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Trevi, la famiglia contesta l’aumento di capitale, fa causa agli amministratori della società e chiede nomina di un amministratore giudiziario

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Il titolo Trevifin a Piazza Affari

Il titolo Trevifin a Piazza Affari

Continua la battaglia senza esclusione di colpi tra la famiglia Trevisani, che tramite Trevi Holding SE controlla Trevi Finanziaria Industriale (Trefin), e gli altri soci del gruppo specializzato in ingegneria delle perforazioni del sottosuolo quotato a Piazza Affari.

La famiglia infatti ha contestato l’aumento di capitale appena approvato dal consiglio di amministrazione della società (si veda altro articolo di BeBeez) e ha deciso di trascinare in tribunale gli amministratori “per irregolarità”, chiedendo la nomina di un amministratore giudiziario.

Trevifin ha a sua volta contestato”recisamente le affermazioni di Trevi Holding SE e reputa l’iniziativa dalla stessa annunciata illegittima, destituita di qualsiasi fondamento sia nei fatti che giuridicamente, nonché viziata da un palese conflitto di interessi, in quanto chiaramente volta a pregiudicare la prosecuzione della manovra finanziaria e dell’operazione di ricapitalizzazione della Società condivisa con i principali azionisti e con le banche creditrici che ne garantiranno il buon esito e positivamente accolta dal mercato” (si veda qui il comunicato stampa). A seguito della mossa della famiglia Trevisani, gli amministratori di Trevifin hanno dato mandato ai legali per assumere tutte le iniziative contro l’azionista e secondo indiscrezioni, avrebbe già pronti i pareri favorevoli sia del collegio sindacale sia degli studi legali.

In ogni caso, un processo potrebbe far sfumare la vendita delle società della divisione oil&gas esdebitata all’indiana Megha Engineering & Infrastructures Ltd (Meil), prevista dal piano di ricapitalizzazione e di ristrutturazione del debito predisposto dal consiglio di amministrazione di Trevifin nel maggio scorso (si veda altro articolo di BeBeez). Una situazione ovviamente presa male dai mercati, con il titolo di Trevifin che ha chiuso la seduta di venerdì 19 luglio a 0,24 euro, in calo del 2,54%.

L’aumento di capitale previsto è per cassa da 130 milioni di euro, integralmente garantito dai soci FSI Investimenti spa e Polaris Capital Management e per la parte residua dalla banche. Mentre la famiglia Trevisani ne sarebbe tagliata fuori, non avendo le risorse per seguire.

Trevifin è in difficoltà dall’autunno 2017 soprattutto per un crollo di attività nel settore oil&gas (si veda altro articolo di BeBeez). Ha chiuso il 2018 con ricavi in calo rispetto al 2017 a 618,1 milioni di euro, un ebitda di 50,1 milioni e un debito finanziario netto di 692,6 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). A inizio mese, la società aveva reso noto che la sua posizione finanziaria netta al 31 maggio 2019 era scesa leggermente a 699,3 milioni di euro, contro i 700 milioni di febbraio (si veda altro articolo di BeBeez).



Cioccolato Pernigotti, tre in pista per il salvataggio

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pernigottiPer gli stabilimenti della cioccolateria Pernigotti in crisi da fine 2018 si stanno facendo avanti almeno tre pretendenti. Da un alto c’è il gruppo Colussi, noto produttore di biscotti, che vorrebbe costruire un polo del cioccolato piemontese, partendo dal marchio La Suissa di cui ha appena comprato all’80% da Alto Partners sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Dall’altro lato c’è la cooperativa torinese Spes, uno storico marchio torinese di cioccolato, fondato nel 1970. Il Gruppo Spes si divide nelle seguenti attività: Spes cioccolato (cioccolateria); Køffee (caffetteria); Etikø bistrot (ristorante); Spes Convivio (catering e centro cottura); Spes@Labor (laboratorio di cioccolato presso l’Istituto Penale Ferrante Aporti). E infine c’è MEC, guidata da Giordano Emendatori e controllata da Charterhouse Capital Partners dal novembre 2017 (si veda altro articolo di BeBeez), che l’ha rilevata dal fondo Usa Riverside. Nello stesso periodo, MEC3 ha comprato Modecor Italiana srl, con sede a Cuvio (Varese), azienda di riferimento a livello europeo nella produzione di decorazioni per pasticceria (si veda altro articolo di BeBeez). Nel maggio 2018 MEC3 ha rilevato Giuso Guido spa, storica azienda specializzata nella produzione di composti per gelateria e pasticceria artigianali (si veda altro articolo di BeBeez).

Pernigotti è uno storico produttore di cioccolato e torrone di Novi Ligure, dove è stata fondata nel 1868 da Stefano Pernigotti. E’ stata ceduta da Stefano Pernigotti nel 1995 alla famiglia Averna, dopo la scomparsa dei due figli ed eredi in Uruguay, a causa di un incidente stradale. Averna a sua volta aveva ceduto Pernigotti nel luglio 2013 al gruppo familiare turco Toksöz, attivo nei settori alimentare-dolciario, farmaceutico ed energetico. L’operazione, era stata portata a termine dalla controllata di Toksoz Sanset per un enterprise value  di 60-70 milioni euro, sulla base di un fatturato di allora di circa 75 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).

Toksoz ha chiuso lo stabilimento di Novi Ligure nel novembre 2018, senza dismettere il marchio. Pernigotti ha chiuso il 2017 con ricavi per 51,8 milioni di euro, un ebitda negativo di 5 milioni e un debito netto di 9,5 milioni di euro (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).


Kryalos compra sei immobili logistici per il suo fondo Hour

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Paolo Bottelli, ad di Kryalos sgr
Paolo Bottelli, ad di Kryalos sgr

Paolo Bottelli, ad di Kryalos sgr

Kryalos sgr ha comprato sei immobili logistici per il suo fondo Hour (si veda qui il comunicato stampa). Quattro dei sei immobili sono localizzati a est di Roma, in prossimità del Grande Raccordo Anulare; il quinto immobile invece è situato a Settala, a sud est di Milano, in prossimità della tangenziale; mentre il sesto immobile si trova a Ponzano Veneto, a circa 10 km da Treviso, ed è stato realizzato sulle specifiche richieste di un importante corriere che opera sia a livello nazionale sia internazionale.

“Le acquisizioni del Fondo Hour confermano il crescente interesse da parte di operatori globali e di primario standing per la logistica last mile, una asset class con un grande potenziale di espansione in un momento in cui lo sviluppo dell’e-commerce sta ridisegnando le filiere logistiche e produttive, i sistemi e i servizi di consegna, assegnando alla logistica un ruolo chiave nelle scelte di acquisto”, ha affermato Paolo Bottelli, amministratore delegato di Kryalos sgr.

Con questa operazione, salgono a 13 gli immobili in portafoglio al fondo Hour, per un totale di 2 milioni di mq in gestione. Il fondo è caratterizzato da un profilo di rendimento Core Plus e specializzato in investimenti immobiliari a destinazione logistica Last Mile in Italia. Il fondo è stato lanciato nell’agosto scorso. Contestualmente, il fondo aveva annunciato il primo investimento in un portafoglio logistico di tre immobili interamente locati situati a Origgio (Varese), Grandate (Como) e Piacenza (si veda altro articolo di BeBeez). Il fondo aveva poi acquistato altri tre immobili logistici a Roma e Pregnana Milanese nel marzo scorso (si veda altro articolo di BeBeez). Il mese scorso ha comprato un altro asset logistico nei pressi di Modena, con una superficie di circa 14 mila mq.

Kryalos sgr fa parte del gruppo Kryalos, fondato dall’amministratore delegato Paolo Bottelli, che opera nel settore del fund management, asset management e advisory. Nel dicembre 2018 il fondo americano Blackstone ha siglato un accordo per comprare il 35% di Kryalos Investments srl, la holding che controlla al 100% Kryalos sgr e Kryalos Asset Management (si veda altro articolo di BeBeez). Il closing è stato poi siglto a maggio, dopo l’ok di Banca d’Italia (si veda altro articolo di BeBeez).


A&M Capital Partners Europe compra i vigilantes di La Patria da Fondo Italiano e PM&Partners

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la patriaAlvarez & Marsal Capital Partners Europe ha siglato un accordo per acquisire l’intero capitale di La Patria, tra i leader in Italia nei servizi di vigilanza tecnologica. A vendere sono  Fondo Italiano di Investimento (sottoscritto al 44,55% dal veicolo di investimento quotato a Piazza Affari NB Aurora e gestito da Neuberger Berman),  PM&Partners sgr, gli investitori industriali originari e l’amministratore delegato Andrea Monti (si veda qui il comunicato stampa di NB Aurora). Il closing dell’operazione è previsto entro fine settembre.

A&M Capital Partners è il braccio di private equity della nota omonima società di consulenza, specializzata in restructuring e transformation. A&M Capital Partners, che investe tipicamente nel mid-market in società con sede in Nord America e in Europa occidentale, in questa operazione è stata assistita dagli studi Chiomenti e Dickson Minto per gli aspetti legali, e per gli aspetti fiscali da LED Taxand. I venditori sono stati assistiti nell’operazione da Lazard, in qualita’ di advisor finanziario, dallo studio Hi.lex – Avvocati Associati come advisor legale e da EY come advisor contabile.

Fondo Italiano d’Investimento e PM&Partners avevano co-investito in La Patria nel 2012, acquisendo il 32,4% ciascuno. Da allora, la società ha concluso tre  acquisizioni. La Patria è stata fondata nel 1950 dalla famiglia Colli. Oggi ha sede a Bologna e conta circa 270 dipendenti e oltre 13 mila clienti. Fornisce servizi di sicurezza ad alto valore aggiunto e con un importante ricorso alla tecnologia in Emilia Romagna e Lombardia.  L’azienda ha chiuso il 2018 con ricavi per 30,5 milioni di euro, un ebitda di 8,3 milioni e una posizione finanziaria netta di 5,1 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

L’equity value di La Patria è stato fissato attorno ai 42,4 milioni di euro, visto che nella nota diffusa da NB Aurora si precisa che al closing  NB Aurora incasserà da Fondo Italiano d’Investimento per la sua quota di capitale di La Patria (14,4%) 6,1 milioni di euro, a fronte di un valore di bilancio di 4,9 milioni; la cessione porterà quindi  una plusvalenza di 1,2 milioni nelle casse di NB Aurora. Ciç significa che l’enterprise value della società alla base dell’operazione si aggira attorno ai 47 milioni di euro.

Il fair market value totale al 31 dicembre 2018 delle sette partecipazioni residue in portafoglio di NB Aurora (escludendo Forgital per la quale è stata firmato un contratto vincolante di cessione a Carlyle nel maggio scorso, si veda altro articolo di BeBeez) è pari a circa 58 milioni, di cui 33 milioni riconducibili a Club del Sole (di cui NB Aurora ha rilevato il 40%  nel novembre scorso, si veda altro articolo di BeBeez) e 25 milioni di competenza delle partecipazioni detenute attraverso l’investimento in F0ndo Italiano d’Investimento.

 


Crediti deteriorati, annunciati deal per oltre 16 mld. In arrivo almeno altri 45 mld di operazioni

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Schermata 2019-07-21 alle 12.08.29

Schermata 2019-07-21 alle 12.08.29Siamo già arrivati a oltre 16 miliardi di euro di transazioni sul mercato dei crediti deteriorati italiani da inizio anno e sono in arrivo operazioni per almeno altri 45 miliardi. Il dato emerge dal database di BeBeez, che elabora dati pubblici, e segue i 101 miliardi di euro di valore lordo di operazioni annunciate nel 2018 (si veda qui il Report Npl 2018 di BeBeez).

In particolare, sul fronte delle operazioni attese, invece, la parte del leone la fanno i 13,3 miliardi di euro di Utp che Unicredit ha deciso di mettere sul mercato nell’ambito di un accordo che prevede la cessione di una parte di questo portafoglio e la concessione di un mandato di gestione dall’altro, sulla falsariga dell’accordo che Intesa Sanpaolo sta stringendo con Prelios sgr in relazione a un portafoglio complessivo da 10 miliardi di Utp. E poi ci sono i circa 7 miliardi di euro di Utp che Mps potrebbe cedere a SGA, mentre restano sempre sul mercato i circa 6 miliardi di euro di Npl italiani super-datati in portafoglio a Credit Agricole.

Per scaricare l’intero report con i link agli articoli, clicca qui

 


Dea Capital vende il Palazzo dell’Informazione di Milano per 175 mln di euro

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palazzo informazioneIl Fondo Atlantic 1, gestito da DeA Capital Real Estate sgr, ha ceduto il Palazzo dell’Informazione di Milano per 175 milioni di euro, oltre le imposte di legge (si veda qui il comunicato stampa). Non è stato comunicato il nome dell’acquirente. Il contratto definitivo dovrebbe essere stipulato entro la fine del 2019.

Il Palazzo dell’Informazione, o Palazzo dei Giornali, è situato il piazza Cavour 2 a Milano. Fu realizzato fra il 1938 e il 1942 dall’architetto Giovanni Muzio su commissione di Benito Mussolini. E’ costituito da due corpi principali, con quello prospettante su piazza Cavour caratterizzato da una facciata monumentale e simmetrica interamente ricoperta di marmo vicentino; i primi tre piani sono formalmente raccordati dall’ordine gigante dei pilastri. L’ingresso centrale è impreziosito dal soprastante balcone in porfido e dal grande bassorilievo, entrambi opera di Mario Sironi autore anche del grande mosaico dal titolo Il lavoro fascista (1936-1937) oggi all’interno dell’edificio con il titolo modificato in L’Italia corporativa, e la cui parte centrale era stata presentata alla VI Triennale di Milano nel 1936.

Il Fondo Atlantic 1  è un fondo di investimento alternativo immobiliare di tipo chiuso, gestito da DeA Capital Real Estate sgr e quotato sul segmento MIV di Borsa Italiana. E’ stato costituito nel giugno 2006 sulla base di immobili provenienti dai patrimoni immobiliari di Eni, Telecom Italia e GS Carrefour. Il fondo ha scadenza il 31 dicembre 2019. Include oggi 7 immobili a uso uffici, uno a uso mensa e 38 a uso commerciale. Nel febbraio 2018 il fondo ha ceduto un immobile a  Castelletto Ticino (Novara) per 6,5 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).

Tra operazioni di quest’anno di DeA Capital Real Estate sgr, ricordiamo: la cessione di un immobile in Piazza Meda 1, nel pieno centro di Milano  (si veda altro articolo di BeBeez); l’acquisto di un’un’area da oltre 70 mila mq a Basiglio (Milano) per 150 milioni di euro e di un edificio uso uffici situato a Charenton-Le-Pont per conto di un fondo di investimento britannico (si veda altro articolo di BeBeez); la vendita di due immobili direzionali a Roma per 53 milioni di euro nel febbraio scorso (si veda altro articolo di BeBeez); la cessione del complesso immobiliare in Via Durando 18 a Milano nel gennaio scorso (si veda altro articolo di BeBeez).


The Pelikan (Gruppo Domo Media) cede un centro logistico Amazon di Milano a Edilizia Moderna Terza spa (Gruppo Nepos)

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magazzino Amazon-2The Pelikan srl, società immobiliare d’investimento del Gruppo Domo Media, ha veduto a Edilizia Moderna Terza spa, società di costruzioni milanese che fa capo al Gruppo Nepos, un centro logistico Amazon situato nel nord di Milano (si veda qui il comunicato stampa). Il centro logistico è concesso in locazione ad Amazon City Logistica srl, braccio logistico del colosso di Seattle. L’acquirente ha perfezionato l’acquisto per il tramite della società di leasing Alba Leasing spa. The Pelikan srl è stata assistita da Belvedere Inzaghi & Partners – Bip, mentre l’acquirente è stato supportato dallo Studio Legale Villani.

L’operazione è un’ulteriore testimonianza del boom della logistica in atto, trainata proprio dall’e-commerce, specialmente di Amazon. Secondo il 3° Rapporto di previsioni sul ciclo immobiliare, elaborato da RUR (think tank a suo tempo promosso dal Censis, cui aderiscono grandi gruppi nazionali) per Yard, gruppo indipendente specializzato nella consulenza e nella gestione integrata dei servizi immobiliari, il settore è destinato a crescere ancora: il 28% degli esperti prevede un aumento delle compravendite, contro il 19% del 2017. Inoltre, il Rei (Real Estate Index) di compravendite e prezzi segnala per la logistica (si veda altro articolo di BeBeez).


Dainese, tra i fondi resta in gara Permira. Ma ci sono in pista anche gli industriali

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Schermata 2019-07-22 alle 00.13.50

Schermata 2019-07-22 alle 00.13.50Sarebbe rimasto soltanto il fondo Permira  tra i private equity in corsa per Dainese, lo storico marchio leader nella produzione di abbigliamento tecnico di alta qualità nel mondo del motociclismo e negli sport dinamici controllato dal fondo del Bahrein Investcorp. Lo riferisce Il Sole 24 Ore, precisando che tra gli investitori che potrebbero ancora superare l’offerta di Permira, ci sarebbe soltanto qualche soggetto industriale.

Che Investcorp stesse pensando al disinvestimento era già noto dallo scorso ottobre (si veda altro articolo di BeBeez), quando già circolavano i nomi dei fondi ArdianL-CattertonCarlyle e Permira tra i potenziali interessati al dossier. Lo scorso maggio, poi, si diceva che al lavoro sul dossier ci fossero  anche Charterhouse ed Eurazeo. Quest’ultimo, peraltro, è il fondo francese che di recente ha comprato l’italiana Nolan, tra i leader europei nella produzione di caschi per motociclisti. Eurazeo ha condotto l’acquisizione tramite 2Ride Holding, leader francese nella produzione di attrezzatura tecnica e sportiva, proprietaria dei marchi Shark, Bering, Bagster e Segura, controllato da Eurazeo PME e da Naxicap Partners (si veda altro articolo di BeBeez). A inizio aprile Investcorp ha nominato Lazard come advisor per occuparsi della cessione di Dainese (si veda altro articolo di BeBeez).

Fondata nel 1972 da Lino Dainese, oggi la società è guidata dall’amministratore delegato Cristiano Silei, arrivato da Ducati, vanta una rete distributiva globale di oltre 70 negozi monomarca, di cui 22 diretti, e più di mille punti vendita multimarca. Nel 2017 Dainese ha toccato quota 184,7 milioni di euro di ricavi con oltre 25 milioni di ebitda. Nel 2018 i ricavi sono arrivati aa 200 milioni e l’ebitda è stato di 30 milioni,mentre è previsto di 35 milioni nel 2019. Ai multipli del settore di 13-14 volte l’ebitda l’azienda potrebbe essere valutata quindi 400-500 milioni di euro.

Investcorp ha rilevato l’80% del capitale di Dainese nel novembre 2014 sulla base di una valutazione di 130 milioni di euro per l’intera società, mentre il 20% del capitale era rimasto nelle mani del fondatore Lino Dainese (si veda altro articolo di BeBeez).



Campania, ci sono 49 aziende con ebitda 2018 in crescita e senza debiti bancari

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Schermata 2019-07-22 alle 00.48.46

Schermata 2019-07-22 alle 00.48.46Al 19 di luglio sono circa 120.000 i bilanci 2018 depositati e pronti per l’analisi relativi alle imprese italiane con ricavi superiori a 500 mila euro.

Tra questi Leanus ha selezionato per BeBeez i potenziali target del private equity aggiungendo ai criteri tradizionali ebitda in crescita e maggiore del 6%, anche una caratteristica in più, cioé l’assenza di debiti verso il sistema bancario , oltre alla non appartenenza ad alcun gruppo o holding di partecipazione. Si tratterebbe quindi di un panel di imprese in forte crescita che hanno fino ad ora raggiunto risultati eccellenti in maniera indipendente.

I risultati dell’analisi relativi ai 49 target della Campania così selezionati mostrano un gruppo con ricavi complessivi di oltre 269 milioni di euro, in crescita del 15,9% dal 2017  e per una media di ricavi per singola società di 5,5. L’ebitda aggregato è di circa il 15,9% e la redditività netta del 8,43%.

Le imprese appartengono al settore commercio nel 49% dei casi, seguono i servizi con il 31%. Solo i settori Costruzione di edifici residenziali e non residenziali, Commercio all’ingrosso non specializzato di altri prodotti alimentari, bevande e tabacco, Minimercati ed altri esercizi non specializzati di alimentari vari, Alberghi e strutture simili e Altre attività connesse con le lotterie e le scommesse sono presenti con due imprese; tutti gli altri codici ateco sono rappresentati da una sola impresa. Elemento che potrebbe testimoniare che l’associazione performance / appartenenza a uno specifico settore spesso può condurre a conclusioni errate.

L’elenco completo dell’analisi sulle 49 imprese campante è disponibile è disponibile su Leanus per gli utenti Premium (clicca qui per una prova gratuita).


F2A compra i servizi di gestione del personale di Elaborazioni Casagrande

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F2A_Logo (1)F2A, società controllata dal fondo Ardian leader italiano da oltre 50 anni nelle soluzioni di outsourcing, ha rilevato Elaborazioni Casagrande spa, azienda attiva nei servizi di gestione e amministrazione del personale  A vendere è stato Franco Casagrande, socio fondatore dell’azienda. Lo studio Gattai, Minoli, Agostinelli & Partners ha assistito F2A, mentre i venditori sono stati supportati dall’Avv. Maurizio Consoli (si veda qui il comunicato stampa di F2Aqui quello dell’advisor). Con l’entrata di Casagrande, il Gruppo F2A tocca i 2.500 clienti, supera gli 800 dipendenti e si espande in una nuova area territoriale.

Elaborazioni Casagrande ha sede a Gradisca di Isonzo (Gorizia) e opera da quasi 25 anni. E’ guidata da Franco Casagrande e Riccardo Tessarolo e conta 16 dipendenti. Ha chiuso il 2017 con ricavi per 1,14 milioni di euro, un ebitda di 414 mila euro e una liquidità netta di 96 mila euro (si veda qui l’analisi Leanus, una volta registrati gratuitamente).

“Questa acquisizione consolida ulteriormente la posizione distintiva di F2A sul mercato come azienda italiana leader nell’outsourcing dei servizi di gestione e amministrazione del personale. E’ anche un’opportunità per migliorare la nostra copertura nel nord est attraverso una nuova organizzazione che affiancherà la nostra sede di Pordenone”, ha dichiarato Raul Mattaboni, vice presidente e amministratore delegato di F2A. “Con F2A tutti i nostri clienti, in particolare i grandi gruppi che operano in diverse regioni d’Italia e all’estero, possono beneficiare degli ulteriori sviluppi, anche in Artificial Intelligence, recentemente annunciati da F2A”, ha confermato Franco Casagrande, socio fondatore di Elaborazioni Casagrande.

Quella di Elaborazioni Casagrande è la terza acquisizione dell’anno per F2A, che nel febbraio scorso ha comprato Archimede srl, una società che sviluppa software per la gestione del personale e dei turni (si veda altro articolo di BeBeez) e nell’aprile scorso ha rilevato CMP Consulting, attiva da 50 anni nei servizi e nella consulenza nelle aree amministrazione, risorse umane, informatica, marketing e comunicazione (si veda altro articolo di BeBeez).

Con sede a Milano, F2A fornisce servizi in outsourcing per la gestione del personale e della contabilità ad aziende blue chip italiane e multinazionali. Il gruppo è nato nel 2006 dall’integrazione tra Fis (azienda fornitrice di servizi di contabilità e amministrazione in outsourcing, fondata nel 1962) e Antex (anch’essa fondata nel 1962 e attiva nella fornitura di servizi risorse umane). E’ controllata da Ardian, che ha rilevato la maggioranza  da Argos Soditic nel febbraio 2016 (si veda altro articolo di BeBeez). Il management di F2A, guidato dal presidente e amministratore delegato Luciana Dolci, ha reinvestito per una minoranza accanto ad Ardian (si veda altro articolo di BeBeez). Nel luglio  2018 il gruppo ha rifinanziato il debito a medio-lungo termine anche al fine di supportare un piano pluriennale di acquisizioni. Dal settembre 2017 Raul Mattaboni ricopre la carica di vicepresidente e ceo. F2A ha chiuso il 2017 con 55,5 milioni di euro di ricavi, 8,4 milioni di ebitda e 20,1 milioni di debito finanziario netto, mentre il debito a medio-lungo termine era di 21,9 milioni.


Banca Valsabbina cartolarizza e quota su ExtraMot Pro prestiti in bonis alle pmi per 542 mln euro

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banca valsabbinaBanca Valsabbina, tramite il veicolo Valsabbina Sme spv, ha cartolarizzato crediti verso piccole e medie imprese titoli asset backed di Classe A per 542,2 milioni di euro, che hanno ottenuto da DBRS rating A (si veda qui il comunicato stampa) e che dallo scorso venerdì 19 luglio sono quotati all’ExtraMot Pro. Lo stesso spv ha emesso anche titoli junior senza rating per altri 318,3 milioni di euro, che non sono stati quotati. Le note (codice Isin: IT0005380115) pagano una cedola trimestrale variabile pari al tasso euribor 3 mesi+più 50 punti base e hanno scadenza luglio 2021.

In entrambi i casi le note hanno struttura partly paid, cioé prevedono un ampliamento delle stesse note via via che viene incrementato il portafoglio di crediti sottostanti e che gli stessi investitori della prima emissione hanno già accettato di sottoscrivere. La prima emissione, infatti, ha come sottostante un portafoglio costituito da 2186 posizioni di credito per un valore complessivo di 423,53 milioni di euro, mentre è già prevista una seconda cartolarizzazione il prossimo 31 agosto che avrà come sottostante un portafoglio di crediti del valore di 426,05 milioni di euro.

Il portafoglio appena cartolarizzato è costituito da crediti in bonis ipotecari (26%) e non (74%) erogati dalla banca e da Credito Veronese spa (fusa con Banca Valsabbina del 2012) a alcune pmi del Nord Italia, soprattutto di Lombardia (74,3% dell’outstanding) e Veneto, che sono i mercati principali della banca (si veda qui l’avviso in Gazzetta Ufficiale).

L’operazione prevede un periodo iniziale della durata di due anni, durante i quali la società veicolo poteva acquistare da Banca Valsabbina ulteriori crediti. I capitali raccolti con questa operazione da Banca Valsabbina costituiranno nuova liquidità per erogare nuovi finanziamenti. Solo nel primo trimestre di quest’anno, Banca Valsabbina ha erogato nuovi finanziamenti per 300 milioni di euro.

Si tratta della prima operazione che rispetta il nuovo standard sulle cartolarizzazioni della normativa europea STS ed è la prima quotata su ExtraMot. Le cartolarizzazioni STS (acronimo per Semplicità, Trasparenza e Standardizzazione) sono quelle che presentano i requisiti definiti dal Regolamento Ue 2017/2402, entrato in vigore dal 1 gennaio 2019. Le nuove cartolarizzazioni hanno una struttura che consente una modellizzazione dei rischi ragionevolmente chiara e comprensibile per gli investitori (semplicità, appunto), indicano in modo altrettanto chiaro le informazioni, i diritti e le responsabilità delle parti coinvolte (trasparenza) e hanno una struttura conforme a standard di elevata qualità per permettere agli investitori una facile comparazione con altre Sts (standardizzazione). A fronte di questo, la banca gode di un trattamento prudenziale migliorativo in termini di ponderazione del rischio, mentre l’emittente beneficia del risk-weighting per le tranche retained, anche del presumibile miglior pricing dei titoli oggetto di collocamento rispetto a quelli di analoghe operazioni non STS.

A novembre 2016, con un altro veicolo, Valsabbina spv 1 srl, la banca aveva cartolarizzato un portafoglio di crediti derivanti da quasi 5.000 mutui ipotecari e chirografari a pmi per un ammontare complessivo di circa 648 milioni, nell’ambito di un’operazione denominata “Valsabbina SME” (la si veda qui il bilancio 2016). Nel dettaglio, la società veicolo aveva emesso due tranche di titoli ABS per un totale di 152 milioni di euro: una tranche senior per un importo di 400 milioni, e una tranche junior per 255,4 milioni, sottoscritte integralmente da Banca Valsabbina. Le agenzie di rating coinvolte, Moody’s e DBRS, hanno assegnato alla classe senior i rating A1 e A. L’operazione prevedeva anche in quel caso un periodo iniziale della durata di due anni, durante i quali la società veicolo poteva acquistare da Banca Valsabbina ulteriori crediti derivanti da mutui ipotecari e chirografari erogati a pmi, utilizzando gli incassi relativi ai mutui precedentemente ceduti.


Permira e TCV investono nella sviluppo del business di FlixMobility. Schroders sale al 100% di Secquaero

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FlixMobility

FlixMobilityFlixMobility, la casa madre dei noti FlixBus e FlixTrain, ha annunciato il completamento del round di finanziamento di serie F co-guidato da TCV e Permira (si veda qui il comunicato stampa). Anche HV Holtzbrinck Ventures ha partecipato al round attraverso un coinvestimento congiunto con la Banca europea per gli investimenti. Gli ultimi investitori di FlixMobility si uniscono agli azionisti esistenti, tra cui General Atlantic e Silver Lake. Il capitale raccolto sarà utilizzato per l’espansione globale e il lancio di nuovi prodotti FlixMobility. FlixBus ha come obiettivo la leadership di mercato negli Stati Uniti e si aprirà in nuovi mercati globali in Sud America e Asia nel 2020. Per il marchio FlixTrain, l’investimento aiuterà le espansioni nei nuovi paesi dell’UE in seguito alla liberalizzazione del mercato ferroviario europeo nel 2020 in aggiunta a far crescere il prodotto all’interno del mercato tedesco dove FlixTrain gestisce già più rotte transnazionali. Inoltre, l’investimento sarà utilizzato per lanciare FlixCar, una piattaforma di condivisione che andrà a integrare le reti esistenti di FlixBus e FlixTrain. “Quella che era iniziata nel 2013 come startup tedesca è diventata una potente piattaforma di mobilità che continua a cambiare il modo in cui milioni di persone viaggiano in Europa e negli Stati Uniti”, ha dichiarato Jochen Engert, ceo e fondatore di FlixMobility.

SchrodersSchroders rafforza la propria attività di private assets management incrementando la propria partecipazione in Secquaero Advisors dal 50,1% al 100% (si veda qui il comunicato stampa). Nel 2013, Schroders aveva acquisito il 30% di Secquaero e avviato una partnership per servire il crescente interesse dei clienti istituzionali per le Insurance Linked Securities. Da giugno di quell’anno, Secquaero ha svolto il ruolo di consulente esclusivo di Schroders sulle strategie di investimento ILS. Dall’inizio della partnership, il team di investimento Schroders, supportato da Secquaero, è diventato uno dei principali fornitori di soluzioni di investimento istituzionali per ILS. Nel febbraio 2016, Schroders ha aumentato la propria partecipazione in Secquaero al 50,1%. Sotto piena proprietà, Secquaero sarà completamente integrato nell’unità Schroders Private Assets. Gestito da Dirk Lohmann e con sede a Zurigo, il team combinato che gestisce le strategie correlate a ILS opererà all’interno di Schroder Investment Management (Switzerland) AG con il nome Schroder Secquaero. La presenza di lunga data di Schroders nel settore dei patrimoni privati ​​risale a oltre 160 anni fa, con la società che ha contribuito a finanziare il miglioramento della rete ferroviaria di Cuba nel 1853 e la costruzione della prima ferrovia del Giappone tra Tokyo e Yokohama.


In crescita le nuove costruzioni di case monofamiliari negli Stati Uniti. Secondo il Fund Flow Index è il nono mese di riscatti netti per i fondi immobiliari anglosassoni

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Fund Flow Index (FFI) di Calastone

U.S. Housing and Urban Development and Commerce DepartmentSecondo lo U.S. Housing and Urban Development and Commerce Department, la crescita di nuove costruzioni di case monofamiliari negli Usa è riuscita a calmierare il calo nelle nuove costruzioni di immobili plurifamiliari. A giugno, infatti, le nuove costruzioni di case sono diminuite soltanto dello 0,9%, mantenendosi a quota 1,25 milioni di unità (si veda qui worldpropertyjournal). All’interno di questo numero complessivo, le nuove costruzioni monofamiliari sono aumentate del 3,5% a 847 mila unità, mentre le nuove costruzioni multifamiliari, che comprendono i condomini, sono scese del 9,2% a 406. mila. “Il rialzo mensile da maggio a giugno nelle nuove costruzioni di abitazioni unifamiliari è in linea con il lieve aumento del nostro ultimo sondaggio sulla fiducia dei costruttori, poiché la domanda rimane solida a causa di un sano mercato del lavoro”, ha affermato Greg Ugalde, presidente della National Association of Home Builders (NAHB).

Fund Flow Index (FFI) di CalastonePer il nono mese consecutivo a giugno, gli investitori hanno chiesto il riscatto dai loro investimenti in fondi immobiliari britannici. Lo evidenzia il Fund Flow Index (FFI) di Calastone, con un totale cumulato di 1,4 miliardi di sterline che sono stati ritirati dall’ottobre dello scorso anno (si veda qui propertyfundsworld). I riscatti hanno mostrato segni di rallentamento in aprile e maggio, ma in giugno i deflussi hanno subito di nuovo un’accelerazione a causa dell’accumularsi di cattive notizie sull’economia. I fondi hanno subito rimborsi di giugno di 105 milioni di sterline. Il volume complessivo degli scambi di fondi immobiliari (valore degli acquisti più valore delle vendite) è rallentato negli ultimi mesi dal massimo storico di dicembre di 774 milioni di sterline e a giugno era sceso a 440 milioni, al di sotto della media di lungo periodo.  Edward Glyn, responsabile dei mercati globali di Calastone, ha commentato: “La crescente ansietà per la situazione politica del Regno Unito e la crescente paura che il Regno Unito si stia dirigendo verso una Brexit no-deal stanno ancora una volta spingendo i nuovi investitori a rifuggire dai fondi immobiliari, e i titolari esistenti a chiedere indietro i loro soldi. Aprile e maggio hanno dato ai gestori di fondi un po’ di tregua per rivedere le loro posizioni di liquidità, ma quando i riscatti sono di nuovo in aumento, la pressione è tornata e le autorità di regolamentazione stanno osservando da vicino”.


Bain, Prelios, Cerved e Cerberus studiano il dossier di Credito Fondiario. Ma ipo e aggregazione con un altro operatore restano le principali opzioni sul tavolo

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credito fondiario

credito fondiarioI fondi Bain e Cerberus Capital Management, oltre che i concorrenti Cerved Group e Prelios Credit Servicing, starebbero studiando il dossier di Credito Fondiario, controllata dal fondo Elliot. Lo riferisce l’agenzia di stampa americana Bloomberg. Fondi e operatori sarebbero stati contattati dagli advisor Deutsche Bank e Goldman Sachs, incaricati da Credito Fondiario di valutare le opzioni strategiche per il futuro. In particolare, secondo indiscrezioni diffuse lo scorso 20 luglio da Il Sole 24 Ore, Bain Capital Credit (che nel 2017 ha acquistato Heta Asset Resolution Italia (Harit), la bad bank di Hypo Alpe-Adria Bank compreso un portafoglio di asset da 570 milioni di euro lordi) avrebbe aperto il dossier nelle ultime settimane. Secondo quanto risulta a BeBeez, non sono in corso trattative tra le due realtà. Le opzioni principali allo studio restano la quotazione l’aggregazione con un altro operatore nel settore del credit management.

Credito Fondiario, è leader di mercato in Italia nel settore del debt purchasing & debt servicing, con oltre 50 miliardi di crediti under management, oltre 15 miliardi di crediti gestiti anche in qualità di special servicing e oltre 6 miliardi di crediti acquistati (valori nominali). E’ guidata dal direttore generale Iacopo De Francisco e controllata dal fondo Elliott dal 2016, che detiene l’82% del capitale. Le restanti quote sono in mano al management e a Tages Capital LLP, gestore alternativo con asset in gestione per 51 milioni di dollari. Elliott sta sostenendo con grande impegno finanziario la controllata: la transazione maggiore di Credito Fondiario in Italia negli ultimi anni è stata l’acquisizione della piattaforma di gestione e del mega-portafoglio di Npl di Banco Bpm. Inoltre, lo scorso ottobre Elliot ha effettuato un aumento di capitale da 65 milioni di euro in Credito Fondiario, tramite Tiber Investments, così come già previsto da un accordo di investimento siglato lo scorso 29 maggio tra Tiber, Tages Holding e gli altri azionisti della Banca (si veda altro articolo di BeBeez). Con la sottoscrizione dell’aumento di capitale riservato e la conversione delle azioni di classe A2 (a voto frazionato) già detenute da Elliott (tramite Tiber) in azioni di classe A1 (azioni a voto ordinario), la partecipazione di Elliott in Credito Fondiario è quindi salita dal 40% al 69,48% del capitale sociale, ma era già stato precisato che quella partecipazione sarebbe stata incrementabile sino all’81,63%.  


Ubi Banca cede Npl per 900 mln euro, di cui 740 mln di crediti leasing a Credito Fondiario

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Fonte: Trimestrale di UBI Banca al 31 marzo 2019

Fonte: Trimestrale di UBI Banca al 31 marzo 2019

Ubi Banca ha venduto crediti deteriorati per 900 milioni di euro, di cui 157 milioni di crediti factoring e altri 740 milioni di crediti leasing (si veda qui il comunicato stampa).

L’acquirente dei crediti factoring non è stato comunicato, mentre il portafoglio di crediti leasing è stato comprato da Credito Fondiario (si veda qui il comunicato stampa). Nel dettaglio, il portafoglio è costituito da 1.125 contratti di leasing prevalentemente immobiliari, interamente detenuti dal Gruppo Ubi, nei confronti di 976 debitori in sofferenza. L’acquisizione sarà perfezionata tramite una spv per la cartolarizzazione dei crediti e una leasing company (LeaseCo) che comprerà rapporti e beni, applicando la nuova disciplina delle cartolarizzazioni (si veda l’Insight View di BeBeez, riservata agli abbonati di BeBeez News Premium; scopri qui come abbonarti a soli 20 euro al mese).

L’operazione sarà perfezionata in due fasi, che si chiuderanno rispettivamente entro settembre e dicembre 2019. “L’accordo siglato oggi costituisce uno dei deal più importanti in Italia nel settore leasing, in cui Credito Fondiario opera dal 2015 e in cui ha realizzato ben cinque acquisizioni”, ha commentato Guido Lombardo, chief investment officer di Credito Fondiario. “Siamo tra i primi a usare la struttura della LeaseCo consentita dalla nuova normativa”, ha sottolineato Mirko Briozzo, chief business officer e vice direttore generale di Credito Fondiario.

Le due cessioni di crediti leasing e factoring da parte di Ubi Banca rientrano nelle “cessioni opportunistiche, consentendo la dismissione economica di portafogli particolarmente complessi e agevolando la gestione interna del recupero crediti, fulcro della Npl Strategy del Gruppo”, scrive la banca in una nota. Le operazioni avranno un impatto di 104 milioni di euro lordi (70 milioni netti) sul bilancio del secondo trimestre dell’anno, contabilizzate come “rettifiche sui crediti”. Tenendo conto di queste ultime operazioni, l’Npl ratio scende dal 10,4% di marzo 2019 al 9,4%. La banca inoltre informa contestualmente che proseguono i recuperi di crediti tramite gestione interna, che dovrebbero contribuire ulteriormente alla riduzione dello stock di crediti deteriorati.

Le ultime cessioni di crediti deteriorati da parte di UBI Banca risalgono ad agosto e dicembre 2018. In agosto la banca aveva concluso la cartolarizzazione di un portafoglio di Npl da 2,75 miliardi di euro composto in prevalenza da crediti unsecured (53,4%) e per il resto da crediti secured (si veda altro articolo di BeBeez). Allora la banca aveva anche comunicato che tra fine 2018 e inizio 2019 avrebbe ceduto un altro portafoglio di Npl, questa volta composto per il 90% da crediti unsecured, per un ammontare complessivo inferiore al portafoglio appena cartolarizzato e che non sarebbe stato oggetto di cartolarizzazione. Quella cessione, per 416,2 milioni di euro, era poi stata annunciata a dicembre (si veda altro articolo di BeBeez).

Ricordiamo che siamo già arrivati a oltre 16 miliardi di euro di transazioni sul mercato dei crediti deteriorati italiani da inizio anno e sono in arrivo operazioni per almeno altri 45 miliardi (si veda qui il Report Npl di luglio di BeBeez, riservato agli abbonati di BeBeez News Premium; scopri qui come abbonarti a soli 20 euro al mese). Il dato emerge dal database di BeBeez, che elabora dati pubblici, e segue i 101 miliardi di euro di valore lordo di operazioni annunciate nel nel 2018 (si veda qui il Report Npl 2018 di BeBeez).



Pronto il fondo di Sga e Prelios da 3-4 mld euro per gestire gli Utp immobiliari delle banche medio-grandi

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sgaE’ finalmente in partenza il fondo progettato dalla Sga (Società Gestione Attività) per gestire gli Utp immobiliari oggi sui bilanci delle banche italiane medio-grandi. Lo riferisce Il Sole 24 Ore, precisando che Il fondo potrebbe partire con un patrimonio di 1-2 miliardi di euro in una prima fase, per poi arrivare fino a 3-4 miliardi di euro in una seconda fase.

Come noto già mesi fa SGA stava cercando i giusti compagni di viaggio per comprare gli UTP immobiliari di banche medio-grandi, inserirli in un fondo di cui queste banche sottoscriveranno le quote e che sarà dotato di risorse finanziarie tali da  supportare i piani di rilancio delle società debitrici. Risorse che sarebbero fornite anche dalla stessa SGA, forte del suo programma di emissioni obbligazionarie. Lo scorso maggio non era ancora stato scelto il partner vincitore, ma già circolava con insistenza il nome di Prelios. Al beauty contest avevano partecipato anche Sagitta sgr (ex Vegagest), Dea Capital Real Estate sgr, Reag e Duff & Phelps e Yard (si veda altro articolo di BeBeez)

A breve dovrebbero arrivare le delibere delle banche, che dovrebbero iniziare ad apportare gli asset tra settembre e ottobre. Al progetto, chiamato progetto Cuvèe, partecipano banche come BancoBpm, Mps, Ubi Banca e Carige

Nel dettaglio, Sga acquisirà i crediti garantiti da immobili delle banche aderenti, che riceveranno quote del fondo di Sga-Prelios per un valore pari agli Utp svalutati. Le banche potranno così ridurre gli Utp a bilancio senza incassare minusvalenze e beneficiare del potenziale recupero di valore dei crediti immobiliari, che derivano da sviluppi commerciale interrotti, dal comparto alberghiero a quello commerciale al residenziale. Si tratta di un progetto pilota e innovativo rispetto alla cessione di Utp a terzi o al loro recupero da parte delle banche creditrici.

Prelios sarà la sgr del fondo e il curatore del recupero immobiliare. Sga sarà lo special servicer e si occuperà di recuperare nuova finanza. Bain&Co è advisor industriale del fondo, mentre lo studio RccLex supporta le parti sotto il profilo legale.

A fine 2018 i crediti deteriorati ancora sui libri delle banche italiane erano scesi a un valore lordo di 180 miliardi dai 341 miliardi del 2015, di cui 79 miliardi di Utp (dai 127 miliardi del 2015). Lo ha calcolato PwC in un aggiornamento sul mercato Utp pubblicato nel maggio scorso (si veda altro articolo di BeBeez).

 


Closing finale a 260 milioni euro per il fondo Wisequity V, a meno di 2 mesi dal suo lancio

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logo-WISEIl fondo Wisequity V di Wise Equity sgr ha annunciato il closing finale della raccolta a quota 260 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa).

Il fondo è stato sottoscritto dagli investitori dei fondi precedenti e anche da nuovi investitori, tra cui fondi pensione, assicurazioni, fondi di fondi e grandi family office, provenienti soprattutto da Nord America, Asia ed Europa, oltre che HNWI. Michele Semenzato, partner e co-fondatore di Wise Equity, ha commentato: “Questa è stata per noi una modalità diversa di raccolta fondi, nella quale abbiamo intenzionalmente limitato l’aumento delle dimensioni del fondo per permetterci di continuare a concentrarci sulla nostra strategia principale e, di conseguenza, non lo abbiamo eccessivamente pubblicizzato. Siamo molto soddisfatti del forte tasso di fidelizzazione dei nostri investitori attuali e siamo anche lieti di poter accogliere alcuni nuovi soggetti selezionati che riteniamo completino la nostra base di investitori”.

Wise Equity è stata assistita nella raccolta da Rede Partners, un consulente indipendente londinese, e per la parte legale da un team guidato da Legance – Avvocati Associati, con il sostegno di Proskauer Rose LLP riguardo questioni internazionali.

Si tratta del quinto fondo chiuso da Wise Equity, dopo il successo di Wisequity III e IV, che hanno generato un ritorno di 4,5 volte il capitale investito. Wisequity III, che nel 2011 aveva raccolto 180 milioni di euro , ha tuttora in portafoglio partecipazioni in NTCControls e Alpitour; mentre Wisequity IV, che ha completato la raccolta nel marzo 2016 a 215 milioni e oggi ha in portafoglio Imprima, Tapì, Tatuus Racing, Aleph, TrimeInnovery e Waycap.

Wise Equity sgr è uno degli investitori monitorati da BeBeez Private Data.
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Il Supply Chain Fund di Groupama riapre le sottoscrizioni e punta a raccogliere altri 60 mln euro

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Groupama-Asset-ManagementGroupama Asset Management ha riaperto le sottoscrizioni del suo fondo di direct lending Supply Chain Fund, primo fondo chiuso di invoice financing specializzato nell’acquisto di crediti commerciali direttamente dalle pmi (si veda qui il comunicato stampa). Il fondo punta a raccogliere altri 60 milioni di euro entro il prossimo 6 settembre, data di chiusura delle sottoscrizioni, che equivalgono a una capacità di finanziamento complessiva potenziale di circa 700 milioni di euro su base annua a favore delle pmi. L’importo sottoscritto viene infatti reinvestito quattro volte nell’arco di un anno essendo la scadenza media delle fatture di circa 90 giorni.

A gennaio 2019 il patrimonio sottoscritto del fondo superava i 110 milioni di euro, di cui 80 milioni sottoscritti dallo stesso gruppo Groupama e il resto da Alifond, fondo pensione negoziale del settore alimentare (all’interno di un mandato di gestione preesistente), da Byblos, fondo pensione dei lavoratori dipendenti delle aziende grafiche, editoriali, della carta e del cartone, cartotecniche e trasformatrici, e da un terzo fondo pensione di cui però non è noto il nome. (si veda altro articolo di BeBeez).

Il Supply Chain Fund è il primo fondo di direct lending specializzato nell’acquisto di crediti commerciali. E’ il primo fondo di credito in Italia ad aver ottenuto a febbraio 2016 il via libera di Banca d’Italia e resta unico nel suo genere anche a livello europeo.. La particolarità del Supply Chain Fund è quella di intervenire in ottica di filiera, portando il rating della grande azienda sui propri fornitori, offrendo a questi ultimi un accesso al credito più vantaggioso e efficiente.

Come ha spiegato Alberico Potenza, direttore generale di Groupama am sgr e responsabile investimenti del fondo: “Nel reverse factoring, grazie all’utilizzo della nostra soluzione fintech, riusciamo a gestire in maniera automatizzata un numero notevolmente alto di fornitori con plafond contenuti e una fatturazione frequente, che rende la gestione del credito troppo onerosa per un attore finanziario tradizionale. In questo siamo sinergici e complementari alle banche; ultimamente alcuni istituti attivi in Italia ci hanno chiamato a operare in pool con loro per specifiche operazioni”. La gestione del flusso di tutte le fatture passa infatti dalla piattaforma fintech Fifty, partecipata dalla stessa Groupama sgr.

A oggi il portafoglio è molto diversificato a livello settoriale e il rendimento medio è in linea con il target del fondo pari al tasso euribor 3 mesi più 200 punti base. Dal lancio nel 2016 ad oggi il fondo ha erogato oltre 620 milioni di euro a favore delle pmi, passando dai 6 milioni di euro erogati nel 2016, per arrivare ai 123 milioni di euro del 2017 e ai 300 milioni di euro del 2018. L’obiettivo è superare i 620 milioni di euro di turnover finanziato nel corso del 2019. I crediti sottostanti al fondo hanno duration media tra 70 e 90 giorni. Il 20% del fondo investe nel settore energia, un altro 20% tra automotive e metallurgico, il 12% nell’alimentare e il 9% nel farmaceutico.


Crediti deteriorati, ecco come vanno i recuperi. E quanto rendono ai servicer

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Schermata 2019-07-19 alle 07.50.42Schermata 2019-07-20 alle 12.43.13Tra il 2015 e il 2018 sono passati di mano 190 miliardi di euro di crediti deteriorati (non performing exposure o NPE) italiani e a fine 2018 i deteriorati ancora sui libri delle banche italiane erano scesi a un valore lordo di 180 miliardi dai 341 miliardi del 2015, di cui 79 miliardi di Utp (dai 127 miliardi del 2015, si veda altro articolo di BeBeez). E nei primi sette mesi del 2019 hanno cambiato padrone almeno altri 16,5 miliardi di euro di crediti deteriorati. Il calcolo è di BeBeez, che sottolinea anche che, sulla base dei dati pubblici, a oggi sono attese altre transazioni di Schermata 2019-07-20 alle 12.50.16NPE per almeno altri 45 miliardi di euro entro fine anno, ipotizzando che metà del portafoglio di Utp da 13,3 miliardi di euro per i quali Unicredit intende trovare un accordo misto di cessione e gestione (scarica qui il Report Npl di luglio di BeBeez).

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Detto questo, che cosa ne è stato dei portafogli passati di mano? Quanti crediti sono stati recuperati? Difficile, anzi impossibile dare una risposta certa valida per tutto i mercato, ma una stima ragionevole è che la maggior parte delle operazioni al momento sia in linea con le previsioni e che il trend stia migliorando.

I servicer sono molto gelosi di questi numeri, perché il tasso di recupero ha un impatto diretto sulla loro redditività e quindi sul conto economico. Non a caso, a fine 2018, le aziende associate a Unirec, l’associazione delle società di recupero crediti, avevano indicato che, a fronte di aumento del volume dei crediti affidati per il recupero a quota 82,3 miliardi di euro(+15,2% dai 71,4 miliardi nel 2017), ne erano stati recuperati solo per 7,8 miliardi, con un ritmo di crescita del 4,9% rispetto all’anno prima, quindi molto più basso di quello di 15,2% del valore delle pratiche affidate (si veda altro articolo di BeBeez sul IX Rapporto Annuale Unirec). Colpa degli Npl, la cui gestione diviene più difficoltosa  con il passare del tempo: la forte presenza di crediti NPLs comporta infatti un aumento degli importi affidati, ma anche una riduzione del valore del recuperato e un aumento dei costi di recupero, che abbatte la redditività.

Il rapporto tra reddito operativo e fatturato per le società di capitali associate a Unirec per il 2017 era prossimo allo zero (0,20% per precisione), sebbene la media nascondesse la presenza di risultati estremi sia negativi (-214%) sia positivi (51%). Le imprese Unirec con redditività operativa negativa erano 28, pari al 18% del totale delle associate. E, se si tiene conto soltanto delle imprese con redditività operativa positiva, Schermata 2019-07-21 alle 13.13.54il rapporto medio reddito operativo/fatturato saliva invece al 9,38%.

Quanto ai risultati di bilancio dei principali servicer, sulla base dei numeri raccolti da PwC, la marginalità è ben maggiore. In particolare il margine di ebitda calcolato per il 2018 è sopra il 40% per ben 5 servicer (Frontis Npl, Phoenix Asset Management, J-Invest, MBCredit Solutions e Prelios Credit Servicing), con Credito Fondiario che con il suo 39,7% tallona da vicino il gruppo di testa. La classifica, però, è incompleta, perché mancano i numeri di alcuni dei servider più importanti come Intrum e Hoist Finance. In ogni caso, si tratta di numeri che indicano che i servicer in questione stanno lavorando bene sul fronte dei recuperi, altrimenti quei margini non sarebbero stati in grado di portarli a casa.

Si può uscire dal campo delle ipotesi per andare sul terreno dei numeri veri, invece, se si va a guardare le performance delle operazioni pubbliche, cioé le cessioni di Npl che siano state condotte tramite operazioni di cartolarizzazione che hanno dato luogo a emissioni di titoli asset backed poi portati sul mercato e sottoscritti da investitori istituzionali. In questo caso, infatti, i dati di performance sono monitorati dalle agenzie di rating. A maggior ragione se le cartolarizzazioni hanno ottenuto la garanzia pubblica (Gacs) per le tranche senior. Proprio quest’ultimo campione di operazioni, visto che rappresenta per valore oltre un terzo del totale delle transazioni su crediti deteriorati passate sul mercato tra il 2015 e il 2018, può fornire indicazioni interessanti circa il trend dei recuperi.

Dalla partenza del regime Gacs (Garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze) nel 2016 allo scorso marzo erano stati cartolarizzate sofferenze per un valore lordo complessivo di 62,7 miliardi di euro, pari appunto a oltre il 35% del controvalore delle transazioni su crediti deteriorati chiuse nel periodo. Lo ha calcolato PwC nel suo ultimo studio sul settore, The Italian Npl Market. Assembling the Puzzle (si veda altro articolo di BeBeez).

PwC ha mappato 21 operazioni il cui sottostante sono stati portafogli di crediti in sofferenza in media per il 58% di tipo secured. Sempre in media, sono state emesse notes senior per un controvalore pari al 19% del valore lordo del portafoglio, notes mezzanine per il 3% e notes junior per il 2%. Infine il tasso di rendimento medio ponderato delle notes senior è stato dello  0,8%, mentre il rendimento delle tranche mezzanine è stato del 7%, con un massimo dell’8% per la tranche mezzanina della cartolarizzazione di Mps (Siena NPL 2018) e con punte del 7,7% per quelle delle cartolarizzazioni di Banco Desio e Brianza (2Worlds), BPER (4Mori Sardegna), Bnl (Juno 1 e Juno 2) e Banco Bpm (Leviticus). Il rendimento più basso tra le tranche mezzanine (4,8%) è stato spuntato da Unicredit per la cartolarizzazione FINO 1, che però per contro è quella che visto il rendimento più alto per la sua tranche senior (1,2%).

Già, ma quanto hanno effettivamente reso i portafogli? Hanno centrato le aspettative? Un controllo si può fare solo per i portafogli relativi alle operazioni che hanno un minimo di storia. Ci ha provato Moody’s in un suo studio dello scorso marzo con il quale analizzava 19 operazioni di cartolarizzazioni europee di Npl e metteva in particolare a confronto le performance degli 8 deal italiani con Gacs più datati (Popolare Bari NPLs 2016, Brisca Securitisation, Elrond NPL 2017, Fino 1 Securitisation, Popolare Bari NPLs 2017, Siena NPL 2018, Red Sea spe Bcc NPLs 2018) con quelle del deal portoghese Evora Finance.

Ebbene, Moody’s sottolinea che, di queste nove operazioni, sei delle otto italiane hanno performato leggermente peggio rispetto alle ipotesi originali dei servicer include nei rispettivi business plan, nel senso che il valore complessivo cumulato di quanto recuperato risulta leggermente inferiore a quanto ipotizzato inizialmente. Secondo Moody’s, le sottoperformance nei periodi iniziali delle operazioni possono essere attribuite a una sottostima del processo di entrata a regime degli special servicer, visto che in molti casi gli special servicer entrano in azione per il recupero soltanto al momento della firma definitiva dei deal. Per contro,  raccogliere più del previsto sono stati i portafogli sottostanti alle cartolarizzazioni Brisca (134,95%), Red Sea (120,75%) ed Evora Finance (169,79%). Lo stesso si può dire anche considerando i recuperi al netto dei costi di recupero.

Schermata 2019-07-20 alle 13.15.18Lo stesso trend era stato evidenziato in un report di DBRS redatto a inizio anno e che metteva a confronto le performance lorde di solo 4 deal italiani e cioé Brisca, Pop Bari 2016 e Pop Bari 2017 e Siena 2018. Anche DBRS evidenziava infatti che l’unico deal ad aver sino a quel momento superato le aspettative del business plan era quello di Brisca, mentre gli altri si trovavano al di sotto.

Schermata 2019-07-20 alle 16.57.49A fine maggio DebtWire ha fatto uno sforzo ulteriore e ha calcolato che soltanto sei su un totale di 16 cartolarizzazioni di crediti deteriorati di banche italiane con Gacs avevano registrato un totale recuperato netto inferiore o appena sotto quello dei rispettivi business plan. Il dato era il risultato di un’analisi condotta sui dati aggiornati per le singole operazioni forniti da Moody’s e DBRS e integrati con i dati forniti dai singoli servicer. Sul podio della performance c’è Juno, la prima cartolarizzazione con Gacs di Bnp Paribas condotta nel luglio 2018, con un net collection rate addirittura del 294%.

Scope Ratings, invece, a fine giugno ha riferito che la cartolarizzazione 4 Mori di Sardegna a inizio 2019 aveva una performance positiva, con una raccolta cumulata netta pari al 129% di quanto previsto dal business plan e lorda leggermente al di sotto, cioé 97% (si veda qui il comunicato stampa). Molto indietro rispetto alle previsioni del business plan è invece Aragorn, operazione di CreVal, che secondo Scope Ratings, in una nota diffusa a fine giugno, ha raccolto soltanto il 77% cumulato netto rispetto alle previsioni (si veda qui il comunicato stampa).

In ogni caso, come ricorda PwC nel suo studio, le nuove regole sulla Gacs, introdotte lo scorso marzo (si veda altro articolo di BeBeez), in occasione del decreto di rinnovo della garanzia pubblica, prevedono che dopo l’attivazione della garanzia, se la raccolta netta cumulata di una cartolarizzazione risulta inferiore a quella prevista per due periodi consecutivi di pagamento di interessi, allora il servicer deve essere sostituito. In ogni caso, poi, se la raccolta netta cumulata è più bassa di oltre il 10% rispetto alle previsioni, il pagamento degli interessi sulle note mezzanine e junior viene posticipato rispetto a quello dell’intero pagamento degli interessi sulle note senior, a meno che il cumulative net ratio non venga riportato al 100%.


Doppio crowdlisting su Euronext in arrivo. i-RFK lancia la campagna propedeutica alla quotazione su CrowdfundMe, mentre i-Skilled annuncia la sua su Opstart

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i-rfk
logo-iskilled-grandeSono partiti quasi contemporaneamente due crowdlisting su Euronext, cioè un processo costituito da una prima fase di raccolta di capitali in equity crowdfunding e da una seconda fase rappresentata da una successiva quotazione su uno dei mercati gestiti da Euronext.

Pionieri di questa nuova modalità di raccolta sono, da un lato, la società di investimento in startup e pmi innovative i-RFK spa che lo scorso 19 luglio ha lanciato una campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma CrowdFundMe, quotata all’Aim Italia; e dall’altro Cesynt Advanced Solutions, che ha sviluppato la piattaforma di e-learning iSkilled, che consente di realizzare corsi di formazione e-learning anche per utenti senza conoscenze tecniche particolari e a un prezzo accessibile, che a fine giugno ha annunciato che lancerà la sua nuova campagna di equity crowdfunding su OpStart. In entrambi i casi, appunto, le due raccolte fanno parte di un aumento di capitale più ampio che comprende la quotazione a Euronext.

i-RFK nasce dall’esperienza di Red-Fish Kapital, società che opera nel campo degli investimenti in private equity con investimenti per circa 50 milioni di euro in modalità club deal.  i-RFK viene valutata pre-money 8 milioni di euro e la campagna prevede un investimento minimo di 20 mila euro con un target minimo di 500 mila euro, parai al 5,9% del capitale  (si veda qui il comunicato stampa).  A oggi ha già investito circa 6,5 milioni di euro in 5 società partecipate, coinvolgendo 50 investitori privati e qualificati, ottenendo un Irr annuo sopra al 30% e stimato al 49% nel 2019.

Quanto a Cesynt Advanced Solutions,  fondata da Armando Miele, la campagna di equity crowdfunding avrà un target minimo di un milione di euro (si veda il comunicato stampa) e seguirà quella da 250 mila euro del giugno 2018, a seguito della quale l’azienda distribuì un dividendo dell’importo di circa 50 mila euro, pari quindi al 20% di quanto raccolto in piattaforma. E’ stata la prima volta che in Italia una società che aveva condotto una campagna di equity crowdfunding ha distribuito un dividendo ai soci (si veda altro articolo di BeBeez).


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