Quantcast
Channel: BeBeez
Viewing all 28241 articles
Browse latest View live

Private asset, ecco le ultime novità in arrivo per i clienti privati. Le anticipazioni al convegno BeBeez

$
0
0
Schermata 2019-07-08 alle 07.07.10

Schermata 2019-07-08 alle 07.07.10Ben vengano gli incentivi fiscali per prodotti che investono in economia reale e dedicati a un pubblico non professionale, che rispettano precisi criteri, ma in ogni caso il mercato ha già deciso che quello dei private asset è un tema da cavalcare a prescindere. Certo, con tutte le avvertenze del caso, in modo da proporre il prodotto giusto all’interlocutore giusto, ma il concetto che anche investimenti illiquidi e di lungo periodo possano essere di interesse di una clientela privata è ormai passato, la domanda c’è e l’offerta si sta adeguando.

Lo hanno detto chiaro nei giorni scorsi gli intervenuti al convegno organizzato da BeBeez nella sede di Milano Finanza su investimenti alternativi e mondo private e che non a caso ha avuto il patrocinio dell’Associazione Italiana Private Banking (AIPB).

L’AIPB, ha detto il segretario generale Antonella Massari nel suo intervento al convegno (scarica qui le slide dell’intervento), si sta battendo per il “riconoscimento di una categoria di investitori private, i quali più che sulla base di caratteristiche personali, trovino l’elemento qualificante nel tipo di servizio ricevuto e dalle relative tutele che da esso promanano”. In sostanza, se un cliente private è cliente di un servizio di consulenza adeguato, come quello offerto dal private banking, in grado di orientare il cliente-investitore verso scelte che siano in grado di coniugare rendimenti a sviluppo dell’economia reale, questo cliente dovrebbe poter accedere a investimenti di private capital, che oggi sono accessibili solo agli investitori istituzionali e professionali.

Questo concetto, ha detto ancora Massari, va di pari passo con la “proposta di abbassamento della soglia minima di accesso per una giusta diversificazione degli investimenti in partnership con AIFI”. Massari parla della soglia attuale di 500 mila euro di investimento minimo per i fondi riservati, che appunto anche il direttore generale dell’Associazione Italiana Private Equity, Venture Capital e Private Debt (AIFI), Anna Gervasoni, nel suo intervento al convegno di BeBeez, ha detto che “andrebbe rivista al ribasso per permettere di potenziale la raccolta del private capital presso il private banking” (scarica qui le slide dell’intero intervento). Con vantaggi importanti, peraltro, in termini di performance dei portafogli dei clienti.

Schermata 2019-07-08 alle 07.09.25In questo ultimo anno e mezzo il mercato azionario internazionale è stato infatti sulle montagne russe, mentre i tassi di interesse, seppure in rialzo, si trovano ancora storicamente a livelli molto bassi. Un mix che per i portafogli di strumenti quotati si è rivelato micidiale, soprattutto nel 2018. La ricerca di soluzioni alternative, dunque, in grado di associare rendimenti interessanti e stabilità di performance ora è più che mai alla ribalta ed è per questo che sempre più asset manager italiani e internazionali stanno proponendo alla clientela privata prodotti di investimento con focus sugli asset alternativi.

Secondo i calcoli di Kpmg sui dati AIFi, i disinvestimenti condotti nel 2018 dal private equity e il private debt in Italia hanno reso un Irr del 16,9% all’anno nel periodo in cui i fondi hanno mantenuto i loro investimenti in portafoglio, ha sottolineato Gervasoni.

Intanto nei primi sei mesi dell’anno il private capital ha già lavorato parecchio, sebbene le grandi le operazioni siano invece state rare. Lo calcola BeBeez Private Data sulla base dei dati pubblici. In particolare, sono state mappate 119 operazioni di private equity tra investimenti e disinvestimenti, 129 startup che hanno raccolto in totale oltre 271 milioni di euro e poco meno di 1,2 miliardi di euro di emissioni di private debt di cui soltanto tre per importi superiori ai 100 milioni di euro e con 55 emissioni da 50 milioni o meno (si veda qui il Private Capital Report di BeBeez).

Tornando all’offerta di prodotti con focus sui private asset e dedicati alla clientela privata, alcuni sono oggi strutturati come Eltif European Long-Term Investment Fund, cioé fondi di investimento alternativi chiusi di diritto europeo che hanno un’ottica temporale di lungo termine e che sono sottoscrivibili anche dagli investitori privati, perché sono concepiti tenendo conto di una serie di criteri che in qualche modo ne limitano i rischi.Gli Eltif sono stati concepiti per essere la soluzione più adatta per canalizzare sull’economia reale i risparmi a lungo termine della clientela privata e in particolar modo di quella del private banking, cioè i privati dotati di patrimoni di una certa dimensione e quindi potenzialmente più in grado di prendersi rischi di investimento tipici del private capital e di mantenere impegnati i capitali a lungo termine. Non a caso in genere questi prodotti richiedono comunque tagli di investimento minimi attorno ai 100 mila euro.

L’ultimo prodotto di questo tipo annunciato in ordine di tempo è l’Eltif di Muzinich battezzato Firstlight Middle Market Eltif e strutturato in collaborazione con Cordusio sim, la società di wealth management del gruppo Unicreditsi veda altro articolo di BeBeez). Lanciato lo scorso marzo, “a oggi ha già raccolto 140 milioni di euro“, ha detto al convegno di BeBeez Filomena Cocco, managing director business development Europa di Muzinich, ricordando che “il fondo investe in un mix di prestiti sindacati ad aziende europee, bond emessi da società europee non quotate o prestiti erogati a queste società, e bond high yield (cioè ad alto rendimento, ma anche ad alto rischio) emessi da società europeeo e quotati sui mercati europei. Una scelta che abbiamo fatto per poterci permettere di selezionare con calma gli investimenti di private debt, quelli più illiquidi, e partire nel frattempo con la costruzione del portafoglio liquido con l’acquisto sul mercato di syndacated loan in modo da poter impiegare subito il capitale e iniziare a fornire dei flussi di rendimento agli investitori. Il tutto per rendere più facile il primo approccio di una clientela retail, seppure dotata di grandi patrimoni, al nuovo prodotto”.

Ma negli ultimi mesi si sono rincorsi annunci in di prodotti di investimento in private asset dedicati ai retail da parte di vari asset manager, anche non strutturati come Eltif e quindi con i livelli di protezione minimi fissati per quei prodotti.

Per esempio, a marzo 2019 Mediobanca Private Banking ha annunciato di aver raccolto 135 milioni di euro dagli investitori privati per il suo primo fondo dedicato a investimenti in strumenti illiquidi (si veda altro articolo di BeBeez). La strategia del fondo, battezzato Mediobanca Private Markets Fund I, è stata sviluppata dalla statunitense Russell Investments, advisor globale di clienti istituzionali e leader globale nel processo di selezione dei manager negli alternativi. Russell Investments sarà anche il gestore operativo del fondo.  “Il private equity fa parte delle asset class a cui crediamo i clienti professionali debbano avere esposizione strutturale, anche se limitata. Ci siamo mossi coerentemente con il nostro posizionamento: focalizzato su clientela HNWI e UHNWI, anticipando il mercato”, ha detto Theo Delia-Russell, Deputy Head di Mediobanca Private Banking, intervenendo al convegno di BeBeez.

Delia-Russell ha spiegato che “la scelta è stata quella di trovare un primario partner globale che fosse indipendente ed avesse un indiscusso track record: come asset allocator negli illiquidi e come accesso ai migliori fondi di private equity a livello globale, anche quelli meno noti al grande pubblico. Quanto alla struttura, abbiamo scelto di partire con un fondo chiuso e riservato di diritto irlandese, con molte maggiori restrizioni in termini di collocamento, ma con maggiore libertà di operatività per il gestore. Lo definirei un vero ‘advised fund’ di private equity”. Il fondo in questione, ha detto ancora il manager di Mediobanca, “è un fondo globale, con maggiore focus su Usa e su Europa, ma diversificato per gestori e per strategie: sarà investito prevalentemente nel mercato secondario ma anche in real asset; questo per avere una durata più breve e flussi di cassa già dai primi anni. Fa parte di un programma di investimento in questa asset class: un secondo fondo. partirà immediatamente dopo l’estate”.

Ci sono però clienti con disponibilità molto più importanti, diciamo oltre i 50 milioni di euro, professionali, family office o piccoli istituzionali, che chiedono di avere accesso ai singoli fondi. Per questi clienti,  “stiamo studiando soluzioni che permetteranno ai nostri clienti professionali e ai clienti istituzionali di avere accesso diretto ai singoli fondi. E’ un percorso con maggiori complessità, su cui stiamo sviluppando diverse opzioni“, ha anticipato Delia-Russell.

Tornando a investitori privati con disponibilità più limitate anche Giovanni Carenini, condirettore generale di Amundi sgr, pure lui in occasione della tavola rotonda di BeBeez, ha detto: “Per quanto riguarda la possibilità di estendere alla clientela retail gli strumenti di private capital, siamo molto favorevoli. I fondi d’investimento alternativi  riservati potrebbero rappresentare una giusta alternativa ai Pir e agli Eltif per alcuni portafogli che investono in determinati settori o tematiche per i quali laconcentrazione degli investimenti è necessariamente più elevata, ma la soglia di accesso di 500 mila euro, che si confronta con soglie molto più basse all’estero, rappresenta inevitabilmente un limite. In Francia la soglia è di soli 100 mila euro, in Lussemburgo di 125 mila e in Germania di 200 mila”. Per questo l’anno scorso Amundi aveva pensato di strutturare un Eltif che fosse anche compliant con le norme Pir.

Ha detto Carenini:“Ci eravamo riusciti. Avevamo ottenuto l’autorizzazione al lancio dell’Eltif e avevamo chiesto all’Agenzia delle Entrate se il nostro prodotto sarebbe stato eligibile per usufruire degli incentivi fiscali sui PIr. La risposta dell’Agenzia delle Entrate era stata positiva, ma ahimé è arrivata il 4 gennaio 2019, cioè quando era già entrata in vigore la Legge di Bilancio 2019 che modificava le norme sui Pir, introducendo anche l’obbligo di investire il 3,5% del patrimonio in strumenti di venture capital”. A quel punto, tutto era da rifare. Ma Carenini non si dà per vinto. “Abbiamo messo quell’Eltif nel freezer perché fortunatamente il MISE si è lasciato una via d’uscita, dicendo, attraverso l’art.6 del del DM 30/4/2019, che si dà sei mesi di tempo per verificare gli effetti della norma sull’entità della raccolta Pir, anche al fine di valutare possibili modifiche della normativa. Per ora di mesi ne sono passati due. Ne restano quattro, poi vediamo. Nel frattempo però, il Decreto Crescita ha introdotto gli interessanti incentivi fiscali sugli Eltif. Siamo già al lavoro con l’obiettivo di lanciare un Eltif tra la fine d’anno e l’inizio 2020”.

Schermata 2019-07-08 alle 06.22.32Sempre senza pensare a incentivi fiscali di sorta, nel luglio 2018, infine, il gruppo Azimut ha lanciato il fondo Azimut Private Debt, il primo fondo di questo tipo dedicato agli investitori retail e distribuito dalla rete di consulenti finanziari e wealth manager del gruppo (si veda altro articolo di BeBeez). Il fondo, gestito da Azimut Capital Management sgr, ha come advisor P&G sgr, DeA Capital Alternative Funds sgr e Green Arrow Capital sgr. Ma questo è stato solo il primo assaggio, perché Azimut ha in programma tutta una serie di progetti sul tema.  Tanto da immaginare ad “arrivare nel 2024 con un 15% delle masse in gestione investite in private market, il che significa 8-10 miliardi di euro“, ha sottolineato l’amministratore delegato Paolo Martini al convegno di BeBeez, ricordando quanto annunciato all’investor day a inizio giugno (si veda qui la presentazione agli analisti).

“La soglia di accesso ai fondi chiusi (500 mila euro, ndr) è troppo elevata, bisogna spingere verso la democratizzazione”, ha detto ancora Martini, avvalorando una discussione che stanno da tempo conducendo in tandem AIFI e AIPB a livello istituzionale presso le autorità di vigilanza, così come hanno spiegato Anna Gervasoni e Antonella Massari, rispettivamente direttore generale e segretario generale delle due associazioni.

Schermata 2019-07-08 alle 06.21.32E, ha detto ancora il ceo di Azimut, “il fatto che il nostro fondo di private debt dedicato alla clientela retail, che ha una soglia minima di 25 mila euro, abbia raccolto 120 milioni di euro dai nostri clienti, è l’esempio chiaro che c’è mercato. Non sono d’accordo con chi ritiene che un investitore retail debba investire in private asset soltanto quando ha un patrimonio di milioni di euro. Se le soglie di investimento fossero più basse, si potrebbe mantenere la diversificazione. Basta vedere che cosa succede con l’equity crowdfunding. Peraltro ritengo che i prodotti che possiamo proporre noi siano più tutelanti, visto anche quanto richiesto oggi da Mifid 2”.

Martini ha poi tenuto a sottolineare: “Negli ultimi cinque anni abbiamo comunque già investito in private asset per 560 milioni, tra le varie iniziative di fondi e club deal che a ora abbiamo deciso di accelerare e per farlo da un lato stiamo incrementando il nostro team e dall’altro stringiamo delle partnership con chi ha già specifiche competenze”.

A loro volta le sgr che hanno le competenze per investire in private asset sono al lavoro per strutturare nuovi prodotti da proporre. Per esempio, ha detto Eugenio de Blasio, fondatore e ad di Green Arrow Capital sgr, intervenendo alla tavola rotonda di BeBeez, “Green Arrow ha allo studio la strutturazione di due Eltif da 250 milioni di euro ciascuno da promuovere con delle partnership con primari player, che gestiscono reti. Gli Eltif a cui pensiamo andranno a investire su due diverse strategie debito, nelle quali abbiamo un rodato track record. Da un lato stiamo studiando un prodotto dedicato al microcredito, visto che attualmente ne gestiamo uno da circa 120 milioni di euro. E dall’altro pensiamo a un Eltif di private debt dedicato al segmento mid cap italiano, visto che anche su quel fronte abbiamo un’eccellente track record (il fondo di private debt di Green Arrow ha chiuso la raccolta a novembre 2018 a 136,2 milioni di euro, si veda altro articolo di BeBeez, ndr)”.

La stessa cosa potrebbe fare anche Dea Capital Alternative Funds sgr, che a sua volta ha già il mandato di gestione sia per una parte del portafoglio del fondo di Azimut di cui sopra, sia per il fondo di fondi lanciato da Fineco Bank con focus su fondi di private equity, ma anche di credito e distressed debt a livello globale (si veda altro articolo di BeBeez). Questo perché, ha detto il ceo Gianandrea Perco, “i prodotti che meglio si adattano a un investitore private è un prodotto diversificato per geografia, per asset class e per periodo di investimento. Sottolineo quest’ultimo punto, perché conta anche avere investimenti distribuiti nel tempo lungo tutto l’arco del ciclo economico. Noi abbiamo capacità di investimento su tante strategie e quindi abbiamo tutte le capacità di sviluppare proposte di questo tipo in grado di garantire tutti questi tre livelli di diversificazione ai quali l’utente medio non riesce di norma ad accedere”.



Aumento di capitale da 600k euro per Ermes Cyber Security, startup incubata da I3P

$
0
0
ermes

ermesLa startup torinese Ermes Cyber Security ha chiuso un aumento di capitale da 600 mila euro (si veda qui il comunicato stampa).

Circa 400 mila euro sono stati investiti da Invitalia nell’ambito del suo bando Smart&Start (vinto anche dalla fintech Utego), mentre i restanti 200 mila sono stati sottoscritti dai dipendenti della società, da Enrico Castellani (socio di Epicura e presidente dell’advisor board di Enerbrain) e da Angelo Italiano (business angel del Club degli Investitori e vinitore del premio Business angel dell’anno nel 2016), con una valutazione post-money di 2,7 milioni di euro. “Questo aumento di capitale è per noi un passo importante non soltanto in termini economici ma anche perché dimostra la fiducia degli investitori nel nostro lavoro e nelle tecnologie che stiamo sviluppando”, dichiara Hassan Metwalley, ceo di Ermes Cyber Security.“L’aumento di capitale ci consentirà di rendere i nostri prodotti ancor piú sofisticati, permettendoci al tempo stesso di iniziare ad approcciare i mercati stranieri”.

Ermes Cyber Security è nata nel 2017 come spin-off del Politecnico di Torino ed è stata incubata da I3P (Incubatore delle Imprese Innovative del Politecnico di Torino). Grazie ad algoritmi brevettati basati su machine learning e big data, la startup ha ideato ErmesInternetShield, una soluzione totalmente automatica che protegge in tempo reale il mondo corporate dagli attacchi informatici generati dal web, rendendo al tempo stesso piú veloci i dispositivi aziendali ed assicurando alle aziende costi minori in infrastrutture informatiche.

L’azienda ha vinto Premio ICT nel 2017, il “Premio Nazionale per l’Innovazione” 2017 e il Premio Nazionale per l’Innovazione “Premio dei Premi” 2018. Nell’agosto 2017 ha raccolto 290 mila euro da 27 investitori in una campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma Mamacrowd, con una valutazione pre-aumento di capitale di 1,1 milioni e con un target di raccolta iniziale di soli 100 mila euro (si veda altro articolo di BeBeez).


La francese Ionisos, controllata da Ardian, compra il leader della sterilizzazione a freddo Steril Milano

$
0
0
steril milano

steril milanoIonisos sa, società francese leader nel settore della sterilizzazione, ha comprato Steril Milano srl, leader italiano nei servizi di sterilizzazione a freddo per conto terzi (si veda qui il comunicato stampa). A vendere è il fondatore e amministratore delegato Carlo Salvetti. Con questa acquisizione Ionisos entrerà nel mercato italiano. Lo Studio Gattai, Minoli, Agostinelli & Partners ha assistito Ionisos.

Ionisos, fondata nel 1993, ha sede a Lione ed è uno dei principali fornitori globali di servizi di sterilizzazione a freddo per dispositivi medici, materie prime e materiali finiti per l’industria farmaceutica e cosmetica. L’azienda è attiva anche nella reticolazione di vari prodotti utilizzati nell’industria, in particolare nell’industria automobilistica. Conta 100 dipendenti in 11 stabilimenti in Francia, Spagna, Germania, Estonia e ora in Italia. E’ controllata da Ardian dal luglio 2016, che a sua volta l’ha rilevata dal fondo di private equity britannico Agilitas (si veda il comunicato stampa).

Steril Milano è stata fondata nel 2009 e conta due stabilimenti: uno a Monza (dove ha sede la società) e uno a Reggiolo. Offre una gamma diversificata di servizi che vanno dalla sterilizzazione dei dispositivi medici alla consulenza per processi e prodotti sterili. Il nuovo sito di Biassono sarà operativo da gennaio 2020 con servizi di eBeam, raggi X e ossido di etilene e sarà il principale sito di sterilizzazione a freddo in Italia e l’unico che offre tre diverse tecnologie di sterilizzazione. I servizi saranno commercializzati con il marchio Ionisos Italia (irradiazione) e Sterylene Italia (ossido di etilene). La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 2,72 milioni di euro e un ebitda di 1 milione (si veda qui l’analisi Leanus, una volta registrati gratuitamente).

François Jerphagnon, a capo del team Expansion di Ardian, ha ricordato: “Questa è la quinta acquisizione effettuata da Ionisos dal nostro investimento nell’azienda nel luglio 2016. Continuiamo ad avere un ruolo attivo nel processo di consolidamento del mercato per fare di Ionisos un leader europeo nella sterilizzazione a freddo”.

In Italia, Ardian quest’anno ha già condotto parecchie operazioni con i suoi fondi. In particolare, è salita al 100% di Tolve Windfarms tramite la controllata Ace Renewable Holding (si veda altro articolo di BeBeez), ha comprato il leader degli impianti di spellatura di birra e soft drink Celli (si veda altro articolo di BeBeez), i software per la gestione del personale e dei turni di Archimede HR srl, tramite la controllata F2A (si veda altro articolo di BeBeez) e la società farmaceutica con sede a Mendrisio Sintetica (si veda altro articolo di BeBeez).

Ardian è uno dei fondi di private equity monitorati da BeBeez Private Data.
Scopri qui come abbonarti a soli 110 euro al mese

ardian db


Venture capital, le startup italiane hanno raccolto 280 mln euro in sei mesi. Report BeBeez

$
0
0
Schermata 2019-07-09 alle 05.44.10

Schermata 2019-07-09 alle 05.44.10La mappa delle startup italiane (o fondate da italiani) finanziate da investitori di venture capital, siano questi strutturati come fondi oppure in club deal di investitori privati e business angel, compilata da BeBeez, per il primo semestre  2019 conta 129 società per un totale raccolto di poco meno di 280 milioni, compresi i 23,7 milioni raccolti sulle piattaforme di equity crowdfunding, escludendo le operazioni di real estate. Il dato è leggermente superiore a quello indicato dal Private Capital Report di BeBeez distribuito nel corso del convegno organizzato da BeBeez su investimenti alternativi e mondo private lo scorso 2 luglio, per tenere conto di alcuni aggiustamenti nei risultati delle campagne di equity crowdfunding e di altri dettagli sui round.

Il dato mostra un certo incremento dell’attività di venture, se lo si confronta con quello di 480 milioni di euro raccolti da tutti gli investitori di venture in tutto il 2018 da 178 aziende (si veda qui il Venture Capital Report di BeBeez per il 2018). Tuttavia in media si è ridotta la dimensione dei round, con soltanto 14 casi di dimensioni uguali o superiori ai 3 milioni di euro.

Per scaricare l’intero report, con i link agli articoli, clicca qui


Il tribunale omologa il concordato di Aerdorica. Il private equity londinese Njord prepara il salvataggio

$
0
0
aerdorica

aerdoricaE’ salva Aerdoricala società di gestione dell’Aeroporto delle Marche Raffaello Sanzio. Il tribunale di Ancona ha infatti emesso ieri il decreto di omologa del concordato (si veda qui l’Ansa). Ora i creditori dovranno essere pagati entro i prossimi 60 giorni. Poi, tramite la controllata Njord Andreanna e un’iniezione di 15 milioni di euro entrerà nel capitale di Aerdorica il fondo di private equity londinese Njord Partners, fondo, specializzato ristrutturazione di aziende in crisi, che aveva vinto la gara per il controllo della società nel luglio scorso (si veda altro articolo di BeBeez).

L’iniezione di capitale è stata richiesta dell’Ue onde evitare l’aiuto di Stato verso Aerdorica, dal momento che la Regione Marche ha ricapitalizzato la società con un finanziamento da 25 milioni di euro. “Abbiamo eredito una gestione che aveva portato a circa 40 milioni di euro di debiti e siamo riusciti in una grande operazione di risanamento. Con questo passaggio si tutelano anche i posti di lavoro”, ha commentato il governatore delle Marche Luca Ceriscioli

L’offerta vincolante del fondo londinese era arrivata a metà giugno insieme a quella della compagnia aerea italiana  Air Vallée e a quella della società di logistica spagnola Daccimet Hispania, che però era giunta con mezz’ora di ritardo rispetto alla scadenza dei termini (si veda altro articolo di BeBeez). Le proposte erano state presentate sulla base di un bando pubblicato a fine 2017 sul sito istituzionale di Aerdorica. Allora però non era stata ricevuta nessuna offerta. Lo scorso 10 aprile la società ha pubblicato un annuncio in cui chiedeva agli investitori interessati di formalizzare le offerte.

Oggi il capitale di Aerdorica è posseduto da Regione Marche (89,68%), Banca delle Marche (3,05%), Camera di Commercio di Ancona (2,91%), Comune di Ancona (0,40%), Provincia di Ancona (1,89%), Provincia di Pesaro (0,03%) e Provincia di Ascoli Piceno (0,77). La società aveva depositato al Tribunale fallimentare di Ancona il 14 giugno 2018 il piano concordatario per evitare il fallimento e garantire la continuità aziendale, che prevede appunto l’ingresso del privato nel capitale e contempla i 25 milioni di euro di ricapitalizzazione della Regione come copertura finanziaria. 


La fintech Soldo incassa un round da 61 mln $. Lo guidano Battery Ventures e Dawn Capital

$
0
0
soldo

soldoLa scaleup fintech Soldo, che offre un conto spese multi-utente per le aziende, completo di carte Mastercard e di un’interfaccia di amministrazione in grado di  semplificare l’intero processo di gestione delle spese aziendali, ha incassato un round di serie B, del valore di 61 milioni di dollari, guidato da Battery Ventures e Dawn Capital (si veda qui il comunicato stampa).

La prima è una società di investimento focalizzata sulla tecnologia con una vasta esperienza nel software cloud; mentre la seconda è un investitore specializzato nel fintech e nel software B2B, che annovera iZettle e Mimecast tra i suoi investimenti. Il round è stato anche sottoscritto da Silicon Valley Bank e da Connect VenturesAccel (venture capital con sede a Palo Alto che ha suo tempo ha investito in Facebook, Dropbox, Spotify, BlaBlaCar, Deliveroo, Slack e altri big dell’innovazione). Sia Connect Ventures sia Accel erano già soci di Soldo, avendo partecipato al precedente round da 11 milioni di dollari del giugno 2017, guidato da Accel e sottoscritto, oltre che da Connect, anche da InReach Ventures, U-Start e R204 Partners (si veda altro articolo di BeBeez). Sempre Connect, InReach Ventures, U-Start e R204 Partners, insieme a investitori privati e Gualandri avevano capitalizzato in precedenza la startup per altri 10 milioni di euro. Il tutto per un totale a oggi di 82 milioni di dollari di capitali raccolti dall’inizio dell’attività nel 2015.

Soldo è stata fondata infatti nel gennaio 2015 a Londra da Carlo Gualandri, uno dei padri di internet in Italia, cofondatore di Virgilio e della società di gaming  Gioco Digitale, oltre ad aver partecipato alla fondazione di Fineco. La startup ha sede legale nel Regno Unito, anche se il team tecnologico ha il quartier generale in Italia, ed è regolamentata dalla FCA britannica. E’ specializzata nella gestione e nel controllo delle spese aziendali. Carte prepagate Mastercard e un’app intuitiva consentono di digitalizzare i dati delle transazioni e le informazioni collegate (come le foto dei giustificativi) nel momento in cui vengono effettuate con la piena integrazione di questi dati con i software di gestione di trasferte e note spese di Zucchetti, Sarce, Concur ed Expensify e i software di contabilità aziendale come Xero, Quickbooks, NetSuite e SAP. La società detiene una licenza di e-money in Italia e in Irlanda, dove ha recentemente ottenuto la terza licenza di questo tipo mai concessa. A oggi conta circa 60 mila clienti tra regno Unito, Irlanda e Italia.

I capitali raccolti in quest’ultimo round saranno impiegati per consolidare ulteriormente la posizione di leadership di Soldo in Regno Unito, rendendola pronta per tutti i suoi clienti europei in caso di Brexit, oltre che per espandersi in nuovi mercati europei e raddoppiare lo staff nei prossimi 12 mesi. Il  ceo Carlo Gualandri ha dichiarato: “La maggior parte delle imprese utilizza ancora spese rimborsabili, fogli di calcolo e processi manuali per gestire il ciclo di gestione delle spese. Il risparmio di tempo e l’ulteriore controllo sulla spesa aziendale e sulla gestione delle spese che Soldo offre alle aziende di tutte le dimensioni è una vera chiave di volta e continueremo ad accelerare la crescita e a consolidare la nostra posizione di leader di mercato nel Regno Unito, in Italia e in Irlanda nei prossimi 12 mesi”.

 


Sonnedix compra 4 impianti fotovoltaici italiani per 4 MW

$
0
0
sonnedix

sonnedixSonnedix, produttore indipendente globale di energia solare controllato da JPMorgan Asset Management, ha acquisito 4 impianti solari fotovoltaici pugliesi, con una potenza totale di 4 MW (si veda qui il comunicato stampa dell’azienda e qui quello dell’advisor). Sonnedix è stata assistita sotto il profilo fiscale da RSM Studio Palea Lauri Gerla e sotto quello legale dallo studio legale Raffaelli Segreti, mentre il consulente tecnico è stato Duff & Phelps Realg.

Axel Thiemann, ceo di Sonnedix, ha dichiarato: “L’ultima acquisizione in Italia consolida ulteriormente la posizione di Sonnedix come IPP (independent power producer, ndr) leader in questo importante mercato europeo. Siamo attivamente alla ricerca di opportunità per perseguire la nostra strategia di crescita in Italia e abbiamo nel mirino la pietra miliare della capacità operativa di 200 MW. L’impegno costante di Sonnedix verso l’eccellenza operativa nello sviluppo, la proprietà e la gestione di attività a lungo termine e la capacità di eseguire rapidamente le acquisizioni, sono alla base della nostra strategia di crescita in tutti i mercati Ocse”.

Grazie a quest’ultima acquisizione, sale a 186 MW la capacità totale di Sonnedix. Nel corso del 2019 la società ha continuato a espandere la sua presenza in tutta Italia. A gennaio ha siglato il closing dell’acquisto di 28 impianti fotovoltaici per una potenza complessiva di 53 MWp da Graziella Green Power spa, società del gruppo Graziella specializzata nella produzione di energia da fonti rinnovabili (si veda altro articolo di BeBeez). A marzo ha comprato un portafoglio di 1,7 MW di impianti solari fotovoltaici (Soler e Oria Solare), seguiti da 1,7 MW di Tarquinia e Castellito ad aprile (si veda qui l’elenco completo degli impianti presenti in Italia).


La WRM di Raffaele Mincione sigla il closing per i 180 mln euro di crediti deteriorati fotovoltaici del Progetto Luce di Intesa Sanpaolo

$
0
0
wrm

wrmIl Gruppo WRM, che fa capo al finanziere Raffaele Mincione, ha acquisito un portafoglio di crediti deteriorati garantiti da 74 impianti fotovoltaici con una potenza complessiva di oltre 85 MWp del valore lordo di 180 milioni di euro da Mediocredito Italiano (si veda qui il comunicato stampa di WRM e qui quello di uno degli advisor). I crediti derivano da contratti di leasing e prestiti a medio-lungo termine.

L’operazione era stata annunciata nel febbraio scorso: all’epoca si era parlato di un portafoglio da 187 milioni, per una potenza complessiva di 90 MWp (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione è la prima del suo genere nel mercato italiano dei crediti energy da fonte rinnovabile e rientra piano di crescita di WRM Group che punta a generare valore supportando nel contempo le imprese italiane.

Il finanziamento del debito per l’acquisizione è stato sottoscritto da Archmore IDP II Sub – Fund I Holding II S.à r.l (la piattaforma di debito infrastrutturale gestita da UBS am) e da Glennmont REBS (la piattaforma di debito per l’energia rinnovabile gestita da Glennmont Partners).

La gestione del portafoglio crediti sarà affidata a Banca Finint Group, attraverso Securitisation Services, in qualità di master servicer, e a Green Vir srl, in qualità di special servicer. WRM Group è stato assistito dall’advisor finanziario WRM Capinvest, da Banca Finint e da FISG srl. in qualità di arranger, dai consulenti tecnici Viride spa e Green Utility spa, e dai consulenti legali Orrick Herrington & Sutcliffe, Gitti and Partners e Studio Zappalà. Archmore IDP è stato supportato dal consulente tecnico EOS e dal consulente legale Ashurst. Glennmont Partners è stata assistita dal consulente tecnico EOS e dal consulente legale Orrick Herrington & Sutcliffe. Mediocredito Italiano è stato affiancato da Deloitte Financial Advisory, dal consulente tecnico Praxi e dal consulente legale Grimaldi Studio Legale.

Il portafoglio era stato identificato come Progetto Luce e originariamente era stato messo sul mercato con un perimetro più ampio, cioé di 250 milioni di euro. L’asta era iniziata la scorsa estate (si veda altro articolo di BeBeez) e la short list dei potenziali acquirenti era stata individuata dall’advisor Deloitte lo scorso settembre (si veda altro articolo di BeBeez) ed erano stati ammessi alla seconda fase dell’asta soltanto soggetti con esperienza nel settore, visto che via via tutti i fondi generalisti che di norma partecipano alle aste Npl si erano sfilati.

Il tipo di asset in questione, infatti, richiede delle specifiche capacità di analisi e gestione degli impianti sottostanti per essere in grado di recuperare il valore dei crediti acquisiti.  Per questo in lizza, oltre a WRM, era rimasto per esempio anche Tages Capital-Credito Fondiario, mentre operatori come Fortress e Cerberus erano usciti dalla partita.

ll Gruppo WRM, controllato dalla holding di diritto lussemburghese Time and Life sa, è attivo, attraverso le sue società operative, nel private equity, activist investing, ristrutturazione aziendale, investimenti immobiliari, Npl e gestioni patrimoniali.

(Articolo modificato martedì 9 luglio alle 0re 13.45. Si aggiungono informazioni sugli advisor dell’operazione)



Immobiliare Percassi e Polifin creano in joint-venture la holding Costim srl

$
0
0
costim
costim

Da sin, Francesco Percassi e Domenico Bosatelli

Immobiliare Percassi Srl, la holding a capo del gruppo presieduto da Francesco Percassi, e Polifin spa,  la holding di partecipazione di Domenico Bosatelli, che controlla, tra le altre, anche la quotata Gewiss spa  e Grupedil srl, hanno creato Costim srl, una joint venture che funge da holding industriale comune delle società operative.

La nuova holding, costituita con un capitale sociale di 20 milioni di euro, controlla l’intero capitale di Impresa Percassi e di Elmet srl e il 60% di Gualini spa. Sarà presieduta da Francesco Percassi e guidata dall’amministratore delegato Jacopo Palermo. La società realizzerà progetti chiavi in mano, sia per conto proprio sia per conto terzi. Per Costim si prevedono un giro d’affari di oltre 150 milioni di euro e 300 dipendenti. Costim sarà partner di Groupedil srl nella realizzazione del concept immobiliare Chorus Life Bergamo che sorgerà nell’area della ex Ote, da replicare in altre città. Il progetto, da completare entro il 2020, prevede un investimento da 150 milioni di euro per realizzare 100 alloggi, un’arena, una palestra e un hotel.

Domenico Bosatelli ha dichiarato: “Con la nascita di Costim prende vita un polo industriale d’avanguardia in grado di offrire le competenze e il know-how necessari alla realizzazione di progetti immobiliari che fanno della qualità del costruito e della pluralità dei servizi il proprio tratto distintivo. Costim è infatti il primo modello imprenditoriale nel panorama immobiliare che punta alla realizzazione di un format di smart city replicabile a livello internazionale per rivitalizzare le periferie urbane”. Francesco Percassi ha aggiunto:“Tale operazione rappresenta per il nostro gruppo il consolidamento del connubio nato tre anni fa nell’ambito dell’innovativo sviluppo del progetto Chorus Life e costituisce una grande opportunità di business e diversificazione degli ambiti di investimento e di mercato”.

Immobiliare Percassi è partecipata al 40% da fine giugno 2018 dalla Polifin spa. Immobiliare Percassi a sua volta controlla Impresa Percassi. Quest’ultima a settembre 2018 ha annunciato il collocamento dell’ultima tranche da 5,8 milioni di euro del prestito obbligazionario che era stato deliberato per un massimo di 10 milioni, con scadenza agosto 2022 e cedola 6,25% e la cui prima tranche era stata collocata a settembre 2017 (si veda altro articolo di BeBeez).


Capital For Progress Single Investment si prenota per round da 15 mln euro di Copernico, che punta a quotarsi nel 2021

$
0
0
Schermata 2019-07-09 alle 06.26.43

Schermata 2019-07-09 alle 06.26.43Capital For Progress Single Investment spa, il nuovo nome della ex Spac Capital For Progress 2 spa, quotata all’Aim Italia, sottoscriverà un round per un massimo di 15 milioni di euro del leader italiano degli spazi di co-working Copernico Holding (si veda qui il comunicato stampa).

Un nuovo round di Copernico era atteso dal mercato (si veda altro articolo di BeBeez), dopo il primo round da 10 milioni di euro annunciato a fine 2015 (si veda altro articolo di BeBeez).

Nel dettaglio, l’accordo prevede un aumento di capitale riservato da 15 milioni di euro, che Capital For Progress sottoscriverà entro il 31 dicembre 2019, sia sotto forma di azioni speciali sia sotto forma di prestito obbligazionario convertibile a scadenza settembre 2022 e cedola 4% (entrambi fino a 7,5 milioni di euro). I primi 3,5 milioni saranno versati nei prossimi giorni. L’operazione include inoltre Schermata 2019-07-09 alle 06.26.51un patto parasociale che prevede: l’ingresso nel Cda di Copernico di un membro di CFPSI e il diritto di veto di quest’ultima sull’approvazione di investimenti che comportino esborsi finanziari superiori a 500 mila euro rispetto al business plan di Copernico, approvato nel giugno scorso e su modifiche al piano stesso.

L’investimento di Capital For Progress è effettuato in una logica di pre-ipo: è infatti finalizzato a supportare Copernico in questa fase di forte sviluppo del business, che punta a quotarsi all’Aim Italia entro il 31 dicembre 2021.

Intanto Capital For Progress intende collocare sul mercato o a trattativa diretta parte delle azioni proprie, ritirate a seguito dell’opzione di vendita concessa ai propri soci nel mese di maggio e oggi in portafoglio, al fine di accrescere le proprie risorse e saturare l’aumento di capitale di Copernico a lei riservato. CFPSI è stata assistita in qualità di consulente legale dallo studio Gattai, Minoli, Agostinelli & Partners.

Capital For Progress Single Investment è nata infatti dalle ceneri di Capital For Progress 2 (CFP 2), che ha aperto ufficialmente lo scorso 30 aprile l’ultimo tentativo di proseguire l’attività in alternativa a quella della liquidazione della Spac, annunciata lo scorso febbraio. E questo perché le offerte vincolanti pervenute entro il 31 gennaio per rilevare le azioni dei soci che avevano esercitato il diritto di recesso dalla business combination con ABK, proposta a dicembre 2018, non si erano rivelate sufficienti a ridurre i recessi residui sotto la soglia del 30% del capitale (si veda altro articolo di BeBeez).

Visto che si è raggiunto il numero minimo di azionisti desideroso di continuare l’attività,  la società ha deciso promuovere l’investimento in una realtà più piccola, da portare comunque in quotazione. Nel maggio scorso, la società è stata ridenominata Capital For Progress 2 Single Investment spa e la sua durata è stata estesa al 31 dicembre 2022 (si veda altro articolo di BeBeez).

CFP2 è stata la seconda Spac promossa da Massimo Capuano (ex amministratore delegato di Borsa Italiana e di Centrobanca), Antonio Perricone (ex managing partner di B&S Private Equity e consigliere di Amber Capital), Marco Fumagalli (per oltre un decennio a capo del Capital Markets di Centrobanca), Alessandra Bianchi (analista presso Amber Capital) e Bruno Gattai, managing partner dello Studio Legale Gattai, Minoli, Agostinelli & Partners. CFP2 era stata quotata all’Aim Italia nell’agosto 2017, dopo aver raccolto dagli investitori 65 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).

chCopernico è stata fondata nel 2015 da Pietro MartaniLeonardo Ferragamo, figlio del capostipite della dinastia di calzaturieri Salvatore Ferragamo. Insieme controllano la società con una maggioranza del 51,5% del capitale. L’ultimo aumento di capitale annunciato è stato quella da 10 milioni di euro promosso da Copernico Holding a fine 2015 (si veda altro articolo di BeBeez) e al fianco dei due fondatori ci sono oggi altri 59 soci privati. Copernico Holding ha chiuso il 2018 con ricavi per 20,8 milioni di euro, un ebitda negativo di circa 2 milioni e un debito finanziario netto pari a 6,38 milioni.

Intanto a fine maggio il gestore di affitti brevi Halldis fondato a sua volta da Pietro Martani ha incassato un aumento di capitale da 3,5 milioni di euro sottoscritto dal family office londinese attivo nel real estate e nel private equity Gestio Capital e dall’arranger di operazioni di Npl con immobili come sottostante Frontis Npl (si veda altro articolo di BeBeez).

L’operazione si inquadra nell’ambito di un accordo più ampio tra i due investitori e Martani per sostenere la crescita economica di Halldis e  Copernico. Nei mesi scorsi Copernico ha inoltre stipulato una partnership con la piattaforma dedicata alle startup StartupItalia finalizzata a creare un nuovo hub dedicato all’innovazione, che avrà sede a Copernico Zuretti, in apertura a ottobre a Milano (si veda altro articolo di BeBeez). Infine nei giorni scorsi  Copernico e Commerz Real hanno formalizzato un accordo per gestire il complesso di uffici Le 4 Porte, situato a Segrate, in provincia di Milano, e parte del portafoglio del fondo immobiliare aperto Hausinvest di Commerz Real (si veda altro articolo di BeBeez).


Record storico per il venture europeo nel Q2 2019, con investimenti per 9,3 mld euro. Lo rileva Dealroom

$
0
0
vc

Schermata 2019-07-08 alle 23.00.25Boom per il venture europeo: nel secondo trimestre 2019 segna un record storico con 9,3 miliardi di euro di investimenti, battendo il massimo raggiunto nel trimestre precedente. Lo rileva il Quarterly European Venture Capital Report – Q2 2019 stilato da Dealroom.

L’Europa, a differenza di Asia e Nord America, è l’unica area a mostrare una crescita costante del settore. Sono i mega-round, quelli da oltre 100 milioni di euro, a guidare la crescita: i primi dieci contano per il 43% del totale degli investimenti.

Peccato che, scomponendo gli investimenti per paese, secondo i dati di DealRoom l’Italia è fanalino di coda insieme a Danimarca, Polonia, Norvegia e Svizzera, con soli 100 Schermata 2019-07-08 alle 22.59.37milioni di euro. Detto questo, le cose non sono andate così male, se si pensa che nei primi sei mesi dell’anno BeBeez Private Data ha calcolato che sono staate 129 le strtup che hanno raccolto capitali dagli investitori di venture capital e da business angel, per un totale raccolto di quasi 280 milioni, compresi i 23,7 milioni raccolti sulle piattaforme di equity crowdfunding, escludendo le operazioni di real estate. Il dato mostra un certo incremento dell’attività di venture, se lo si confronta con quello di 480 milioni di euro raccolti da tutti gli investitori di venture in tutto il 2018 da 178 aziende (i lettori di BeBeez News Premium 12 mesi possono scaricare qui il Venture Capital Report di BeBeez per i sei mesi 2019 e qui il Venture Capital Report di BeBeez per il 2018, scopri qui come abbonarti a soli 20 euro al mese per 12 mesi).

Tornando al solo secondo trimestre del 2019, Gran Bretagna, Francia, Germania e Svezia  da sole hanno catalizzato oltre il 70% degli investimenti in venture capital. Le prime tre sono anche prime in classifica per numero di round, mentre l’Italia è ottava, con 26 round effettuati. Tra i maggiori round del secondo trimestre, figurano quelli del produttore svedese di batterie al litio Northvolt, della fintech inglese Greensill e dell’operatore che cibo a domicilio Deliveroo. A livello di settore, la maggior parte degli investimenti in venture capital hanno finanziato società fintech (3,28 miliardi), di software (2,38 miliardi) o del settore energia (1,4 miliardi).

Per quanto riguarda i fondi di venture capital, in Europa nell’ultimo anno ne sono nati 70 nuovi. Un terzo dei fondi esistenti ha una dimensione superiore ai 100 milioni di euro; a livello geografico sono sempre concentrati in UK, Francia, Germania e nei Paesi Nordici.


M&A, crolla il valore dei deal nel primo semestre in Italia a 19 mld euro, ma cresce l’attività. Lo dice Kpmg

$
0
0
Schermata 2019-07-09 alle 06.55.22

Schermata 2019-07-09 alle 06.55.22Nel primo semestre dell’anno sono state formalmente chiuse in Italia 420 operazioni di m&a (+30% dalle 333 dei primi sei mesi del 2018) per un controvalore complessivo però di soli circa 19 miliardi di euro, in forte rallentamento (-41%) dai 31,5 miliardi di controvalore del primo semestre dello scorso anno, che era stato un anno record per l’m&a con 94 miliardi di euro di deal (si veda altro articolo di BeBeez).

Lo calcola Kpmg (si veda qui il comunicato stampa), che sottolinea che in questo momento storico, contraddistinto da un quadro macro-economico incerto, elevata instabilità politica e con il ruolo dell’Italia all’interno dell’Unione Europea costantemente sotto pressione, sono le grandi operazioni a venir meno.

Nei primi sei mesi del 2019, infatti, le operazioni con controvalore superiore al miliardo sono state solo quattro, contro le dieci dei primi sei mesi 2018, riportando il mercato a quanto registrato mediamente in una serie storica più lunga e identificando quindi il 2018 come anno particolarmente positivo.

Per Max Fiani, Partner Kpmg Corporate Finance, “il trend che si viene delineando per l’anno 2019, risulta in linea con quanto evidenziato a partire dalla seconda metà dello scorso anno. Non si tratta comunque, di una tematica esclusivamente italiana: il primo semestre del 2019 ha mostrato un rallentamento evidente a livello globale in termini di controvalori complessivi pur in presenza di un numero di operazioni crescente. Pesano le dinamiche geopolitiche, in particolare, ma non solo fra Usa e Cina, che impattano in particolar modo sulle operazioni di m&a cross border, tipicamente di dimensioni unitarie più rilevanti. Anche le operazioni cross-border fra grandi aziende europee trovano diverse difficoltà nella loro esecuzione per motivazioni che possono spesso esulare da aspetti prettamente finanziari. Le proiezioni per la fine dell’anno difficilmente potranno non riflettere tali dinamiche e difficoltà”.  In sostanza, ha aggiunto Fiani, “oggi ci sembra complesso poter pensare di raggiungere un controvalore prossimo ai 94 miliardi del 2018, senza il ritorno dei mega deal. Nonostante questo registriamo il dinamismo e l’apertura verso l’opzione crescita per linee esterne da parte di molte aziende mid market”.

Il trend di rallentamento in termini di controvalore delle operazioni, infatti, continua. Le operazioni annunciate ma non ancora formalmente finalizzate ammontano infatti a soli 9 miliardi di euro, contro una pipeline di inizio luglio 2018 che ammontava a ben 48 miliardi, distorta però dai dati di due big deal, cioé quelli di Essilor-Luxottica e Atlantia-Abertis (per complessivi 40,5 miliardi).

Tra le operazioni in attesa di conclusione oggi si può segnalare l’accordo sottoscritto da Bracco Imaging per l’acquisizione di Blue Earth Diagnostics dal fondo Syncona, quotato alla Borsa di Londra, per un controvalore di 450 milioni di dollari; l’acquisizione annunciata da parte del Gruppo Eni del 20% di ADNOC Refining, società di raffinazione petrolifera di Abu Dhabi per quasi 3 miliardi di euro e quella del business snack, biscotti, gelati e crostate della multinazionale Kellogg’s da parte del Gruppo Ferrero. Con questa operazione, del valore di circa 1,3 miliardi di dollari, la società di Alba diventerà proprietaria dei marchi Keebler, Famous Amos, Mother’s, Murray, Brownie Bakers e Stretch Island. In attesa di finalizzazione anche l’operazione Conad – Auchan che rappresenterà un cambiamento significativo nell’assetto della GDO italiana, di cui si ipotizza il perfezionamento del closing entro la fine di luglio.

Schermata 2019-07-09 alle 06.55.48E’ comunque molto dinamico il mercato m&a Italia su Italia. Sono state infatti ben 209 le operazioni finalizzate tra controparti nazionali, per un controvalore complessivo intorno ai 3 miliardi di euro (lo scorso anno erano state 160, ma per 12 miliardi di controvalore). Positivo l’andamento del comparto finanziario, che con 17 transazioni ha raggiunto valori per circa 1,1 miliardi.

L’operazione di maggior rilievo è stata la cessione da parte di Unicredit, del 17% di FinecoBank a investitori istituzionali tramite un’operazione di accelerated book building. Il settore consumer market ha visto 72 operazioni tra player domestici. Molto attivo il Gruppo Garofalo, leader in Italia nel settore della sanità privata accreditata, che, a seguito di una ipo sull’Aim, ha concluso tre acquisizioni finalizzate ad aumentare il presidio nelle sei Regioni del Nord e del Centro Italia dove opera e alle acquisizioni del comparto retail concluse da Bricofer, Longino & Cardenal e Spontini.

Ammontano a 10 miliardi di euro gli investimenti esteri in società italiane, per circa 125 transazioni, dato in linea con quello degli anni precedenti, spesso guidati da riorganizzazioni di importanti gruppi italiani. Il Gruppo Generali, ha portato a termine le dismissioni annunciate nel 2018. Ha ceduto infatti Generali Leben alla tedesca Viridium Group, Generali Belgium al Gruppo Athora Holding e Generali Worldwide Insurance a Utmost Wealth Solutions. Il gruppo Autogrill ha ceduto la HmsHost Motorways, società che detiene le attività canadesi, 23 Travel Centres in Ontario (Canada) con il marchio ONroute a un consorzio guidato da Arjun Infrastructure Partners  e da Fengate Capital Management.

Diverse le aziende italiane che hanno implementato o proseguito in una strategia di crescita per acquisizioni all’estero: 86 operazioni per 6 miliardi di euro di controvalore (erano 67 per 9 miliardi lo scorso anno). Protagonisti in questa categoria, fra gli altri, sono stati: Mediaset, che ha acquisito il 9,6% di ProSieben Sat1 Media, secondo gruppo radio televisivo europeo, con sede in Baviera e presente in vari Stati con leadership in Germania, Austria, Svizzera; il gruppo Gavio, che ha ulteriormente consolidato la sua presenza in Sudamerica acquisendo il concessionario autostradale di Minas Gerais; Ariston Thermo che ha acquisito il player messicano Calentadores de America, che progetta, produce, commercializza e distribuisce scaldacqua a gas, elettrici e solari con i marchi Calorex, Cinsa e Optimus.

Numerose le quotazioni sui mercati regolamentati, dove hanno prevalso le quotazioni sull’Aim Italia che spesso risultano propedeutiche al passaggio all’MTA e all’utilizzo della leva m&a per accelerare la crescita. Sono 12 le matricole nel primo semestre 2019, 10 ammesse sul mercato Aim e 2 al listino MTA. La raccolta complessiva è di 2,4 miliardi, di cui 2,31 miliardi raccolti il 12 aprile 2019 dalla quotazione di Nexi. Sempre molto attivi i fondi di private equity, in particolare sul mid-market, che possono contare su ampie risorse finanziare a loro disposizione e condizioni di finanziamento ancora favorevoli, seppure in un contesto dove spesso le attese dei venditori risultano elevate in termini di prezzi.

 


Patrizia compra a Lisbona. M7 investe 66 mln euro in Polonia

$
0
0
Patrizia Immobilien

Patrizia ImmobilienPatrizia Immobilien ag ha acquisito uno sviluppo alberghiero in Piazza del Tago, a Lisbona, in Portogallo, da un privato per conto di un fondo pensione tedesco. L’immobvile verrà trasformato in un nuovissimo hotel di lusso a 4-5 stelle di circa 6.200 mq con oltre 100 camere (si veda qui propertyfundsworld). Patrizia sta discutendo con un numero di potenziali operatori alberghieri per la gestione. Situato nel famoso quartiere di Cais do Sodré sulla piazza principale, il Praça Duque da Terceira, la struttura si trova in prossimità del Time Out di Lisbona e di numerosi caffè, bar e ristoranti, tra cui la Pink Street, famosa destinazione per la vita notturna, così come il lungomare di Ribeira das Naus. Questa transazione aumenta l’AuM (asset under management) di Patrizia nella penisola iberica fino a circa 1 miliardo di euro.  Patrizia è stata assistita da Morais Leitao (legale e fiscale), Gleeds (tecnico) e Aldaba Partners (commerciale). Il venditore era rappresentato da JLL (commerciale) e Pares Advogados (Legal).
m7M7 Real Estate (M7), investitore paneuropeo e gestore patrimoniale, ha acquisito altre cinque attività nei settori degli ufficio, dell’industria leggera e logistica in Polonia per conto del suo M7 Polish Active Fund (M7 POLAF) per un totale di 66 milioni di euro in tre transazioni separate (si veda qui propertyfundsworld).  Le attività si trovano in località ben collegate in tutta la Polonia con tre strutture per ufficio e logistica ad uso misto a Wroclaw, una delle città regionali più forti della Polonia, e due edifici per uffici di grado A a Varsavia. Le acquisizioni ammontano a circa 63 mila metri quadrati di spazio affittabile, attualmente occupato in una percentuale pari all’89% con 75 inquilini con un WALT di tre anni. Queste transazioni significano che il Fondo, che ha come obiettivo investimenti in uffici e immobili industriali in mercati regionali chiave in tutta la Polonia, è ora investito per oltre il 90 per cento con un valore superiore a EUR 107 milioni. David Ebbrell alla M7, afferma: “Le ultime acquisizioni in M7 POLAF completano bene le attività acquisite all’inizio dell’anno e forniscono ulteriore diversificazione geografica e settoriale sostenuta da un forte profilo di affittuario. I mercati degli occupanti polacchi continuano a rafforzare creando un ambiente ideale per media crescita dei canoni di locazione a termine che, nelle attività e posizioni giuste, guiderà un reddito forte e stabile per il fondo”.


Haystack Ventures raccoglie oltre 50 mln $ per il fondo V. Bregal Sagemount entra in Buyers Edge Platform

$
0
0
Haystack Ventures

Haystack VenturesHaystack Ventures ha raccolto più di 50 milioni di dollari per il suo ultimo veicolo di venture capital. L’azienda ha raccolto impegni da 84 investitori per Haystack Ventures V in base a un file  presentato alla SEC (si veda qui altassets). Sempre dalla documentazione depositata si apprende che Haystack aveva inizialmente l’obiettivo di raccogliere fino a 40 milioni per il nuovo fondo, ma che ha poi superato tale importo. Anche nel fondo precedente il capitale raccolto aveva superato i 25 milioni di obiettivo arrivando, nel 2017 addirittura al doppio. Le attuali società di portafoglio di Haystack includono Carta, Opendoor, Door Dash, Airmap e Wag.

Bregal SagemountBregal Sagemount, un fondo “growth” con sede a New York,  ha annunciato che investirà per una quota significativa del capitale di Buyers Edge Platform, fornitore leader di software di procurement, acquisti di gruppo e analisi dei dati per l’industria dei servizi alimentari (si veda qui il comunicato stampa). Goldman Sachs Specialty Lending Group e AB Private Credit Investors hanno finanziato l’operzione. La transazione consentirà alla società di perseguire con m&a, investire in iniziative di crescita strategica e realizzare ulteriori innovazioni di piattaforma. Buyers Edge Platform rappresenta una rete di aziende e 50.000 sedi di operatori. La Società estende i suoi software e soluzioni dati, partnership e contratti ai suoi membri, consentendo loro di migliorare le loro offerte di servizi ai clienti facendo leva sui 7,5 miliardi di dollari della spesa annuale della piattaforma. In qualità di Group Purchasing Organization (GPO), Buyers Edge Platform offre ai suoi membri prezzi scontati e ribassi attraverso la sua rete di procurement e contratti basati sui prezzi che vengono erogati attraverso il suo portafoglio di società in crescita, tra cui Dining Alliance, Consolidated Concepts, Buyers Edge Purchasing, Axis Acquisti, Sundell and Associates, RP Procurement, FoodBAM, Source1 Purchasing, Fresh Concepts e altri GPO membri e società di consulenza.

 

 


TIP si compra il 14,95% della holding di Sesa, che era arrivata a Piazza Affari grazie alla Spac Made in Italy 1

$
0
0
Il titolo Sesa a Piazza Affari
Il titolo Sesa a Piazza Affari

Il titolo Sesa a Piazza Affari

Tamburi Investment Partners spa, quotata sul segmento Star di Borsa Italiana, acquisirà il 14,95% del capitale di ITH spa, che controlla al 52,8% il Gruppo Sesa, operatore di riferimento in Italia nel settore delle soluzioni di Information Technology per il segmento business, a sua volta oggi quotato allo Star (si veda qui il comunicato stampa).

Sesa era sbarcato sul listino nel febbraio 2013 a seguito della business combination con Made in Italy 1, la prima Spac di diritto italiano a quotarsi a Piazza Affari (si veda altro articolo di BeBeez). Gli azionisti di ITH sono stati assistiti da Electa Ventures, il cui managing partner Simone Strocchi ha supportato il gruppo Sesa sin dall’approdo sul mercato azionario, essendo stata Electa uno dei promotori di Made in Italy 1. Il closing dell’operazione è previsto per il prossimo 12 luglio 2019.

L'azionariato di ITH prima dell'ingresso di TIP

L’azionariato di ITH prima dell’ingresso di TIP

ITH è controllata, tramite HSE spa, dai soci fondatori e il top management di Sesa, tra cui il presidente e fondatore Paolo Castellacci, il vicepresidente esecutivo Giovanni Moriani e l’amministratore delegato Alessandro Fabbroni.

HSE sinora aveva l’80% del capitale di ITH, con il resto distribuito tra altri soci storici (in particolare Infordata e Infotrade), che almeno in parte sono usciti dal capitale, visto che contestualmente all’acquisto da parte di TIP, HSE ha aumentato la sua quota. Nella nota si ITH si legge infatti che HSE “consoliderà ulteriormente la quota di partecipazione detenuta in ITH”.

L’investimento di TIP, da 17 milioni di euro, si inserisce in una articolata operazione di buy-back da parte di ITH, che prevede accordi di put/call con soci ITH finalizzati a consentire in prospettiva un ulteriore accrescimento della quota detenuta sino al 15,75%. Nell’ambito dell’operazione TIP ha concluso con HSE un patto parasociale.

Sesa,  con una capitalizzazione di circa 450 milioni di euro, è un polo aggregante nel settore IT con ricavi in costante crescita, anche attraverso la leva del m&a, che verrà a maggior ragione attivata nel futuro. Il gruppo ha chiuso il bilancio consolidato al 30 aprile 2019 con ricavi per 1,550 miliardi di euro, in crescita di oltre il 13,5% da 1,36 miliardi del precedente anno fiscale, con un CAGR  2008-2019 pari a circa il 10% (si veda qui il comunicato stampa).

(Articolo modificato alle ore 13.20 del 9 luglio 2019, si aggiungono particolare sull’azionariato di ITH)



Immobiliare italiano, boom della logistica, trainata dall’e-commerce, che mette sotto pressione uffici e immobili commerciali. Lo rilevano Yard e Rur

$
0
0
compravendite

compravenditeNell’immobiliare italiano, la logistica sta vivendo un vero e proprio boom. Ed è destinata a crescere: il 28% degli esperti prevede un aumento delle compravendite, contro il 19% del 2017. Inoltre, il Rei (Real Estate Index) di compravendite e prezzi segnala buone prospettive sia per il residenziale nuovo sia per la logistica.

Emerge dal 3° Rapporto di previsioni sul ciclo immobiliare, elaborato da RUR (think tank a suo tempo promosso dal Censis, cui aderiscono grandi gruppi nazionali) per Yard, gruppo indipendente specializzato nella consulenza e nella gestione integrata dei servizi immobiliari, presentato ieri a Milano da Alessandro Pasquarelli, ceo di Yard; Giuseppe Roma, presidente di RUR; Angelo Peppetti, Ufficio Credito e Sviluppo di Abi; Silvia Rovere, presidente di Assoimmobiliare; e Ivan Poletti, VP, Property & Project Manager Italy di Prologis (si vedano qui il comunicato stampa e qui il rapporto completo).

Il boom della logistica è in gran parte merito dell’e-commerce, che ha reso necessari nuovi spazi per stoccare, confezionare, smistare e consegnare i beni comprati sul web e ha spostato una quota di consumi dai centri commerciali fisici alla rete. Ivan Poletti, VP, Property & Project Manager Italy di Prologis, che gestisce un milione di mq di asset logistici, ha spiegato che un’altra fonte di business per il settore è lo stock di immobili logistici vecchi, che alimenta la domanda di nuovo asset. In logistica investono soprattutto operatori esteri nel settore, che offre rendimenti attorno al 6%, ma è penalizzato dalla mancanza di certezze e chiarezza legata ai permessi di costruzione e ad altre questioni burocratiche. Prologis attualmente sta per completare un immobile speculativo a Siziano (Pavia), sta costruendo un nuovo magazzino a Pozzuolo Martesana (Milano) e sta acquistando un nuovo immobile a Piacenza.

Il boom dell’e-commerce, tuttavia, ha messo sotto pressione i settori commerciale e uffici, già penalizzati dall’andamento dell’economia sia in termini di consumi interni che di Pil. Le grandi catene della GDO si stanno convertendo al commercio di prossimità, più che puntare sui negozi aperti 24/7. Angelo Peppetti, Ufficio Credito e Sviluppo di Abi, si è detto preoccupato dai collateral commerciali: in caso di crediti deteriorati da reimpossessare, sono molto difficili da rivendere, data la forte concorrenza dell’e-commerce. “Questi immobili andrebbero riqualificati e utilizzati in modo flessibile. La Pa dovrebbe essere più rapida nella modifica della destinazione d’uso degli immobili: non è possibile attendere degli anni affinché questo accade, perché le esigenze delle persone mutano velocemente”, ha spiegato. Il settore direzionale soffre le incertezze del quadro politico internazionale e domestico, che influenzano gli investitori e le aziende nel collocare in Italia le proprie basi operative.

Negli uffici domina Milano (38% delle compravendite del mercato), seguita da Roma, mentre il mercato è rarefatto nel resto d’Italia. Per il periodo 2018-2023 l’Osservatorio Excelsior Unioncamere-Anpal ha stimato che, in Italia, si manifesterà un fabbisogno di 564.000 occupati aggiuntivi al netto della pubblica amministrazione e del lavoro autonomo e oltre 2 milioni sarà il fabbisogno di forze di lavoro per sostituire personale già occupato. Se si esclude il fenomeno sostituzione, che pure potrebbe generare una domanda di spazi da ristrutturare o rinnovare, è necessario sviluppare un consistente volume di immobili: da un punto di vista geografico il 76% della futura espansione sarà localizzata al Nord e si stima potrà sviluppare interventi aggiuntivi per una SUL compresa fra i 16 e 18,7 milioni di metri quadrati in sei anni.

Buone notizie invece per gli immobili legati al settore ricettivo e alla white economy, ovvero tutte le strutture che ospitano i servizi per la salute, per l’assistenza e per il welfare: si prevede un aumento della loro domanda. Ricordiamo che fra il 2010 e il 2016 case di cura e ospedali hanno visto un incremento di quasi 2000 unità (da 4.160 a 5.807), gli alberghi nello stesso periodo sono cresciuti del 21%. Tuttavia, “il turismo è gestito ancora da aziende familiari e non è ancora in grado di raccogliere investimenti stimati consistenti”, ha chiosato Pasquarelli  di Yard. A suo avviso, le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 avranno un impatto più sugli impianti che sugli immobili, perché il CIO segue il mantra che gli investimenti legati alle Olimpiadi devono rigenerare l’esistente e utilizzare dei luoghi di prossimità dove ospitare gli atleti, più che creare un villaggio olimpico di difficile riqualificazione.

previsioniPer quanto riguarda il futuro del settore immobiliare, gli operatori si aspettano una sua stabilizzazione. I pessimisti sono scesi dal 9% del 2017 al 7% attuale, mentre chi propende per una condizione stazionaria del settore è salito dal 42% al 52%.

Stiamo inoltre assistendo a un cambiamento strutturale nella geografia del settore immobiliare italiano, che da policentrico sta diventando sempre più accentrato sull’asse lombardo-emiliano (Milano-Bologna). Giuseppe Roma, presidente di Rur, ha auspicato un maggiore sfruttamento delle città, del territorio e del turismo, che ci permetterebbe di uscire dal cono d’ombra lascia dalla Grande Recessione (un Pil ancora sotto i livelli del 2008 del 5%).

E’ necessaria in tal senso maggiore interazione tra il settore immobiliare e quello pubblico, che stabilisce le regole del gioco, ha commentato Silvia Rovere, presidente di Assoimmobiliare. A suo avviso, sono urgenti anche dei programmi di edilizia residenziale per i redditi medio-bassi nelle zone infrastrutturate, dove ci sono numerose situazioni pericolose dal punto di vista infrastrutturale, come i palazzi costruiti negli anni Sessanta. Peppetti vede il bicchiere mezzo pieno ed è ottimista per il settore immobiliare, in quanto è stato ridotto in modo sostanziale lo stock di Npl e i tassi di di finanziamento sono bassi. Un punto di attenzione a suo avviso sono le mosse future delle banche centrali sui tassi d’interesse.


Il fondo svedese EQT apre a Milano la sua sede italiana. La guiderà Federico Quitadamo

$
0
0
eqt

eqtIl fondo di private equity svedese EQT ha aperto a Milano la sua sede italiana. L’ufficio sarà diretto da Federico Quitadamo, managing director e head of EQT Italy (si veda qui il comunicato stampa). Ill team di Milano si focalizzerà su opportunità di investimento settoriali grazie al supporto della piattaforma globale di EQT e del suo esteso network industriale.

EQT è l’operatore di private equity svedese sponsorizzato dalla famiglia Wallenberg, una delle più ricche e potenti famiglie di imprenditori svedesi con interessi che vanno da Saab a Ericcson, da Electrolux ad ABB. La famiglia Wallenberg possiede il 20% della società di gestione ed è uno dei principali investitori nei fondi gestiti da EQT. Al momento investe in private equity tramite il fondo EQT VIII, che ha chiuso la raccolta a 10,75 miliardi di euro nel febbraio 2018 (si veda altro articolo di BeBeez). EQT è attivo anche nel venture capital e nelle infrastrutture. Su quest’ultimo fronte, ha chiuso l’ultimo fondo EQT Infrastructure IV lo scorso marzo con una raccolta di 9 miliardi (si veda altro articolo di BeBeez).

una delle principali società di investimento, con una raccolta di oltre 61 miliardi di euro in 29 fondi e circa 40 miliardi di attivi in gestione. Le aziende in portafoglio sono localizzate in Europa, Asia e Stati Uniti, hanno un fatturato complessivo di oltre 21 miliardi di euro e circa 127.000 dipendenti.

Quitadamo, italiano di nascita, è entrato nel fondo svedese nel 2017, dove ha lavorato nella sede di Zurigo come parte del team equity ed è diventato poi managing director e responsabile per l’Italia. Prima di entrare in EQT Partners, ha lavorato per sette anni nel team private equity di CVC Capital Partners a Milano, entrando anche a far parte dei consigli di amministrazione di alcune società in portafoglio (Cerved, DOC Generici e Sisal Group), e per tre anni nel team m&a di Merrill Lynch a Londra e Milano.

Quitadamao ha sottolineato che “l’Italia è ricca di opportunità di investimento nei settori chiave per noi chiave (Healthcare, TMT e servizi) e il team è pronto a cercare nuove opportunità per acquisire medie e grandi aziende. Inoltre, guarderà anche alle opportunità di investimento in infrastrutture, real estate e credito”.

EQT ha iniziato a guardare con interesse all’Italia a inizio 2016 (si veda altro articolo di BeBeez) e  ha condotto il suo primo investimento in Italia nel marzo di quell’anno, quando il fondo EQT VII ha investito in Lima, leader globale nelle protesi ortopediche sostitutive e con tecnologia 3D (si veda altro articolo di BeBeez). Nel giugno del 2018, il fondo EQT VIII ha comprato il controllo di Facile.it, la principale piattaforma comparativa online di prodotti assicurativi auto e moto, gas e luce, telefonia e finanza personale (si veda altro articolo di BeBeez). Nel marzo scorso EQT ha comprato dal fondo Charme III, gestito da Charme Capital Partners (l’sgr guidata da Matteo Cordero di Montezemolo), il controllo della spagnola Igenomix, leader mondiale nel settore delle biotecnologie (si veda altro articolo di BeBeez).

EQT è uno degli investitori monitorati da BeBeez Private Data,
scopri qui come abbonarti alla versione Combo che include anche i Report e le Insight Views di BeBeez News Premium, a soli 110 euro al mese

Schermata 2019-07-10 alle 06.09.43


E’ stata la joint venture Jp Morgan-GWM a comprare gli ultimi immobili del fondo Unicredito Immobiliare Uno

$
0
0
L'immobile di via Boncompagni 71 a Roma
L'immobile di via Boncompagni 71 a Roma

L’immobile di via Boncompagni 71 a Roma

La joint venture tra il gestore americano JP Morgan e quello europeo GWM ha acquistato gli ultimi immobili del portafoglio da 117 milioni di euro del fondo Unicredito Immobiliare Uno di Torre sgr. Lo rende noto EuroProperty. Il prezzo pagato incorpora uno sconto del 10% rispetto all’ultima valutazione degli asset.

La notizia della vendita era già stata resa nota settimana scorsa (si veda altro articolo di BeBeez), ma solo ora è stato rivelato il nome dell’acquirente. Nel dettaglio, gli immobili ceduti sono situati a Roma (Via Boncompagni 71/A; via Dehon 61), Milano (via Larga 23), Terni (via Narni 99) e Piedimonte San Germano (S. S. Casilina, in provincia di Frosinone). In particolare, GWM ha comprato da sola la porzione non-core del portafoglio: 19 unità residenziali a Roma, 6 spazi parcheggio a Milano e il centro commerciale Le Grange a Piedimonte San Germano. GWM e JP Morgan controlleranno insieme l’immobile romano di via Boncompagni, un complesso a uso misto che include uffici, abitazioni, parcheggi e un centro congressi. Costruito nel 1971, l’immobile necessita ora di ristrutturazione. L’operazione dovrebbe chiudersi entro fine luglio. Torre sgr è stata assistita da Legance, JP Morgan da DLA Piper e GWM da GOP. Si tratta del secondo investimento in Italia per JP Morgan, che nel 2016 ha acquistato per 100 milioni di euro l’ex quartier generale di Ubi Banca in via Solferino a Milano.

Con il perfezionamento di questa operazione, si è concluso il processo di dismissione del patrimonio immobiliare del fondo Unicredito Immobiliare Uno. Il fondo era stato istituito nel 1999 e quotato sul segmento Miv di Borsa Italiana, con un valore iniziale di 400 milioni di euro, suddivisi in 160.000 quote da 2.500 euro l’una. Torre sgr è subentrata alla gestione di Pioneer Investment Management sgr nel 2009, a seguito dalla cessione del ramo d’azienda di quest’ultima riguardante la gestione di fondi immobiliari, tra cui appunto Unicredito Immobiliare Uno. Quest’ultimo aveva una durata prevista di 15 anni, con scadenza prevista a dicembre 2014, che Torre ha prorogato per 2 volte, portandola al 31 dicembre 2020. Il Consiglio di amministrazione della società nell’aprile 2017 ha approvato la messa in liquidazione del fondo a decorrere dal gennaio 2018 (si veda la Relazione intermedia di liquidazione al 31 dicembre 2018). Sempre quest’anno, ad aprile, Torre sgr, tramite il fondo Opportunità Italia (Opi), anch’esso quotato sul segmento MIV di Borsa Italiana, ha rilevato per 41,3 milioni di euro un immobile in via San Basilio 72 a Roma (si veda altro articolo di BeBeez).

 


Dea Capital Real Estate vende un immobile a Milano per 26,5 mln di euro

$
0
0
piazza-meda

piazza-medaDea Capital Real Estate sgr, tramite un fondo d’investimento alternativo immobiliare, ha ceduto un immobile in Piazza Meda 1, nel pieno centro di Milano. L’immobile è costituito da due piani e uno interrato, per un totale di circa 1.700 mq commerciali. L’edificio potrebbe in futuro integrare l’offerta esistente all’interno del food hub di via Hoepli. JLL ha assistito Dea Capital nell’operazione.

DeaCapital Real Estate è una sgr controllata al 100% da Dea Capital dal marzo scorso (si veda altro articolo di BeBeez). Tra le ultime operazioni di DeA Capital Real Estate sgr, ricordiamo: l’acquisto di un’un’area da oltre 70 mila mq a Basiglio (Milano) per 150 milioni di euro e di un edificio uso uffici situato a Charenton-Le-Pont per conto di un fondo di investimento britannico (si veda altro articolo di BeBeez); la vendita di due immobili direzionali a Roma per 53 milioni di euro nel febbraio scorso (si veda altro articolo di BeBeez); la cessione del complesso immobiliare in Via Durando 18 a Milano nel gennaio scorso (si veda altro articolo di BeBeez).


Il 18 luglio al Politecnico di Milano il 4° Rapporto sul crowdinvesting. BeBeez media è partner

$
0
0
Schermata 2019-07-09 alle 18.42.47

Schermata 2019-07-09 alle 18.42.47L’equity crowdfunding in Italia cresce. Dall’inizio del mercato alla fine dello scorso giugno sono state 369 le aziende che hanno lanciato campagne sulle piattaforme italiane.

Di queste, 233 società ha chiuso con successo una prima campagna, 21 società hanno poi condotto con successo altre campagne, mentre due non hanno avuto successo in una seconda campagna e altre due sono attualmente in corso con una seconda campagna. Ce ne sono poi 196 ancora attive, ma che non hanno poi condotto altre campagne.

Infine, sempre di quei 233 emittenti che hanno chiuso una prima campagna con successo, ce ne sono 5 che sono andati in liquidazione e 7 che hanno annunciato eventi successivi di vario tipo (tra exit ed eventi particolari come acquisizioni o rimborsi). Per contro, delle 101 società che non hanno avuto successo nella loro prima campagna di equity crowdfunding, soltanto una ci ha riprovato e ha avuto successo, mentre ben 13 sono state liquidate, ma in ogni caso ce ne sono ancora 87 ancora attive.

E’ un’anticipazione dei contenuti del 4° report italiano sul Crowdinvesting, principale appuntamento per gli operatori di lending ed equity crowdfunding, di cui BeBeez è media partner e che verrà presentao il prossimo 18 luglio.

Il rapporto, giunto appunto alla sua quarta edizione, è curato da Giancarlo Giudici, direttore dell’Osservatorio sul Crowdinvesting del Politecnico di Milano e fornisce un quadro completo e approfondito sui mercati e i trend dell’equity crowdfunding e del social lending.

Per informazioni e iscrizioni, clicca qui

In ogni caso, il mercato sta crescendo in maniera importante. Secondo i dati di CrowdfundingBuzz, in particolare il secondo trimestre dell’anno ha segnato una serie di nuovi record. raccolta complessiva è stata di 14,8 milioni con 35 società finanziate, 1,8 milioni in più rispetto al precedente trimestre che aveva stabilito il precedente record. In totale, nei primi 6 mesi del 2019, l’equity crowdfunding ha finanziato 69 società per 27,9 milioni di euro. Ricordiamo che in tutto il 2018 erano stati raccolti 36 milioni e, dunque, in soli 6 mesi, l’equity crowdfunding italiano ha raggiunto il 77% dell’intero anno precedente.

Schermata 2019-07-09 alle 19.38.04

 

Di tutto questo si parlerà il 18 luglio alla presentazione del 4° Report Italiano sul Crowdinvesting, di cui si riporta qui di seguito l’agenda

Agenda

  • Presentazione del report – Giancarlo GiudiciDirettore scientifico Osservatorio Crowdinvesting
  • Casi aziendali: Winelivery – Sip & T
  • Tavola rotonda

Panel ‘Lending’:

– Goffredo AmodioAccenture Strategy
– Andrea MaffiTrusters
– Danilo MaiocchiInnexta – Consorzio Camerale Credito e Finanza
– Rosy Alaia, Smartika
– Sergio ZocchiOctober

Panel ‘Equity’:

– Giacomo BertoldiWalliance
– Leonardo FrigioliniFundera
– Alessandro LerroAssociazione Italiana Equity Crowdfunding
– Toni Marcelli,  Consob *** in attesa conferma
– Matteo Masserdotti, 200 Crowd

Per informazioni e iscrizioni, clicca qui


Viewing all 28241 articles
Browse latest View live