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Maam, il metodo di formazione di Life Based Value, chiude la terza tranche del round da 1,5 mln euro

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Schermata 2019-07-15 alle 07.55.19Life Based Value ha chiuso la terza tranche di un round da 1,5 milioni di euro, sottoscritta da Opes-Lcef Foundation (guidata dal presidente esecutivo Elena Casolari), Mpa Education (società di investimento inglese fondata da Melody Lang e dedicata all’ed-tech) e dal fondo di private equity ungherese Impact Ventures per una quota del 20,56% del capitale (si veda qui il comunicato stampa).

Fondata nel 2015 da Riccarda Zezza Andrea Vitullo, Life Based Value  sviluppa e promuove soluzioni formative basate sul metodo life based learning e ha ideato Maam, acronimo per Maternity as a Master, un metodo di formazione che trasforma la genitorialità in un master per la crescita professionale. Questo metodo oggi è utilizzato da oltre cinquanta società , tra cui Linkem, Poste Italiane, Unicredit, Barilla, Danone, Unipol, Coca-Cola Hbc, Generali e Philip Morris International, e conta più di 6mila partecipanti.

Per Life Based Value si tratta appunto della terza tranche di un round che ha visto una prima fase finanziata da alcuni business angel, tra i quali Fausta Pavesio, nominata business angel dell’anno nel 2015 e fra le 50 donne più influenti d’Europa in ambito startup e venture capital; e una seconda fase rappresentata dalla campagna di equity crowdfunding  chiusa sulla piattaforma Mamacrowd nel marzo 2018, che aveva permesso di raccogliere 450 mila euro da parte di 101 soci investitori.

A valle di quest’ultima tanche, i fondatori oggi controllano ancora il 60% del capitale, con il restante 40% suddiviso appunto per il 20% circa ai fondi  e per il 20% al crowd di Mamacrowd e ai business angel. Con i nuovi capitali Life Based Value intende potenziare la piattaforma tecnologica, lanciare nuovi prodotti, aumentare l’organico e spandersi all’estero.



Credimi cartolarizza 13 mln euro di finanziamenti a medio termine. Possibili nuove operazioni fino a 60 mln euro

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credimiCredimi, la startup che ha sviluppato l’omonima piattaforma per il finanziamento istantaneo delle fatture, ha cartolarizzato crediti per 13 milioni di euro, derivanti finanziamenti a medio termine erogati dalla piattaforma nell’ambito dell’iniziativa Credimi Futuro (si veda qui il comunicato stampa).

La cartolarizzazione è stata realizzata da Lumen spv, lo stesso veicolo per la cartolarizzazione che sinora ha emesso le asset backed securities garantite dalle fatture commerciali emesse dalle pmi e offerte in piattaforma. L’spv potrà emettere ulteriori titoli asset-backed completamente fungibili rispetto a quelli della prima emissione per un ammontare massimo di 60 milioni di euro, trattandosi di una cartolarizzazione revolving. Banca Generali ha agito in qualità di placement agent dei titoli emessi da Lumen spv. Credimi è stata supportata nell’operazione dagli advisor Dla Piper e Gattai, Minoli, Agostinelli & Partners.

La cartolarizzazione è simile per struttura  a quella effettuata nell’ottobre 2017 su fatture commerciali emesse da pmi italiane sane e acquistate su base revolving da Credimi, cartolarizzate inizialmente per 47,5 milioni di euro e poi fino a 72,5 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). I titoli abs emessi da Lumen sono poi  sempre sottoscritti da fondi di Anthilia Capital Partners sgr, Anima sgr, BG Fund Management Luxembourg sa (gruppo Banca Generali), Tikehau Capital e Banca Sella.

Da inizio anno Credimi, sino a quel momento specializzata in invoice financing, eroga alle imprese anche prestiti a medio termine e, dopo una fase di test, ha lanciato a inizio giugno Credimi Futuro, un finanziamento chirografario della durata di 5 anni (di cui uno di preammortamento), la cui istruttoria è elaborata dagli algoritmi di intelligenza artificiale di Credimi e la cui erogazione è soggetta alla delibera del Fondo di Garanzia per le pmi. Non richiede alcun rilascio di garanzia su beni mobili o immobili crediti commerciali o fideiussioni personali, e non prevede vincoli di utilizzo. Credimi Futuro è riservato a pmi con meno di 250 dipendenti, fatturato compreso fra 250 mila e 50 milioni di euro e almeno 2 bilanci depositati (si veda qui la descrizione del finanziamento).

Dall’inizio dell’attività e sino al giugno scorso Credimi ha superato i 500 milioni di euro di erogato a oltre 3.500 aziende, di cui 280 milioni erogati nel solo primo semestre 2019. La società sta inoltre studiando il lancio di un nuovo veicolo di investimento dedicato ad asset manager, assicurazioni e fondi pensione che possa raccogliere 500 milioni di euro, in modo tale da aumentare la potenza di fuoco di due miliardi (si veda altro articolo di BeBeez).

Fondata da Ignazio Rocco di Torrepadula, ex senior partner di BCG, insieme a un team di giovani con esperienza tecnologica e finanziaria, Credimi ha sinora raccolto oltre 18 milioni di euro di capitali dagli investitori, in due diversi round. Il primo da 8 milioni in due tranche successive chiuse a febbraio 2016 da noti imprenditori e professionisti della finazna (si veda altro articolo di BeBeez) e l’altro da 10 milioni di euro nel settembre 2018, guidato da UV2 (United Ventures sgr) e Vertis Venture 2 Scaleup (Vertis sgr) (si veda altro articolo di BeBeez).


Dws compra l’outlet di Barberino da Nuveen Real Estate

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barberino-outlet-696x464Dws (Gruppo Deutsche Bank) ha rilevato per conto di uno dei suoi fondi immobiliari il Barberino Designer Outlet di Barberino del Mugello (Toscana). Lo ha venduto lo European Outlet Mall Fund (Eomf), gestito da Nuveen Real Estate. Lo riferisce Requadro. Le due società erano in trattative per la cessione dal febbraio scorso, riporta Pambianco News.

La gestione dell’outlet resterà a capo dello sviluppatore e gestore di outlet McArthurGlen. Nuveen Real Estate è stata assistita nell’operazione da Allen & Overy e Cushman & Wakefield.

L’outlet di Barberino occupa una superficie di circa 27 mila mq e conta 120 negozi, tra cui Michael Kors, Ralph Lauren, Nike e Adidas. E’ visitato ogni anno da più di 2,7 milioni di persone ed è situato tra Firenze e Bologna, lungo l’autostrada A1.

“Continueremo a investire nella crescita del nostro portafoglio di outlet, che comprende alcuni degli outlet mall più noti in Europa, e a cercare opportunità di investimento per l’Eomf, prestando particolare attenzione alle partnership con i brand più autorevoli in questo segmento a livello europeo”, ha commentato Sebastien Gorrec, European fund management director di Nuveen Real Estate. “Il settore degli outlet si sta dimostrando un prodotto di investimento resiliente, per questo motivo, asset come Barberino continuano a essere interessanti per investitori di lungo termine che puntano a qualità e diversificazione,” ha dichiarato Mario Pellò, head of Italy Nuveen Real Estate. “Le ottime performance e il fatturato del Barberino Designer Outlet sono un’efficace dimostrazione della resilienza mostrata negli ultimi anni da questo segmento, in passato considerato di nicchia, e storicamente poco accessibile dal mercato”, ha detto Giuseppe Colombo, head of real estate Italy per Dws.

Dws è uno dei principali asset manager a livello mondiale. Vanta oltre 60 anni di esperienza e asset in gestione per oltre 700 miliardi di euro (dato al 31 marzo 2019). Opera in 22 paesi del mondo.

Nuveen Real Estate e la ex TH Real Estate, che ha cambiato nome nel gennaio di quest’anno (si veda altro articolo di BeBeez) La piattaforma real estate di Nuveen, rappresenta oggi una delle più grandi società al mondo attiva nella gestione del patrimonio immobiliare, con 125 miliardi di dollari di asset under management, compresi titoli quotati. Vanta oltre 80 anni di esperienza negli investimenti nel real estate e oltre 500 professionisti in 20 sedi negli Stati Uniti, in Europa e nell’area Asia-Pacifico. Nell’ottobre scorso la società ha acquistato tramite il suo fondo logistico europeo un centro logistico a Isola Rizza, in provincia di Verona (si veda altro articolo di BeBeez). Lo European Outlet Mall Fund di Nuveeen detiene outlet per 3,3 miliardi di euro in Italia, Olanda, Belgio e Gran Bretagna.


Wiserfunding e modefinance creano il primo rating fintech per le pmi europee certificato a livello globale

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wiserfunding modefinanceLa fintech inglese cofondata da Edward Altman (l’economista statunitense inventore del noto Z-ScoreWiserfunding e la prima agenzia di rating fintech in Europa modefinance (certificata CRA e ECAI da ESMA nel 2015) hanno lanciato il primo rating fintech per le pmi europee certificato a livello globale (si veda qui il comunicato stampa). Il rating unisce l’analisi tradizionale delle imprese all’approccio fintech basato su AI e analisi dei big data e si propone di rendere accessibile, sia in termini di costi sia in termini di tempi, il rating creditizio a un target di 25 milioni di pmi (quotate e non) in tutta Europa.

Questo nuovo strumento permetterà, per la prima volta, a un target così ampio di pmi europee di avere un rating certificato su scala globale, indipendente e tempestivo (i rating tradizionali esistenti valutano circa 1,5 milioni di società per singolo paese e, a oggi, non esisteva un rating dedicato alle pmi su scala europea) proprio perché realizzato con un mix vincente di analisi tradizionale e approccio fintech. L’automatizzazione dei processi di analisi che ne deriva e la scalabilità delle informazioni rendono, quindi, fruibili e trasparenti in tempi nettamente inferiori i processi di valutazione del merito di credito di una pmi. La scala di rating prevede 21 classi: da A1 (più alto merito di credito) a C3 (merito di credito più basso), a cui si aggiungono ulteriori 4 classi riservate alle imprese inadempienti o che hanno procedure fallimentari in corso.

Valentino Pediroda, amministratore delegato di modefinance, ha commentato: “Con questa nuova iniziativa rivolta alle pmi europee cerchiamo di offrire queste importanti opportunità anche a un segmento che ha sofferto molto negli ultimi anni nella ricerca di fonti di finanziamento a supporto della crescita”. Gabriele Sabato, co-fondatore e ceo di Wiserfunding, ha aggiunto: “In Wiserfunding studiamo da oltre dieci anni come poter modellizzare il rischio di credito delle pmi e abbiamo trovato in modefinance il partner giusto per intraprendere questa nuova iniziativa con un approccio unico e altamente tecnologico che ci consentirà di democratizzare la valutazione del rischio di credito per le piccole e medie imprese europee.”

Fondata a Londra nel 2016 da Altman (docente di Finanza alla Stern School of Business della New York University) insieme a  Sabato (ex capo del Risk Appetite di Royal Bank of Scotland e autore di diverse pubblicazioni su scoring e credit risk management insieme al prof. Altman), Wiserfunding fornisce un punteggio alle pmi (il PMI Z-Score) basato sulla storia finanziaria e su informazioni pubbliche strutturate e non. Grazie alla specifica piattaforma web, fornisce ai clienti (società, consulenti, investitori e intermediari) tutte le informazioni necessarie per comprendere il profilo di rischio di una pmi. Attualmente Wiserfunding è attiva in 8 paesi. Nel giugno scorso FB5 Investments srl, la holding con cui Sergio Bommarito controlla il servicer di credito messinese Fire Group spa, ha comprato una partecipazione di minoranza nel capitale di Wiserfunding Ltd (si veda altro articolo di BeBeez).

Fondata da Valentino Pediroda e Mattia Ciprian, modefinance è una start up dell’Università di Trieste, nata in Area Science Park, e partecipata dal dicembre 2015 al 43% dal gruppo Corvallis, che ha investito 1,3 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). A sua volta Corvallis è controllato da Antonio Santocono ed Enrico Del Sole e partecipata per il 43,5%, da Nem sgr. Nel gennaio 2015 Corvallis ha quotato un minibond  da 8 milioni all’ExtraMot Pro (si veda altro articolo di BeBeez). Nell’ottobre 2017 ha lanciato s-peek Team, l’evoluzione collaborativa di s-peek, piattaforma web e mobile per l’analisi e la gestione del rischio di credito (si veda altro articolo di BeBeez). Dal 2015 a oggi, modefinance ha mostrato una crescita del 50% costante, anno su anno.


Incentivi fiscali alle pmi innovative, decreto attuativo in Gazzetta. Il MISE fa il punto di tutte le policy

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Schermata 2019-07-16 alle 06.12.57È stato finalmente pubblicato nei giorni scorsi in Gazzetta Ufficiale il Decreto attuativo varato dal Ministero dell’Economia e dal Ministero dello Sviluppo Economico lo scorso maggio, che disciplina le modalità di accesso agli incentivi fiscali per gli investimenti in startup e pmi innovative, effettuati sia da persone fisiche sia da società (si veda qui il comunicato stampa del Ministero dello Sviluppo Economico).

Il provvedimento, da una parte potenzia gli incentivi fiscali per gli investimenti in capitale di rischio nelle startup innovative (si passa a una aliquota unica del 30%, eliminando quelle precedentemente in vigore, che variavano da un minimo del 19 al 27%) e dall’altra estende appunto gli incentivi a tutte le pmi innovative.

Gli incentivi fiscali agli investimenti in startup e pmi innovative consistono:

  • per le persone fisiche, in una detrazione dall’imposta sul reddito (Irpef) pari al 30% dell’ammontare investito, per un conferimento massimo di 1 milione di euro;
  • per le società di capitali in una deduzione dall’ammontare imponibile a fini Ires pari al 30% dell’investimento, con soglia fissata a 1,8 milioni di euro.

Sono pertanto agevolabili gli investimenti effettuati a partire dal 1° gennaio 2017 diretti verso startup e pmi innovative, regolarmente iscritte nella relativa sezione speciale del Registro delle imprese. Gli incentivi, esercitabili in forma automatica in sede di dichiarazione dei redditi, valgono sia in caso di investimenti diretti in startup e pmi innovative sia in caso di investimenti indiretti per il tramite di fondi e altre società che investono prevalentemente in startup e pmi innovative. La fruizione dell’incentivo è condizionata al mantenimento della partecipazione (holding period) per un minimo di tre anni.

La Commissione Europea aveva dato il suo via libera agli incentivi per le pmi innovative lo scorso dicembre 2018 (si veda qui il comunicato stampa del MISE), sancendo la conformità degli incentivi agli orientamenti europei sugli aiuti di Stato destinati a promuovere gli investimenti per il finanziamento del rischio (2014/C 19/04). Per garantire piena conformità con la legislazione europea in materia di aiuti di Stato, le modalità di fruizione dell’incentivo per le pmi innovative prevedono alcune differenze rispetto a quanto previsto per le startup, in particolare per le imprese attive sul mercato da più di sette e dieci anni.

La definitiva attuazione dell’incentivo richiedeva l’emanazione di un decreto attuativo del MEF, di concerto con il MISE. Decreto che è appunto appena stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Per effetto del Decreto si si definiscono pmi innovative ammissibili ai fini dell’incentivo fiscale (si veda qui la Scheda di sintesi del MISE sulla policy del governo in tema di pmi innovative e qui la Scheda di Sintesi del MISE in tema di policy sulle startup innovative):

  • le pmi innovative che hanno effettuato la loro prima vendita commerciale da meno di 7 anni;
  • le pmi innovative sul mercato da più di 7 ma meno di 10 anni, qualora esse non abbiano ancora dimostrato in misura sufficiente il potenziale di generare rendimenti;
  • indipendentemente dall’età, le pmi innovative che intendono procedere a un investimento iniziale per il finanziamento del rischio, sulla base di un piano aziendale elaborato per il lancio di un nuovo prodotto o l’ingresso su un nuovo mercato geografico, superiore al 50% del fatturato medio annuo degli ultimi 5 anni.

Come noto, poi, la Legge di Bilancio 2019 (art. 1 comma 218 ha ulteriormente ampliato la portata degli incentivi (si veda altro articolo di BeBeez), prevedendo per le persone fisiche una detrazione Irpef al 40% su investimenti fino a un milione di euro e per persone giuridiche una deduzione dall’imponibile Ires pari 40% dell’ammontare investito in tutti i casi, aumentata al 50% se l’investitore acquisisce l’intero capitale sociale della startup innovativa. A sua volta, però, queste novità normative avranno bisogno del via libera della Commissione Ue e di un decreto attuativo.

Nella sua configurazione originaria, valida per gli investimenti effettuati fino al 31 dicembre 2016, le aliquote dell’incentivo ammontavano al 19% per gli investimenti da parte di persone fisiche e al 20% per le persone giuridiche, salvo le maggiorazioni rispettivamente al 25% e al 27% nel caso di investimenti in startup innovative a vocazione sociale o in ambito energetico, per cui dal 2017 si applica l’aliquota unica al 30%. Il tutto con un holding period previsto era pari solo a due anni.


CNH Industrial Capital Solutions ottiene un finanziamento da 100k euro su October. Che sbarca in Germania e supera i 50 mln euro di erogato in Italia

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cnh-industrial-cover-l2CNH Industrial Capital Solutions,  player globale nell’ambito dei servizi finanziari nel quadro delle attività correlate ai macchinari e agli autocarri agricoli ed edili e ai veicoli commerciali., parte del gruppo CNH Industrial, è in campagna per ottenere un finanziamento da 100 mila euro a 24 mesi al 2,5% dalla piattaforma di lending fintech October. Il finanziamento rientra nell’iniziativa Crescere Insieme, promossa da October presso alcuni grandi gruppi europei che hanno chiesto un finanziamento su October per indicare alle pmi la strada verso un’efficace diversificazione delle fonti di finanziamento. A oggi l’offerta ha già sostanzialmente raggiunto l’obiettivo. CNH consentirà inoltre alla sua rete di partner di ottenere finanziamenti fino a un importo massimo totale di un milione di euro, senza alcuna commissione.

All’iniziativa hanno già aderito AccorHotels, The Adecco Group, Allianz France, Arkéa, Edenred, ENGIE, Iliad, JCDecaux, SUEZ, Unibail-Rodamco-Westfield e Webhelp. A differenza di tutti gli altri progetti presentati sulla piattaforma, i fondi di October non sottoscrivono i progetti che rientrano in questa iniziativa. I progetti, quindi, vengono tutti sottoscritti dal crowd.

Fondata nel 2013, con l’incorporazione di Fiat Industrial in CNH Global, CNH Industrial conta oltre 64.000 dipendenti, 66 stabilimenti produttivi e 54 centri di ricerca e sviluppo ed è presente in oltre 180 mercati nazionali. A CNH Industrial, quotata alla New York Stock Exchange e a Piazza Affari, fanno capo numerosi marchi: Case IH, New Holland Agriculture e Steyr per i trattori e le macchine agricole; Case e New Holland Construction per le macchine movimento terra; Iveco per veicoli commerciali; Iveco Bus e Heuliez Bus per gli autobus e i bus granturismo; Iveco Astra per veicoli cava e cantiere; Magirus per i veicoli antincendio; Iveco Defence Vehicles per i veicoli per la difesa e la protezione civile; FPT Industrial per i motori e le trasmissioni.  CNH Industrial ha chiuso il 2018 con ricavi per 29,7 miliardi di euro, un ebitda di 3,9 milioni di euro e un debito netto di 8,8 milioni di euro. Il debito senior non garantito di CNH Industrial ha rating Baa3 con outlook stabile di Moody’s, BBB con outlook stabile di​​​ S&P Global Ratings e BBB- con outlook positivo di Fitch.

Intanto October continua a crescere in Italia e in Europa. Fondata nel 2014 da Oliver Goy, a fine ottobre 2018 la società ha cambiato nome da Lendix in October (si veda altro articolo di BeBeez) e ieri è stato annunciato ufficialmente lo sbarco in Germania (si veda qui il comunicato stampa), il quinto paese europeo in cui la piattaforma è attiva dopo Francia, Italia, Spagna e Paesi Bassi e Germania. Thorsten Seeger, nominato ceo di October Germania, vanta oltre 15 anni di esperienza internazionale nel finanziamento alle pmi sia nel settore bancario sia nel fintech (in veste di ex ad di Funding Circle Germania) e sarà alla guida di un team locale con sede a Monaco. L’espansione territoriale era infatti uno dei primi obiettivi citati da October nel giugno 2018, in occasione dell’annuncio dell’ultimo round di finanziamento da 32 milioni di euro dai venture capital e da altri investitori (tra cui la CIR di Carlo De Benedetti, si veda altro articolo di BeBeez).

A livello globale, dall’inizio dell’attività nel maggio 2015 sino a fine giugno la piattaforma ha erogato oltre 318 milioni di euro di prestiti a favore di oltre 640 progetti imprenditoriali e sono stati già rimborsati oltre 129 milioni di euro e oltre 18 milioni di interessi.

Per quanto riguarda l’Italia, guidata dall’ad Sergio Zocchi e dove l’attività è partita solo nel maggio 2017, a fine giugno October ha superato la soglia di 50 milioni di erogato con 88 progetti finanziati e sono stati rimborsati 13 milioni di euro e 1,8 milioni di interessi. Nel primo semestre 2019 l’erogato è stato di oltre 15 milioni di finanziamenti (+27% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno).  E questo dopo i 7,7 milioni di euro erogati nel 2017 e gli oltre 27 del 2018 (i lettori di BeBeez News Premium 12 mesi possono consultare i dati del settore nel Report di BeBeez su Private Debt e Direct Lending 2018, scopri qui come abbonarti a soli 20 euro al mese).


Equistone si prende First Port. Il glamping negli Usa insidia il business degli hotel e degli affitti brevi

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equistoneEquistone Partners Europe Limited ha siglato un accordo per acquisire FirstPort, una delle principali società di gestione di immobili residenziali nel Regno Unito, da Epiris e Chamonix Private Equity (si veda qui il comunicato stampa). A seguito di questo cambio di proprietà, il team di gestione di FirstPort rimarrà investito nel business. Il completamento della transazione rimane soggetto all’approvazione della Financial Conduct Authority. FirstPort gestisce 196.000 proprietà residenziali su oltre 3.900 sviluppi in tutto il Regno Unito. La società lavora con sviluppatori, investitori, titolari di diritti e oltre 200 società di gestione dei residenti per fornire servizi ai locatari. Sotto la proprietà di Epiris e Chamonix, FirstPort ha introdotto un nuovo team di gestione guidato dal ceo Nigel Howell, ha introdotto ampi miglioramenti agli standard del servizio clienti e riorganizzato e rinominato le operazioni dell’azienda. L’azienda impiega oltre 3.000 persone. Tim Swales, Seb Leusch e Isabella Boman-Flavell hanno guidato l’investimento per conto di Equistone. Equistone è stato supportato da Deloitte Advisory, Travers Smith e Deloitte Transaction Services.

GlampingIl Glamping (glamour camping, cioé campeggio di lusso)  sta diventando sempre più popolare negli Stati Uniti, tanto che sono molti i proprietari di immobili con prachi e giardini che hanno iniziato a offrire a terzi la possibilità di fare glamping sui propri terreni, con tende da campeggio di fascia alta, che hanno prezzi sino a 30 mila dollari (si veda qui the realdeal)Glamping Hub, un servizio simile a Airbnb, ha già 21 mila host registrati, che offrono campeggi di lusso sulle loro proprietà. C’è una società, Under Canvas, che gestisce campeggi di lusso in otto parchi nazionali. A New York, Terra Glamping quest’anno sta portando un campeggio di lusso negli Hamptons, e il designer Kent Johnson ha annunciato che aprirà un glamping nei Rockaways a Queens, sempre a New York.


Carlyle raccoglie 4,6 mld $per credito e infrastrutture. AnaCap cede Ellisphere

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Carlyle Group

Carlyle GroupCarlyle ha incassato un totale di 4,6 miliardi di dollari di impegni dagli investitori per due suoi nuovi fondi, uno di credito e l’altro di infrastrutture. Nel dettaglio Carlyle ha annunciato il closing a quota 2,4 miliardi di dollari per il Credit Opportunities Fund, che raggiungerà una potenza di fuoco di 3,1 miliardi, includendo la leva (si veda qui il comunicato stampa). Il fondo ha già investito circa 850 milioni di dollari in dieci società  in Nord America e in Europa. Il colosso del private capital Usa ha poi raccolto altri 2,2 miliardi di dollari al closing del Global Infrastructure Opportunity Fund, che investirà in attività infrastrutturali situate nei paesi dell’OCSE, compresi i progetti nel settore dei trasporti e della logistica, delle infrastrutture energetiche oltre che idriche e agricole (si veda qui il comunicato stampa). Il fondo ha già investito in progetti di infrastrutture statunitensi di grandi dimensioni, tra cui il Terminal One dell’aeroporto JFK di New York e il terminal di esportazione del greggio di Lone Star Ports Harbor Island.

AnaCap Financial PartnersAnaCap Financial Partners ha ceduto la società di business intelligence francese specializzata in dati e analisi, Ellisphere, ad Andera Partners, Tikehau Capital e Bpifrance  a. Si veda qui il comunicato ufficiale.  L’exit arriva dopo appena due anni dall’investimento iniziale di AnaCap e genererà un multiplo di 2,6volte il capitale investito e un Irr del 52% per l’azienda. Leader di mercato nel mercato francese della business intelligence, Ellisphere raccoglie ed elabora i dati per fornire soluzioni personalizzate di alta qualità per supportare i processi decisionali dei clienti. Offre una gamma completa di servizi di informazioni commerciali e di marketing che consentono ai clienti di sviluppare i loro portafogli clienti, gestire i rischi e monitorare l’esposizione dei clienti. La società ha sede a Nanterre e impiega oltre 300 dipendenti in 8 sedi in Francia, servendo una base diversificata di circa 6.500 clienti (circa 35.000 utenti giornalieri). AnaCap aveva acquisito l’attività nel 2017, supportando un già forte team di gestione guidato da Valérie Attia per consentire l’espansione della sua offerta principale con nuovi prodotti, tra cui soluzioni di conformità leader del mercato. Ellisphere, attivamente supportata da AnaCap nel corso della sua rapida crescita, si è concentrata negli ultimi anni sulla digitalizzazione dinamica dei suoi processi, con l’implementazione di successo di Darwin, una nuova piattaforma tecnologica basata sull’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico utilizzato per il data mining e l’arricchimento. La piattaforma promuove un’esperienza cliente più efficiente e personalizzata, fornendo conoscenze critiche e tempestive per il processo decisionale del cliente.



LVenture Group, si chiude venerdì 19 l’aumento di capitale da 6,14 mln euro

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Fonte: Prospetto Informativo aumento di capitale LVenture
Fonte: Prospetto Informativo aumento di capitale LVenture

Investimenti effettuati in startup e previsioni di investimento –           Fonte: Prospetto Informativo aumento di capitale LVenture

Si chiuderà venerdì 19 luglio per i non soci, e giovedì 25 luglio per i già soci, l’aumento di capitale di LVenture Group, la holding di partecipazioni quotata sul MTA di Borsa Italiana fondata da Luigi Capello e primario operatore di early stage venture capital.

Write off e previsioni di write-off - Fonte: Prospetto informativo aumento di capitale LVenture

Write off effettivi e previsioni di write-off –                                                              Fonte: Prospetto informativo aumento di capitale LVenture

L’aumento di capitale, annunciato lo scorso aprile in occasione della presentazione del piano industriale 2019-2022 (si veda altro articolo di BeBeez), servirà a finanziare nuovi investimenti in nuove startup e a perseguire lo sviluppo e la valorizzazione delle startup già in portafoglio. L’operazione prevede l’emissione di un massimo di 11,16 milioni 155.706 nuove azioni ordinarie in opzione agli azionisti a un prezzo 0,55 euro per azione  per un controvalore massimo di 6,135 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa). L’offerta in opzione è destinata a tutti i titolari di azioni della società, in proporzione alla partecipazione posseduta da ciascuno, con un rapporto di sottoscrizione di una nuova azione ogni tre azioni ordinarie LVenture Group possedute. I diritti di opzione dovranno essere esercitati entro il 25 luglio 2019 compreso e saranno negoziabili sino al 19 luglio.

Da parte sua il socio di riferimento LV.EN. Holding srl, che controlla LVenture Group al 32,03%, ha annunciato ieri di aver aumentato l’impegno vincolante alla sottoscrizione di una quota dell’aumento di capitale fino a 2 milioni di euro, pari al 32,59% del controvalore dell’aumento di capitale deliberato (si veda qui il comunicato stampa). Lo scorso giugno l’impegno annunciato era stato soltanto sino a un milione di euro, pari al 16,3% dell’aumento di capitale.

Nel dicembre 2018 Futura Invest ha comprato 2 milioni di azioni di LVenture Group in aumento di capitale per un investimento complessivo di 1,24 milioni di euro per il 5,98% del capitale, e si è dichiarata disponibile a raddoppiare il proprio impegno, entro i primi sei mesi del 2020 (si veda altro articolo di BeBeez).

LVenture ha chiuso il 2018 con investimenti per 2,82 milioni nel 2018 (con investimenti complessivi in startup per 13,1 milioni), ricavi per 3,44 milioni (contro i 2,42 del 2017) e una posizione finanziaria netta negativa di 812 mila euro (contro i -433 mila del 2017). Per il 2019, la società prevede un ebitda positivo e in crescita fino a 800 mila euro nel 2022 e un utile netto in aumento da 800 mila euro del 2019 a 2 milioni nel 2022. A fine maggio 2019 erano saliti a un totale di 60 milioni di euro gli investimenti complessivi nelle startup di portafoglio di LVenture Group dall’inizio della sua attività nel 2013, in crescita del 22% rispetto ai 49 milioni al 31 dicembre 2018. In particolare, sono stati investiti, rispettivamente, 14 milioni da parte di LVenture Group ed  46 milioni da parte di co-investitori (si veda qui il comunicato stampa).


Paviera è il nuovo presidente del Cda di Borio Mangiarotti

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Giovanni Paviera
Giovanni Paviera

Giovanni Paviera

Giovanni Maria Paviera è stato nominato presidente del Consiglio di amministrazione di Borio Mangiarotti spa, (si veda qui il comunicato stampa), il gruppo di costruzioni di cui di recente Varde Partners ha acquisito il 20% (si veda altro articolo di BeBeez).

Paviera nel 2017 è stato tra i fondatori di Vitale Real Estate & Co, banca d’investimento focalizzata sul settore immobiliare, di cui oggi è partner (si veda altro articolo di BeBeez) e ha maturato una trentennale esperienza nel real estate, in particolare nella gestione di fondi e nell’asset management di patrimoni immobiliari detenuti da investitori istituzionali.

In precedenza Paviera ha infatti ricoperto numerosi ruoli manageriali tra i quali amministratore delegato e direttore generale di Generali Immobiliare sgr, consigliere delegato di CityLife spa, head of real estate di Cassa Depositi e Prestiti e  amministratore delegato di Cdp Immobiliare.


AIFI lancia il portale Key for Growth, per avvicinare le aziende a private equity e private debt

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Schermata 2019-07-17 alle 07.15.02AIFI, l’Associazione italiana per il private equity, venture capital e private debt, ha varato ieri il sito internet Key For Growth (K4G), portale istituzionale, nato con il supporto di Deloitte e Legance – Avvocati Associati, e dedicato alle imprese che vogliono entrare in contatto con un fondo di private equity o di private debt per crescere.

La piattaforma, che è stata presentata ieri dal presidente Innocenzo Cipolletta in occasione dell’Assemblea annuale dei soci, offre informazioni, dati di mercato, link e collegamenti utili per approfondire le tematiche legate alla finanza alternativa. Nel sito è possibile realizzare, inoltre, un test di autovalutazione dedicato a imprenditori, direttori finanziari, manager interessati a comprendere quale investitore sia più adatto a raggiungere i propri obiettivi strategici e finanziari.


Aumento di capitale da 600 mln euro per Salini Impregilo, che deposita una nuova offerta per Astaldi

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Schermata 2019-07-17 alle 05.54.58Nuova offerta per il controllo di Astaldi da parte di Salini Impregilo, che  si prepara a lanciare a sua volta un aumento di capitale da 600 milioni in vista della partenza del Progetto Italia, ossia dell’operazione di consolidamento del settore nazionale delle grandi opere e delle costruzioni in difficoltà che ha il supporto di Cdp e che è aperta alla partecipazione di tutti i soggetti industriali interessati.

Le notizie sono arrivate ieri, ma tutto è stato condito da un piccolo “giallo”. Perché Salini Impregilo ha fatto prima circolare una nota rilasciata nella notte del 15 luglio dove si leggeva che la stessa Salini Impregilo avrebbe sottoscritto un aumento di capitale riservato di Astaldi per cassa per 225 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa), salvo poi eliminare quella cifra in una nota aggiornata diffusa ieri (si veda qui il comunicato stampa più recente). Peraltro la cifra dei 225 milioni è comunque scritta in bella vista nella nota diffusa ieri da Astaldi (si veda qui il comunicato stampa di Astaldi), che precisa i dettagli dell’aumento, così come faceva la prima nota di Salini Impregilo.

L’offerta di Salini Impregilo per Astaldi prevede quindi nel dettaglio:

  1. la continuità diretta del ramo d’azienda Astaldi relativo alle sole attività di costruzione infrastrutturali, dell’attività di facility management e gestione di sistemi complessi e di alcune concessioni minori che sottendono attività di EPC;
  2.  la liquidazione degli altri asset, che confluiranno, previa scissione di Astaldi Concessioni, in un patrimonio destinato ad uno specifico affare da costituirsi ai sensi degli artt. 2447-bis e ss. cod. civ.;
  3. un aumento di capitale per cassa pari a 225 milioni di euro, riservato a Salini Impregilo, destinato in parte al pagamento dei debiti privilegiati e prededucibili e in parte a servizio del piano di continuità, con attribuzione a Salini Impregilo di una quota di controllo in Astaldi post esdebitazione concordataria;
  4. la soddisfazione parziale dei creditori chirografari con l’attribuzione in loro favore di azioni (per beneficiare della continuità del ramo EPC) e strumenti finanziari partecipativi (per beneficiare del ricavato degli asset non core segregati a loro favore);
  5. l’emissione, da parte di Astaldi, di warrant anti-diluitivi destinati a Salini Impregilo e di warrant premiali destinati agli istituti di credito che supporteranno le esigenze di finanza interinale di Astaldi.

La cifra dei 225 milioni per la ricapitalizzazione di Astaldi era già contenuta come noto nella proposta d’intervento su Astaldi da parte di Salini e dei coinvestitori depositata lo scorso febbraio e che porterebbe Salini Impregilo a possedere il 65% del capitale post-aumento di una Astaldi sostanzialmente esdebitata. Sulla base di quella proposta il gruppo di costruzioni in difficoltà quotato a Piazza Affari aveva depositato il 14 febbraio la domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo al Tribunale di Roma (si veda altro articolo di BeBeez), poi aggiornata lo scorso giugno (si veda altro articolo di BeBeez).

La nuova offerta, al pari di quella precedente, è condizionata, tra l’altro, al positivo esito della proposta concordataria di Astaldi, al conseguimento delle necessarie autorizzazioni antitrust, all’assenza di eventi che mettano a rischio la fattibilità del piano economico-finanziario di continuità di Astaldi e da ultimo alla sottoscrizione, entro il 1 agosto 2019, di accordi vincolanti con CDP Equity e gli istituti finanziatori con riferimento all’aumento di capitale di Salini Impregilo e alla manovra finanziaria complessiva relativa al Progetto Italia.

Anche sul tema dell’aumento di capitale di Salini Impregilo i due comunicati della società sono diversi. Nella prima nota era precisato che l’aumento di capitale della stessa Salini Impregilo sarà di 600 milioni di euro, quindi il doppio di quanto si immaginava il mercato (si veda altro articolo di BeBeez) e che sarà sottoscritto per 50 milioni da Salini Costruzioni, per 250 milioni da Cdp Equity e per altri 150 da parte di un consorzio garante, che vede Merrill Lynch e Citibank come global coordinator. Per contro, nella seconda versione del comunicato stampa si specifica solo che 150 dei 600 milioni di euro saranno riservati al mercato, assistito da un consorzio di garanzia.

Entrambe le note, infine, riferiscono che Salini Impregilo ha ricevuto comfort letter da parte di Cdp Equity, di Salini Costruttori e degli istituti finanziari interessati, a vario titolo, nel Progetto. Le banche coinvolte sono Intesa Sanpaolo, UniCredit, SACE, Bnp Paribas, Banco Bpm, Mps e Illimity (relativamente alla finanza per Astaldi). Nella nota più recente si specifica che le banche “hanno riaffermato il comune intento di proseguire le negoziazioni in corso per addivenire alla sottoscrizione di accordi vincolanti entro la fine del mese di luglio 2019”. Mentre nella prima nota la data non era precisata.

Infine in entrambe le note di Salini e in quella di Astaldi viene precisato che la manovra complessiva prevede inoltre 984 milioni di euro di linee di credito e in particolare:

  • la concessione a Salini Impregilo, subordinatamente all’ammissione di Astaldi al concordato, di una linea di credito per cassa per massimi 200 milioni di euro  finalizzata, tra l’altro, a supportare le esigenze di cassa di Astaldi nel corso del periodo interinale anteriore all’omologa, mediante l’erogazione di finanza interinale prededucibile;
  • la concessione da parte di alcuni degli istituti finanziatori ad Astaldi, subordinatamente l’ammissione al concordato, di una linea di credito per firma, anch’essa prededucibile, per complessivi 384 milioni, per l’emissione di garanzie funzionali alla prosecuzione dell’attività aziendale di Astaldi e alla realizzazione del nuovo piano di concordato;
  • la concessione da parte di alcuni istituti finanziatori ad Astaldi, subordinatamente all’omologa del concordato e alla positiva esecuzione dell’aumento di capitale di Astaldi riservato a Salini Impregilo, di una linea di credito per cassa, prededucibile, di 200 milioni di euro, in esecuzione del concordato e utilizzabile per rifinanziare la finanza interinale erogata ad Astaldi prima dell’omologa e supportare l’ordinaria attività di impresa di Astaldi;
  • la concessione a Salini Impregilo di una nuova linea di credito revolving per  200 milioni, che diventerebbe disponibile successivamente al perfezionamento dell’aumento di capitale di Salini Impregilo, finalizzata a coprire le esigenze finanziarie della società nel contesto dell’implementazione del Progetto Italia.

Salini Impregilo ha infine annunciato di aver ricevuto due comfort letter non vincolate da Salini Costruttori spa, Cdp Equity e dalle banche coinvolte, quali Intesa Sanpaolo, UniCredit, SACE, BNP Paribas, Banco BPM, MPS e Illimity (per il capitale di Astaldi), che confermano la rispettiva disponibilità a proseguire le negoziazioni attualmente in corso.

Il Gruppo Astaldi è uno dei principali contractor in Italia e tra i primi 25 a livello europeo nel settore delle costruzioni, in cui opera anche come promotore di iniziative in project financing. Attivo da 90 anni a livello internazionale, opera nella progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture pubbliche e grandi opere di ingegneria civile, prevalentemente nei comparti delle infrastrutture di trasporto, degli impianti di produzione energetica, dell’edilizia civile e industriale, del facility management, impiantistica e gestione di sistemi complessi. Opera in Italia, Europa e Turchia, Africa (Algeria), America del Nord (Canada, USA), America Latina e Far East (Indonesia, India).

A fine 2018 l’indebitamento netto di Astaldi era salito a 2,05 miliardi di euro, contro gli 1,86 miliardi di fine settembre a causa delle escussioni di garanzie subite dal gruppo (si veda qui il comunicato stampa). Il debito comprende il prestito ponte di Fortress Investment da 75 milioni erogato lo scorso febbraio (si veda altro articolo di BeBeez).


In vendita il Grattacielo Rai di Torino. Prezzo base 7 mln euro. L’asta si chiude a metà ottobre

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Schermata 2019-07-17 alle 06.17.20

Schermata 2019-07-17 alle 06.17.20Rai Radiotelevisione Italiana spa ha avviato la procedura competitiva per la vendita del Grattacielo Rai in via Cernaia 33 a Torino. A gestire la vendita è Yard (si vedano qui il comunicato stampaqui il bando di vendita e qui l’information memorandum).

Il prezzo base è di 7 milioni di euro e tiene conto dei costi necessari per rimuovere, nel rispetto delle procedure di legge vigenti, materiali dannosi e pericolosi e in particolare i materiali contenenti amianto presenti nell’immobile. Le offerte devono essere presentate entro il 15 ottobre ed essere vincolanti e valide almeno sino al 31 gennaio 2020.

L’immobile, sede della direzione generale della Rai di Torino fino al 2014, era stato realizzato nel 1966 su progetto di Domenico Morelli e Aldo Morbelli ed è situato all’interno del “quadrilatero Romano” nelle immediate vicinanze della stazione ferroviaria di Torino Porta Susa, in una zona della città dotata di numerose infrastrutture e servizi di interesse pubblico. Con un corpo centrale di 72 metri di altezza per 18 piani fuori terra, 2 piani interrati e un piano a terrazzo coperto, è uno degli edifici più alti di Torino. Il complesso, che si sviluppa su una superficie lorda di 28.600 mq, include anche due corpi, rispettivamente di 5 e 6 piani, affacciati su via Cernaia e via Guicciardini.


Round da 330 mln euro per la fintech SumUp. Lo sottoscrivono Bain Capital Credit, Goldman, HPS e TPG Sixth Street

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SumUp Air_pagamento carta

SumUp Air_pagamento cartaLa fintech leader nei pagamenti digitali SumUp ha chiuso un nuovo aumento di capitale da 330 milioni di euro. Lo hanno sottoscritto Bain Capital Credit, Goldman Sachs Private Capital, HPS Investment Partners e TPG Sixth Street Partners (si veda il comunicato stampa). Goldman Sachs International ha agito come lead structuring agent, Barclays Plc come structuring agent e Weil, Gotshal & Manges come advisor legale per il finanziamento.

SumUp utilizzerà le nuove risorse per accelerare la sua crescita e acquisire nuovi merchant. In particolare, i fondi saranno impiegati per continuare a espandere il database di SumUp, sia organicamente sia attraverso acquisizioni, così come fatto di recente con l’acquisizione di Debitoor, per i servizi di contabilità e fatturazione, e con l’acquisizione di Shoplo, per le funzioni e-commerce.

Marc-Alexander Christ, co-fondatore e cfo di SumUp, ha spiegato: “Essendo una delle realtà più in crescita al mondo, questa iniezione di capitale ci consentirà una forte accelerazione nello sviluppo della nostra base clienti, andando a consolidare la posizione di SumUp come leader e guida nello sviluppo di nuovi servizi”.

Si tratta del nono round per la startup, che raggiunge così un capitale totale raccolto pari a 55,6 milioni di dollari. Nel dettaglio, SumUp ha incassato un round seed nel maggio 2012, uno di serie A nell’agosto dello stesso anno, uno di serie B nel giugno 2013, un round di serie C nell’agosto 2013 e uno di serie D nel giugno 2015 (si veda Crunchbase). A questi hanno fatto seguito due venture round, rispettivamente nell’aprile 2016 e nel giugno 2017. A quest’ultimo round hanno aderito anche i membri dello U-Start Club, il club deal di investitori privati associati all’italiana U-Start, società di advisory volta a facilitare il matching tra società dei settori tech e digital e investitori a livello internazionale, che è partecipata da Kairos Investment Management (si veda altro articolo di BeBeez). Quel round era stato guidato da BBVA, Groupon e Holtzbrinck Ventures (si veda altro articolo di BeBeez).

Fondata nel 2012 da Daniel Klein, Jan Deepen, Marc-Alexander Christ, Petter Made e Stefan Jeschonnek, SumUp oggi offre i suoi servizi a più di un milione di aziende, cui se ne aggiungono ogni giorno ulteriori 3 mila in tutto il mondo. La fintech è presente in Italia, Germania, Regno Unito e Brasile. Con la tecnologia brevettata da SumUp, ogni esercente può accettare le maggiori carte di credito e debito usando il proprio smartphone o tablet in modo semplice, sicuro e conveniente, permettendo a grandi e piccole attività di accettare pagamenti con carta. Nell’ottobre 2018 SumUp ha rilasciato SumUp 3G, un lettore di carte che consente ai commercianti di elaborare i pagamenti senza la necessità di un’applicazione mobile o di una connessione Wi-Fi costante. L’azienda ha superato un fatturato annuo di 200 milioni di euro.


Trevi approva i bilanci degli ultimi due anni e conferma la vendita della divisione oil&gas a Meil

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pfnTrevi Finanziaria Industriale (Trevifin), il gruppo specializzato in ingegneria delle perforazioni del sottosuolo quotato a Piazza Affari e in difficoltà dall’autunno 2017 soprattutto per un crollo di attività nel settore oil&gas, ha finalmente approvato il 15 luglio i bilanci 2017 e 2018 (si veda qui il comunicato stampa).

Nel dettaglio, il 2017 si è chiuso con ricavi consolidati per 949,2 milioni di euro (dai 1.083 del 2016), un ebitda negativo di 81,4 milioni (da 88,5 milioni) e un debito finanziario netto di 619,8 milioni di euro (in aumento da 500,1 milioni del 2016). Trevi ha poi chiuso il 2018 con ricavi in ulteriore diminuzione a 618,1 milioni di euro, un ebitda di 50,1 milioni e un debito finanziario netto di 692,6 milioni di euro. A inizio mese, Trevi aveva reso noto che la sua posizione finanziaria netta al 31 maggio 2019 era scesa leggermente a 699,3 milioni di euro, contro i 700 milioni di febbraio (si veda altro articolo di BeBeez).

L’azienda ha contestualmente anche confermato la vendita, sulla base di un enterprise value (debt free) di 140 milioni di euro, della sua divisione Oil&gas al gruppo indiano facente capo a Megha Engineering & Infrastructures Ltd (Meil), prevista dal piano di ricapitalizzazione e di ristrutturazione del debito predisposto dal consiglio di amministrazione di Trevifin nel maggio scorso (si veda altro articolo di BeBeez).

In quell’occasione era stato varato un aumento di capitale per un massimo di 440 milioni di euro e appunto il piano di ristrutturazione del debito della società, su cui si dovranno pronunciarsi le banche creditrici.  Se la proposta ottenesse l’avallo delle banche, allora Trevi potrebbe presentare la domanda di omologa di accordi di ristrutturazione del debito ai sensi dell’articolo 182-bis Legge fallimentare al Tribunale di Forlì, lo stesso che ha ammesso al concordato preventivo con riserva nell’aprile scorso Trevi Holding SE, la holding con la quale la famiglia Trevisani controlla il gruppo quotato  (si veda altro articolo di BeBeez) e che a sua volta entro il 16 agosto dovrà presentare una proposta definitiva di concordato preventivo o una domanda di omologa di accordi di ristrutturazione del debito.

Ricordiamo che è però in atto uno scontro tra il Cda di Trevi Finanziaria e l’azionista di controllo Trevi Holding (THSE), che fa capo alla famiglia Trevisani: quest’ultima ha infatti chiesto la revoca del consiglio di amministrazione di Trevi (si veda altro articolo di BeBeez). Lo scontro può essere dovuto al fatto che la famiglia non intende diluire la sua quota. L’aumento di capitale da 440 milioni di euro deliberato dal Cda, infatti, prevede che gli azionisti attuali ne sottoscrivano 130 milioni per cassa, mentre gli altri 310 milioni sarebbero a fronte della conversione di parte dei crediti finanziari a capitale (si veda altro articolo di BeBeez). Tuttavia, la famiglia Trevisani non dispone di tutte le risorse necessarie a far fronte alla sua quota, per cui perderebbe il ruolo di socio di riferimento a favore di FSI Investimenti spa (controllata da Cdp Equity) che oggi detiene il 16,85% e del fondo di investimento Usa Polaris Capital Management, che detiene il 10% di Trevifin.

Intanto il Cda di Trevifin è riconvocato per oggi al fine di “approvare gli accordi relativi alla manovra di rafforzamento patrimoniale e di ristrutturazione dell’indebitamento (ivi incluso il sopra menzionato accordo di ristrutturazione dei debiti), di esercitare la delega all’aumento di capitale (…),  nonché di assumere le determinazioni conseguenti al prossimo completamento dell’istruttoria sulla richiesta del socio THSE”. Oggi, quindi, nuova puntata della storia.

Il Gruppo Trevi è leader a livello mondiale nell’ingegneria del sottosuolo (fondazioni speciali, scavo di gallerie e consolidamenti del terreno e realizzazione e commercializzazione dei macchinari e delle attrezzature specialistiche del settore); è anche attivo nel settore delle perforazioni (petrolio, gas, acqua) sia come produzione di impianti che come servizi prestati e nella realizzazione di parcheggi sotterranei automatizzati. Nato a Cesena nel 1957, conta più di 30 sedi e una presenza in oltre 80 Paesi. Conta 4 divisioni: la Divisione Trevi, che opera nei servizi specializzati dell’ingegneria del sottosuolo, la Divisione Petreven attiva nei servizi di perforazione petrolifera, la Divisione Soilmec, che produce e sviluppa i macchinari e gli impianti per l’ingegneria del sottosuolo e la divisione Drillmec che produce e sviluppa gli impianti per le perforazioni (petrolio, gas, acqua).



La società di costruzioni Profed Italiana vende immobile, dimezza il debito e rivede gli accordi con le banche

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profed-italiana-spaLa società di costruzioni milanese Profed Italiana ha firmato un accordo che modifica la convenzione di ristrutturazione dei debiti sottoscritta lo scorso anno con le banche sulla base dell’art. 67 della Legge Fallimentare. Per entrambe le operazioni Profed è stata affiancata da Pirola Corporate Finance.

La convenzione era stata sottoscritta con sette banche finanziatrici (Banco Desio, Credito Valtellinese, Bcc Milano, Bcc Carate Brianza, Intesa Sanpaolo, UBI Banca e Banco BPM) e riguardava originariamente un debito di 31,5 milioni di euro.

La modifica alla convenzione è diventata necessaria a seguito della cessione del principale complesso immobiliare di proprietà della società, concesso in locazione a un gruppo multinazionale americano. Grazie ai proventi della vendita, infatti, da un lato la società potrà estinguere anticipatamente una porzione significativa del debito bancario e, dall’altro lato, ha l’esigenza di riallineare le successive rate di rimborso previste nel piano attestato ai nuovi flussi di cassa. A conferma del percorso di risanamento in corso, dopo aver perfezionato la dismissione, Profed Italiana avrà più che dimezzato il proprio indebitamento finanziario.


Mirabaud Asset Management entra in Mauboussin a fianco di Galeries Lafayette. Nazca Capital acquisisce una partecipazione in Cinelux. VI Partners cede due partecipate

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Mirabaud Asset Management

Mirabaud Asset ManagementLionel Aeschlimann, Managing Partner di Mirabaud Asset Management, Renaud Dutreil, Presidente della divisione Private Equity, e Luc-Alban Chermette, fund manager di Mirabaud Asset Management, annunciano l’ingresso del veicolo di private equity Living Heritage dedicato alle “Imprese del patrimonio vivente” nel capitale della maison di gioielli parigina Mauboussin, al fianco del gruppo Galeries Lafayette, che ne diventa l’azionista di maggioran­za, e di Alain Némarq, titolare di una quota significativa che ha guidato la società dal 2002. Si veda qui il comunicato ufficiale. Fondata nel 1827, portata all’apice dell’arte orafa e dello stile dalle successive generazioni della famiglia, Mauboussin è sempre stata associata al lifestyle francese e si è sviluppata con successo sotto la guida dell’attuale CEO Alain Némarq. Mauboussin si inserisce perfettamente nella politica di investimento della divisione di Private Equity di Mirabaud Asset Management che mira a sostenere le classiche maison francesi ed europee del lusso. Questo investimento è subordinato all’approvazione delle competenti Autorità per la concorrenza francese. Lionel Aeschlimann, Managing Partner di Mirabaud e CEO di Mirabaud Asset Management, ha dichiarato: “Il gruppo Mirabaud, il cui primo fondo di private equity si rivolge alle imprese del patrimonio vivente, è lieto di collaborare con imprenditori dinamici attraverso questo cambiamento nella struttura azionaria di Mauboussin. Il gruppo Galerie Lafayette è un player di primo piano nel mercato del lusso e dello stile di vita e siamo convinti che la maison Mauboussin sfrutterà appieno ciò che i suoi nuovi azionisti possono offrire”. Renaud Dutreil, a capo della divisione Private Equity di Mirabaud Asset Management, ha aggiunto: “Dopo l’investimento in Le Coq Sportif, uno dei marchi sportivi più antichi di Francia, l’impegno in Mauboussin riflette la fiducia che nutriamo nelle capacità di innovazione e crescita internazionale delle aziende francesi radicate nella nostra storia. Siamo altrettanto lieti di stabilire, tramite questo investimento, un legame con il gruppo Galeries Lafayette, che ha consentito a tanti marchi francesi di avere accesso a una vasta clientela internazionale, ma anche di ribadire la nostra fiducia nei confronti di Alain Némarq, che ha dato un contributo fondamentale al successo della maison”.

Nazca CapitalLa spagnola Nazca Capital, focalizzata sulle piccole medie imprese spagnole non quotate, ha acquisito una partecipazione in Cinelux, leader in Spagna dei servizi di noleggio e di illuminazione per i programmi di intrattenimento, fiction e cinema ed eventi. Si veda qui elpais. David Garcia, socio e amministratore delegato di Cinelux, grazie a Nazca, prevede una crescita organica e inorganica per sfruttare importanti opportunità nel settore audiovisivo. Con sede a Madrid e due filiali a Barcellona, ​​Cinelux è il più grande operatore e il punto di riferimento nel mercato del noleggio di apparecchi di illuminazione per televisione, fiction e cinema, con vendite per 12 milioni di euro nel 2018. “Negli ultimi anni, la società ha registrato una crescita a due cifre, grazie alla crescente tendenza verso l’outsourcing di questi servizi, nonché alla capacità dell’azienda di offrire ai propri clienti i macchinari più innovativi, con la più grande flotta di macchine per illuminazione nel mercato spagnolo”, così recita una nota della società. Cinelux mira a sfruttare le importanti opportunità offerte dal business audiovisivo in Spagna grazie al crescente outsourcing per canali televisivi, alle trasformazioni tecnologiche (come la sostituzione della tecnologia LED tradizionale) e alla crescente domanda di contenuti di fiction dalle piattaforme OTT (Come dice Wikipedia, L’AGCOM definisce Over-The-Top (in acronimo OTT) le imprese che forniscono, attraverso internet, servizi, contenuti (soprattutto video) e applicazioni di tipo “rich media” (per esempio, le pubblicità che appaiono “sopra” la pagina di un sito web mentre lo si visita e che dopo una durata prefissata scompaiono). Esse traggono ricavo, in prevalenza, dalla vendita di contenuti e servizi tramite concessionari agli utenti finali (ad esempio nel caso di Apple e del suo iTunes) o di spazi pubblicitari, come nel caso di Google e Facebook. Tali imprese, prive di una propria infrastruttura, agiscono al di sopra delle reti, da cui il termine over-the-top. Il vantaggio delle OTT è che non hanno a proprio carico i costi relativi alla trasmissione ed alla gestione della rete (come per la televisione tradizionale via digitale terrestre e via digitale satellitare), che gli altri broadcaster tipicamente sostengono. Si rivolgono inoltre ad un mercato globale con spese di gestione ed organici ridottissimi. Gli utenti possono accedere ai contenuti tramite qualsiasi tipo di unità con una connessione a banda larga. In Italia il divario digitale e la presenza di grandi broadcaster nel mercato televisivo impediscono l’affermarsi di nuovi competitori in questo settore). Questo progetto includerà un importante investimento in macchinari per lo sviluppo di questi segmenti, nonché l’acquisizione di altre società nelle nicchie di illuminazione e in altre aree tecniche, con l’obiettivo di creare un gruppo audiovisivo in grado di fornire un servizio integrale alle società di produzione e alle catene di televisione. Carlos Carbo, CEO di Nazca Capital, ha detto che “Cinelux è il primo investimento del Fondo Nazca V e soddisfa tutti i requisiti che cerchiamo in un investimento.” “Ha una posizione unica nel settore dell’illuminazione, una squadra eccellente, in un mercato con un forte potenziale di crescita in cui le aziende spagnole sono un chiaro riferimento. Siamo molto eccitati circa l’opportunità di partecipare a questa operazione con un grande team guidato da David Garcia, dove porteremo la nostra 20 anni di esperienza che investe in società di famiglia in Spagna nei progetti di crescita “, ha aggiunto.  PWC e Pérez Llorca sono stati advisor di Nazca in questa operazione e Santander dei venditori.

VI PartnersVendita di due partecipazioni: ricavi fino a 105 milioni di franchi per VI Partners. Nuovo successo per il pioniere delle startup svizzere e del venture capital Venture Incubator, il fondo gestito dalla principale società svizzera di venture capital VI Partners (VIP), ha venduto con successo due partecipazioni: Nexthink, che sviluppa e commercializza soluzioni di desktop monitoring per migliorare l’esperienza digitale dei dipendenti, e AMAL, società biotecnologica svizzera in fase preclinica, che sviluppa vaccini terapeutici unici nel loro genere. VI Partners completa due cessioni per un valore che può raggiungere 105 milioni di CHF e annuncia la creazione di un nuovo fondo nell’autunno 2019. La missione di VI Partners è quella di sostenere startup promettenti nel campo della salute e della tecnologia in Svizzera, con un’attenzione particolare agli spin-off universitari. Dal 2001 Venture Incubator ha investito 202 milioni di CHF in 48 imprese. Sono state vendute 28 imprese per un corrispettivo complessivo di 240 milioni di CHF. Gli investimenti nelle società di portfolio hanno creato in Svizzera oltre 1.500 posti di lavoro altamente qualificati. Questa storia di successo aggiunge ora un altro impressionante capitolo: negli ultimi due mesi, VI Partners è riuscita a vendere con esito positivo due partecipazioni: Nexthink: Le azioni di proprietà di Venture Incubator sono state cedute nel giugno 2019 in un’operazione di secondario ad altri azionisti della società. AMAL: La totalità del capitale è stata acquisita nel luglio 2019 dalla società di ricerca farmaceutica Boehringer Ingelheim per un importo pari a € 420 milioni. Con la cessione delle due società, il fondo realizza un ricavo che, a seconda del raggiungimento di determinati obiettivi, può arrivare fino CHF 105 milioni. Questi risultati e sviluppi dimostrano il forte impegno di Venture Incubator e VI Partners nel creare imprese di rilievo in Svizzera.

 

 

 

 


Prologis compra un importante portafoglio di logistica. Secondo Nahrep, gli abitanti di origine ispanica sorreggono il mercato delle abitazioni in USA

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National Association of Hispanic Real Estate Professionals

PrologisPrologis è in trattative avanzate per acquisire un portafoglio di logistica costituito da magazzini del valore di $ 4 miliardi, un mese dopo essere stato superato da Blackstone in un accordo industriale molto più ampio (Si veda qui altro articolo di bebeez) . Gli investitori sono sempre più attratti dalle proprietà afferenti la logistica, che attraggono importanti aziende di e-commerce e sono generalmente schermate da drastiche oscillazioni del mercato. Si veda qui therealdeal. Nel quarto trimestre del 2018, i tassi di posti vacanti nel settore dei magazzini era al 7%, il punto più basso dal 2000, durante il boom delle dot-com. Questo portafoglio, Industrial Property Trust, copre 3,493 milioni di mq. (37,6 milioni di piedi quadrati) di proprietà industriali in 21 stati e ospita inquilini tra cui Amazon e FedEx, secondo Bloomberg. Il gruppo Black Creek ha valutato il portafoglio a febbraio e ha dichiarato di avere una quota di occupazione pari al 96 percento. L’outlet ha riferito che l’accordo potrebbe essere annunciato già questa settimana. Prologis, con sede a San Francisco, che è uno dei più grandi trust di investimento immobiliare negli Stati Uniti e valutato 51 miliardi di dollari, negli ultimi anni ha preso in considerazione numerosi portafogli di grandi dimensioni con scarso successo. Nell’aprile dello scorso anno, ha acquisito DCT Industrial Trust Inc., un portafoglio di magazzini da 1,95 milioni di mq. (21 milioni di metri quadrati), per $ 8 miliardi.

 

National Association of Hispanic Real Estate ProfessionalsUn mercato immobiliare lento sta ricevendo una scossa che potremmo definire necessaria da parte dei compratori di casa di matrice ispanica per la prima volta. Si veda qui therealdeal. Il tasso di proprietà degli ispanici è cresciuto di più negli ultimi anni rispetto a qualsiasi altra razza o gruppo etnico, compresi i bianchi, secondo il Wall Street Journal. Dal 2015, il tasso di proprietà di case è aumentato di 3,3 punti percentuali. Negli ultimi dieci anni, gli ispanici costituivano il 63% della nuova proprietà degli Stati Uniti, nonostante rappresentasse solo il 18% della popolazione totale degli Stati Uniti, secondo l’Associazione Nazionale dei Professionisti del Real Estate ispanici. I costruttori di case e gli intermediari fanno sempre più affidamento sui compratori ispanici, poiché la domanda di alloggi è rallentata considerevolmente a causa dell’aumento dei costi delle case unifamiliari. In aprile, la crescita dei prezzi delle abitazioni è rallentata al livello più basso dal 2012. Nello stesso periodo temporale che ha visto la comunità ispanica guadagnare quote di mercato, il tasso di proprietà della comunità afroamericana è diminuito di 8,6 punti percentuali dal suo picco nel 2004. Secondo alcuni analisti, le comunità nere hanno faticato a riprendersi finanziariamente dalla crisi immobiliare, che ha reso più difficile l’acquisto di una casa, secondo il Journal.


Milan e Inter in cerca di coinvestitori e di una sgr immobiliare per il nuovo stadio condiviso

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Lo stadio di San Siro
Lo stadio di San Siro

Lo stadio di San Siro

Milan e Inter si stanno attrezzando per trovare alleati nel mondo del real estate, in particolare sgr, ai quali affidare la gestione del fondo immobiliare nel quale dovrebbero confluire gli asset relativi al nuovo stadio milanese condiviso tra le due squadre. Lo scrive oggi MF Milano Finanza, precisando che il presidente del Milan, Paolo Scaroni, affiancato dall’advisor Rothschild, sta anche sondando il mercato per trovare possibili partner finanziari che co-investano nell’operazione.

I due club, e i loro rispettivi azionisti di riferimento, ovvero il fondo attivista Usa Elliott per il Milan (si veda altro articolo di BeBeez), e il colosso cinese Suning, affiancato dal fondo cinese Lion Rock per l’Inter (si veda altro articolo di BeBeez), devono infatti realizzare un’opera da 600-700 milioni che si inserisce in un progetto più ampio da 1,2 miliardi. Il tutto condizionato ovviamente all’ok dal Comune di Milano, proprietario dell’area sulla quale dovrà sorgere il nuovo stadio, che al contempo dovrà valutare se demolire o no San Siro, che sarà sede, come già annunciato dal sindaco Giuseppe Sala, della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali del 2026 gestite assieme a Cortina.

Il piano prevede la creazione di due newco (StadCo e RealCo) che avranno rispettivamente la funzione di realizzare l’impianto sportivo e gli altri interventi di natura immobiliare (un hotel di lusso, residenze e un centro commerciale). Ai club di calcio interessa soprattutto la gestione della StadCo, mentre i coinvestitori potrebbero essere coinvolti sul fronte RealCo. C’è però il problema che nello stesso bacino sul quale insisterebbe il nuovo centro commerciale, già insistono parecchi altri centri commerciali, che rappresenterebbero quindi una concorrenza da non sottovalutare.

In particolare, nell’area di riferimento figurano già il business center di Arese promosso da Marco Brunelli del gruppo Finiper che è il più grande d’Europa (135mila mila metri quadrati per un investimento di 350 milioni; il nascente (aprirà a fine 2021) centro commerciale di Cascina Merlata, in zona Arexpo, progetto da 330 milioni, nel quale pochi giorni fa ha scommesso il gruppo Ceetrus Italy (si veda altro articolo di BeBeez); e  lo shopping district di Citylife, a Milano, di 32mila metri quadrati.


Vendita immobili pubblici, in Gazzetta il decreto attuativo. Sul mercato 1,2 mld euro di asset

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Schermata 2019-07-17 alle 08.00.44E’ stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale il Decreto del Ministero dell’Economia che definisce il perimetro e le modalità di dismissione degli immobili pubblici prevista dalla Legge di Bilancio 2019 (si veda qui il comunicato stampa).

Schermata 2019-07-17 alle 08.03.59Gli immobili ricompresi nel piano di cessione, ai quali ne potrebbero essere aggiunti altri nel corso dell’anno, hanno un valore stimato di circa 1,2 miliardi di euro e lobiettivo del MEF è conseguire introiti per 950 milioni di euro nel 2019 e per 150 milioni di euro nel 2020 e nel 2021. La nota del MEF precisa che “a tale scopo è prevista l’implementazione di strumenti diversificati di cessione e valorizzazione degli immobili che verranno attuati dai diversi soggetti coinvolti nel piano”.

L’Agenzia del Demanio, nell’ambito del decreto, ha individuato 420 immobili e terreni di proprietà dello Stato, non utilizzati per finalità istituzionali, per un valore pari a 420 milioni di euro, le cui procedure di dismissione partiranno a giorni. È infatti prevista entro il mese di luglio la pubblicazione dei primi bandi di vendita, tramite asta pubblica rivolta a investitori e cittadini, che interesseranno circa 90 immobili di quelli inseriti nella lista allegata al decreto. Tutti i dettagli sui beni in vendita, le informazioni sui bandi di gara e i contatti utili per l’assistenza saranno costantemente aggiornati sul sito istituzionale dell’Agenzia del Demanio, nella sezione dedicata “Piano Vendite Immobili dello Stato”.

L’Agenzia del Demanio ha nel frattempo già avviato dall’inizio dell’anno le attività di cessione che coinvolgono altri 1.200 beni con valore unitario minore, per un totale di circa 38 milioni di euro, che vengono dismessi attraverso avvisi e bandi di gara regionali, nonché trattative dirette laddove previsto dalla normativa (ad es. nei casi di quote indivise o fondi interclusi). Complessivamente quindi l’Agenzia del Demanio procederà all’alienazione diretta di 1.600 immobili per un valore complessivo di 458 milioni di euro.

Ulteriori immobili di proprietà dello Stato oggetto del piano straordinario di dismissioni che sono stati individuati nell’ambito di quelli in uso al Ministero della Difesa, per un valore stimato di 160 milioni di euro per circa 40 unità, verranno alienati mediante una delle procedure previste dalla normativa vigente.

Una leva diversa sarà poi implementata da Invimit sgr, società partecipata al 100% dal MEF, che gestirà la dismissione di immobili di provenienza pubblica conferiti ai fondi immobiliari da essa gestiti, per un importo stimato complessivamente in 610 milioni di euro, di cui 500 milioni attraverso la cessione di quote dei fondi e 110 milioni attraverso la vendita diretta di immobili con un’innovativa procedura di asta.

Una prima tranche delle abitazioni in vendita nelle principali città, quali Roma, Palermo, Firenze ed altre, è già stata pubblicata sulla vetrina immobiliare presente nel sito www.invimit.it. A questa procedura di vendita potrà affiancarsi la ricezione di offerte relative all’acquisto di portafogli di asset da parte di singoli investitori, che possono a tal fine richiedere informazioni o fissare incontri di approfondimento contattando la sgr. Per altro verso, Invimit sta studiando un’operazione che porterà alla costituzione di nuovi fondi immobiliari gestiti dalla stessa sgr, con connessa commercializzazione di parte delle relative quote sul mercato.


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