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La proptech SkyCasa incassa un round da 100k euro. Lo finanziano i business angel Colia e Angius

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Skycasa.it etichettaLa startup proptech SkyCasa ha chiuso il suo primo round di investimento da 100 mila euro (si veda qui il comunicato stampa).

Il round è stato coordinato da ​Edoardo Brillante​, avvocato associate dello studio legale di Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners, ed external legal counsel per Goldman Sachs. L’aumento di capitale è stato sottoscritto da due business angel italiani: Paolo Colia e Gian Marco Angius. Il primo è un ingegnere delle telecomunicazioni nato nel 1974, originario di Roma e residente a Zurigo, che ha lavorato per aziende come Vodafone, Huawei e Sunrise. Il secondo è un giovane imprenditore (classe 1990) prossimo alla laurea in Ingegneria Edile al Politecnico di Torino e figlio di uno dei più importanti costruttori di Sassari.

SkyCasa è stata fondata dai due ex agenti immobiliari Andrea Anedda (ceo) e Michele Schirru. (cto). La startup digitalizza la compravendita immobiliare e ripaga l’1% del prezzo finale al venditore (fino a un massimo di 4.998 euro). E’ attiva su Cagliari, Roma e Milano. La startup ha appena siglato un accordo con Credipass (società di mediazione creditizia del gruppo Group), che prevede l’inserimento di un “box-rata” nelle pagine degli immobili presenti su SkyCasa.it, che fornisce al potenziale acquirente la simulazione di una rata di mutuo per l’importo di vendita richiesto dal proprietario dell’immobile e procedere con dei preventivi di mutuo presso i principali istituti di credito. L’accordo cementa ulteriormente la partnership con Hgroup, la quale aveva di recente acquisito anche ​iRealtors​, già piattaforma partner di SkyCasa.it nell’ambito della firma elettronica dei contratti immobiliari.

“​Questo primo importantissimo round permetterà a SkyCasa.it di migliorare la sua presenza sul mercato, contribuire allo sviluppo tecnologico della piattaforma web nonché investire sulle risorse umane, sulle eccellenze, fattore indispensabile per una completa gestione del cliente”​, ha  spiegato Anedda.

“​Nelle prossime settimane ​ci sarà un incremento dell’attività di marketing mirata ad aumentare la percezione e la conoscenza del nostro brand. Ci siamo confrontati con alcuni dei migliori consulenti di marketing italiani e stiamo studiando campagne ad alto valore di conversione. Questo ci metterà nelle condizioni di fare un pesante lavoro di lead generation e conseguente acquisizione di immobili”, ha aggiunto Schirru.



L’investitore danese Obton compra da Enfinity 13 impianti fotovoltaici in Puglia e Sardegna

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obtonL’investitore danese Obton A/S ha rilevato 13 impianti fotovoltaici in esercizio in Puglia e Sardegna, della potenza complessiva di circa 15 MWp (si veda qui il comunicato stampa).  Li ha venduti la società belga attiva nel settore delle energie rinnovabili Enfinity. L’operazione è stata realizzata attraverso quattro separate acquisizioni di quote delle società titolari degli impianti. Contestualmente alla cessione, Obton è subentrata nel relativo debito bancario esistente nei confronti di Unicredit, Banca Ifis e Bper. Obton è stata assistita sul piano legale da Orrick, mentre Enfinity è stata supportata da DWF.

Obton è un investitore danese leader nelle tecnologie sostenibili, con una particolare specializzazione nel fotovoltaico. Opera nel settore da oltre 10 anni e conta 85 dipendenti. Ha concluso 160 deal che hanno portato a 600 impianti solari. La società è l’11mo maggiore detentore di asset fotovoltaici a livello europeo secondo il rapporto della piattaforma Solarplaza (si veda qui il comunicato stampa). Nel 2018 ha conseguito profitti al lordo delle imposte per 19,5 milioni di euro (si veda il comunicato stampa). Attualmente conta oltre 500 progetti solari in tutto il mondo. Gestisce asset del valore di 1.150 milioni di euro, per una potenza totale di 637 MWp. In Italia, detiene altri impianti a Scorzè (Venezia), Filano (Potenza) e Potenza.

Enfinity è una società belga che dal 2005 finanzia, costruisce e gestisce impianti a energia rinnovabile in Europa (37% del portafoglio), Asia (27%), Africa (8%) e America (28%). Dalla sua fondazione, ha investito 22 miliardi di euro per progetti a energia solare ed eolica, producendo 10 GW di energia. Gestisce impianti per una potenza totale di 8,5 GW.

 


Phinance Partners struttura cartolarizzazione di Npl unsecured per 180 mln di euro di Banco Desio e un’altra banca italiana

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phinance

phinancePhinance Partners spa, la società di consulenza specializzata in finanza strutturata e immobiliare guidata da Enrico Cantarelli e presieduta da Alessandro Mitrovich, entrambi ex Royal Bank of Scotland, ha strutturato una cartolarizzzione pro-soluto per due portafogli di crediti deteriorati unsecured verso privati per un valore lordo complessivo di 180 milioni di euro. 

Il primo portafoglio riguarda crediti originati e ceduti da Banco Desio. Il secondo riguarda crediti di uno dei principali acquirenti italiani di Npl, che a sua volta li aveva rilevati da un’importante banca italiana. Si tratta in prevalenza di crediti verso privati, per un totale di oltre 32 mila posizioni (si veda qui il comunicato stampa).

Il portafoglio di crediti è stato acquisito e cartolarizzato dallo spv POS srl, di cui Phinance Partners è advisor e arranger. I titoli saranno sottoscritti da investitori istituzionali e professionali. Una quota dell’emissione sarà acquistata anche da Phinance e da A-Zeta (gruppo AZ Holding), che sarà il principale servicer del portafoglio e gestirà le attività di riscossione, insieme a Si Collection (special servicer).  Mentre 130Finance srl è stato nominato calculation agent, con  Centotrenta Servicing che sarà il master servicer della cartolarizzazione. Gli aspetti legali dell’operazione sono stati curati dallo studio legale DLA Piper.

Quest’ultima operazione si aggiunge ai circa 700 milioni di euro già cartolarizzati da Phinance nel settore dei non performing utility receivables gas & power, di cui la società già detiene la leadership sul mercato italiano con una quota di circa il 70%. Nel dicembre scorso Eni Gas e Luce spa ha infatti ceduto circa 230 milioni di euro di crediti deteriorati derivanti da contratti utility al veicolo di cartolarizzazione PES srl, nell’ambito di un’operazione strutturata da Phinance Partners (si veda altro articolo di BeBeez).

Lo stesso spv ha acquistato nell’agosto 2017 sul mercato secondario 35 milioni di euro di crediti Eni ceduti sul primario nel 2015 e 52 milioni di crediti Engie, mentre nel dicembre 2017 aveva comprato altri 221 milioni di crediti Eni. Nel 2018, invece, PES srl ha acquistato 112 milioni d euro di crediti Enel e 34 milioni di euro di crediti Engie.


KKR si allea con Banyan Street Capital e rileva la Saleforce Tower di Atlanta. Alpha Investment Partners svilupperà un data-center a Sydney

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KKR Real Estate Finance Trust

KKR Real Estate Finance TrustUna joint venture costituita da KKR e Banyan Street Capital di Miami ha acquisito ad Atlanta la Salesforce Tower di 34 piani per 205 milioni di dollari (si veda qui globest). La torre di 631.808 piedi quadrati (58.700 mq) nell’area di Buckhead di Atlanta è stata venduta da Oaktree Capital Management, e Banyan Street Capital, con quest’ultimo che aveva già in portafoglio una quota della Salesforce Tower. CBRE ha rappresentato i venditori nella transazione. KKR sta effettuando l’investimento tramite il suo Real Estate Partners Americas Fund II.  Oaktree ha investito 8,4 milioni di dollari nel rinnovo e ristrutturazione dell’immobile, mentre Salesforce ha investito oltre 12 milioni di dollari in una hall interattiva e la creazione di uno spazio “Ohana” all’ultimo piano, dove si trova una cucina gourmet a servizio completo. Questo è uno dei sette hub regionali Salesforce in tutto il mondo. Presso Salesforce Tower ci sono anche le sedi RentPath, Rubicon, SAS Institute, Ademco, Soltech e Carat. Todd Liker, amministratore delegato di Oaktree, afferma: “Salesforce Tower è un ottimo esempio della nostra strategia di acquisto di edifici in mercati secondari ad alta crescita e che cerca di creare valore investendo capitale strategico per attirare inquilini di livello mondiale”. KKR e Banyan Street Capital stanno pianificando ulteriori 5 milioni di dollari di investimenti nell’immobile indirizzati ai miglioramenti del centro fitness, dell’atrio, della piazza all’aperto e degli ascensori. Il team Debat & Structured Finance di CBRE  ha organizzato i finanziamenti per la joint venture KKR-Banyan Street e si occuperà degli affitti della torre. Banyan Street Capital gestirà direttamente la proprietà.

Alpha Investment Partners LimitedIl fondo Alpha Data Center, gestito da Alpha Investment Partners interamente posseduta da Keppel Capital, ha acquisito un terreno di 3.840 metri quadrati nel Gore Hill Technology Park per sviluppare un data center a Sydney, in Australia (si veda qui il comunicato stampa). Il data center greenfield, Keppel DC Sydney 1, sarà adiacente al Gore Hill Data Center, già nel portafoglio di tKeppel DC Reit. La costruzione della struttura avverrà in tre fasi, con la prima fase che dovrebbe essere completata entro la prima metà del 2021. Una volta completato, il data center presenterà circa 57.000 piedi quadrati (5.295 mq) di superficie lorda (GFA). Keppel Data Center Holding (Keppel Data Center) sarà nominato project manager per la costruzione del data center e, a seguito del suo completamento, sarà responsabile delle sue operazioni.


Vida Ventures raccoglie 600 mln $ per il suo secondo fondo. Lux Capital ne annuncia il closing di due nuovi fondi per oltre un mld $ complessivi

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Vida Ventures

Vida VenturesVida Ventures, che ha come sponsor Arie Belldegrun, ha annunciato il closing della raccolta del suo secondo fondo dedicato alle life sciences a quota 600 milioni di dollari (si veda qui il comunicato stampa). A due anni dall’inizio dell’attività, Vida Ventures ha così raggiunto la soglia di un miliardo di dollari di asset in gestione. Il primo fondo, raccolto nel novembre 2017, aveva annunciato il closing a 225 milioni di dollari. Tre delle 14 aziende partecipate dal primo fondo sono state quotate e una, Peloton Therapeutic, è stata invece comprata dal colosso farmaceutico Merck per 2,2 miliardi di dollari. In vista della chiusura del secondo fondo, Vida Ventures ha arricchito il team di gestione, portando a bordo Helen Kim, Rajul Jain, Heba Nowyhed ed Eric Trac.

Lux CapitalLux Capital una società di venture capital con sede a New York, ha raccolto oltre un miliardo di dollari per due nuovi fondi (si veda qui il comunicato stampa). Nel dettaglio, Lux ha raccolto 500 milioni per il suo sesto fondo dedicato all’early stage e altri 550 milioni per il suo secondo fondo opportunità incentrato su investimenti growth. Tra i limited partner si annoverano fondazioni globali, fondazioni universitarie e imprenditori tech. A oggi, quindi, Lux ha in gestione asset per un totale di 2,4 miliardi di dollari. Contestualmente alla raccolta, Lux ha anche annunciato l’ingresso nel management team di Deena Shakir, ex   Google Ventures, con il ruolo di investment partner. Lux ha sostenuto imprenditori che stanno lavorando nelle aree più disparate, dalla neurostimolazione all’energia nucleare alla biologia sintetica.  CTRL-lab, che sta sviluppando un’interfaccia neurale non invasiva, cioé un dispositivo in grado di tradurre gli impulsi muscolari elettrici in segnali digitali. Le tecnologie in sviluppo consentiranno per esempio di accendere Spotify semplicemente facendo toccare due dita tra di loro e scorrere verso sinistra nell’aria per passare al brano successivo. Altre società del portafoglio Lux includono Desktop Metal, Planet, Rigetti Computing e Auris Health (acquisita da Johnson & Johnson per  3,4 miliardi dollari).


E’ ufficiale, il 70% di Invitalia sgr è passato sotto il controllo diretto di Cdp. Primo tassello per il lancio del Fondo Nazionale Innovazione

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Schermata 2019-08-06 alle 07.01.19

Schermata 2019-08-06 alle 07.01.19Invitalia spa ha siglato ieri il closing con Cassa Depositi e Prestiti per la vendita del 70% del capitale sociale di Invitalia Ventures sgr, la società di gestione di fondi di venture capital che sarà utilizzata da Cdp per gestire il miliardo di euro di asset del Fondo Nazionale Innovazione (si veda qui il comunicato stampa, qui altro articolo di BeBeez e qui l’Insight View dedicata ai lettori di BeBeez News Premium, scopri qui come abbonarti a soli 20 euro al mese).

La cessione si è conclusa a seguito dell’ottenimento dell’autorizzazione da parte di Banca d’Italia per un corrispettivo di circa 6,9 milioni di euro, con Invitalia che ha così  conseguito una plusvalenza per circa 3,65 milioni. Invitalia resterà azionista dell’sgr al 30%.

Come noto, la  direttiva firmata lo scorso febbraio dal Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, prevista dalla Legge di Bilancio 2019,  autorizzava la cessione da parte di Invitalia spa del 70% del capitale sociale di Invitalia Ventures sgr, a prezzo di mercato e a patto che Cdp apporti risorse aggiuntive, almeno pari all’ammontare delle risorse pubbliche già in gestione alla sgr (si veda altro articolo di BeBeez).

A oggi Invitalia Venture sgr gestisce due fondi: Italia Venture I, con dotazione di 86,65 milioni di euro, fondo di venture capital che agisce in co-investimento con operatori privati nazionali e internazionali, e Italia Venture II (Fondo Imprese Sud), strumento di private equity, con una dotazione finanziaria di 150 milioni di euro istituito con la Legge di Bilancio 2018 (commi 807-900), finanziato con risorse a valere sul Fondo per lo sviluppo e per la coesione. Quest’ultimo Fondo era stato creato per favorire, anche attraverso il capitale di rischio , la crescita dimensionale delle pmi meridionali (si veda altro articolo di BeBeez). A Invitalia era stato inoltre affidata nel maggio 2018 la gestione di un fondo di reindustirializzazione, battezzato Italia Venture III, con una dotazione di 200 milioni di euro.


BeBeez Private Data festeggia 1200 aziende monitorate con una doppia offerta “estiva”

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Schermata 2019-07-18 alle 08.03.39

Schermata 2019-07-18 alle 08.03.39BeBeez Private Data ha ormai raggiunto quota 1200 società monitorate, tra aziende partecipate dei fondi di private equity  e venture capital e aziende finanziate da investitori di private debt.

E’ un grande traguardo per noi e ci fa piacere festeggiarlo con i nostri lettori con una doppia imperdibile offerta “estiva”.

Prima offerta – BeBeez Privata Data Combo sino a fine anno
al prezzo di 350 euro più iva sino al prossimo 9 agosto è possibile sottoscrivere un abbonamento Combo (cioé comprensivo dell’abbonamento ai Report e alle Insight Views di BeBeez News Premium) valido sino al 31 dicembre 2019, con in più il diritto a uno sconto del 10% sul prezzo di un abbonamento Combo per tutto il 2020, che sia rinnovato entro il 30 novembre 2019.

Seconda offerta – BeBeez Privata Data Combo più Leanus Premium20 per 2 mesi

al prezzo di 1.168 euro più iva da oggi e sino al prossimo 26 settembre è possibile sottoscrivere un abbonamento valido due mesi per BeBeez Private Data Combo e per Leanus Premium 20, con uno sconto quindi del 20% sul valore dell’intero pacchetto

Per chiedere l’attivazione dei servizi, scrivi a info@bebeez.it
indicando: nome, cognome, società, codice fiscale o partita Iva, indirizzo, mail, codice destinatario per fatturazione elettronica, specificando quale delle due offerte si vuole sottoscrivere e

1. allegare copia del bonifico (comprensivo di iva al 22%)
conto Fineco Bank  intestato a EdiBeez srl – IBAN IT62H0301503200000003571586
2.  oppure utilizzare PayPal sulla mail sales@edibeez.it
3. o infine permettendoci di addebitare la carta di credito, inviandoci quindi
intestatario carta di credito, numero di carta, scadenza e codice di sicurezza

Gli abbonati a BeBeez News Premium 12 mesi potranno usufruire della prima offerta a 300 euro più iva invece che 350 euro e della seconda offerta a 1148 euro più iva invece che 1168 euro.

Scarica qui il BeBeez Private Data Users’ manual,
per vedere che cosa puoi fare con BeBeez Private Data

Guarda qui il nostro video istituzionale

Grazie a tutti i nostri lettori!


DEPOBank sigla accordo per comprare PrestaCap, piattaforma europea di lending e invoice financing

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Schermata 2019-08-07 alle 05.40.51

Schermata 2019-08-07 alle 05.40.51La piattaforma di P2P lending per pmi europee PrestaCap, prima nota come iBondis, convolerà a nozze con DEPObank spa, la banca depositaria nata nel luglio 2018 dalla scissione del gruppo Nexi  e controllata dai private equity Advent International, Bain Capital Clessidra sgr , tramite la nuova holding Equinova UK Holding Limited (si veda altro articolo di BeBeez e qui la relazione al bilancio 2018 di DEPOBank, che spiega nel dettaglio l’operazione di scissione, precedente l’ipo d Nexi).

Nei giorni scorsi, infatti, DEPOBank ha annunciato la sigla di un accordo con PrestaCap Holdings sa per l’acquisizione del controllo di Cara Services gmbh a cui fa capo la piattaforma. L’operazione è ora in attesa dell’autorizzazione da parte di Banca d’Italia (si veda qui il comunicato stampa di DepoBank e qui quello di PrestaCap).

Con questa operazione, la banca compie un significativo ulteriore passo nella diversificazione del business e nella digitalizzazione delle attività. Fabrizio Viola, ceo di DEPObank, ha commentato: “Grazie a questo accordo, DEPObank intende sviluppare il nuovo business del lending per le piccole e medie imprese attraverso una piattaforma digitale, che fa largo ricorso all’intelligenza artificiale ed è gestita da un team di talenti di standing internazionale”.

Come infatti spiegato nella relazione al bilancio 2018 di DEPOBank,  il Piano Strategico 2019-2023, approvato nel febbraio scorso, “individua una strategia di rafforzamento dei business esistenti (Payments e Securities Services) cui affiancare una nuova linea di business rappresentata dall’erogazione di finanziamenti che richiedono competenze specializzate alle piccole e medie imprese (SME specialized lending), trasformando nel contempo la banca in un modello Multispecialist e FinTech”.

PrestaCap, che in Italia è sbarcata nel 2016 (si veda altro articolo di BeBeez), si è sviluppata anche in Germania, perché  PrestaCap ha sede anche a Berlino, oltre che a Londra, dove è autorizzata e regolata dalla Financial Conduct Authority (FCA) e ha sede anche in Lussemburgo. PrestaCap è stata fondata nel 2015 da un gruppo di quattro giovani startupper. Christian Nothacker (ceo, ex Boston Consulting Group ed ex SumUp) e Alex Riesenkampff (exSumUp), Alessandro Felisi (ex UBS Wealth Management) e Ram Chawla (ex Barclays). Chawla e Riesenkampff sono successivamente usciti da capitale della società, mentre ne è entrato successivamente Luca Terragni, a capo delle attività italiane.

PrestaCap ha  raccolto capitali dai venture, anche se non è mai stato reso noto quanto. A investire in PrestaCap sono stati infatti il fondo di venture capital russo Run CapitalBoost Heroes (il veicolo di venture capital italiano promosso dall’angel investor Fabio Cannavale e altri 50 investitori privati), un fondo hedge inglese, un family office svizzero (che ha investito in pre-ipo nel colosso del crowdinvesting Lending Club) e altri investitori. Il 60% del capitale, però, era rimasto sinora in mano ai fondatori.

Nata originariamente per erogare prestiti a medio-lungo termine alle imprese, a fine 2018 PrestaCap ha ampliato la sua attività all’acquisto di fatture commerciali, lanciando un veicolo di cartolarizzazione dedicato all’acquisto di fatture emesse da pmi italiane e proposte online sulla base di impegni già presi da parte di private bank per i loro clienti  (si veda altro articolo di BeBeez).

Un primo portafoglio di fatture commerciali, acquisite sulla piattaforma dalla Sicav Sif lussemburghese IBC Lending Fund, gestita da Crestbridge Management Company sa, è stato ceduto all’spv Tyndaris PrestaCap spv srl lo scorso dicembre (si veda qui la Gazzetta Ufficiale). IBC Lending Fund è lo stesso fondo che compra da sempre i prestiti proposti in piattaforma e anche per quelli era allo studio ì il lancio di un secondo veicolo di cartolarizzazione dedicato ai prestiti sempre alle pmi italiane. I due progetti, però, ora sono in stand-by in attesa che il prossimo autunno si concluda l’operazione con DEPOBank. Nel 2018 la piattaforma ha erogato 33,5 milioni di euro complessivi alle imprese italiane (gli abbonati a BeBeez News Premium possono leggere qui il Report BeBeez Private Debt e Direct Lending 2018 e qui il Report BeBeez Private Debt e Direct Lending sette mesi di 2019, scopri qui come abbonarti a soli 20 euro al mese).



Private debt e direct lending, 7,6 mld euro di deal in sette mesi. Report BeBeez

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Schermata 2019-08-07 alle 05.58.31C’è stata parecchia attività sul fronte del private debt e del direct lending in questa prima parte del 2019, ma sono mancate le grandi operazioni sul mercato primario, mentre si sono viste importanti operazioni sul mercato secondario dei crediti sia in bonis sia Utp. Soprattutto grazie alle operazioni sul secondario, il controvalore complessivo delle operazioni mappate da BeBeez Private Data è stato comunque importante, visto che si parla di 7.574 miliardi di euro in sette mesi, che si confrontano con un totale di 10,8 miliardi in tutto il 2018 (si veda qui il Report di BeBeez su Private Debt e Direct lending 2018).

In totale nel 2018 BeBeez Private Data aveva contato 125 diverse emissioni, di cui 17 con dimensioni superiori a 100 milioni di euro per un totale di circa 7,9 miliardi di euro. C’erano poi state tre emissioni di medie dimensioni tra 50 e 100 milioni per un totale di 196 milioni e ben 105 emissioni di dimensioni inferiori ai 50 milioni, quindi quelle più attribuibili alle pmi, i veri minibond, per oltre 645 milioni di euro. Il tutto, quindi, per 8.783 miliardi di euro di emissioni obbligazionarie. A cui si sommavano poi le operazioni di direct lending.

Tra inizio gennaio e fine luglio 2019, invece, sul fronte del private debt, le emissioni obbligiazionarie di grandi dimensioni sono state soltanto quattro. A questo conteggio vanno poi aggiunti i titioli di due cartolarizzazioni di crediti verso pmi, originate una da Banco delle tre Venezie e l’altra da Banca Valsabbina. Per il resto, sono mancate del tutto le emissioni di dimensioni comprese tra i 50 e i 100 milioni, mentre le emissioni più piccole sono state 79.

Per scaricare il report completo con i link agli articoli, clicca qui


Rinasce la pasta fresca Alibert, che lancia una campagna di equity crowdfunding. E prepara la quotazione in Borsa

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management Alibert

campagnaDopo tre anni di ristrutturazione aziendale, risorge  il produttore di pasta fresca Alibert, grazie ad Alibert 1967 spa, nuova proprietaria del marchio  e degli stabilimenti dal marzo 2016 (si veda altro articolo di BeBeez).

Alibert ha infatti lanciato ieri una campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma WeAreStarting, che costituisce il primo passo verso la quotazione in Borsa della società (si veda qui il comunicato stampa). La campagna, che ha già raccolto oltre 125 mila euro (su un target di 204 mila euro), prevede l’emissione di 32.500 nuove azioni, pari al 2,75% del capitale della società, a fronte di una valutazione pre-money di 21 milioni di euro.

Fondata nel 1967 dalle famiglie Bertagni, Zanasi e Michelato, Alibert è una delle più importanti realtà industriali nella produzione e distribuzione di pasta fresca ripiena. La produzione è concentrata a Preganziol, in prossimità di Treviso, dove si trova anche il quartier generale dell’azienda.

La società aveva raggiunto l’apice del successo negli anni Novanta. E’ poi entrata in crisi dal 2012, dopo aver rilevato uno stabilimento a Padova per aumentare la sua capacità produttiva. Purtroppo il ramo d’azienda individuato aveva rilevato, nel corso dei due anni di locazione, dei vizi occulti che nonostante i costi sostenuti e gli investimenti effettuati non avevanp consentito l’eliminazione delle problematiche riscontrate. A questo si aggiunse il fatto che contemporaneamente la società aveva acquisito un terreno industriale vicino a Preganziol per la costruzione di un nuovo capannone e che entrambe le operazioni erano state finanziate ricorrendo ai fornitori. Tra il 2013 e il 2016 la società aveva accumulato un debito di 5,2 milioni di euro nei confronti dei fornitori, che avevano smesso di approvvigionarla.

management Alibert

Pierluca Mazzetti e Valentino Fabbian, rispettivamente direttore generale e presidente di Alibert 1967 spa

Nel marzo 2016 la società ha depositato presso il Tribunale di Treviso la domanda di concordato con riserva e un piano di rilancio, che prevedeva l’affitto del rampo d’azienda e poi la cessione della società a una cordata guidata da Valentino Fabbian (presidente di Chef Express, gruppo Cremonini), affiancato dal fratello Angelbruno (professionista del settore alimentare maturato in prestigiose aziende leader nelle paste ripiene), da Pierluca Mezzetti (esperto in operazioni straordinarie), Giancarlo Simionato (tra i fondatori di Azimut) e Fulvio Conti (attuale presidente di Tim spa).

La domanda di concordato era stata accolta dal tribunale il 14 marzo 2016 (si veda qui il documento di ammissione) e a fine giugno dello stesso anno era stata omologata (si veda il decreto di omologa). Come da piano di rilancio, Alibert ha concesso in affitto alla newco Alibert 1967 srl il ramo d’azienda composto da know how, certificazioni, clienti; personale; sito produttivo; magazzino e terreno. Il contratto d’affitto prevedeva: un canone per un importo di 300 mila euro annui, per un periodo di 3 anni; l’acquisto dell’azienda a un valore di 3,5 milioni, prezzo che è stato pagato considerando i canoni d’affitto pagati fino alla data dell’acquisto e attraverso l’accollo del Tfr (si veda altro articolo di BeBeez).

conti alibertAttualmente lo stabilimento di Preganziol occupa un’area di oltre 12.500 mq suddivisi tra impianto produttivo, magazzini e uffici. La capacità produttiva con l’attuale assetto delle linee arriva a 8,5 mln di kg annui utilizzando 7 linee produttive, 3 dedicate al secco e 4 dedicate al fresco/ambiente di cui una per il fresco doppia sfoglia. A inizio 2019 il sito produttivo di Bologna ha affiancato quello di Preganziol. Lo stabilimento bolognese occupa una superficie di 4.500 mq, diviso in area produttiva, magazzino ed uffici. La capacità produttiva arriva a 9 milioni di kg annui, utilizzando 3 linee produttive dedicate alla pasta secca. Alibert realizza prodotti a marchio (14,2% della produzione del 2018) e soprattutto in private label (85,8% della produzione del 2018), siglando accordi con aziende come Princess e Kraft-Heinz in Gran Bretagna, Metro in Francia, Carrefour in Belgio e Delhaize in Francia. Negli ultimi 3 anni il fatturato dell’azienda è cresciuto del 98%, passando dai 5,8 milioni del 2016, anno d’acquisizione, ai 10,5 milioni del 2018.

 


La famiglia Chiarva, dalle traversine per treni e pali per linee elettriche ai giochi di Gamenet. Ecco il dopo Stella-Jones

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Gianni Chiarva
Gianni Chiarva

Gianni Chiarva

In Italia non se ne sentiva parlare da un po’. L’attività industriale della famiglia Chiarva va avanti solida da decenni ma a far finire sui giornali periodicamente i fratelli Gianni e Giorgio Riva sono le loro incursioni finanziarie in coinvestimento spesso con grandi operatori di private equity, L’ultima operazione è di poche settimane fa, quando la famiglia ha deciso di affiancare il fondo Trilantic Capital Partners IV Europe nel capitale del gruppo di giochi e scommesse Gamenet, quotato a Piazza Affari.

Come annunciato, Trilantic, che oggi controlla il 30% di Gamnet, cederà il 28,67% del capitale della società a G Partecipazioni srl, una newco che sarà partecipata al 50,1% da TCP Lux e al 49,9% dalla famiglia Chiarva, tramite la controllata San Luca spa. La cessione avverrà però dopo che TCP avrà ceduto a soggetti terzi non correlati una partecipazione pari all’1,57% di Gamenet, scendendo così al di sotto del 30% ed evitando quindi l’obbligo di opa da parte della newco.

La famiglia Chiarva, tramite il gruppo Stella, è attiva in campo industriale e finanziario. Un anno fa, Stella Jones International, la jv dei Chiarva (tramite Stella International sa, 51%) con lo storico socio scozzese James Jones & Sons (49%),  ha ceduto per 876,5 milioni di dollari il controllo della Stella-Jones Inc., società quotata alla borsa di Toronto con una capitalizzazione di circa 3 miliardi di dollari canadesi. Nel dettaglio l’operazione aveva previsto, da un lato, il collocamento sul mercato di una quota delle azioni e dall’altro la vendita in private placement di un altro blocco di azioni a un consorzio formato da British Columbia Investment Management Corporation (BCI), Caisse de dépôt et placement du Québec (CDPQ), Fonds de solidarité FTQ, GPI Capital, OMERS e il ceo Brian McManus. Contestualmente Tom A. Bruce Jones e Gianni Chiarva hanno dato le dismissioni da presidente e vicepresidente (si veda qui il comunicato stampa).

Stella Jones è un caso di scuola. In 18 anni ha visto passare il ricavi da 10 milioni di dollari nel 2001, anno di ingresso in azienda del ceo, a 2,12  miliardi di dollari nel 2018 con un ebitda di 244.4 milioni (si veda qui il comunicato stampa). A sua volta McManus a ottobre lascerà il suo ruolo (si veda qui il comunicato stampa). E certamente per i gruppi Jones e Stella si è trattato di un investimento di grande successo. Ora il gruppo Stellaa si trova con parecchia liquiditàò da impiegre in nuove avventure e l prima, evidentemente, è stata appunto quella in Gamenet.

L’avventura di Stella Jones era nata nel 1992, quando Tom Bruce-Jones and Gianni Chiarva, rispettivamente a capo del gruppo scozzese James Jones & Sons Ltd. e del gruppo Stella spa, entrambi attivi nel settore della lavorazione del legno, avevano deciso di comprare insieme la divisione di specializzata in trattamento speciale del legno dal produttore statunitense di cellulosa Domtar Corp. per crescere negli Stati Uniti, dopo essere già cresciuti molti entrambi in Europa.

Da allora Stella Jones produce e vende in Nord America traversine di legno per le ferrovie e pali di legno per linee aeree telefoniche ed elettriche. Lo stesso lavoro che il gruppo Stella fa in Italia e in Europa dal 1945 anno della fondazione, con Stella spa, società che ha chiuso il 2018 con 15,9 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 2,1 milioni e un debito finanziario netto di 1,4 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).  Stella spa fa capo per il 51% a Stella Partecipazioni di Gianni Chiarva sapa e per il 49% a Stand Partecipazioni di Giorgio Chiarva sapa, dopo che la Stella Partecipazioni di Gianni e Giorgio Chiarva si è scissa lo scorso marzo.

La prima grande incursione nel mondo della finanza da parte della famiglia Chiarva è stata quella su Sirti, ai tempi del primo buyout che risale alla fine del 2000. In quell’occasione Sirti, quotata a Piazza Affari, era stata oggetto di un’opa da parte di Wiretel spa, una società veicolo controllata dalla lussemburghese Wiretel International sa, che a sua volta faceva capo per il 61% alla lussemburghese Hilux sa e per il 39% ai fondi di private equity di Interbanca, 3i, 21 Investimenti, tutti con quote paritetiche. Hilux, a sua volta, faceva capo alla lussemburghese 21 Tech sa (66,6% Techint, 33,3% 21 Investimenti) e a Stella Jones Partecipations, a sua volta controllata da Stella International e da James Jones & Sons ltd

La famiglia Chiarva ha poi seguito tutte le successive vicende di Sirti (si veda qui una storia di Sirti e qui la scheda delle operazioni straordinarie di Sirti di BeBeez Private Data, scopri qui come abbonarti) sino a quando nel 2016 è uscita dal capitale con l’ingresso di Pillarstone (si veda alro articolo di BeBEez)

Nell’ottobre 2017 il gruppo Stella ha anche ceduto la sua quota nel Fabbri Vignola, che da oltre 60 anni produce e e distribuisce macchinari e pellicole per il confezionamento dei prodotti alimentari e riviste. La vendita è avvenuta nell’ambito della cessione ad Argos Wityu del 100% del cpaitale della società che, oltre che alla famiglia Chiarva (tramite Stella Partecipazioni), faceva capo ai fondi di Lincolnshire Management e di Igi sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Il controllo di Fabbri era passato dalla famiglia Fabbri a Igi sgr (42,86%), alla famiglia Chiarva (28,57%) e a Holger Van Den Heuvel (28,57%) nel 2011.  Successivamente il fondo  Lincolnshire Management ha acquisito il 51% .

Infine, una curiosità. La stessa San Luca spa, che tramite G Partecipazioni ha siglato l’accordo per entrare nel capitale di Gamenet, ha in portafoglio una quota di Investinchili spa, la holding che raggruppa le partecipazioni di un gruppo di investitori privati nel capitale di Chili tv accanto ai manager Stefano Parisi e Giorgio Tacchia, e alla famiglia LavazzaNegentropy Capital, Antares Private Equity, Sony Pictures Entertainment, Warner Bros, Viacom e Paramount Pictures (si veda altro articolo di BeBeez).


SC Lowy punta forte sull’Italia, che già oggi pesa per il 40% sul suo bilancio. Focus sugli Utp single name, soprattutto shipping, real estate e mid-cap

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Michel Lowy
Michel Lowy

Michel Lowy

Il gruppo bancario di Hong Kong SC Lowy un anno e mezzo fa non ha certo comprato una piccola banca italiana per continuare a fare solo credito alle aziende locali. Lo ha detto a BeBeez Michel Lowy, l’ex investment banker belga che, insieme a Soo Cheon Lee, suo collega per 15 anni in Deutsche Bank e Cargill, ha fondato il gruppo che nell’aprile 2018 ha comprato il controllo di Credito di Romagna (si veda altro articolo di BeBeez). Michel Lowy nei giorni scorsi era in visita al quartier generale della banca a Bologna.

Lowy ha spiegato: “Quella è un’attività che continueremo comunque a fare, perché la banca ha una storia e una buona base di clientela, che è un patrimonio che non vogliamo perdere. Detto questo, l’obiettivo è crescere in tutta Italia nel credito al settore real estate, al settore shipping e alle imprese di medie dimensioni, anche e soprattutto quando si tratta di intervenire in situazioni complicate, spesso di ristrutturazione finanziaria”.

La banca romagnola, presente sul territorio con 10 filiali, 25mila clienti e 6mila aziende, nel frattempo lo scorso aprile ha cambiato nome in Solution,  e, mentre continuerà a fare la banca commerciale sul territorio al servizio delle imprese e delle famiglie, in parallelo sta ampliando l’attività al mercato dei prestiti sindacati e asset illiquidi, con particolare attenzione ai crediti sub-performing. Sulla falsariga di un’operazione analoga già condotta in Sud Corea nel 2013 da SC Lowy con l’acquisizione di Choeun Savings Bank.

“L’Italia già oggi pesa per un buon 40% sul bilancio di SC Lowy“, ha sottolineato Lowy, che ha aggiunto: “Volevamo espanderci in Europa e quella di acquistare il Credito di Romagna ci è parsa un’interessantissima opportunità da cogliere, sia per la qualità del management team che era alla guida della banca sia per le caratteristiche del mercato italiano nel segmento Utp, che è particolarmente illiquido e dove è difficile entrare se non si hanno la giusta preparazione e il giusto team. Ma proprio per questo ci sono grandi occasioni da cogliere”. In ogni caso, l’obiettivo restano gli Utp single-name o comunque piccoli portafogli Utp composti da poche grandi posizioni”, perché, ha tenuto a precisare Lowy, “gestire un portafoglio di Utp corporate è molto più laborioso che gestirne uno di Npl e ogni situazione richiede un approccio specifico. Per questo motivo abbiamo una visione settoriale e ci concentriamo su aziende di una certa dimensione”.

E SC Lowy ha tutti i mezzi per farlo. Fondato nel 2009, il gruppo oggi impiega 250 persone, ha un miliardo di dollari di asset in gestione e un altro miliardo di dollari è l’attivo delle due banche locali controllate (si veda qui la presentazione). A oggi  SC Lowy fa capo per l’80% al management team, dopo che lo scorso anno sono entrati nel capitale con un 20%  un gruppo di investitori guidato da Investec, Universal Partners e Fine Partners, ai quali si sono affiancati alcuni family office e alcuni dei maggiori investitori europei del settore real estate (si veda qui il comunicato stampa).

SC Lowy, insomma, è ben lanciata sull’Italia e Michel Lowy ha concluso: “Abbiamo fondi dedicati al credito e ora abbiamo anche la banca, così possiamo decidere, a seconda delle opportunità che ci si presentano, con quale strumento è meglio intervenire”, ha detto Lowy, che nell’ultimo anno e mezzo di operazioni nel nostro paese ne ha già fatte parecchie. “Abbiamo chiuso una cinquantina di operazioni, di cui la maggior parte sul real estate”, ha detto Lowy. Ma non tutte sono pubbliche.

L’ultima annunciata riguarda il risanamento del debito da 20 milioni di euro di Acaya, società controllata da Aligros della famiglia Montinari e proprietaria del complesso immobiliare turistico-alberghiero Acaya Golf Resort & spa in Salento. SC Lowy, dopo aveva acquisito  da Mps, Mps Capital Services e Bnl Bnp Paribas il credito nei confronti di Acaya, ha siglato con l’azienda un accordo per supportarne il piano di rilancio che prevede la cessione del resort a terzi, in modo da consentire ad Acaya di ripianare interamente il suo debito e al contempo intraprendere nuove operazioni di sviluppo immobiliare nell’ottica della continuità aziendale (si veda altro articolo di BeBeez).

Sempre nel 2018, ma in agosto,  insieme a Taconic Capital, SC Lowy ha poi comprato da Banca Mps un portafoglio da 160 milioni di dollari relativo crediti unlikely-to-pay del settore shipping, in particolare relativi a navi rinfusiere e cisterna e a una nave appoggio offshore (si veda altro articolo di BeBeez). Si tratterebbe di esposizioni che riguardano le società Finaval, Four Jolly (joint venture fra Premuda e il Gruppo Messina), Perseveranza di Navigazione, Fertilia e Liberty di Navigazione.

Mentre a dicembre 2018 SC Lowy aveva comprato dalle banche un pacchetto di crediti verso Gruppo Fratelli d’Amato, primario operatore nel settore shipping, in difficoltà da anni. Nel dettaglio, il gruppo armatoriale aveva ceduto parte della flotta navale a un importante armatore internazionale e venduto alcuni immobili. Sia le navi sia gli immobili erano stati posti originariamente a garanzia di un pacchetto di crediti che in concomitanca con la cessione dei navi e immobili è stato ceduto da Intesa Sanpaolo, MedioCredito Italiano e UniCredit a un veicolo di cartolarizzazione di SC Lowy (si veda altro articolo di BeBeez).

Molto prima, nel 2016, SC Lowy aveva  già fatto un’incursione sul mercato italiano, comprando da Bnl e da Natixis, rispettivamente, 57 e 39 milioni di euro di crediti in sofferenza nei confronti di Lucchini spa, che erano stati ammessi al passivo della procedura, dopo che nel 2013 il Tribunale di Livorno aveva dichiarato insolvente il gruppo dell’acciaio.


Il fondo York pronto a ristrutturare il debito ed entrare nel capitale degli alberghi Russotti

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Il Russot Hotel di Venezia San Giuliano
Il Russot Hotel di Venezia San Giuliano

Il Russott Hotel di Venezia San Giuliano

York Capital Management si prepara a ristrutturare il debito della catena di alberghi Russotti per poi entrare nel suo capitale con una quota del 40%. Lo riferisce il quotidiano MF Milano Finanza, secondo cui York ha acquistato 144 milioni di crediti dai principali finanziatori e con 130 milioni diventerà azionista della società. L’investimento servirà anche per garantire un rilancio industriale del gruppo, dato che le nuove risorse saranno utilizzate per ristrutturare gli alberghi.

Gli hotel di Russotti fanno parte dell’omonimo gruppo attivo nell’imprenditoria alberghiera e nel settore dell’edilizia pubblica e privata, nato nel 1908 a Messina come F.lli Russotti, che poi nel 1988 si è fusa con SO.A.ME spa, dando vita alla Russottfinance spa.

Oggi l’azienda è proprietaria di grandi alberghi, costruiti e gestiti con l’insegna di grandi marchi internazionali oppure a marchio proprio: l’Hilton Hotel dei Giardini Naxos, con 296 camere che si affacciano direttamente sulla spiaggia e sul mare della Baia di Taormina; il Rome Marriott Park Hotel di Roma, con 601 camere, immerso in un rigoglioso parco mediterraneo di 7,5 ettari tra il centro città, l’aeroporto di Fiumicino e la nuova zona fieristica; il Milan Marriott Hotel tra il centro e la Fiera di Milano, con 321 camere; il Russott Hotel di Venezia S. Giuliano, situato tra il centro storico e l’aeroporto, un 4 stelle con 181 stanze; l’Holiday Club di Giardini Naxos, un villaggio turistico a 4 stelle vicino al mare. Russotti nel 2018 ha fatturato 58 milioni di euro e per il 2023 sono attesi ricavi per 78 milioni.

York Capital è stato fondato nel 1991 da Jamie Dinan e prende il nome dalla via dove viveva (York Street). Nel 2010 Credit Suisse ha rilevato per 425 milioni di dollari il 33% delle quote di York Capital. A oggi gestisce circa 20,5 miliardi di dollari. Il fondo è basato negli Usa, a New York, ma possiede sedi anche a Londra e Hong Kong.

Nel settore immobiliare, York Capital nel maggio scorso ha comprato gli attivi del fallimento di Porta Vittoria a Milano attraverso al fondo Niche, gestito da Prelios sgr e sottoscritto interamente da York (si veda altro articolo di BeBeez). Nel settembre 2017  York ha  invece rilevato Terme di Saturnia spa, la società che controlla e gestisce il famoso centro termale e il campo da golf in provincia di Grosseto. A rilevare l’intera proprietà è stato il veicolo Doyers, costituito da York Capital e dal veicolo di investimento Feidos, che hanno pagato Terme di Saturnia oltre 40 milioni di euro, importo pari a quasi tre volte il giro d’affari annuo della società che per decenni è stata di proprietà della famiglia Manuli (si veda altro articolo di BeBeez).

Il fondo attualmente sta negoziando l’acquisto di due squadre calcistiche italiane. Affiancato indirettamente dall’ex calciatore Gianluca Vialli (tramite la  società veicolo Calcio Invest llc) e da Alex Knaster del fondo anglo-russo Pamplona Capital Management, è in trattative per rilevare la Sampdoria dal marzo scorso. La loro proposta prevede 80-85 milioni di euro cash, la presa in carico dei 35 milioni di debiti oltre ad alcuni earn-out, cioè guadagni in base alle prestazioni future, il tutto per un impegno totale di circa 120 milioni. In corsa per la Sampdoria c’era anche il fondo britannico Ufp Aquilor Capital, che ha già esperienza di investimenti nello sport e potrebbe contare sui capitali del principe saudita Abdullah El Saud (si veda altro articolo di BeBeez), ma le ultime notizie sono che Aquilor si sia sfilata e che l’offerta di Vialli-York-Knaster sia l’unica rimasta in campo.

York Capital sta effettuando una due diligence anche sul Genoa Calcio. Nel giugno scorso il fondo e l’azionista e presidente della squadra, Enrico Preziosi, hanno firmato una lettera d’intenti per il passaggio di proprietà della società (si veda altro articolo di BeBeez).

Ricordiamo che il fondatore di York Capital, Jamie Dinan, nel luglio 2014 ha investito nei Milwaukee Bucks, squadra dell’NBA, insieme a Marc Lasry, tra i partner del fondo Avenue Capital, e Wesley Robert Edens, fondatore di Fortress (si veda CNBC).

 


Ottimismo tra i fondi circa le prospettive del logistico, lo dice una ricerca di Scope. Le preoccupazioni circa una hard Brexit fanno crollare le transazioni in UK, è quanto si evince dal rapporto di Real Capital Analytics

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scopeI fondi immobiliari investiti nelle diverse aree del settore logistico sono ottimisti circa le prospettive per il 2019 e il 2020, nonostante la continua crescita del commercio elettronico e il suo impatto nel rimodellare il settore del commercio al dettaglio, secondo l’ultimo sondaggio di Scope. Si veda qui propertyfundsworld. Nel sondaggio, Scope ha chiesto a 19 fondi di valutare la loro situazione attuale e futura nei diversi segmenti del settore logistico in cui sono attivi. Mentre tutti e 19 hanno valutato la situazione in modo molto positivo per il 2019 e il 2020, quelli attivi nello sviluppo di progetti (il 90% ha valutato la propria posizione come “buona” o “molto buona”), nonché nelle aree dei fondi di investimento alternativi e dei veicoli di debito (80 per cento ciascuno) ha mostrato il massimo ottimismo. Secondo il sondaggio, la Germania è il luogo logistico più interessante per gli investitori nel contesto europeo. Tra gli intervistati, il 95% considera la Germania come un luogo attraente o molto attraente. Mentre ciò riflette in parte il fatto che gli intervistati sono principalmente attivi in ​​Germania, la posizione geografica del paese, le infrastrutture e gli elevati standard tecnologici lo rendono uno dei mercati più importanti in Europa. In termini di tipo di proprietà logistica, i centri logistici nelle aree urbane sono molto apprezzati dai fornitori. Quasi il 90% dei fornitori li ha classificati come i più interessanti, seguiti da proprietà logistiche nel centro città (53%) e hub logistici internazionali (47%). Circa tre quarti degli intervistati considerano le problematiche economiche il rischio maggiore per gli investimenti logistici. D’altra parte, la posizione rappresenta attualmente un rischio maggiore solo per circa un terzo degli intervistati. A prima vista, uno dei risultati sorprendenti dell’indagine è che, nonostante l’euforia che circonda il tema delle proprietà logistiche, “solo” il 58% degli intervistati prevede aumenti degli affitti nei prossimi tre anni, mentre il 42%, d’altro canto, si aspetta che i prezzi stagnino.

Real Capital AnalyticsLe crescenti preoccupazioni sull’impatto economico della Brexit hanno portato giù il volume delle transazioni relative a investimenti immobiliari nel Regno Unito del 31% su base annua nel primo semestre del 2019 a 23,4 miliardi di euro.  Il rallentamento più ampio in tutta Europa è stato visibile in un calo del 15% nel volume degli affari a 114 miliardi di euro tra gennaio e giugno, secondo il rapporto relativo al secondo trimestre sulle tendenze del capitale europeo di Real Capital Analytics (RCA). Si veda qui propertyfundsworld. Tom Leahy, Senior Director di EMEA Analytics della RCA, afferma: “Il processo politico che circonda la Brexit sta chiaramente turbando gli investitori immobiliari che si occupano del mercato britannico, che stanno diventando sempre più avversi al rischio. Ma abbiamo anche visto rallentare i volumi delle transazioni nella maggior parte dei principali mercati europei nella prima metà del 2019, con le notevoli eccezioni di Spagna e Svezia. Tale rallentamento è stato amplificato dalle forti diminuzioni degli investimenti al dettaglio, ma ha escluso segmenti difensivi come appartamenti, hotel, alloggi per anziani e case di cura. Questi settori dei “letti” beneficiano di fattori strutturali di mercato e attirano ora circa un terzo di tutto il capitale di investimento collocato nella proprietà europea “.


Warburg Pincus verifica le opzioni per cedere Accelya e dà mandato a Bank of America. Branford Castle Partners acquisisce ABC Industries. HV Holzbrinck Ventures guida un round da €8mln su Penta

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Branford Castle Partners

Warburg Pincus

Stando a fonti vicine alla transazione, Warburg Pincus, il PE proprietario della società europea di servizi per le aviolinee Accelya ha assunto Bank of America per vendere l’attività in un deal che potrebbe valutare la società che ne è oggetto fino a 1,5 miliardi di euro (1,67 miliardi di dollari). Si veda qui Reuters. La società americana di private equity Warburg Pincus, che ha partecipato al capitale di Accelya con sede a Barcellona per poco più di due anni, ha in programma di avviare un processo di asta dopo l’estate. La compagnia – che serve più di 200 compagnie aeree tra cui British Airways e EasyJet – potrebbe essere d’interesse sia per gli operatori del settore sia per altri fondi di PE. Warburg Pincus e Bank of America hanno rifiutato di commentare. Fondata nel 1976, Accelya è specializzata in soluzioni finanziarie, commerciali, cargo e di analisi e gestisce oltre 5 miliardi di transazioni finanziarie e 75 milioni di tonnellate di merci all’anno. Warburg Pincus aveva acquistato Accelya dalla società di private equity francese Checkers Capital nel 2017 e l’ha utilizzata come piattaforma di fusione per Mercator, un gruppo di servizi di viaggio con sede a Dubai in cui la società di acquisizione statunitense era un investitore dal 2014. Quando la fusione è stata annunciata nel febbraio 2017, Warburg Pincus ha stimato che l’entità congiunta generasse entrate annuali superiori a $ 200 milioni. Una delle fonti ha affermato che la rivale spagnola Amadeus, che ha un valore di mercato di 30 miliardi di euro e margini di entrate di circa il 40%, potrebbe essere un possibile offerente. “Amadeus potrebbe essere desideroso di studiare un’offerta perché inizialmente hanno espresso interesse per Mercator”, ha detto la fonte, avvertendo che i negoziati non devono ancora iniziare. Accelya controlla una controllata indiana quotata, Accelya Kale Solutions AKSL.NS, che ha un valore di mercato di circa $ 162 milioni. L’anno scorso Accelya ha stretto una partnership con Mastercard per lanciare Accelya Payment Gateway, una piattaforma che offre l’accettazione globale dei pagamenti attraverso una serie di metodi di pagamento.

Branford Castle PartnersBranford Castle Partners, LP (” Branford Castle “), una società di private equity con sede a New York City, ha annunciato l’acquisizione di ABC Industries, Inc. Questa è la decima transazione per il fondo di Branford Castle chiuso alla fine del 2016. Si veda qui market businessinsider.  Con sede a Warsaw in Indiana, ABC è un produttore e distributore leader di mercato di nicchia di soluzioni di ventilazione flessibili e tessuti tecnici di alta qualità. I suoi prodotti sono essenziali per la ventilazione industriale, i tessuti industriali, l’estrazione sotterranea e il tunneling. Sebbene altamente resistenti, i suoi prodotti vengono spesso sostituiti regolarmente. ABC possiede e gestisce due stabilimenti produttivi, uno a Warsaw in Indiana, e l’altro a Grand Junction, Colorado, situati strategicamente per offrire ai clienti un servizio ottimale. Fondata nel 1926, i clienti della ABC sono stati, in molti casi, con l’azienda per decenni. I suoi clienti sono spesso leader nei rispettivi settori.

HV Holzbrinck VenturesPenta ha annunciato di aver concluso un round da oltre 8mln di euro guidato da HV Holzbrinck Ventures volto a farle perseguire l’obbiettivo di diventare il miglior conto corrente per PMI e startup in Europa! Si veda qui il comunicato ufficiale. Tantissime società e startup hanno trovato in Penta la miglior soluzione per la gestione delle spese e per un conto corrente digitale e intuitivo.  HV Holzbrinck Ventures è uno tra i più grandi ed importanti fondi di investimento europei indipendenti che investe in startup early stage e che ha già contribuito alla crescita di oltre 165 compagnie, tra cui: Zalando, HelloFresh, Flixibus, SumUp, Scalable Capital e molti altri. Penta è stato lanciato meno di due anni fa e oggi è già una società internazionale con ormai circa 10.000 clienti, con uffici a Berlino, Belgrado e Milano e con un team di oltre 50 giovani talenti, tutti con un unico obiettivo in testa: “Ridefinire il mondo del banking in Europa, lavorando ad un conto corrente aziendale semplice da aprire, accessibile e con servizi creati su misura per le esigenze dei nostri clienti”. L’intenzione è quella di utilizzare le risorse raccolte per migliorarre le funzionalità connesse ai nostri tool di gestione delle spese: vogliamo offrire alle aziende una visione completa e un controllo in tempo reale dei loro costi e delle loro spese, anche all’interno di diversi team. Ma non ci vogliamo fermare qui. Stiamo lavorando all’attivazione di nuove partnership che aiutino PMI e startup a far crescere e migliorare la gestione del proprio business. Infine, l’investimento sarà fondamentale per dare ulteriore slancio all’espansione di Penta in nuovi paesi, a partire dall’Italia, così Marko Wenthin – CEO di Penta.



Staffetta di fondi per i banchi prova di Test Industry. IGI compra il 42%, Equilybra reinveste

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test-industry-DEFINITIVO-grigio-freddoIGI Private Equity sgr, attraverso il veicolo Thalia srl (controllato dal Fondo IGI Investimenti Sei) ha rilevato il 100% di Test Industry srl, società che produce e commercializzazione banchi prova per test su prodotti industriali. All’operazione hanno partecipato anche la società di investimenti italiana Equilybra spa (già socia) e GMN srl. L’acquisizione è stata finanziata da Credit Agricole e BPER Banca.

Test Industry è nata nel luglio 2017 dall’aggregazione della perugina Bimal con la bresciana Leonardo, grazie al supporto di club deal di investitori, che ha integrato sotto un’unica holding (Test Holding spa) il 100% del capitale delle due società, dando vita a un gruppo con oltre 80 dipendenti, una presenza in più di 50 paesi e ricavi complessivi intorno a 30 milioni di euro. L’operazione era stata organizzata e promossa da Route Capital Partners srl e Maurizio Perroni, unitamente a Equilybra spa, tramite la società veicolo RCP 2 srl, che aveva rilevato il controllo della neonata Test Holding. Daniel Spezzaballi, Fausto Franzoni ed Emanuele Petrogalli (soci imprenditori di Leonardo) assieme a Roberto Malfagia e Stefano Vispi (soci imprenditori di Bimal) aveva reinvestito nel progetto industriale, rilevando una quota complessiva pari al 32% del capitale della nuova holding.

La nuova operazione prevede che Thalia srl, controllata da IGI Investimenti Sei e dall’Ing. Eraldo Bianchessi (che supporterà IGI nella gestione dell’investimento), avrà circa il 42% del capitale di Test Industry mentre Equilybra spa e GMN srl deterranno rispettivamente il 18% e il 23%. Gli altri soci di Test Industry hanno reinvestito, mantenendo una partecipazione pari al 17%.  L’accordo prevede che Angelo Mastrandrea, partner di IGI Private Equity, diventi presidente della società, mentre gli amministratori delegati saranno Daniel Spezzaballi e Roberto Malfagia.

Nell’operazione, il Fondo IGI Investimenti Sei con il team del deal composto da Matteo Cirla, Angelo Mastrandrea, Andrea Bruschi, Cristian Cantaluppi e Alessandro Castiglioni è stato assistito da Chiomenti e da DV Studio Legale nell’attività legale, da PwC, Di Tanno e Associati, Golder nell’attività di due diligence e da Goetzpartners per l’analisi del business. Gli azionisti venditori sono stati assistiti da LABS Corporate Finance, in qualità di advisor finanziario, e da LCA in qualità di advisor legale.  Dentons infine ha affiancato le banche finanziatrici.

Per IGI Investimenti Sei si tratta della seconda operazione, dopo l’acquisizione nel gennaio scorso della maggioranza in Nuovaplast srl, leader tecnologico attivo nella trasformazione di PET per la produzione di preforme di alta qualità (si veda altro articolo di BeBeez).

IGI Investimenti Sei è ’ultimo fondo lanciato dall’sgr guidata da Matteo Cirla, che lo scorso ottobre ha annunciato il primo closing della raccolta a quota 100 milioni su un target complessivo di 150 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).  Il fondo prevede di effettuare il secondo closing dopo la pausa estiva.  Il precedente fondo di private equity IGI Private Equity Cinque nel 2010 aveva raccolto 100 milioni di euro ed era stato ereditato da Arca Impresa Gestioni sgr, a settembre 2012 a seguito dell’acquisizione della società di gestione prima di proprietà di un gruppo di banche popolari da parte di IGI.

Equilybra spa è la società di investimenti fondata da Matteo Gatti e Paolo Prati che opera nel mercato delle pmi italiane quotate in Borsa e non. Nel gennaio scorso ha comprato una quota di minoranza nel portale di Giglio.com srl, portale web in otto lingue che vende prodotti di lusso e di alta moda e relativi accessori in tutto il mondo (si veda altro articolo di BeBeez).

 


Emendatori e Spes al salvataggio del cioccolato Pernigotti. L’accordo è stato raggiunto al Mise

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pernigottiSaranno l’imprenditore Giordano Emendatori con la sua MEC3 (controllata da Charterhouse Capital Partners) e la cooperativa torinese attiva nella produzione di cioccolato Spes a salvare la storica cioccolateria Pernigotti. L’interessamento verso Pernigotti di Spes ed Emendatori, fondatore del leader dei preparati per gelati e pasticceria MEC3, era già trapelato nel luglio scorso (si veda altro articolo di BeBeez), ma allora si immaginava che le offerte fossero concorrenti e non complementari. Interessato al deal era anche il gruppo Colussi, noto produttore di biscotti, che puntava a costruire un polo del cioccolato piemontese, partendo dal marchio La Suissa di cui ha recentemente comprato all’80% da Alto Partners sgr (si veda altro articolo di BeBeez).

L’accordo è stato raggiunto nell’ambito del tavolo sulla vertenza Pernigotti al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise), alla presenza dei sindacati, dell’advisor della proprietaria di Pernigotti, Sernet, e del Ministro del Lavoro Luigi Di Maio (si veda qui il comunicato stampa del MISE ). Nel dettaglio, sono stati siglati due accordi preliminari, che garantiranno la prosecuzione della produzione nello stabilimento di Novi Ligure, senza nessun esubero.

Il primo riguarda la cessione a MEC3 del ramo d’azienda I&P, con il marchio Pernigotti Maestri Gelatieri e delle relative strutture commerciali e produttive, per un totale di 36 dipendenti. L’inizio della produzione è fissato per il primo ottobre 2019. Il secondo accordo riguarda la reindustrializzazione della produzione di cioccolato e torrone, a opera del Gruppo Spes. Il gruppo turco attuale proprietario di Pernigotti, Toksöz, manterrà solo il marchio Pernigotti e la struttura di commercializzazione in Italia. Nelle trattative la proprietà di Pernigotti è stata seguita dagli advisor Vitale e Associati (finanziario) e Baker McKenzie (legale), mentre Sernet ha seguito il dossier reindustrializzazione.

È in fase di valutazione la possibilità che sia un unico soggetto aziendale (una newco) a gestire la produzione di Novi Ligure. Entro il 30 settembre prossimo dovranno essere meglio definiti i piani industriale delle due aziende subentranti nel ramo del cioccolato/torrone e dei preparati per gelati. “Restano comunque incognite per il futuro, a cominciare dalla newco che dovrà garantire la co-gestione dello stabilimento e dal capitolo investimenti per riammodernare il sito produttivo di Novi Ligure”, ha detto il capogruppo alla Camera di Liberi e Uguali, Federico Fornaro.

Pernigotti è uno storico produttore di cioccolato e torrone di Novi Ligure, dove è stata fondata nel 1868 da Stefano Pernigotti. E’ stata ceduta da Stefano Pernigotti nel 1995 alla famiglia Averna, dopo la scomparsa dei due figli ed eredi in Uruguay, a causa di un incidente stradale. Averna a sua volta aveva ceduto Pernigotti nel luglio 2013 al gruppo familiare turco Toksöz, attivo nei settori alimentare-dolciario, farmaceutico ed energetico. L’operazione, era stata portata a termine dalla controllata di Toksöz, Sanset, per un enterprise value  di 60-70 milioni euro, sulla base di un fatturato di allora di circa 75 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Toksoz ha chiuso lo stabilimento di Novi Ligure nel novembre 2018, senza dismettere il marchio. Pernigotti ha chiuso il 2017 con ricavi per 51,8 milioni di euro, un ebitda negativo di 5 milioni e un debito netto di 9,5 milioni di euro (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

Giordano Emendatori ha fondato MEC3, controllata da Charterhouse Capital Partners dal novembre 2017 (si veda altro articolo di BeBeez), che l’ha rilevata dal fondo Usa Riverside. Nello stesso periodo, MEC3 ha comprato Modecor Italiana srl, con sede a Cuvio (Varese), azienda di riferimento a livello europeo nella produzione di decorazioni per pasticceria (si veda altro articolo di BeBeez). Nel maggio 2018 MEC3 ha rilevato anche Giuso Guido spa, storica azienda specializzata nella produzione di composti per gelateria e pasticceria artigianali (si veda altro articolo di BeBeez).

La cooperativa torinese Spes è uno uno storico marchio torinese di cioccolato, fondato nel 1970. Il Gruppo Spes si divide nelle seguenti attività: Spes cioccolato (cioccolateria); Køffee (caffetteria); Etikø bistrot (ristorante); Spes Convivio (catering e centro cottura); Spes@Labor (laboratorio di cioccolato presso l’Istituto Penale Ferrante Aporti).


I conduttori energetici di De Angeli Prodotti emettono un minibond da 10 mln euro. Li sottoscrive Unicredit

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investimenti_de_angeli_prodottiDe Angeli Prodotti, azienda attiva nella realizzazione di conduttori per il settore energetico, ha emesso minibond per 10 milioni di euro, che sono stati sottoscritti interamente da Unicredit (si veda qui i comunicato stampa). Il prestito obbligazionario, della durata di 7 anni, è finalizzato a sostenere gli investimenti previsti dalla De Angeli Prodotti per l’attività di Ricerca e Sviluppo e per l’ampliamento del portafoglio prodotti.

A questo proposito Luca Mora, presidente e azionista di riferimento di De Angeli Prodotti, ha spiegato: “La connessione di molteplici fonti intermittenti di produzione di energia rinnovabile richiede una rete elettrica più magliata, sicura e flessibile, che può essere realizzata grazie a conduttori più ecologici e performanti e con il supporto della digitalizzazione. Il minibond sottoscritto da Unicredit favorirà lo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche avanzate dedicate all’integrazione delle rinnovabili nella rete elettrica di trasmissione e alla affermazione della e-mobility”.

De Angeli produce una vasta gamma di conduttori in rame, alluminio, leghe e materiali compositi, destinati al settore dell’energia. Ha sede a Bagnoli di Sopra, in provincia di Padova. Nei suoi due centri di produzione in Italia e in Francia attualmente operano 400 collaboratori, per una produzione complessiva di circa 35.000 tonnellate di conduttori.

De Angeli Prodotti ha chiuso il 2018 con un fatturato di 150 milioni di euro, di cui il 50% generato sui mercati esteri, con una crescita del 37% sull’anno precedente. L’ebitda è stato pari a 10,5 milioni (contro i 6,6 milioni del 2017)  (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).


Astaldi ammessa alla procedura di concordato preventivo dal Tribunale di Roma

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astaldi

astaldiIl tribunale di Roma ha ammesso alla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale diretta il contractor italiano quotato a Piazza Affari Astaldi (si veda il comunicato stampa). La società aveva depositato lo scorso 14 febbraio piano concordatariodomanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale, ai sensi degli artt. 160, 161 e 186-bis della Legge Fallimentare (si veda altro articolo di BeBeez). Il tribunale ha ritenuto attuabili il piano e la proposta concordataria aggiornati dalla società nel giugno scorso (si veda altro articolo di BeBeez), in conformità all’offerta irrevocabile di Salini Impregilo, confermata la scorsa settimana (si veda altro articolo di BeBeez).

Il salvataggio e rilancio di Astaldi rientra nel più ampio Progetto Italia di Salini Impregilo, un’operazione di consolidamento del settore nazionale delle grandi opere e delle costruzioni in difficoltà, che vedrà come anchor investor Cassa Depositi e Prestiti. Progetto Italia permetterà in generale al settore delle costruzioni, che rappresenta circa l’8% del Pil nazionale, di rafforzarsi, riavviando numerose opere bloccate e mettendo in sicurezza quelle pianificate per il prossimo triennio.

Contestualmente, il tribunale di Roma ha autorizzato Astaldi a contrarre nuova finanza in prededuzione per un massimo di 125 milioni di euro per supportare le sue esigenze finanziarie fino all’omologa del concordato, oltre a linee di credito per un massimo di 384 milioni di euro. L’adunanza dei creditori è stata fissata per il 6 febbraio 2020. Per la redazione della proposta concordataria, la società è stata assistita dagli advisor Prof. Enrico Laghi, Studio Annoni, Studio Di Gravio, Studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners, EY Advisory e Rothschild & Co.

autostradaAstaldi, insieme a 4 società turche (Nurol, Özaltin, Makyol, Göçay), ha appena completato in 6 anni e mezzo (con 10 mesi di anticipo rispetto al termine previsto dei lavori), l’Autostrada Gebze-Orhangazi-Izmir. Si tratta di un progetto da oltre 7 miliardi di dollari di investimento, che ha portato alla realizzazione in regime di BOT (Build, Operate, Transfer) di 426 chilometri di nuova autostrada, con un periodo di gestione di 21 anni. Grazie alla nuova autostrada, i tempi di percorrenza tra Gebze e Izmir si dimezzano da 8 a 3,5 ore. Il governo turco ha inaugurato l’ultima tratta dell’autostrada il 5 agosto scorso (si veda qui il comunicato stampa).

Negli ultimi anni, Astaldi ha completato il Terzo Ponte sul Bosforo (più largo e più lungo ponte sospeso al mondo), sempre in Turchia, e attualmente è impegnata nella realizzazione del Ponte di Braila in Romania, un ponte sospeso per l’attraversamento del Danubio del valore di circa 435 milioni di euro. Nel maggio scorso, Astaldi e il suo partner turco avrebbero ripreso le trattative per la concessione del ponte sul Bosforo a un consorzio guidato da China Merchants Group, stando a quanto riferisce Bloomberg. Astaldi detiene una partecipazione del 33% della società di gestione con il partner turco IC Yatirim Holding. La sua quota a bilancio vale 350 milioni, che Astaldi spera di ricavare vendendo la partecipazione in modo da rimborsare parzialmente i creditori (si veda altro articolo di BeBeez).

Il Gruppo Astaldi è uno dei principali contractor in Italia e tra i primi 25 a livello europeo nel settore delle costruzioni, in cui opera anche come promotore di iniziative in project financing. Quotato in Borsa dal 2002, è attivo da 90 anni a livello internazionale, opera nella progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture pubbliche e grandi opere di ingegneria civile, prevalentemente nei comparti delle infrastrutture di trasporto, degli impianti di produzione energetica, dell’edilizia civile e industriale, del facility management, impiantistica e gestione di sistemi complessi. Opera in Italia, Europa e Turchia, Africa (Algeria), America del Nord (Canada, USA), America Latina e Far East (Indonesia, India). A fine 2018 l’indebitamento netto di Astaldi era salito a 2,05 miliardi di euro, contro gli 1,86 miliardi di fine settembre a causa delle escussioni di garanzie subite dal gruppo. Il debito comprende il prestito ponte di Fortress Investment da 75 milioni erogato nel febbraio 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).

 


Trevifin sigla gli accordi per ricapitalizzazione, ristrutturazione del debito e vendita a Meil della sua divisione oil&gas

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pfnTrevi Finanziaria Industriale (Trevifin), il gruppo specializzato in ingegneria delle perforazioni del sottosuolo quotato a Piazza Affari e in difficoltà dall’autunno 2017 principalmente per un crollo di attività nel settore oil&gas, ha confermato la vendita della sua divisione oil&gas all’indiana Megha Engineering & Infrastructures Ltd (Meil) e la sottoscrizione degli accordi necessari per la manovra di rafforzamento patrimoniale e ristrutturazione del debito di Trevi (si veda qui i comunicato stampa).  Ma tutto è ovviamente condizionato al fatto che il Tribunale di Bologna rigetti il ricorso depositato dall’attuale azionista di controllo Trevi Holding, della famiglia Trevisani, presentato “per irregolarità poste in essere dagli amministratori e dai sindaci” della società, “con richiesta di nomina di amministratore giudiziario”, dovute ai ripetuti rilievi mossi dalla holding alla manovra di rafforzamento patrimoniale di Trevifin (si veda altro articolo di BeBeez).

L’operazione è stata guidata dal CRO Sergio Iasi, con il supporto, quali consulenti della società, per gli aspetti legali, dello Studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners e dello Studio Zoppini e Associati, per gli aspetti finanziari, degli advisor Vitale & Co. e Lazard & Co., per gli aspetti industriali, di The Boston Consulting Group e, per gli aspetti contabili, di Erre Quadro advisory con Raffaele Fiorella e Barbara Biassoni Le banche sono state assistite, per gli aspetti legali, dallo Studio Molinari e Associati e, per gli aspetti finanziari, da Rothschild & Co. Gli azionisti FSII e Polaris sono stati assistiti, per gli aspetti legali, rispettivamente, dagli studi Gatti Pavesi Bianchi e DLA Piper.

La vendita della divisione oil&gas a Meil era prevista dal piano di ricapitalizzazione e di ristrutturazione del debito predisposto dal consiglio di amministrazione di Trevifin nel maggio scorso e confermata lo scorso luglio (si veda altro articolo di BeBeez), a seguito della presentazione della domanda di concordato in bianco al Tribunale di Forlì- Cesena, con l’obiettivo di arrivare a un accordo di ristrutturazione del debito ai sensi dell’articolo 182-bis della Legge Fallimentare (si veda altro articolo di BeBeez).  I contratti sottoscritti con Meil per la cessione della divisione di Trevi prevedono un EV su base debt free di 140 milioni di euro, soggetto ad aggiustamenti al verificarsi di determinati eventi, incluse le eventuali variazioni di capitale circolante delle società della Divisione oil&gas rispetto al valore preso come riferimento ai fini della valutazione. La vendita è subordinata a: perfezionamento di operazioni infragruppo funzionali al trasferimenti a Meil di tutti gli asset oggetto della cessione su base debt-free; omologa dell’accordo di ristrutturazione di Trevi (ai sensi dell’art. 182-bis della legge fallimentare); mancato verificarsi di venti negativi alla data del closing, che dovrebbe avvenire entro la fine del corrente esercizio.

La manovra finanziaria di Trevi prevede:

  • un accordo di ristrutturazione del debito, che ha sfiorato i 400 milioni di euro al 30 giugno scorso (si veda qui il comunicato stampa); l’accordo prevede l’impegno delle banche a sottoscrivere azioni ordinarie della società nell’ambito dell’aumento di capitale tramite compensazione dei crediti per un importo massimo di 284,1 milioni di euro, secondo un rapporto di conversione pari a 4,5:1;
  • un accordo di investimento, con cui gli attuali azionisti di Trevi FSI Investimenti spa (controllata da Cdp Equity e che oggi detiene il 16,85% di Trevifin) e il fondo di investimento Usa Polaris Capital Management, (che detiene il 10% di Trevifin), si impegnano a sottoscrivere 77,5 milioni dell’aumento di capitale in opzione per 130 milioni; sono inoltre previsti impegni di lock-up legati alle azioni sottoscritte per i 12 mesi successivi alla loro sottoscrizione e la possibilità per il socio Trevi Holding di aderire all’accordo dopo la data di sottoscrizione;
  • la concessione da parte di alcune banche di nuova finanza a Trevi e Soilmec per far fronte alle esigenze di liquidità del Gruppo Trevi per un massimo di 41 milioni di euro, di cui 12 messi a disposizione prima dell’omologa dell’accordo di ristrutturazione.

Il closing delle ristrutturazione del debito e dell’aumento dei capitale sono subordinati , oltre che al rigetto del ricorso di Trevi Holding, anche al decreto di omologazione dell’accordo di ristrutturazione, all’assunzione di alcune delibere da parte dell’assemblea dei soci (include la nomina del nuovo Cda della società secondo i principi indicati negli accordi di ristrutturazione e investimento) e alla dismissione della divisione oil&gas prima dell’aumento di capitale.

Il Gruppo Trevi è leader a livello mondiale nell’ingegneria del sottosuolo (fondazioni speciali, scavo di gallerie e consolidamenti del terreno e realizzazione e commercializzazione dei macchinari e delle attrezzature specialistiche del settore); è anche attivo nel settore delle perforazioni (petrolio, gas, acqua) sia come produzione di impianti che come servizi prestati e nella realizzazione di parcheggi sotterranei automatizzati. Nato a Cesena nel 1957, conta più di 30 sedi e una presenza in oltre 80 Paesi. Conta 4 divisioni: la Divisione Trevi, che opera nei servizi specializzati dell’ingegneria del sottosuolo, la Divisione Petreven attiva nei servizi di perforazione petrolifera, la Divisione Soilmec, che produce e sviluppa i macchinari e gli impianti per l’ingegneria del sottosuolo e la divisione Drillmec che produce e sviluppa gli impianti per le perforazioni (petrolio, gas, acqua).


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