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Puglia, ci sono 14 aziende con ebitda 2018 in crescita e senza debiti bancari. Potenziali target per il private equity

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Schermata 2019-07-30 alle 07.20.46

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Al 19 di luglio sono circa 120.000 i bilanci 2018 depositati e pronti per l’analisi relativi alle imprese italiane con ricavi superiori a 500 mila euro.

Tra questi Leanus ha selezionato per BeBeez i potenziali target del private equity aggiungendo ai criteri tradizionali ebitda in crescita e maggiore del 6%, anche una caratteristica in più, cioé l’assenza di debiti verso il sistema bancario , oltre alla non appartenenza ad alcun gruppo o holding di partecipazione. Si tratterebbe quindi di un panel di imprese in forte crescita che hanno fino ad ora raggiunto risultati eccellenti in maniera indipendente.

I risultati dell’analisi relativi a 14 target della Puglia così selezionati mostrano un gruppo con ricavi complessivi di oltre 66 milioni di euro, in crescita del 14,7% dal 2017  e per una media di ricavi per singola società di 4,7 milioni. L’ebitda aggregato è di circa il 18,3% e la redditività netta del 10,82%.

Le imprese appartengono al settore commercio nel 43% dei casi, segue l’industria con il 29%. Nessun codice Ateco è rappresentato da più di una impresa . Elemento che potrebbe testimoniare che l’associazione performance/appartenenza a uno specifico settore spesso può condurre a conclusioni errate.

L’elenco completo dell’analisi sulle 14 imprese pugliesi  è disponibile su Leanus per gli utenti Premium (clicca qui per una prova gratuita).

 

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Banche italiane, ecco dove sono concentrati gli Utp. Mentre 440 aziende sono in procedura. Nella newsletter TMA di luglio

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Schermata 2019-07-30 alle 07.29.50

Schermata 2019-07-30 alle 07.29.50

C’erano poco più di 118 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi sui bilanci dei primi sette gruppi bancari italiani a fine marzo 2019, in calo dai 121 miliardi di fine 2018, con i crediti UTP che pesavano in media per il 43% sul totale, in linea con quanto già si era evidenziato a fine 2018.

Lo ha calcolato BeBeez, sulla base di quanto riportato dalle trimestrali di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, UBI Banca, Banco Bpm, BPER e Credem e dai bilanci dello scorso anno. L’inchiesta è stata pubblicata sulla newsletter di marzo di TMA Italia, l’associazione italiana dei turnaround manager, curata da BeBeez e dedicata agli associati. Gli abbonati a BeBeez News Premium possono leggere l’inchiesta qui (scopri qui come abbonarti).

Il secondo approfondimento della newsletter riguarda un aggiornamento sulle società in procedura concorsuale.  A oggi ci sono 440 società italiane che nel 2017 o 2016 avevano registrato ricavi per 500mila euro e che sono entrate in una procedura concorsuale da inizio 2019 oppure che hanno registrato il deposito di nuovi documenti relativi a una procedura già aperta in precedenza. Il calcolo è di Leanus, nello studio periodico condotto per BeBeez. Nell’aggregato, nel 2017 quelle stesse società avevano registrato ricavi per circa 3,27 miliardi di euro, in calo rispetto ai 3,83 miliardi del 2016, e un ebitda margin negativo per il 6,1%, rispetto a un dato positivo per il 3,18% nel 2016, con ricavi medi per circa 7,4 milioni dai circa 8,8 milioni del 2016

In particolare, ben 318 aziende sulle 440 in questione già in relazione ai bilanci 2017 cadevano nella categoria ad alto rischio sulla base del Leanus Score, un indicatore proprietario che misura il grado rischio associato a una situazione contabile di impresa sulla base di un algoritmo che potenzia lo Z-Score di Altman e tiene conto delle peculiarità del sistema delle imprese italiane. C’erano comunque 43 aziende che invece avevano un Leanus Score basso, a indicare che il tradizionale approccio quantitativo di valutazione del rischio di credito non è sempre sufficiente per catturare i segnali di crisi in anticipo.

Gli associati TMA, così come gli abbonati a Leanus (cogli qui l’offerta estiva in tandem con BeBeez Private Data) possono leggere la tabelle che riportano le prime 220 aziende del gruppo che nel bilancio 2017 indicavano un debito finanziario netto negativo superiore ai 100 mila euro. A guidare la classifica c’è Pasta Zara, seguita da una serie di società di costruzioni.


I crediti deteriorati delle principali sette banche italiane sotto la lente. Tutti i dati a fine marzo a confronto

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Schermata 2019-07-30 alle 08.54.42

Schermata 2019-07-30 alle 08.54.42C’erano poco più di 118 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi sui bilanci dei primi sette gruppi bancari italiani a fine marzo 2019, in calo dai 121 miliardi di fine 2018, con i crediti UTP che pesavano in media per il 43% sul totale, in linea con quanto già si era evidenziato a fine 2018.

Lo ha calcolato BeBeez, sulla base di quanto riportato dalle trimestrali di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, UBI Banca, BancoBpm, BPER e Credem e dai bilanci dello scorso anno. I dati mostrano anche che a livello di esposizione netta quelle stesse banche a fine marzo avevano in portafoglio crediti deteriorati per un totale di 54,3 miliardi contro i 55,8 miliardi di fine 2018, con gli UTP che erano scesi a 30,8 miliardi, andando a pesare sul totale dei crediti deteriorati netti per il 57% (il 58% a fine 2018) e quindi superando in termini di valore le sofferenze nette, scese a un totale di 22,1 miliardi.

Per scaricare tutte le tabelle, clicca qui

I dati dell’intero sistema per fine marzo non sono ancora disponibili, ma PwC aveva calcolato in un suo recente report che a fine 2018 i crediti deteriorati ancora sui libri delle banche italiane erano scesi a un valore lordo di 180 miliardi dai 341 miliardi del 2015, di cui 79 miliardi di Utp (dai 127 miliardi del 2015, si veda altro articolo di BeBeez). Quanto ai valori netti, a livello di intero sistema bancario italiano, PwC indicava Utp a quota 51 miliardi  contr i 33 miliardi di sofferenze nette.

La banca più virtuosa resta sempre Credem con un NPE ratio lordo del 4,46%a finemarzo 2019  contro una media delle sette banche del 10,13% e con un rapporto tra sofferenze lorde e totale dei crediti alla clientela pari al 2,72% contro una media di gruppo del 5,48%. Per contro, il fanalino di coda del gruppo è sempre Mps, con un NPE ratio lordo del 16,34% e un NPL ratio lordo dell’8,44%.

Da segnalare poi la situazione di Banco Bpm, che a fine marzo si classificava ancora come il gruppo bancario con la più alta incidenza di UTP sul totale dei crediti deteriorati, con un rapporto lordo del 64%. Negli ultimi mesi, infatti, la banca si è concentrata soprattutto sulla cessione di sofferenze. In particolare lo scorso aprile ha ceduto a Illimity un portafoglio di Npl derivanti da contratti di leasing del valore lordo di circa 650 milioni di euro, mentre a febbraio ha cartolarizzato i 7,4 miliardi di euro di NPL del progetto ACE (si veda altro articolo di BeBeez), primo step previsto dall’accordo siglato lo scorso dicembre con Credito Fondiario e il fondo Elliott che ha portato Elliott a sottoscrivere il 95% dei titoli junior della cartolarizzazione, con Credito Fondiario che ha poi comprato il 70% della piattaforma di gestione dei crediti deteriorati di Banco Bpm e che gestirà come servicer il portafoglio acquisito da Elliott, lo stock residuo degli NPL di Banco Bpm e, nei prossimi 10 anni, l’80% dei nuovi flussi di crediti deteriorati.

Tornando agli UTP, così come Intesa Sanpaolo sta definendo con Prelios un’operazione relativa a 10 miliardi di euro, di cui 3,5-4 miliardi potrebbero essere ceduti e il resto dato in gestione (si veda altro articolo di BeBeez), Unicredit avrebbe a sua volta intenzione di mettere in piedi un’operazione simile, relativa a un portafoglio di Utp da 13,3 miliardi (si veda altro articolo di BeBeez). La banca avrebbe già contattato gestori di fondi come Dea Capital e Clessidra sgr (che ha appena lanciato un fondo dedicato agli Utp, che sarà gestito dall’ex ad della stessa Unicredit Federico Ghizzoni e dall’ex ad di Banca Ifis Giovanni Bossi, si veda altro articolo di BeBeez), il servicer do Value (la ex piattaforma di gestione di Unicredit) e il servicer e investitore Intrum.  E ancora sul fronte UTP, a inizio giugno Unicredit ha già annunciato l’avvio della seconda fase del programma Sandokan con la sigla dell’accordo per affidare la gestione e le attività di special servicing relative al portafoglio di crediti unlikely to pay immobiliari battezzato Sandokan 2 a Pimco, Gwm e Arec (Aurora Recovery Capital) per un importo massimo di 2 miliardi di euro, da cedere in più tranche successive (si veda altro articolo di BeBeez).

Mps, da parte sua, ha voluto assicurarsi libertà di azione sui crediti deteriorati, esercitando a inizio luglio il diritto di recesso dal contratto di servicing decennale stipulato con Juliet spa, la  piattaforma di gestione dei crediti deteriorati che Mps aveva ceduto a Quaestio Holding e Cerved, contestualmente alla sigla di una partnership industriale per le attività di special servicing su una parte dei titoli della cartolarizzazione di 26,1 miliardi di euro di Npl (si veda altro articolo di BeBeez). In particolare, Mps ha in corso la trattativa per cedere 7-8 miliardi di euro di Utp a Sga, che potrebbe intervenire con una partnership simile a quella siglata tra Intrum e Intesa Sanpaolo(si veda altro articolo di BeBeez). Nel frattempo, si stanno concludendo le aste per i portafogli di Utp di Mps battezzati Papa2 e Lima. Il primo stock comprende un’ottantina di posizioni con sottostante immobiliare per un importo lordo di circa 500 milioni, che si dice stia finendo nelle mani del fondo Cerberus; mentre il secondo portafoglio interessa cinque o sei crediti single-name per un valore di circa 130 milioni. La cessione di quest’ultimo sarebbe a sua volta in dirittura di arrivo e l’acquirente sarebbe Bank of America Merrill Lynch (si veda altro articolo di BeBeez).

Per scaricare tutte le tabelle, clicca qui


Red-Fish Kapital si compra in club deal i trattamenti filtranti Asco Filtri

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asco filtriLa holding di partecipazioni industriali Red-Fish Kapital ha rilevato il 100% di Asco Filtri, azienda italiana attiva nella produzione e commercializzazione di sistemi di filtrazione e unità filtranti (si veda qui il comunicato stampa dell’acquirente e qui quello dell’advisor).

Nel dettaglio, l’azienda è stata rilevata tramite il veicolo AF srl, controllato dal club deal AFI srl di cui Red-Fish Kapital spa detiene la maggioranza. I manager e soci di Asco Filtri spa, Ennio Michelini (amministratore delegato, che manterrà la carica) e Massimo Mascheroni (direttore generale), hanno entrambi reinvestito nella società.

Il progetto industriale è quello di proseguire nello sviluppo strategico di crescita anche per linee esterne, secondo il piano industriale triennale elaborato. A tal fine, è entrato in Asco Filtri Maurizio Arcari (già manager del gruppo internazionale Emerson Automation), azionista e consigliere con delega allo sviluppo internazionale.

Per la realizzazione dell’operazione, Red-Fish Kapital è stata assistita da Arkios Italy e dallo Studio Legale Bellini. I soci venditori sono stati assistiti dagli advisor finanziari Pirola Corporate Finance, Euroconsult International Mergers & Acquisitions Ltd e si sono avvalsi della consulenza legale dello Studio SCF.

Asco Filtri è un’azienda con sede a Binasco (Milano) attiva nella produzione e commercializzazione di sistemi di filtrazione e unità filtranti ingegnerizzate per impianti petrolchimici, raffinerie e trattamento gas, trattamento acque e filtri ed elementi filtranti per applicazioni alimentari e farmaceutiche. Conta filiali in Francia, Messico e Medio Oriente. La società è attiva soprattutto nel settore oil&gas. Ha chiuso il 2018 con ricavi per 19,9 milioni di euro, un ebitda di 1,9 milioni e una posizione finanziaria netta di 191 mila euro (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

Red-Fish Kapital spa è una società che dal 2012 opera nel campo degli investimenti in private equity con all’attivo  investimenti per circa 50 milioni di euro in modalità club deal. Era stata costituita con lo scopo iniziale di proseguire l’attività di investimento della holding Evolution Investment spa (Fondo RFK I), società quest’ultima fondata nel 2007 da un gruppo di imprenditori tra cui Paolo Pescetto, presidente di Arkios Italy, boutique di advisory m&a e docente al Politecnico di Milano e all’Università di Genova.

Oltre ad Asco Filtri, Red-Fish Kapital ha in portafoglio anche: Cecchi Delgea srl, società proprietaria dello storico marchio italiano Gelati Cecchi 1936;  Pistacchio spa, azienda siciliana che produce e commercializza semilavorati derivati sia dal pistacchio di Bronte DOP sia da mandorle e da nocciole, oltre a una ampia gamma di specialità tipiche a base di pistacchio (si veda altro articolo di BeBeez) e  Gedy, azienda produttrice di accessori da bagno con presenza internazionale e stabilimenti produttivi in Cina (si veda altro articolo di BeBeez)

Nel 2017 Paolo PescettoMassimo Laccisaglia Andrea Rossotti hanno fondato il veicolo di investimento dedicato a startup e pmi innovative, Innovative-RFK ( i-RFK) spa, che da allora ha condotto vari investimenti tra cui quello in  Websolute spa, digital company del pesarese attiva in progetti di digitalizzazione delle imprese italiane (si veda altro articolo di BeBeez) e in Inventis, azienda italiana attiva nello sviluppo e produzione di apparecchiature all’avanguardia per la diagnosi audiologica (si veda altro articolo di BeBeez).

i-RFK lo scorso 19 luglio ha lanciato una campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma CrowdFundMe. La società viene valutata pre-money 8 milioni di euro e la campagna prevede un investimento minimo di 20 mila euro con un target minimo di raccolta di  500 mila euro, pari al 5,9% del capitale  (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione fa parte di un progetto più ampio di crowdlisting con obiettivo di quotazione a breve su Euronext. A oggi i-RFK ha già investito circa 6,5 milioni di euro in 5 società partecipate, coinvolgendo 50 investitori privati e qualificati, ottenendo un Irr annuo sopra al 30% e stimato al 49% nel 2019.


Immobiliare Lanificio Maurizio Sella (Gruppo Sella) compra la ex sede della Juventus

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ex sede Juventus
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La ex sede della Juventus in via Galileo Ferraris 32 a Torino

Immobiliare Lanificio Maurizio Sella, veicolo del Gruppo Banca Sella, ha acquistato  la ex sede della Juventus in via Gaelileo Ferraris 32 a Torino. L’operazione è stata gestita interamente dal Gruppo Gabetti (si veda il comunicato stampa). Non è stato reso noto il prezzo della compravendita.

L’immobile, a destinazione d’uso direzionale di oltre 5.000 mq, è stato venduto da un club deal piemontese di soggetti privati. Diventerà un nuovo polo del gruppo Sella a Torino, oltre a quello di Palazzo Bricherasio, dove ha sede Banca Patrimoni Sella & C., la banca del Gruppo specializzata in private banking e al wealth management. La nuova sede ospiterà una succursale di Banca Sella e uffici del private banking e di altre società del gruppo, con spazi dedicati ai servizi di innovazione e fintech che contraddistinguono l’attività del gruppo.

Si tratta del quinto cambio di sede per la squadra torinese: prima in Piazza San Carlo 2016 (1948-1964); poi in Galleria San Federico 54 (1965-1985); in seguito in Piazza Crimea 7 (1986-2001) e in via Galileo Ferraris (2002-2018).

La squadra ora ha trasferito la sede allo Juventus Village nell’Area Continassa di Torino (si veda qui la descrizione completa del progetto), progettato dagli studi Rolla e Sintecna di Torino e realizzato dall’impresa Pessina Costruzioni, che ha appena chiesto il concordato in bianco (si veda altro articolo di BeBeez).


L’italiana Limes Renewable Energy entra nel mercato cileno per sviluppare impianti per 600 MW

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limesLimes Renewable Energy,  sviluppatore di energie rinnovabili fondato a Milano nel 2017, ha aperto una filiale latino-americana a Santiago, in Cile (si veda qui il comunicato stampa). Si tratta della terza sede, dopo quella milanese e quella in Vietnam ad Hanoi.

Guidata dall’amministratore delegato Cristiano Spillati e presieduta da Gian Oddone Merli, grazie al supporto dell’advisor Prothea, guidato da David Armanini, che è anche cfo di Limes, Limes nel gennaio 2018 ha annunciato di aver raccolto capitali da investitori istituzionali e da high networth individual (HNWI) con l’obiettivo di sviluppare in Italia impianti di potenza compresa tra i 10 e i 50 MW ciascuno, per una potenza complessiva di 500MW, senza incentivi governativi.  I progetti dallo studio di fattibilità iniziale saranno portati allo stadio “ready to build” (si veda qui il comunicato stampa di allora). Successivamente è iniziata la diversificazione internazionale con il lancio dell’attività in Vietnam nel settembre 2018, con l’obiettivo di sviluppare impianti per circa 1 GW insieme a partner locali e a un’inmportate utility europea (si veda qui il comunicato stampa).

Limes opera in Cile da oltre un anno e ha avviato diverse partnership strategiche con partner locali per lo sviluppo di una serie di progetti per una potenza complessiva di 300 MW. Sono in fase di valutazione impianti per altri 300 MW. I progetti attualmente in corso sono tre, con una capacità media di 100 MW ciascuno. Sono situati nella parte centrale e settentrionale del paese, vicini a importanti centri di domanda. Il Cile offre condizioni naturali favorevoli alla produzione di energia rinnovabile grazie alla sua alta irradiazione e al deserto del nord, oltre a un piano molto ambizioso per la disattivazione delle centrali a carbone esistenti e un l’obiettivo di raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050,  il che richiede uno sforzo di oltre 20 GW di nuove fonti di energia rinnovabile. “Il mercato cileno ha fornito tutte le principali caratteristiche che Limes si prefigge nell’identificare un mercato potenziale: quadro normativo stabile, fondamentali sostanziali del settore energetico, grandi dimensioni del mercato da affrontare. Il Cile offre un posizionamento unico in America Latina e costituirà la base di Limes nella regione”, ha spiegato il responsabile di Limes America Latina Martin Libra.


MySecretCase chiude il round B da 2,5 mln, grazie all equity crowdfunding e ad altri investitori

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Norma Rossetti
Norma Rossetti

Norma Rossetti

MySecretCase, startup specializzata nella vendita online di sex toys dedicati al piacere delle donne, incassa un altro milione di euro e chiude il round B da 2,5 milioni (si veda il comunicato stampa), aperto lo scorso gennaio (si veda altro articolo di BeBeez). Nei giorni scorsi la scaleup, ha anche chiuso la sua campagna di equity crowdfunding lanciata sulla piattaforma Doorway (si veda altro articolo di BeBeez), superando l’obiettivo iniziale. Hanno investito business angel italiani con un ticket superiore alla media e molte investitrici donne, più che raddoppiate (37%) rispetto alle altre campagne (14%). La startup ha anche incassato ulteriori capitali da altri investitori al di fuori della campagna. I capitali raccolti permetteranno a MySecretCase di accelerare la crescita, integrando il modello di business con il lancio di nuovi prodotti, rafforzando la brand awareness anche attraverso l’avvio di nuovi progetti dedicati al benessere sessuale e realizzando investimenti in marketing e comunicazione in momenti particolarmente strategici per la società. “Il funding ci permetterà di offrire ai nostri utenti un’esperienza d’acquisto sempre più intima e personale” ha spiegato Norma Rossetti, fondatrice e ad della società.

Una prima tranche di investimenti da 1,5 milioni era invece stata raccolta lo scorso giugno (si veda altro articolo di BeBeez). Con quell’operazione  era entrata nel capitale una cordata di investitori privati strategici, che si sono affiancati ai fondi R301 Capital e B Heroes e a business angel italiani e internazionali come Ferdinand Von Kalm, ex ceo di Rocket Internet.

La startup nei suoi cinque anni di attività ha raccolto complessivamente  quindi circa 3,7 milioni di euro.  Lanciata nel 2014 dalla ceo Norma RossettiMySecretCase nel 2018 ha registrato quasi 3 milioni di euro di ricavi, in netta crescita dai 2 milioni del 2017.

(Articolo modificato mercoledì 31 luglio 2019 alle ore 12.00. Si aggiungono il comunicato stampa e dettagli sull’operazione)


La piattaforma di equity crowdfunding Doorway raccoglie quasi 500k euro con le sue prime tre campagne

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doorwayLa piattaforma di equity crowdfunding Doorway ha raccolto quasi 500 mila euro con le sue prime tre campagne (si veda qui il comunicato stampa), lanciate nel maggio scorso (si veda altro articolo di BeBeez). I capitali raccolti finanzieranno la crescita delle tre società presentate: Vintag (una mobile, social shopping app dedicata al mondo del vintage), Garanteasy (azienda che offre soluzioni per la gestione delle garanzie dei prodotti che si acquistano) e MySecretCase (piattaforma di e-commerce specializzata in sex toys, che contestualmente ha raccolto capitali anche da altri investitori, per un totale di un milione di euro, si veda altro articolo di BeBeez).

Sono oltre 50, sui 180 accreditati, gli investitori che hanno sottoscritto tramite la piattaforma l’aumento di capitale di una o più delle tre società presentate, investendo un ticket medio di quasi 10 mila euro e arrivando anche a un investimento singolo di oltre 50mila. Unipol Banca è stata partner dell’iniziativa con il ruolo di intermediario, come previsto dalla normativa Consob in materia di equity crowdfunding.

Contestualmente, Doorway ha annunciato l’ingresso in società di nuovi soci: Cinzia Farisè, già manager con ruoli apicali in grande aziende nazionali e multinazionali, Renate Koenig, commercialista, partner dello studio Koenig-Skocir-Kiem di Merano, non executive board member di importanti società, Angela Montanari, Partner YourCFO, angel investor e docente alla Bologna Business School, e Stefano Montaguti, ingegnere, imprenditore e Operations Manager in aziende IT.

Doorway intanto sta già lavorando a nuovi progetti. “Attualmente siamo in racconta con Chitè e stiamo definendo la pipeline di nuovi progetti per il prossimo autunno”, ha spiegato Antonella Grassigli, business angel e cofondatrice di Doorway, insieme a Federica Lolli, Marco Michelini e Donato Montanari.

Chitè è il primo brand di lingerie di lusso a offrire una customer experience innovativa grazie a una piattaforma tecnologica di personalizzazione online che consente alle clienti di creare e visualizzare in 3D il proprio capo. Ha come pilastro fondante il made in Italy: gli articoli sono realizzati a mano da sarte italiane seguendo una filosofia di slow couture. Chitè crea pezzi unici e limitati di intimo in capsule collections, anziché seguire la stagionalità, proponendo un prodotto sempre nuovo e ricercato; in linea con i principi di women empowerment in cui l’azienda crede fermamente, molte di queste capsule sono realizzate in collaborazione con giovani talenti femminili. La startup, fondata nel 2017 dalle giovani imprenditrici Chiara Marconi e Francesca Tiranti, vanta già una community di 25.000 utenti ed è presente all’interno di importanti canali distributivi quali La Rinascente, Farfetch e Wolf&Bardgers.

Doorway, con sede a Bologna, è dedicata a investitori sia retail sia professionali, con la peculiarità che l’investimento sarà effettuato sempre tramite una società veicolo che investirà nella società target o in unica soluzione o al raggiungimento di milestones definite. Inoltre il modello di commissioni intende premiare le società “al femminile” e quelle che hanno un forte connotato di impatto sociale. Infatti, mentre la fee ordinaria sarà del 8% sulla raccolta, per le iniziative Impact e/o che siano costituite da una prevalenza femminile nella compagine sociale o nel management, la fee è pari al 6%.



Salcef Group compra il 100% di Coget Impianti. E si prepara alla business combination con la Spac IndStars of Italy 3

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Schermata 2019-07-31 alle 06.16.36

Schermata 2019-07-31 alle 06.16.36Salcef Group spa, azienda attiva nel settore railway systems and technology in Italia e all’estero, che ha annunciato la business combination con la Spac Industrial Stars of Italy 3 (si veda altro articolo di BeBeez), ha acquisito il 100% di Coget Impianti spa, azienda bresciana che si occupa della progettazione, costruzione e manutenzione delle linee elettriche di distribuzione ad alta, media e bassa tensione e delle linee elettriche di contatto (catenaria) per la trazione elettrica, prevalentemente per il trasporto ferroviario (si veda qui il comunicato stampa). Salcef è stata assistita nell’acquisizione da Banca Akros in qualità di advisor finanziario esclusivo.

La transazione prevede la cessione a Salcef dell’intero capitale di Coget per un corrispettivo fisso pari a 6,72 milioni di euro più un corrispettivo variabile in funzione sia dello sbilancio positivo del capitale circolante netto (circa 4,3 milioni) sia dell’andamento dell’ebit nel 2019 e nel 2020 (per un massimo di circa 4,5 milioni). Il valore complessivo della transazione corrisponde a un multiplo di 3 volte l’ebitda del 2018, che è stato di 5,5 milioni di euro  fronte di ricavi per oltre 21 milioni, dopo aver chiuso il 2017 con 10 milioni di ricavi e circa 2 milioni di ebitda. Al closing la posizione finanziaria netta è stata calcolata in circa 4 milioni di euro.

Grazie all’acquisizione di Coget, Salcef potrà rafforzare la sua posizione, crescere nell’area austro-tedesca, dove già è molto presente, e internazionalizzarsi maggiormente.  Il gruppo è composto da sette società localizzate in Italia e all’estero e ha realizzato nel 2018 un valore della produzione di 319 milioni di euro, con un ebitda di 64,6 milioni (ebitda rettificato di 62,6 milioni) e un utile netto di 29,4 milioni, con una posizione finanziaria netta di 39,9 milioni.

Salcef è stata fondata nel 1949 con il nome di Cosfer ed è stata acquisita nel 1975 da Rodolfo Salciccia. Fra il 1998 e il 2018 la società ha effettuato ben sette acquisizioni, l’ultima delle quali in Germania (H&M Bau GmbH). Dal 2006 la società ha iniziato a espandersi in Europa. Oggi si occupa di manutenzione ordinaria e straordinaria, messa in sicurezza e progettazione di infrastrutture ferroviarie, reti tramviarie e metropolitane, in cui è leader in Italia ed è uno dei principali operatori a livello europeo. Salcef conta 1.000 dipendenti e fa capo attualmente a Titania srl (41%), Fidia srl (41%) ed Ermes Gestioni (18%), controllate tutte dai fratelli Gilberto e Valeriano Salciccia.

La business combination di Salcef con Industrial Stars of Italy 3 è stata annunciata lo scorso aprile (si veda altro articolo di BeBeez), mentre lo scorso maggio sono stati presentati i dettagli del progetto a stampa e investitori (si veda altro articolo di BeBeez). L’assemblea di Industrial Stars of Italy 3 ha poi approvato a inizio luglio, alla presenza del 46,9% del capitale sociale ordinario e all’unanimità dei presenti, la business combination con Salcef (si veda altro articolo di BeBeez).

Resta ora da verificare se e quanti recessi saranno esercitati dagli azionisti della Spac, promossa da Giovanni Cavallini, Attilio Arietti, Davide Milano ed Enrico Arietti e quotata all’Aim Italia nell’ottobre 2017, dopo aver raccolto 150 milioni di euro dagli investitori (si veda altro articolo di BeBeez).

L’operazione di business combination prevede infatti un aumento di capitale in Salcef Group di 100 milioni di euro e la distribuzione di parte delle riserve della Spac agli azionisti, ad eccezione di coloro che abbiano esercitato il diritto di recesso, per un ammontare massimo di 50 milioni di euro (in caso di recessi pari a zero); nel caso in cui i recessi siano massimi, saranno restituiti 5 milioni di euro agli investitori. Il massimo dei recessi possibili perché l’operazione si concluda è pari al 30% dei capitali raccolti. La quotazione sul segmento Aim di Salcef è prevista entro il novembre 2019, con l’obiettivo di approdare sul segmento Star del MTA entro i successivi 12-18 mesi.

Si tratta della terza Spac per Giovanni Cavallini e Attilio Arietti, che in precedenza hanno promosso insieme altre due Spac che hanno già effettuato la business combination, rispettivamente, con LU-VE nel 2015 (si veda altro articolo di BeBeez) e con Sit Group nel 2017 (si veda altro articolo di BeBeez).

 


NB Aurora chiude l’acquisizione del 49,9% di Dierre Group insieme a family office. Deal da 30,2 mln euro

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dierreNB Aurora, il veicolo di investimento quotato a Piazza Affari e gestito da Neuberger Berman, ha acquistato insieme ad alcuni family office italiani, per 30,2 milioni di euro, il 49,9% del capitale di Dierre Group, leader italiano dei sistemi di protezione per l’automazione industriale (si veda qui il comunicato stampa). Il deal era già stato annunciato nel giugno scorso (si veda altro articolo di BeBeez), ma allora non si faceva parola circa il coinvestimento dei family office.

Nel dettaglio, l’operazione è stata effettuata tramite una newco che ha comprato la quota del capitale di Dierre del 46,1% detenuta dal fondo Gradiente I, gestito da Gradiente sgr, che l’aveva acquisita nel febbraio 2016 (si veda altro articolo di BeBeez). La newco ha comprato anche un’ulteriore quota del 3,8% dal fondatore  e presidente Giuseppe Rubbiani, che manterrà la proprietà del 50,1% e continuerà a guidare l’azienda. A NB Aurora fa ora capo il 42% del capitale di Dierre, che ha pagato 26,5 milioni, mentre ai family office fa capo il restante 7,9%.

NB Aurora è stata assistita da Lincoln International in qualità di advisor finanziario, dallo Studio Legale Dentons, dallo Studio Spada & Partners in qualità di advisor fiscale e da EY per gli aspetti contabili. Dierre Group è stata assistita da Ethica Corporate Finance in qualità di advisor finanziario, dallo Studio Nctm per gli aspetti legali, dallo Studio Pincelli & Associati per gli aspetti fiscali e da PwC per gli aspetti contabili.

Dierre Group è stata fondata nel 1997 a Fiorano Modenese.  Oggi è composta da 11 aziende manifatturiere situate in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Toscana, in cui lavorano 280 dipendenti. Dierre progetta, produce e vende protezioni e componenti tecnologicamente avanzate e ad alto impatto estetico per l’automazione industriale a diversi settori. Nel corso del tempo, ha comprato 5 società italiane con business complementari, tra cui Sintesi (100%), Iltras (80%) e Smart Application (80%). Nei prossimi quattro anni punta a conquistare  anche i mercati europei, in particolare Germania e Francia, dove vi sono innumerevoli opportunità di aggregazione. Nel 2018 ha realizzato un fatturato di circa 46 milioni di euro e un ebitda di circa 8 milioni.

Si tratta della seconda operazione di investimento diretto per NB Aurora, dopo l’acquisto del 26% di Club del Sole (si veda altro articolo di BeBeez). NB Aurora ha in portafoglio altre sette partecipazioni in altrettante pmi italiane attraverso la partecipazione del 44,55% in Fondo Italiano d’Investimento (FII). Pochi giorni fa NB Aurora ha annunciato la cessione ad Alvarez&Marsal Capital Partners della quota detenuta da FII in La Patria insieme a quelle di  PM&Partners sgr, del ceo Andrea Monti e degli altri soci di minoranza  (si veda altro articolo di BeBeez). Lo scorso maggio, invece, Fondo Italiano e la famiglia Spezzapria avevano ceduto l’intero capitale di Forgital a Carlyle (si veda altro articolo di BeBeez).


Irritec emette un minibond da 7 mln di euro. Lo sottoscrive tutto Unicredit

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irritecLa società attiva nella produzione di prodotti per l’irrigazione innovativi Irritec ha emesso minibond per 7 milioni di euro, che sono stati interamente sottoscritti da Unicredit (si veda qui il comunicato stampa). Il prestito obbligazionario, della durata di 7 anni, è finalizzato a  sostenere le strategie di crescita  e sviluppo di Irritec.

“Si tratta della prima operazione di minibond che Unicredit effettua in Sicilia”, ha sottolineato Salvatore Malandrino, regional manager Sicilia di Unicredit. “Con questa operazione,  l’azienda conferma il suo orientamento ad accogliere fonti di finanziamento alternative alle classiche linee di credito. Il prestito obbligazionario ci consentirà di perseguire le nostre strategie di crescita”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Irritec, Carmelo Giuffrè.

Non è la prima volta che Irritec ricorre alla finanza alternativa, Nel dicembre 2017 aveva partecipato al primo Elite Basket Bond insieme ad altre nove aziende italiane: in sostanza, si trattava di una cartolarizzazione di minibond con caratteristiche simili emessi contemporaneamente da società appartenenti alla community di Elite, come è appunto anche Irritec (si veda altro articolo di BeBeez). In quel caso il bond di Irritec era stato di 8 milioni di euro ed era stato emesso con una cedola del 4,3% e scadenza 2027.

Irritec, con sede a Capo d’Orlando (Messina), è specializzata nella produzione e commercializzazione di prodotti per irrigazione innovativi e che consentono la massima ottimizzazione delle risorse idriche. L’azienda è stata fondata nel 1974 da Rosario Giuffrè, padre dell’attuale ad Carmelo, con il nome di Siplast e produceva avvolgibili in PVC. Negli anni Ottanta, però, Carmelo aveva intuito che le pratiche di microirrigazione diffuse nei paesi mediorientali, negli Stati Uniti e in Arabia, stavano arrivando in Italia e avrebbero potuto rappresentare un’interessante opportunità per Irritec, che ha ampliato da allora la propria offerta alla produzione di varie linee di tubi per agricoltura e costruzioni.

Oggi Irritec distribuisce i propri prodotti in oltre 140 paesi nel mondo, conta più di 700 dipendenti e stabilimenti produttivi in Italia, Spagna, Stati Uniti, Messico, Cile e Brasile, oltre a strategici depositi in Algeria, Germania e Bologna. La società ha chiuso il 2017 con ricavi per 155,5 milioni di euro, un ebitda di 24,7 milioni e un debito netto di 57,4 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).


Allianz Real Estate alleato con Gaw Capital comprano la DUO Tower a Singapore. Benson Elliot cede a Thueringer Aufbaubank il controllo di un portafoglio residenziale in Germania.

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Benson Elliot

Allianz Real EstateAllianz Real Estate e Gaw Capital, che rappresenta alcuni fondi sovrani, acquisiranno DUO Tower e DUO Galleria, rispettivamente un portafoglio immobiliare a uffici e un portafoglio immobiliare retail a Singapore, per circa  1,6 miliardi di dollari di Singapore. Allianz deterrà una patecipazione del 60% e il restante 40% sarà di proprietà di Gaw Capital (si veda qui propertyfundsworld). L’asset sarà gestito congiuntamente da Allianz Real Estate e Gaw Capital. Progettato dall’architetto tedesco di fama internazionale Ole Scheeren, DUO ha ridefinito lo skyline di Singapore con le sue torri esagonali distintive. L’asset è stato completato nel 2017 e gli è stato assegnato il Green Mark Platinum Award, il più alto riconoscimento da parte dell’autorità per l’edilizia e le costruzioni di Singapore. Situato sopra la stazione di interscambio MRT Bugis, DUO offre un’eccellente connettività al CBD (Central Business District), Marina Bay e altre aree metropolitane. L’attività commerciale comprende 557.972 piedi quadrati di spazi per uffici internazionali di prima classe premium con piastre da pavimento comprese tra 26.000 e 31.000 piedi quadrati e 59.873 piedi quadrati di spazio commerciale. L’attività è stabilizzata con un’occupazione attuale del 97%. L’acquisizione di DUO si basa su una serie di recenti accordi a Singapore da parte di Allianz Real Estate, tra cui l’investimento in Ocean Financial Center e 77 Robinson Road. Allen & Gledhill, Rajah & Tann, KPMG e Arcadis sono stati consulenti della joint venture.
Benson ElliotBenson Elliot Real Estate Partners IV  ha venduto la sua partecipazione del 74,9% in GWB Elstertal Geraer Wohnungsbaugesellschaft a Thueringer Aufbaubank, controllata dallo Stato tedesco della Turingia, sulla base di una valutazione di 175 milioni di euro (si veda qui propertyfundsworld).  Benson Elliot aveva acquisito la maggioranza di GWB nell’agosto 2016. All’epoca, la società immobiliare possedeva e gestiva un portafoglio di circa 6.700 unità abitative, che comprendeva 402.000 mq su 330 attività, a Gera, la terza città più grande dello Stato Federale della Turingia nella Germania centrale. Dall’acquisizione, sono state cedute partecipazioni non core e obsolete ed è stato completato un rifinanziamento globale del portafoglio con Landesbank Baden-Wurtemburg.  Benson Elliot è stata assistita da Greenberg Traurig e VictoriaPartners. L’Acquirente ha ricevuto consulenza legale da McDermott Will & Emery.


EQT e CPPIB acquisiscono la maggioranza di Waystar da Bain. CVC compra Ontic e chiude il secondo fondo Opportunity a 4,6 mld euro. Tikehau Capital raggiunge 23,4 mld euro di AuM

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EQT

eqtIl Fondo EQT VIII  e il Canada Investment Plan Plan Investment Board hanno annunciato che compreranno da Bain Capital una partecipazione di maggioranza in Waystar, un fornitore leader di software di gestione per il settore sanitario (si veda qui il comunicato stampa), mentre Bain Capital manterrà una partecipazione di minoranza. Waystar è stata valutata 2,7 miliardi di dollari. Costituito nel 2017 dall’integrazione di Navicure e ZirMed, il Waystar è un operatore leader basato su cloud di tecnologia del ciclo delle entrate utilizzata da oltre 450 mila fornitori di assistenza sanitaria in ogni ambito di assistenza, dai più grandi sistemi sanitari e ospedali a studi medici. La tecnologia all’avanguardia di Waystar semplifica l’intero processo di pagamento e porta una significativa trasparenza dei prezzi ai pazienti, sfruttando l’analisi predittiva e l’intelligenza artificiale per automatizzare attività precedentemente manuali per ridurre gli oneri amministrativi e, in definitiva, ridurre i costi per gli operatori sanitari. Waystar è riconosciuta per i suoi punteggi di soddisfazione del cliente leader di mercato in ogni ambito di assistenza.  La transazione dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno. Barclays e Triple Tree sono stati consulenti finanziari di EQT e Simpson Thacher & Bartlett LLP hanno fornito consulenza legale. JP Morgan e Deutsche Bank hanno agito come consulenti finanziari di Bain Capital e Ropes & Grey LLP ha fornito consulenza legale.

CVC Capital PartnersCVC Capital Partners ha concordato l’acquisizione per 1,36 miliardi di dollari del fornitore di componenti per l’industria aerea Ontic. A vendere sarà BBA Aviation (si veda qui il comunicato stampa). L’operazione è stata condotta tramite il fondo VII, che a inizio 2017 aveva raccolto 16 miliardi di euro. Ontic era stato acquistato da BBA nel 2006 per soli 67 milioni di dollari e ora supporta oltre 39 mila velivoli per oltre 1.200 clienti in tutto il mondo. Intanto nei giorni scorsi CVC ha annunciato il closing finale del suo CVC Strategic Opportunities fund II a quota 4,6 miliardi di euro, oltre il target di 4 miliardi e oltre i 3,9 miliardi di euro del primo fondo CVC Strategic Opportunities fund I (si veda qui il comunciato stampa).

tikenaucapitalAl 30 giugno 2019 il patrimonio in gestione di Tikehau Capital ammontava a 23,4 miliardi di euro, con un incremento di 1,4 miliardi (+6%) da inizio anno e di 3,2 miliardi (+16%) nei 12 mesi (si veda qui il comunicato stampa). Nello specifico, 21,2 miliardi erano relativi all’attività di asset management (dai 18,5 miliardi dell’anno prima) e 2,1 miliardi in termini di investimenti propri. Nel dettaglio gli asset in gestione relative all’asset management ammontano rispettivamente: per il private debt, a 8,4 miliardi, per il real estate a 8 miliardi, per il private equity a 1,5 miliardi e  per le liquid strategies a 3,3 miliardi. Tikehau ha annunciato pochi giorni fa la sua prima operazione di private equity in Italia, guidando l’aumento di capitale della piattaforma di co-living DoveVivo (si veda altro articolo di BeBeez).

 


Trilantic dimezza la quota residua in Gamenet. La famiglia Chiarva comprerà il 14,3%

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Il titolo Gamenet a Piazza Affari
Il titolo Gamenet a Piazza Affari

Il titolo Gamenet a Piazza Affari

Tcp Lux Eurinvest sarl, veicolo di investimento che fa capo al fondo Trilantic Capital Partners IV Europe, ha annunciato ieri la firma di un contratto per la cessione alla famiglia Chiarva di poco meno della metà della sua quota residua nel capitale della società italiana quotata di giochi e scommesse Gamenet Group spa (si veda qui il comunicato stampa).

La famiglia Chiarva, tramite il gruppo Stella, è attiva in campo industriale e finanziario. Recentemente ha ceduto il controllo, detenuto con gli storici partner scozzesi, della Stella-Jones Inc., società quotata alla borsa di Toronto con una capitalizzazione di circa 3 miliardi di dollari canadesi.

Nel dettaglio Trilantic, che oggi controlla il 30% di Gamnet, cederà il 28,67% del capitale della società a G Partecipazioni srl, una newco che sarà partecipata al 50,1% da TCP Lux e al 49,9% dalla famiglia Chiarva, tramite la controllata San Luca spa. La cessione avverrà però dopo che TCP avrà ceduto a soggetti terzi non correlati una partecipazione pari all’1,57% di Gamenet, scendendo così al di sotto del 30% ed evitando quindi l’obbligo di opa da parte della newco.

Trilantic aveva ceduto il 15% del capitale sociale (per un totale di 4,5 milioni di azioni) lo scorso maggio attraverso una procedura di accelerated book building riservata a investitori istituzionali, a un prezzo di 8,35 euro per azione, per un ammontare complessivo di 37,575 milioni di euro e in portafoglio era rimasta con il 30,24% del capitale (circa 9 milioni di azioni), su cui era stato assunto un impegno di lock-up di 90 giorni (si veda altro articolo di BeBeez). Il titolo Gamenet ieri in Borsa h chiuso in rialzo del 3,01% a 8,01 euro. A quel prezzo la metà della partecipazione di Trilantic vale circa 30 milioni.

L’operazione annunciata ieri consentirà al fondo di monetizzare ancora la partecipazione, senza collocare ulteriori azioni Gamenet sul mercato, tranne la piccola quota dell’1,57%. È previsto che la cessione preliminare dell’1,57% si perfezioni entro il prossimo 9 agosto, e che la successiva operazione si perfezioni  a settembre 2019.

Gamenet è stata quotata a Piazza Affrari a inizio dicembre 2017 sul segmento Star dell’Mta a 7,5 euro per azione, con una capitalizzazione di 225 milioni di euro a un multiplo di enterprise value/ebitda 2016 di 5,7 volte. Tcp Lux Eurinvest era così scesa a circa il 45% dal 79,068%, mentre Intralot Italian Investments bv era rimasta al 20% (si veda altro articolo di BeBeez). In ipo Trilantic aveva venduto 10,5 milioni di azioni, complessivamente pari al 35% del capitale sociale, per un valore complessivo di 78,75 milioni di euro, al lordo delle commissioni.

Gamenet si è fusa nel 2016 con Intralot Italia (si veda altro articolo di BeBeez) e nell’ottobre 2018 ha rilevato GoldBet, finanziandosi tramite il prestito obbligazionario senior garantito da 225 milioni con scadenza nel 2023 (si veda altro articolo di BeBeez). Gamenet fu acquisita e capitalizzata da Trilantic Europe nel dicembre 2010 quando la società aveva circa 80 dipendenti e 14 milioni di ebitda.

Gamenet, guidata dal presidente Vittorio Pignatti Morano Campori e dall’amministratore delegato Guglielmo Angelozzi, oggi ha una market share del 15%, conta oltre 700 dipendenti e ha chiuso il 2018 con ricavi per 646,14 milioni di euro, un ebitda di 104,71 milioni e una posizione finanziaria netta di 394,16 milioni.

Il gruppo di giochi e scommesse ha annunciato ieri i risultati del primo semestre 2019, evidenziando un ebitda consolidato “rolling” (proforma per l’acquisizione GoldBet) dal 1° luglio 2018 al 30 giugno 2019 di 157,7 milioni di euro, con una posizione finanziaria netta consolidata di 397,4 milioni, ridotta di 31,9 milioni dal 31 dicembre 2018.

 


In Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo sul Fondo Nazionale Innovazione

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guE’ stato finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso lunedì 29 luglio il decreto del 27 giugno 2019 del Ministero dello Sviluppo Economico che stabilisce le modalità di investimento del Fondo Nazionale per l’Innovazione (FNI), annunciato lo scorso marzo a Torino dal Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio (si veda altro articolo di BeBeez).

Allora la nota del Ministero spiegava che il FNI sarà una sgr che lancerà più fondi di venture capital e sarà gestito da Cassa Depositi e Prestiti. I fondi gestiti dall’sgr investiranno in altri fondi di venture capital e in startup e pmi innovative. Il raggio d’azione saranno l’intero territorio nazionale, con approccio di investimento che fa va dal seed capital al capitale per lo sviluppo, con particolare attenzione al trasferimento tecnologico, e nei settori strategici per la crescita e competitività del Paese, che vanno dall’intelligenza artificiale alla blockchain, dai nuovi materiali allo spazio alla sanità, dall’agritech e foodtech alla mobilità al fintech, dal made in Italy e design all’industria sostenibile sino al social impact.

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Fondo Nazionale per l’Innovazione, ecco cosa dice il decreto attuativo pubblicato in Gazzetta

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guE’ stato finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso lunedì 29 luglio il decreto del 27 giugno 2019 del Ministero dello Sviluppo Economico che stabilisce le modalità di investimento del Fondo Nazionale per l’Innovazione (FNI) con dotazione di un miliardo di euro, annunciato lo scorso marzo a Torino dal Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio (si veda altro articolo di BeBeez).

Allora Di Maio non aveva spiegato come il Fondo sarebbe arrivato a quel miliardo di euro, ma aveva sottolineato che il FNI sarà un soggetto unico, capace di riunire e moltiplicare risorse pubbliche e private. BeBeez aveva sottolineato che a quella cifra si poteva arrivare facendo rapidamente due conti, visto che la direttiva firmata  pochi giorni prima dallo stesso Di Maio, prevista dalla Legge di Bilancio 2019,  autorizzava la cessione da parte di Invitalia spa del 70% del capitale sociale di Invitalia Ventures sgr, a prezzo di mercato e a patto che Cdp apporti risorse aggiuntive, almeno pari all’ammontare delle risorse pubbliche già in gestione alla sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Precisando quindi meglio quanto previsto dal comma 116 dell’art.1 della Legge di Bilancio 2019, che dice che “a fine di semplificare e rafforzare il settore del venture capital e il tessuto economico-produttivo del Paese, il Ministero dello sviluppo economico può autorizzare la cessione, a condizioni di mercato, da parte dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa spa, Invitalia, di una quota di partecipazione, anche di controllo, detenuta nella società di gestione del risparmio Invitalia Ventures sgr spa,  Invitalia sgr, nonché di una quota di partecipazione in fondi da essa gestiti, per favorire la gestione sinergica delle risorse (…) già affidate a Invitalia sgr, e a condizione che dalla cessione derivi l’apporto di risorse aggiuntive da parte del soggetto acquirente“.

Le risorse in gestione alla sgr in questione sono oggi oltre 500 milioni di euro, dunque Cdp dovrà apportarne altrettante, arrivando a oltre un miliardo di euro di dotazione. Vediamo perché.

A oggi Invitalia Venture sgr gestisce due fondi: Italia Venture I, con dotazione di 86,65 milioni di euro, fondo di venture capital che agisce in co-investimento con operatori privati nazionali e internazionali, e Italia Venture II (Fondo Imprese Sud), strumento di private equity, con una dotazione finanziaria di 150 milioni di euro istituito con la Legge di Bilancio 2018 (commi 807-900), finanziato con risorse a valere sul Fondo per lo sviluppo e per la coesione. Quest’ultimo Fondo era stato creato per favorire, anche attraverso il capitale di rischio , la crescita dimensionale delle pmi meridionali (si veda altro articolo di BeBeez).

L’art. 6 del  nuovo decreto precisa che i 150 milioni di euro del fondo Italia Venture II saranno investiti “in uno o più fondi per il venture capital , ovvero in uno o più organismi di investimento collettivo del risparmio che investono in Fondi per il venture capital , istituiti e gestiti dalla sgr (Invitalia sgr, ndr) o da altre società autorizzate da Banca d’Italia a prestare il servizio di gestione collettiva del risparmio”

A Invitalia era stato inoltre affidata nel maggio 2018 la gestione di un fondo di reindustirializzazione, battezzato Italia Venture III, con una dotazione di 200 milioni di euro. Tuttavia la il comma 122 dell’art. 1 della Legge di Bilancio 2019 ha riassegnato quei 200 milioni di euro al MISE (si veda altro articolo di BeBeez). E il decreto appena pubblicato in Gazzetta a sua volta precisa all’art. 12 che anche i 200 milioni del fondo Italia Venture III saranno a loro volta investite allo stesso modo di quelle del fondo Italia Venture II.

Ma poi ci sono le risorse dirette del Fondo di Sostegno al Venture Capital, per  un totale di 110 milioni di euro previste dalla Legge di Bilancio 2019. Questi 110 milioni sono stati previsti, come noto, dal comma 209 dell’art. 1 della Legge di Bilancio 2019, che istituisce, nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, appunto il Fondo di Sostegno al Venture Capital “con una dotazione di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021 e di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2025” e il decreto appena pubblicato in Gazzetta ricorda all’art. 3 che “Il Ministero, attraverso le risorse del Fondo di sostegno al venture capital , opera investendo in uno o più fondi per il venture capital , ovvero in uno o più organismi di investimento collettivo del risparmio che investono in fondi per il venture capital, istituiti e gestiti dalla sgr (Invitalia sgr, ndr) o da altre società autorizzate da Banca d’Italia a prestare il servizio di gestione collettiva del risparmio”.

Schermata 2019-07-31 alle 12.00.51Detto questo, l’art. 7 del decreto precisa che “i fondi per il venture capital di cui all’art. 3 e di cui all’art. 6 (quindi quelli in cui saranno convogliate le risorse di Invitalia sgr, ndr) investono esclusivamente nel capitale di rischio di pmi con elevato potenziale di sviluppo e innovative, non quotate in mercati regolamentati, che si trovano nella fase di sperimentazione ( seed financing ), di costituzione ( start-up financing ), di avvio dell’attività ( early-stage financing ) o di sviluppo del prodotto ( expansion, scale up financing )”, con un’eccezione, precisata al comma 2: “Qualora i fondi per il venture capital di cui all’art. 3 e di cui all’art. 6, o un comparto dei fondi medesimi, operino a condizioni di mercato ai sensi dell’art. 4 del presente decreto, è possibile investire una quota non superiore al 15 per cento del valore degli attivi in pmi emittenti azioni quotate”.

Dove per pmi si intende  (art. 1 del decreto) “l’impresa che occupa meno di 250 persone, il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro e/o il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro ai sensi dell’allegato 1 al regolamento di esenzione”, cioé il Regolamento Ue n. 651/2014 della Commissione, del 17 giugno 2014, sugli aiuti di Stato, che è lo stesso sulla base della quale sono stati previsti gli incentivi fiscali relativi a PIR ed Eltif (si veda altro articolo di BeBeez).

Gli investimenti delle risorse in questione potranno essere condotti o in regime di mercato (art. 4 del decreto) oppure in regime di esenzione (art. 5), quando ne ricorrono le condizioni. In ogni caso è previsto un concorso di risorse pubbliche e di risorse private.

Nel caso di investimento a condizioni di mercato, gli investitori privati indipendenti devono
i. investire nei fondi oggetto di investimento delle riserse pubbliche per un valore pari almeno pari al 30 per cento del loro ammontare totale;
oppure ii. investire in coinvestimento nelle singole operazioni effettuate dai fondi per il venture capital oggetto di investimento del MISE per un importo almeno pari al 30 per cento dell’investimento nella singola operazione;
oppure iii. investire con una combinazione delle modalità precedenti in modo tale da garantire che le risorse finanziarie complessivamente apportate nella singola operazione di investimento nella pmi da parte di investitori privati indipendenti siano almeno pari al 30 per cento.

Nel caso di investimento in esenzione, l’investimento da parte di investitori privati indipendenti deve essere  almeno pari al:
a) 10 per cento dell’operazione, nel caso di finanziamento concesso alle pmi che non hanno ancora operato in alcun mercato
oppure b) 40 per cento dell’operazione, nel caso di finanziamento concesso alle pmi che operano in un mercato qualsiasi da meno di sette anni dalla loro prima vendita commerciale;
oppure c) 60 per cento dell’operazione, nel caso di finanziamento concesso alle pmi che necessitano di un investimento iniziale per il finanziamento del rischio che, sulla base di un piano aziendale elaborato per il lancio di un nuovo prodotto o l’ingresso su un nuovo mercato geografico, è superiore al 50 % del loro fatturato medio annuo negli ultimi cinque anni. E il tutto, fermo restando che l’investimento complessivo in ciascuna pmi in regime di esenzione non può eccedere l’importo di 15 milioni.

Schermata 2019-07-31 alle 12.07.49Le risorse aggiuntive della Cdp, dice poi l’art. 12 del decreto,  che agli stessi interventi previsti per il Fondo di sostegno al venture capital (art. 3 del decreto) verranno destinate “le entrate dello Stato derivanti dalla distribuzione di utili d’esercizio o di riserve sotto forma di dividendi delle società partecipate dal Ministero dell’economia e delle finanze, in misura non inferiore al 15 per cento del loro ammontare, secondo il procedimento di cui all’art. 1, comma 216, della legge n. 145/2018″.  Si parla, quindi, in sostanza, degli utili della Cdp.

Tuttavia, questa norma, evidentemente per una svista, va contro a quanto scritto nella legge di conversione del Decreto Crescita, che prevede che lo Stato possa utilizzare “fino al 10 per cento” di quell’ammontare. Resta quindi da capire se dovrà essere prevista un’ulteriore modifica normativa in proposito oppure no.


Xenon Private Equity mette in vendita De Wave. Sul tavolo le offerte di NB Renaissance e Stirling Square

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de waveIl fondo Xenon PE VI ha messo in vendita il Gruppo De Wave, specializzato in progettazione, produzione e installazione di aree pubbliche di navi. Per acquisire l’azienda, in un processo competitivo organizzato da Fineurop Soditic, sarebbero rimasti in corsa NB Renaissance e Stirling Square Capital Partners. Lo riferisce Il Sole 24 Ore.

Nato a fine 2014 come spinoff delle attività del settore marine interior design di Demonts srl, gruppo specializzato nella realizzazione e manutenzione di impianti nei settori oil&gas, industriale e power generation, De Wave è il risultato di un management buyout finanziato da Xenon Private Equity, con il management guidato dal ceo Giovanni Battista Bozzo, cha aveva investito allora per il 3%.

De Wave è oggi un gruppo specializzato nella progettazione, realizzazione, allestimento e refitting di cabine, servizi igienici, aree pubbliche e aree catering di navi da crociera, traghetti, navi a supporto del settore oil&gas, navi militari e in genere navi di grandi dimensioni. Il gruppo ha sede a Genova e stabilimenti, unità operative ed uffici commerciali in Italia, Polonia, Stati Uniti e Sud Est Asiatico. Il gruppo ha chiuso il 2017 con 63 milioni di euro di ricavi, mentre il 2018 il fatturato aggregato è stato di circa 150 milioni con un ebitda di 20 milioni. E questo grazie anche a una serie di acquisizioni.

Nel marzo 2017 De Wave ha infatti acquisito il gruppo Precetti, specializzata in progettazione, produzione e installazione di aree catering e refitting di interni di navi. Mentre nel marzo scorso ha rilevato dalla famiglia Pompili il Gruppo Spencer, attivo nella progettazione, produzione e installazione di aree pubbliche di navi da crociera e di grandi dimensioni (si veda altro articolo di BeBeez).

Stirling Square è un fondo paneuropeo con sede a Londra e fondato da Stefano Bonfiglio e Gregorio Napoleone. Gli ultimi investimenti condotti in Italia risalgono al 2017. La controllata Viscolube, una delle maggiori società europee nella rigenerazione degli oli lubrificanti usati, nel luglio 2017 aveva infatti comprato Bitolea, società specializzata nello smaltimento e nel recupero dei rifiuti liquidi industriali, da Clessidra (si veda altro articolo di BeBeez) e le ha poi integrate in un gruppo che ha battezzato Itelyum, che ha chiuso il 2018 con circa 300 milioni di euro di ricavi e un ebitda di oltre 50 milioni.  Sempre nel luglio 2017 Stirling Square ha finanziato il management buyout di Isoclima, leader mondiale nella produzione di vetri blindati e di transparenti ad elevate prestazioni (si veda altro articolo di BeBeez).

NB Renaissance Partners è nato nel maggio 2015 come spin-off delle attività di Intesa Sanpaolo e dall’alleanza con l’asset manager statunitense Neuberger Berman, l’ex divisione di asset management di Lehman Brothers (si veda altro articolo di BeBeez). Il fondo nel dicembre 2018 ha annunciato l’acquisto del controllo di  Hydro Holding spa, il gruppo principale produttore indipendente europeo di raccordi per circuiti oleodinamici, creato da Mandarin Capital Partners a partire dal 2014, aggregando una serie di società del settore (si veda altro articolo di BeBeez). A inizio anno, NB Reinassance insieme ad Alpha Private Equity, aveva spuntato l’esclusiva a trattare per il controllo di Rino Mastrotto Group, gruppo specializzato nella lavorazione delle pelli a uso industriale, in vendita da inizio estate 2018 (si veda altro articolo di BeBeez), ma al momento nessun deal è stato ancora firmato. Infine è in corso l’asta per Engineering, gruppo specializzato nello sviluppo di software e nelle tecnologie al servizio di imprese pubbliche e private, delistato da Piazza Affari nell’estate 2016 da NB Renaissance e Apax Partners (si veda altro articolo di BeBeez).

 


Dea Capital si aggiudica la gestione dei fondi Atlante e la maggioranza relativa di Quaestio Holding

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deacapitalDea Capital spa ha annunciato ieri la firma di una serie di accordi con Quaestio Holding e Quaestio Capital Management sgr che porteranno, da un lato, il gruppo quotato che da capo a Dea Agostini ad acquisire una quota in Quaestio Holding compresa tra il 35 e il 44% e che, dall’altro lato, vedranno Dea Capital Alternative Funds sgr rilevare la gestione dei fondi Atlante e Italian Recovery Fund  (si veda il comunicato stampa). Le due operazioni dovrebbero perfezionarsi entro i primi mesi del 2020.

Da tempo gli azionisti di Quaestio avevano dato un mandato all’advisor Colombo & associati per valutare un riassetto complessivo del gruppo e già lo scorso marzo si parlava di trattative con Dea Capital Alternative Funds sgr  come controparte per rilevare la gestione dei due fondi dedicati ai distressed asset (si veda altro articolo di BeBeez). Sembra comunque che valutazioni sul futuro dell’sgr siano state accelerate dalla scadenza del mandato del presidente di Fondazione Cariplo e dell’Acri, Giuseppe Guzzetti.

Quaestio Capital sgr è controllata interamente da Quaestio Holding, che a sua volta è oggi controllata al 41,2% da Fondazione Cariplo, da Alessandro Penati e dal management team con una quota complessiva del 27,8% e da per il 31% da altri investitori istituzionali (Cassa Italiana di Previdenza ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti, Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì, Direzione Generale Opere Don Bosco).

Nel dettaglio, il ramo d’azienda che sarà trasferito a Dea Capital Alternative Funds sgr è sostanzialmente costituito dai mandati di gestione dei fondi Atlante e Italian Recovery Fund (nonché Italian Recovery Fund II, in fase di lancio), con asset complessivi pari a circa 2,5 miliardi di euro, oltre al team di gestione e ai contratti afferenti ai suddetti mandati di gestione. L’sgr ha chiuso il 2018 con commissioni di gestione per 36,9 milioni di euro, di cui circa 7 milioni relativi all’attività di NPL Management, e un utile netto pari a 2,9 milioni di euro. Per il ramo d’azienda Dea Capital pagherà 12,2 milioni di euro. Il closing dell’operazione è ovviamente condizionato, tra l’altro, al nullaosta di Banca d’Italia e all’approvazione da parte dell’assemblea dei partecipanti dei fondi Atlante e Italian Recovery Fund circa la nomina di Dea Capital Alternative Funds sgr come nuovo gestore.

Il primo fondo Atlante era stato sottoscritto nella primavera 2016 per un totale di 4,25 miliardi di euro da 67 istituzioni italiane ed estere, che includevano banche, società di assicurazioni, fondazioni bancarie e Cassa Depositi e Prestiti (si veda altro articolo di BeBeez) ed era stato investito nelle due banche venete poi andate in default, il che aveva comportato una pesante svalutazione delle quote. Ma il fondo Atlante aveva investito anche 800 milioni di euro in quote del fondo Atlante II. Quest’ultimo nell’ottobre 2017 era stato ribattezzato appunto Italian Recovery Fund (si veda altro articolo di BeBeez).

L’Italian Recovery Fund è coinvolto in quattro operazioni di cartolarizzazione di crediti per circa 31 miliardi di euro lordi per un investimento complessivo di equity di circa 2,5 miliardi. I crediti in questione sono stati originati da Nuova Banca Marche, Nuova Banca dell’Etruria, Nuova Cassa di Risparmio di Chieti, Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Cesena, Cassa di Risparmio di Rimini e Cassa di Risparmio di San Miniato e Nuova Banca Marche, Nuova Banca dell’Etruria, Nuova Cassa di Risparmio di Chieti, Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Cesena, Cassa di Risparmio di Rimini e Cassa di Risparmio di San Miniato e appunto Banca Mps. In particolare il fondo ha sottoscritto per 805 milioni di euro la tranche mezzanine della cartolarizzazione da 26 miliardi di euro di Mps (si veda altro articolo di BeBeez).

Quanto all’acquisizione della maggioranza relativa di Quaestio Holding. Dea Capital comprerà tutte le quote di Alessandro Penati e altre quote minoritarie. La quota complessiva che Dea Capital potrà acquisire dipenderà dal risultato dell’esercizio o meno di tutti i diritti di prelazione e di co-vendita in capo ai soci di Quaestio Holding. Resta fermo comunque che nessun socio di Quaestio Holding avrà il controllo della società, che Dea Capital arrivi a detenere una partecipazione compresa tra il 35% e il 44% e che Fondazione Cariplo mantenga una partecipazione non inferiore al 24%. L’operazione sarà condotta sulla base di una valutazione dell’intero capitale di Quaestio Holding di 30 milioni di euro (pari cioé alla valorizzazione delle attività di asset management di Quaestio sgr, residue dopo la cessione di quelle relative agli Npl) quindi prevede un esborso massimo per Dea Capital di altri 13,2 milioni, oltre ai 12,2 milioni previsti per il ramo d’azienda di gestione dei fondi di distressed asset.

Nel calcolo non figura una cifra esatta per la valutazione dell’attività di Npl Servicing, ovvero la joint venture Quaestio Cerved Credit Management tra Quaestio Holding (50,1%) e  Cerved Group (49,9% ). La nota diffusa da Dea Capital spiega infatti che il corrispettivo sarà definito sulla base dell’effettivo valore di cessione qualora quest’ultima sia perfezionata entro il 31 luglio 2024 oppure sulla base di un valore da definire tra le parti qualora per tale data la cessione non si sia realizzata. La joint venture è proprietaria della piattaforma di gestione di crediti deteriorati Juliet spa, ceduta da Montepaschi contestualmente alla stipula di una partnership industriale per le attività di special servicing su una parte dei titoli della cartolarizzazione di 26,1 miliardi di euro di Npl. Mps a inizio mese ha però deliberato l’esercizio del diritto di recesso dal contratto di servicing decennale stipulato con Juliet spa (si veda altro articolo di BeBeez). Ciò non significa che Juliet e Mps non lavoreranno più insieme. La nota di Mps, infatti, precisava che l’obiettivo è quello di “preservare la relazione commerciale, su basi diverse rispetto a quelle attuali, coniugando la necessaria flessibilità della banca nella gestione delle sue NPE (riacquisita a seguito del recesso) con le specifiche competenze sviluppate da Juliet per la riduzione delle NPE. Nell’ambito dell’accordo è previsto il coinvolgimento di Juliet, a termini e condizioni di mercato, quale advisor della Banca nella perimetrazione di uno o più portafogli oggetto di cessione per un ammontare complessivo di 3 miliardi di euro di valore lordo“.

L’intera operazione annunciata ieri da Dea Capital rientra nella strategia di espansione di alternative asset management di Dea Capital, concentrata attualmente nella gestione di fondi chiusi riservati a investitori istituzionali e che fa del Gruppo Da Capital il primo operatore indipendente del settore in Italia. Sommando gli attuali asset attualmente in gestione al gruppo Dea Capital, cioé circa 11,9 miliardi di euro, con quelli del gruppo Quaestio, gli asset totali supereranno i 20 miliardi di euro.

In particolare, Dea Capital Alternative Funds sgr estenderà la sua operatività a Npl e Utp small ticket, acquisirà un team esperto nella gestione di grandi portafogli e amplierà la base potenziale di investitori a una serie di operatori istituzionali, tra i quali Fondazione Cariplo e gli investitori-quotisti di Atlante e di Italian Recovery Fund.

Paolo Ceretti, amministratore delegato di DeA Capital spa, ha dichiarato: “Con gli accordi sottoscritti, poniamo le basi per un’altra importantissima tappa nello sviluppo della nostra piattaforma di alternative asset management. Attraverso l’acquisizione del business di Non Performing Loan di Quaestio sgr, intendiamo consolidare il posizionamento strategico in un segmento dell’alternative investment di estrema attualità e di grande interesse per noi e per i nostri investitori. Con l’ingresso nel capitale di Quaestio Holding e la correlata partnership strategica, inoltre, integreremo la nostra attuale operatività con soluzioni di investimento e strategie di capital allocation a maggior valore aggiunto; l’obiettivo è quello di offrire ai nostri clienti una gestione ampia e integrata dei target di asset allocation, allineata alle migliori e più attuali practice di mercato in termini di completezza delle classi di investimento (liquide, illiquide e alternative), di diversificazione e di risk management”.

Per Quaestio, le operazioni sono funzionali alla rifocalizzazione del business sulla tradizionale attività di asset management e al riassetto della struttura azionaria e di governance, rafforzandola grazie a un primario operatore come Dea Capital.  L’acquisizione della maggioranza relativa di Quaestio Holding consente a Dea di entrare nel segmento delle soluzioni di investimento e dei mandati di gestione. La partnership industriale tra le due società prevede che Dea non sviluppi una propria offerta di prodotti liquidi, impegnandosi ad offrire quelli di Quaestio sgr, e parallelamente quest’ultima non svilupperà autonomamente una nuova propria offerta di prodotti illiquidi, ma offrirà quelli del gruppo Dea Capital. Le società hanno stipulato anche un patto parasociale della durata di 5 anni che prevede che in caso di eventuale successiva acquisizione da parte di Dea Capital spa della maggioranza assoluta del capitale di Quaestio Holding, gli altri soci di quest’ultima abbiano il diritto di cedere le partecipazioni detenute alla stessa Dea Capital spa.


TA Associates compra Wealth Enhancement da Lightyear Capital. Vestigo Ventures e AXA Venture guidano un round da 11 mln $ per Jobble

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TA AssociatesTA Associates ha acquisito Wealth Enhancement Group da Lightyear Capital (si veda qui altassets). a società è stata fondata nel 1997 e offre una gamma di servizi di gestione patrimoniale tra cui pianificazione finanziaria, pianificazione patrimoniale, pianificazione del reddito pensionistico, assicurazioni, strategie fiscali e servizi di gestione degli investimenti. Lightyear Capital aveva acquisito una quota di maggioranza del business nel giugno 2015. L’amministratore delegato di TA Associates, Todd R Crockett, ha dichiarato: “Spinto in gran parte da solide performance di mercato a lungo termine, cambiamenti demografici e un accumulo complessivo di ricchezza, riteniamo che il mercato indipendente della gestione patrimoniale continuerà a funzionare bene. “In un mercato relativamente frammentato, Wealth Enhancement Group ha implementato una strategia differenziata che ha portato a una crescita costante e a forti tassi di fidelizzazione dei clienti, che riteniamo abbia posizionato l’azienda bene per il futuro.”. TA è stata fondata nel 1969 e da allora ha raccolto 32,5 miliardi di dollari di capitale e investito in oltre 500 aziende in tutto il mondo. Nel mese di maggio di quest’anno, TA Associates ha annunciato il closing finale a quota 8,5 miliardi del suo tredicesimo fondo di private equity di punta.

AXA Venture PartnersVestigo Ventures, una società di venture capital focalizzata sulla realizzazione di investimenti in società fintech, e AXA Venture Partners, che investe in società tech ad alta crescita, hanno guidato un round di finanziamento da 11 milioni di dollari per Jobble, una comunità di lavoratori su richiesta (si veda qui privateequitywire).  Al round di finanziamento hanno partecipato anche Guardian Strategic Ventures e Harlem Capital Partners. Fondata da Zack Smith e Corey Bober, Jobble è un marketplace e una piattaforma di gestione on-demand che collega 60 milioni di lavoratori negli Stati Uniti in cerca di lavoro con aziende che offrono opportunità di lavoro flessibili. Come una delle più grandi piattaforme on-demand negli Stati Uniti, Jobble ha procurato posti di lavoro in oltre 1.600 città in tutti i 50 stati. I proventi del round verranno utilizzati per espandere il team di sviluppo di Jobble per migliorare l’esperienza utente della piattaforma. Inoltre, la Società svilupperà i suoi sforzi di vendita e marketing per espandere significativamente la propria presenza nazionale, con il potenziale di espandersi a livello internazionale. “Jobble ha creato una piattaforma leader di mercato che consente alle aziende di reclutare in modo rapido ed economico i lavoratori”, aggiunge Alex Scherbakovsky, General Partner di AXA Venture Partners. “Siamo entusiasti di collaborare con Zack e il suo team per ridimensionare Jobble a livello globale ed estendere le offerte dell’azienda per i lavoratori per includere prodotti finanziari come l’assicurazione”.


Il fondo Industry 4.0 di Quadrivio Group al controllo delle componenti in plastica per veicoli Rototech

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logo-rototechIndustry 4.0 Fund, gestito da Quadrivio Group, ha comprato la maggioranza di Rototech, gruppo italiano che produce componenti in plastica per i veicoli dei settori truck, macchine agricole e construction. A vendere è stata la famiglia Accornero (si veda qui il comunicato stampa).

Il presidente Oreste Accornero  manterrà la guida della società e sarà affiancato da un ceo esperto nel settore, per la realizzazione del nuovo piano di sviluppo industriale. L’operazione è stata finanziata da Banco Bpm. Per gli aspetti legali Quadrivio Group è stato assistito dallo Studio Accinni, Cartolano e Associati, per gli aspetti fiscali dallo Studio Russo De Rosa Associati. Per gli aspetti industriali e di business plan Quadrivio Group ha lavorato con Roland Berger , per la due diligence finanziaria è stata invece assistita da KPMG. L’operazione, lato venditori, è stata seguita come advisor finanziario da K Finance, partner italiano di Clairfield International, come advisor legale da NCTM e da Deloitte per la vendor due diligence.

Rotech è stata fondata nel 1916 da Oreste Accornero, omonimo dell’attuale presidente. Produce serbatoi carburante e Ad Blue, sistemi di aspirazione aria e altri componenti per i più importanti costruttori di veicoli industriali, macchine per agricoltura e movimento terra.  Il prodotto chiave è rappresentato dal serbatoio Urea. Oggi ha sede a San Gillio (Torino), ha una significativa presenza internazionale con stabilimenti in Italia, Francia, India, Russia più una partnershipimportante in Cina; questo conferma la sua predisposizione all’export e ai mercati globali. Nel 2018 Rototech Italia ha esportato oltre il 90% del proprio fatturato, che ha raggiunto i 60 milioni di euro, impiegando oltre 450 persone.

L’operazione ha l’obiettivo di sostenere e promuovere lo sviluppo del business a livello internazionale, attraverso investimenti in tecnologie 4.0 da concentrare negli stabilimenti già esistenti. La mission dell’azienda per i prossimi anni sarà quella di sfruttare al massimo il vantaggio competitivo precedentemente acquisito dalla joint venture in Russia e, attraverso la riconosciuta leadership tecnologica, consolidare fortemente la posizione di mercato della jv in India, che è già fornitrice dei più importanti produttori di veicoli industriali. Saranno valutate ulteriori espansioni internazionali, rilevanti per lo sviluppo futuro del core business.

Pietro Paparoni, investment director di Quadrivio Group, h spiegato che si tratta di “un’operazione definita insieme alla famiglia Accornero, che prevede nuovi investimenti nel miglioramento della produttività e un percorso di managerializzazione dove a fianco dell’imprenditore abbiamo già identificato la nuova squadra di manager che potrà supportare le nuove sfide poste dalla sempre maggiore internazionalizzazione del mercato”.

Si tratta del secondo investimento per Industry 4.0 Fund, il veicolo promosso da Alessandro Binello, Walter Ricciotti e Roberto Crapelli dedicato agli investimenti a supporto dell’evoluzione tecnologica delle imprese italiane, in particolare nella digital transformation delle pmi (si veda altro articolo di BeBeez).

“Quadrivio Group ha lanciato un programma di investimento di mezzo miliardo di euro per i prossimi tre anni per le pmi italiane operanti nei settori del Made in Italy e dell’Industry 4.0”, aveva detto Ricciotti a fine maggio in occasione dell’investor day, sottolineando che a oggi “abbiamo già raccolto impegni per circa 250 milioni, e cioé la metà dei 200 milioni di euro che sono il target del Made in Italy Fund e  la metà dei 300 milioni di euro che sono il target dell’Industry 4.0 Fund“ (si veda altro articolo di BeBeez). Industry 4.0 è supportato da Confindustria Giovani Imprenditori, guidata da Alessio Rossi. Tra i maggiori sottoscrittori rientrano la famiglia Doris, Banca Mediolanum, Mediocredito. Il mese scorso il fondo aveva investito in Nabucco, holding di controllo di F&De Group, leader italiano nei servizi della ristorazione alberghiera (si veda altro articolo di BeBeez).

 


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