d’uso nella nobiltà fiorentina dell’epoca.

Qualche curiosità?

“Al piano terra spicca una preziosa stufa in terracotta policroma del Settecento, realizzata all’epoca di Francesco Giuseppe de’ Medici, possessore del Palazzo dal 1732. L’amorino affrescato sul soffitto ha nelle mani un carciofo e una coppa di vino e ricorda il mito di Cynara, la bella ninfa dai capelli color cenere e gli occhi verdi dai riflessi viola, di cui si era invaghito Zeus e dalla quale fu respinto, tramutandola così in carciofo, brutto fuori ma buono dentro, al contrario della fanciulla, verde con i riflessi viola.”

Scendiamo nel tempo?

Al piano interrato la preesistente abitazione del Duecento, trasformata tre secoli dopo  negli appartamenti per la servitù. Da notare che allora il piano era a livello strada, prima che il tessuto cittadino fosse rialzato. Oggi si possono vedere ancora il pozzo, il focolare, il piano in pietra per fare il bucato, gli stipi dove si riponevano i saponi e la biancheria. Nella seconda cucina, sull’architrave della bocca del forno del XIII secolo la croce ottagona scalpellata è il simbolo dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, fondato da Cosimo I, che veniva impressa sul pane prima di essere infornato.”

E infine scopriamo una vera chicca.

“A margine dell’interrato si trova l’antica cantina che serviva per conservare il vino prodotto dai proprietari, venduto poi in fiaschi attraverso la cosiddetta “buchetta del vino”, finestre che si aprivano sulla strada per un consumo popolare (che un tempo si affacciava su via delle Seggiole) e che oggi stanno tornando di moda. Alcune arcate in pietra di quest’area potrebbero risalire addirittura alla Firenze di fondazione romana tra il 30 e il 15 a.C., dato che è stato messo in luce come l’edificio sorga nei pressi delle antiche mura romane”.

 

a cura di Ilaria Guidantoni

 


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