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Risk Management Simplified: A Definitive Guide for Workplace and Process Risk Management (Inglese) Copertina flessibile – 9 lug 2019

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Risk Management Simplified A Definitive Guide for Workplace and Process Risk Management (Inglese) Copertina flessibile – 9 lug 2019

Risk Management Simplified A Definitive Guide for Workplace and Process Risk Management (Inglese) Copertina flessibile – 9 lug 2019Sono stato coinvolto nella gestione del rischio di lavoro e dei processi da oltre 30 anni e ho sempre trovato l’argomento affascinante e gratificante. Tuttavia, sono ancora sorpreso dalla mancanza di una profonda comprensione all’interno delle organizzazioni sulla gestione del rischio. A prescindere dalle dimensioni dell’organizzazione, molti la considerano semplicemente “gestione dei rischi” perché è più facile da spiegare e forse  poiché ha la parola “gestione”. La gestione del rischio è molto più di una semplice “gestione dei rischi”. Una gestione del rischio di successo richiede un approccio olistico basato su elementi che costituiscono un quadro di gestione del rischio. Facciamo finta che tu sia il mio cliente e ti ho posto queste 7 domande: 1. Conosci la relazione tra attitudine e gestione del rischio? 2.Sai come controllare i rischi sul luogo di lavoro e di processo? 3. Conoscete la differenza tra identificazione del pericolo e valutazione del rischio 4.Sapete cosa o chi è il proprietario del rischio? 5.Conoscete cosa state misurando per una gestione dei rischi di successo? 6. Sapete cosa o quando state monitorando per la gestione dei rischi? 7. Sai cosa fare quando si esamina la gestione dei rischi? Hai risposto “SÌ” a tutte le domande? Se l’hai fatto, non hai bisogno di questo libro. Se hai avuto anche solo un “NO” come risposta, questo libro merita di essere letto. Questo è un libro di riferimento e non un romanzo. In questo libro, la gestione del rischio si concentra sui rischi legati al posto di lavoro e ai processi. L’approccio e le tecniche possono essere applicati per la gestione del rischio in generale. Il mio obiettivo è condividere preziose lezioni apprese e la mia esperienza nell’ottenere la gestione del rischio integrata con successo all’interno della vostra organizzazione. I miei destinatari sono i professionisti della gestione del rischio e della sicurezza, i formatori, i dirigenti, i leader nelle organizzazioni e chiunque sia interessato a gestire con successo i rischi. Sfortunatamente, un libro di queste dimensioni non può coprire tutti i diversi modi di pianificare e fornire la gestione del rischio. Tuttavia, può fornirti un trampolino di lancio per ulteriori esplorazioni e sviluppi.



Absolutely Legendary Change Management Consultant: Inspirational life quote blank lined Notebook 6×9 matte finish (Inglese) Copertina flessibile – 9 lug 2019

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Absolutely Legendary Change Management Consultant Inspirational life quote blank lined Notebook 6x9 matte finish (Inglese) Copertina flessibile – 9 lug 2019

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Nel mezzo dei timori per una “hard Brexit” David Zwirner apre a Parigi per avere un punto vendita europeo dopo aver definito britannica la galleria londinese

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NEW YORK, NEW YORK - MAY 01: David Zwirner attends the Frieze Art Fair 2019 VIP Press Preview at Randall's Island on May 01, 2019 in New York City. (Photo by Sean Zanni/Patrick McMullan via Getty Images)

NEW YORK, NEW YORK – MAY 01: David Zwirner attends the Frieze Art Fair 2019 VIP Press Preview at Randall’s Island on May 01, 2019 in New York City. (Photo by Sean Zanni/Patrick McMullan via Getty Images)

Il mega-rivenditore David Zwirner aprirà un punto vendita parigino questo autunno. Il nuovo spazio sarà la sua sesta galleria al mondo ma la prima posta in Europa continentale. La mossa arriva mentre cresce la preoccupazione per l’impatto che potrebbe avere una hard Brexit sul mercato internazionale dell’arte e le sue conseguenze per Londra, dove Zwirner ha avuto uno spazio di punta dal 2012. Si veda qui Art Net.

“Brexit cambia il gioco. Dopo ottobre, la mia galleria di Londra sarà una galleria britannica, non europea. Sono europeo, e vorrei anche una galleria europea”, ha detto al Financial Times il rivenditore di origine tedesca.

La nuova galleria di Zwirner sarà nel Marais, nel cuore del quartiere delle gallerie di Parigi. La galleria sarà inaugurata durante la fiera d’arte FIAC il 16 ottobre con una mostra personale dell’artista statunitense Raymond Pettibon.

Il fatto che Zwirner si stia espandendo a Parigi, pur esprimendo preoccupazioni per Brexit, mostra quanto il mercato dell’arte si stia muovendo verso la Francia da quando il Regno Unito ha votato per lasciare l’Unione Europea.

I piani di emergenza per una Brexit improvvisa e senza accordi saranno intensificati dai galleristi internazionali con spazi a Londra dopo i recenti commenti fatti da Boris Johnson. In testa ai sondaggi come prossimo Primo Ministro del Regno Unito ha promesso l’attuazione della Brexit entro il 31 ottobre. Succeda quel che succeda, ” Do or die, come what may”.

C’erano state in passato speculazioni su dove Zwirner avrebbe aperto una galleria, dopo aver lasciato intendere che stava considerando un’espansione europea. “Negli ultimi anni, Parigi è diventata rapidamente una delle città più vibranti per le arti visive in Europa. È una città in cui la storia incontra il presente e siamo entusiasti di poter occupare uno degli spazi più belli con una galleria nel Marais “, ha affermato Zwirner in una nota ufficiale della galleria.

La sesta galleria di Zwirner sarà uno spazio di 800 mq (8600 piedi quadrati), che in precedenza era la galleria del veterano Yvon Lambert. Dal 2015, lo spazio sito al numero 108 di Rue Vieille du Temple è stato occupato da VNH Gallery. Quando la sua co-fondatrice, Hélène Nguyen-Ban, ha deciso di chiudere alla fine di luglio, ha contattato Zwirner con un’offerta.

Zwirner non si limita a occupare lo spazio della galleria VNH. Victoire de Pourtalès, che è partner di Nguyen-Ban, diventerà il co-manager di Zwirner e la maggior parte del team VNH rimarrà. Justine Durrett, che è una regista di Zwirner a New York, si trasferirà a Parigi per essere la co-manager della nuova galleria insieme a Pourtalès.  Zwirner sta attraversando un periodo di crescita ambiziosa. Tra gennaio 2016 e maggio 2019, la galleria ha aggiunto 15 artisti e le loro proprietà al suo carnet, secondo Artnews. Nel 2018, Zwirner ha aperto un nuovo spazio a Hong Kong, a seguito di un’espansione a New York.

La crescita della galleria non è stata solo nella parte “fisica”. Durante Art Basel quest’anno, ha annunciato un aumento delle vendite online con una “galleria virtuale pilota”. Il figlio di David Zwirner, Lucas Zwirner, è stato recentemente annunciato come responsabile dei contenuti digitali della galleria.

 

Inaugurata la James Simon Gallery a Berlino

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berlino

simon gallery

(Veduta dell’ingresso principale della Galleria James Simon. © Ute Zscharnt per David Chipperfield Architects)

Come si può costruire una indimenticabile ma pratica meraviglia del XXI secolo su un sito patrimonio mondiale dell’UNESCO che è già pieno di architettura sorprendente ma poco pratica? Ci sono voluti 20 anni, ma l’architetto britannico David Chipperfield sembra aver trovato una risposta con il suo nuovo museo da 150 milioni di dollari a Berlino.

Chiamata la James Simon Gallery con riferimento al celebre mecenate delle arti ebraiche tedesche, l’edificio, recentissimamente aperto al pubblico, si trova nell’Isola dei Musei, un minuscolo lotto di terra che ospita già altre cinque istituzioni, tra cui il famoso Museo di Pergamon e il Museo Altes. (Un sesto, il previsto Humboldt Forum, deve ancora essere definito).

Tra i classici dell’architettura di fama mondiale, il robusto design bianco di Chipperfield si distingue nettamente.

“Eravamo piuttosto nervosi”, ha detto Chipperfield al Guardian prima della presentazione alla stampa dello scorso 10 luglio. “La sfida era come creare qualcosa che fosse del contesto nel quale veniva inserita e anche del nostro tempo, in questa posizione incredibilmente sensibile.”

Proprio come lo spazio all’interno della Piramide del Louvre a Parigi, la sua funzione primaria è quella di un punto di accesso a edifici più vecchi, sebbene abbia spazio per mostre temporanee. In totale, la galleria si estende su 10.900 mq. (117.300 piedi quadrati.

In un distretto culturale bloccato nel passato, l’edificio di Chipperfield introduce un’area di biglietteria centrale, un centro informazioni generale, un ristorante, un negozio del museo e un auditorium da 300 posti. Lo spazio ha lo scopo di inquadrare le collezioni storiche di Berlino all’interno delle “domande intellettualmente ed esteticamente urgenti dei nostri tempi”, afferma Hermann Parzinger, presidente della Fondazione culturale prussiana.

Ma il nuovo capolavoro di Chipperfield ha incontrato l’opposizione lungo la strada. Mentre alcuni l’hanno elogiato come “l’Acropoli” di Berlino, una città che sta rapidamente diventando una capitale mondiale della cultura dei pesi massimi, altri lo hanno soprannominato il “guardaroba più costoso del mondo”.

La frustrazione non è stata diretta solo alla James Simon Gallery. Il previsto Humboldt Forum, che ospiterà le collezioni tedesche di epoca coloniale sull’isola dei musei, è stato a lungo impantanato in controversie e recentemente è stato rimandato di un altro anno. Altrove nella città, i rendering per il progettato Museum of Modern Art degli architetti Herzog & de Meuron hanno fatto un paragone con la catena di supermercati discount Aldi.

“Loro tengono davvero i tuoi piedi sul fuoco, il che è doloroso in quel momento, ma il lavoro è migliore per questo”, ha detto Chipperfield del “robusto” dibattito sulla nuova architettura in Germania.

Tra le prime mostre in galleria ci sarà una presentazione sulla vita dell’omonimo mecenate, James Simon. Più tardi quest’estate, una mostra intitolata “Near Life” (20 agosto-1 marzo 2020) esaminerà il lavoro del Gipsformerei, un laboratorio dove vengono riprodotte con calchi in gesso le più famose opere d’arte.

La James Simon Gallery, situata a Eiserne Brücke, 10178 Berlino, aprirà al pubblico venerdì 13 giugno.

 


Da Pietrasanta, la stagione estiva del contemporaneo in Toscana

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pietrasanta

Collector’s night è un percorso che riunisce dieci gallerie snodandosi all’interno di Pietrasanta, la città degli artisti della Versilia, lanciando la stagione estiva dell’arte contemporanea in Toscana. L’iniziativa, promossa dalla ANGAMC Associazione Nazionale Gallerie Arte Contemporanea, alla quarta edizione, quest’anno non ha il tono da salotto estivo ma una qualità e professionale che lasciano sorpreso anche il presidente, al suo secondo mandato Mauro Stefanini.

“L’associazione, nata alla fine degli anni Sessanta, ha specificato il presidente, oggi affronta in rete le difficoltà cercando di non disperdere l’attività soprattutto delle giovani gallerie in particolare nel settore del contemporaneo, promuovendo il dialogo con le istituzioni e cercando di dar vita ad una progettualità coordinata. A settembre al Museo Pecci di Prato ci sarà in tal senso una riunione generale. I primi frutti di quest’attività sulla quale abbiamo spinto l’acceleratore si vede anche dal debutto della stagione estiva a Pietrasanta, con un impegno sulla qualità e la professionalità”.

frodatoSeguendo il filo di una mappa, in ordine sparso abbiamo cominciato il percorso con la Galleria Susanna Orlando e la mostra La cura in una stanza di Pino Deodato, artista calabrese di Vivo Valentia da molti anni a Milano, presenta una serie di opere, distribuite su due sedi, tutte realizzate appositamente per la mostra. “Il titolo, ci ha spiegato Deodato, racconta il tema, quello del prendersi cura degli altri, come un monito, in un mondo sempre più distratto, ego centrato, diffidente del vicino. In tutti i lavori c’è un personaggio che ne assiste un altro, il più debole. L’esposizione è realizzata con Telethon che dispone di vere e proprie ‘stanze’ dove i bambini vengono messi per essere sottoposti a delle cure e  ne escono con una sensazione di sollievo”. Le opere sono quasi tutte in terracotta dai colori delicati, che ruotano intorno a sfumature di azzurro, tranne una in stoffa. “L’idea di usare un lenzuolo, ci ha spiegato l’artista, che si muove leggero come una tenda, dall’apparenza ricamata, anche se in realtà dipinta, attiene proprio alla leggerezza del mio lavoro e richiama etimologicamente il tema e il titolo anche di un’altra opera di piccolo formato, accostata nella mostra, ric-Amare, una dichiarazione d’amore com’è il ricamo che preparava tradizionalmente la cura dell’amore con il corredo nuziale. In effetti una relazione dev’essere tessuta e nutrita giorno per giorno.

cartolina-Second-Skin-webTutt’altra atmosfera presso Futura Art Gallery che ha presentato la performance Second Skin di Robert Gligorov con  “forme che si muovono nello spazio in pose plastiche a creare sculture dette tableaux vivants in un arcobaleno di colori che generano armonia, citazione del living theatre, bellezza e gioco di ruoli. Chi è sotto la pelle di Second Skin ha la liberta di esprimere, grazie al filtro della maschera, le sue più recondite pulsioni”.

In questa performance Gligorov ammicca un linguaggio volutamente seduttivo, celato da una sensualità iconografica che caratterizza la sua cifra stilistica. Con la leggerezza del suo agire invita a partecipare emotivamente, e perché no idealmente, alla gioia che genera un contesto alieno ma che è famigliare, un invito a una festa in maschera collettiva. I cinque colori come logo di quello che la cultura ci ha abituati a definire con il termine etnia.

“Il colore della pelle, tematica trattata dalla letteratura e soprattutto dalla storia, ha erroneamente generato ideali che hanno portato a varie guerre nel mondo. Dire razza è fasullo, non ne esiste una, esiste la specie umana. La multi etnicità, l’accettazione del diverso, dell’altro, è ancora in fase di acculturamento, bakarach, ed è inevitabile il processo, per quanto doloroso, che ci porterà a una convivenza omogenea e costruttiva. Diversità come fonte d’ispirazione, come un’opportunità di accrescimento culturale per l’umanità”, ha dichiarato l’artista.

javier marinDa Barbara Paci Arte cento anni di Grande Scultura con l’esposizione Consonanze – da Arturo Martini a Aron Demetz a cura di Alssandra Belluomini Pucci, direttore scientifico della GAMC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Lorenzo Viani di Viareggio – che firma anche il testo del catalogo dedicato, che presenta opere 11 opere, 11 scultori, 90 anni di storia dell’arte – dal 1932 ai giorni nostri. Arturo Martini, Marino Marini, Henry Moore, Louise Nevelson, Maria Papa Rostkowska, Giacomo Manzú, Costantino Nivola, Aron Demetz, Fernando Botero, Javier Marín, Massimiliano Pelletti. Il comune denominatore è la vita e il lavoro in Versilia di questi personaggi, presentati sia con opere di piccolo formato come di grande formato, come il Sogno d’amore di Javier Marìn (qui a sn), l’opera di Costantino Nivola e dello stesso Aron Demetz. Al cospetto della morbide fattezze della Bagnante al sole di Arturo Martini (1932), maestro del gusto per la purezza delle linee, si snodano le vicende che traggono origine anche dalle sue sperimentazioni, in un continuum di senso che è l’essenza della storia e della storia dell’arte.

Le opere provengono da grandi collezioni private nazionali ed internazionali e presentano anche materiale spesso inedito di documenti e immagini come la grande foto di Aurelio Amendola che ritrae l’artista Marino Marini ad una sua opera, artista che trascorreva le sue estati in Versilia, facendo della propria casa un ritrovo di artisti e intellettuali; di grande formato.

La Galleria MarcoRossi arte contemporanea ha presentato il lavoro dell’artista piemontese Valerio Berruti, Tracce, inedito, sul tema dell’infanzia spesso sua fonte di ispirazione. I suoi bambini pur in una grande espressività “sono fatti di nulla”, ritagliati da un segno minimalista. Sono gli affreschi su juta con pastello a olio per fissarne il tratto ad averlo contraddistinto. In mostra nelle due sedi della galleria sia le incisioni su lastre metalliche con acqua ad alta pressione, di grande formato, dove il segno è lasciato vuoto per far passare la luce o riempito di resina e i disegni, più piccoli, nei quali il tratto che contorna e definisce la figura è sottolineato con fogli di alluminio. Il disegno resta sempre alla base di quest’opera poetica, delicata, eppure incisiva, di forte impatto emotivo e innovativa nello stile.

Marina-2015-oLio-su-tela.120x70Ultima tappa della nostra passeggiata artistica Paola Raffo Arte Contemporanea con Architetture in caratteri naturali del fiorentino Matteo Ciardini, che vive e lavora tra Viareggio e Parigi, a cura di Lorenzo Belli. L’esposizione riunisce opere singolari nelle quali le architetture diventano parti integranti del paesaggio quasi confondendosi con esso, pennellate rapide, avvolte dal movimento, che immerge lo spettatore in uno spazio contemplativo tutto da vivere. Quadri delicati che non restano lontani come visioni al di là della finestra ma agitano emozioni in chi le guarda: una delicatezza che porta in sé malinconia e un tocco di inquietudine, con richiami che inseriscono questo autore in quella evoluzione dello sguardo en plein air che ha rivoluzionato la pittura dell’Ottocento proprio in Toscana, accompagnando tutto il Novecento.

Per la ripresa a settembre l’appuntamento con il temporaneo è già fissato, a Firenze, alla Galleria Il Ponte, come ci ha anticipato il delegato per la Toscana ANGAMC e titolare della galleria, Andrea Alibrandi, che inaugurerà a fine settembre la mostra dedicata alla fotografa Rosa Foschi, finora conosciuta soprattutto come la compagna di una vita di Luca Maria Patelli.

A cura di Giada Luni


Pace chiude la sua galleria in Cina

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Più di 10 anni fa, Pace divenne la prima grande galleria occidentale ad aprire le sue porte nella Cina continentale. Ora sta diventando uno dei primi – e innegabilmente il più alto profilo – da abbandonare. La galleria ha chiuso la sua filiale di Pechino tra crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina e un paesaggio artistico radicalmente mutevole nella regione. Si veda qui Artnet.

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Qui a sn. Arne and Marc Glimcher. Photo courtesy Pace Gallery.

 

 

La notizia della chiusura di Pace è una sorpresa, in particolare in un momento in cui altre gallerie blue-chip statunitensi ed europee, come Lévy Gorvy, Hauser e Wirth, Lisson e Almine Rech, stanno lanciando nuove attività a Shanghai e Pechino. Il fatto che Pace, da lungo tempo sostenitore di star dell’arte cinese come Zhang Xiaogang e Yue Minjun, stia lasciando la Cina, è vista da molti come un segno inquietante di ciò che sta accadendo.

“È impossibile fare affari nella Cina continentale in questo momento e lo è da un po ‘”, ha  detto il fondatore della Pace Gallery, Arne Glimcher, ad Artnews, che per primo ha segnalato la chiusura.

Glimcher ha anche citato l’imposta sul lusso del 38 per cento sugli acquisti di opere d’arte sulla terraferma come un ostacolo importante per le imprese. Nel frattempo, Trump ha recentemente proposto una tariffa del 25% su arte e antichità con più di 100 anni importati dalla Cina continentale.

Glimcher progetta ancora di mantenere un ufficio e una sala di osservazione a Pechino. La galleria continuerà inoltre a gestire il proprio spazio a Hong Kong, che non è soggetto alle stesse tasse, affari e vincoli commerciali come la Cina continentale.

Le sfide nel mercato cinese continentale sono iniziate molto prima dell’amministrazione Trump, secondo Glimcher. “Da quando Xi è salito al potere, la gente ha paura di mostrare chiaramente la propria ricchezza e il cinese continentale non compra in Cina”, ha detto. E “se lo sono, stanno comprando per i loro appartamenti in altri posti del mondo e vengono comunque a Hong Kong”.

Infatti, nel decennio successivo a quando Pace ha aperto a Pechino, Hong Kong è diventata un centro d’arte sempre più centrale, dove molte altre gallerie occidentali (per non parlare dell’Art Basel di Hong Kong) hanno scelto di aprire un negozio. Questa ascesa ha anche corrisposto a un’esplosione del numero di collezionisti cinesi, il cui gusto si sta spostando dall’arte cinese e ai nomi internazionali di cui possono acquistare opere a Hong Kong o altrove.

Greg Hilty, direttore curatoriale di Lisson, che ha aperto uno spazio a Shanghai all’inizio di quest’anno, dice ad artnet News che “è davvero dispiaciuto sentire che Pace chiuderà la sua Galleria di Pechino, ha avuto un programma interessante negli ultimi 10 anni ma “ci sono altri modi per fare affari con i cinesi e, mentre la situazione tariffaria è preoccupante, l’imposta di base dell’1 per cento sull’importazione più il 13 per cento delle imposte sulle vendite è praticabile. In definitiva crediamo che i mondi e i mercati dell’arte cinese e occidentale si avvicineranno sempre di più, e la nostra stessa attività è progettata per supportare questo. ”

Philip Tinari, direttore di UCCA, un centro di arte contemporanea a Pechino, ha osservato che è difficile sopravvalutare l’impatto dell’apertura di Pace nel 2008. (Ha coperto l’evento per una colonna in Artforum in quel momento). Ma da allora, ha detto su Twitter, “molto è cambiato … includendo in particolare l’apparizione di una grande fiera internazionale a Hong Kong e l’emergente / successivo (a seconda di chi chiedi) emergere di quel territorio come principale hub di mercato per la Grande Cina”.

 


Generali apre il suo primo spazio Generali Valore Cultura a Palazzo Bonaparte a Roma

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Palazzo Bonaparte

Palazzo BonaparteGenerali Italia ha inaugurato il 9 luglio scorso Generali Valore Cultura, il suo primo polo culturale presso Palazzo Bonaparte a Roma, appena restaurato e riaperto grazie a Generali Italia, proprietaria dell’immobile dal 1972. All’inaugurazione hanno partecipato il Ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli, il Country Manager & ceo of Generali Italia and Global Business Lines Marco Sesana, il Direttore Comunicazione e Sostenibilità di Generali Italia Lucia Sciacca, il ceo worldwide di Generali Real Estate e presidente di Generali Real Estate sgr Aldo  Mazzocco.

In partnership con Arthemisia, il palazzo ospiterà mostre, eventi culturali e didattici, rivolti soprattutto alle famiglie e ai giovani. Iole Siena, presidente del Gruppo Arthemisia, ha spiegato: “Vi porteremo importanti mostre d’arte, iniziando con uno dei temi più appassionanti per il pubblico, l’Impressionismo. Con Generali condividiamo da anni l’obiettivo di aprire le porte della cultura a quante più persone possibili, certi del valore sociale e umano derivante dalla conoscenza dell’arte. L’arte non deve essere per pochi, deve essere capita e amata da tutti, e da sempre Arthemisia si impegna in questa direzione.” Dal 6 ottobre infatti il Palazzo ospiterà la mostra Impressionisti segreti con oltre 50 opere provenienti dalle più importanti collezioni private del mondo, normalmente inaccessibili. Si tratta di opere per lo più mai concesse prima d’ora in prestito, di artisti quali Monet, Renoir, Cézanne, Pissarro, Sisley, Caillebotte, Morisot, Gonzalès, Gauguin e Signac.

“Siamo nel pienissimo centro di Roma e, da questo punto di vista, la città ha bisogno di avere qualche spazio espositivo in più per avere ancora maggiori possibilità di offrire a tutti i cittadini, romani e non, un’ampia e diversificata offerta culturale”, ha  sottolineato il ministro Bonisoli. Marco Sesana, Country Manager & CEO of Generali Italia and Global Business Lines, ha dichiarato: “Per noi è questo il modo di essere un’impresa moderna, capace di coinvolgere la comunità locale in un progetto. Come Generali, lo facciamo riaprendo palazzi, beni e patrimoni, perche’ questa e’ l’idea vincente per il nostro Paese” . Lucia Sciacca, Direttore Comunicazione e Sostenibilità di Generali Italia, afferma: “Palazzo Bonaparte rappresenta un nuovo passo lungo il percorso tracciato da Generali Valore Cultura in questi ultimi anni. Un progetto che nasce proprio con l’idea di rendere vivo il patrimonio artistico e culturale con iniziative di partecipazione e accessibilità offrendo esperienze innovative, coinvolgenti per le persone e rilevanti per l’intera comunità. In 3 anni, gli eventi di Generali Valore Cultura hanno coinvolto oltre 3,5 milioni di persone con molta attenzione ai giovani e alle famiglie.” 


Investimenti immobiliari per 5,2 mld di euro nella prima metà del 2019 in Italia. CBRE si aspetta un 2019 vicino ai massimi del 2017

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Alessandro Mazzanti, CEO di CBRE Italy
Alessandro Mazzanti, CEO di CBRE Italy

Alessandro Mazzanti, CEO di CBRE Italy

Nella prima metà di quest’anno, sono stati investiti 5,2 miliardi di euro nel settore immobiliare italiano. Un valore superiore a quello del primo semestre 2018 (3,5 miliardi di euro) e secondo solo a quello della prima metà del 2017, anno record per il settore. Lo rileva CBRE Italy, secondo cui il 2019 dovrebbe chiudersi con investimenti vicini al record raggiunto nel 2017 (si veda qui il comunicato stampa).

“Dopo un primo trimestre stabile, i volumi sono quasi raddoppiati. A contribuire sono stati di certo la situazione politica italiana meno instabile e i provvedimenti accomodanti di Fed e Bce che hanno reso più espansiva la politica monetaria” ha commentato Alessandro Mazzanti, ceo di CBRE Italy.

A livello di segmenti, continua la crescita degli uffici, con investimenti per 1,79 miliardi di euro, contro il miliardo dello stesso periodo del 2018. Milano è leader in questo segmento, con 1,15 miliardi investiti in 20 operazioni (contro i 724 milioni del primo semestre dell’anno precedente). Nel capoluogo lombardo cresce sempre più l’interesse per gli investimenti value added, grazie ai molteplici progetti di trasformazione e ai nuovi sviluppi da cui è interessata la città. I rendimenti sono stabili rispetto al Q1, con prime e good secondary yield rispettivamente al 3,4% e 5.0%, mentre i rendimenti dei business district semicentrali sono al 4,25%. Si intravedono tuttavia gli estremi per una potenziale riduzione del gap tra i rendimenti nel semicentro/good secondary location e le prime location: ciò è spiegabile, in parte, grazie alla pressione esercitata da investitori di tipo core, che prima erano strettamene legati al central business district e che adesso si muovono in cerca di affari su un’area più ampia. Il volume di investimenti a Roma, invece, è pari a 367 milioni (contro i 272 milioni del primo semestre 2018). Il rendimento netto prime è stabile al 3,75% e l’outlook per i prossimi mesi si conferma positivo.

Per quanto riguarda gli hotel, sono stati investiti 2,3 miliardi, contro il 500 milioni del primo semestre 2018. Merito del notevole incremento delle performance alberghiere previste in crescita anche nel prossimo futuro, nei mercati primari in particolare dove si concentra il massimo interesse degli investitori.

La logistica è stabile e dovrebbe chiudere il 2019 con valori vicini a quelli del 2017. Il settore è in fase di consolidamento. Tra i trend dell’asset class, rientrano i magazzini multipiano (che occupano quindi sempre meno spazio), la sempre più alta vicinanza ai consumatori (il fenomeno ormai noto del “last mile”) e soprattutto l’importanza di location che abbiano la capacità di attrarre risorse e forze lavoro specializzate, che porta alla creazione, negli asset logistici, di spazi riservati al benessere del dipendente. I rendimenti degli immobili logistici prime restano invariati al 5,3% rispetto al trimestre precedente.

Gli investimenti in immobili commerciali sono invece scesi del 10% rispetto allo stesso periodo del 2018, attestandosi a 675 milioni di euro, di cui metà investiti nell’high street. Per l’Italia, la causa principale del rallentamento del settore è da rintracciare nella predominanza di capitali esteri nel mercato: gli investitori americani e inglesi, nello specifico, sono molto restii agli investimenti sul retail perché preoccupati dall’impatto che l’e-commerce avrà sui centri commerciali. Anche Yard e Rur hanno sottolineato in un loro recente studio quest’ultimo punto (si veda altro articolo di BeBeez). CBRE si aspetta numeri inferiori al 2018 per gli immobili commerciali.



Compagnia di San Paolo e Fondazione Denegri Social Venture al controllo dell’incubatore torinese SocialFare

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socialfareCompagnia di San Paolo e Fondazione Denegri Social Venture della famiglia De Negri hanno rilevato in parti uguali oltre il 51% dell’incubatore e centro per l’innovazione sociale SocialFare. A vendere è stata la Congregazione dei Giuseppini del Murialdo. Lo riferisce Il Sole 24 Ore.

SocialFare è stato fondato a Torino nel 2013 dalla Congregazione dei Giuseppini del Murialdo come centro per l’innovazione sociale. Nel febbraio 2014 la compagine societaria di SocialFare si è ampliata con ENGIM, ente nazionale di formazione, orientamento, servizi al lavoro e Top-IX, consorzio che si occupa di infrastrutture tecnologiche e soluzioni digitali. Nell’aprile 2015 è entrata in società PerMicro spa, tra le più importanti aziende di microcredito in Italia che opera su tutto il territorio nazionale, controllata da Oltre Venture (si veda altro articolo di BeBeez) e partecipata dalla Finde Holding della famiglia De Negri, mentre a fine giugno 2016 vi aveva investito direttamente anche Oltre Venture (si veda qui il comunicato stampa).

Nell’ottobre 2015 ha lanciato il primo programma di accelerazione per startup a impatto sociale, ricevendo più di 100 candidature da tutta Italia e selezionando i migliori 16 progetti.  Attraverso la call Foundamenta, avviata nell’ottobre 2018, due volte all’anno seleziona le migliori startup a impatto sociale a cui offre la possibilità di accedere a un programma di social impact acceleration e a un seed fund erogato da SocialFare Seed, veicolo privato di seed investment che investe fino a 500mila euro all’anno nelle startup accelerate da SocialFare, lanciato nel 2017. Nei primi 3 anni di attività SocialFare ha ricevuto 850 candidature e ha seguito 50 startup, che hanno raccolto sino a oggi 4 milioni di investimenti. Tra le startup accelerate da Foundamenta, rientra anche il poliambulatorio digitale EpiCura.

La Fondazione Denegri Social Venture è stata creata su iniziativa di Michele Denegri, figlio di Gustavo, presidente di DiaSorin, per raccogliere e valorizzare in un unico contenitore diverse attività di imprenditoria sociale.

Quanto a La Compagnia di San Paolo, in tema di investimenti a impatto sociale ha già sostenuto Nesta Italia, Open Incet, Impact Hub, Torino Social Impact e SocialFare Seed. Secondo Alberto Anfossi, segretario generale della Compagnia di San Paolo:“Obiettivo dell’acquisizione da parte della Compagnia è passare da una logica di sostegno erogativo a una di investimento di capitale condiviso con importanti attori finanziari per sostenere la crescita dell’acceleratore sociale in una logica di professionalità e di apertura al mercato”.


Il fondo Sator, sottoscritto da Aedes siiq, vende un immobile direzionale a Milano per 21,9 mln euro

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via-roncaglia-milano-12Il Fondo Immobiliare Petrarca di Sator Immobiliare sgr spa, sottoscritto per intero da Aedes siiq, ha ceduto a un primario investitore istituzionale un immobile situato a Milano in via Roncaglia 12-14 (si veda qui il comunicato stampa). L’immobile, con destinazione direzionale e una GLA di 8.214 mq, è stato venduto per 21,9 milioni di euro, permettendo ad Aedes siiq di incassare una plusvalenza di 5 milioni di euro, che sarà impiegata per migliorare la sua posizione finanziaria netta. Inoltre, la vendita permette alla siiq di ridurre la porzione di portafoglio non affittata. Il prezzo pagato è superiore infatti al valore di 16,9 milioni di euro stabilito da una perizia a fine settembre e anche al valore di bilancio a fine 2018, pari a 21,7 milioni di euro.

Aedes siiq è nata il 28 dicembre scorso, a seguito della scissione parziale e proporzionale di Aedes, che ha dato luogo appunto ad Aedes siiq e a Restart (si veda altro articolo di BeBeez). Aedes siiq possiede un portafoglio di immobili focalizzato su asset commerciali (retail e uffici).

Il gruppo Aedes è controllato da fine 2014 da Sator Private Equity Fund, tramite la società veicolo Augusto spa, società partecipata anche da Tiepolo srl, Prarosa spa e Agarp srl (queste ultime due controllate dalla famiglia Roveda) (si veda qui il comunicato stampa di allora). Sator era entrato in Aedes un occasione dell’aumento di capitale da 179,5 milioni di euro e del contestuale accordo di ristrutturazione del debito del gruppo sottoscritti appunto a fine 2014.

 


Telepass, il dossier sul tavolo di fondi sovrani, fondi pensione, private equity e gruppi industriali

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Schermata 2019-07-15 alle 06.03.40I teaser su Telepass, gruppo specializzato nei sistemi di pagamento automatico del pedaggio autostradale di cui oggi Altantia controlla ail 100%, sarebbero stati recapitati dagli advisor Goldman Sachs, Mediobanca e Banca Imi ai fondi sovrani e Adia, GIC e QIA, a grandi fondi pensione canadesi e grandi operatori del private equity come General Atlantic, Warburg Pincus, Partners Group, KKR, TPG, Advent e Bain Capital. Lo scrive Il Sole 24 Ore., aggiungendo che interessati a Telepass sarebbero anche grandi gruppi del settore dei pagamenti elettronici come Nexi, e forse anche Sia, Paypal e Fleetcore o anche Visa e Mastercard, oppure gruppi del settore dati come Cerved e TomTom, ma sul mercato si parla anche di interesse da parte di fondi infrastrutturali come Ardian (si veda altro articolo di BeBeez).

In ogni caso, l’investitore dovrebbe entrare con una quota di minoranza, si dice il 30%, in vista di una successiva quotazione di Telepass, che oggi verrebbe valutato attorno a 2 miliardi di euro, sulla base di un multiplo di 12-13 volte l’ebitda previsto per il 2019, visto attorno ai 150 milioni di euro dai 111 milioni del 2018, a fronte di ricavi operativi per 188 milioni di euro, prevalentemente costituiti dai canoni Telepass per 116 milioni di euro, dalle quote associative Viacard per 21 milioni di euro e dalle Opzioni Premium per 27 milioni di euro (si veda qui il bilancio 2018 di Atlantia).

Nell’ambito di una riorganizzazione societaria, Atlantia aveva acquisito nel dicembre 2016 il 100% di Telepass da Autostrade per l’Italia (il 96,15%) e Autostrade Tech (il 3,85%) con una valutazione di 1,148 miliardi di euro (si veda qui il bilancio 2016 di Atlantia). Quell’anno la società aveva generato 158 milioni di ricavi e 91,3 milioni di ebitda.


La startup dei self check-in e check-out Keesy raccoglie oltre 680 mila euro con l’equity crowdfunding. Raccolta quadrupla rispetto all’obiettivo iniziale

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Keesy Point (2)

Keesy Point (2)Keesy, startup italiana che offre self check-in e check-out automatizzati per appartamenti, case vacanza, B&B, residence e affittacamere ha raccolto più di 680 mila euro tramite la sua campagna di equity crowdfunding su MamaCrowd, cui hanno aderito 327 investitori (si veda qui il comunicato stampa).

La campagna, con una valutazione pre-money di 4,5 milioni di euro, è partita il 30 aprile scorso e ha raccolto il quadruplo rispetto all’obiettivo iniziale di 150 mila euro, raggiunto in sole 72 ore. Grazie ai capitali raccolti, la startup potrà espandersi in Italia e all’estero, proseguire nel costante sviluppo della user experience lato cliente finale e rafforzare la rete dei partner commerciali e le attività di marketing.

Patrizio Donnini, fondatore e  ceo di Keesy, ha dichiarato: “I fondi raccolti da questa campagna saranno un nuovo passo avanti per crescere più rapidamente, migliorando il servizio e quindil’accoglienza di milioni di ospiti in arrivo ogni anno in Italia e in tanti altri paesi europei dove a breve sbarcheremo. Inoltre, guardiamo con interesse anche al segmento dell’hotellerie di prima fascia, in cui potremmo generare significativi abbattimenti dei costi per liberare importanti risorse da investire in altro.”

keesy 2Keesy è stata fondata a Firenze nel maggio 2017. A oggi, è l’unica azienda al mondo a offrire il check-in e check-out automatizzato in 7 lingue attraverso una piattaforma e una app che permettono di gestire tutto da remoto. L’ospite potrà accedere alla struttura tramite smart access digitale oppure le chiavi fisiche, ritirandole in un apposito Keesy Point. Nel suo primo anno di attività, ha servito 1000 appartamenti e 15 mila ospiti in Italia e Francia.

Nel giugno scorso, Keesy ha stipulato una partnership con CleanBnB, piattaforma italiana leader nella gestione degli affitti a breve termine. L’accordo prevede l’inserimento di Keesy Digital, il servizio di check-in e check-out automatizzato per l’home sharing, all’interno dei pacchetti commerciali offerti da CleanBnB (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione si inserisce nel piano di crescita in Italia di quest’ultima, che il mese scorso ha iniziato il collocamento con apertura del book, ai fini dell’ammissione sul segmento Aim Italia di Borsa Italiana (si veda altro articolo di BeBeez). Keesy ha chiuso il 2018 con un fatturato di 180 mila euro e nel primo trimestre di quest’anno ha guadagnato 128 mila euro.


Dalla Bei 600 mln euro all’anno di venture debt alle pmi europee

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Schermata 2019-07-12 alle 07.52.08

Schermata 2019-07-12 alle 07.52.08La Banca Europea degli Investimenti (Bei) ha erogato 600 milioni di euro all’anno negli ultimi tre anni in venture debt alle pmi europee (si veda qui il comunicato stampa). E gli investimenti del programma sono destinati a proseguire. Lo ha detto chiaro nei giorni scorsi a Milano Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei in un incontro per presentare agli imprenditori i servizi della banca.

Il programma oggi ha erogato  1,9 miliardi di euro a 90 aziende innovative europee soprattutto nei settori life science, robotica e intelligenza artificiale. Solo un’azienda italiana sinora ha incassato un finanziamento da questa piattaforma. Si tratta di Newron, che nell’ottobre 2018 ha ricevuto 40 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa)

I fondi sono destinati a società europee, con meno di 3 mila dipendenti, che abbiano già raccolto del capitale sul mercato per il progetto innovativo per il quale chiedono il sostegno della Bei, che può essere compreso tra 7,5 e 50 milioni di euro e può coprire al massimo il 50% dei costi in programma. Il rimborso può avvenire su un arco di tempo compreso tra i 5 e i 7 anni, mentre l’erogazione avverrà nel corso dell’anno. I fondi sono erogati sotto forma di venture debt, che coniuga i vantaggi dei prestiti a lungo termine con la possibilità di sostenere società con alti livelli di innovazione e di rischio. Grazie a essi, la Bei prevede di innescare 16 miliardi di euro in investimenti privati in E&S e oltre 25 mila posti di lavoro qualificati a livello europeo.

Rispetto agli Stati Uniti, il mercato del venture financing  in Europa è molto più piccolo: si parla di un totale equivalente di 90 miliardi di euro contro solo 21 miliardi di euro, ha calcolato la Bei, sottolineando inoltre che il mercato del venture debt pesa per il 15% sul totale del venture financing negli Usa, mentre in Europa vale solo il 5%.

In tema di venture capital e finanziamento all’innovazione, la Bei nell’ottobre 2017 ha investito in Itaia 21,65 milioni di euro nel Fondo Italia Venture I, gestito da Invitalia Ventures sgr (si veda altro articolo di BeBeez), mentre tramite il Fei ha lanciato  nel 2016 insieme a Cdp una piattaforma di investimento da 200 milioni di euro destinata al trasferimento tecnologico, battezzata ITATech (si veda altro articolo di BeBeez), che a oggi ha chiuso già quattro investimenti per un totale di 160 milioni di euro impegnati: 40 milioni ciascuno in  Progress Tech Transfer, in  Vertis Venture 3 Technology Transfer di Vertis sgr; nel fondo dedicato al biotech italiano, con focus su startup specializzate nella lotta alle malattie genetiche rare, lanciato dal colosso del venture capital francese Sofinnova, con la charity biomedica Telethon come advisor; e in Poli360, il fondo lanciato da 360 Capital Partners per sostenere l’innovazione tecnologica prodotta dalle competenze del Politecnico di Milano.

Nel luglio 2018 Cdp e Fei avevano annunciato il lancio del fondo Caravella, che punta a sostenere finanziariamente i business angel che investono parte delle proprie risorse personali start up italiane, con particolare focus nella loro fase d’avvio, e in pmi innovative per supportare i loro investimenti in innovazione e sviluppo (si veda altro articolo di BeBeez).

Nel 2017, poi, era partita la Alpine Growth Investment Platform (AlpGIP), il primo fondo macroregionale cofinanziato dal Fondo Europeo per gli Investimenti (20,6 milioni di euro), nato dall’accordo tra Regione LombardiaPiemonte, Valle d’Aosta e provincia di Bolzano (27,5 milioni, di cui 15 la Lombardia), con l’obiettivo di sostenere l’innovazione di tutta la macroregione alpina e in particolare di aiutare le pmi ad alto potenziale innovativo, investendo sia direttamente nelle aziende sia sottoscrivendo quote di fondi di private equity e venture capital dedicati (si veda altro articolo di BeBeez).

Infine, c’è da segnalare  il fondo Amuf (Asset management umbrella fund), gestito dal Fei e dedicato a investimenti in fondi di private equity e venture capital focalizzati sulle pmi europee non quotate (si veda altro articolo di BeBeez).


Ricavi per oltre 70 mln euro ed ebitda del 20% per le porte Scrigno, controllata di Clessidra

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Il Management Team Scrigno. Da destra, Stefano Frazza (CFO), Maddalena Marchesini (CEO), Francesco Bigoni (CMO), Umberto Gobbi (COO).
Il Management Team Scrigno. Da destra, Stefano Frazza (CFO), Maddalena Marchesini (CEO), Francesco Bigoni (CMO), Umberto Gobbi (COO).

Il Management Team Scrigno. Da destra, Stefano Frazza (CFO), Maddalena Marchesini (CEO), Francesco Bigoni (CMO), Umberto Gobbi (COO).

Scrigno, leader a livello mondiale nella produzione e commercializzazione di controtelai per porte e finestre scorrevoli a scomparsa e di porte blindate controllato dall’anno scorso da Clessidra sgr (si veda altro articolo di BeBeez), ha chiuso il 2018 con ricavi per 71,5 milioni di euro (+2,5% dal 2017) e un ebitda del 20% (si veda qui il comunicato stampa). Il 50% del fatturato è prodotto all’estero, in particolare da Spagna e Repubblica Ceca.

Maddalena Marchesini, amministratore delegato del Gruppo Scrigno, ha dichiarato: “Il 2018 si è chiuso con risultati decisamente positivi per il Gruppo, frutto di un’elevata flessibilità e di un’esperienza trentennale. Un successo confermato non solo in Italia ma anche all’estero, attraverso il potenziamento della nostra presenza diretta in Europa e l’apertura verso nuovi mercati strategici quali Stati Uniti, Canada, Medio Oriente e Far East. In linea con la nostra mission, puntiamo ad una costante ricerca dell’eccellenza, con l’obiettivo di esportare una qualità dell’abitare totalmente Made in Italy a clienti finali, progettisti e rivenditori.”

I primi mesi del 2019 sono stati positivi e in linea col piano di sviluppo delineato nel 2018. Dal marzo di quest’anno Scrigno è attiva anche in Germania, grazie alla nuova filiale di Francoforte, guidata da David Rodrigues Duarte, nel ruolo di managing director. L’apertura di Scrigno Deutschland GmbH rientra in una più ampia strategia di internazionalizzazione del Gruppo. Nel corso del 2018 la società ha investito in Operations, acquisendo e integrando uno dei suoi fornitori, riorganizzando la produzione in due stabilimenti: la Fabbrica 4.0, automatizzata e destinata alla produzione in serie; la Sartoria, riservata ai prodotti speciali e su misura.

Fondata da Giuseppe Berardi nel 1989, Scrigno ha sede a Sant’Ermete, nel comune di Santarcangelo di Romagna (Rimini), dove occupa un’area di 50.000mq. Il gruppo è oggi presente in oltre 30 Paesi del mondo con filiali commerciali in Italia, Francia, Spagna, Germania e Repubblica Ceca. Vanta 270 dipendenti e 400 mila controtelai prodotti ogni anno. Scrigno è inoltre attiva nel settore della sicurezza tramite la controllata Master, con una produzione di oltre 30.000 porte blindate all’anno nel sito di Piacenza, che si estende su 20.000mq.


Su Pool Service-Medavita restano in lizza Aksìa e Blugem, che valutano il gruppo 70 mln euro

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Schermata 2019-07-15 alle 06.23.07

Schermata 2019-07-15 alle 06.23.07Si stanno sfidando su valutazioni attorno ai 70 milioni di euro i private equity rimasti in lizza per conquistare Pool Service-Medavita, il gruppo specializzato in trattamenti tricologici professionali. Lo scrive Il Sole 24 Ore. precisando che in corsa sarebbero rimasti Aksìa e Bluegem.

L’asta era partita a fine febbraio (si veda altro articolo di BeBeez) e ha visto la partecipazione di parecchi fondi di private equity, che però, secondo quanto risulta a BeBeez, avevano presentato offerte ben più basse, cioé attorno a una volta il fatturato  2018 che era stato di circa 40 milioni di euro di ricavi e aveva generato 7 milioni di ebitda, dopo che il 2017 aveva visto ricavi per 36,6 milioni, un ebitda di 4,7 milioni e un debito finanziario netto di 13 milioni. Secondo quanto risulta a BeBeez, a studiare il dossier erano stati per esempio anche Alto Partners (che già nel settore controlla Tricobiotos), ma anche Progressio, Mandarin Capital, Ergon Capital, Wise e Argos Wityu.

Il gruppo è oggi controllato al 76,72% da Beauty 2, società veicolo che fa interamente capo a un gruppo di investitori privati organizzati in club deal da Accord Management ed è partecipato per il 20% dalla famiglia Cattaneo e per il resto dal presidente Stefano Banfo. Quest’ultimo ha anche un’altra partecipazione indiretta nella società veicolo, insieme ai suoi soci in Accord. Secondo quanto risulta a BeBeez, Banfo e la famiglia Cattaneo avrebbero intenzione di reinvestire nel gruppo, che a quel punto potrebbe essere dotato delle risorse per finanziare una politica di aggregazioni.

Gli investitori organizzati da Accord erano saliti al 100% di Beauty 2 nel dicembre 2016, quando avevano acquistato il 40% della società che ancora non possedevano dal fondo Gate, gestito Riello Investimenti sgr (si veda altro articolo di BeBeez). In quell’occasione Pool Service era stata valutata attorno a 46 milioni, cioé circa 6,6 volte l’ebitda atteso della società per il 2016 di 7 milioni di euro, a fronte di un fatturato di circa 36 milioni.



Figurine Panini, in arrivo offerta americana da un mld euro

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Schermata 2019-07-15 alle 06.50.21Torna caldo il dossier Panini, il noto gruppo produttore delle storiche figurine dei calciatori, i cui soci (l’amministratore delegato Aldo Hugo Sallustro, il presidente Anna Baroni e Maria Francesca Baroni)  lo scorso autunno avevano dato mandato a Lincoln International per individuare potenziali investitori interessati a rilevare l’azienda.

A gennaio si parlava di una short list a due, tra un fondo di private equity internazionale e un gruppo industriale statunitense (si veda altro articolo di BeBeez) e ora pare che il gruppo Usa sia più vicino alla meta.

La Gazzetta di Modena ha infatti riferito sabato 13 luglio che una delegazione americana ha preso contatti con il vertice del gruppo per mettere sul tavolo un’offerta che prevederebbe la produzione a Modena, come vorrebbe l’ad e che valuterebbe il gruppo un miliardo di euro. Una cifra che sembra alta, ma che in realtà è pari ai ricavi 2018. E infatti le valutazioni che circolavano nei mesi scorsi erano superiori al miliardo.

Il gruppo nel 2018 ha raggiunto il fatturato di circa un miliardo di euro circa grazie ai Mondiali, praticamente il doppio rispetto ai 536 milioni del 2017. Lo aveva anticipato Antonio Allegra, direttore mercato Italia della Panini, martedì 8 gennaio durante la presentazione del nuovo album “Calciatori 2018-2019”, la celebre collezione dell’azienda modenese, arrivata ormai alla 58esima edizione. E lo scorso giugno Fabrizio Masinelli, tesoriere del gruppo Panini, ha confermato a BeBeez che il numero definitivo si avvicinerà a quando detto (si veda altro articolo di BeBeez).

Non è la prima volta che si parla di possibile cessione per Panini, che stampa anche le strisce di Topolino e dei fumetti Marvel. Di norma accade sempre a valle dei risultati di bilancio dell’anno dei Mondiali. Per il 2018, comunque, il risultato di un miliardo è davvero un grande balzo, se si pensa che il 2014, l’anno del Mondiale di calcio precedente, Panini aveva chiuso il bilancio con 758 milioni di ricavi e un ebitda di 198 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). 

Panini è nata nel 1961, con la commercializzazione della prima collezione Calciatori, anche se i fratelli Panini avevano già nel 1945 la gestione di un chiosco nel corso Duomo di Modena e nel 1954 era nata l’Agenzia Distribuzione Giornali Fratelli Panini. Fino al 1988 l’azienda è sempre stata gestita dalla famiglia Panini, mentre quell’anno è stata ceduta al Gruppo Maxwell. Quattro anni dopo, nel 1992, la Panini è stata acquistata dall’allora Bain Gallo Cuneo e dal gruppo De Agostini, che due anni dopo la rivendono al Marvel Entertainment Group. A inizio ottobre 1999 l’azienda è tornata di proprietà italiana grazie al management buyout finanziato da Fineldo spa, la finanziaria della famiglia Merloni. Fineldo nel 2016 è poi uscita dal capitale di Panini, incassando 79,7 milioni di euro per la sua quota del 23% e, nell’ambito di un’operazione di leveraged buyout da 755 milioni di euro complessivi, la proprietà è passata tutta in mano agli attuali soci (si veda altro articolo di BeBeez).


Bain compra Kantar da WPP. Mountaingate Capital in maggioranza di RevUnit

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Bain Capital

bain capital private equityWPP cederà il 60% del capitale della società di ricerche di mercato Kantar a Bain Capital, sulla base di una valutazione dell’intera società di 4 miliardi di dollari, pari a 8,2 volte l’ebitda 2018 di Kantar e a un equity value di 3,7 miliardi (si veda qui il comunicato stampa). WPP, la più grande agenzia di pubblicità al mondo, utilizzerà il 60% dei proventi netti della vendita (al netto delle tasse e degli investimenti in Kantar, in totale circa 3,1 miliardi di dollari) per ridurre il debito finanziario netto, mentre il resto verrà pagato agli azionisti. Da oltre un anno, il gruppo pubblicitario ha avviato una profonda riorganizzazione della propria struttura che ha portato all’accorpamento di VML con Young & Rubicam e di Wunderman con J. Walter Thompson, alla cessione della quota di maggioranza in The Farm, alla vendita della quota di minoranza in Chime, alla chiusura di ottanta uffici e al taglio di 3 mila posti di lavoro. Lo cessione da parte di WPP di Kantar avviene mentre al contrario altre società attive nel mondo della pubblicità hanno effettuato importanti investimenti nel settore del trattamento dei dati. Interpublic Group of Cos. lo scorso anno ha acquisito la società di marketing di dati Acxiom Marketing Solutions per 2,3 miliardi di dollari, mentre Publicis Groupe ha acquistato la società di servizi di marketing Epsilon all’inizio di quest’anno per  4,4 miliardi di dollari.

Mountaingate CapitalMountaingate Capital, private equity con sede a Denver, ha investito su RevUnit LLC, una società di strategia digitale e studio di prodotto (si veda qui il comunicato stampa). RevUnit è stata fondata nel 2012 da Joe Saumweber e Michael Paladino.  RevUnit si è evoluta in una società di consulenza digitale leader nel settore, fornendo una strategia innovativa e soluzioni tecnologiche su misura incentrate sulla trasformazione operativa per un impressionante elenco di clienti aziendali. La cultura del design di RevUnit consente di re-immaginare i flussi di lavoro “business-critical” che aiutano i clienti a superare ostacoli di scala, complessità e innovazione. L’investimento in RevUnit segna il settimo investimento in piattaforma per Mountaingate nel suo primo fondo, che ha chiuso la raccolta a 395 milioni di dollari nel 2017. Tutti e sette gli investimenti sono state operazioni di buyout.


In Giappone aumentano sempre più i negozi pop-up, lo sostiene CBRE. Logos si allea con AustralianSuper per la logistica neozelandese

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CBRE Global Investors

CBRE Global InvestorsCBRE riferisce che negli ultimi anni le principali aree di vendita di Tokyo hanno visto un aumento dei negozi pop-up, spazi di vendita a breve termine volti a promuovere nuovi lanci di prodotti o soddisfare la domanda stagionale (si veda qui worldpropertyjournal). CBRE ha notato che oltre alle posizioni tradizionali come i grandi magazzini e i centri commerciali, c’è stato un aumento significativo del numero di negozi pop-up che si aprono nelle unità a livello stradale. Nel 2015, il numero totale di negozi pop-up era 284, ma questo era aumentato del 34% a 380 nel 2018. La crescita dei negozi pop up a livello stradale era ancora più accentuata: nel 2015, il numero totale era 77, ma questo era aumentato del 43% a 110 nel 2018. I negozi a livello stradale rappresentavano quasi il 40% dell’aumento di 96 negozi nei negozi pop up. La diffusione istantanea di informazioni ha portato i negozi pop-up a diventare un mezzo popolare di promozione aziendale. In particolare, i negozi a livello stradale sono adatti per trasmettere il concetto generale dei marchi e consentono ai rivenditori di creare contenuti più liberamente che nei grandi magazzini o nei centri commerciali. Di conseguenza, un numero maggiore di rivenditori ha valutato il forte impatto promozionale del formato, che ha portato ad un aumento dei negozi pop-up all’interno dei negozi a livello stradale.

AustralianSuperLogos ha stretto una nuova partnership con il fondo pensione australiano AustralianSuper per lo sviluppo della Wiri Logistics Estate a Auckland, in Nuova Zelanda (si veda qui Scoop business). Logos aveva acquisito il sito Wiri di 10 ettari nel luglio 2018 e aveva iniziato lo sviluppo lo scorso aprile. Logos e AustralianSuper hanno anche stipulato un accordo incondizionato per l’acquisto di ulteriori 14 ettari di terreno adiacente alla tenuta da Fletcher Concrete and Infrastructure Limited, del gruppo Fletcher Building Limited. I 24 ettari combinati saranno trasformati in un asset logistico primario del valore di 500 milioni di dollari neozelandesi. Darren Searle, a capo delle operazioni di Logos in Australia e in Nuova Zelanda, ha dichiarato: “L’investimento di AustralianSuper mette in evidenza la crescente forza del settore industriale e logistico neozelandese, che ha visto una crescita rinnovata negli ultimi anni sulla base dei fondamentali economici sottostanti del paese, dell’aumento della popolazione e, soprattutto, dell’aumento dell’e-commerce. Più di 200 posti di lavoro verranno creati nel corso dello sviluppo della proprietà e non vediamo l’ora di lavorare con AustralianSuper per trasformare questo sito in un asset logistico di primo piano che offre 120.000 mq di spazio logistico di qualità per Auckland”.


Piemonte, ci sono 52 aziende con ebitda 2018 in crescita e senza debiti bancari

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Schermata 2019-07-15 alle 07.00.46

Schermata 2019-07-15 alle 07.00.46Al 14 di luglio sono circa 110.000 i bilanci 2018 depositati e pronti per l’analisi relativi alle imprese italiane con ricavi superiori a 500 mila euro.

Tra questi Leanus ha selezionato per BeBeez i potenziali target del private equity aggiungendo ai criteri tradizionali ebitda in crescita e maggiore del 6%, anche una caratteristica in più, cioé l’assenza di debiti verso il sistema bancario , oltre alla non appartenenza ad alcun gruppo o holding di partecipazione. Si tratterebbe quindi di un panel di imprese in forte crescita che hanno fino ad ora raggiunto risultati eccellenti in maniera indipendente.

I risultati dell’analisi relativi ai 52 target del Piemonte così selezionati mostrano un gruppo con ricavi complessivi di oltre 396 milioni di euro, in crescita del 9,2% dal 2017  e per una media di ricavi per singola società di 7,6 milioni. L’ebitda aggregato è di circa il 18,8% e la redditività netta del 9,9%.

Le imprese appartengono al settore industria nel 44%, segue il commercio con il 31%. Solo i settori “Commercio all’ingrosso di zucchero, cioccolato, dolciumi e prodotti da forno” e “Commercio all’ingrosso di altre apparecchiature elettroniche per telecomunicazioni e di altri componenti elettronici” sono presenti con 2 imprese; tutti gli altri codici ateco sono rappresentati da una sola impresa. Elemento che potrebbe testimoniare che l’associazione performance / appartenenza a uno specifico settore spesso può condurre a conclusioni errate.

L’elenco completo dell’analisi sulle 52 imprese piemontesi è disponibile è disponibile su Leanus per gli utenti Premium (clicca qui per una prova gratuita).


Via libera del tribunale al concordato in bianco di Sidigas. In vendita Avellino Calcio e Scandone Basket, che fanno capo allo stesso proprietario

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sidigas-concordato-biancoIl Tribunale di Avellino ha accolto la richiesta di concordato in bianco di Sidigas, l’azienda del gas dell’Irpinia che fa capo a Gianandrea De Cesare. Lo riferisce La Repubblica, precisando che entro 6 mesi la società dovrà predisporre un piano di rientro dal debito, pari a oltre 70 milioni di euro, di cui 10 milioni nei confronti dell’Erario.

De Cesare. Quest’ultimo è anche proprietario tramite il Gruppo De Cesare delle due società sportive avellinesi Scandone Basket, da oltre 17 anni in serie A e acquisita nel 2012, e Avellino Calcio, appena sbarcata in serie C e rilevata nell’agosto 2018 (si veda ancora La Repubblica).

Gianandrea De Cesare, patron di Sidigas, Avellino Calcio e Scandone Basket

Gianandrea De Cesare, patron di Sidigas, Avellino Calcio e Scandone Basket

Lo scorso 9 luglio la Guardia di Finanza di Avellino aveva sequestrato 100 milioni di euro a De Cesare e alle aziende a lui riconducibili sulla base di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura della Repubblica di Avellino per i reati ipotizzati di false movimentazioni sociali, omesso versamento di iva, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e autoriciclaggio. In particolare, a De Cesere si imputa di aver dirottato i fondi dell’azienda del gas alle due società sportive, che ora sono in vendita. La vicenda prendeva l’avvio a seguito di segnalazione del Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Avellino, innanzi al quale pendeva una procedura di esecuzione immobiliare tra Eni spa e la Sidigas spa (si veda qui Il Quotidiano del Sud).

Il sindaco di Avellino Gianluca Festa ha commentato: “Questa nuova fase potrebbe facilitare una cessione delle due società. Valuteremo le carte e chiederò a chi vuole comprare l’Avellino calcio di dare una mano anche al basket con una sponsorizzazione. Ci sono alcuni nomi in campo: D’Agostino e Preziosi ”.

Sidigas (acronimo di Società Irpina Distribuzione Gas) è stata costituita nel 1967 da un gruppo di imprenditori campani, tra cui la famiglia De Cesare. Ha avviato l’attività negli anni Ottanta, con l’acquisizione delle concessioni di costruzione e gestione degli impianti di distribuzione del gas metano nei Comuni di Avellino (capoluogo di provincia), Atripalda (AV), Montemiletto (AV) e Mercogliano (AV). Ha iniziato la vendita e distribuzione di gas nel 1985. L’azienda è titolare di concessioni per il pubblico servizio di distribuzione del gas metano in 82 comuni con circa 1.000.000 mt. di rete per un totale di circa 350.000 abitanti.


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