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Bouwinvest investe in uffici delle aree metropolitane di asia pacifico. Prime Pacific si allea con ED Group per il residenziale londinese

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BouwinvestL’olandese Bouwinvest, ha investito 100 milioni di dollari (88 milioni di euro) in un portafoglio di uffici nelle aree metropolitane dell’Asia-Pacifico per conto del mandato di gestione affidatogli da bpfBOUW, il fondo pensione olandese dei lavoratori edili (si veda qui il comunicato stampa).  Il portafoglio comprende edifici per uffici a Tokyo, Osaka, Hong Kong, Seul e Auckland. L’investimento è stato effettuato in collaborazione con altri investitori istituzionali e sarà gestito da PAG Real Estate, con sede a Hong Kong. Insieme, le parti hanno investito quasi 700 milioni di dollari in 26 edifici per uffici e un volume comparabile sarà investito in più attività nei prossimi anni. Il più grande investimento nel portafoglio è l’immobile a uffici della International Trade Tower a Hong Kong, Kowloon East, un edificio per uffici di alta qualità con un solido potenziale locativo. Tjarko Edzes, direttore di Asia-Pacific Investments di Bouwinvest, ha dichiarato: “Questo investimento si adatta molto bene al nostro portafoglio Asia-Pacifico. La strategia di investimento si concentra su mercati liquidi e edifici per uffici che generano un flusso di cassa attraente con un potenziale di crescita. Puntiamo a far crescere gli investimenti internazionali al 40% del nostro portafoglio totale nei prossimi anni dopo l’apertura di un ufficio regionale a Sydney all’inizio di quest’anno. Con questo ultimo investimento ci stiamo muovendo in quella direzione”.

Prime PacificPrime Pacific, società di investimento e gestore di fondi con sede a Hong Kong, ed ED Group Holding, società di investimento non quotata con interessi nel settore immobiliare e tecnologico nel Regno Unito, in Europa e in Nord America, hanno costituito una joint venture strategica rivolta allo sviluppo residenziale nel centro di Londra (si veda qui propertyfundsworld). La joint venture ha nominato LBS Properties, uno sviluppatore pluripremiato di Londra, come development manager, e Global Land Technology, una consociata di Prime Pacific, come development monitor per implementare la sua strategia di investimento e gestire i suoi progetti di sviluppo. La joint venture mira ad acquisire siti di sviluppo residenziale con il consenso alla pianificazione in Zona 1 e Zona 2 di Londra e perseguirà una strategia di costruzione per la vendita. La joint venture è stata istituita come un fondo, denominato Paladin LBS UK Residential Fund I, con un importo di investimento target totale di 200-300 milioni di dollari. La joint venture ha scambiato contratti per il suo primo progetto, noto come Brill Place, un progetto di torre di 22 piani a King’s Cross, che beneficia del consenso alla pianificazione di 54 appartamenti e spazi commerciali accessori. Brill Place si trova direttamente adiacente alla stazione internazionale di St Pancras, a pochi passi da Granary Square, nel cuore della rigenerazione di King’s Cross. Il progetto fornirà un mix di appartamenti con una, due e tre camere da letto, beneficiando di viste panoramiche e ambientati nel parco pubblico recentemente riqualificato in costruzione come parte del Masterplan di Somers Town. La costruzione dovrebbe iniziare nel primo semestre del 2020.



L’arte di Pino Pascali in scena a Venezia

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Pino Pascali 2Dettofatto – percorso a ritroso nel futuro pascaliano è un’azione teatrale di Vito Facciolla dedicata alla vita dell’artista pugliese nell’ambito della mostra Pino Pascali – dall’Immagine alla Forma, Evento Collaterale alla 58a Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia in corso a Palazzo Cavanis, in scena il 25 luglio nei Giardini dello stesso Palazzo. Unire le radici della cultura mediterranea con la dimensione ludica dell’arte è solo una delle cifre stilistiche dell’eclettico Pino Pascali, tra i più importanti esponenti dell’Arte Povera italiana, a cui è dedicato questo importante appuntamento teatrale, “made in Puglia” sostenuto dalla Regione Puglia e dal Teatro Pubblico Pugliese, nell’ambito del FSC 2014-2020 “Interventi per la tutela e valorizzazione dei beni culturali e per la promozione del patrimonio immateriale” – progetto “Valorizzazione della cultura e della creatività territoriale” e promosso dalla Fondazione Pino Pascali-Museo D’Arte Contemporanea, Polignano a Mare, vicino Bari.

Lo spettacolo ripercorre le orme del grande artista così come lo stesso Facciolla le ha seguite fin dall’infanzia, quando con i genitori andava in visita al cimitero a Polignano a Mare, dove immancabilmente s’incontravano i genitori di Pascali, dato che l’artista era morto precocemente in un incidente stradale a Roma; poi nei primi Anni ’90 quando Facciolla, appena arrivato a Roma, si ritrovava con la moto a seguire, involontariamente, le tracce di Pascali alla ricerca delle sue opere o dei luoghi da lui frequentati. Nel ’95 nacque così il primo spettacolo di Facciolla dedicato a Pascali, Arpa muta, seguito da altri.

Pino Pascali 3Oggi, a cinquant’anni dalla scomparsa di Pascali, su commissione della Fondazione Museo Pino Pascali e su invito della direttrice Rosalba Branà, nasce il nuovo lavoro che ricorda l’artista, non tralasciando quanto fatto prima, ma anche con uno sguardo attuale. Quando si studiano a fondo la vita, le opere e il pensiero di un personaggio, in un certo qual modo, si finisce per identificarsi in esso. “La prima volta che l’ho ‘conosciuto’ – racconta Facciolla – avevo quattro o cinque anni, in visita con i miei al cimitero, dove immancabilmente s’incontravano i suoi genitori che usavano trascorrere lì gran parte delle loro giornate. Pian piano la curiosità verso questo personaggio è cresciuta sempre di più. A Roma lo ‘inseguivo’ nei luoghi da lui frequentati, piazza del Popolo, autodemolizioni alla Magliana, la casa a largo Boccea, chiedendo alle persone anziane se l’avessero conosciuto o avessero un ricordo qualunque. Pino era diventato il mio amico immaginario”.

L’autore non si è accontentato di studiarne l’arte dai cataloghi e dal contatto con la famiglia, cercando di incontrare direttamente o indirettamente chi lo aveva frequentato come Sargentini, Patella, Schifano, Mambor, Kounellis, i quali confermarono pienamente il suo interesse per il teatro, la mitologia, l’arte africana, lo sciamanismo e soprattutto il suo cimentarsi come attore e “performer” sempre con la sua attitudine ludica che gli ha permesso di attraversare la sua breve e intensa esistenza, reinventando anche la realtà e la natura stessa attraverso le sue opere. Sempre e solo giocando, con tutto e con la vita stessa.

Nel ’98 in occasione di una grande retrospettiva dal titolo L’isola di Pascali, Facciolla presenta un corto precedentemente girato dal titolo Arrevamme a lu mère e Riepilogando Pulcinella, azione ispirata al suo lavoro di pubblicitario. Con cadenza decennale, nel 2008, supportato da alcuni enti fra i quali la Regione Puglia, va in scena Araba fenice. Solo parole di Pino Pascali.

“In tutti i lavori teatrali, ha spiegato Facciolla, i temi sono costanti, la nascita, il gioco, la morte, accompagnati scenograficamente di rimando ad alcune sue opere significative per me”.

Pino Pascali 4Quale lo spirito del nuovo spettacolo? “Il concetto di performance pascaliana parte dal semplice assunto che egli non era un attore professionista, tuttavia, si poneva al centro dell’azione con i suoi rituali. Nella sua semplicità drammaturgica, il rito diventava essenziale in riferimento alle sue mostre. Pascali diceva che le opere, appena collocate in un museo o galleria, diventano delle tombe in un camposanto, pur essendo consapevole che quei luoghi fossero indispensabili come unico mezzo per l’artista di incastrarsi, esistere e affermarsi nella società. Perciò usava accompagnarle con delle azioni dando loro una forma di teatralità modificando così la natura dello spazio”.

In tal senso significativa la sua performance realizzata in occasione della mostra a Torre Astura, dove aveva presentato il Requiescat, monumento funebre a Corradino di Svevia, accompagnandolo con movimenti del corpo che mimavano il cerimoniale della morte e cospargendo di incenso la galleria per tutta la durata della stessa. All’inizio ero partito dalle scatole della memoria giocando col titolo dell’opera sopracitata, il REQUIESCAT-OLE, così come il mito di Giasone e le prove che affronta fanno pensare a tante sue azioni ed al suo breve viaggio, senza la protezione del Vello d’oro”.

Partendo dalle opere, Facciolla segue il filo dei Bachi setola, metafora di un filo indistruttibile, che ha guidato l’autore degli spettacoli nelle successive scelte arrivando così al Solitario, simbolo per antonomasia di un gioco forsennato dell’artista, e, alla Ricostruzione del dinosauro, immagine dell’immortalità fisica dell’arte. “L’evocazione e la rinascita dalle proprie ossa sono in assoluto il fulcro del mio lavoro”, sottolinea Facciolla.

Ha sempre lavorato da solo in questo viaggio?

“Credo non sia stata casuale la conoscenza di Vito Savino, artista conversanese, attento alla ricerca e sempre in continua sperimentazione della materia e delle sue forme. Stava lavorando ad un progetto chiamato Uova Pascali e in questo ho immediatamente rivisto le mie scatole, le ossa simbolo di rinascita e resurrezione. Le ho immaginate disseminate nello spazio vedendole ora come denti, ora come tombe, e mi sono ritrovato inevitabilmente in quel campo arato, in quel cimitero dove tutto è cominciato, dove Pino ha trovato per sempre il suo posto da quel fatidico giorno del ’68. Ed è per questo che a Savino, il quale sotto alcuni aspetti è molto vicino all’impronta concettuale di Pino, ho deciso di affidare l’allestimento di questa azione scenica. Curiosamente nello stesso anno della morte di Pascali, Domenico Modugno, nostro compaesano, fu costretto a cantare al Festival di Saremo Al posto mio anziché Meraviglioso perché considerato dalla giuria inadeguato in quanto trattava il tema della morte.”

Si veda altro articolo di Bebeez su Pino Pascali.

A cura di Giada Luni

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Muore a 93 anni Marisa Merz, la regina italiana dell’arte povera

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Italian artist Marisa Merz wins the Golden Lion Lifetime Achievement during The 55th International Art Exhibition at Giardini on June 1, 2013 in Venice, Italy

Italian artist Marisa Merz wins the Golden Lion Lifetime Achievement during The 55th International Art Exhibition at Giardini on June 1, 2013 in Venice, Italy  (Photo by MARCO SECCHI/Corbis via Getty Images)

L’artista italiana Marisa Merz, che era l’unica artista femminile nell’influente movimento dell’Arte Povera, è morta all’età di 93 anni. Ha portato una prospettiva unicamente femminile al movimento, spesso usando artigianato tradizionalmente domestico, come lavorare a maglia e intrecciare, e facendo spudoratamente riferimenti alla vita domestica e alla maternità nelle sue sculture e installazioni. Spesso messa in ombra da suo marito, il pioniere dell’Arte Povera Mario Merz (1925-2003), Marisa Merz ha dovuto aspettare fino all’età di 90 anni per ottenere il riconoscimento museale che meritava. Il movimento principalmente maschile di Arte Povera divenne famoso a livello internazionale negli anni ’60. Il termine è stato ispirato dall’uso da parte degli artisti di materiali quotidiani e non spettacolari, come cera, filo di rame e legno recuperato. Si veda Artnet.

Marisa Merz, morta venerdì 19 luglio,  non ha iniziato a fare arte fino a quando non ha compiuto 40 anni. Ha iniziato creando “Sculture viventi” in alluminio nella sua cucina, e il suo lavoro è stato esposto per la prima volta al Piper Club di Torino nel 1967. Mentre i suoi primi lavori includono mobili e oggetti funzionali, come un’altalena in compensato per sua figlia, negli anni ’70 si è trasferita nella creazione di installazioni ambientali immersive. Nei decenni seguenti, ha iniziato a creare le sue memorabili teste di cera e sculture figurative di argilla, e ha continuato a realizzare disegni, sculture e dipinti eterei in età avanzata.

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(Marisa Merz with Living Sculpture, Turin, 1966. Courtesy Fondazione Merz).

“Piangiamo la visionaria, grande artista Marisa Merz”, ha scritto in omaggio su Twitter la curatrice torinese Carolyn Christov-Bakargiev. “Vide il mondo distillato attraverso il suo occhio interiore; così acuta, era un angelo sulla terra ”, ha aggiunto la curatrice. “La sua estetica del miracolo quotidiano sta alla radice dell’Arte Povera. Ieri sera, le stelle hanno brillato mentre le attraversava, mentre si dirigeva verso Mario.”

“Per chiunque abbia avuto la fortuna di incontrare Marisa, è stata un’artista e una persona diversa dalle altre”, dice il rivenditore Thomas Dane, che rappresenta Merz, a artnet News. “Il suo lavoro, piuttosto che rispondere alle domande, è stato fatto per farle. In un mondo così pieno di certezze, ha riportato un senso di mistero e poesia. ”

Marisa Merz ha preso parte a documenta 7 nel 1982 e documenta 9 nel 1992. È stata anche inclusa alla Biennale di Venezia nel 1988 e nel 2001 ha ricevuto il premio speciale della giuria della Biennale, seguito nel 2013 dal prestigioso Leone d’oro per la carriera. .

Poco si sa della prima vita di Marisa Merz, incluso il suo nome da nubile. È nata nel 1926 a Torino. Suo padre lavorava nella fabbrica di automobili Fiat di Torino. È stato riferito che potrebbe aver studiato danza e che ha fatto la modella per il pittore neoclassico Felice Casorati negli anni ’40.

Negli anni ’50 conobbe Mario Merz mentre studiava a Torino. Si sposarono nel 1960 e ebbero una figlia, Beatrice Merz. Nel 2005, Beatrice Merz ha aperto un centro di arte contemporanea a Torino, la Fondazione Merz.

Mentre è stata tardivamente riconosciuta come una delle principali artiste dell’Arte Povera, essendo stata spesso esclusa dalle mostre, o senza nome quando il suo lavoro è stato presentato, Marisa Merz ha continuato imperterrita a lavorare fino a tardi nella vita. Nel 2017, la Met Breuer ha organizzato la prima grande retrospettiva del lavoro della sua vita, ” Il cielo è un grande spazio “.

” Un’occasione che potrebbe sembrare una nota storica revisionista si rivela più simile alla migliore salvata per ultima”, ha scritto il critico d’arte Peter Schjeldahl sul New Yorker riguardo alla tanto attesa mostra, che è passata dall’Hammer Museum di Los Angeles, al Museo d’arte contemporanea di Serralves in Portogallo per finire al Museum der Moderne di Salisburgo, in Austria.

 


Il rebus incontra la pittura “delle cose che accadono” con Giuseppe Biagi a Pietrasanta

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Giuseppe Biagi, Pietrasanta 27 luglio

Delle cose che accadono, De rebus quae geruntur, è il titolo della personale dedicata al pittore viareggino Giuseppe Biagi, classe 1949, a cura di Paolo Emilio Antognoli in programma dal 27 luglio al 5 settembre 2019 alla galleria Susanna Orlando di Pietrasanta.

GIUSEPPE BIAGI_PAPPAGALLO_2019_35X33,5 CM_OLIO SU TELA“La mostra nasce da un incontro, con la gallerista Susanna Orlando – ci ha raccontato l’artista – che vedendo alcune immagini sulla pagina face book mi ha incentivato ad un lavoro sul tema dei rebus spingendomi poi a realizzare una mostra che fosse pittorica. Ho così avuto l’opportunità di unire due linguaggi che mi appartengono”.

La scelta del titolo è di una frase del letterato francese Gilles Ménage (Angers 1613 – Parigi 1692), erudito, figlio di un avvocato del Re, entrato nelle grazie del potente Cardinale Mazzarino e poi schernito da Molière, il quale lo ritrasse parodicamente nel personaggio di Vadius, il grammatico pedante di Les femme savantes (Le intellettuali), la sua penultima commedia.

 

(GIUSEPPE BIAGI_PAPPAGALLO_2019_35X33,5 CM_OLIO SU TELA)

Si deve proprio a Ménage l’etimologia di rebus, che difatti tradusse de rebus quae geruntur con la frase: «delle cose che accadono» – voce ancora riportata dall’Enciclopedia Treccani.

Biagi espone per l’occasione una serie di dipinti inediti in forma di rebus – che danno il là e il titolo alla mostra – assieme ad altre opere pittoriche, tele e carte di diversi formati, che allargano il significato di rebus, dal loro senso enigmistico a quello più vasto di cose che accadono: i fatti e gli accadimenti enigmatici della vita di cui la pittura è sia portatrice che accadimento essa stessa.

Il rebus nasce nel lavoro di Biagi come un’associazione spontanea lavorando, non essendo un ‘rebussista’ classico e professionale ma restando fondamentalmente un pittore. “All’inizio ho lavorato nel solco dell’associazione di parole e immagini con collage fotografici, poi con acquerelli che ho pubblicato in rete e negli ultimi tre anni mi sono dedicato all’approfondimento di questo gioco, pensando anche all’aspetto di interazione con il pubblico. Se immagino lo sguardo di professionisti del settore penso che vi possano trovare anche degli errori. La mia partenza è dal rebus leonardesco con l’accostamento parola e immagine (ad esempio “un” e l’immagine del cane) mentre la tendenza attuale è di sposare la complessità e l’integrazione tra i due linguaggi, dove la parola sorge da una situazione. In uno dei lavori in mostra, Opera aperta, il rimando è sia all’idea dell’inaugurazione della mostra sia all’omonimo testo di Umberto Eco del 1962 nel quale mostra l’intento di restituire dignità ai linguaggi delle arti, non solo a quello letterario, mentre intorno a lui scalpitavano le neo-avanguardie. In questo mio lavoro la “O” è accanto all’immagine di una pera che è tagliata a metà, dunque aperta”.

Un artista è sempre in movimento: quali sono i progetti all’orizzonte?

“Ancora non ho in vista appuntamenti in calendario ma vorrei lavorare su due filoni, ricominciando con il tema delle colline che è uno degli miei argomenti insieme al mare, allontanandomi però dalla figurazione arcaica del passato per sposarne la stilizzazione e l’immagine simbolo, così come alla terra si associa il cerchio. Accanto a questo binario vorrei studiare il fantasma come simbologia della visione.”

Giuseppe Biagi che vive e lavora a Viareggio, si sente sempre un artista in viaggio, nel corso di quale la ricerca è protagonista in un continuo divenire. Pittore, scultore e grafico solo per ‘gioco’, quello serio della ricerca senza ambizioni espositive, almeno per ora, ha cominciato dall’informale per arrivare appunto al tema del rebus. Nel 1981, dopo gli studi universitari ad Architettura a Firenze, aderisce al Gruppo Narciso, assieme a Luca Maria Patella. Due anni più tardi entra a far parte del gruppo della Metacosa, nel periodo della Transavanguardia, con molti riferimenti all’Iperealismo. Si accorge però presto che è una linea che non gli appartiene anche se il focus resta negli anni sulla pittura figurativa, non però in senso fotografico.

Tra i suoi riferimenti, ci ha confidato, ci sono Giorgio Morandi, Paul Klee e Balthus, soprattutto per l’aspetto poetico che considera “nascosti in me”.

Ha al suo attivo numerose mostre collettive e personali. Nel 2011 è invitato da Mina Gregori al Padiglione Italia in occasione della 54a Biennale di Venezia. Nel 2007 è invitato alla mostra Arte italiana 1968-2007- Pittura tenutasi a Palazzo Reale di Milano.

A cura di Ilaria Guidantoni.


Il MoMa riceve una donazione destinata a lasciare il segno dal collezionista di arte contemporanea africana Jean Pigozzi

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Il MoMa (Museo d’Arte Moderna di NY) ha annunciato una importante donazione di 45 opere d’arte contemporanea africana del prolifico collezionista Jean Pigozzi. Il regalo include una selezione di sculture di Romuald Hazoumè (Beninese, nato nel 1962) e Bodys Isek Kingelez (Congolese, 1948-2015); dipinti di Moké (congolese, 1950-2001) e Chéri Samba (congolese, nato nel 1956); uno straordinario gruppo di fotografie di artisti come Seydou Keïta (Malian, 1923-2001), Ambroise Ngaimoko / Studio 3Z (congolese, nato in Angola. 1949), e Jean Depara (congolese, nato in Angola. 1928-1997); disegni del mistico Gedewon (etiope, 1939-1995) e Abu Bakarr Mansaray (Sierra Leonian, nato nel 1970); e una delle opere simbolo del 20 ° secolo: Alphabet bété (1991), un alfabeto pittografico di 449 sillabe di Frédéric Bruly Bouabré (Ivorian, 1923-2014) che l’artista sperava potesse essere un nuovo strumento per la comunicazione universale. Questo dono rende il MoMA un punto di riferimento preminente in questo aspetto dell’arte contemporanea africana. Si veda qui Art Africa.

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Pigozzi iniziò a collezionare arte africana nel 1989, dopo aver visto la mostra Magiciens de la Terre a Parigi. Nei decenni successivi, con una visione, una dedizione e una passione risolute, ha riunito, con l’aiuto del curatore André Magnin, una delle più grandi collezioni private di arte contemporanea africana al mondo oggi, la Contemporary African Art Collection ( CAAC).

“Diversi anni fa, abbiamo iniziato una conversazione con Jean sulla possibilità di fare un grande regalo al Museo dalla sua straordinaria collezione. Successivamente, Jean ci ha permesso di studiare a fondo la sua collezione e non solo ci ha incoraggiato, ma è stato fondamentale per aiutarci a realizzare la rivoluzionaria mostra 2018 di Sarah Suzuki, Bodys Isek Kingelez: City Dreams “, ha affermato Glenn D. Lowry, The David Rockefeller Direttore del Museo di arte moderna. “Ora questo dono, frutto di un ampio dialogo con Jean, avrà un effetto trasformativo sulla raccolta e sul programma espositivo del MoMA e svolgerà un ruolo importante nell’installazione della collezione reinventata del Museo quando il MoMA aprirà il suo campus appena ampliato il 21 ottobre 2019 “.

kingelez-1400x2000-721x1030“Sono così orgoglioso che con il mio regalo al MoMA, alcuni dei più importanti artisti contemporanei africani saranno inclusi nella sua collezione”, ha dichiarato Jean Pigozzi, “e spero che questa donazione aiuterà ad aprire gli occhi di milioni di appassionati d’arte in tutto il mondo fino all’incredibile, e non ancora abbastanza conosciuta, arte dal più antico – e ora il più giovane – continente del nostro pianeta. ”

 

In alto: Jean Depara (congolese, nato in Angola 1928-1997), Les musiciens (The Musicians), 1975. Stampa alla gelatina d’argento, stampata più tardi, 19 11/16 × 23 5/8 ″ (50 × 60 cm). Il Museum of Modern Art di New York. CAAC-La collezione Pigozzi. Dono di Jean Pigozzi, 2019. Foto per gentile concessione del Museo di arte moderna.

Qui a fianco: Bodys Isek Kingelez (congolese, 1948-2015), ONU, 1995. Carta, cartone e altri materiali vari, 35 13/16 × 29 1/8 × 20 7/8 ″ (91 × 74 × 53 cm), irreg. Il Museum of Modern Art di New York. CAAC-La collezione Pigozzi. Dono di Jean Pigozzi, 2019. © 2019 Estate Bodys Isek Kingelez / Foto: Maurice Aeschimann. Courtesy CAAC – La collezione Pigozzi.


Polaroid ROSA & Film FOSCHI, una mostra dedicata alle opere di Rosa Foschi

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polaroid ROSA & film FOSCHI, una mostra dedicata alle opere di Rosa Foschi

La Galleria Il Ponte presenta la mostra, curata da Ilaria Bernari, polaroid Rosa & film Foschi, dedicata all’opera di Rosa Foschi, film-maker, fotografa, poeta e pittrice; dopo studi classici ed artistici ha frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma e ha realizzato vari cortometraggi in disegno animato (depositati presso la cineteca di Bologna), prodotti dalla “Corona cinematografica” di E. Gagliardo di cui tre, realizzati fra la fine degli anni Sessanta e primi Settanta, vengono presentati in galleria: Amour du cinéma (1969), Ma femme (1970) e Amore e Psiche (1971).

Ilaria Bernardi

GALLERIA IL PONTE

FIRENZE

27_09_19 > 31_10_19

inaugurazione venerdì 27 settembre, h 18,30

Catalogo a cura di Ilaria Bernardi,

edizione bilingue italiano / inglese

Gli Ori Editori, Pistoia 2019

 

Artaud e._.,1996-97, fotoSuccessivamente, l’artista si è dedicata alla pittura e in special modo alla fotografia, di cui in mostra viene presentata una particolare serie di polaroid, realizzate fra la metà degli anni ’80 e ’90, incentrate su un’originale visione dello still life. Come scrive Paolo Barbaro: “È chiaro che l’ambito di riferimento della fotografia di Rosa Foschi è quello Dada, ma [in] queste raccolte di oggetti quotidiani attaccati a comportamenti e pensieri… è percepibile il rigore dell’organizzazione di queste immagini, il controllo della realizzazione tra stesure (la luce uniforme, da prelievo segnaletico o da polaroid, è solo una delle forme retoriche attive in queste immagini) ed anche alcuni elementi di iconografia fotografica, l’uso degli specchi allude concettualmente al raddoppiamento,… il gioco libero tra i generi della natura morta e il ritratto, che qui si arricchisce delle riflessioni tra iconologia e indagine alchemica di area romana post-concettuale, tra Clavesi, Fagiolo e naturalmente Luca Patella

Rosa Foschi nasce nel 1943 a Urbino, dove si diploma al “Corso superiore di grafica pubblicitaria” diretto da Albe Steiner. In seguito, trasferitasi a Milano, si occupa di pubblicità, cinema e fotografia. A Roma (dove vive e lavora) frequenta il “Centro Sperimentale di Cinematografia” e negli anni 1967-71 realizza vari cortometraggi in disegno animato, 35 mm, bianco/nero e colore, prodotti dalla “Corona Cinematografica” di E. Gagliardo, ottenendo dei premi dal Ministero dello Spettacolo e partecipando anche ai festival di Oberhausen, Annecy e al “Festival dei Popoli” di Firenze. Nel 2000 recuperati alcuni di questi film, sono stati presentati presso il Goethe Institut di Roma. Il lavoro sul disegno e l’azione filmica va coordinato con l’attività di fotografa dell’artista, che la porterà ad essere protagonista in molte rassegne nazionali. In ambito fotografico collabora e partecipa alle mostre organizzate dal CRAF (Centro di ricerca e archiviazione della Fotografia). Nel 1983 realizza assieme a Luca Patella Arie e Polle libro cartella con sette poesie (e quattro incisioni dello stesso Patella).

Ora et._., 1994-95, fotoCasa Durer, 1995, foto

 

 

 

 

 

qui a sn. (Ora et._., 1994-95, foto)

sopra (Artaud e._.,1996-97, foto)

sotto (Casa Durer, 1995, foto)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La prima personale è del 1986, alla galleria Il Salotto di Como; da Den Tijd ad Antwerpen nel 1990; presso il Museo Laboratorio dell’Arte Contemporanea dell’Università “La Sapienza” di Roma nel 1999, con la mostra Esterno Interno Fuori, a cura di Claudio Crescentini. Tra le collettive, per lo più in Italia, tra gli anni Ottanta e Novanta si citano: Liber, pratica internazionale del libro d’artista, Palazzo Verdi, Verona (1980); Il gioco dell’arte, galleria Il Salotto Como (1987); Far libro e pagine d’artista in Italia, Biblioteca Centrale, Firenze (1989); Pagine e dintorni, Galleria Civica d’Arte Moderna, Gallarate (1991); Una foto per un museo, MIFAV dell’Università di Tor Vergata, Roma (1994); Trasparenze. Rassegna Internazionale di Fotografia, Cassero del Casale, Grosseto (1995); Occasioni di mito: arte e poesia, galleria Fitzcarraldo, Genova; Giovani & Sconosciuti – aspetti della nuova fotografia italiana, a cura di Sabrina Zanner e Italo Zanner (cat. Motta-Craf, 1997); Contaminazioni. Fotografia nell’arte, arte nella fotografia, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea La Sapienza, Roma (1997); Il paesaggio italiano in Fotografia 1950-2000, a cura di Walter Liva, Sale espositive provinciali di Corso Garibaldi, Pordenone (2010); Poesia totale 1897-1997. Dal colpo di dadi alla poesia visuale, Palazzo della Ragione, Musei Civici, Mantova (1998). L’artista ha anche realizzato 30 libropera, in esemplare unico, in formati e tecniche diverse; ha illustrato la raccolta poetica: P. Valesio, Anniversari, ed. Il Quaderno del Bardo, 1999. Alcuni di questi libropera sono presenti in collezioni d’arte private e pubbliche, fra le quali ricordiamo: Bibliothèque Nationale, Parigi e l’Archivio della Nuova Scrittura, P. Della Grazia, Milano. Ancora, tra le recenti esposizioni di fotografia ricordiamo: La magia della polaroid: gli autori italiani interpretano il mito, Centro Italiano della Fotografia d’autore, Bibbiena, Arezzo (2009); Fotografia e ritratto. A venti anni dalla mostra “Io e il suo doppio”, Galleria Civica d’Arte Celso e Giovanni, Costantini, Castions di Zoppola, Pordenone (2015); Donne & Fotografia, Chiesa di San Francesco, Udine (2017-2018); L’immediatezza del presente, Chiesa San Lorenzo, San Vito al Tagliamento (2018).

 

(a cura di Paolo Bongianino)

 

GALLERIA IL PONTE arte moderna e contemporanea

via di Mezzo 42/b | 50121 Firenze

orari 15,30-19,00 sabato su appuntamento – festivi chiuso

info@galleriailponte.com

www.galleriailponte.com

 


BeBeez Magazine n. 29/19. Il roundup settimanale di BeBeez

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E’ disponibile qui il ventinovesimo numero del 2019 di BeBeez Magazine,
il magazine di roundup di BeBeez,
che riporta un estratto di tutte le notizie apparse sul sito dal lunedì al venerdì mattina.

Per scaricare il magazine clicca qui

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Il Baltimore Museum Art, sede della più grande collezione pubblica di opere di Matisse, sta aprendo un centro studi dedicato all’artista

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Baltimore Museum Art

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Il Baltimore Museum of Art sarà presto sede di un centro di studi dedicato a Henri Matisse, che sfrutta al meglio la collezione del museo di 1.200 opere del maestro francese, il numero più alto rispetto a qualunque altro museo. Si veda qui Artnet.

Inaugurato nel 2021, il centro di 316 mq (3.400 piedi quadrati) sarà costruito al primo piano del museo e ospiterà mostre a rotazione delle opere su carta di Matisse. Jay McKean Fisher, che è stato il curatore principale del museo fino alla scorsa estate, sarà il direttore fondatore del centro.

Il museo ha già un’ala dedicata a Matisse, che evidenzia le opere donate da Claribel e Etta Cone nel 1949. Le sorelle Baltimora, omonime dell’ala del cono, hanno lasciato al museo circa 500 opere d’arte di Matisse come parte del loro lascito. I doni successivi, tra cui alcuni della figlia di Matisse, Marguerite Duthuit, e altri membri della famiglia dell’artista, aumentarono le partecipazioni del museo Matisse di circa 700 opere.

“L’importanza della Collezione Cone e le successive doni e le acquisizioni hanno reso quasi impossibile per qualsiasi museo di avere una mostra di Matisse sostanziale senza un prestito dal Baltimore Museum of Art,” così ha dichiarato il direttore del museo Christopher Bedford al Baltimore Sun. “Avere uno spazio dedicato per la ricerca della collezione e i fondi per altre mostre, pubblicazioni e programmi Matisse raddoppierà la reputazione internazionale del museo. Ed è piuttosto straordinario averlo in una città come Baltimora e non in Francia. ”

Per costruire la struttura, che promuoverà i nuovi sforzi di borse di studio Matisse da parte di curatori e accademici in visita, il museo ha ottenuto una donazione di 5 milioni di dollari dal Ruth Carol Fund locale, istituito dal compianto Ruth R. Marder, un sostenitore di musei di lunga data. È legato a una donazione anonima del 2007 alla dotazione dell’istituzione per il secondo dono più grande nella storia del museo.

Oltre a finanziare la costruzione, il dono costituirà anche una dotazione per il centro. In riconoscimento dei donatori del fondo, il centro sarà battezzato Ruth R. Marder Center for Matisse Studies. Il museo prevede inoltre di onorare Etta Cone – che ha avuto un’amicizia di 40 anni con l’artista – con una mostra del 2021 dedicata al rapporto tra l’artista e il collezionista, comprese le opere che Matisse ha realizzato appositamente per la collezione Cone.

La BMA spera di diventare “l’epicentro della borsa di studio” per Matisse, così Bedford al New York Times.

La foto in alto: Henri Matisse, Large Seated Nude (1922, cast 1930). Foto per gentile concessione del Baltimore Museum of Art.

 



The Independent Art Fair sta chiudendo la sua edizione di Bruxelles, citando un mercato locale debole e un calendario troppo fitto

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Independent Art Fair

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Independent Brussels, 2018. Courtesy of Independent Brussels.

 

 

 

 

 

Nel 2016,  Independent ha portato in Europa il modello di fiera d’arte senza corsie che aveva inaugurato a New York, lanciando Independent Bruxelles. Ora, solo quattro anni e tre edizioni dopo, la fiera ha deciso di annullare la sua edizione di Bruxelles. Elizabeth Dee, co-fondatrice e CEO di Independent, ha citato i problemi di localizzazione e tempistica come fattori trainanti della mossa, che è stata segnalata per la prima volta dal  Financial Times. Dopo due anni di apertura della fiera ad aprile insieme ad Art Brussels, il team Independent ha riprogrammato la sua ultima edizione europea a novembre, ma la Dee ha notato che la mossa ha messo la fiera in competizione con eventi in Cina.

Ha anche osservato che il mercato di New York è molto più forte di quello di Bruxelles e merita maggiore attenzione. “Circa il 25 percento dei collezionisti di tutto il mondo vive a New York e il nostro team, il nostro edificio di livello museale e la mia transizione professionale significa che ora siamo in grado di crescere”, ha detto Dee all’FT . (Non ha risposto immediatamente a una richiesta di ulteriori commenti da Artnet News.)

Independent, che quest’anno ha celebrato il suo decimo anniversario, è stata lanciata nel 2009 in alternativa alle esposizioni che avevano alimentato una buona dose di stanchezza. I suoi primi anni sono stati ben accolti nel settore e l’espansione nella capitale belga nel 2016 è stata, per molti, un’ulteriore prova che la fiera aveva trovato con successo una via di mezzo tra il modello simile a un centro commerciale e un’esperienza più intima in galleria. L’ultima edizione di Bruxelles è stata curata da Vincent Honoré, un curatore indipendente con un background nell’arte performativa, che ha commissionato 16 nuove esibizioni per l’occasione.

Dee ha spiegato che anche la sede dell’Independent Brussels – tre volte più grande del suo spazio nei Spring Studios di New York – è stata parte della decisione. La fiera allestì un negozio nel Vanderborght Building, una struttura degli anni ’30 supervisionata dai funzionari della città, da cui, osserva il regista, era “difficile ottenere chiarezza”. ( Per Dee, la lotta con i proprietari di edifici è fin troppo familiare storia. Dopo 17 anni di attività, ha chiuso la sua omonima galleria nel 2018, quando gli sviluppatori hanno raso al suolo l’edificio di Harlem che occupava.)

All’inizio di quest’anno, Dee ha scritto un saggio per >Artnet in cui ha messo in discussione i modelli convenzionali e obsoleti della galleria che siamo arrivati ​​ad accettare a malincuore, chiedendosi quali evoluzioni potrebbe avere il futuro. “Abbiamo ancora un sistema efficace per portare avanti la nuova arte?”, Ha scritto. “In un momento così trasformativo, mi sorprende la scarsa esposizione alle missioni e alle pratiche della galleria per rispondere a questa domanda”.

 


Private Equity and Venture Capital in Europe: Markets, Techniques, and Deals [Lingua inglese] Copertina flessibile – 3 gen 2018

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Private Equity and Venture Capital in Europe Markets, Techniques, and Deals [Lingua inglese] Copertina flessibile – 3 gen 2018

Private Equity and Venture Capital in Europe Markets, Techniques, and Deals [Lingua inglese] Copertina flessibile – 3 gen 2018I mercati finanziari globali potrebbero sembrare che si assomiglino sempre più l’un l’altro, ma molti aspetti peculiari qualificano mercati diversi con diversi livelli di sviluppo. Gli investitori in private equity possono trarre vantaggio da queste variazioni. Strutturato per fornire una tassonomia del business, Private Equity e Venture Capital in Europa, Seconda Edizione, introduce i mercati del private equity e del capitale di rischio mentre presenta nuove informazioni sul nucleo del private equity: mercati secondari, debito privato, PPP nel private equity, crowdfunding , venture philanthropy, impatto sugli investimenti e altro ancora. Ogni capitolo è stato aggiornato e nuovi dati, casi, esempi, sezioni e capitoli illuminano elementi unici del modello europeo. Con l’aiuto di nuovi materiali pedagogici, questa seconda edizione fornisce approfondimenti commercializzabili sulla valutazione e sull’affare non disponibili altrove.

Copre nuove normative e quadri legali (in Europa e negli Stati Uniti) descritti da dati e aliquote fiscali
Presenta integratori pedagogici revisionati ed ampliati per aumentare la versatilità della Seconda Edizione
Si concentra sull’Europa
Include presentazioni bilanciate in tutto il libro


Venture Capital, Private Equity, and the Financing of Entrepreneurship: The Power of Active Investing Copertina rigida – 29 dic 2011

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Venture Capital, Private Equity, and the Financing of Entrepreneurship The Power of Active Investing Copertina rigida – 29 dic 2011

Venture Capital, Private Equity, and the Financing of Entrepreneurship The Power of Active Investing Copertina rigida – 29 dic 2011Il capitale di rischio, il private equity e il finanziamento dell’imprenditoria esplorano l’eccitante mondo degli investimenti attivi e delinea in modo chiaro e facilmente accessibile le loro caratteristiche chiave, i modi di fare impresa e la probabile evoluzione. Il libro segue il ciclo degli investimenti attivi. A loro volta vengono considerati la raccolta di fondi, la presa in considerazione delle transazioni, la strutturazione e la supervisione delle transazioni e l’uscita dagli investimenti. L’attenzione non si concentra solo sul mercato statunitense, ma sulla natura sempre più globale di queste attività.


Notre Dame è a rischio di ulteriore collasso a causa di un’ondata di caldo a Parigi che porta le temperature a livelli record

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French Culture Minister Franck Riester (R) speaks with French chief architect of historical sites Philippe Villeneuve (L) as they visit the Notre-Dame de Paris Cathedral during preliminary work three months after a major fire on July 17, 2019 in Paris. - French MPs on July 16 approved a law on the reconstruction of Notre-Dame, three months after flames ravaged the great Paris cathedral, but with the rebuilding process still mired in controversy. The April 15 fire destroyed the roof and steeple of the 850-year-old Gothic cathedral. Images of the ancient cathedral going up in flames sparked shock and dismay across the globe as well as in France, where it is considered one of the nation's most beloved landmarks. (Photo by STEPHANE DE SAKUTIN / POOL / AFP)        (Photo credit should read STEPHANE DE SAKUTIN/AFP/Getty Images)

Il Ministro francese della Cultura Franck Riester (R) parla col capo degli architetti addetti ai siti di interesse storico Philippe Villeneuve (L) mentre stanno visitando la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi durante gli studi preliminari tre mesi dopo l’incendio lo scorso 17 luglio 2019.   (Photo by STEPHANE DE SAKUTIN / POOL / AFP) (Photo credit should read STEPHANE DE SAKUTIN/AFP/Getty Images)

L’architetto capo dietro il restauro della cattedrale teme che l’ondata di caldo possa far crollare le volte. L’architetto capo dell’operazione del restauro di Notre Dame è ansioso che un’ondata di calore record in Francia possa far crollare le volte della storica cattedrale.

Sono stati avviati sforzi per fortificare l’edificio da quando gran parte del tetto e la guglia della cattedrale sono state distrutte in un incendio devastante il 15 aprile. Tre mesi dopo, mentre le temperature salgono a livelli record a Parigi, Philippe Villeneuve ha detto ai media francesi di essere preoccupato per la stabilità delle volte della cattedrale.

“La mia preoccupazione è che le giunture in muratura, a causa dell’essiccazione, perderanno la loro coerenza, la loro coesione, la loro integrità strutturale e paf !, le volte potrebbero cadere”, ha spiegato Villeneuve a Euronews.

Stava parlando mentre si prevede che le temperature raggiungano un record di  42 ° C (107,6 ° F) a  Parigi. La capitale e 20 dipartimenti nel nord della Francia sono stati messi in allerta a causa dell’ondata di caldo.

La struttura già indebolita di Notre Dame è stata attentamente monitorata, ma alcune parti delle volte devono ancora essere consolidate. Gli esperti che lavorano per proteggere la cattedrale non sono stati in grado di raggiungerli da qualsiasi direzione.

Le volte sono rimaste stabili da quando i vigili del fuoco hanno spento le fiamme ma Villeneuve, che sta supervisionando il progetto come architetto capo dei monumenti storici nazionali francesi, avverte: “Potrebbero ancora crollare in qualsiasi momento”.

“Il pericolo principale risiede nell’azione combinata del calore e dell’acqua attualmente intrappolata all’interno delle pareti e delle volte” , spiega a Artnet News Nikolaos Karydis, docente senior ed esperto di conservazione dell’architettura presso l’Università del Kent.

L’acqua all’interno delle volte è una combinazione di ciò che è stato spruzzato dai pompieri per combattere l’incendio e l’acqua piovana che da allora è penetrata nella struttura dopo il crollo del tetto. “A causa dell’ondata di calore, quest’acqua si sta asciugando più velocemente di quanto potessimo prevedere”, afferma Karydis. “L’asciugatura rapida porta alla rapida cristallizzazione dei sali disciolti nell’acqua e intrappolati nelle pareti. Man mano che questi sali si cristallizzano, si espandono, erodendo il mortaio e le pietre di pareti e volte. Questa ondata di calore senza precedenti dovrebbe accelerare questo processo causando la rottura delle volte prima che il loro consolidamento temporaneo sia completo. ”

Mentre Karydis afferma che è difficile prevedere la probabilità del collasso, la minaccia deve essere presa sul serio a causa dell ‘”estremo significato” dell’edificio.

“Una buona risposta a breve termine sarebbe quella di accelerare il sostegno delle volte con impalcature temporanee”, afferma. “A lungo termine, la struttura rimanente dovrebbe essere protetta dall’acqua piovana e monitorata per determinare il giusto metodo di riparazione.”

Il lavoro di ricostruzione di Notre Dame dovrebbe durare cinque anni, dopo che il presidente francese Emmanuel Macron fece un discorso giurando che entro il 2024 la cattedrale sarebbe stata ricostruita “ancora più bella di prima”. Gli esperti hanno però sostenuto che probabilmente ci vorrà più tempo.

In Francia si è scatenato un dibattito su come riportare il monumento storico al suo antico splendore e se ricostruire la guglia esattamente come fu progettata per la prima volta da Viollet-le-Duc nel XIX secolo. Altri hanno suggerito una guglia contemporanea. Gli artisti Wim Delvoye, Studio Drift e l’architetto Norman Foster furono tra coloro che avanzarono proposte radicali per dare un aspetto diverso alla sua guglia storica dopo che il primo ministro francese lanciò un aperto invito a presentare idee. Ma quei sogni contemporanei furono schiacciati alla fine di maggio, quando il senato francese votò per ricostruire l’edificio il più simile  possibile al suo aspetto prima dell’incendio.

 


Un disegno trovato in un negozio dell’usato del Queens si è rivelato essere un vero Egon Schiele del valore di $ 200.000

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Egon_Schiele_-_Self-Portrait_with_Physalis_-_Google_Art_Project

Un visitatore del negozio dell’usato con gli occhi da aquila ha fatto la scoperta di una vita l’estate scorsa, mentre stava sfogliando oggetti scartati ed effimeri in un negozio Habitat for Humanity con sede nel Queens e si imbatté in un elegante disegno al tratto. Si è scoperto che il lavoro non era altro che l’artista austriaco Egon Schiele.

Jane Kallir, direttrice della Galerie St. Etienne di Manhattan e autrice del catalogo ragionato di Schiele, ha dichiarato a The Art Newspaper che l’acquirente, che preferisce rimanere anonimo, è un gestore d’arte part-time che ha “avuto un background artistico – un occhio . ”Kallir, che da decenni autentica le opere di Schiele, inizialmente era scettica sulla scoperta. Stima che i richiedenti che pensano di avere un’opera legittima dell’artista hanno torto “il 90 percento delle volte”.

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(La ragazza nuda sdraiata di Egon Schiele (circa 1918). Foto per gentile concessione della Galerie St. Etienne.)

Ma questo disegno, reso a matita nera su una carta intrecciata color crema scuro, era diverso. Mostra una ragazza sdraiata incline sulla schiena, con dettagli caratteristici dello stile di Schiele. Kallir ha detto che “lo scorcio sia sulla gabbia toracica che sul viso, e il modo in cui vedi quel musetto rivolto verso l’alto” sono tutti indicatori delle incomparabili abilità dell’artista austriaco.

Dopo aver esaminato attentamente la composizione del 1918, Kallir dedusse che la ragazza che faceva la modella per il disegno era un soggetto frequente per Schiele ed era apparsa in circa 22 delle sue opere. Molti di loro erano studi per la sua litografia finale,  Girl , completata poco prima della sua morte all’età di 28 anni.

Il disegno è ora in mostra fino all’11 ottobre come parte dello spettacolo della Galerie St. Etienne “The Art Dealer as Scholar” insieme alle opere di  Käthe Kollwitz e Alfred Kubin . È in vendita presso la galleria per un prezzo compreso tra $ 100.000 e $ 200.000. Se vende, una parte del ricavato verrà donata a Habitat for Humanity come una sorta di ringraziamento karmico.

 


Memorabile mostra a Mosca sulle opere di Ilya Repin

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Ilya_Efimovich_Repin_in_the_Photographers_studio_Rentz_and_Schrader

Una mostra su larga scala di opere di Ilya Repin (1844-1930) presenterà una moderna interpretazione dell’arte del grande pittore. Saranno esposte le migliori opere del maestro, create dall’inizio degli anni 70 dell’800 fino alla fine degli anni 20 del 900.

La mostra, situata su 3 piani nelle più grandi sale espositive della Galleria Tretyakov, comprenderà più di 180 dipinti e più di 130 opere grafiche. Oltre ai famosi dipinti ( Barge Haulers on the Volga, Unexpected Return, Reply of the Zaporozhian Cossacks to Sultan Mehmed IV of the Ottoman Empire ), sono state selezionate opere poco conosciute per la mostra e saranno una vera scoperta per il pubblico di Mosca. Il clou della mostra sarà l’esposizione della tela cerimoniale di grande formato della seduta cerimoniale del Consiglio di Stato il 7 maggio 1901 dalla collezione del Museo di Stato russo.

Ilia_Efimovich_Repin_(1844-1930)_-_Volga_Boatmen_(1870-1873)

 

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(Qui sopra: I Battellieri del Volga, 1870–73 (Museo russo di San Pietroburgo))

Nato a Čuhuïv (all’epoca parte del Governatorato di Char’kov, oggi in Ucraina), il 5 agosto (24 luglio) 1844, figlio di un modesto ufficiale, dopo il suo apprendistato con un pittore di icone chiamato Bunakov, nel 1866 si trasferì a San Pietroburgo per studiare presso l’Accademia Imperiale di Belle Arti. Grazie a una borsa di studio dell’Accademia, dove aveva vinto la medaglia d’oro con il dipinto La resurrezione della figlia di Giairo (vedi sotto, nella galleria immagini delle Opere), dal 1873 al 1876 soggiornò in Italia e a Parigi. A contatto con gli Impressionisti francesi, mutuò da questi il gusto per il colore vivo e luminoso, che reinterpretò genialmente nei suoi quadri raffiguranti contadini, pescatori e scene di vita di mercato.

Nel 1878 si unì al movimento artistico denominato degli Ambulanti, o Itineranti. Dal 1882 visse a San Pietroburgo, viaggiando spesso all’estero. Immortalò molti dei suoi connazionali più famosi, come TolstojMendeleevPobedonoscev e Musorgskij; la sua ritrattistica rimase insuperabile in tutti i soggetti raffigurati: uomini, donne, bambini, compresi i ritratti storici, forzatamente non realistici. Il ritratto di Musorgskij, per esempio, è una delle migliori opere di Repin e anche di tutta la ritrattistica russa del periodo. Il quadro fu dipinto nel corso di quattro sessioni, dieci giorni prima della morte del compositore, in ospedale. Secondo le parole di un testimone, «con tutti i possibili inconvenienti, il pittore non aveva nemmeno un cavalletto e doveva appoggiarsi a una scrivania davanti alla quale il paziente Mussorgsky sedeva in una poltrona». Repin rifiutò di essere pagato per il dipinto e anzi contribuì alla creazione di un monumento dedicato al musicista.

Nel 1903 fu incaricato dal governo russo di realizzare il suo progetto più grandioso, una tela di 400 × 877 centimetri, che raffigura una sessione cerimoniale del Consiglio di Stato per celebrare il suo centenario del 7 maggio 1901.

Dopo la Rivoluzione del 1917, la sua residenza I Penati, a Kuokkala, situata a nord di San Pietroburgo, fu annessa alla Finlandia. Fu perciò invitato da Lenin a tornare in Russia, ma Repin rifiutò dichiarando di essere troppo vecchio per viaggiare ancora. Tornò in Russia solo in seguito alle suppliche del Ministro della Pubblica Istruzione dell’Unione Sovietica nel 1926.

Uno dei dipinti più complessi di Repin, I Cosacchi dello Zaporož’e scrivono una lettera al Sultano di Turchia, occupò molti anni della sua vita. Repin ideò l’opera in seguito a letture svolte per passatempo, ma il pittore credeva davvero negli ideali dei cosacchi: libertà, eguaglianza e fratellanza; in breve, nel repubblicanesimo cosacco. Iniziato alla fine degli anni 70 dell’800, il quadro fu completato solo nel 1891. Fu subito acquistato dallo zar Alessandro III, che pagò ben 35.000 rubli per l’opera, una cifra enorme per l’epoca. Il dipinto, di grandi dimensioni, coglie appieno il divertimento dei cosacchi mentre sono intenti ad inventare insulti e volgarità da inserire in una lettera di risposta a quella indirizzata loro dal Sultano Mehmet IV.

Repin prese parte a numerose mostre internazionali: Vienna (1873), Parigi (1878 e 1900), Berlino (1896), Venezia (1897) e Roma (1911). Insegnò all’Accademia di San Pietroburgo.

La cittadina in cui morì, Kuokkala, è stata poi ribattezzata in suo onore Repino nel 1948, all’epoca della sua morte era in Finlandia ed è successivamente entrata a far parte della Russia, nel 1930.

A lui è stato intitolato l’asteroide scoperto nel 1969, 2468 Repin.

 


NLP for Entrepreneurs: Reprogram Your Entrepreneurial Mind for Better Decision Making, Negotiation Skills and Higher Self-Confidence Using these NLP Techniques to 10X Your Business Copertina flessibile – 24 lug 2019

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NLP for Entrepreneurs Reprogram Your Entrepreneurial Mind for Better Decision Making, Negotiation Skills and Higher Self-Confidence Using these NLP Techniques to 10X Your Business Copertina flessibile – 24 lug 2019

NLP for Entrepreneurs Reprogram Your Entrepreneurial Mind for Better Decision Making, Negotiation Skills and Higher Self-Confidence Using these NLP Techniques to 10X Your Business Copertina flessibile – 24 lug 2019Come imprenditore hai un ruolo multidisciplinare. Devi prendere decisioni velocemente. Devi rimanere produttivo tenendo d’occhio le cose. Devi comunicare su diversi livelli tutto il giorno, con il tuo team e i fornitori. Devi negoziare con i clienti per migliori affari di vendita. Devi mantenere il morale di te e della tua squadra. È uno stile di vita che può diventare travolgente molto rapidamente.

La PNL o la Programmazione Neuro Linguistica possono aiutarti come imprenditore semplificando, organizzando e razionalizzando il tuo processo decisionale e le tue attività. Questo renderà le tue giornate meno frenetiche e più focalizzate. Quindi, dopo aver implementato questo, sarai più produttivo, guadagnerai di più e ti divertirai di più.

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Scopri come modificare il comportamento indesiderato nel comportamento desiderato, senza fare affidamento sull’autodisciplina. (pagina 32)
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Scopri la causa n. 1 che ti impedisce di raggiungere i tuoi obiettivi imprenditoriali e impara a riprogrammare te stesso (pagina 49)
La tecnica basata sulla PNL “Push-Button” per riacquistare la concentrazione se vieni distratto (pagina 51)
3 “Bad-Memory-Removers” per gestire gli eventi negativi del passato in modo da poter conservare o recuperare la fiducia in se stessi dell’imprenditoria (pagina 62)
Il potenziatore dell’autostima (pagina 78), il potenziatore dell’autostima (pagina 81) e la tecnica di aggiornamento (pagina 84) per portare l’autostima ai livelli ideali.
Scopri la “Tecnica di disintegrazione del sollievo” per distruggere le convinzioni limitanti che ti si chiedono in giro (pagina 87)
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Molti altri libri su questi argomenti tendono ad essere molto accademici. Devi leggere le pagine e le pagine per arrivare alla carne e trovare qualcosa di pratico. “PNL per imprenditori” è impostato in modo da adattarsi ai tuoi impegni e arriva direttamente al punto in uno “stile di soluzione dei problemi”. Imparerai anche come creare più tempo per te, la tua famiglia e il tuo continuo miglioramento personale.

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The Role of Emotions in Effective Negotiations Copertina flessibile – 27 apr 2017

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The Role of Emotions in Effective Negotiations Copertina flessibile – 27 apr 2017

The Role of Emotions in Effective Negotiations Copertina flessibile – 27 apr 2017Negotiations. Tesi di laurea triennale dell’anno Psicologia – Psicologia del lavoro, delle imprese, delle organizzazioni e dell’economia, grado: 1,0, Università di scienze applicate di Aschaffenburg, lingua: inglese, astratto: se le persone stanno negoziando per il prezzo di un fiore al il fioraio è dietro l’angolo, un adolescente sta negoziando circa l’ora in cui deve stare a casa la sera o la tedesca Bayer AG sta negoziando un accordo di acquisizione di $ 66 miliardi con la Monsanto, i negoziati avvengono ogni giorno per motivi diversi. Anche se stiamo negoziando ogni giorno, c’è ancora un malinteso sui negoziati che spesso mette a repentaglio il risultato della negoziazione. La maggior parte delle persone pensa che la negoziazione sia una sequenza di processi decisionali razionali mentre, di fatto, la negoziazione implica una dimensione che viene spesso sottovalutata o ignorata: le emozioni. Queste potrebbero essere emozioni positive come la felicità o emozioni negative come delusione e senso di colpa, ma ciò che tutti hanno in comune è che hanno un impatto significativo sui negoziati. Questa mancanza di consapevolezza sull’influenza delle emozioni sui negoziati spesso porta a strategie di negoziazione che ignorano le emozioni, anche se il riconoscimento e l’uso delle emozioni possono migliorare significativamente l’esperienza e i risultati della negoziazione. Basandosi sul presupposto che le emozioni influenzano i negoziati, questa tesi si concentra sulla domanda su come le diverse emozioni influenzino i negoziati e quali abilità e conoscenze siano necessarie per migliorare i negoziati attraverso l’intelligenza emotiva.


Via libera di Bank of China ai Panda bond della Cdp per lo sviluppo delle pmi italiane in Cina. L’agenzia Chengxin assergna rating AAA

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xx e Fabrizio Palermo
xx e Fabrizio Palermo

Chen Siqing e Fabrizio Palermo

Via libera della People’s Bank of China, la banca centrale cinese, ai panda bond della Cassa Depositi e Prestiti, per un massimo  5 miliardi di renmimbi (650 milioni di euro). L’autorizzazione è arrivata contestualmente all’assegnazione del rating AAA con outlook stabile alle obbligazioni in questione da parte dell’agenzia di rating cinese China Chengxin International Credit Rating Co. Ltd (si veda qui il comunicato stampa). Con questo piano di emissioni, Cdp è il primo emittente italiano, nonché il primo Istituto nazionale di promozione europeo, a esplorare questo tipo di mercato.

L’annuncio ufficiale è arrivato venerdì 26 luglio, ma già da un paio di giorni circolava la notizia dell’ok definitivo al progetto, che era stato avviato lo scorso fine marzo, con la firma di un accordo tra l’amministratore delegato di Cdp, Fabrizio Palermo, e il presidente di Bank of China, Chen Siqing finalizzato a supportare la cooperazione tra le due istituzioni per reperire risorse finanziarie dedicate alla crescita di aziende italiane in Cina (si veda qui il comunicato stampa).

Nei prossimi giorni Cdp emetterà quindi la prima tranche di 150 milioni di euro (oltre 1 miliardo di renmimbi) di Panda bond, secondo quanto annunciato dal ministro del Tesoro, Giovanni Tria, a chiusura del primo forum finanziario Italia-Cina che si è svolto a Milano un paio di settimane fa. L’emissione dei 2019 Renminbi Bonds  è destinata a investitori istituzionali attivi nel China Interbank Bond Market. Le risorse finanziarie derivanti dalle emissioni dei panda bond saranno utilizzate per finanziare (sia direttamente sia attraverso succursali cinesi di banche italiane o attraverso banche cinesi) succursali o controllate di società italiane costituite in Cina, per supportarne la crescita. La liquidità raccolta sarà veicolata alle imprese sia attraverso le banche italiane presenti in Cina, sia attraverso le banche cinesi.

Il programma di emissioni si affianca a un accordo di coinvestimento per un valore complessivo di 4 miliardi di renmimbi su un orizzonte di medio-lungo termine e sulla base di un controllo del rischio di ogni singola operazione di co-finanziamento. L’accordo prevede, infine, che Cdp e Bank of China possano continuare a collaborare per l’individuazione di potenziali opportunità di cooperazione in determinati prodotti e settori in cui operano le imprese italiane in Cina quali export, corporate finance e infrastrutture.


Real estate, Milano e Roma continuano a guidare il mercato italiano non residenziale. Gli investitori esteri contano per il 65%. Lo calcola PwC

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pwc 3Milano e Roma continuano a essere i mercati chiave per gli investimenti non residenziali,   rappresentando, rispettivamente, il 35% e il  21% del volume complessivo di investimenti del 2018, con la maggior parte degli investimenti concentrati su immobili per uffici. E gli investitori stranieri rimangono la maggior fonte di capitali per il settore immobiliare: il 65% di essi proviene infatti dall’estero.  Lo rileva lo studio “The Italian NPL Market. Assembling the Puzzle” redatto da PwC, che dedica un capitolo al real estate italiano (per approfondire la parte dello studio dedicata a Utp e crediti deteriorati, si veda altro articolo di BeBeez).

Il dato, però, va letto nel quadro d’insieme che non è certo roseo.  A livello di valori, infatti, le transazioni su immobili commerciali nel 2018 in Italia hanno subito un crollo di ben il 20% a quota 8,8 miliardi di euro dagli 11 miliardi del 2017, che era stato l’anno migliore di pwc 2sempre per gli investimenti di real estate in Italia. Questo dato era già noto. In particolare lo scorso gennaio CBRE aveva pubblicato un ampio report sui numeri dell’anno scorso, sottolineando che la contrazione degli investimenti è stata dovuta all’incertezza politica italiana di buona parte del 2018 (si veda altro articolo di BeBeez).

La stessa PwC insieme a Urban Land Institute in uno studio congiunto pubblicato sempre a gennaio (si veda altro articolo di BeBeez) aveva evidenziato che stavano peggiorando le prospettive per il settore immobiliare in Italia, con Milano che era scesa dal 17mo al 20mo posto nella classifica europea delle città più attrattive per gli investimenti, mentre Roma si piazzava al 28mo. In particolare, si diceva che le prospettive di Milano per il 2019 sono buone sia per gli investimenti sia per lo sviluppo, ma peggiori rispetto all’anno scorso. Quanto a Roma, le prospettive per il 2019 sono stabili, ma a causa dei problemi politici a livello nazionale e locale, Roma piace meno agli investitori:  vorrebbero investirci, ma sono scoraggiati dall’eccessivo lavoro che comporterebbe e dall’imprevedibilità della Capitale, che faticano a capire.

Andando nel dettaglio degli investimenti in real estate non residenziale, secondo l’ultimo report di PwC quello degli uffici ha rappresentato il 39% delle transazioni (dal 35% nel 2017) per un totale di 3,4 miliardi di euro, seguito da quello degli immobili a uso retail che rappresentano il 25% del totale (dal 22%) per 2,2 miliardi.  Gli investimenti in immobili industriali, invece, si sono fermati a 1,1 miliardi, in calo di ben il 17% dal valore del 2017.

Se si considerano, invece, le unità immobiliari che sono passate di mano, PwC evidenzia che le transazioni sono aumentate nel 2018 rispetto al 2017, soprattutto nel residenziale, che con quasi 580 mila unità passate di mano ha registrato il tasso di crescita più alto nel 2018 rispetto al 2017, seguito dalle compravendite di immobili commerciali a uso retail (+4,8%), mentre gli immobili a uso uffici hanno visto un calo del 3,5% nel numero delle unità passate di mano e le transazioni sugli immobili industriali sono rimaste in linea con l’anno prima . In totale l’anno scorso hanno cambiato proprietà oltre 630 mila immobili, con un aumento del 6,3% rispetto al 2017.

pwc


Round da 1,3 mln di euro per WeTaxi, grazie a un finanziamento da 600k e un aumento di capitale da 700k euro

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wetaxiLa piattaforma per prenotare e condividere taxi Wetaxi ha incassato un round da 1,3 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa). Di questi, 700 mila euro provengono da un aumento di capitale guidato da Maider srl, società di private equity e venture capital diretta da Andrea Marangione, che ha coinvolto diversi investitori tramite un proprio veicolo, We Invest srl. L’aumento di capitale è stato sottoscritto anche dai soci attuali (tra cui Simon Fiduciaria Spa, società del Gruppo Ersel, e Wetrust Srl, società guidata dall’amministratore delegato Davide Canavesio), da business angel,  family office e da Grimmer ss, veicolo di RSM Studio Palea di Torino, primario studio commercialistico italiano attivo nel settore del private equity e delle start-up, membro del network internazionale RSM. I restanti 600 mila euro rappresentano una linea di credito messa a disposizione da Mediocredito Italiano.

“Gli investimenti ricevuti rappresentano una spinta per lo sviluppo del nostro business, non soltanto in termini economici ma anche perché ci danno l’opportunità di contare su nuovi soci e su un network sempre più ampio”, ha sottolineato Massimiliano Curto, ceo di Wetaxi, che ha aggiunto: “Grazie alle nuove risorse finanziarie consolideremo la nostra struttura nelle città in cui il servizio è già attivo, e allo stesso tempo procederemo spediti con l’espansione in ulteriori città italiane”.

Fondata a Torino nel 2015, Wetaxi è uno spin-off del Politecnico di Torino. Tramite una app su smartphone permette di prenotare il taxi conoscendo in anticipo il prezzo del viaggio, dopo aver inserito punto di partenza e arrivo. A fine corsa, il cliente paga il valore più basso tra quello calcolato alla prenotazione e quello segnato dal tassametro. Inoltre, la app permette di condividere la corsa con altri utenti con un percorso simile. Il pagamento può avvenire a bordo o tramite la app.

La startup ha appena vinto la selezione per partecipare ad EndeavorX, il programma sviluppato da Endeavor Italia in collaborazione con Fondazione CRT ed EY.  Grazie al programma, Wetaxi accederà a un percorso di 6 mesi che include valutazione iniziale del piano di lavoro in collaborazione con EY, mentorship personalizzate, eventi di networking e workshop tenuti da Business Coach e Strategic Advisor Ed Capaldi in OGR a Torino. La startup ha chiuso il 2018 con ricavi per 174 mila euro, un ebitda negativo di 453 mila euro e un debito netto di 99 mila euro (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).


Finint sgr lancia e sottoscrive Trentino Minibond, il basket bond da 10,2 mln euro di nove pmi associate a Confindustria Trento

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Mauro Sbroggiò, amministratore delegato di Finint sgr
Mauro Sbroggiò, amministratore delegato di Finint sgr

Mauro Sbroggiò, ad di Finint sgr

Finint sgr, tramite il suo Fondo Strategico Trentino-Alto Adige, ha strutturato e sottoscritto per intero il  Trentino Minibond, un basket bond da 10,2 milioni di euro  che riunisce le emissioni obbligazionarie di nove pmi associate a Confindustria Trento, con cui Finint ha sviluppato in partnership l’operazione, assistita dallo studio legale Orrick (si veda qui il comunicato stampa).

Il basket bond è come noto un’obbligazione derivante dalla riunione di più bond con caratteristiche simili, emessi da un gruppo di aziende, così da poter creare un’emissione obbligazionaria di dimensione complessiva di un certo interesse per gli investitori. Di solito viene strutturato come una cartolarizzazione con un spv che compra i vari bond emessi dalle pmi e poi emette a sua volta delle asset backed securities. A differenza delle precedenti operazioni di sistema realizzate da Finint (Hydrobond, Elite Basket Bond ed Export Basket Bond), però, in questo caso non è prevista una spv con cartolarizzazione dei minibond sottostanti e pertanto la struttura è più flessibile.

Sinora il Fondo Strategico Trentino-Alto Adige aveva sottoscritto bond emessi esclusivamente da medie imprese, con fatturato superiore a 50 milioni di euro che facevano per la prima volta ricorso al mercato dei capitali. Questo approccio, però, aveva lasciato da parte escluse le piccole imprese con fascia di fatturato compresa tra i 5 e i 15 milioni,  ancora in grado per dimensione, struttura e costi di accedere al mercato dei capitali. E’ per questo motivo che Finint sgr ha sviluppato un’operazione di sistema che consente anche alle piccole imprese di accedere al mercato dei capitali a costi competitivi. L’operazione permette, da un lato, la riduzione dei costi fissi di emissione grazie a economie di scala, dall’altro, attraverso un principio di mutualità tra i partecipanti, garantisce dei tassi competitivi per operazioni unsecured senza l’utilizzo di coperture e garanzie ulteriori

Confindustria Trento ha avuto un ruolo attivo nella segnalazione di una lista di aziende in linea con gli obiettivi del fondo. Tra le potenziali imprese partecipanti, Finint sgr ha selezionato: Algorab (servizi e sistemi di telecontrollo), Cardioline (dispositivi diagnostici cardiologici), CMV (impiantistica per processi siderurgici), ELPPA (estrazione e lavorazione porfido), Erika Eis (gelati e krapfen), Eurotexfilati (commercio e produzione filati), Gaierhof (vitivinicolo), leMur (filati elastici) e Sartori Legno (pallets e imballaggi in legno).  Gli importi emessi sono differenziati per ciascun emittente in funzione dei fabbisogni finanziari e compresi tra 0,5 e 1,6 milioni di euro.

Il comprato di Trento del Fondo dall’avvio della sua operatività nel 2015 ha investito 118,75 milioni di euro in imprese della Provincia Autonoma di Trento sottoscrivendo emissioni obbligazionarie ed erogando finanziamenti direttamente e/o indirettamente. “Ci avviamo al completo utilizzo dei fondi disponibili per il Comparto di Trento grazie a un’operazione di basket bond innovativa e allo stesso tempo coerente con la vocazione del Fondo. E’ la prima volta, in Italia, che viene realizzata un’operazione di questo tipo: siamo riusciti nell’intento di semplificare le logiche delle precedenti emissioni di sistema rendendo lo strumento finanziario adatto alle esigenze di aziende anche di più piccole dimensioni, che hanno in questo modo la possibilità di disintermediare il canale bancario a costi competitivi e senza garanzie reali. Stiamo inoltre lavorando per replicare l’operazione anche nel Comparto dell’Alto Adige”, ha dichiarato Mauro Sbroggiò, amministratore delegato di Finint sgr.

Il vicepresidente di Confindustria Trento Alessandro Lunelli ha commentato: “L’Associazione ha creduto fin dal principio alla possibilità di aprire il mercato dei capitali anche alle piccole imprese trentine che ne avessero i numeri: tassi di crescita importanti, ottimi progetti imprenditoriali. Siamo convinti che il ricorso a forme di credito alternative al canale bancario tradizionale sia oggi una misura cruciale per sostenere gli investimenti e la crescita delle nostre aziende”.

Sempre in tema di basket bond, nelle scorse settimane è stato lanciato anche il primo basket bond short term dedicato distretto turistico costiero della costa veneta. Il bond è il risultato dalla collaborazione fra Confcommercio Veneto, Confturismo Veneto, Fidi Impresa e Turismo Veneto e Frigiolini & Partners Merchant, quest’ultimo advisor, arranger e global coordinator dell’operazione (si veda altro articolo di BeBeez).


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