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Bnl Bnp Paribas cede la sua ex sede storica di Roma. A settembre Orion Capital trattava in esclusiva. Diventerà un hotel di lusso a brand Raffles

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BNP Paribas ex sede Roma

BNP Paribas ex sede RomaBnl Bnp Paribas ha ceduto la sua ex sede storica in via Vittorio Veneto a Roma a fine dicembre 2019 (si veda qui il comunicato stampa). Bnp Paribas Real Estate Advisory, CBRE ed EY hanno assistito Bnl Bnp Paribas nella valorizzazione e vendita dell’edificio.

L’immobile sarà convertito in un hotel di lusso da 160-180 stanze sotto la gestione Raffles, marchio d’alta gamma della francese Accor. Non è stato ufficializzato nè il nome dell’acquirente né la cifra, ma lo scorso settembre Orion Capital Management aveva spuntato l’esclusiva per le trattative (si veda altro articolo di BeBeez) e allora si parlava di 250 milioni di euro per l’acquisizione, a cui si aggiungeranno almeno altri 60 milioni per i lavori. Interessati all’operazione si dice fossero anche Edizione Holding, Kryalos (per conto di Blackstone), il fondo sovrano di Abu Dhabi (Adia), Como holding e Katara Hospitality.

Il trophy asset risale agli anni Trenta ed è stato progettato da Marcello Piacentini. Situato in una posizione privilegiata nella nota via romana, si sviluppa su una superficie di 26.700 mq. Sarà trasformato in un nuovo albergo di lusso.

“Si tratta di un’ulteriore conferma del forte interesse che la capitale, insieme con alcune altre destinazioni in Italia, esercita nel mercato del hospitality; mercato sicuramente in forte crescita e con importanti margini di sviluppo nei prossimi anni”, ha commentato Daniele Martignetti, head of capital markets di Bnp Paribas Real Estate Advisory Italy. ”

È una transazione esclusiva che porterà nel mercato di Roma un nuovo marchio alberghiero ultra-lusso. Dopo le aperture previste di Bulgari, Six Senses, W, Edition, InterContinental, la città di Roma ritorna finalmente ai massimi livelli dell’hotellerie internazionale, con una riqualificazione in chiave moderna dell’asse di Via Veneto. Il grande appetito di operatori internazionali per la capitale e le solide performance del mercato trainano la crescente domanda di investimenti sia core sia value-add nella città di Roma, che assorbe ogni anno il 30% circa del capitale investito in hotel in Italia, risultando la città principale per interesse degli investitori di settore”, ha aggiunto Francesco Calia, head of hotels di CBRE Italy.

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Il fondo Oaktree entra in Mail Boxes Etc. Deal da oltre 100 mln euro

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mail boxes etc

mail boxes etcIl fondo americano Oaktree è entrato nel capitale di Mbe Worldwide, proprietaria a livello internazionale del marchio Mail Boxes Etc (Mbe). Lo riferisce Il Sole 24 Ore, secondo cui l’affare sarebbe stato chiuso a fine 2019. L’ingresso del nuovo socio avverrà tramite un aumento di capitale da oltre 100 milioni di euro. Oaktree dovrebbe arrivare a poco meno del 50% del capitale.

A vendere è stata la famiglia Fiorelli, che controlla il marchio in tutto il mondo, eccetto il mercato nordamericano. La famiglia fin dall’aprile 2019 stava cercando un private equity a cui cedere una quota di minoranza in aumento di capitale, per supportare un’ulteriore fase di crescita, supportata dall’advisor finanziario Jefferies (si veda altro articolo di BeBeez). La società punta a inserirsi in nuovi spazi di business con servizi di micro-logistica e per dotarsi di risorse per lo sviluppo internazionale.

Mbe è stata fondata a San Diego, in California, nel 1980. La rete in franchising è arrivata infatti in Italia nel 1993 con Sistema Italia 93 spa (licenziataria esclusiva del marchio), società facente capo all’imprenditore Graziano Fiorelli, oggi presidente onorario dell’azienda. All’epoca fu aperto il primo centro-pilota a Milano a in via della Moscova e in seguito fu lanciato il franchising. Nel 2009 Mbe Worldwide (società sempre interamente posseduta dalla famiglia Fiorelli) ha rilevato dalla statunitense Mbe Corporation, a sua volta posseduta dal colosso Ups Corporation, tutte le attività Mail Boxes Etc a livello mondiale, con eccezione di Stati Uniti e Canada rimasti in capo a Mbe Corporation. In questo modo, Mbe Worldwide è diventata titolare del marchio, del business format e di tutti i contratti di master franchising esistenti a livello mondiale. L’azienda è oggi presente in in ben 30 Paesi del mondo al di fuori degli Stati Uniti e conta oltre 500 centri affiliati. Mbe Worldwide nel 2017 ha acquisito AlphaGraphics e PostNet (due società americane con un’offerta di servizi simile a Mbe), ampliando il proprio network globale raggiungendo circa 2.500 centri servizi in 44 Paesi, con un fatturato aggregato 2018 di circa 861 milioni di euro, di cui l’85% grazie alle pmi e agli studi professionali.

L’acquisto della partecipazione in Mbe rappresenta la terza operazione chiusa dal team europeo dell’equity di Oaktree del 2019 in Italia. Il fondo lo scorso anno ha rilevato l’80% di CEBAT, società specializzata in impiantistica, interconnessione, manutenzione e sviluppo di linee di distribuzione elettrica, di cabine di conversione primaria e secondaria e di impianti di illuminazione pubblica ed elettrici (si veda altro articolo di BeBeez) e il 40% della società genovese Costa Edutainment, attiva nella gestione di parchi di intrattenimento ed educazione scientifica (si veda altro articolo di BeBeez). Nel 2018, invece,  Oaktree ha investito nella moda (con Magital-Cruciani e Caraggi) e nella viticoltura (Azienda agricola Caprai). Mentre a fine 2015 aveva comprato Banca Lecchese (si veda altro articolo di BeBeez), poi ribattezzata Banca Progetto, e nel 2007 aveva comprato Conbipel, tuttora in portafoglio (si veda altro articolo di BeBeez). Secondo indiscrezioni trapelate nel dicembre 2019, Oaktree sarebbe interessata ora ad acquisire anche Sator Immobiliare sgr, la società di gestione di fondi immobiliari del Gruppo Sator, fondato da Matteo Arpe (si veda altro articolo di BeBeez).


Le zanzariere pugliesi MV Line emettono un minibond da 7 mln euro. Lo sottoscrive Unicredit

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MV Line Group

MV Line GroupMV Line Group, azienda leader in Italia nella produzione di zanzariere e di sistemi filtranti e oscuranti contro gli insetti per l’edilizia, ha emesso un minibond da 7 milioni euro a 5 anni, che è stato sottoscritto per intero da Unicredit (si veda qui il comunicato stampa). La banca è stata assistita nell’operazione dagli studi legali Legance e RCCD.

Il gruppo MV Line, fondato dal presidente Paolo Montanaro nel 1996, ha sede ad Acquaviva delle Fonti (Bari). A esso fanno capo le aziende MV Line spa, B.B.C. spa, MV Spagna S.L., MV Living srl e MV Abithal srl. Il gruppo conta oggi circa 450 dipendenti ed è attualmente in fase di grande espansione commerciale: negli ultimi 3 anni il fatturato è cresciuto sensibilmente, fino a superare la soglia dei 70 milioni di euro. L’azienda si è inoltre caratterizzata negli ultimi anni per importanti investimenti in ottica Industria 4.0, che le hanno consentito di sviluppare una notevole capacità produttiva e di consolidare la leadership nel suo settore.

Il prestito obbligazionario è finalizzato a sostenere le strategie di crescita e di sviluppo internazionale dell’azienda, già presente da alcuni anni in Spagna (Valencia). In particolare, l’emissione permetterà di implementare i piani di espansione estera del Gruppo soprattutto verso i seguenti mercati-obiettivo: Francia, Germania e Benelux. “L’operazione accelererà il processo di crescita del gruppo in corso, contribuendo ad espandere ed affermare universalmente il brand”, ha spiegato Antonio Anastasia, amministratore delegato e cfo. 


Il fondo Progress Tech Transfer compra i tessuti high-tech Respectlife

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respectlife

respectlifeIl fondo Progress Tech Transfer a fine dicembre 2019 è entrato nel capitale di Respectlife, startup nata all’interno della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia che realizza tessuti high-tech (si veda qui il comunicato stampa).

La startup produce, senza l’impiego di sostanze tossiche pericolose per l’uomo e l’ambiente, tessuti high-tech altamente performanti con proprietà antimicrobiche, resistenti allo strappo, all’abrasione, alle macchie e anallergici, che consentiranno enorme risparmio di costi, minore impatto ambientale e condizioni di sicurezza per il caso di impieghi in ambienti critici, come quello ospedaliero.

L’investimento iniziale sarà principalmente dedicato alla validazione tecnica in ambiente ospedaliero, grazie a una collaborazione con la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia. “Il supporto di Progress Tech Transfer ci permetterà di testare il tessuto nella pratica clinica e in particolare di valutare la praticità del lenzuolo, l’assenza di colonizzazione batterica e la morbidezza e il comfort per il paziente e l’infermiere”, ha spiegato Alberto Castoldi, presidente del Consiglio di amministrazione di Respectlife.

Francesco De Michelis, amministratore delegato di MITO Technology, società advisor del fondo, ha così commentato l’investimento in Respectlife: “Con il fondo Progress Tech Transfer abbiamo scelto di investire in questo progetto  perché Respectlife ha sviluppato una soluzione che sposa in pieno la nostra missione: colmare un vuoto nel mercato del capitale di rischio, supportando progetti provenienti dalla ricerca pubblica a basso livello di maturazione ma con forte connotazione tecnologica e che ambiscono a offrire risposte dirompenti in tema di sostenibilità. Grazie alle competenze complementari del nostro team, mettiamo a disposizione di Respectlife non solo risorse finanziarie ma anche, e per certi aspetti soprattutto, relazioni e conoscenze necessarie a tramutare i risultati della ricerca scientifica e tecnologica in un business di successo. Il partnenariato con la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia ci rassicura circa il rigore con il quale verrà validato il prodotto di Respectlife in ambiente rilevante e verrà aperta la via alla fase commerciale”.

Progress Tech Transfer è il fondo da oltre 40 milioni di euro sottoscritto da Fondo Europeo degli Investimenti e Cassa Depositi e Prestiti, all’interno della piattaforma strategica nazionale ITAtech nel gennaio 2019 e di cui è advisor MITO Technology (si veda altro articolo di BeBeez). Il fondo nel dicembre 2019 ha anche investito 350 mila euro in HiQ-Nano, startup nata nell’Istituto Italiano di Tecnologia – IIT (si veda altro articolo di BeBeez).

 


Buono Ventures investe nell’hamburger vegano Flower Burger

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burger-menu-flowerburgerBuono Ventures, società di consulenza e investimenti dedicata al settore del food service, che opera mediante club deal con un ticket di equity tra i 3 e i 30 milioni di euro, è entrata con un aumento di capitale in Tobeme srl, proprietaria del marchio di hamburger vegani Flower Burger. Lo riferisce Pambianco Wine, secondo cui l’investimento sarà utilizzato per sostenere l’espansione nazionale e internazionale attraverso nuove aperture.

“Abbiamo scelto Flower Burger perché crediamo nei valori che esprime il brand, nella fantastica qualità del prodotto e nella grande bravura ed energia di Matteo Toto e del suo team. Flower Burger rientra perfettamente nella nostra strategia di partnership con fondatori coraggiosi e visionari nel mondo del food service per appoggiarli attraverso il nostro network internazionale nel conseguire una crescita rapida e sostenibile del loro brand”, ha spiegato Francesco de Mojana,  che ha fondato Buono Ventures, dopo aver lavorato per 15 anni in Permira, che ha lasciato a fine 2018.

Il marchio Flower Burger è stato lanciato nel 2015 a Milano da Matteo Toto, amministratore delegato e fondatore di Tobeme srl. Flower Burger è proprietaria di 13 negozi, di cui 2 di proprietà a Milano e 11 in franchising. Dopo le aperture internazionali a Rotterdam e Marsiglia, per il 2020 sono previste altre inaugurazioni internazionali nelle principali città europee. Il piano di sviluppo per i prossimi anni si suddividerà in aperture dirette, joint ventures e franchising. La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 1,6 milioni di euro, un ebitda di 206 mila euro e una liquidità netta di 92 mila euro (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).


Giuseppe Vegas si prepara a entrare nel Cda di Abitare In

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Giuseppe Vegas
Giuseppe Vegas

Giuseppe Vegas

Giuseppe Vegas entrerà presto nel Cda di Abitare In in veste di amministratore. Contestualmente, la società quotata all’Aim Italia leader nello sviluppo residenziale a Milano intende aumentare il numero dei consiglieri da 4 a 5 (si veda qui il comunicato stampa). Il Consiglio di amministrazione sottoporrà infatti entrambe le proposte all’assemblea dei soci di Abitare In, prevista per il 29 e 30 gennaio prossimi (in prima e seconda convocazione), in cui saranno anche discussi il bilancio 2019 della società e il compenso di Vegas.

Vegas, che ricopre già la carica di consigliere in altre società quotate, vanta una profonda e pluriennale esperienza e conoscenza dei mercati e dei rispettivi sistemi regolatori, oltre a uno spiccato interesse per l’innovazione e per i nuovi modelli di business che, grazie anche alla disruption rispetto ai modelli più tradizionali, creano nuove opportunità per gli stakeholder. Non a caso, dopo aver lasciato Consob nel 2017, che guidava dal 2010, Vegas si è trasformato in business angel e super-consulente di startup fintech (si veda altro articolo di BeBeez). Siede infatti nel Cda UCapital24, la startup quotata all’Aim Italia, che sta sviluppando un social network economico e finanziario globale. Inoltre, con un altro socio Vegas sta sviluppando PopFin, un portale che punta ad  affiliare tutti i servizi di consulenza finanziaria per privati a quotazioni popolari, allo scopo di diffondere la cultura finanziaria a tutela dei risparmiatori. Infine, ha investito in ARisk, una startup fondata a un gruppo di commercialisti che sarà incubata dal Politecnico di Torino e ha sviluppato un algoritmo in grado di valutare la rischiosità di un’azienda, considerando il rischio in senso lato e quindi non solo quello di credito, ma anche quello operativo.

Abitare In è stata fondata da Luigi Francesco Gozzini e Marco Claudio Grillo ed è quotata su Aim Italia dall’aprile 2016. La società realizza solo progetti residenziali di rigenerazione urbana. Punto di forza del modello AbitareIn è la messa a punto di una strategia di marketing che consente che le unità immobiliari siano vendute prima dell’avvio dei lavori di costruzione. Oggi è controllata da Gozzini (23,72%) e Grillo (18,26%) e partecipata da Kairos Partners (5,9%), mentre il flottante è del 52,12%.

I soci hanno dato mandato a Mediobanca per occuparsi della ricerca di un nuovo partner nell’ottobre 2019. A valutare il dossier Abitare In sarebbero in particolari fondi di private equity italiani ed esteri (si veda altro articolo di BeBeez). Non a caso la società era tra quelle individuate dallo studio Leanus-BeBeez sui potenziali target dei fondi di private equity del Nord-Italia sulla base dei bilanci 2017 (si veda altro articolo di BeBeez). A oggi la società capitalizza circa 115 milioni di euro, dopo che il titolo ha guadagnato circa il 50% da inizio anno.

Abitare In al termine del primo semestre dell’esercizio fiscale 2018-2019 aveva un portafoglio ordini di 146 milioni e a fronte di ricavi per 29,7 milioni e un ebitda di 5,9 milioni, oltre a progetti in pipeline per 86,2 milioni. Attualmente i cantieri avviati e in fase di definizione si trovano in alcune aree semicentrali della città, quali Maggiolina, Certosa, Accursio, Corvetto e Naviglio Grande. Oltre a un progetto per la realizzazione di 60 appartamenti in Porta Romana. C’è poi il progetto Milano City Village, per il quale sono già state definite vendite per un controvalore di 78 milioni. Infine c’è il cantiere Trilogy Towers (tre edifici simil Bosco Verticale in miniatura), che prevede la realizzazione di circa 130 appartamenti per un valore complessivo di 48 milioni di euro in zona Portello. Mentre a giugno 2019 Intesa Sanpaolo ha concesso un finanziamento da 10 milioni.

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Insight Partners acquisisce Armis. Warburg Pincus compra Sundyne da BC Partners e Carlyle

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Insight Venture Partners

Insight Venture PartnersInsight Partners ha concordato di acquisire Armis, attiva nella sicurezza su internet, con un accordo da 1,1 miliardi di dollari (si veda qui il comunicato stampa). All’operazione parteciperà con 100 milioni di dollari anche CapitalG, il braccio di investimento di Alphabet, la holding di Google. Armis, fondata nel 2017, è una piattaforma di sicurezza di classe enterprise per dispositivi non gestiti e IoT. La tecnologia dell’azienda può essere utilizzata per analizzare dispositivi come laptop e smartphone, nonché dispositivi intelligenti non gestiti come smart TV, webcam, stampanti, sistemi HVAC e sistemi di controllo industriale. “Armis è una delle soluzioni di sicurezza incentrate sui dati più rivoluzionarie”, ha dichiarato il managing director di Insight, Jeff Horing. Insight ha raggiunto il closing finale di 6,3 miliardi di dollari per il suo decimo fondo lo scorso anno. La società ha dichiarato che utilizzerà il nuovo fondoper investire in software in fase di crescita, servizi abilitati al software e settori di attività Internet. Insight Partners ha recentemente aperto il suo primo ufficio internazionale in Israele.

Warburg PincusSundyne, leader globale nella progettazione e produzione di apparecchiature mission critical per i controlli di flusso, ha annunciato che Warburg Pincus acquisirà la società da BC Partners e The Carlyle Group (si veda qui il comunicato stampa). I termini della transazione non sono stati resi noti. Sundyne progetta, produce e fornisce assistenza post-vendita per pompe centrifughe altamente ingegnerizzate e compressori. La società ha una diffusione globale ed è fornitrice di clienti attivi nel settore oil & gas. Nel mondo, i prodotti Sundyne sono parte integrante per la gestione degli impianti di processo in modo efficiente, affidabile e sicuro. L’attuale team di gestione di Sundyne, guidato dall’amministratore delegato Mark Sefcik, continuerà anche sotto l’egida di Warburg Pincus.” La transazione dovrebbe concludersi nella prima metà del 2020, previa approvazione normativa.


Commerz Real investe in uffici a Barcellona. Arax Properties e Partners Group vendono uffici a Berlino

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Commerz Real Capital Management

Commerz Real Capital ManagementCommerz Real, tramite il suo fondo Hausinvest, che non investiva in Spagna dal 2005, ha acquisito due schemi di uffici a Barcellona dalla Conren Tramway per circa 130 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa).  Gli edifici della superficie rispettiva di 13.900 m² e 9.300 m² saranno sviluppati da Conren Land. Il completamento degli edifici, progettati dall’architetto spagnolo Enric Batlle, è previsto per l’inizio del 2022. La transazione è stata strutturata come un acquisto a termine. L’area è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e privati, con la stazione della metropolitana più vicina, Llacuna, a circa quattro minuti a piedi. Inoltre, l’edificio avrà 128 posti auto per auto e 253 spazi per motociclette, oltre a 210 rastrelliere per biciclette. È previsto che l’immobile raggiunga la classificazione con il certificato di sostenibilità LEED di grado oro. Lo sviluppo positivo dell’economia spagnola e le ottime prospettive future significano che gli investimenti sono ancora una volta interessanti per noi”, ha affermato Henning Koch, responsabile globale delle transazioni di Commerz Real. “Indipendentemente dalla discussione sul futuro politico della Catalogna, siamo convinti che Barcellona sia un mercato degli uffici estremamente attraente e dinamico”.

Arax PropertiesArax Properties e Partners Group  hanno finalizzato la vendita del complesso di uffici “City Campus” a Saatwinkler Damm nel quartiere berlinese di Charlottenburg per circa 200 milioni di euro. Si veda qui Europe-re. Arax Properties continuerà a lavorare sulla proprietà con il nuovo acquirente in futuro. La proprietà comprende 55.640 m² di superficie in affitto e 479 posti auto in sei edifici. È quasi completamente concesso in affitto a un mix di inquilini blue-chip, principalmente inquilini del governo. Milan Cvisic, partner e head di Arax Properties per la Germania, ha commentato: “City Campus si è affermato come un importante hub per uffici per gli inquilini in cerca di grandi superfici, connettività eccellente e livelli di noleggio convenienti nel mercato di Berlino”.



Banca Ifis ha comprato 2,9 mld di euro di Npl nel 2019 con 21 operazioni. Il portafoglio di proprietà sfiora i 18 mld euro lordi

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Schermata 2020-01-08 alle 07.13.34

Schermata 2020-01-08 alle 07.13.34Banca Ifis, istituto di credito veneto quotato a Piazza Affari diventato negli ultimi anni uno dei maggiori player italiani nel segmento dei Npl, ha acquisito un totale di 2,9 miliardi di euro di Npl lordi nel 2019 con 21 operazioni con 15 diverse controparti, per un totale di oltre 230 mila posizioni debitorie (si veda qui il comunicato stampa). Il 75% delle acquisizioni dell’anno appena trascorso (2,2 miliardi) sono avvenute sul mercato primario, mentre operazioni per 700 milioni sono state condotte sul mercato secondario prevalentemente nei confronti di fondi e veicoli di investimento.

In particolare, solo nel dicembre 2019 Banca Ifis ha comprato crediti deteriorati per un valore nominale di 1,4 miliardi di euro attraverso 9 transazioni, con controparti quali Unicredit, Findomestic e veicoli di cartolarizzazione con Gacs. L’ultima operazione in ordine di tempo ha coinvolto il Gruppo Iccrea, che ha ceduto a Banca Ifis nel dicembre scorso un portafoglio di Npl da oltre 230 milioni di euro,  composto per l’80% da crediti chirografari e per il restante 20% da crediti ipotecari, per un totale di 6800 posizioni.

Ricordiamo infine che Banca Ifis nel corso del 2019 ha ceduto a sua volta crediti deteriorati per 800 milioni di euro, sempre a valori superiori a quelli di libro. A seguito di tutte queste operazioni, il portafoglio di Banca Ifis ammonta oggi a 17,9 miliardi di euro di valore nominale, a cui si aggiungono altri 6,5 miliardi di euro in gestione conto terzi per un valore nominale complessivo di 24,4 miliardi di euro.

A fine settembre 2019 la relazione sui risultati dei nove mesi indicava un portafoglio complessivo di proprietà di Banca Ifis di 16,6 miliardi di euro lordi di Npl, spalmati su oltre 1,7 milioni di posizioni (si veda altro articolo di BeBeez).


Il ceco Vitek firma con Unicredit per comprare tre immobiliari ex Parnasi, tra cui la proprietaria dell’area del nuovo stadio della Roma

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Radovan Vitek
Radovan Vitek

Radovan Vitek

L’immobiliarista ceco Radovan Vitek ha siglato a fine dicembre un accordo con Unicredit per rilevare tre società immobiliari, parte dell’ex gruppo Parnasi. Tra queste, c’è anche Eurnova, la società proprietaria dell’area inn cui sorgerà il nuovo stadio di Tor di Valle a Roma voluto dall’AS Roma. Lo ha scritto nei giorni scorsi MF Milano Finanza, precisando che Vitek comprerà per 300 milioni di euro Capital Dev, Persitalia e appunto Eurnova.

L’operazione è parte di un progetto più ampio al quale Vitek sta lavorando con Unicredit e che era stato anticipato da MF Milano Finanza alla fine dello scorso novembre. Unicredit è infatti esposto complessivamente verso il gruppo Parnasi per 500 milioni di euro. In particolare, Capital Dev ha 300 milioni di euro di debiti con la banca, seguita da Parsitalia (200 milioni) e da Eurnova (30 milioni).

Vitek, cha ha un patrimonio personale di 2,5 miliardi di dollari, è a capo di CPI Property Group, operatore immobiliare che ha un portafoglio di proprietà europeo (337 proprietà in Repubblica Ceca, Germania, Polonia, Croazia, Ungheria, Francia, Slovacchia, Romania, Svizzera e Italia) con un tasso di occupazione del 94,6%, del valore di 7,9 miliardi di euro.

Dan Friedkin

Dan Friedkin

L’AS Roma avrà il controllo del terreno sul quale sorgerà il nuovo stadio e l’area retail (20 mila mq), mentre Vitek è interessato ai 140 mila mq da sviluppare per la parte business park e uffici. Resta da sciogliere il nodo dei 300 milioni di euro di oneri di urbanizzazione, da ripartire tra l’imprenditore e la squadra. Intanto Vitek ha già incontrato gli esponenti della giunta guidata da Virginia Raggi per confermare l’interesse per l’area di Tor di Valle, con il Campidoglio favorevole al passaggio di proprietà delle società immobiliari e all’uscita di scena definitiva di Luca Parnasi.

Vitek non avrebbe invece ancora parlato con Dan Friedkin, che starebbe per comprare da James Pallotta l’AS Roma. Friedkin è distributore delle auto del marchio giapponese Toyota in 5 stati degli Usa attraverso 154 rivenditori. Vanta un patrimonio personale stimato in 4,2 miliardi di dollari. Pallotta possiede oggi il controllo della squadra tramite AS Roma spv, che a sua volta fa capo direttamente e indirettamente a Raptor Capital Management.

Il titolo AS Roma a Piazza Affari

Il titolo AS Roma a Piazza Affari

Al prezzo di ieri di 0,64 euro a Piazza Affari l’AS Roma capitalizzava  400 milioni di euro. Secondo MF Milano Finanza, Friedkin per la società giallorossa ha messo sul piatto 750 milioni di euro, compresi i 272 milioni di debito finanziario netto e l’aumento di capitale da 130 milioni.  L’8 agosto scorso l’AS Roma spa ha infatti quotato al Third Market della Borsa di Vienna un prestito obbligazionario senior secured da 275 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Il prestito obbligazionario, che è stato emesso dalla controllata ASR Media and Sponsorship spa, ha scadenza 1° agosto 2024 e paga una cedola del 5,125%. Il bond ha rifinanziato il debito che la squadra aveva verso Unicredit e Goldman Sachs.

Schermata 2020-01-08 alle 08.40.56L’AS Roma era stata nel mirino del fondo sovrano del Qatar, Qatar Investment Authority (QIA), che nell’aprile 2019 aveva offerto 550 milioni di euro, ma la trattativa non era arrivata a nulla perché allora si diceva che James Pallotta, volesse un miliardo (si veda altro articolo di BeBeez).

Il bilancio consolidato della squadra al 30 giugno 2019 si è chiuso con una perdita netta di 24,3 milioni (rispetto ai 25,5 milioni l’anno precedente), con ricavi operativi pari a 232,75 milioni (escluse le plusvalenze). Il patrimonio netto consolidato al 30 giugno 2019 è invece stimato negativo per circa 127 milioni di euro, rispetto a 105,4 milioni di euro al 30 giugno 2018. Infine, ricavi complessivi, tenuto conto dei proventi della gestione operativa calciatori, sono pari a circa 380 milioni di euro, rispetto a 320,4 milioni di euro al 30 giugno 2018, e l’ebitda, calcolato tenendo conto della gestione operativa dei calciatori, è positivo per circa 100 milioni di euro, rispetto a 66,7 milioni di euro al 30 giugno 2018. Tuttavia l’ebitda, escluse le plusvalenze sui giocatori, è negativo per 31,7 milioni in forte peggioramento sul 2018 (era positivo per oltre 20 milioni).

A ogni modo, se andasse in porto, la cessione della Roma sarebbe la maggior operazione di m&a nel mondo del calcio e potrebbe fruttare a Pallotta una plusvalenza attorno ai 100 milioni di euro, visto che l’86% con il quale controlla la società calcistica è iscritta a bilancio (dati al 30 giugno 2018) a un valore di carico totale di circa 250 milioni. Attualmente i legali di Chiomenti stanno effettuando la due diligence sull’AS Roma, a seguito di quella iniziale condotta da Jp Morgan.

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Lingotto Parking (Gruppo Ipi) cede 3.490 posti auto a Torino al fondo tedesco Intreal per 26,4 mln di euro

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Lingotto Parking di Torino

Lingotto Parking di TorinoLingotto Parking srl (società del Gruppo Ipi) ha venduto 3.490 posti auto al Lingotto di Torino all’asset manager tedesco Intreal (International Real Estate Kapitalverwaltungsgesellschaft GmbH) per 26,4 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa). L’acquisizione è stata condotta tramite EG PFE I 1 sas, una società veicolo del fondo alternativo d’investimento tedesco E&GParkhausfonds Europa, gestito da Intreal. Lingotto Parking è stata assistita per gli aspetti legali e contrattuali da K&L Gates, per la vendor due diligence e gli aspetti tecnici da AGIRE srl. E&G Funds & Asset Management GmbH e Intreal sono state assistite per gli aspetti fiscali, legali e contrattuali da Pirola Pennuto Zei & Associati.

Intreal gestisce asset per 28,7 miliardi di euro, spalmati su 1.247 immobili. Fondata nel 2009, la società conta 150 fondi immobiliari, gestiti e amministrati per conto di terze parti. Impiega oltre 280 dipendenti e ha sede ad Amburgo.

Ipi è un gruppo di società specializzato nella consulenza e nei servizi immobiliari a investitori e operatori istituzionali, aziende e privati. Attraverso le diverse linee di business delle società controllate, copre a 360 gradi i servizi al real-estate: gestione, valorizzazione, promozione e sviluppo immobiliare, intermediazione, valutazioni, due diligence e analisi di mercato. Ipi è anche una società di investimento con un proprio patrimonio immobiliare. Fanno parte del gruppo Ipi i seguenti brand: AGIRE, una delle principali società italiane indipendente di servizi immobiliari; Ipi Intermediazione, con filiali a Torino, Milano, Genova, Bologna, Padova, Roma e Napoli, dedicata all’attività di agenzia e brokeraggio; ImutuiPI, ramo d’azienda che segue la mediazione creditizia. Ipi vanta oltre 300 milioni di asset immobiliari di proprietà, tra cui il Lingotto di Torino.

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Kryalos acquisisce 42 immobili logistici last-mile in Italia tramite 3 operazioni del fondo Aphrodite

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Paolo Bottelli, ad di Kryalos sgr
Paolo Bottelli, ad di Kryalos sgr

Paolo Bottelli, ad di Kryalos sgr

A fine dicembre 2019 Kryalos sgr ha acquisito 42 immobili logistici last-mile in Italia attraverso tre acquisizioni di portafogli condotti dal fondo Aphrodite (si veda qui il comunicato stampa). Nell’ambito di queste operazioni, Kryalos è stata assistita da Mileway, che ha agito in qualità di advisor e manterrà questo ruolo anche nella gestione degli immobili. Mileway è la più grande piattaforma europea dedicata alla logistica dell’ultimo miglio, lanciata da Blackstone a settembre 2019.

Gli immobili, con una GLA totale di oltre 280 mila mq e una superficie lorda di più di 1 milione di mq, sono situati prevalentemente in Nord Italia e comunque nei pressi di primarie città, quali: Milano, Roma, Verona, Genova, Bologna, Torino, Brescia, Bari. Gli asset sono tutti ben collegati alle principali arterie stradali e la maggior parte di essi sono locati a tenant di lunga data e di elevato standing. “Gli investimenti del fondo Aphrodite confermano il nostro interesse per il settore logistico last-mile il quale, permettendo alle aziende di accedere ai mercati internazionali in modo efficace e veloce, è diventato oggi uno dei principali abilitatori del commercio” ha commentato Paolo Bottelli, amministratore delegato di Kryalos sgr.

La società nell’ottobre 2019 ha rilevato un immobile a uso uffici a Milano, in via Vespri Siciliani 9, che ospita la società di consulenza Value Partners Group (si veda altro articolo di BeBeez). Inoltre nel settembre 2019 Kryalos ha venduto a un club di investitori organizzato dalla divisione di private banking di Mediobanca lo storico palazzo milanese di via Santa Margherita 12 per 102,5 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Nel luglio 2019 la sgr ha comprato sei immobili logistici per il suo fondo Hour (si veda altro articolo di BeBeez), che a marzo dello stesso anno aveva comprato altri tre immobili logistici  (si veda altro articolo di BeBeez). Sempre a luglio 2019 Kryalos ha comprato altri 5 immobili logistici per il suo fondo Thunder, costituito lo scorso gennaio (si veda altro articolo di BeBeez). Infine a maggio 2019 la sgr ha lanciato un nuovo fondo sottoscritto da Blackstone: Arete. Contestualmente, il veicolo ha comprato da Covivio un portafoglio di immobili da 263,5 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).

Kryalos sgr fa parte del gruppo Kryalos, fondato dall’amministratore delegato Paolo Bottelli, che opera nel settore del fund management, asset management e advisory. Nel dicembre 2018 il fondo americano Blackstone ha siglato un accordo per comprare il 35% di Kryalos Investments srl, la holding che controlla al 100% Kryalos sgr e Kryalos Asset Management (si veda altro articolo di BeBeez). Il closing è stato poi siglato a maggio 2019, dopo l’ok di Banca d’Italia (si veda altro articolo di BeBeez). La sgr gestisce immobili per 6 miliardi di euro e conta 60 dipendenti.

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Nuovo profit warning per Aston Martin. Più vicina l’ipotesi di nuovi investitori

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Il nuovo SUV di lusso DBX di Aston Martin
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Andamento di Aston Martin Lagonda al LSE

Margini in frenata per il produttore di auto inglese Aston Martin Lagonda, che a un anno dalla quotazione continua a soffrire in Borsa a Londra: dall’ottobre 2018 ha perso circa il 75%.

Il gruppo produttore delle supercar preferite da James Bond, il cui azionista di maggioranza è il fondo di private equity Investindustrial guidato da Andrea Bonomi, aveva debuttato al London Stock Exchange nell’ottobre 2018, dopo aver fissato il prezzo dell’ipo a 19 sterline per azione (si veda altro articolo di BeBeez). Il gruppo aveva collocato azioni per 1,08 miliardi di sterline pari al 27,5% del capitale ed era stato valutato 4,33 miliardi di sterline. A vendere erano stati  Investindustrial (37,5% prima dell’ipo, oggi diluito al 31%), i kuwaitiani di Tajara Capital (ex Investment Dar) e Adeem Investments (che insieme controllavano il 54,5%), mentre Daimler non aveva invece ceduto il suo 4,9%, ottenuto nel 2013 in cambio della fornitura di motori e componenti elettroniche, che poi ha però ridotto al 4,2%. Ora Aston Martin ha una capitalizzazione di meno di un miliardo di sterline.

Nei giorni scorsi il gruppo ha lanciato un warning sui risultati 2019 (si veda qui il comunicato stampa): le stime di ebitda per l’anno sono state ridotte a 130-140 milioni di sterline (il consensus era di 200 milioni e nel 2018 l’ebitda era stato di 247 milioni), il margine sui ricavi è stato tagliato dal 20% al 12,5%-13,5% e le vendite sono scese del 7% a 5.809 unità, a fronte delle 7.100-7.300 pronosticate a inizio dello scorso anno. Ieri il titolo ha chiuso la seduta borsistica in calo del 6,11% a 408 sterline (per una capitalizzazione di 931 milioni di sterline), mentre l’altro ieri aveva lasciato sul terreno il 16%.

Aston Martin aveva già lanciato un profit margin warning nel giugno scorso, quando aveva avvertito che sarebbe stato solo del 20%. Ma poi è andata peggio del previsto: il margine ebitda nel 2019 è previsto attorno al 12,5-13,5%, a causa dei maggiori costi di marketing, vendite inferiori al previsto e una sterlina forte, che ha ridotto i ricavi all’estero (si veda qui il comunicato stampa). I conti di Aston Martin erano andati molto bene nel 2018 (si veda qui il bilancio 2018): i ricavi erano saliti a 1,097 miliardi di sterline (da 876 milioni nel 2017), con un ebitda rettificato di 247 milioni (da 207 milioni) e un debito finanziario netto di 560 milioni (da 673 milioni).

Il nuovo SUV di lusso DBX di Aston Martin

Il nuovo SUV di lusso DBX di Aston Martin

La società, guidata dal ceo Andy Palmer, spera di migliorare la sua situazione finanziaria quest’anno con il lancio sul mercato del SUV di lusso DBX, al prezzo di 189 mila dollari, presentato il 20 novembre scorso (si veda qui il comunicato stampa). Da allora, ha raccolto 1.800 ordini. Sul DBX su cui fa perno l’obiettivo di produzione di 14 mila auto al 2023. Intanto, sono in discesa i prezzi delle Aston Martin usate. Oltre che dai conti, gli investitori oggi potrebbero essere preoccupati anche dal ftto che l’indebitmento finanziario netto del gruppo a fine anno si aggira attorno a 800 milioni di sterline. Inoltre l’azienda ha dichiarato che intende contrarre nuovi debiti entro un mese, per cui lo stock totale di debito potrebbe superare il miliardo di sterline, facendone salire anche il costo dal 12 al 15%. 

Il peso del debito rende sempre più urgente una iniezione di nuova finanza in Aston Martin, che ha dichiarato di essere in trattative con nuovi potenziali investitori. Si dice che il miliardario canadese Lawrence Stroll sarebbe interessato a comprare una quota rilevante del produttore di auto britannico. “Restiamo in discussione con potenziali investitori strategici” che potrebbero anche tradursi “in un investimento nel capitale”, ha confermato Palmer.

Ricordiamo che nel luglio 2019 Investindustrial aveva presentato tramite Strategic European Investment Group, società veicolo che fa capo al fondo Investindustrial VI, un’offerta per incrementare del 3% la sua quota in Aston Martin, pagando 10 sterline per azione per 6,84 milioni di azioni, probabilmente per cercare di risollevare le quotazioni dell’azienda (si veda altro articolo di BeBeez).

L’ingresso di Investindustrial in Aston Martin risale al 2012. Allora Investindustrial aveva messo sul piatto 150 milioni di sterline (allora 190 milioni di euro) per la sua quota e aveva messo a disposizione fino a 80 milioni di sterline (altri 100 milioni di euro), senza però essere obbligato a investirli, per ulteriori aumenti di capitale se si fossero resi necessari per finanziare il piano di investimenti da 500 milioni di sterline per lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologia. L’operazione era  stata conclusa sulla base di una valutazione dell’intero gruppo di 740 milioni di sterline (allora 940 milioni di euro). Nel maggio 2015, poi, Investindustrial e Tejara Capital avevano annunciato un aumento di capitale da 200 milioni di sterline per Aston Martin (si veda altro articolo di BeBeez).

 


Le chiusure di sicurezza Guala Closures acquistano la concorrente tedesca Closurelogic per 12,2 mln euro

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Closurelogic

ClosurelogicGuala Closures spa, quotata a Piazza Affari dall’agosto 2019 dopo la business combination con la Spac Space 4 (si veda altro articolo di BeBeez), ha annunciato l’acquisto della concorrente tedesca Closurelogic, specializzata nella produzione di chiusure in alluminio (si veda qui il comunicato stampa).

Fondata nel 1958, Closurelogic ha sede a Worms, in Germania. L’azienda è specializzata nel settore delle bevande e acque minerali in bottiglia di vetro. Nel 2018 la società ha registrato ricavi per circa 52,5 milioni di euro e un Ebitda adjusted di circa 1,6 milioni di euro. L’accordo prevede: l’acquisto di tutti gli asset dell’azienda (materiali e non, compresi il magazzino e l’immobile); il mantenimento del sito produttivo tedesco, grazie alla decisione presa da Guala Closures di utilizzare la forza lavoro esistente. Closurelogic passerà di mano al prezzo di 12,2 milioni di euro (circa 8,2 milioni per gli assets e circa 4 milioni per il magazzino). Guala Closures finanzierà l’acquisizione tramite le disponibilità di cassa e l’utilizzo della RFC del Gruppo. L’acquisizione sarà realizzata tramite Guala Closures Germany, società neocostituita e posseduta al 100% da GCL International Sàrl (società lussemburghese del gruppo), che aveva presentato un’offerta per rilevare la società tedesca a metà dicembre 2019. Il closing dell’operazione è previsto entro inizio febbraio 2020.

L’acquisto dell’azienda tedesca consente al Gruppo Guala Closures di: ottenere una presenza significativa sul mercato tedesco, fino adoggi marginale; consolidare la propria posizione nel mercato mondiale delle bevande e acque minerali in bottiglia di vetro; assicurare capacità produttiva per fornire nuovi potenziali clienti. “Questa operazione è in linea con la strategia del Gruppo di consolidamento selettivo del mercato e nello specifico quello delle acque minerali in bottiglia di vetro, mercato in forte espansione grazie all’attenzione verso la sostenibilità e alla premiumisation. Inoltre, la procedura di vendita garantisce a Guala Closures la possibilità di acquisire unicamente gli asset di Closurelogic GmbH, non dovendosi far carico delle passività generate dalla passata gestione”, ha sottolineato Marco Giovannini, presidente di Guala Closures.

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Guala Closures in Borsa

L’azienda, fondata nel 1954, è leader mondiale nella produzione di chiusure di sicurezza per alcolici e in alluminio per vino, nonché uno dei maggiori attori mondiali nella produzione e vendita di chiusure in alluminio per l’industria delle bevande. Oggi opera in 5 continenti con 29 insediamenti produttivi e una struttura commerciale presente in oltre 100 paesi. Dall’agosto 2018, è quotata al segmento Star di Borsa Italiana e nel settembre 2019 è entrata nell’indice FTSE Italia Mid Cap. Il titolo ha toccato il minimo di 5,34 euro a fine novembre 2018, ma nnel corsso del 2019 ha recuperato e ha chiuso la seduta borsistica di ieri a 7,30 euro. Attualmente Guala annovera tra i suoi soci il fondo attivista Amber, il private equity Peninsula Capital con il 10%, la holding Mojto Luxco 2 con il 5,6% e il presidente Marco Giovannini con il 24,2%.

Nell’ottobre 2017 Guala ha comprato il business delle chiusure a vite di Icsa (Industria Corcher), società cilena specializzata nella commercializzazione di prodotti per l’industria del vino in Sud America (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dicembre 2018 l’azienda ha acquistato per 21,1 milioni di euro la United Closures and Plastic, produttore scozzese di chiusure specializzato in superalcoolici precedentemente in mano al gruppo inglese Rpc (si veda altro articolo di BeBeez).

Nel settembre 2019 sono circolate voci di un interesse a delistare Guala Closures da parte di grandi gruppi strategici americani, tra cui Silgan Holdings (si veda altro articolo di BeBeez), che si andrebbe ad aggiungere a quello di fondi di private equity internazionali, tra cui Astorg e Advent International, così come si diceva già lo scorso aprile (si veda altro articolo di BeBeez).

I ricavi di Guala Closures nel 2018 sono stati pari a circa 580 milioni di euro a cambi costanti (+8,5%) e a 543 milioni a cambi correnti (+1,5%), mentre l’ebitda rettificato è stato paria circa 112 milioni a cambi costanti (+1,4%) e a circa 105 milioni a cambi correnti (-5,5%), con un debito finanziario netto di circa 453 milioni, in miglioramento rispetto ai 553 milioni di fine dicembre 2017, con un leverage ratio che è sceso da 4,8 volte a 4 volte (si veda altro articolo di BeBeez), anche grazie ai capitali incasssati con la quotazione.


Le banche socie della Luigi Luzzatti chiudono la cartolarizzazione da 826,7 mln di euro di Npl. Richiesta la Gacs sulla tranche senior

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Vito Primiceri, presidente di Luigi Luzzatti SCpa e della Banca Popolare Pugliese
Vito Primiceri, presidente di Luigi Luzzatti SCpa e della Banca Popolare Pugliese

Vito Primiceri, presidente di Luigi Luzzatti SCpa e della Banca Popolare Pugliese

Si è conclusa come atteso prima della fine del 2019 la nuova cartolarizzazione di Npl originati dalle banche socie della Luigi Luzzatti spa, la società nata a fine 2017 sotto l’ombrello di Assopopolari e battezzata così in onore del fondatore del sistema del credito cooperativo in Italia (si veda altro articolo di BeBeez).

Dodici banche socie della Luigi Luzzatti a fine dicembre 2019 hanno infatti cartolarizzato 826,7 milioni di euro di Npl (si vedano qui la nota di Banca di Astiqui il comunicato stampa di Prelios, qui quello dei legale e qui quello di DBRS). L’operazione era attesa dall’aprile 2019 su un portafoglio complessivo compreso tra 500 milioni e un miliardo di euro (si veda altro articolo di BeBeez).

I crediti (di cui il 58,6% sono garantiti) sono stati ceduti al veicolo POP NPLs 2019 srl da parte di: Banca Agricola Popolare di Ragusa, Banca di Credito Popolare, Banca Popolare di Puglia e Basilicata, Cassa di Risparmio di Asti, Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli, Banca di Cividale, Banca di Piacenza, Banca Popolare Pugliese, Banca Popolare del Lazio, Banca Popolare del Frusinate, Banca Popolare di Fondi, Banca del Sud. Nell’ambito della cartolarizzazione, Luzzatti ha svolto il ruolo di coordinatore delle banche partecipanti e Banca Agricola Popolare di Ragusa S.c.p.a. ha coordinato le attività di regolamento dei titoli tra le banche partecipanti all’operazione. JP Morgan è stata l’arrangerPrelios Credit Servicing quello di master servicer mentre Prelios Credit Solutions e Fire sono state nominate special servicerAll’operazione hanno partecipato anche l’advisor KPMG Advisory, lo Studio Legale RCCD, lo Studio Legale Orrick, BNP Paribas Securites Services, Securitisation Services (Gruppo Finint) e Zenith Service.

L’operazione costituisce un ulteriore passo avanti del mercato italiano di banche medio-piccole, in quanto si tratta di una cartolarizzazione multi-originator con rating di Npl, originata da banche in larga prevalenza indipendenti, non collegate tra loro da rapporti di tipo societario, commerciale o di altra natura. Nel dettaglio, il veicolo di cartolarizzazione ha emesso 3 tranche di notes ABS:

  • una senior (classe A) di 173 milioni, corrispondente al 21% del valore lordo esigibile, dotata di rating BBB da parte delle agenzie DBRS e Scope Ratings, per cui sarà richiesta la GACS;
  • una mezzanine (classe B) di 25 milioni, corrispondente al 3% del valore lordo esigibile, dotata di rating CCC da parte di DBRS e Scope Ratings;
  • una junior, non dotata di rating, pari a 5 milioni.

In totale, le notes dotate di rating sono pari al 24% del valore lordo esigibile. DBRS ha assegnato rating BBB (sf) alla tranche senior e CCC (sf) a quella mezzanine. La maggior parte dei crediti in portafoglio (circa il 79,8% del valore lordo) è risultata in default dopo il 2010, in particolare tra il 2014 e il 2015 (23,2% del valore lordo). Circa il 58,6% del valore lordo è garantito, di cui circa il 95,6% con un’ipoteca di primo grado. Alla data di chiusura, le garanzie reali sono fortemente concentrate nelle regioni del Sud e delle Isole. L’operazione beneficia di 19,6 milioni di euro di incassi recuperati tra la cut-off date del 31 dicembre 2018 e il 29 novembre 2019, che saranno distribuiti in base alla priorità dei pagamenti alla prima data di pagamento degli interessi.

Le note senior saranno ritenute pro-quota dalle banche originator, in attesa di conferma della GACS da parte del MEF, e avranno una remunerazione pari al tasso euribor 6 mesi più 30 punti base, incorporando il premio dovuto per la garanzia dello Stato. Il rendimento della classe mezzanine è pari al tasso euribor 6 mesi più il 9,5%, in linea con le attese di mercato e con il livello di rating  associato. Inoltre, la struttura della cartolarizzazione permetterà di implementare una Reoco.

“La GACS continua a dimostrarsi lo strumento migliore e più trasparente per ridurre l’esposizione delle banche sugli NPL: massimizza il valore di uscita dagli NPL e minimizza l’impatto sul capitale. Questo strumento ha contribuito significativamente alla riduzione dello stock di NPL netti, circa -63% negli ultimi quattro anni, liberando capitale da destinare alla attività caratteristica delle banche, ovvero finanziare le imprese. Prelios a oggi gestisce 13 delle operazioni di cartolarizzazione con garanzia pubblica avviate negli ultimi quattro anni”, ha spiegato Marco Monselesan, director portfolio management & NPL underwriting di Prelios Credit Servicing.

La cartolarizzazione è la seconda effettuata dalle banche popolari socie della Luzzatti ,dopo quella effettuata da POP NPLs 2018, conclusasi a fine 2018. Quest’ultima, che aveva sempre previsto il ricorso alla Gacs per la tranche senior, aveva riguardato un portafoglio di Npl da circa 1,7 miliardi di euro (73,4% secured e 26,6% unsecured) originati da 14 banche popolari. La fetta più importante del portafoglio di Npl proveniva da Banca Popolare di Bari, che aveva ceduto 800 milioni di euro lordi, come riferito nella semestrale pubblicata a metà agosto 2018 (si veda altro articolo di BeBeez).

Ricordiamo che nel novembre 2019 le banche socie hanno siglato un patto di collaborazione su Npe e fintech (si veda altro articolo di BeBeez). L’accordo prevede la creazione di una società di servizi comune attiva su temi regolamentari, fiscali, contabili; la costituzione di un fondo di sostegno per agevolare la liquidabilità dei titoli e collaborazioni in ambito fintech. La collaborazione nella gestione degli Npe prevede: strumenti per valutazione portafogli, creazione di una workout unit, realizzazione di un fondo per il rifinanziamento delle esposizioni Utp, costituzione di una società per la promozione delle aste immobiliari.



Amundi si prepara a lanciare un fondo di private debt da 100 mln euro dedicato al vino italiano

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amundilogoAmundi, la società controllata di Crédit Agricole per la gestione patrimoniale, sta per lanciare un fondo di private debt da almeno 100 milioni di euro dedicato al vino italiano. Lo ha riferito nei giorni scorsi il quotidiano francese Le Monde, secondo cui il veicolo dovrebbe essere lanciato entro quest’anno. Il fondo offrirà finanziamenti di medio-lungo termine ai produttori di vino della durata di 6 anni. In questo lasso di tempo, dovranno pagare solo gli interessi sul debito, mentre rimborseranno il capitale a scadenza, una volta che il vino, sufficientemente invecchiato, avrà guadagnato l’etichetta con la dizione dell’origine controllata del prodotto e la produzione sarà messa in vendita.

moncaroAttualmente Amundi sta conducendo una sperimentazione creditizia con la cooperativa vinicola marchigiana Moncaro, che vanta 1.200 ettari di vigneti, vicino al villaggio di Montecarotto, da cui realizza verdicchio dal 1964. L’azienda, parzialmente bio dagli anni ’80, esporta più della metà della sua produzione di rossi e bianchi, principalmente in Svezia, Germania, Paesi Bassi, Gran Bretagna. I suoi vini raggiungono anche in Cina e Giappone. Moncaro ha chiuso il 2018 con 24,4milioni di euro di ricavi, 3,5 milioni di ebitda e un debito finanziario netto di 18,2 milioni. Le Monde riferisce che la società marchigiana la scorsa estate ha emesso un minibond garantito dal suo stock di vino del valore di 5 milioni di euro, sottoscritto da Amundi.

Non è la prima volta che l’azienda ricorre ai minibond. Nel luglio 2013 ne aveva emesso uno da 4,9 milioni di euro a cedola 5,25% e scadenza 1 luglio 2018. Successivamente, nel maggio 2015, ne aveva emesso un altro,  da 5 milioni di euro, che aveva ottenuto rating Cerved pari a B1.1 ed era stato quotato all’ExtraMot Pro (si veda altro articolo di BeBeez). Il prestito obbligazionario era stato allora sottoscritto dal fondo Pioneer Progetto Italia, gestito allora da Pioneer Investment Management sgr (oggi Amundi sgr, dopo che nel dicembre 2016 Amundi ha acquisito l’intero capitale di Pioneer, si veda altro articolo di BeBeez).

Moncaro nel 2017 non aveva rispettato un covenant finanziario imposto a tutela di questo secondo minibond, ma Pioneer aveva concesso comunque all’azienda marchigiana un waiver (rinuncia ad eccepire) relativo al mancato rispetto del covenant relativo al rapporto fra indebitamento finanziario netto ed ebitda che era stato di 5,7 volte, in relazione ai dati del bilancio individuale certificato al 31 luglio 2016, e quindi superiore al limite soglia di 5 volte (si veda altro articolo di BeBeez). La stessa cosa era successa nel maggio 2018, con il rapporto tra debito finanziario netto ed ebitda che al 31 luglio 2017 aveva raggiunto quota 7,9 volte e con il fondo che aveva concesso un waiver (si veda qui il comunicato stampa). Successivamente era stato modificato il regolamento del fondo, erano state introdotte maggiori garanzie, erano stati modificati al rialzo i covenant ed era stata spostata al 29 maggio 2021 la data di scadenza del bond, mentre la cedola era rimasta al 6,375% (si veda qui il comunicato stampa). A oggi quel bond ha un valore residuo di 1,75 milioni di euro.

Nel luglio di quell’anno, poi,  era stato concluso un aumento di capitale da 2 milioni di euro, di cui 1,5 milioni sottoscritto da Winemarket Nordic AB, per una quota del 18% (si veda qui l’ANSA). Fondata nel 2012 a Stoccolma e già cliente di Moncaro, Winemarket Nordic è uno dei maggiori distributori di prodotti vinicoli nei paesi scandinavi e parte integrante del Gruppo Viva Wine & Spirits, principale player distributivo privato della Svezia.

Il fondo di private debt per le aziende vitivinicole italiane in arrivo da Amundi sarebbe il secondo specializzato nel finanziamento alle pmi del settore alimentare lanciato dall’asset manager francese. Amundi sgr ha infatti già lanciato il fondo Cbus: il primo fondo specializzato nel finanziamento del magazzino di imprese del settore agroalimentare. Con un target di raccolta di 150 milioni di euro, nel novembre 2017 il fondo aveva annunciato il primo closing a 60 milioni (si veda altro articolo di BeBeez) e nel settembre 2018 aveva reso noto di aver sottoscritto obbligazioni a medio-lungo termine, assistite da garanzie reali, emesse da un gruppo di imprese agroalimentari italiane (in particolare nei settori dei prosciutti crudi e dei formaggi stagionati) per complessivi  71 milioni di euro, tra cui quella di Casearia Piccole Dolomiti spa, con sede a Thiene (Vicenza), del valore di 7 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).


Il servicer polacco Kruk rileva due portafogli di crediti deteriorati per un totale di 133 mln di euro

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krukIl servicer polacco Kruk a fine 2019 ha rilevato due portafogli di crediti deteriorati per un valore nominale totale di 133 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa). Entrambe le operazioni sono state condotte mediante il veicolo di cartolarizzazione Itacapital srl.

La prima acquisizione, del valore di 75 milioni di euro e corrispondente a circa 6.700 clienti, è avvenuta al termine di un processo di gara indetto da Intesa Sanpaolo. I crediti acquisiti sono Utp retail non garantiti, denominati progetto Pixar. La seconda acquisizione, del valore di 58 milioni euro distribuiti su circa 39 clienti, riguarda un portafoglio corporate chiamato Project Demetra Large, ceduto da un primario operatore del credit service.

Quest’ultima costituisce la seconda operazione per Kruk nel business degli Npl corporate italiani, in cui è entrata nell’aprile 2019 (si veda altro articolo di BeBeez), che segue l’acquisto nell’ottobre 2019 di parte del portafoglio Mercury di Bnl Bnp Paribas, per un valore nominale di oltre 162 milioni di euro, corrispondenti a circa 115 clienti (si veda altro articolo di BeBeez). “Abbiamo chiuso il 2019 in positivo per la nuova linea di business di KRUK in Italia, confermando la nostra posizione di operatore attivo sia nel mercato primario che secondario”, ha commentato Eleonora Lagonigro, direttore del dipartimento corporate di Kruk Italia. Dal suo ingresso nel mercato italiano, il Gruppo Kruk ha acquisito 21 portafogli di Npl, con un valore nominale complessivo di circa 3,5 miliardi di euro. A seguito di queste operazioni, gestisce direttamente circa 433 mila posizioni.

Fondata a Breslavia nel 1998, Kruk è quotata sulla Borsa di Varsavia e sul suo mercato obbligazionario. Il gruppo è composto da 14 società presenti in sette Paesi e impiega oltre 3.000 persone. Con una quota di mercato del 21% in Polonia e del 38% in Romania, Kruk è leader nel mercato della gestione del credito in Europa Centrale. Opera in Italia da fine 2015. Nell’aprile 2018 Kruk ha comprato Agecredit srl, società di recupero crediti con sede a Cesena fondata nel 1994 dall’imprenditore Marco Pasini, che è stato presidente di Unirec, l’associazione di categoria delle società di recupero crediti (si veda altro articolo di BeBeez).


Ardian cede Riemser. Shoreline Equity Partners raccoglie 300 mln $ per il primo fondo. Platinum Equity annuncia il closing definitivo a 10 mld $ per il fondo V. Permira al controllo di Lytx. DWS Group compra il 24,9% di Arabesque AI

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ArdianArdian ha siglato l’accordo per cedere la sua partecipazione nella società farmaceutica tedesca Riemser a Esteve, una società farmaceutica internazionale con sede a Barcellona (si veda qui il comunicato stampa). La chiusura della transazione è soggetta all’approvazione antitrust ed è prevista per il primo trimestre 2020. Riemser è un fornitore di specialità farmaceutiche nella medicina umana con sede a Greifswald e Berlino. La società ha filiali in Gran Bretagna, Francia e Spagna e una rete di distribuzione internazionale in oltre 50 paesi. Con questa acquisizione, Esteve amplia il suo accesso al mercato ospedaliero in rapida crescita, dato che oggi Riemser genera circa l’80% dei ricavi con prodotti per applicazioni cliniche.  Ardian aveva acquisito Riemser nel 2012 e, insieme al team di gestione, ha ricentrato con successo la società sul suo core business di specialità farmaceutiche, che acquisisce, concede in licenza, commercializza e distribuisce. Oggi il portafoglio di prodotti dell’azienda comprende farmaci da prescrizione per il trattamento di malattie gravi in ​​oncologia, neurologia, infectiologia, nonché indicazioni di nicchia in medicina cardiovascolare, dermatologia, reumatologia e infectiologia. Riemser ha ceduto aree che non fanno parte del suo core business, come il settore dentale e veterinario e il settore dei dispositivi medici. I proventi sono stati investiti nella concessione di licenze e acquisizione di prodotti, nell’acquisizione di aziende nel settore dei prodotti farmaceutici speciali e nell’espansione delle indicazioni per i prodotti esistenti. In particoalre, Riemser ha acquisito Keocyt in Francia nel 2014 e Intrapharm, con sede in Inghilterra, nel 2015. Nel 2016, ha comprato la divisione CNS di Dolorgiet. Infine nel 2019, Riemser ha acquistato il fornitore spagnolo di servizi di distribuzione Zaltanpharma, che da allora è stato ribattezzato Riemser Iberia.

Shoreline Equity PartnersShoreline Equity Partners ha annunciato il closing definitivo del suo fondo di private equity inaugurale dedicato alle pmi, Shoreline Equity Partners Fund (si veda qui il comunicato stampa). Shoreline aveva iniziato a raccogliere fondi a marzo 2019, in concomitanza con il lancio dell’azienda, con un obiettivo iniziale di 250 milioni di dollari che è stato raggiunto e superato col raggiungimento del limite massimo di 300 milioni in impegni. “Siamo molto grati a tutti i nostri LP per il supporto clamoroso e positivamente sorpresi dalla schiacciante domanda mostrata nel durante del processo”, ha dichiarato Mike Hand, cofondatore dello studio.  La società investe in genere in aziende con enterprise value tra i 25 e 250 milioni di dollari con ebitda compreso tra i 5 e  25 milioni. . M2O Private Fund Advisors ha agito come agente di collocamento esclusivo e Ropes & Grey LLP ha fornito consulenza legale a Shoreline.

Platinum EquityPlatinum Equity ha annunciato la chiusura finale del suo ultimo fondo di buyout, Platinum Equity Capital Partners V, con un totale raccolto di 10 miliardi di dollari (si veda qui il comunicato stampa).  “Siamo molto grati per il supporto dei nostri investitori in tutto il mondo che ci hanno affidato il loro capitale e ci hanno aiutato ad estendere la nostra portata globale di investimento”, ha affermato Tom Gores, fondatore, presidente e ceo di Platinum Equity.  Il fondo, che aveva un obiettivo di “soli” 8 miliardi e un limite massimo di 10 miliardi, è stato sottoscritto per eccesso. Mark Barnhill, il partner Platinum Equity responsabile della gestione della raccolta di capitali, ha dichiarato che il Fondo V ha generato una forte domanda da una vasta gamma di investitori istituzionali in tutto il mondo. Più di 250 LP da 30 paesi diversi hanno investito nel fondo. “Il nostro marchio di investimento è sempre più forte e oggi abbiamo rapporti con alcuni dei più grandi e attivi investitori istituzionali del mondo”, ha affermato Barnhill. Platinum Equity, fondata da Mr. Gores nel 1995,  ha finanziato i suoi investimenti iniziali con il capitale del fondatore e ha poi raccolto in totale oltre 25 miliardi di dollari da investitori istituzionali. Platinum Equity ha raccolto il suo primo fondo di private equity nel 2004 con  700 milioni di dollari di impegni di capitale a cui hanno fatto seguito il Fondo II con 2,75 miliardi nel 2007,  il Fondo III con 3,75 miliardi nel 2012, il Fondo IV con 6,5 miliardi nel 2016 e ora appunto il Fondo V con 10 miliardi. La società gestisce anche un fondo Small Cap da 1,5 miliardi perseguendo analoghi investimenti in private equity nel mercato della piccola/media impresa.

permiraPermira hanno annunciato l’acquisizione della maggioranza del capitale di Lytx, un fornitore di soluzioni di telematica video basate su visione artificiale e intelligenza artificiale per flotte commerciali, del settore pubblico e privato (si veda qui il comunicato stampa). Lytx è stata valutata oltre 2,5 miliardi di dollari. Flotte di ogni dimensione e settore stanno cercando aiuto nella visione artificiale e nell’intelligenza artificiale per interfacciarsi con la grande mole di dati disponibili che possono aiutarli a ottenere un vantaggio competitivo nel mercato dei trasporti che ha raggiunto il valore di $ 30 trilioni. Le tecnologie di telematica video intelligente di Lytx aiutano migliaia di persone a risparmiare centinaia di milioni di dollari all’anno oltre che a proteggere la vita di oltre un milione di conducenti commerciali rilevandoli da rischi come guida distratta e pericolosa. Il mercato della telematica video rimane praticamente inutilizzato. Solo in un milione viene stimato il numero di veicoli commerciali che stanno attualmente sfruttando i dati derivati ​​dalle tecnologie di telematica video, ovvero meno dell’1% dei 125,6 milioni di veicoli commerciali a livello globale, secondo la società di ricerca industriale Frost & Sullivan.

DWSL’asset manager DWS Group  ha acquisito il 24,9% in Arabesque AI Ltd. La società con sede nel Regno Unito si concentra sull’intelligenza artificiale (AI) per prevedere gli sviluppi dei prezzi azionari tramite il suo motore di IA proprietario, combinando big data col machine learning ad alte prestazioni (si veda qui il comunicato stampa). Inoltre, entrambe le società hanno concordato una partnership strategica per migliorare le capacità del motore di intelligenza artificiale e sviluppare sofisticate soluzioni di investimento basate sull’intelligenza artificiale. Entrambe le parti hanno concordato di mantenere la riservatezza sul prezzo della transazione e ulteriori dettagli finanziari. La chiusura della transazione è già avvenuta. La chiave della partnership sarà lo sviluppo continuo del motore di intelligenza artificiale, che combina l’esperienza di investimento di DWS con le capacità di apprendimento automatico e di elaborazione ad alte prestazioni di Arabesque AI. Inoltre, saranno sviluppati congiuntamente prodotti e servizi di investimento innovativi che utilizzano il motore AI. A tal fine, entrambe le parti hanno concordato di istituire un gruppo di lavoro di esperti per la collaborazione in corso. Nell’ambito della cooperazione, entrambe le parti intendono lavorare esclusivamente su nuovi progetti insieme. Con questa mossa, DWS rafforza le sue conoscenze e capacità di intelligenza artificiale in futuro e – come promesso nel nostro aggiornamento per gli investitori all’inizio di dicembre – DWS accelererà i suoi sforzi di prontezza digitale.


GIC sale al 49% di Dexus Australian Logistics Trust. L’indiana Pallonji Real Estate lancia piattaforma logistica. UBM Development cede tre progetti due anni prima del loro completamento

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GIC

dexusDexus ha annunciato che il 23 dicembre 2019 sono stati esercitati i diritti tramite i quali GIC ha potuto acquisire una partecipazione aggiuntiva del 24% nel portafoglio core di Dexus Australian Logistics Trust, portando l’investimento totale di GIC in DALT al 49% (si veda qui il comunicato stampa). L’istituzione di DALT era stata  annunciata all’Australian Securities Exchange il 26 novembre 2018. DALT è un fondo aperto non quotato con un mandato di acquisizione e sviluppo attivo, il cui contributo iniziale è stato costituito dal portafoglio industriale esistente di Dexus e una banca di sviluppo. L’investimento aggiuntivo ha un prezzo di 366,1 milioni di dollari, in linea con le valutazioni indipendenti stimate del 31 dicembre 2019 su tutto il portafoglio principale. Il regolamento dovrebbe avvenire il 1 ° aprile 2020, con i proventi della vendita inizialmente utilizzati per ridurre il debito e fornire capacità per futuri impegni di finanziamento, compresa la pipeline di sviluppo di Dexus.

Pallonji Real EstatePallonji Real Estate sta istituendo una piattaforma di investimento da 600 milioni di dollari in collaborazione con un fondo sovrano globale per entrare nel crescente mercato indiano della logistica (si veda qui livemint). La società del gruppo Shapoorji Pallonji, che costruisce case con finiture di lusso per clienti a medio reddito in tutto il paese, ha in programma di avviare la nuova attività entro aprile, ha dichiarato l’amministratore delegato Venkatesh Gopalkrishnan in un’intervista. Il nome del fondo sovrano coinvolto non è noto, ma si dice che sia Abu Dhabi Investment Authority (ADIA). È probabile che l’accordo venga chiuso entro due o tre mesi, hanno affermato. Dei 600 milioni di dollari, che saranno investiti in 4-5 anni, la piattaforma distribuirà circa 150 milioni di dollari entro i prossimi due anni, ha affermato Gopalkrishnan. Il restante investimento dipenderà dal successo e dai progressi del settore.

ubmUBM Development, il principale sviluppatore di hotel in Europa, ha venduto tre progetti in fase di sviluppo alla fine del 2019, quasi due anni prima del completamento: due hotel in Polonia, il Mercure Mlynska a Katowice e l’ibis Styles Mogilska a Cracovia, sono stati venduti a Union Investment. La terza transazione ha riguardato la vendita globale del progetto residenziale barany.7 a Vienna a BUWOG (si veda qui il comunicato stampa).  I proventi della vendita di questi tre progetti ammontano a 120 milioni di euro. “Nel settore residenziale, la tendenza verso le vendite globali ha raggiunto anche l’Austria. La nostra attività alberghiera sta quasi iniziando ad assomigliare a una fabbrica “, ha commentato Thomas G. Winkler, ceo di UBM Development. La vendita di due progetti alberghieri in Polonia con oltre 500 camere in tutto sottolinea la posizione di mercato di UBM come principale sviluppatore di hotel in Europa. Negli ultimi anni, UBM si è posizionata con successo in un segmento che sta riscuotendo un aumento della domanda da parte degli investitori. “Il profilo di rischio/rendimento degli hotel è imbattibile per gli investitori nell’attuale contesto di mercato”, ha spiegato Andreas Zangenfeind, responsabile delle transazioni e membro del comitato esecutivo di UBM. Gli studi attuali mostrano che le classi di attività di hotel e uffici presentano il rischio più basso nel confronto a lungo termine, per cui gli investimenti in hotel generano rendimenti notevolmente più elevati. Anche la domanda per la terza classe di attivi UBM, quella residenziale, è particolarmente elevata al momento, come dimostra il numero crescente di acquisizioni da parte di investitori istituzionali in progetti residenziali.


Le piattaforme di equity crowdfunding italiane hanno raccolto oltre 65 mln euro nel 2019. Ecco tutte le statistiche dell’anno

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Schermata 2020-01-09 alle 07.38.02

Schermata 2020-01-09 alle 07.38.02Nel 2019 le piattaforme di equity crowdfunding italiane hanno raccolto ben 65,6 milioni di euro di capitali per startup e pmi, con una crescita dell’82% dai 36 milioni raccolti nel 2018, grazie a 140 imprese finanziate (contro 113) e a 18 mila investitori (contro 9.500), con una raccolta media che è passata da 320 a 469 mila euro. Lo scrive oggi CrowdfundingBuzz (edito da EdiBeez srl come BeBeez), che segnala anche che, per il primo anno da quando esiste l’equity crowdfunding in Italia, ogni trimestre del 2019 ha segnato una crescita rispetto al trimestre precedente, fino al record assoluto del quarto trimestre, che ha visto una raccolta di 20 milioni, più della metà di tutto il 2018.

Certo, al grande balzo delle statistiche ha contribuito l’equity crowdfunding immobiliare, con le piattaforme dedicate che nel 2019 hanno raccolto 16,5 milioni di euro (da 7,7 milioni nel Schermata 2020-01-09 alle 07.41.022018, si veda altro articolo di BeBeez), ma anche al netto del real estate, il trend positivo del mercato è ben evidente.

“Il dato 2019 supera di un soffio le previsioni condotte dal rapporto di EdiBeez pubblicato nell’ottobre 2018, con il patrocinio di AIEC (Associazione Italiana Equity Crowdfunding). Avevamo rilasciato uno studio previsionale sulla crescita del mercato dell’equity crowdfunding tra il 2019 e il 2021(si veda altro articolo di BeBeez). Solitamente le previsioni sbagliano per eccesso, ma, a chiusura del 2019, la nostra è risultata invece errata per difetto, anche se di poco: per il 2019 prevedevamo 62 milioni di raccolta, mentre il consuntivo è stato di 65,6 milioni”, ha commentato Fabio Allegreni, ceo di EdiBeez e fondatore di CrowdfundingBuzz, che ha aggiunto: “Partito in grave ritardo rispetto al resto d’Europa, l’equity crowdfunding in Italia ha raggiunto una dimensione che inizia ad essere paragonabile con altri Paesi europei (escluso il Regno Unito, che continua a viaggiare su una scala diversa). Crediamo sia una crescita destinata ad aumentare ulteriormente nei prossimi anni, considerando da un lato la potenzialità ancora inespressa dell’offerta (l’Italia è un paese fatto di pmi) e quella ancora più inespressa della domanda (gli italiani hanno un’enorme propensione al risparmio, ma non sanno più dove investire)”. Le previsioni contenute nel Rapporto EdiBeez indicano per fine 2020 quota 110 milioni come il prossimo obiettivo.

Andando più nel dettaglio dei dati, delle 140 campagne chiuse con successo, ben 21 (il 15%) hanno raccolto più di un milione contro le 7 del 2018. Tra i round milionari del 2019, 11 sono relativi a imprese e 10 a progetti immobiliari. Inoltre, ben 6 hanno superato i 2 milioni, di cui due hanno raccolto più di 3 milioni. Nel 2018 solo una campagna aveva superato i 2 milioni. La media di raccolta di 469 mila euro è dunque pesantemente influenzata dalle campagne milionarie: se queste in media hanno raccolto 1,652 milioni, le altre 119 hanno raccolto in media 260k euro.

Negli anni è aumentato progressivamente l’obiettivo di raccolta medio che è passato dai 125 mila del 2017, ai 160 mila del 2018, ai 223 mila del 2019, a sottolineare che le società in raccolta hanno più fiducia nello strumento e che, molto probabilmente, si è alzata anche la qualità media dell’offerta. E, infatti, è aumentata anche la quota di overfunding, che nel 2017 e negli anni precedenti è stato mediamente inferiore all’obiettivo di raccolta, nel 2018 è stato uguale e nel 2019 addirittura superiore (249 mila euro).

Il tipo di società più finanziata è stata la startup (99 campagne), ma si è vista finalmente una crescita delle pmi (36, di cui 15, tuttavia, sono progetti immobiliari) e una consistente presenza (5 round) condotti da società o fondi di investimento,

Quanto alle piattaforme, Mamacrowd si conferma la prima piattaforma per raccolta sia nel 2019 (13,8 milioni) sia complessivamente (29 milioni). Crowdfundme, che nel 2019 si è quotata all’Aim Italia (si veda altro articolo di BeBeez), segue a ruota con 10,2 milioni nel 2019 e 21,4 complessivamente. Walliance è la terza (10 e 17,5), oltre ad essere la prima tra le piattaforme di crowdfunding immobiliare.

Da notare che le prime due in graduatoria nel 2019 hanno finanziato meno imprese rispetto all’anno precedente (Mamcrowd 11 in meno e Crowdfundme 3), ma la raccolta media è cresciuta notevolmente: mentre nel 2018 è stata di 315k euro circa per entrambe, nel 2019 i round di Mamacrowd hanno raccolto mediamente 659k e quelli di Crowdfundme 444k.

Il balzo in avanti più consistente è stato fatto da Backtowork24 e da 200Crowd. La prima, nel cui capitale è entrata recentemente Intesa Sanpaolo (si veda altro articolo di BeBeez), ha raccolto 7,1 milioni contro 1,7 milioni del 2018, finanziando ben 27 imprese contro le 6 dell’anno prima. Anche la seconda ha raccolto circa 7 milioni (contro i 2,5 milioni del 2018) con 14 round chiusi con successo contro i 9 round del 2018. Ma mentre 200Crowd ha visto quasi raddoppiare la sua raccolta media (da 286k a 500k euro), Backtowork24 è in leggera controtendenza in quanto la raccolta media è diminuita (da 312k a 266k euro). Anche Opstart, terza per numero di imprese finanziate complessivamente (50), ha vissuto una crescita consistente nella raccolta (da 2,6 a 4,7 milioni) a quasi parità di imprese finanziate (20 nel 2018 e 19 nel 2019), con una media di raccolta, quindi, quasi raddoppiata (da 130k a 251k euro).

Peraltro, il dato forse più eclatante è costituito dal numero di nuove piattaforme che hanno esordito proprio nel 2019 (chiudendo almeno una campagna): sono 8, di cui due (House4Crowd e Build Around) immobiliari e una (Ecomill) specializzata in progetti dedicati al settore energetico. Le otto nuove piattaforme hanno contribuito con 4,8 milioni (e 9 round) alla raccolta complessiva, di cui, peraltro, 2,3 milioni raccolti dall’unico round chiuso su TheBestEquity (e anche il primo effettuato da una squadra di calcio, si veda altro articolo di BeBeez).

I dati di CrowdfundingBuzz sono in linea con quelli appena diffusi dall’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano, di cui EdiBeez è media partner. Le lievi differenze sono dovute ad aggiustamenti tra i dati di raccolta annunciati dalle piattaforme e quelli poi effettivamente confermati. In totale dall’inizio dell’operatività delle piattaforme in Italia e sino a fine 2019 sono stati raccolti oltre 120 milioni di euro. In totale sono state lanciate 506 campagne di raccolta, di cui 334 hanno avuto successo. Attualmente in fase di raccolta ci sono 45 campagne.

Fonte: Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano

Fonte: Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano


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