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L’investitore in fatture commerciali Factor@Work e la piattaforma di invoice financing Whit-e hanno stretto una “partnership industriale con il Gruppo TeamSystem, per l’integrazione con i suoi gestionali (installati su oltre 250 mila pmi) e sistemi di fatturazione elettronica (venduti a oltre un milione di clienti), al fine di facilitare e scalare massivamente l’origination qualificata di fatture eleggibili per i veicoli di cartolarizzazione di cui Factor@Work è e sarà mandataria”.
Lo ha detto ieri il ceo di Factor@Work, Riccardo Carradori, in occasione del suo intervento al convegno Prima e oltre il cashless nell’ambito della Milano Finanza Digital Week. Carradori ha aggiunto: “L’individuazione di grandi masse di crediti di standing, insieme all’efficientamento dei processi, porterà a costi più sostenibili per i cedenti, pur preservando rendimenti attrattivi per gli investitori, arrivando a interessare anche gli istituzionali”.
La partnership è di quelle forti, perché contestualmente Fintech Holding, controllata da Isidoro Lucciola e Riccardo Carradori, che sinora controllava al 100% sia FctorWork sia White-e, ha ceduto l’intero capitale delle due società a TeamSystem Financial Value Chain srl, controllata di nuova costituzione di Teamsystem. Fintech Holding ha a sua volta reinvestito in TeamSystem Financial Value Chain srl per il 49% del capitale, sul quale sono stati poi presi accordi di put e call. L’operazione è descritta nel dettaglio nella trimestrale del gruppo Teamsystem al 31 marzo 2019. Teamsystem è controllata dal fondo Hellman&Friedman e partecipata in minoranza da Hg Capital (si veda altro articolo di BeBeez).
Whit-e è una startup nata a fine 2017 che gestisce un marketplace di acquisto di fatture commerciali emesse da aziende che per varie ragioni hanno difficoltà di accesso al credito, per esempio perché sono passati da un accordo di ristrutturazione, ma che hanno clienti con alto rating e quindi si trovano in possesso di crediti che possono facilmente essere assicurati (si veda altro articolo di BeBeez).
Sino a inizio 2018, Factor@Work aveva acquistato fatture offerte su varie piattaforme fintech, in primo luogo su Workinvoice, tramite due veicoli di cartolarizzazione, che li cartolarizzavano e poi cedevano i titoli a investitori professionali italiani ed esteri, che venivano assistiti anche nella definizione delle politiche di investimento in base al profilo rendimento-rischio desiderato (si veda altro articolo di BeBeez). In totale con il primo veicolo sono state acquistate fatture per circa 50 milioni e con il secondo spv fatture per altri 100 milioni.
“Quando siamo partiti, nell’ottobre 2016, il nostro modello di business prevedeva già il presidio dell’intera catena del valore e l’acquisto di fatture non scadute, emesse prevalentemente da pmi, che solo in misura limitata potevano trovarsi in Special Situation (non più di un 10% circa), tramite SPV130 in cui avrebbero inizialmente investito High Net Worth Individuals, Family Offices, Fondi e Sicav/SIF, per aprire poi gradualmente anche agli istituzionali una volta che i volumi transati fossero aumentati in maniera significativa”, ha spiegato Carradori, che ha proseguito: “Alla fine del 2017 abbiamo lanciato la nostra piattaforma Whit-e, iniziando a integrarla con info provider, assicuratori del credito e servicer, per poi sviluppare gestionali per asset manager e piattaforme white label per factor e banche a partire dal 2018”.
Ora Factor@Work continua ad assistere gli investitori dai quali ottiene i mandati di investimento, ma le fatture commerciali in questione passano tutte per la piattaforma fintech captive Whit-e, sviluppata da programmatori interni al gruppo.
Il modello di business si fonda sul fatto che l’attività di Factor@Work non è in competizione, bensì in cooperazione con le banche, che non possono o non hanno interesse a finanziare quel particolare segmento di aziende con basso merito di credito che per questo non viene per definizione coperto dalle altre piattaforme fintech. Da parte sua, invece, Factor@Work è in grado di ottenere mandati da investitori istituzionali per questo tipo di fatture (al momento sono 21 tra italiani e internazionali), perché ha coinvolto i tre principali assicuratori del credito all’export, Euler Hermes, Coface e Sace, nell’assicurare i crediti che le società che si trovano in special situation vantano nei confronti di aziende con alto rating.
E ora, ha ricordato sempre ieri Carradori, “il prossimo passo sarà quello di creare una sgr in grado di strutturare prodotti di investimento ad hoc sempre su fatture commerciali e con caratteristiche adatte alle esigenze di vari tipi di investitori”.