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Nasce Bridge Asset, nuova piattaforma di lending crowdfunding immobiliare. Online la prima campagna

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Schermata 2020-06-29 alle 07.00.03E’ nata Bridge Asset, una nuova piattaforma italiana di lending crowdfunding immobiliare (si veda qui il comunicato stampa). Le operazioni proposte su Bridge Asset prevedono un rendimento che parte dall’11%, una durata massima di 15 mesi e un investimento minimo di 500 euro. La nuova piattaforma, certificata, è partner di Lemonway, agente di pagamento autorizzato da Banque de France e Consob a operare in Italia.

Bridge Asset ha sede a Capiago Intimiano (Como) e nel suo team rientrano esperti della formazione immobiliare italiana come Alfio Bardolla e legali specializzati nel crowdfunding come Alessandro Maria Lerro.

Bridge Asset ha già lanciato la sua prima campagna per un progetto di riqualificazione in via Rismondo 118 a Milano. La campagna, in scadenza il 15 luglio 2020, ha un obiettivo minimo di raccolta di 400 mila euro e massimo di 900 mila. Il finanziamento richiesto ha la durata di 15 mesi, con un Roi dell’11,25%. A oggi sono stati raccolti 8 mila euro da 8 investitori. L’ immobile, con una superficie totale di 1.800 mq, si trova in via Rismondo, zona Baggio, vicino al Parco delle Cave, uno dei più grandi polmoni verdi della città.

via rismondo 118 milanoIl progetto prevede la ristrutturazione di un intera palazzina fatiscente, il cambio di destinazione d’uso dei laboratori e negozi al piano  terra ed il recupero del sottotetto. Saranno create  28 unità immobilari, tra cui bilocali e trilocali dai 50 ai 75 mq commerciali circa. Tutti gli appartamenti avranno cantina e posto auto all’interno del cortile e le unità al piano terra avranno il giardino privato.

La società ha come obiettivo la commercializzazione per un valore complessivo pari a 3,5 milioni di euro circa nell‘ipotesi più conservativa, che equivale a 1.900 euro al mq, rispetto a una valutazione media di zona che si attesta a circa 2.200 euro per la stessa  tipologia di immobili. L’avvio delle vendite inizierà già nella fase di lavori di ristrutturazione e frazionamento attraverso le tecniche di  home staging virtuale.

 

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Al via Garanzia Italia con Sace per il factoring, dopo l’ampliamento delle norme del Decreto Liquidità

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Sace e Assifact

Sace e AssifactE’ partito ufficialmente venerdì 26 giugno Garanzia Italia per il factoring,  strumento previsto dal Decreto Liquidità (DL n. 23/2020) per sostenere, attraverso la garanzia di Sace e la controgaranzia dello Stato, la continuità operativa e la ripartenza delle attività economiche e d’impresa danneggiate dall’emergenza Covid-19. Lo hanno annunciato Assifact (Associazione Italiana per il Factoring) e Sace (si veda qui il comunicato stampa).

In sede di conversione del decreto in legge a inizio giugno 2020, le operazioni di factoring (ossia quelle attraverso cui le imprese cedono i propri crediti commerciali a banche o società specializzate che provvedono alla loro gestione e riscossione e concedono anticipazioni sui crediti stessi) si sono affiancate a quelle di finanziamento previste dal Decreto come interventi a sostegno della liquidità delle imprese che possono beneficiare delle garanzie di Stato (si veda altro articolo di BeBeez). In particolare, tra le operazioni che rientrano nel perimetro di Garanzia Italia vi sono:

  1. la cessione di crediti pro solvendo (salvo buon fine), sia spot che revolving;
  2. gli anticipi a favore delle aziende su futuri crediti commerciali che derivano da contratti di fornitura, commesse o appalti;
  3. altre operazioni in cui l’azienda incarica la società di factoring di pagare a scadenza per suo conto i crediti relativi alle fatture emesse nei suoi confronti dai fornitori, previa conferma della regolarità delle forniture da parte dell’azienda stessa.

Le linee di credito, inoltre, dovranno essere destinate a sostenere attività in Italia, tra cui capitale circolante e investimenti. Sace e Assifact hanno definito e concordato i termini e le condizioni che disciplinano il rilascio delle garanzie da parte di Sace a beneficio delle società di factoring. Il rilascio delle garanzie avverrà online attraverso il portale dedicato a Garanzia Italia sviluppato da Sace, dove le banche e le società di factoring – una volta ultimata la propria istruttoria e deliberato l’affidamento – potranno inserire le proprie richieste e ottenere in tempi brevissimi le relative garanzie, controgarantite dallo Stato.

Per quanto riguarda il mercato italiano del factoring, il lockdown dovuto al coronavirus ha pesato sul turnover, che, dopo una crescita del 6,44% nel 2019, era sceso solo dello 0,45% a marzo, ma è poi crollato del 5,53% ad aprile. Assifact stima un calo del turnover factoring addirittura dell’11,91% nel primo semestre 2020, con una ripresa importante però nel secondo semestre, tanto che potrebbe azzerare la previsione negativa del primo. Lo ha detto Alessandro Carretta, professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università di Roma Tor Vergata e segretario generale di Assifact il 16 giugno scorso, in occasione dell’assemblea generale annuale dell’associazione (si veda altro articolo di BeBeez).

misure da integrareContestualmente, Assifact aveva sottolineato che i decreti Cura Italia e Rilancio contengono alcuni provvedimenti sfavorevoli al settore. “Più che un Decreto Rilancio è un Decreto Affossamento, in quanto crea problemi alle imprese nella gestione del capitale circolante”, aveva commentato infatti Carretta.

Nel dettaglio, il Decreto Cura Italia prevede una moratoria dei prestiti a micro e pmi, ma non  si applica ai debitori ceduti nelle operazioni di factoring (tranne che per i debitori contrattualizzati). Il Decreto Liquidità ha esteso la garanzia Sace alle cessioni di crediti pro solvendo ma non quelle pro-soluto, non aiuta le imprese debitrici cedute e non si applica ai cessionari captive.  Infine, il Decreto Rilancio estende la garanzia Sace in favore delle assicurazioni sui crediti commerciali, ma non ha accolto la proposta di integrazione con l’operatività pro-soluto. Non solo. Sono stati reintrodotti vincoli alle cessioni di crediti nei confronti del SSN (dopo che l’Italia è stata sanzionata per suoi ritardi sui termini di pagamento in passato) e che Assifact prima aveva fatto eliminare; ed è stato reintrodotto il blocco o sospensione di azioni esecutive e di impignorabilità delle rimesse finanziarie trasferite da regioni a enti del servizio sanitario regionale, dichiarato incostituzionale anni fa.

 


Dopo Exergy, la cinese Tica rileva da Maccaferri anche Sebigas

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Building exterior signage_ridotta

Building exterior signage_ridottaLa cinese Tica ha rilevato per circa 840 mila euro dal Gruppo Industriale Maccaferri il ramo operativo di impresa di Sebigas srl, azienda attiva nella progettazione, costruzione e manutenzione di impianti biogas parte del Gruppo Industriale Maccaferri (si veda qui il comunicato stampa).

Sebigas costituisce la seconda acquisizione da Tica dal Gruppo Maccaferri dopo quella di Exergy (leader nella progettazione e realizzazione di impianti a ciclo rankine a fluido organico di ultima generazione), rilevata nel settembre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).  Exergy era stata messa all’asta dal tribunale a fine agosto 2019 (si veda altro articolo di BeBeez), a seguito dall’ammissione al concordato preventivo dell’azienda a inizio giugno 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).

Tica ha comprato Sebigas proprio con la controllata Tica-Exergy srl. Tica-Exergy è stata assistita in tutte le fasi dell’operazione dallo studio legale CMS. Il ramo di azienda di Sebigas acquistato da Tica include tutti gli asset e il personale attualmente in forza all’azienda oltre al portafoglio dei progetti già realizzati e il know how aziendale. La sede e gli uffici operativi di Sebigas saranno collocati ad Olgiate Olona (Varese), dove ha sede e opera anche Exergy International.

Con l’acquisizione di Sebigas il gruppo Tica prosegue nel suo percorso di rafforzamento nel mercato delle energie rinnovabili con l’obiettivo di diventare una impresa globale leader nella fornitura di tecnologie sostenibili per l’ambiente nel settore HVAC (recupero di calore e rinnovabili). Facendo leva sulle sinergie e le diverse competenze tecniche Tica, Exergy e Sebigas saranno in grado di presentarsi come un operatore forte e molto competitivo nel mercato a livello globale e contribuire con le proprie soluzioni alla decarbonizzazione del settore energetico, uno degli obiettivi sempre più urgenti e condivisi da governi, comunità scientifica e associazioni impegnate nella lotta al cambiamento climatico.

“Crediamo che Sebigas abbia un team di professionisti molto competente capace di offrire ai clienti le migliori soluzioni per operare nel mercato del biogas. Ristabiliremo al più presto la sua presenza nel mercato. In più, Sebigas potrà far leva sulle competenze tecniche e di marketing di Exergy e Tica per esplorare nuove opportunità di business in vari mercati e settori e acquisire client in nuovi territori, soprattutto nell’area Far East”, ha commentato Jiang Li, presidente del Gruppo Tica.

Fondata nel 1991, Tica è un’azienda specializzata in sviluppo, produzione, vendita e servizi di sistemi HVAC e soluzioni per il recupero termico. Con stabilimenti produttivi, centri di ricerca, uffici commerciali in tutti i maggiori mercati mondiali, l’azienda è oggi uno dei quattro principali brand del mercato HVAC in Cina. Nel 2015 l’azienda è entrata nel settore dell’energia a seguito di una joint venture strategica siglata con l’americana United Technology Corporation (UTC) che ha trasferito a Tica le attività di UTC legate al business dei cicli rankine a fluido organico (ORC) e del suo prodotto PureCycle.

Con 80 impianti in portafoglio in tutto il mondo per una capacità totale di 70 MWe e un track record di oltre 8.700 ore l’anno di funzionamento alla massima potenza Sebigas è uno dei principali fornitori di impianti di biogas.

Per quanto riguarda le altre società del Gruppo Maccaferri, Officine Maccaferri ha depositato nel maggio scorso presso il Tribunale di Bologna la richiesta di concordato preventivo con riserva, dopo aver sottoscritto un accordo quadro di ristrutturazione con gli investitori riuniti sotto la sigla Ad Hoc Group (AHG), cioé il gruppo di obbligazionisti che detiene il 54% del bond da 190 milioni di euro a cedola 5,75% e scadenza 2021, composto da Carlyle e dai suoi coinvestitori (si veda altro articolo di BeBeez). L’offerta di AHG su Officine Maccaferri è parte di una più ampia offerta relativa all’intero gruppo Maccaferri e che prevede un finanziamento ponte da 10 milioni per la controllata Secifino a 12,5 milioni per la controllata Samp (con ulteriori 12,5 milioni tramite il supporto di un ulteriore partner finanziario, che nella bozza di accordo del 2 marzo scorso era Muzinich). All’approvazione del piano di ristrutturazione di ciascuna società, il relativo finanziamento ponte sarà sostituito da un ulteriore finanziamento di 4 anni fornito dai membri dell’AHG, già sottoscrittori del finanziamento ponte. A valle della conclusione dell’intero processo di ristrutturazione del debito, la compagine azionaria di Samp potrà essere soggetta a un sostanziale cambiamento di controllo fino a una diluizione del 90% degli azionisti esistenti  (la famiglia Maccaferri).


Morgan Stanley mette in vendita Ital Gas Storage. In corsa vari fondi e Snam

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ital gas storage

ital gas storageIl fondo infrastrutturale Morgan Stanley Infrastructure Partners metterà in vendita dopo l’estate la controllata Ital Gas Storage, operatore indipendente nei servizi di stoccaggio di gas naturale in Italia. Lo riferisce Mergermarket, secondo cui l’azienda sarebbe valutata 1,2 miliardi di euro, compreso il debito da 860 milioni di euro.  L’asta partirà in autunno, ma gli info memo stanno già circolando.

Tra i potenziali acquirenti di Ital Gas Storage rientrano altri fondi infrastrutturali come Goldman Sachs Infrastructure Partners, Firs State, Macquarie Infrastrutture Real Assets (affiancata da Crèdit Agricole); aziende come Snam, assistita nell’operazione da Citigroup e Unicredit; il private equity Usa KKR. In pole position ci sarebbe Macquarie, che in Italia dal giugno 2016 controlla anche Società Gasdotti Italia insieme a Swiss Life (si veda altro articolo di BeBeez).

Con sede a Milano, Ital Gas Storage controlla un maxi-deposito di gas nella Pianura Padana. Morgan Stanley Infrastructure Partners aveva investito nella società nell’agosto 2015,  tramite il veicolo  Sandstone Holdings, acquisendo il 49% accanto a Whysol Gas Storage Holding spa, che fa capo all’ex McKinsey Alberto Bitetto (si veda altro articolo di BeBeez).

In occasione dell’erogazione della linea di credito da oltre un miliardo a fine gennaio 2016 (si veda altro articolo di BeBeez), Morgan Stanley aveva incrementato la sua quota nel progetto sino al 92,5%, con Whysol che aveva mantenuto il 7,5% (si veda altro articolo di BeBeez). Nel luglio 2019 Ital Gas Storage aveva rinegoziato il debito da 1,056 miliardi di euro con le banche (si veda altro articolo di BeBeez). La linea di finanziamento con gli istituti di credito era stata infatti ridotta a 866 milioni di euro, a seguito dei minori costi di costruzione del nuovo impianto di Cornegliano Laudense (Lodi), avviato nel dicembre 2018.


Mps, oggi dettagli del progetto Hydra per la cessione dei deteriorati ad Amco al Cda di Mps

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Mps

MpsOggi il consiglio d’amministrazione del Monte dei Paschi tornerà a riunirsi in seduta straordinaria per approvare il progetto Hydra, cioè la bad bank a cui saranno trasferiti i circa 9 miliardi di crediti deteriorati del gruppo, più un miliardo e 50 milioni di euro di asset patrimoniali, per rendere più appetibile l’operazione per Amco, che dovrà acquistare il pacchetto.

Mps aveva ottenuto a fine maggio il via libera informale dell’Ue alla cessione di Npl ad Amco (si veda altro articolo di BeBeez), ma la definizione dei dettagli era ancora in corso, in particolare l’ammontare degli Npl da cedere, e ora è atteso a breve il via libera definitivo.

Mps nell’ultimo anno ha ridotto i suoi crediti deteriorati lordi di 4,5 miliardi di euro, portandoli a 11,6 miliardi a fine marzo 2020 (5,8 miliardi netti), dagli 11,9 miliardi di dicembre 2019 (6,1 miliardi netti) e dai 16,1 miliardi di marzo 2019 (7,5 miliardi netti), grazie soprattutto alle cessioni del secondo semestre 2019  (si veda altro articolo di BeBeez).

Come noto, la cessione dei crediti deteriorati è cruciale perché  il Ministero del Tesoro possa poi trovare un compratore per la banca, che il Tesoro controlla al 68% dal 2017, a valle dell’operazione di salvataggio dell’istituto (si veda altro articolo di BeBeez).

Il Cda di oggi di Mps dovrebbe concentrarsi inoltre sulle opzioni da offrire a Generali, ai fondi e agli azionisti di minoranza che hanno il 32% del Monte dei Paschi non in mano al Tesoro. Sul tavolo ci sarebbero:il diritto di recesso dalle azioni della bad bank, non quotata, che finirà in Amco;  nuove azioni Mps; oppure azioni di Amco.

 


Kreston RS diventa Milano Global Advisors ed entra in Geneva Capital Group

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MGA

MGADal primo luglio aprirà i battenti in Italia Milano Global Advisors (MGA), boutique di consulenza internazionale specializzata in corporate finance (si veda qui il comunicato stampa).

MGA è il nuovo nome di Kreston RS, società di advisory dipendente attiva nnei settori corporate finance, legale, immobiliare e finanza con i suoi partner Cesare Suglia, Umberto Orazio Ruta, Andrea Mifsud e Stefano de Nart.

MGA fa parte di Geneva Capital Group, l’unità di corporate finance e m&a di Geneva Group International, la maggiore alleanza internazionale di studi professionali indipendenti, attiva con 605 realtà associate presenti in 126 Paesi, 840 uffici, con un fatturato globale di 5,632 miliardi di dollari e che annovera oltre 29 mila professionisti.

“Abbiamo colto l’opportunità di entrare in Geneva Capital Group, realtà operativa in tutto il mondo, per poter sviluppare al meglio la nostra strategia di business, e proseguire il cammino già avviato. Vogliamo continuare a sviluppare  il nostro modello di Global Advisors con particolare attenzione all’innovazione dei servizi offerti per rispondere adeguatamente ai veloci cambiamenti globali e di business come la digital trasformation, il fintech e la blockchain”, ha spiegato Stefano de Nart, responsabile del financial department di MGA. Marco Izzo, coo di GCG, ha aggiunto: “Lo studio rafforzerà la presenza di GCG in Italia e svolgerà un ruolo determinante nel supportare i numerosi studi membri GCG e GGI sia in Italia sia all’estero”.


Fintech, Quant Network e SIA testano l’interoperabilità tra reti blockchain differenti

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sia

siaQuant Network, società pioniera nel campo della tecnologia blockchain, e SIA, la società controllata da Cdp Equity, leader in Europa nel settore dei servizi e delle infrastrutture di pagamento, hanno testato con successo l’interoperabilità tra reti blockchain differenti (si veda qui il comunicato stampa). Si tratta di un obiettivo cui gli addetti ai lavori puntavano da tempo, ma che non era ancora mai stato raggiunto (si veda qui un’interessante spiegazione di CoinTelegraph).

Tale obiettivo è stato raggiunto grazie all’integrazione tra la tecnologia Overledger di Quant Network (unico sistema operativo DLT al mondo che consente l’interoperabilità) con l’infrastruttura blockchain privata SIAchain che sfrutta i 580 nodi di rete in Europa di SIAnet (la rete in fibra ottica ad alta velocità e bassa latenza che si estende per oltre 208.000 chilometri). L’integrazione consente di collegare le istanze blockchain permissioned tra SIAchain e altre reti esterne, che in precedenza non potevano essere interconnesse, in modo da rendere disponibili applicazioni e servizi multipiattaforma come, ad esempio, notarizzazione, pagamenti e processi KYC.

Lo sviluppo della soluzione è iniziata verso la metà del 2019 (si veda altro articolo di BeBeez) cui è seguita successivamente una fase completa di test sulla SIAchain, R3 Corda e piattaforme private Ethereum. Quant Network e SIA collaboreranno ora insieme alla fase di go-to-market per lo sviluppo e implementazione di ulteriori applicazioni e casi d’uso innovativi e affrontare le sfide dell’interoperabilità tra blockchain.

Questo importante traguardo è il risultato della partnership tra Quant Network e SIA che, attraverso l’infrastruttura SIAchain, permette soprattutto a banche e istituzioni finanziarie di implementare soluzioni blockchain multipiattaforma e interoperabili al fine di rendere accessibile l’innovazione tecnologica, migliorare l’efficienza operativa delle applicazioni e permettere alla clientela l’adozione di nuovi modelli di business. “La partnership tra Quant Network e SIA è stata estremamente positiva e produttiva fin dall’inizio.Entrambe le società credono che questo sviluppo diventerà parte integrante della costruzione dell’infrastruttura finanziaria del futuro a livello globale”, ha dichiarato Gilbert Verdian, ceo di Quant Network.

“La realizzazione di una rete blockchain completamente interoperabile, attraverso la collaborazione con Quant Network, rappresenta un altro elemento fondamentale nel nostro percorso per portare innovazione e tecnologia all’avanguardia a sostegno di banche, istituzioni finanziarie, corporate e PA al fine di permettere loro di estendere la capacità di integrazione delle diverse applicazioni DLT”, ha dichiarato Daniele Savarè, Direttore Innovation & Business Solutions di SIA.

Fondata nel 2015 da Gilbert Verdian e Paolo Tasca (founder ed executive director del Centre for Blockchain Technologies dell’University College London), Quant Network ha sede a Londra e nel 2018 ha raccolto 11 milioni di dollari in una ICO (initial coin offering, si veda qui il White Paper). Si tratta di una delle poche ICO che a distanza di tempo si sono rivelate un affare per gli investitori: oggi infatti il token di Quant capitalizza oltre 116 milioni di dollari.

 


Il coronavirus ha favorito le fintech e la digitalizzazione delle banche italiane. Ecco come sarà il new normal, secondo EY e l’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano

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banche EY 2Le fintech, avendo fatto dell’agilità il proprio cavallo di battaglia, sono state in media meno danneggiate dalla crisi dovuta al coronavirus, riuscendo anche, in alcuni casi, a guadagnare importanti quote di mercato. Il 20% di queste prevede addirittura un aumento del fatturato. Vista la fame di finanziamenti e la necessità di ottenerli tempestivamente da parte delle aziende in difficoltà, è cresciuto molto il digital lending, che in alcune fintech ha registrato un incremento dal 100% al 300% dei volumi. Lo rileva la nuova ricerca “Covid19-Banking challenges and the New Normal” realizzata da EY, che analizza gli impatti che il Covid-19 ha avuto e avrà sulle banche e sulle società fintech (si veda qui lo studio completo).

Le banche italiane intanto di stanno impegnando maggiormente nella digitalizzazione. L’84% degli istituti di credito ha dichiarato di voler velocizzare il processo di digitalizzazione nella relazione con i clienti. Lato domanda, sono aumentati rispettivamente del 33% e del 32% l’ultilizzo di online banking e mobile app e del 14% quello di web chat, mentre l’impiego delle filiali è crollato del 30%.

banche EYUn’indagine condotta dall’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano tramite fonti dirette di 51 istituti di credito lo scorso aprile, ha rilevato che in media c’è stato un aumento del 17% degli utenti unici consumer online delle banche rispetto allo stesso mese del 2019, mentre le transazioni online nel corso del mese hanno fatto registrare un +32% ed è esploso con un balzo del 75% il numero di nuovi clienti acquisiti senza la necessità di una interazione fisica (con punte del 198%).

Per le banche l’incremento di utenti online di marzo e aprile è stato impressionante, non paragonabile rispetto ai normali trend di crescita registrati nei periodi precedenti.

oss digital innovation Inoltre, l’indagine rileva la crescita dell’utilizzo del canale mobile rispetto a quello da PC da parte degli utenti. E gli ottimi risultati nell’acquisizione di clienti da parte di istituti che hanno realizzato promozioni online nelle prime settimane di lockdown (si vedano qui il comunicato stampa e qui lo studio).

Ma il rapporto con la clientela nel “New Normal” sembra non essere destinato a tradursi in una relazione al 100% digitale: lo studio di EY rileva che solo il 16% dei clienti si aspetta che le nuove modalità di effettuare operazioni bancarie e di interagire con la banca sperimentate durante il lockdown saranno permanenti. La customer-centricity” sarà comunque un pilastro permanente a cui fare riferimento. Sono inoltre cambiate anche per le banche le modalità di lavoro: quasi 100% dei dipendenti delle banche sono oggi abilitati allo smart working (il 75% lo sta effettivamente praticando) e gli strumenti di web collaboration diventeranno strutturali sia nella relazione con il cliente che nella operatività day-by-day.

Filippo Mastropietro, partner responsabile Digital Advisory, Financial Services di EY per l’Italia, ha commentato: “Le banche si trovano ad affrontare una sfida senza precedenti. Solo le più lungimiranti riusciranno a coniugare la gestione della contingenza transitoria con la capacità di interpretare il cambiamento come acceleratore di un intenso processo di evoluzione del business model. Il digitale giocherà sicuramente un ruolo chiave in tale processo evolutivo”. In particolare, l’emergenza coronavirus ha spinto fintech e insurtech Italia.

Marco Giorgino, direttore scientifico dell’Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano ha spiegato: “Lato domanda, oltre all’importante crescita degli utenti consumer sui canali bancari digitali, si nota un incremento tra le aziende di servizi di firma digitale, di sistemi online per l’anticipo fattura o di sistemi di pagamento digitale B2B. Ma gli incrementi sono ugualmente significativi sul lato dell’offerta: larga parte dei contratti negli ultimi due mesi sono stati sottoscritti in digitale e sembrano essersi allentati i vincoli della compliance che insieme alle linee di business si è trovata in prima linea a dover gestire l’emergenza per poter dare continuità ai servizi. Investimenti digitali prima congelati sono diventati prioritari”. A suo avviso, ora è importante “sfruttare questa eredità positiva per cogliere a pieno i benefici della rivoluzione digitale”.



Nasce Bemycompany Meccanica, holding per investire in imprese nel settore della meccanica di precisione

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MDay-18Jan-13
MDay-18Jan-13

Antonio Quintino Chieffo

E’ nata Bemycompany Meccanica, holding dell’incubatore Bemycompany per investire in pmi del settore della meccanica di precisione, con un fatturato compreso tra 500 mila e 10 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa). Nel team, ad affiancare il fondatore Antonio Quintino Chieffo, ci saranno una decina di imprenditori di successo e la Bcc Laudense. Nella scissione è stata conferita alla nuova holding industriale Bemycompany Meccanica la quota di partecipazione di Bemycompany in Meccanica Bpr, l’eccellenza italiana nel settore aerospaziale, con sede a Verbania, in cui Bemycompany ha investito circa 2 milioni di euro nel marzo 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).

“Dopo il successo dell’operazione con Meccanica Bpr, con un bilancio che a soli 12 mesi dal nostro ingresso in società è cresciuto del 30% rispetto al 2018 con ricavi di oltre 2 milioni di euro, siamo pronti a sostenere anche altre realtà italiane. Con me ci saranno manager di successo, con una grande esperienza nel settore. La meccanica di precisione è un’eccellenza italiana, molto conosciuta e apprezzata nel mondo. La holding sarà uno strumento per preservare la filiera”, ha spiegato Chieffo.

Per Bemycompany si tratta della seconda holding lanciata, dopo Bemycompany Capital Partners (BCP), che ha preso il via nell’ottobre 2019 al fine di affiancare le piccole aziende nella loro crescita con aggregazioni, acquisizioni, e un percorso di managerializzazione e di supporto agli investimenti, fino a alla quotazione in Borsa (si veda altro articolo di BeBeez). La holding, con sede a Lodi, è partita con un capitale di 2 milioni di euro ma ha l’obiettivo di raggiungere i 15 milioni. Al capitale della holding partecipano oggi 20 imprenditori e manager di tutta Italia e può contare sul supporto di Bcc Laudense. I target di BCP sono imprese fuori dai parametri del venture capital e del private equity, ossia pmi con fatturato compreso tra 500 mila euro e 15 milioni, con ampi margini di crescita e risultati positivi negli ultimi 3 anni (+10% l’anno). Bemycompany Capital Partners dal gennaio scorso detiene in portafoglio l’Acetaia Fondo Montebello (si veda altro articolo di BeBeez), che nel febbraio scorso ha rilevato la società americana 7 Import&Export (si veda altro articolo di BeBeez).

 


Alba Leasing chiude una cartolarizzazione STS di crediti leasing performing alle imprese per 1,26 mld euro

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cartolarizzazioneAlba Leasing ha chiuso la sua prima cartolarizzazione STS (acronimo di semplice, trasparente e standardizzata, come da regolamentazione europea in vigore dal gennaio 2019) per 1,26 miliardi di euro (si veda qui il comunicato stampa).

L’operazione, strutturata da Banca Akros (investment bank del Gruppo Banco Bpm), Banca Imi, Gruppo Intesa Sanpaolo e da Société Generale Corporate & Investment Banking quali joint arranger, è stata perfezionata tramite la società Alba 11 spv, costituita e gestita da Securitisation Services (Gruppo Banca Finint) con i ruoli di back-up servicer, calculation agent, corporate servicer e representative of the noteholders. Per il ruolo di paying agent e account bank è stata nominata Citibank N.A. Gli aspetti legali sono stati curati dagli studi internazionali Chiomenti per i joint arranger e Hogan Lovells per Alba Leasing.I criteri di qualità STS sono stati  oggetto di analisi di Prime Collateralised Securities (PCS) in qualità di terzo verificatore.

Nel dettaglio, Alba Leasing ha ceduto ad Alba 11 spv un portafoglio di crediti derivanti da contratti di leasing performing generati prevalentemente negli ultimi 18 mesi. Il portafoglio ceduto è rappresentativo del mix di produzione di Alba nei settori strumentale (56,6%), autoveicoli (20,2%), aeronavale (0,9%) e immobiliare (22,3%) con un elevato livello di granularità e diversificazione geografica. Per finanziare l’acquisto del portafoglio l’spv ha emesso 5 serie di titoli (senior, mezzanine e junior). La classe A2 e di parte delle classi B e C sono state acquistate dalla Banca Europea per gli Investimenti per un totale di 443,6 milioni di euro, mentre le altre in fase di emissione sono state sottoscritte dall’originator. Successivamente buona parte delle serie saranno collocate al prezzo di emissione a primarie controparti istituzionali, quali, tra le altre: Cassa Depositi e Prestiti e Fondo Europeo per gli Investimenti. La parte residua della serie A1 sarà offerta in sottoscrizione alla Bce.

L’operazione si colloca nel quadro dell’iniziativa ENSI (EIF-NPIs Securitisation Initiative), piattaforma “Juncker” di cooperazione tra Bei, Fei e gli Istituti Nazionali di Promozione che persegue l’obiettivo di stimolare l’accesso al credito delle pmi tramite il mercato dei capitali. I titoli emessi sono quotati sulla borsa irlandese. Grazie a questa operazione, Alba Lesing ha ottenuto liquidità a medio termine che impiegherà per finanziare gli investimenti delle pmi nel prossimo biennio.

Si tratta dell’undicesima cartolarizzazione per Alba Leasing. Quella precedente risale al dicembre 2018 e aveva avuto come oggetto un portafoglio da 960 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa).

Alba Leasing è una società finanziaria milanese specializzata nel leasing, fondata nel 2010 su iniziativa di alcune  banche popolari italiane: Banco Bpm (39,19% del capitale), Bper Banca (33,5%), Banca Popolare di Sondrio (19,26%) e Credito Valtellinese (8,05%). Conta 290 dipendenti, 30 mila clienti attivi, 5.200 filiali. E’ presieduta da Luigi Roth e guidata dall’amministratore delegato Massimo Mazzega.

Alba Leasing nel novembre 2019 ha ceduto a Guber Banca un portafoglio di crediti deteriorati da 40 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez), mentre nel giugno 2018 ne aveva ceduto un altro da 100 milioniBain Capital Credit (si veda altro articolo di BeBeez).


Banca Popolare di Bari cede crediti deteriorati lordi per 2 mld euro ad Amco per 500 mln euro

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banca popolare bariBanca Popolare di Bari, in amministrazione straordinaria, ha annunciato la cessione di crediti deteriorati per 2 miliardi di euro ad Amco  (si vedano qui il comunicato stampa della banca e qui quello di Amco). Il portafoglio è composto per il 60% da Utp e per la parte restante da sofferenze. Il prezzo dell’operazione è di circa 500 milioni di euro.

L’efficacia della cessione è condizionata al verificarsi dell’integrale versamento dell’aumento di capitale della banca approvato nell’assemblea straordinaria dei soci tenutasi ieri (si veda qui il comunicato stampa).

La cessione del portafglio era attesa dal novembre scorso, ma all’epoca si ipotizzava un acquisto di Npl per un miliardo da parte di Amco e per un altro miliardo da parte di Mediocredito Centrale, l’istituto controllato dal Ministero dell’Economia attraverso Invitalia (si veda altro articolo di BeBeez).

Ricordiamo che Banca Popolare di Bari nell’agosto 2019 ha condotto due operazioni di cartolarizzazione su crediti in bonis per circa 2 miliardi di euro complessivi, di cui una su crediti alle imprese per 1,2 miliardi e una su mutui residenziali per 850 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). A luglio 2019 la banca aveva invece comunicato di aver effettuato una cartolarizzazione sintetica su un portafoglio di crediti in bonis erogati a pmi e per l’acquisto di immobili residenziali per un totale di 3 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez).


La banca fintech per le pmi di Nicastro e Sforza chiude un round da 45 mln di euro e compra Fide spa

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Roberto Nicastro
Roberto Nicastro

Roberto Nicastro

La banca fintech per le pmi promossa tra gli altri da Roberto Nicastro e Federico Sforza (attualmente nota come Progetto Banca Idea – Pbi) ha chiuso il round da 45 milioni di euro annunciato lo scorso marzo (si veda altro articolo di BeBeez) e contestualmente ha reso nota l’acquisizione di Fide spa, società che oggi si occupa di cessione del quinto e intermediario finanziario iscritto all’albo 106 del Testo Unico Bancario. Pbi è stata assistita in entrambe le operazioni da KPMG e Bonelli Erede (si veda qui il comunicato stampa).

Al round hanno partecipato, tra gli altri: 360 Capital Partners, Bertoldi Holding, Banca Sella,Banca Agricola Popolare di Ragusa, Gruppo Generali, La Scogliera spa (holding della famiglia Fürstenberg e proprietaria di Banca Ifis), Banca Ifis, FB5 Investments (la holding con cui Sergio Bommarito controlla il servicer di credito messinese Fire Group spa), l’istituto ISA di Trento, la Micheli Associati di Francesco Micheli e la società di comunicazione CloseToMedia (si veda qui la lista completa degli investitori).

Il progetto di Pbi è quello di sviluppare una banca digitale che coniughi l’esperienza di professionisti con differenti percorsi tra il fintech e il bancario, con l’obiettivo di offrire al mondo delle piccole e piccolissime imprese prodotti semplici, agili, tecnologici e focalizzati sulle loro esigenze. La nuova banca è promossa da 10 professionisti. Nicastro sarà presidente non operativo della nuova società e Sforza (ex Nexi, Ing, Unicredit), ne sarà amministratore delegato. Avranno cariche operative nella gestione della società anche: Elena Adorno (ex Societè Generale), Giovanni Beninati (ex American Express), Emanuele Buttà (ex Unicredit), Andrea Correale (ex Oliver Wyman), Stefano Gallotti (ex Avaloq), Alessio Marras (ex Deloitte), Federico Provinciali (ex Barclays). A essi si aggiunge senza cariche operative Giuseppe Rumi (partner di Bonelli Erede).

La banca è la trasformazione della startup fintech, fondata nell’agosto 2019 da Nicastro. Quest’ultimo è il primo azionista con una quota del 37,6% del capitale (treamite RNK srl), seguito da Federico Sforza con il 36,8%. Gli altri soci sono Alessio Marras, Francesca Lauro, Federico Provinciali, Stefano Gallotti e Andrea Correale. La società era partita con un capitale iniziale di 50 mila euro. Oggetto sociale di Pbi è “elaborare e sviluppare investimenti in progetti industriali innovativi finalizzati alla prestazione di servizi e prodotti finanziari attraverso le più avanzate tecnologie dell’informazione, cosiddetto fintech”(si veda altro articolo di BeBeez).

Federico Sforza, ad di Pbi, ha commentato: “Nonostante il periodo difficile, siamo riusciti a completare questo significativo round di finanziamento e a completare l’acquisizione della piattaforma Fide. Questo dovrebbe permetterci di essere operativi già in autunno con soluzioni innovative di credito alle piccole e piccolissime imprese, caratterizzate da semplicità, velocità e affidabilità. Stiamo definendo il nome della società, un elemento particolarmente strategico in termini di comunicazione. Siamo molto orgogliosi della squadra di investitori e manager che abbiamo riunito e che garantiscono al progetto da un lato serietà e solidità finanziaria e dall’altro il giusto mix di competenze e sinergie per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati: diventare la prima banca digitale del Paese totalmente dedicata alle piccole imprese; un comparto essenziale dell’economia italiana, in questo periodo è particolarmente provato dalla crisi economica, e che sta peraltro accelerando la propria vocazione digitale. Vogliamo essere pronti entro l’anno per dare il nostro contributo alla ripresa e alla crescita di produttività del Paese” .

Nicastro, che è stato direttore generale di Unicredit ed ex presidente delle quattro good-bank (Carichieti, Banca Marche, Banca Etruria e Cariferrara, si veda altro articolo di BeBeez) e che attualmente è vicepresidente di Ubi Banca e senior advisor per l’Italia del fondo Cerberus dal marzo 2018 (si veda altro articolo di BeBeez), è noto per i suoi investimenti nel fintech. Nel settore Nicastro è coinvolto dal 2016 nella veste di senior advisor per i rapporti con le banche della piattaforma di invoice financing Workinvoice , di cui è anche socio con una piccola quota (si veda altro articolo di BeBeez), mentre da luglio 2018 è presidente di Officine CST, società di gestione del credito verso la Pubblica Amministrazione, controllata da Cerberus e proprietaria di Creho, piattaforma fintech dedicata all’acquisto di crediti verso la PA (si veda altro articolo di BeBeez).

Sul fronte degli investimenti, nel maggio 2019 Nicastro ha partecipato anche al round seed da 5,4 milioni di dollari di Yapily, startup fintech fondata a Londra dal ceo  Stefano Vaccino, che offre ai fornitori di servizi un modo semplice per recuperare i dati finanziari e effettuare pagamenti in maniera sicura, collegandosi direttamente a tutte le Open Banking API delle banche retail (si veda altro articolo di BeBeez).

Nell’aprile 2018 Nicastro aveva costituito un altro veicolo per investire nel fintech, la Rnk srl, nel cui capitale rientra anche sua moglie Silvia Colombo. Il veicolo, con un capitale sociale iniziale di 100 mila euro, vede il banchiere trentino come presidente e amministratore unico e può svolgere attività di consulenza e di investimento. Lo statuto sociale spiega infatti che Rnk può assumere stabilmente partecipazioni in società del fintech o in startup per le quali sarà in grado di prestare servizi di consulenza ed elaborare piani strategici (si veda altro articolo di BeBeez).

In quanto presidente di Rnk, Nicastro siede nell’advisory board di Deus Technology, startup rilevata nel settembre 2019 da Engineering, il gruppo specializzato nello sviluppo di software e nelle tecnologie al servizio di imprese pubbliche e private delistato da Piazza Affari nell’estate 2016 dai fondi NB Renaissance e Apax Partners (si veda altro articolo di BeBeez).

Nicastro ha anche investito in startup e scaleup di altri settori, per esempio nelle scaleup DoveVivo, piattaforma online specializzata nell’offerta di alloggi in condivisione (si veda altro articolo di BeBeez e qui i nomi dei principali soci privati) e Talent Garden, leader del co-working italiano (si veda altro articolo di BeBeez).

Lo scorso dicembre ha rilevato l’1,6% di Bandyer, piattaforma di videocomunicazione via browser senza l’installazione di software. Bandyer è stata fondata a Milano nel gennaio 2017 da Filippo RoccaSimone Mazzoni e Francesco Durighetto. Tramite ricapitalizzazione, è entrato poi nel capitale con l’1,1% Dario Frigerio, top manager di Unicredit. La startup a oggi ha raccolto finanziamenti per 3,2 milioni di euro attraverso 7 round (si veda altro articolo di BeBeez). Sempre a dicembre 2019 Nicastro ha investito in Albatross One srl,  neonato veicolo di investimento con focus sulle pmi innovative, costituito dal veicolo di club deal Growth Capital Club, lanciato da Luigi Pugliese di PwC e Nino Lo Bianco, presidente di Bip, la società di consulenza controllata da Apax Partners. In Albatross One hanno investito, tra gli altri, anche Federico Ghizzoni, ex numero uno di Unicredit e oggi presidente di Rothschild Italia e vicepresidente di Clessidra sgr; Compagnia Finanziaria Immobiliare spa, Livia Aliberti Amidani (fondatrice di Aliberti Governance Advisors), Roberto Marsella (ex responsabile business development di Cdp Equity e promotore della Spac ALP.I), AME Ventures di Michele Appendino, la Leben di Giuseppe Vita (ex presidente di Unicredit) e la Enerfin di Fulvio Conti (ex ad di Enel ed ex presidente di Telecom).

 


AD Education, partecipata da Cathay Capital e BFI France, rileva Accademia Italiana Arte Moda e Design

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accademia italiana arte moda e design

accademia italiana arte moda e designAD Education, gruppo francese specializzata in formazione e partecipato da Cathay Capital e BFI France, ha rilevato il 100% di Accademia Italiana Arte Moda e Design (si veda qui il comunicato stampa).

Advisor dell’operazione è stata Equity Factory, mentre AD Education è stata assistita da BDO per gli aspetti di financial due diligence e da Gowling WLG e da Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners, per gli aspetti societari e contrattualistici.

L’accordo prevede che a dirigere la scuola rimanga il fondatore e architetto Vincenzo Giubba, mentre si profilano nuovi progetti di espansione dell’offerta formativa per le due sedi a Firenze e a Roma anche con nuovi spazi destinati alla didattica. La nuova acquisizione ribadisce l’interesse che suscita l’Italia per la formazione nel campo dell’arte applicata: in questo caso si tratta di moda, design, grafica, fotografia.

Vincenzo Giubba, già presidente di Accademia Italiana Arte Moda e Design, ha dichiarato: “Dopo 34 anni sono orgoglioso di cedere il mio istituto che nel corso dei decenni ha ospitato i grandi maestri della moda, del design, della fotografia e della grafica, a un prestigioso network come AD Education, grazie al quale confidando su nuove energie la scuola potrà mettere a segno nuovi obiettivi formativi sia a Firenze che a Roma”.

Accademia Italiana Arte Moda e Design è la più antica scuola di moda e design, fondata a Firenze nel 1984 dall’architetto Vincenzo Giubba, la prima in Toscana a proporsi a livello universitario e poi ad ottenere il riconoscimento ministeriale della laurea. Dal prossimo anno accademico, al via nel mese di ottobre, partiranno i bienni specialistici, che prepareranno per il titolo accademico di secondo livello, equipollente alla laurea magistrale. La società ha chiuso il 2019 con ricavi per 4,8 milioni di euro e un ebitda di 1,7 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

AD Education è il gruppo francese che fa capo a Kevin Guenegan, specializzato nella formazione di alto livello nei settori lusso, design, patrimonio, gemmologia, profumo, comunicazione e digitale. Dall’ottobre 2016, l’azienda è partecipata da Cathay Capital e BpiFrance (si veda qui il comunicato stampa di allora). La società, con oltre 80 milioni di fatturato annui, 11.300 studenti, 10 scuole, 32 campus (26 in Francia, 4 in Italia, 2 in Spagna) ha sede a Parigi dove Kevin Guenegan, partendo dall’acquisizione della scuola di proprietà della sua famiglia, Ecole de Condé, ha creato negli anni un gruppo di altissimo livello, un network internazionale. Il gruppo AD Education è già presente in Italia grazie alla partnership con IAAD di Torino e Bologna, scuole di formazione specializzate nel design.


Equinox va al controllo di VPA e Lombardi e crea un polo della manifattura dell’alta gioielleria a Valenza

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La collezione Anaconda di Lombardi Vendorafa
La collezione Anaconda di Lombardi Vendorafa

La collezione Anaconda di Lombardi Vendorafa

Equinox ha gettato le basi per creare un polo della manifattura dell’alta gioielleria. Il private equity, attraverso il suo fondo Equinox III, ha infatti annunciato ieri la sigla di un accordo con gli azionisti di Villa Pedemonte Atelier spa e di Lombardi srl per l’aggregazione delle due società (si veda qui il comunicato stampa).

L’operazione sarà condotta per il tramite di una newco a sua volta controllata per il 66% da Equinox III attraverso il veicolo Radix sàrl, mentre il restante 34% farà capo a Jarx srl, controllata dai soci di Villa Pedemonte Atelier.

Equinox è stato assistito dallo studio NCTM per gli aspetti legali e dallo studio Ludovici, Piccone & Partners per gli aspetti fiscali e di strutturazione dell’operazione. VPA è stata seguita dallo studio associato Lombardi Saio per gli aspetti contabili e fiscali. Lombardi è stata supportata dallo studio Carlo Frascarolo per gli aspetti fiscali e dallo studio Fieldfisher Italia per gli aspetti legali. Le attività di due diligence sono state effettuate da KPMG per gli aspetti di business e contabili, dallo Studio Associato Ludovici Piccone & Partners per gli aspetti fiscali e da NCTM per gli aspetti legali.

Villa Pedemonte Atelier e Lombardi, entrambe basate a Valenza (Alessandria) e con un importante presidio di alta gioielleria nel distretto di Parigi, aggregate nel polo occupano 220 dipendenti e generano un giro d’affari consolidato 2019 di circa 41 milioni di euro e con un ebitda superiore a 5 milioni di euro (dati 2019).

Villa Pedemonte Atelier  è nata a Valenza nel 1982 con il nome di Orobel su iniziativa di Livio Arzani. Dal 1984, lavora in esclusiva per i più grandi marchi della gioielleria internazionale, soprattutto francese e svizzera, e si è specializzata nella produzione di gioielleria in serie, in particolare nei segmenti access e moyenne joaillerie. All’inizio degli anni 2000 ha cambiato denominazione in Villa Pedemonte Atelier (VPA) ed è iniziato il recupero dell’attuale sede di Valmadonna (Alessandria) presso l’antica Villa Pedemonte. Recentemente l’azienda ha aperto un atelier di alta gioielleria a Parigi, che ha creato un ulteriore allargamento dei servizi offerti ai clienti. La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 17,4 milioni di euro, un ebitda di 3,8 milioni e una liquidità netta di 400 mila euro (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

Lombardi Vendorafa srl è stata fondata nel 1951 da Mario Lombardi e suo fratello Renzo ed è guidata oggi dall’ad Augusto Ungarelli, marito della figlia di Mario Lombardi. La società crea e produce artigianalmente collezioni di gioielli italiani. Una cultura del gioiello che si esprime sia nella qualità delle proprie linee che in quelle progettate e realizzate per grandi maisons internazionali. L’esecuzione artigianale dei maestri orafi si integra con l’alta ingegneria applicata mediante l’utilizzo di macchinari tecnologicamente all’avanguardia e l’applicazione di sistemi di prototipazione rapida e modellazione delle superfici in 3D. La certificazione RJC – Responsibile Jewellery Council- ottenuta nel 2011, attesta la forte sensibilità di Lombardi alle tematiche etiche e di sostenibilità ambientale. La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 20 milioni di euro, un ebitda di 3,3 milioni e una liquidità netta di 4,4 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

Livio Arzani sarà il presidente del nuovo gruppo; Gian Andrea Garrone (sinora direttore generale di Villa Pedemonte Atelier)  sarà l’amministratore delegato del gruppo, mentre Augusto Ungarelli sarà presidente di Lombardi e consigliere della capogruppo.

L’ingresso di Equinox nel capitale oltre a consentire, tra l’altro, un forte rafforzamento finanziario e patrimoniale, ha l’obiettivo di collocare il gruppo tra i maggiori operatori europei del settore, sia per dimensione sia per qualità delle soluzioni industriali proposte alla clientela internazionale. Nel nuovo gruppo conviveranno il massimo della tecnologia e le basi artigianali del mestiere, a partire dalle fasi di ricerca e sviluppo prodotto. Per rispondere alle esigenze dei clienti, sempre più attenti in termini di velocità e qualità, saranno impiegate tutte le professionalità tipiche del settore: modellisti tradizionali, orafi esperti, disegnatori CAD, macchine di prototipazione rapida e programmatori di macchine a controllo numerico con le migliori soluzioni tecniche di industrializzazione prodotto oggi disponibili a livello mondiale.

Livio Arzani ha dichiarato: “Sono convinto che le due aziende insieme potranno esprimere un valore industriale di assoluto livello. La capacità di investire in ricerca e sviluppo, oltre che nella formazione continua delle risorse umane, rappresenterà nei prossimi anni uno degli elementi differenzianti di questo nuovo gruppo nel distretto valenzano”.

Gian Andrea Garrone ha sottolineato: “Con questa operazione vogliamo dare alle nostre aziende un respiro globale e un assetto manageriale moderno che ci collocherà tra le best practice del settore”.

Augusto Ungarelli ha affermato: “Ci ha convinto la validità industriale di questo progetto che ha sposato la volontà dei soci di Lombardi di favorire un percorso di successione mirato alla continuità operativa dell’azienda, proseguendo nel solco della tradizione e del marchio Vendorafa, rafforzando la struttura industriale e finanziaria. Tutti elementi fondamentali per poter crescere in un’arena sempre più globale”.

Angelo Facchinetti, partner di Equinox, ha spiegato: “Abbiamo lavorato lungamente, anche con la collaborazione del commercialista Carlo Frascarolo, a questo progetto in cui crediamo molto. L’eccellenza italiana, e di Valenza in particolare, nel campo dell’alta gioielleria è riconosciuta a livello mondiale. Il progetto industriale siglato oggi rientra perfettamente nella nostra strategia di creazione di valore mirata ad accompagnare imprenditori e manager eccellenti attivi nei settori tradizionali in cui il nostro Paese raggiunge livelli di qualità ineguagliati nel resto del mondo. Crediamo che nei prossimi anni il settore orafo di alta gamma, tra quelli caratterizzati da tassi di crescita importanti, potrà favorire livelli occupazionali crescenti e rafforzare la presenza della manifattura italiana tra i più importanti operatori del settore del lusso”.

Equinox è guidata dal managing partner Giorgio Mercogliano, succeduto al fondatore  Salvatore Mancuso mancato lo scorso aprile (si veda altro articolo di BeBeez). Equinox III SIF-SLP è costituito da due comparti (private equity e private debt) e ha chiuso la raccolta con una dotazione patrimoniale di oltre 360 milioni di euro di impegni, sottoscritti da alcuni tra i maggiori investitori istituzionali italiani e da diversi investitori privati e family office. Equinox III, beneficia inoltre del supporto finanziario dell’Unione Europea, attraverso il Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (EFSI), che ha l’obiettivo di favorire il supporto finanziario e l’implementazione dei processi produttivi all’interno dell’Unione Europea, assicurando il miglioramento delle condizioni di accesso ai canali di finanziamento da parte delle imprese UE.

 


Microsoft Corp. chiude tutti i negozi fisici. Cale Street Investments e Crosstree Real Estate finanziano il gruppo Shiva Hotels. Il gruppo x+bricks investe 500 mln euro in immobili retail

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TLG Immobilien

microsoftMicrosoft Corp. chiuderà le sedi fisiche dei Microsoft Store (si veda qui il comunicato stampa).  I membri del team di vendita al dettaglio dell’azienda continueranno a servire i clienti delle strutture aziendali di Microsoft e forniranno in remoto vendite, formazione e supporto. Microsoft continuerà a investire nei suoi negozi digitali su Microsoft.com e nei negozi su Xbox e Windows, raggiungendo oltre 1,2 miliardi di persone ogni mese in 190 mercati. La società tenterà di immaginare in modo nuovo anche gli spazi che servono tutti i clienti, inclusi i centri di esperienza Microsoft nelle sedi dei campus di Londra, New York, Sydney e Redmond. La chiusura delle sedi fisiche di Microsoft Store comporterà un addebito al lordo delle imposte di circa 450 milioni di dollari, ovvero 0,05 dollari per azione, da registrare nel trimestre corrente che si concluderà il 30 giugno 2020. “Le nostre vendite sono cresciute online man mano che il nostro portafoglio di prodotti si è evoluto in offerte in gran parte digitali e il nostro talentuoso team ha dimostrato successo al servizio dei clienti al di là di qualsiasi luogo fisico”, ha affermato David Porter, vicepresidente di Microsoft, che ha aggiunto: “Siamo grati ai nostri clienti del Microsoft Store e non vediamo l’ora di continuare a servirli online e con il nostro team di vendita al dettaglio presso le sedi aziendali di Microsoft.”

Shiva HotelsIl gruppo Shiva Hotels ha ottenuto un pacchetto di finanziamento per lo sviluppo di 230 milioni di sterlinee da Cale Street Investments e Crosstree Real Estate Partners, per finanziare la costruzione, fino al completamento, del suo hotel di lusso da 199 stanze a Marylebone, Londra (si veda qui Europe-re). Concordato durante la pandemia COVID-19, la transazione rappresenta una delle più grandi strutture di sviluppo recenti per un hotel nel centro di Londra. Cale Street erogherà 160 milioni del totale e Crosstree gli altri 70 milioni. Le linee rifinanziano un prestito erogato in origine da ICG Longbow. John F Hunt, lo specialista delle costruzioni, è stato incaricato di intraprendere i lavori di demolizione dei siti, mentre il principale appaltatore sarà nominato all’inizio del prossimo anno. I primi ospiti dovrebbero essere accolti all’inizio del 2023.

 

TLG ImmobilienIl gruppo x+bricks ha siglato un contratto con TLG Immobilien AG per l’acquisizione di 120 immobili sede di supermercati. Il volume di acquisizione ammonta a un totale di circa 500 milioni di euro. Con questa transazione, x + bricks aumenta il suo portafoglio di proprietà a un totale di 220 asset solo due anni dopo la costituzione della società. Il valore del portafoglio aumenta a circa un miliardo di euro (si veda qui il comunicato stampa). Il portafoglio acquisito con uno spazio totale consentito di circa 290.000 m² è distribuito in tutta la Germania con un focus sulle regioni metropolitane di Berlino / Potsdam (21%), Dresda (19%) e Lipsia (9%). Gli inquilini esistenti includono tutti i principali operatori di generi alimentari tedeschi. “Questa è una delle più grandi transazioni di portafoglio di proprietà legate all’alimentare mai eseguite in Germania. Già oggi siamo uno dei principali investitori nel settore immobiliare ancorato ai prodotti dedicati all’alimentazione”, ha affermato Tom Danzel, Chief Transaction Officer di x + bricks Group. L’accordo è soggetto alle condizioni consuete e legali per l’esecuzione. La transazione dovrebbe concludersi nel quarto trimestre 2020.



KKR acquista in opa l’11,9% di First Gen. GCP investe in CubeLogic. Bnp Paribas am raccoglie 576 mln euro per il secondo fondo di private debt

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kkr

kkrKKR, attraverso il suo veicolo  di Singapore Valorous Asia Holdings, ha comprato l’11,9% di First Gen Corporation per un equivalente di 192,2 milioni di dollari, a seguito di un’offerta pubblica d’acquisto lanciata sul titolo quotato alla borsa di Manila al prezzo equivalente di 0,45 dollari per azione. First Gen è uno dei maggiori produttori indipendenti di energia elettrica delle Filippine ed è controllata dalla First Philippine Holdings Corporation. First Philippine Holdings fa capo alla famiglia Lopez ed è uno dei conglomerati più affermati nelle Filippine. La società genera principalmente energia attraverso energia rinnovabile e fonti di combustibile autoctone come gas naturale, energia geotermica da vapore, energia idroelettrica, eolica e solare. First Gen ha 3.492 megawatt di capacità installata nel suo portafoglio, che rappresentava il 21% della produzione lorda di energia delle Filippine nel 2019.

CubeLogicGCP ha annunciato un investimento di minoranza in CubeLogic, attraverso il suo fondo IV (si veda qui il comunicato stampa). CubeLogic è un fornitore leader di soluzioni software di gestione dei rischi per i mercati dell’energia, delle materie prime e finanziarie. Il software di CubeLogic utilizza la business intelligence per consentire ai clienti di monitorare e gestire le esposizioni derivanti da rischio di mercato, rischio di credito, rischio di liquidità e conformità normativa. I fondatori sono rinomati specialisti del settore con una notevole esperienza nello sviluppo e nell’implementazione di soluzioni IT a rischio globale. Nelle attuali condizioni di mercato instabili, CubeLogic risponde alla crescente domanda di soluzioni robuste ed economiche per la gestione dei rischi. CubeLogic è cresciuto in modo impressionante dal loro riacquisto da parte della direzione nel 2016, creando una base di oltre 40 clienti, penetrando in nuovi settori industriali, ampliando la loro offerta di prodotti software e impiegando oltre 90 persone in più aree geografiche. L’investimento di GCP sosterrà gli ambiziosi piani di crescita di CubeLogic.

bnlbnpparibas2BNP Paribas Asset Management ha annunciato il closing finale della raccolta del fondo Bnp Paribas Euro SME Debt Fund II  con impegni di capitale complessivi per 576,5 milioni di euro (si veda qui privateequitywire).  La raccolta segue il completamento del periodo di investimento per Bnp Paribas Euro SME Debt Fund I all’inizio di quest’anno. Sono stati ricevuti impegni da 20 investitori con sede in Francia, Belgio, Regno Unito, Italia e Giappone, metà dei quali sono investitori esistenti nel fondo I. Entrambi i fondi forniscono una fonte di finanziamento a lungo termine per le pmi, sotto forma di debito senior in ammortamenti a fine periodo o comunque differiti, complementare al finanziamento bancario convenzionale. Il fondo II offre allo stesso modo alle pmi una soluzione di finanziamento innovativa che combina un prestito bancario a medio termine (di circa cinque anni), con un prestito a lungo termine fornito dal fondo (sette-10 anni). I prestiti sono originati principalmente dalla partnership tra Bnp Paribas AM e le reti di business del Gruppo Bnp Paribas in Francia, Belgio, Italia e Lussemburgo. Questa partnership offre agli investitori la massima diversificazione nel fondo, fornendo al contempo una soluzione di finanziamento innovativa ai clienti pmi delle reti Bnp Paribas. I fondi I e II sono gestiti dalla divisione di investimento Private Debt & Real Assets (PDRA) di BNPP AM, guidata da David Bouchoucha. Con circa 50 professionisti degli investimenti e un patrimonio gestito di 9 miliardi di euro, PDRA offre ai clienti una vasta gamma di soluzioni di debito privato in debito societario, debito infrastrutturale, immobiliare e finanza strutturata.


Mps sigla l’accordo per il trasferimento ad Amco di 8,1 mld euro di crediti deteriorati più un bridge loan da 3,2 mld e quasi 1,1 mld euro di patrimonio netto

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NPE Mps

NPE MpsIl consiglio d’amministrazione del Monte dei Paschi riunitosi ieri in seduta straordinaria ha approvato come atteso il progetto Hydra, cioè la bad bank a cui saranno trasferiti ad Amcocrediti deteriorati del gruppo più vari asset patrimoniali (si veda altro articolo di BeBeez).

Sempre ieri il Cda di Amco ha a sua volta dato il via libera all’operazione (si veda qui il comunicato stampa).

Nel dettaglio l’operazione prevede la scissione parziale non proporzionale con opzione asimmetrica da parte di Mps in favore di Amco di un compendio composto da crediti deteriorati, attività fiscali (DTA), altre attività, debito finanziario, altre passività e patrimonio netto.  

Più precisamente verranno trasferiti:
sofferenze per un valore netto contabile di 2,313 miliardi di euro (valore lordo 4,798 miliardi di euro)
UTP per un valore netto contabile di 1,843 milioni miliardi (valore lordo 3,345 miliardi)
– titoli obbligazionari e azionari per un valore contabile di 5 milioni;
– contratti derivati per un valore contabile di un milione;
DTA, sulla base dell’ammontare del patrimonio netto scisso rispetto al patrimonio netto totale di Mps, per un valore netto contabile di 104 milioni.
– un bridge loan erogato a Mps da JPMorgan e UBS da 3,179 miliardi (il bridge loan verrà parzialmente rimborsato attraverso la generazione di cassa dei portafogli e in parte rifinanziato attraverso l’accesso al mercato);
– contratti derivati (passività) per un valore contabile di 100 mila euro;
patrimonio netto per 1,087 miliardi.

Mps è assistita da Lazard per gli aspetti economico-finanziari e da BonelliErede with Lombardi e Gatti Pavesi Bianchi per gli aspetti legali. Amco è assistita da Equita sim per gli aspetti economico-finanziari e da Clifford Chance per gli aspetti legali. Infine PWC Deals ha condotto una verifica della convenienza per Amco delle condizioni della transazione.

Il progetto è subordinato al verificarsi di una serie di condizioni, prima fra tutte la positiva valutazione da parte della Banca Centrale Europea che dovrà analizzare anche gli impatti e la sostenibilità patrimoniale dell’operazione per Mps. 

La banca aveva ottenuto a fine maggio il via libera informale dell’Ue alla cessione di Npl ad Amco (si veda altro articolo di BeBeez) e ieri  la banca ha comunicato che la Commissione Europea – Directorate-General for Competition ha ritenuto l’operazione in linea con condizioni di mercato

Come noto, la cessione dei crediti deteriorati è cruciale perché  il Ministero del Tesoro possa poi trovare un compratore per la banca, che il Tesoro controlla al 68,274% dal 2017, a valle dell’operazione di salvataggio dell’istituto (si veda altro articolo di BeBeez).

In particolare, l’operazione, comporterà per Mps:
– un avanzamento nel piano di de-risking: Gross NPE in calo dal 12,4% al 4,3% e Texas ratio  giù da circa l’86% al 43% (pro-forma su dati al 31 dicembre 2019);
– una riduzione di alcuni ratio patrimoniali: CET1 Phase-in in calo dal 14,7% al 13,3%; CET1 Fully Loaded in discesa dal 12,7% all’11,1 % (proforma su dati al 31 dicembre 2019);
– un recupero di redditività grazie al minor costo del credito e al miglioramento del costo del funding.

L’operazione comporterà per Amco:
– la prosecuzione nel percorso di crescita, raggiungendo i 33,4 miliardi di euro di Asset under Management rettificati a giugno 2020, per includere i 2 miliardi di euro di crediti deteriorati appena acquisiti da Banca Popolare di Bari (si veda altro articolo di BeBeez) e appunto gli 8,1 miliardi di euro di deteriorati acquisiti da Mps:
– il consolidamento della leadership nel comparto degli UTP in Italia, con una gestione volta alla sostenibilità dell’impresa.

In base alle valutazioni effettuate, a fronte del compendio, Amco emetterà nuove azioni di categoria B per un massimo di circa 55,1 milioni di azioni contro annullamento di un massimo di circa 137,9 milioni di azioni di Mps. Amco emetterà nuove azioni con un rapporto di cambio pari a 0,4 azioni di Amco di nuova emissione per ogni azione di Mps che sarà oggetto di annullamento. Le azioni Amco di nuova emissione (azioni di categoria B) e assegnate per effetto della scissione non avranno diritto di voto e non saranno negoziate su mercati regolamentati o sistemi multilaterali di negoziazione.

Queste azioni di categoria B saranno assegnate ai soci di Mps e le corrispondenti azioni Mps saranno annullate in capo agli stessi in misura non proporzionale (circa il 90% all’azionista di maggioranza e circa il 10% agli altri azionisti). Il Rapporto di Cambio è stato sottoposto al giudizio di congruità di Covino&Partners esperto indipendente ai sensi dell’articolo 2501-sexies del Codice Civile nominato dal Tribunale di Napoli su istanza congiunta di Mps e Amco. In particolare, al MEF verranno assegnate 49,65 milioni di azioni B Amco, corrispondenti a circa il 90% del numero complessivo di azioni B AMCO da emettere, a fronte dell’annullamento di 124.125 milioni di azioni Mps possedute, corrispondenti a circa il 90% del numero complessivo di azioni di Mps da annullare; mentre ai soci di minoranza di Mps verranno assegnate 5,5 milioni di azioni B Amco, corrispondenti a circa il 10% del numero complessivo di azioni B Amco da emettere, a fronte dell’annullamento di  13,76 milioni di azioni di Mps possedute, corrispondenti a circa il 10% del numero complessivo di azioni di Mps da annullare.

Al Ministero dell’Economia e delle Finanze saranno assegnate quindi 0,0638 Azioni B Amco per ogni azione Mps posseduta e saranno annullate 0,1595 azioni Mps per ogni azione Mps posseduta; mentre a ciascuno dei soci di minoranza di Mps saranno assegnate 0,0152 azioni B Amco per ogni azione Mps posseduta e saranno annullate 0,0380 azioni Mps per ogni azione Mps posseduta.

In alternativa, gli azionisti di minoranza di Mps potranno richiedere di non essere assegnatari delle azioni B Amco, di non vedersi annullate azioni Mps e, quindi, di rimanere azionisti esclusivamente di Mps, incrementando in termini percentuali la propria partecipazione in Mps (opzione asimmetrica)

 

 

 

 

 

Mps nell’ultimo anno ha ridotto i suoi crediti deteriorati lordi di 4,5 miliardi di euro, portandoli a 11,6 miliardi a fine marzo 2020 (5,8 miliardi netti), dagli 11,9 miliardi di dicembre 2019 (6,1 miliardi netti) e dai 16,1 miliardi di marzo 2019 (7,5 miliardi netti), grazie soprattutto alle cessioni del secondo semestre 2019  (si veda altro articolo di BeBeez).


PIR alternativi, ecco perché questa volta i capitali arriveranno davvero all’economia reale

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Alessandro Corno
Alessandro Corno

Alessandro Corno

di Alessandro Corno
managing partner di MJ Hudson Alma

Con l’introduzione dei PIR alternativi, il DL 34/2020 potrebbe risolvere (se convertito in legge) una delle questioni che hanno maggiormente limitato l’investimento nell’economia reale domestica delle rilevanti risorse finanziarie raccolte tramite i PIR ordinari nell’ultimo quadriennio.

I PIR ordinari sono stati introdotti dalla L. 232/2016 ( Legge di bilancio del 2017) e successivamente modificati da ultimo con il DL 124/2019. Nonostante gli interventi normativi, sono rimaste invariate le forme che gli stessi possono assumere. Infatti, i PIR possono essere costituiti da una varietà di strumenti di investimento, quali rapporti di custodia, amministrazione titoli o gestione di portafoglio, contratti di assicurazione PIR conformi, nonché organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR, ossia fondi comuni d’investimento, sicav e sicaf italiani e i loro equivalenti comunitari).

Tuttavia, per una scelta commerciale operata dalle principali reti finanziarie che si sono dedicate alla raccolta dei PIR (scelta che non è in discussione in questa sede), i piani individuali di risparmio sono stati in prevalenza costituiti da quote di organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM ossia fondi comuni d’investimento e sicav “aperti e armonizzati”). Questo assetto ha comportato la necessaria e fisiologica sovrapposizione tra le limitazioni di composizione del portafoglio previste per i PIR ordinari, che sono strumenti essenzialmente chiusi per almeno 5 anni, e quelle stringenti stabilite per gli OICVM, per i quali l’ordinamento limita fortemente l’investimento in asset illiquidi e vieta l’erogazione di prestiti e l’investimento in crediti, in virtù della loro natura aperta. Di conseguenza, l’investimento in quote di OICVM ha impedito ai PIR ordinari di realizzare uno dei propri obiettivi primari, ovverosia di incentivare l’afflusso massiccio dei risparmi privati verso le pmi non quotate italiane o con stabile organizzazione in Italia.

Il risultato di questa situazione è evidente guardando i dati sui capitali privati veicolati verso le pmi italiane tramite i PIR ordinari. Per esempio, a un anno e mezzo dall’introduzione dei PIR ordinari, dei 18,5 miliardi di euro raccolti: solo 4 miliardi di euro sono stati veicolati in small e mid cap, meno di 150 milioni di euro in imprese quotate sull’Aim di Borsa Italiana, mentre nessun importo è stato investito in imprese non quotate. Tale situazione è rimasta invariata anche a seguito delle modifiche normative intervenute, incluso il tentativo della Legge di bilancio del 2019 che prevedeva un vincolo di investimento in strumenti finanziari illiquidi.

Tralasciando i motivi che hanno spinto le reti di raccolta dei PIR a optare per gli OICVM al fine di investire nell’economia reale, le modifiche apportate dal DL Rilancio alla disciplina sui PIR, se approvate, dovrebbero risolvere la questione operativa sopra indicata. In particolare, ricomprendendo strumenti finanziari illiquidi, quali le azioni, i prestiti e i crediti delle pmi italiane non quotate, tra gli strumenti finanziari qualificati in cui i PIR alternativi devono essere investiti per almeno il 70% dell’investimento totale, il DL Rilancio favorisce l’investimento dei PIR alternativi negli OICR chiusi. Per rispettare tali limiti di composizione e poter allocare le risorse raccolte in tutti gli strumenti illiquidi previsti, infatti, è necessario per le reti di raccolta dei PIR investire le risorse raccolte sottoscrivendo quote o azioni di OICR chiusi, quali fondi d’investimento alternativi (c.d. FIA) di private equity, di private debt o ELTIF. Ciò in quanto, a differenza degli OICVM, che in virtù della propria natura aperta sono tenuti a investire in asset liquidi per garantire agli investitori il rimborso della partecipazione in qualsiasi momento, gli OICR chiusi non riconoscono tale diritto agli investitori e, di conseguenza, costituiscono il veicolo ideale per l’investimento indiretto negli asset illiquidi, che caratterizzano l’economia reale.

In conclusione, considerate le novità del DL Rilancio in materia di PIR, riteniamo che, a seguito dell’auspicata conversione in Legge del decreto, per sfruttare appieno il ventaglio degli strumenti finanziari previsti, si diffonderanno PIR alternativi costituiti sotto forma di OICR chiusi, che, affiancandosi ai PIR ordinari e veicolando il risparmio privato verso asset illiquidi, favoriranno un ingente afflusso di risorse finanziarie verso l’economia reale.


Il fondo Dante di Kryalos cede il centro commerciale Primavera di Roma a un gruppo della GDO

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centro commerciale primavera romaIl fondo Dante, gestito da Kryalos sgr, ha ceduto il centro commerciale Primavera di Roma a una società appartenente a un primario gruppo della grande distribuzione (si veda qui il comunicato stampa). Il valore della cessione riflette un exit yield pari a circa il 6%.

Il centro commerciale, acquisito nell’aprile 2018 (contestualmente alla costituzione del fonfo Dante), si trova a sudest di Roma, a circa 7 km dal centro della Capitale, ben accessibile grazie a una delle principali arterie della città (Via Casilina) e mediante la linea C della metropolitana. Si sviluppa su due livelli fuori terra oltre a due piani interrati dove sono ubicati i parcheggi. Con una superficie totale di circa 11.980 mq, ospita un supermercato di 2.563 mq e una galleria commerciale con 36 unità di piccole dimensioni e 3 di medie dimensioni.

“Questa operazione rappresenta un segnale molto importante per il mercato delle compravendite di immobili retail, perché evidenzia che le strutture ben gestite e ben posizionate sono costantemente appetibili per gli investitori istituzionali. Dopo aver riposizionato l’asset negli ultimi due anni di gestione, abbiamo deciso di dismettere il centro commerciale in anticipo rispetto al nostro business plan, a valle di un’intensa attività di asset management”, ha affermato Paolo Bottelli, fondatore e CEO di Kryalos sgr.

Il fondo Dante era stato costituito nell’aprile 2018 dalla sgr e sottoscritto interamente da un veicolo che fa capo a Partners Group (si veda qui il comunicato stampa). Kryalos sgr fa parte del gruppo Kryalos, fondato da Paolo Bottelli, che opera nel settore del fund management, asset management e advisory. Blackstone possiede il 35% di Kryalos Investments srl, la holding che controlla al 100% Kryalos sgr e Kryalos Asset Management (si veda altro articolo di BeBeez). La sgr gestisce immobili per 6,6 miliardi di euro e conta 70 dipendenti. Nel giugno scorso la società, sinora attiva con fondi immobiliari, ha annunciato che ha ottenuto da Banca d’Italia l’estensione della sua attività anche ai fondi a credito (si veda altro articolo di BeBeez). La notizia era stata anticipata dall’ad Paolo Bottelli nel febbraio scorso in un’intervista (si veda altro articolo di BeBeez). Il tassello, in più, però è un accordo con EY per la gestione degli Utp annunciato sempre a giugno (si veda altro articolo di BeBeez).

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Borgosesia acquista 6 mln euro di Npl immobiliari

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borgosesia

borgosesiaBorgosesia spa, sviluppatore immobiliare quotato sul mercato MTA di Borsa Italiana, ha acquistato 6 milioni di euro lordi di Npl garantiti da immobili, versando un corrispettivo di 3,15 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa). I crediti, ceduti da banche e intermediari nazionali e destinati a essere successivamente cartolarizzati, risultano assistiti da ipoteche di primo grado su immobili ultimati a destinazione per lo più residenziale e prevalentemente situati in Lombardia e a Roma.

Tali operazioni seguono di pochi giorni l’acquisto di crediti per un valore nominale pari a 2,5 milioni  nell’ambito del closing dell’acquisizione del 100% del veicolo di investimento immobiliare Lake Holding, mediante il versamento a stralcio della somma di 1,5 milioni.

Sempre ieri, infatti, Borgosesia ha formalizzato il closing relativo all’acquisizione di Lake Holding (si veda altro articolo di BeBeez), rilevando per 300 mila euro una quota pari al 17,38% della società con il contestuale conferimento in amministrazione a favore di Figerbiella srl, fiduciaria del Gruppo, di una ulteriore partecipazione pari al 77,62% del relativo capitale destinata a essere permutata (a richiesta di Borgosesia ed entro il 28 febbraio 2021) con 766.835 azioni ordinarie da questa già detenute in portafoglio con un conguaglio in denaro di 767 mila euro circa.

Borgosesia chiude quindi il primo semestre con crediti rilevati del valore di 8,5 milioni, a fronte di un corrispettivo pagato pari a 4,65 milioni. Il sottostante di questi crediti è rappresentato da immobili ultimati che, completato il processo di ripossessamento, potranno essere immediatamente rimessi sul mercato.

“Nonostante gli effetti portati dal Covid-19 siamo riusciti a chiudere il semestre con investimenti che sfiorano i 5 milioni di euro, rispettando gli obiettivi comunicati ai nostri azionisti. A fronte di questi investimenti il Gruppo ha inoltre portato a termine vendite, prevalentemente attraverso preliminari ad esecuzione differita, per circa 4,4 milioni di euro”,  ha commentato Mauro Girardi, presidente di Borgosesia.

Ricordiamo che Borgosesia nel giugno scorso ha lanciato la prima Spac nel settore immobiliare non performing, BGS Club Spac (si veda altro articolo di BeBeez), il cui lancio era stato deliberato dal Consiglio di amministrazione di Borgosesia nell’aprile scorso (si veda altro articolo di BeBeez). La società a inizio aprile 2020 ha acquisito un immobile in via Rossini a Milano per 1,7 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Nel marzo scorso, invece, lo sviluppatore immobiliare ha comprato un immobile nel centro di Roma per 4 milioni di euro, attraverso la controllata Doria srl. L’operazione è avvenuta mediante compensazione con crediti, prevalentemente ipotecari, acquistati in precedenza dal gruppo per un valore di 3,5 milioni (si veda qui il comunicato stampa). Sempre a marzo 2020, Borgosesia ha rilevato un altro immobile a Milano per 1,7 milioni di euro.

Borgosesia ha chiuso il 2019 con un patrimonio netto di 26,9 milioni di euro; un utile netto di 2,7 milioni (+69% dal 2018); un valore della produzione di 14,5 milioni, un ebitda consolidato rettificato di circa 5 milioni  euro (+17,6%) e un debito finanziario netto consolidato in calo da 8 a 3,9 milioni. Si è trattato del primo bilancio chiuso dopo il perfezionamento della scissione, parziale e proporzionale a favore di Borgosesia del patrimonio della controllante CdR Advance Capital spa, quotata all’Aim Italia. Patrimonio che quest’ultima ha costruito conducendo attività di investimento in asset non performing. La scissione è stata condotta lo scorso dicembre (si veda qui il comunicato stampa), ma l’operazione era stata annunciata esattamente un anno prima, nel dicembre 2018 (si veda altro articolo di BeBeez).

 

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