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Staffetta di fondi per il caffè in capsule Neronobile. EOS vende la sua quota ed entra Mandarin. Resta nel capitale la famiglia Furia

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neronobileIl fondo Mcp III di Mandarin Capital Partners ha comprato il 67% di Neronobile srl, azienda specializzata nella produzione e commercializzazione di caffè, tè, tisane e solubili in capsula (si veda qui il comunicato stampa). A vendere è stata la famiglia Furia, che resterà ancora nel capitale con il 33% delle quote e continuerà a guidare l’azienda tramite l’ad Giampaolo Furia.

In realtà si è trattato di una vera e propria staffetta di fondi, visto che il 67% che è passato di mano è la stessa quota che nell’ottobre 2018 era stata acquisita da EOS Investment Management (si veda altro articolo di BeBeez). Lmcr ha assistito il fondo Mandarin nell’operazione. I venditori sono stati assistiti dallo studio legale Pavia e Ansaldo. Lo studio tributario e societario Deloitte ha agito in qualità di tax advisor per la parte relativa agli aspetti fiscali di structuring e due diligence dell’operazione.

Mandarin supporterà la crescita per linee esterne di Neronobile a livello internazionale, continuando a mantenere la produzione in Italia. Una volta raggiunto un ebitda intorno ai 20 milioni, si rifletterà sulla possibilità di quotazione dell’azienda.

Fondata nel 2002 e guidata dall’amministratore delegato Giampaolo Furia, Neronobile ha sede a Sarcedo (Vicenza). La società ha chiuso il 2017 con circa 20 milioni di euro di ricavi e un ebtida di oltre 3,2 milioni di euro, mentre conta di chiudere l’esercizio 2018 a oltre 24 milioni di euro di ricavi. Neronobile ha una solida posizione patrimoniale e finanziaria che la rende una piattaforma ideale per intraprendere una strategia build-up, acquisendo altre realtà del settore.

In occasione del primo closing del fondo, lo scorso agosto (si veda altro articolo di BeBeez), Mandarin aveva anticipato che era in trttative avanzate per la conclusione di due operazioni, di cui una nel settore del caffé (appunto Neronobile) e l’altra  con una realtà attiva nella produzione di accessori in metallo per borse e cinture d’alta moda. Il closing in questo caso è atteso fra una decina di giorni.



I contatori di acqua, luce e gas V. Barbagli emettono un minibond da 2 mln euro. Lo sottoscrive Sici sgr

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barbagliV. Barbagli, azienda italiana attiva nella produzione di contatori di luce, acqua e gas, nonché nei servizi di sub-metering e di telegestione, ha emesso un minibond da 2 milioni di euro, sottoscritto per intero da Sici sgr (acronimo di Sviluppo Imprese Centro Italia) tramite il suo Fondo Rilancio e Sviluppo (si veda qui il comunicato stampa). Sici sgr, insieme all’advisor finanziario Kon spa, ha anche strutturato il prestito obbligazionario.

Il minibond ha una durata di 5 anni, 6 mesi di pre-ammortamento e un rendimento variabile, indicizzato allo sviluppo dell’impresa. In merito, Vittorio Gabbanini, presidente di Sici, ha commentato: “L’intervento del Fondo Rilancio e Sviluppo, gestito da Sici, ha riguardato la sottoscrizione di un nuovo strumento di debito che prevede una parte del proprio rendimento legata al raggiungimento di determinati obiettivi economici dell’azienda, allineando gli interessi della società a quelli del fondo”.

Si tratta del primo minibond emesso da Barbagli. Servirà a finanziare il piano di crescita dell’azienda, che prevede l’installazione di 1,5 milioni di smart meters gas, lo sviluppo e l’introduzione di nuovi servizi digitali in entrambe le divisioni dell’azienda: utilities e condominio. In proposito, Paolo Barbagli, socio e amministratore unico della società e Tiziano Zocchi, responsabile dello sviluppo del business hanno spiegato: “L’obiettivo della Barbagli è rafforzare la propria posizione di leadership sul mercato delle installazioni degli smart meters e di proseguire il percorso di sviluppo basato sull’innovazione tecnologica, cogliendo le opportunità di crescita offerte dalla normativa in costante evoluzione. I proventi di questa operazione consentiranno alla società di rafforzare la propria strategia di crescita e di continuare ad effettuare importanti investimenti in ricerca e sviluppo nelle soluzioni digitali attraverso cui innovare la gamma dei servizi offerti.”

V. Barbagli srl, fondata a Firenze nel 1923 come officina per la riparazione di contatori dell’acqua su iniziativa della famiglia Barbagli, tuttora al controllo della società, negli ultimi anni ha trasformato radicalmente il proprio modello di business. Dallo storico servizio incentrato sulla contabilizzazione dei consumi condominiali l’azienda ha progressivamente ampliato l’offerta commerciale e la tipologia di clienti serviti. Barbagli oggi è organizzata in una logica di gruppo, su due divisioni: utilities e condominio. La prima divisione è partner primario delle grandi aziende distributrici di pubbliche utilità (tra cui: E-Distribuzione, 2I Rete Gas, Acea e Publiacqua) per le quali svolge principalmente il servizio di installazione di smart meters. La divisione condominio opera nei servizi di contabilizzazione dei consumi nelle utenze raggruppate e collabora con le principali realtà della gestione immobiliare a livello nazionale. Il gruppo Barbagli oggi opera su tutto il territorio italiano e nel 2018 ha superato i 17 milioni di euro di fatturato, impiegando circa 290 dipendenti.

Sici  sgr nel luglio scorso ha sottoscritto i minibond di Materassificio Montalese (si veda altro articolo di BeBeez), mentre a marzo quelli di Magis  (si veda altro articolo di BeBeez).


I cinesi di Nanjing Tica Thermal Solution comprano per 16,5 mln euro Exergy (Gruppo Maccaferri), messa all’asta dal tribunale di Bologna

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exergyExergy spa, azienda del settore energie rinnovabili del Gruppo Maccaferri con sede a Olgiate Olona (Varese), è stata comprata all’asta da Nanjing Tica Thermal Solution, un’azienda di Nanjing (Cina) attiva nel settore dell’energia geotermica. Il prezzo di aggiudicazione, pari a 16,5 milioni di euro, è leggermente superiore alla base d’asta (16 milioni di euro). Oltre a Exergy, è stata ceduta anche la controllata Exergy Turkey.

Nanjing Tica Thermal Solution, che è stata assistita nell’operazione da Cms. Il tribunale di Bologna, prima dell’asta aveva imposto all’acquirente di mantenere presso lo stabilimento di Olgiate Olona tutti i circa 50 dipendenti per almeno 12 mesi dopo l’acquisizione. La vendita del primo lotto dell’azienda  non ha reso necessaria l’asta per il secondo lotto, che avrebbe incluso l’intero complesso aziendale, il mantenimento di almeno 35 lavoratori per almeno 3 anni e la stipula di un accordo sindacale.

Exergy era stata messa all’asta dal tribunale a fine agosto (si veda altro articolo di BeBeez), a seguito dall’ammissione al concordato preventivo dell’azienda a inizio giugno (si veda altro articolo di BeBeez). La società ha chiuso il 2017 con ricavi per 23,4 milioni di euro, un ebitda negativo per circa 600 mila euro e un debito finanziario netto di 28,7 milioni.

Oltre che per Exergy, il Gruppo Maccaferri ha aperto a inizio giugno la procedura di concordato con riserva anche per  Seci holding, la holding con cui la famiglia Maccaferri controlla il gruppo; per Seci Energia, che è la sub-holding del comparto energetico; e per Enerray. Successivamente hanno chiesto il concordato anche la società di costruzioni Sapaba, il produttore di zucchero Sadam e la società di factoring Felsinea Factor, per un totale di 400 dipendenti coinvolti sui 4.500 totali del gruppo Maccaferri, che contestualmente ha rassicurato che era terminata la fase di entrata in concordato delle società (si veda altro articolo di BeBeez).

Il piano di ristrutturazione della holding prevede la concentrazione dell’attività del gruppo su questi settori più redditizi, come le Officine Maccaferri, il Sigaro Toscano e la Samp. L’azienda dovrà presentare il piano di riorganizzazione del gruppo entro il 4 novembre 2019. Il gruppo, presieduto da Gaetano Maccaferri e guidato dal ceo Lapo Vivarelli Colonna, è presente nel mondo con 55 stabilimenti, ha chiuso il 2017 con un fatturato pari 1,039 miliardi di euro, 118 milioni di ebitda e un debito di 750 milioni di euro, contratto per la maggior parte con Banca Intesa Sanpaolo, Banca Imi, Unicredit e Banco Bpm e che include anche i 187,5 milioni di euro di bond di Officine Maccaferri e i minibond di Sampistemi spa.


Stadio San Siro, la Sovrintendenza tifa per la riqualificazione. Intanto Milan e Inter presentano i due progetti finalisti

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stadio san siroMilan e Inter hanno fatto i conti senza  la Sovrintendenza. Le due squadre il 26 settembre scorso hanno presentato i due progetti finalisti per il loro nuovo stadio, ma il 4 ottobre la responsabile dei Beni Culturali, Antonella Ranaldi, ha inviato questo parere a Palazzo Marino: “La demolizione non è l’unica opzione per il Meazza: valutate ipotesi alternative come l’adeguamento e la trasformazione dell’impianto”. Questo perché “un significato e un sentimento calcistico porta a far percepire lo stadio come un’icona dello sport” e soprattutto poiché il secondo anello della struttura, aggiunto negli anni Cinquanta, è da lei giudicato significativo da punto di vista architettonico.

Nel settembre scorso, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, a margine dell’inaugurazione degli uffici Sperlari in Galleria Privata Pattari, aveva detto: “La mia posizione come sindaco e quindi della Giunta è che vogliamo sperare che si consideri anche l’ipotesi di recupero di San Siro. […] La proposta di acquistarlo l’ho pensata in un’ottica di intervenire su San Siro, non voglio sgravarmi di un problema. Non mi spingerei nemmeno a dire che il nuovo stadio debba essere di nostra proprietà: troveremo la formula più adatta per non penalizzare il Comune che, ripeto, non ci vuole guadagnare”. In caso di cessione, lo stadio potrebbe valere attorno ai 70 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).

Riguardo il parere della Sovrintendenza, a margine di OnLife, il meeting organizzato da la Repubblica, Sala ha commentato: “Il parere è arrivato in modo un po’ inaspettato. E’ un altro elemento di riflessione e bisognerà ragionarci nei prossimi giorni”. Il sindaco ha anche chiesto a Milan e Inter “totale trasparenza, in modo tale che se i cittadini si convinceranno poi diventerà anche più facile per la politica prendere alcune vie. Ma ad oggi mi pare che la consapevolezza delle squadre è che sia impossibile ristrutturare San Siro. Ma non è una consapevolezza che è stata diffusa e spiegata ai cittadini”.

“Lo stadio Meazza, così com’è, non è non va più bene per due grandi squadre con grandi ambizioni. Siamo affezionati a San Siro ma ha fatto il suo tempo”, aveva dichiarato il presidente del Milan Paolo Scaroni, durante la presentazione dei progetti finalisti per il nuovo stadio San Siro lo scorso 26 settembre. E’ dello stesso avviso l’ad dell’Inter Alessandro Antonello: “San Siro non va più bene per ragioni di spazi, visibilità, comfort e mancanza di servizi idonei. Per ristrutturare San Siro avremmo dovuto demolire il primo anello, intervenire sul secondo e sul terzo e poi rifare tutto. Alla fine San Siro avrebbe perso la sua attuale identità, avremmo avuto problemi di capienza portandola sotto i 60mila, problemi di servizi nel lato delle tribune verdi e problemi di sicurezza. Per effettuare una ristrutturazione inoltre avremmo dovuto chiedere ai nostri tifosi di emigrare in stadi posti almeno a 100 km di distanza e con capienze inferiori, con grandi disagi a loro e a noi come squadra. In tutta Europa sono stati costruiti recentemente 24 stadi nuovi, in Italia uno. Abbiamo un gap incredibile da colmare”.

progetti san siroI progetti finalisti per il nuovo stadio, per un investimento da 1,2 miliardi di euro da parte delle squadre, sono due: Gli Anelli di Milano e La Cattedrale. Il primo, a firma di Manica-Sportium, che ha firmato le strutture di Cagliari e Padova, consiste in un ovale in cui si intravedono due anelli che si intersecano, a simboleggiare la volontà di Milan e Inter di portare avanti un progetto comune. Il secondo, realizzato dal gigante americano Populous, prevede uno stadio a forma di cattedrale, richiamando il Duomo e le sue guglie.

Milan e Inter dal luglio scorso sono alla ricerca di alleati nel mondo del real estate, in particolare sgr, ai quali affidare la gestione del fondo immobiliare nel quale dovrebbero confluire gli asset relativi al nuovo stadio milanese condiviso tra le due squadre (si veda altro articolo di BeBeez). In particolare, Milano Finanza ha riferito che il presidente del Milano Paolo Scaroni avrebbe sondato la disponibilità di Generali, di cui è stato consigliere di amministrazione, e di Hines, che di recente ha rilevato l’area dell’ex Trotto già di proprietà di Snai, adiacente lo stadio Meazza e si è detta pronta a investire 3 miliardi di euro a Milano entro il 2023 (si veda altro articolo di BeBeez).

Secondo indiscrezioni, il piano per lo stadio San Siro, in via di elaborazione, prevede la creazione di due newco (StadCo e RealCo) che avranno rispettivamente la funzione di realizzare l’impianto sportivo (dal piano che sta circolando tra le banche d’affari si fa riferimento al triennio 2020-2022) e gli altri interventi di natura immobiliare: un hotel di lusso, residenze e, soprattutto, un centro commerciale (le opere che dovrebbero essere definite nel periodo 2023-2025). Per quanto riguarda l’impianto sportivo, il fondo Elliott, proprietario del Milan dal luglio 2018 (si veda altro articolo di BeBeez), ha già dato la sua disponibilità a fornire supporto finanziario.

 

 


Car Clinic emette la seconda tranche di un minibond da 3 mln euro. Lo sottoscrive Banca Iccrea

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ilmedCar Clinic srl, azienda specializzata nella riparazione di carrozzerie di autovetture e veicoli commerciali, ha collocato la  seconda tranche, da 1 milione di euro, del minibond quotato su ExtraMot Pro3 di Borsa Italiana (si veda qui il comunicato stampa). La prima tranche, del valore di 2 milioni di euro, era stata emessa nel maggio 2018 (si veda altro articolo di BeBeez). L’emissione obbligazionaria, che quindi ha raggiunto i 3 milioni, paga una cedola del 3,25% e ha scadenza 31 maggio 2023 (si veda qui il documento di ammissione). Questa tranche del minibond è stata sottoscritta interamente da Iccrea Banca Impresa, che era già tra i sottoscrittori della prima tranche. Gli advisor dell’operazione sono stati Adb Corporate Advisory, recentemente diventato listing sponsor del mercato ExtraMot Pro3 di Borsa italiana e lo studio R&p Legal.

Il Documento di ammissione del bond pubblicato nel 2018 spiegava che, senza che fosse necessario il consenso degli obbligazionisti, qualora al 31 dicembre 2018 tutti i covenant finanziari fossero stati rispettati, Car Clinic avrebbe avuto la facoltà, da esercitarsi entro il 30 settembre 2019, di aumentare il valore nominale del minibond fino a un massimo di un altro milione di euro  in una o più tranche. L’esercizio dell’opzione è stato condotto lo scorso 23 settembre.

I proventi dell’emissione obbligazionaria saranno utilizzati per sostenere il piano di sviluppo che prevede aperture di nuovi centri di proprietà sul territorio nazionale. “Il collocamento dei minibond è un passo importante nella direzione di finanziare lo sviluppo della nostra azienda ricorrendo a strumenti innovativi ed aperti al mercato” ha affermato l’amministratore delegato Fabrizio Panicco. “Car Clinic sta vivendo un momento di forte espansione, e quindi questo strumento si colloca perfettamente a supporto della strategia di crescita territoriale dei nostri centri di riparazione di carrozzeria in Italia”.

Il capitale di Car Clinic è posseduto al 65% da Ilmed Servizi di Panicco Franco & c sapa della famiglia Panicco e al 35% da Fabrizio Panicco. Clinic è la prima rete in Italia di specialisti di riparazione di carrozzeria, parte di Ilmed Group. Con sede ad Avigliana (Torino), conta oltre 100 mila clienti, più di 200 dipendenti e 18 centri di riparazione in Italia. Ha chiuso il 2018 con ricavi per circa 41 milioni di euro, un ebitda di 4,16 milioni e una cassa di 692 mila euro (si veda qui il bilancio 2018).

Ilmed è un gruppo creato all’inizio del 1900 da una famiglia di artigiani del legno. Negli anni ’60, l’attività si è evoluta in nel settore logistico (imballaggio del legno). L’attività principale è stata la logistica fino agli inizi degli anni ’80. Da allora sono state create una serie di nuove attività diversificate in vari settori come il raffreddamento e il trattamento delle acque industriali, la ventilazione, l’ambiente, la rete di riparazione automobilistica al dettaglio. Ilmed ha sede ad Avigliana (Torino). Il Gruppo è composto da società che operano nel settore industriale (Ilmed Impianti, Ilmed Ventilazione Industriale e Flenco) e dei servizi (Car Clinic, Ilmed Immobiliare, Ilmed Logistics, Sant’Anna Institute).


I soci di Salini Impregilo approvano l’aumento di capitale da 600 mln euro per salvare Astaldi e avviare Progetto Italia

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salini impregiloL’assemblea straordinaria degli azionisti del colosso italiano quotato delle costruzioni Salini Impregilo ha approvato il 4 ottobre scorso l’aumento di capitale da 600 milioni euro, necessario per il salvataggio del gruppo di costruzioni italiano quotato in Borsa Astaldi e per l’avvio di Progetto Italia (si veda qui il comunicato stampa). Contestualmente, l’assemblea straordinaria di Salini Impregilo ha approvato a maggioranza anche la delega al Cda per le modifiche allo Statuto, necessarie a costruire il nuovo soggetto e arrivare a una nuova governance.

Progetto Italia è un’operazione di consolidamento del settore nazionale delle grandi opere e delle costruzioni in difficoltà che ha il supporto di Cdp e che è aperta alla partecipazione di tutti i soggetti industriali interessati. Progetto Italia è stato approvato ufficialmente nella notte fra l’1 e il 2 agosto scorso (si veda altro articolo di BeBeez). In una lettera aperta ai dipendenti di Salini-Impregilio, Pietro Salini aveva scritto sul tema: “Progetto Italia parte da un progetto industriale che ha l’ambizione di creare un gruppo internazionale ancora più grande, in grado di competere con i principali player del settore, capace di presentarsi sul mercato entro il 2021 con un fatturato di 14 miliardi, un portafoglio di  62 miliardi“.

Salini Impregilo nell’agosto scorso fa aveva sottoscritto due accordi di investimento per Progetto Italia: uno con Salini Costruttori (azionista di controllo della società) e con Cdp Equity; l’altro con le banche finanziatrici. L’accordo prevedeva un aumento di capitale da 225 milioni di euro di Astaldi sottoscritto da Salini-Impregilo e uno appunto da 600 milioni di euro di Salini, sottoscritto da: Salini Costruttori (50 milioni di euro); Cdp (250 milioni di euro); banche finanziatrici (150 milioni); mercato (150 milioni), a fronte di un consorzio di banche a garanzia per l’eventuale inoptato (si veda altro articolo di BeBeez).

Il salvataggio di Astaldi (ammessa nell’agosto scorso al concordato preventivo; si veda altro articolo di BeBeez) dovrebbe chiudersi entro quest’anno, ha dichiarato l’amministratore delegato di Salini Impregilo, Pietro Salini, il 5 settembre scorso, a margine dell’Italian Equity Week in Borsa Italiana (si veda altro articolo di BeBeez).

Salini Impregilo è uno dei maggiori global player nel settore delle costruzioni di grandi infrastrutture complesse, quotato alla Borsa di Milano. È tra i leader globali del settore idrico (dighe e impianti di gestione delle acque) e dei trasporti, impegnato nei principali sistemi di mobilità sostenibile (metropolitane e ferrovie). Ha realizzato alcuni dei progetti infrastrutturali più iconici al mondo per ponti, strade e autostrade, edifici civili e industriali, aeroporti. Il gruppo ha chiuso il primo semestre dell’anno con ricavi per 2,7 miliardi di euro (dai 2,61 miliardi del primo semestre 2018),  con un ebitda rettificato di 238,6 milioni (da 215,9 milioni) e con un debito finanziario netto di 1,1 miliardi (dagli 1,19 miliardi del 30 giugno 2018 , ma in aumento di 162 milioni da fine dicembre). Il tutto con un portafoglio ordini totale da 35,7 miliardi e nuovi ordini acquisiti e in corso di finalizzazione da inizio anno per circa 6,1 miliardi (si veda qui il comunicato stampa).


Carlo Cameli arruolato da Dea Capital Alternative per supervisionare le attività di CCR II Shipping

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Schermata 2019-10-07 alle 06.31.17

Schermata 2019-10-07 alle 06.31.17Carlo Cameli, ex direttore generale della Fratelli d’Amico Armatori, è stato arruolato da Dea Capital Alternative Funds sgr come shipping advisor per supervisionare le attività del comparto shipping del fondo CCR II, guidato da Sara Bertolini (si veda altro articolo di BeBeez).

Lo ha scritto lo scorso venerdì 4 ottobre MF Shipping & Logistica, che ha aggiunto anche che contestualmente il fondo si è associato a Confitarma. e che si associerà anche alle associazioni internazionali di categoria Intertanko e Bimco. Da Confitarma, invece, nei mesi scorsi era uscito Premuda, il gruppo armatoriale controllato da Pillarstone Italy (si veda altro articolo di BeBeez).

CCR Shipping è stato lanciato lo scorso gennaio, quando aveva già raccolto un portafoglio da circa 200 milioni di dollari di crediti UTP vantati dal sistema bancario verso otto società di gestione armatoriale. All’iniziativa allora avevano aderito tre delle banche già partner del fondo (Banco Bpm, Banca Ifis e UBI Banca). Ma nel frattempo si dice che il comparto abbia già acquistato altri 100 milioni di dollari di crediti (si veda qui l’Insight View di BeBeez sul settore, disponibile per gli abbonati di BeBeez News Premium, scopri qui come abbonarti a soli 20 euro al mese). Gli asset rilevati a gennaio facevano riferimento a quindicina di navi e in questi mesi sarebbero già stati chiusi almeno cinque accordi con alcune società armatoriali per spostare altrettante nave in apposite società veicolo (di cui quattro già costituite).


Il fondo IGI Investimenti VI raccoglie 140 mln euro. E punta a raggiungere il target di 150 mln entro fine anno

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igiIl fondo di private equity IGI investimenti VI, gestito da IGI sgr, ha annunciato il secondo closing a quota 140 milioni di euro ed entro Natale punta a raggiungere il target di 150 milioni. Il primo closing del veicolo era stato siglato a ottobre 2018 a 100 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). IGI Investimenti VI è un fondo di buy out dedicato alle piccole e medie imprese, che prosegue quindi  la stessa strategia di investimento avviata dalla sgr nel 2010.

Il precedente fondo di private equity IGI Private Equity Cinque nel 2010 aveva raccolto 100 milioni di euro ed era stato ereditato da Arca Impresa Gestioni sgr, a settembre 2012 a seguito dell’acquisizione della società di gestione prima di proprietà di un gruppo di banche popolari da parte di IGI.

Il fondo Sei a oggi ha già  due investimenti all’attivo: nell’agosto scorso il 42% dei banchi di prova Test Industry (si veda altro articolo di BeBeez); e nel gennaio scorso la maggioranza in Nuovaplast srl, leader tecnologico attivo nella trasformazione di PET per la produzione di preforme di alta qualità (si veda altro articolo di BeBeez).

Igi sgr è controllata da Matteo Cirla e vede Angelo Mastrandrea e Paolo Merlano quali ulteriori soci, dopo che i due manager hanno acquisito le quote dell’sgr da Enrico Palandri, uscito da IGI nel 2016 per cogliere nuove opportunità professionali. Contemporaneamente, si sono aggiunti nuove figure professionali a formare un team di otto persone dedicate agli investimenti e alla gestione del portafoglio con esperienze complementari.

IGI Private Equity sgr è uno degli investitori monitorati da BeBeez Private Data
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Sapio acquisisce le terapie domiciliari della spagnola Contse da Carburos Metàlicos

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contseSapio, azienda italiana leader nella produzione di attrezzature tecniche industriali per i clienti del settore sanitario e dell’assistenza domiciliari, ha acquisito l’azienda spagnola di terapie domiciliari Contse da Carburos Metàlicos (si veda qui il comunicato stampa). L’acquisizione rafforza il piano di sviluppo strategico lanciato da Sapio all’inizio di quest’anno, che punta all’internazionalizzazione del gruppo.

Contse è un’impresa con sede a Madrid che da oltre 120 anni opera nel settore dell’assistenza domiciliare: ossigenoterapia, ventilazione e terapia del sonno.

Carburos Metalicòs è una società spagnola leader nel settore dei gas industriali e medicinali, che produce, distribuisce e vende gas per molteplici settori: metallurgia, vetro, acqua, alimenti, medicina, energia, petrolchimica, laboratori, congelamento, refrigerazione, enologia, tempo libero e bevande.  Fondata nel 1897, ha sede a Barcellona. Conta un team di oltre 600 professionisti in Spagna, una capacità produttiva giornaliera di oltre 1.200 tonnellate di gas liquefatto (mtpd), 12 impianti di produzione, 14 impianti di confezionamento, 2 laboratori di gas ad alta purezza e un centro di ricerca e sviluppo situato a Bellaterra (Barcellona), attraverso un’alleanza strategica tra Carburos Metálicos e l’Università Autonoma di Barcellona (UAB). Dal 1995, appartiene al gruppo americano Air Products, una delle aziende leader mondiali nel settore dei gas industriali, quotata alla Borsa di New York.

Sapio è stata fondata a Monza (Monza Brianza) nel 1922. L’azienda produce e fornisce gas industriali, per la salute e fornisce servizi integrati per i clienti in Italia e all’estero in Francia, Germania, Slovenia e Turchia. I gas prodotti sono utilizzati in tutti i settori produttivi, dall’agroalimentare, all’ambiente e all’energia, dal chimico-farmaceutico all’elettronico, dalla meccanica e metallurgica al vetro e al vetro e cemento. L’attività comprende anche la fornitura di dispositivi medici, assistenza domiciliare e cure palliative. Sapio vanta un fatturato di oltre 500 milioni di euro e 1.800 dipendenti.

“Entrare nell’assistenza domiciliare in un mercato importante come quello spagnolo offre nuove opportunità di crescita in questo settore, con un importante potenziale per il futuro. L’acquisizione di Contse consolida inoltre anche il nostro piano di espansione estera, per il quale valutiamo costantemente nuove opportunità commerciali”, ha spiegato Mario Paterlini, amministratore delegato di Sapio. “L’acquisizione consente a Carburos Metálicos di rimanere focalizzati sul nostro core business, gas industriale e medico, compresa la fornitura di gas e servizi correlati ai nostri clienti in ambito sanitario”, ha commentato Ahmed Habababou, direttore generale di Carburos Metalicos.


Cinven entra in National Seating & Mobility. Crescent Capital mette sul mercato Steel Mains

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CinvenCinven ha investito in National Seating & Mobility, fornitore leader di complesse soluzioni di mobilità riabilitativa e accessibilità (si veda qui il comunicato stampa).  Con sede a Nashville, nel Tennessee, NSM offre soluzioni personalizzate per le persone con problemi di mobilità riunendo competenze leader del settore, sistemi progettati in modo univoco e tecnologie innovative. Gli “Assistive Technology Professionals” di NSM lavorano a stretto contatto con terapisti fisici e occupazionali negli Stati Uniti e in Canada per progettare sedie a rotelle complesse personalizzate per soddisfare le esigenze specifiche di ciascun cliente. Fondata nel 1992, oggi NSM conta oltre 1.850 dipendenti che operano da 149 filiali negli Stati Uniti e in Canada e servono oltre 100.000 clienti ogni anno.

Crescent Capital GroupL’australiana Crescent Capital Partners ha messo sul mercato Steel Mains, produttore di condotte idriche che ha acquistato nel 2015 (si veda qui Reuters). La società con sede a Sydney ha incaricato Kpmg Corporate Finance di condurre una revisione strategica iniziale di Steel Mains, che dovrebbe essere completata prima di Natale. La società, che ha 150 anni di storia, è il più grande produttore di condotte idriche industriali con rivestimenti anticorrosivi per progetti di infrastrutture idriche in Australia. L’azienda ha registrato ricavi per circa 100 milioni di dollari e un ebtida di circa  15 milioni. Crescent intanto messo sul mercato anche il gruppo neozelandese Nuova Zelanda Panels Group per oltre 100 milioni di dollari neozelandesi (63 milioni di dollari Usa), ha riferito l’Australian Financial Review.

Chi ristruttura casa negli Usa è più felice: la National Association of Realtors conia il Joy Score. Allianz Real Estate investe 1,1 mld euro in Giappone

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national association of realtors

national association of realtorsSecondo un nuovo rapporto della National Association of Realtors, in collaborazione con la National Association of the Remodeling Industry, i proprietari di case statunitensi che decidono di sottoporre la propria abitazione a un progetto di ristrutturazione sono soddisfatti dell’operazione. Tanto  che dopo la fine dei lavori il 74% dei proprietari ha un desiderio maggiore di essere a casa propria e il 77% sente un grande senso di realizzazione. Inoltre, il 58% riferisce una sensazione di felicità, mentre il 38% afferma di avere una sensazione di soddisfazione (si veda qui worldpropertyjournal). Il rapporto esamina una varietà di progetti di ristrutturazione, utilizzando le risposte per classificare l’attrattiva di un determinato progetto, classificare il valore del progetto in termini di rivendita e determinarne la funzionalità generale. I risultati rivelano anche le ragioni per la ristrutturazione, il successo di accettare i vari progetti e la maggiore felicità segnalata in casa al completamento del lavoro. NAR ha calcolato anche il “Joy Score” per ciascun progetto, con il punteggio più alto possibile pari a 10. I progetti interni che hanno ottenuto alcuni dei punteggi Joy più alti sono lavori di rinnovo completo della cucina, lavori di ristrutturazione degli armadi, lavori di verniciatura di interni e di singoli ambienti, aggiornamenti della cucina e le conversioni del seminterrato alle aree viventi. I lavori esterni con i punteggi più alti di Joy erano le nuove porte anteriori in vetroresina o acciaio, le nuove finestre in vinile e legno e le nuove coperture.

Allianz Real EstateAllianz Real Estate ha comprato da Blackstone per 1,1 miliardi di euro un portafoglio di attività residenziali plurifamiliari in Giappone, segnando così l’ingresso nel mercato residenziale giapponese (si veda dealstreetasia). La transazione, che dovrebbe concludersi nel quarto trimestre del 2019, consentirà ad Allianz Real Estate di portare a termine un totale di 82 progetti, che comprendono 4.600 unità su un’area netta affittabile di 160.000 mq. Tra gli 82 progetti, 78 sono situati nelle quattro principali città del Giappone, Tokyo, Osaka, Nagoya e Fukuoka. Il 55% del portafoglio si trova all’interno di Tokyo 23 Wards e il 90% delle attività si trova a 10 minuti da una stazione della metropolitana.  Il portafoglio oggi vanta un tasso di occupazione del 97%. “Il Giappone è il terzo mercato residenziale plurifamiliare più grande del mondo con forti tendenze di urbanizzazione accoppiate a un’offerta netta limitata nelle quattro città principali”, ha affermato Rushabh Desai, ceo di Asia Pacifico di Allianz Real Estate. Allianz Real Estate, con sede a Monaco e Parigi, sviluppa ed esegue strategie di investimento e portafoglio in tutto il mondo per conto di una serie di investitori globali guidati da responsabilità attraverso investimenti diretti e indiretti e prestiti immobiliari. La società ha 19 uffici in Europa occidentale, Europa settentrionale e centrale, Svizzera, Stati Uniti e Asia-Pacifico. Alla fine di giugno 2019, le attività residenziali rappresentavano 9,8 miliardi di euro del portafoglio globale di Allianz Real Estate per 67,1 miliardi di euro.


Istanza di fallimento Moby, il Tribunale di Milano si riserva di decidere nei prossimi giorni

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Alida xxx
Alida xxx

Alida Paluchowski

Nulla di fatto lo scorso 3 ottobre all’udienza davanti al Tribunale Fallimentare di Milano che era stato chiamato a decidere sull’istanza di fallimento di Moby avanzata dagli hedge fund obbligazionisti del gruppo armatoriale, affiancati sul piano legale da DLA (si veda altro articolo di BeBeez). Il presidente del Tribunale, Alida Paluchowski si è infatti riservata di decidere nei prossimi giorni (si veda qui Ship2Shore).

Come noto,  i fondi lamentano un’insolvenza prospettica e futura, prevedibile nel febbraio 2020 quando Moby dovrà pagare la cedola sul bond da 300 milioni di euro. Al momento Moby ha sempre rispettato le scadenze, ma secondo i fondi il crack arriverà presto e quindi bisogna muoversi subito o sarà troppo tardi.

In particolare, segnala Ship2Shore, i fondi punterebbero il dito contro un accordo di scambio di traghetti siglato a inizio settembre con la danese DFDS, in base al quale Moby ha ceduto i suoi traghetti più moderni in flotta, cioé Moby Aki e Moby Wonder (rispettivamente del 2005 e del 2001), in cambio delle due navi ro-pax più datate King Seaways e Princess Seaways (rispettivamente del 1987 e del 1986), incassando una differenza in cash che finirebbe per favorire il rimborso degli istituti bancari, svalutando però le garanzie patrimoniali a copertura del prestito obbligazionario. Non solo. All’attenzione dei fondi, poi, c’è poi anche il fatto che Moby ha distribuito a CIN 38 milioni di euro di utili realizzati negli esercizi precedenti e 47 milioni di riserve straordinari. Infine, a contribuire poi al possibile default, secondo i fondi, sarebbero anche i pagamenti per anticipo noleggio disposti da CIN via Moby a favore, di F.lli Onorato srl, proprietaria delle due navi ordinate in Germania (consegnate nell’ottobre 2018 e nel marzo 2019) ed estranea al perimetro del prestito obbligazionario.

Intanto i numeri della semestrale hanno mostrato un miglioramento in termini di ricavi ed ebitda, ma un netto peggioramento in termini di debito finanziario netto e di flussi di cassa. In particolare, in sei mesi il gruppo ha bruciato 83,1 milioni di euro di cassa contro il 28,7 milioni bruciati nel primo semestre 2018. A fine giugno quindi Moby aveva cassa per 89 milioni di euro contro i 204,9 milioni di cassa che aveva a fine giugno 2018.

Il  bond da 300 milioni di euro ha scadenza 15 febbraio 2023 e cedola 7,75% ed è negoziato alla Borsa del Lussemburgo. Venerdì 4 ottobre il titolo ha chiuso sui minimi a quota 29,6 centesimi.

 


Lombardia, ci sono 430 aziende con ebitda 2018 in crescita e senza debiti bancari. Potenziali target per il private equity

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Schermata 2019-10-07 alle 07.17.57

Schermata 2019-10-07 alle 07.17.57Al 5 ottobre sono circa 240.000 i bilanci 2018 depositati e pronti per l’analisi relativi alle imprese italiane con ricavi superiori a 500 mila euro. Tra questi Leanus ha selezionato per BeBeez i potenziali target del private equity aggiungendo ai criteri tradizionali ebitda in crescita e maggiore del 6%, anche una caratteristica in più, cioé l’assenza di debiti verso il sistema bancario , oltre alla non appartenenza ad alcun gruppo o holding di partecipazione. Si tratterebbe quindi di un panel di imprese in forte crescita che hanno fino ad ora raggiunto risultati eccellenti in maniera indipendente.

I risultati dell’analisi relativi ai 430 target della Lombardia così selezionati mostrano un gruppo con ricavi complessivi di oltre 3 miliardi di euro, in crescita del 11,9% dal 2017  e per una media di ricavi per singola società di 7,1 milioni. L’ebitda aggregato è di circa il 22% e la redditività netta del 15%.

Le imprese appartengono al settore industria nel 42%, segue il Commercio con il 28%. Solo i settori “2562 – Lavori di meccanica generale”, “466999 – Commercio all’ingrosso di altre macchine ed attrezzature per l’industria, il commercio e la navigazione nca”e “6201 – Produzione di software non connesso all’edizione” sono presenti con più di 10 imprese. Elemento che potrebbe testimoniare che l’associazione performance / appartenenza a uno specifico settore spesso può condurre a conclusioni errate (qui i risultati aggregati per la medesima analisi condotta in precedenza per LazioVenetoMarcheSiciliaPugliaCampaniaPiemonteEmilia Romagna).

L’elenco completo dell’analisi sulle 430 imprese della Lombardia è disponibile su Leanus per gli utenti Premium (clicca qui per una prova gratuita).


Beez Peak – 7 ottobre 2019

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Beez Peak

Beez Peakdi Stefania Peveraro
stefania.peveraro@edibeez.it

C’è grande attesa sul mercato per quelle che saranno le novità introdotte da Consob nel Regolamento sull’equity crowdfunding, che sarà pubblicato a brevissimo. Perché potrebbe contenere una novità epocale per il settore.

Ed è per questo che era particolarmente atteso l’intervento di Tony Marcelli di Consob lo scorso weekend a Villasimius in Sardegna alla consueta convention annuale di Frigiolini&Partners Merchant, uno degli advisor più attivi nella strutturazione di minibond, in particolare short-term.

Marcelli ha lasciato trasparire che le modifiche al regolamento non tarderanno ad arrivare e ha sottolineato lo sforzo fatto sul documento di consultazione dello scorso giugno per allargare la platea degli investitori potenziali ad alcune categorie già autorizzate a operare in ambito europeo, come ad esempio soggetti che dispongano di più di 250 mila euro di patrimonio finanziario compresa la liquidità, o che siano “sotto consulenza in materia di investimenti ” o che possiedano una “gestione patrimoniale”.

Il mercato si aspetta in effetti che il regolamento verrà modificato in modo da permettere la possibilità di sottoscrivere minibond anche ad altre tipologie di investitori rispetto a quelle oggi previste a beneficio delle imprese. In sostanza, gli operatori si aspettano che Consob, esercitando la delega prevista dalla Legge di Bilancio 2019, introduca una nuova categoria di soggetti rispetto agli investitori professionali classici e su richiesta, che possa investire in minibond attraverso i portali di equity crowdfunding. Se ciò dovesse accadere è ragionevole pensare che la domanda di minibond possa crescere in modo significativo e che questo abbia come conseguenza un aumento dei prezzi dei minibond e una riduzione dei tassi, a vantaggio quindi delle pmi che saranno meno ostaggio degli investitori istituzionali  (si veda altro articolo di BeBeez).

Sempre in occasione della convention, nel suo intervento Gianpaolo Pavia, responsabile area sviluppo e supporto, direzione Strumenti di Garanzia Mediocredito Centrale, ha ricordato che dallo scorso 15 marzo è stata estesa la platea delle imprese beneficiarie della garanzia pubblica del Fondo di Garanzia pmi e che sono state rafforzate le coperture a favore delle pmi con maggiori difficoltà di accesso al credito (si veda altro articolo di BeBeez). Tuttavia, tra le novità introdotte dal Decreto Crescita ce n’è ancora una cruciale che richiede ancora un passaggio formale, con l’emanazione di un decreto attuativo, e cioé la possibilità che la garanzia si trasferisca all’ acquirente di un minibond sul mercato secondario (anche persona fisica purché legittimato all’acquisto in forza della nuova normativa, se lo prevederà la Consob) quando tale minibond fosse già all’origine munito della garanzia MCC.


Veneto Pluribond in sottoscrizione. Entro fine mese collocati 5 mln da 16 pmi

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Schermata 2019-10-07 alle 08.08.32
Schermata 2019-10-07 alle 08.08.32E’ attualmente in sottoscrizione l’annunciato basket bond che riunisce le emissioni di minibond short-term di pmi della costa veneta, titolari di alberghi e villaggi turistici distribuiti e ribattezzato Pluribond imprese turismo veneto (spiagge) (si veda altro articolo di BeBeez). Il collocamento dovrebbe essere completato entro fine mese.
L’operazione è come noto risultato dalla collaborazione fra Confcommercio Veneto, Confturismo Veneto, Fidi Impresa e Turismo Veneto e Frigiolini & Partners Merchant, arranger.
In totale alla fine le emissioni sono di 16  imprese turistiche della costa veneta per un controvalore complessivo di  5 milioni di euro (inizialmente si era parlato di una ventina di pmi aderenti all’iniziativa). I bond hanno scadenza 12 mesi e pagano una cedola del 2%, grazie al fatto che le emissioni sono interamente garantite da un pool di confidi di Confcommercio, ovvero Fidimpresa Turismo Veneto di Mestre (capofila della garanzia), confidi.net di Rimini e Finpromoter di Roma.
Intanto lo scorso weekend, in occasione del suo intervento alla convention annuale di Frigiolini&Partners Merchant a Villasimius, in Sardegna, il presidente di Fidimpresa Turismo Veneto, Alessandro Rizzante, ha presentato il progetto Pluribond Winter Olympic, un basket bond da 50 milioni di euro di emissioni obbligazionarie che verranno lanciate dalle pmi italiane che dovranno sostenere investimenti per fornire servizi e infrastrutture in vista dei Giochi Olimpici invernali del 2026 di Milano-Cortina. Anche questo progetto nasce dalla collaborazione fra F&P Merchant e i confidi sopra citati (si veda altro articolo di BeBeez).


Le macchine agricole Maschio Gaspardo rifinanziano il debito con 140 mln euro erogati da un pool di 21 banche

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maschio gaspardo

maschio gaspardoIl gruppo padovano produttore di macchine agricole Maschio Gaspardo ha annunciato ieri il rifinanziamento del debito  per complessivi 140 milioni di euro (di cui 70 milioni sul breve termine) con un pool di 21 banche. L’azienda è stata supportata nell’operazione dall’advisor finanziario Kpmg Advisory, mentre Loan Agency Services ha agito in qualità di agente (si veda qui il Gazzettino).

Il nuovo accordo con le banche sottoscritto in questi giorni era atteso dal giugno scorso. Proprio a giugno, infatti, era scaduto l‘accordo con le 24 banche finanziatrici, che avevano siglato tre anni prima un accordo per la rimodulazione del debito di circa 240 milioni, che aveva permesso il rilancio del gruppo dopo un periodo di crisi. A fine 2017 il debito finanziario netto consolidato era  sceso a 181 milioni (137 milioni la società italiana), a fronte di un ritorno all’utile, di un ebitda di oltre 25 milioni e di un fatturato di oltre 320 milioni di euro, in crescita dell’11% dall’anno prima. I numeri sono poi ulteriormente migliorati nel 2018, con i ricavi che sono saliti a 336 milioni.

Ciò detto lo scorso giugno i fondi di private equity avevano messo nel mirino il gruppo, immaginando che per rifinanziare il debito e continuare a far crescere la società sarebbe stato richiesto dalle banche finanziatrici un aumento di capitale più importante di quello da 20 milioni di euro già deliberato a dicembre 2018 da Friulia e Veneto Sviluppo (si veda altro articolo di BeBeez). Invece quell’impegno evidentemente è bastato.

Più nel dettaglio, l’aumento di capitale per 20 milioni di euro era stato annunciato contestualmente al passaggio delle quote di Giorgio Maschio, cofondatore della società nel 1964, a Maschio Holding, la holding di Andrea e Mirco Maschio, eredi di Egidio, l’altro cofondatore. Quell’operazione aveva portato Maschio Holding a salire all’86% del capitale della società operativa, con Friulia, azionista dal 2011, che era rimasta al 14%. L’impegno di Friulia e Veneto Sviluppo, anche tramite Finest (controllata da Friulia e partecipata da Veneto Sviluppo), alla sottoscrizione dei 20 milioni di aumento di capitale porterà le due finanziarie regionali a salire al 20% ciascuna nel capitale di Maschio Gaspardo, con Maschio Holding che scenderà al 60%.

Intanto, però, la governance è già stata modificata. Nel consiglio di amministrazione sono infatti entrati tre nuovi membri: Pietro Del Fabbro, presidente di Friulia, Fabrizio Spagna, presidente di Veneto Sviluppo,  e l’avvocato Giuliano Gabrielli. Mentre sono usciti dal Cda il vicepresidente Giorgio Maschio, Martina Maschio e Franco Biasutti. Andrea Maschio, presidente di Maschio Holding, è stato nominato nuovo vicepresidente, mentre Mirco Maschio è presidente e Luigi De Puppi (ex ad di Zanussi-Electrolux, di Toro Assicurazioni e di Benetton Group) è stato nominato amministratore delegato. Nel Cda siede come consigliere anche Alberto Baban.

Il gruppo Maschio Gaspardo è una multinazionale leader nella produzione di attrezzature agricole per la lavorazione del terreno, la semina, il trattamento delle colture, la manutenzione del verde e la fienagione. Conta 8 grandi centri produttivi, 5 in Italia e 3 all’estero in Romania, Cina e India, e sue 13 filiali commerciali all’estero. Maschio Gaspardo è presente in tutto il mondo e impiega complessivamente 2.200 persone.  L’operazione di rifinanziamento “è collegata ai progetti di futuro sviluppo, anche nei mercati esteri nei quali già detiene importanti posizioni, all’aumento della marginalità, alla stabilizzazione della situazione finanziaria e al rafforzamento patrimoniale”, scrive Maschio Gaspardo nella nota diffusa ieri.


Ubs compra un immobile nel centro di Firenze tramite il suo Fondo UBS (CH) Property Fund – Europe

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firenze ubs

firenze ubsUbs ha rilevato un prestigioso immobile nel centro di Firenze tramite il suo fondo UBS (CH) Property Fund-Europe, assistita dall’advisor Cushman & Wakefield (si veda qui il comunicato stampa). Si tratta di una porzione immobiliare di circa 1.700 mq di GLA su tre piani, appartenente a due edifici storici: la Torre dei Gianfigliazzi e Palazzo Tornabuoni 1. L’immobile è situato nel cuore di Firenze, all’angolo tra Lungarno Corsini e via Tornabuoni, una delle principali retail high street di Firenze. L’asset è interamente affittato a tre importanti marchi del lusso: Ermenegildo Zegna, Damiani e Dior.

Andrea Orsa, Head of Retail Capital Markets Cushman & Wakefield Italia, ha commentato: “Questa è la seconda operazione che seguiamo direttamente a Firenze a conferma della dinamicità di questo mercato. Firenze ha una lunga e consolidata tradizione legata alla presenza dei più importanti brand del lusso che insieme alla ricchezza del bacino e dei flussi turistici rendono le opportunità immobiliari di high street retail particolarmente interessanti per gli investitori. Questa transazione in particolare rappresenta una eccellente sintesi di qualità degli inquilini, bellezza degli immobili e attrattività della location.”

Ubs Asset Management gestisce complessivamente 831 miliardi di dollari (dato al 30 giugno 2019), conta circa 2.300 professionisti localizzati in 22 paesi ed opera tra tutte le principali classi di investimento tradizionali e alternative. E’ uno degli asset manager leader in Europa, il terzo più grande gestore in Asia, il più grande gestore di fondi in Svizzera, e uno dei più grandi gestori di fondi hedge ed immobiliari al mondo. La divisione Real Estate & Private Markets di Ubs Asset Management, che si avvale in Italia della propria sgr, fa parte di Ubs Asset Management Global Real Estate. Gestisce investimenti immobiliari e infrastrutturali per circa 109 miliardi di dollari a livello globale, attraverso una presenza in Asia, Europe ed USA e operando su tutti i più importanti settori immobiliari e delle infrastrutture.

In Italia, Ubs Asset Management sgr ha comprato il complesso immobiliare La Forgiatura, ceduto dalla società di investimento immobiliare RealStep Property Management nel febbraio scorso. L’attività è stata acquisita per conto di un club di investitori e rappresenta la prima operazione della strategia di European Club Deal di Ubs (si veda altro articolo di BeBeez). Nell’agosto scorso, Ubs ha ceduto ad Amundi Real Estate Italia sgr (che operava per conto del suo fondo Nexus 1) un immobile direzionale in via Gustavo Fara 26, nel nuovo central business district di Porta Nuova a Milano (si veda altro articolo di BeBeez). Nel settembre scorso, Ubs Asset Management (Italia) sgr spa ha comprato per 250 milioni di euro un portafoglio di immobili prevalentemente high street retail a Parigi (si veda altro articolo di BeBeez).


Crescono del 40% gli investimenti immobiliari in Italia nel Q3 2019 a 2,2 mld euro. Lo dice CBRE, che prevede un superamento a fine anno del record del 2017

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Alessandro Mazzanti, CEO di CBRE Italy
Alessandro Mazzanti, CEO di CBRE Italy

Alessandro Mazzanti, CEO di CBRE Italy

Continua la crescita degli investimenti immobiliari in Italia: nel terzo trimestre del 2019 sono saliti del 40% rispetto allo stesso periodo del 2018, attestandosi a 2,2 miliardi di euro. Lo rileva la società di consulenza immobiliare internazionale CBRE (si veda qui il comunicato stampa). “Il real estate gode, in questo momento, di una situazione generale ottimale, grazie a un panorama geopolitico e a un livello dei tassi d’interesse che sono certamente i migliori degli ultimi anni. Ipotizzando che lo scenario politico si mantenga stabile, vista la pipeline ricchissima attualmente in essere, è probabile che si chiuda l’anno con un volume di investimenti che potrebbe avvicinarsi o addirittura superare il record del 2017”, ha spiegato Alessandro Mazzanti, ceo di CBRE Italy.

A livello di settori, è record per gli hotel, che triplicano gli investimenti rispetto al 2018, arrivando a quota 2,56 miliardi di euro. Merito dell’interesse di catene alberghiere e investitori internazionali, che hanno iniziato a stipulare contratti di management con strutture di garanzia molto più forti e protettive per la proprietà rispetto a 10 anni fa e, in taluni casi, sono disposti a valutare anche contratti di locazione. Inoltre in Italia le performance gestionali sono solide e in crescita e in città come Venezia sono addirittura superiori a quelle di Londra e Parigi, nonostante le dimensioni più ridotte del mercato. Il forte limite del settore alberghiero italiano è l’esigua offerta rispetto alla domanda molto elevata, che ha portato a una compressione dei rendimenti nell’ultimo anno. A Roma le conversioni di edifici in hotel di lusso sono molto alte a causa della difficoltà di acquisito di alberghi esistenti, visti i prezzi eccessivi. A Venezia e Firenze è difficile effettuare riconversioni per la difficoltà di ottenere licenze alberghiere. Di conseguenza, gli operatori del settore stanno iniziando a interessarsi a città secondarie.

Nel segmento uffici sono stati investiti 2,45 miliardi di euro: +45% rispetto al terzo trimestre dello scorso anno. Milano è leader in questo segmento, con 30 operazioni e investimenti per 1,5 miliardi di euro, seguita da Roma con 709 milioni di investimenti. Gli operatori sono molto interessati a operazioni value-add, come rigenerazione urbana su aree ex industriali e scalinata ferroviari.

Ottima performance anche per il retail, che si avvicina ai volumi dello stesso periodo del 2018, a quota 1,7 miliardi di euro. Gli investitori cercano immobili core o value-add, anche in segmenti molto specialistici, come gli outlet. Ne è la prova la recente joint-venture tra il Gruppo Stilo e il fondo Orion Real Estate Fund V, stipulata nel settembre scorso (si veda altro articolo di BeBeez). Migliora il segmento della logistica, con investimenti per 463 milioni di euro. Gli operatori sono molto interessati al Nord Italia, a immobili più piccoli, last mile e magazzini refrigerati.

In prospettiva, l’enfasi delle banche sulla dismissione di Utp, insieme a normative come il calendar provisioning, dovrebbero rimettere sul mercato nuovi asset immobiliari appetibili per gli investitori istituzionali (si veda altro articolo di BeBeez). Peraltro sono numerosi gli immobili messi in vendita dalle banche quest’anno. Nel febbraio scorso è stato avviato ufficialmente il processo di vendita degli immobili strumentali di Montepaschi messo sul mercato la scorsa primavera sotto la regia dell’advisor Duff & Phelps Reag (si veda altro articolo di BeBeez). Tuttavia, stando agli ultimi rumor, sono in vendita immobili per 300 milioni di euro, anziché 600 come indicato inizialmente: sono infatti stati depennati del perimetro di vendita gli immobili senesi e altri di scarso rilievo. Tra i fondi interessati rientrano Apollo, Varde, Blackstone (affiancato secondo i rumors da Mediobanca e Lazard), Cerberus, Partners group, Bain Capital, Oaktree, Lonestar. Le offerte vincolanti erano attese per fine settembre-inizio ottobre. Per quanto riguarda la vendita degli immobili di Immobiliare Stampa, la società immobiliare con sede a Vicenza interamente controllata da Banca Popolare di Vicenza, in liquidazione coatta amministrativa, ci sarebbero in corsa Prelios sgr (assistita da Goldman Sachs), Bain Capital (supportata da Lazard) e Cerberus (si veda altro articolo di BeBeez). Bain avrebbe spuntato l’esclusiva e l’asta dovrebbe chiudersi a breve. Inoltre dallo scorso settembre Orion Capital Management è in trattativa esclusiva per l’acquisizione della sede storica di Bnl in via Veneto 119 a Roma. Il prezzo chiesto dalla banca per la vendita sfiora i 250 milioni di euro, al quale l’acquirente dovrebbe aggiungere altri 60 milioni per la riqualificazione e la conversione in albergo.

“Un’ottima performance del mercato immobiliare italiano con numeri e trend positivi su tutte le asset class, soprattutto in visione prospettica, con un’importante pipeline che dovrebbe concretizzarsi nei prossimi trimestri; i primi segnali concreti della nascita del settore residenziale per istituzionali, il cosiddetto multifamily; insieme all’incremento strutturale di prodotto immobiliare sottostante gli Utp, dovrebbero aiutare a incrementare in maniera strutturale la dimensione del mercato Italiano e riportarla più in linea con i suoi peer europei”, ha concluso  Alexandre Astier, Managing Director Capital Markets di CBRE Italy.


Venture capital, in Europa e Israele 28 mld euro di investimenti in nove mesi. L’Italia è nona. Lo rileva Dealroom

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investimenti in vc

investimenti in vcDa inizio anno sino a fine settembre sono stati investiti 28 miliardi di euro dai fondi di venture capital in Europa e Israele, contro i 21 miliardi dello stesso periodo del 2018 e i 29 miliardi di tutto il 2018.  Gli investimenti nelle startup europee e israeliane hanno raggiunto i 9,8 miliardi nel trimestre appena chiuso e potrebbero toccare nuovi record a fine anno. Lo rileva il Quarterly European Venture Capital Report relativo al terzo trimestre 2019 di Dealroom, che precisa anche l’Italia è al al nono posto in Europa per il venture capital,  in termini sia di investimenti (200 milioni di euro) sia di numero di round (21). Secondo il rapporto, Regno Unito, Germania, Francia e Israele insieme catalizzano il 70% degli investimenti totali di venture capital del terzo trimestre. E sono anche i quattro paesi in testa per numero di round. La Germania è il paese dove gli investimenti sono cresciuti di più e il Regno Unito la nazione dove sono stati più alti in valore assoluto.

investimenti vc euLa crescita degli investimenti è stata guidata dai round sopra i 10 milioni di euro. I maggiori a livello europeo nel Q3 sono stati quelli di Babylon Health (550 milioni di dollari) e Flixbus (500 milioni). I 10 maggiori round hanno polarizzato il 29% degli investimenti totali, pari a 2,6 miliardi di euro.

Detto questo, in Asia e in Nord America gli investimenti venture capital sono stati ben più importanti. In Asia, infatti, le startup e scaleup hanno incassato round per un totale equivalente di 18,8 miliardi di dollari nei tre mesi tra luglio e settembre, mentre in Nord America i venture hanno investito nel periodo ben 31,9 miliardi.

Gli investimenti verso l’Europa provengono soprattutto da investitori domestici o cross-border europei (52%); in calo quelli da Asia e Usa, che sfiorano il 40% del totale.

Sul fronte della raccolta, infine, nel terzo trimestre 2019 25 nuovi fondi di venture capital nel mondo hanno raccolto 2,7 miliardi di dollari, dopo i 4 miliardi raccolti nel secondo trimestre da 44 fondi e i 3,2 miliardi del primo trimestre da 36 fondi.

In particolare  tre fondi hanno annunciato un closing a settembre. Si tratta dei fondi di Rocket Internet, a quota 900 milioni di euro; Lakestar, a quota 700 milioni di dollari (con target di 1un miliardo di dollari); e Project A, a quota 200 milioni di dollari.

cfr eu


GDO, il gruppo Arena ottiene un finanziamento da 49 mln euro da Unicredit e Banco Bpm per continuare l’m&a

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gruppo arena
gruppo arenaIl Gruppo Arena, attivo in Sicilia nel settore della GDO con più di 180 punti vendita a insegna Decò, IperConveniente, SuperConveniente e Non Solo Cash, ha ottenuto un finanziamento in pool da 49 milioni di euro da Unicredit e Banco Bpm. Inoltre, Unicredit Leasing supporterà il gruppo con una linea di credito di 14,6 milioni di euro.
I finanziamenti sono finalizzati a supportare il piano industriale, che prevede l’adeguamento del format di alcuni punti vendita e la crescita della rete distributiva nella regione, allo scopo di aumentare la sua quota di mercato e l’efficienza della distribuzione. Il Gruppo Arena ha chiuso il 2018 con una crescita del 11,03% sull’anno precedente e un fatturato di insegna (alle vendite) di oltre 630 milioni di euro.
Giovanni Arena, direttore generale del gruppo, ha spiegato:”A seguito dei recenti mutamenti economici del mercato siciliano, il nostro gruppo ha ritenuto fondamentale prendere delle scelte di respiro strategico che potessero contrastare l’emergenza sociale derivante dal rischio concreto di fuoriuscita dal mercato del lavoro di migliaia di dipendenti. Al termine di un processo di pianificazione, durato oltre due anni, il nostro gruppo ha realizzato una serie di operazioni, della cui robustezza si è ragionevolmente certi, grazie al sostegno finanziario di Unicredit, Banco Bpm e Unicredit Leasing che hanno creduto alla solidità del nostro gruppo e alla sostenibilità del nostro ambizioso piano industriale”.
Nell’ambito del piano industriale, Arena acquisterà alcuni punti vendita di primari operatori nazionali e internazionali del settore. L’azienda già nel luglio scorso ha rilevato i 33 punti vendita siciliani della rete Simply non compresi nella cessione di Auchan a Conad, riassorbendo al contempo tutti gli 800 addetti. 14 negozi su 33 sono stati ceduti al marchio Crai di New Fdm Gruppo Radenza. Nel gennaio scorso Arena ha acquisito 11 punti vendita della storica azienda siciliana Roberto Abate spa, che ha appena ottenuto l’omologa dell’accordo di ristrutturazione di un debito di 150 milioni di euro (ex art. 182-bis della Legge Fallimentare), da parte del Tribunale di Catania. La cessione dei suoi punti vendita rientrava nel suo piano di ristrutturazione (si veda altro articolo di BeBeez).

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