
Lone Star ha comprato N&W Global Vending, leader dei distributori automatici di snack e bevande, Lo ha scritto Il Sole 24 Ore, precisando che il fondo Usa ha rilevato la società per una valutazione di circa 690 milioni di euro, cioé circa 9 volte l’ebitda di 75 milioni di euro, a fronte di 300 milioni di fatturato e che Lone Star sottoscriverà un aumento di capitale da 280 milioni. L’asta era in corso dalla scorsa primavera (si veda altro articolo di BeBeez).
A vendere sono stati Equistone (ex Barclays Private Equity) e Investcorp, che avevano rilevato l’intero capitale del gruppo nel 2008 da altri due fondi di private equity e cioé da Argan Capital e Merrill Lynch Private Equity. Questi ultima a loro volta nel 2005 avevano rilevato N&W dal fondo Compass Partners International, che nel 1999 aveva creato il gruppo acquisendo l’italiana Necta (ex Zanussi Vending) dalla Electrolux-Zanussi e poi fondendola con la danese Wittenborg. La società, dunque, è al quarto giro di valzer con i fondi di buyout.
L’operazione di Lone Star arriva a cinque anni dalla ristrutturazione del debito del gruppo, che era stato duramente colpito dalla crisi finanziaria. Già a metà 2009, infatti, l’allora Barclays Private Equity e Investcorp si erano resi conto che le proiezioni di ebitda che erano state fatte in sede di acquisizione non sarebbero state raggiunte. il gruppo contava di chiudere quell’anno con 410 milioni di fatturato e circa 90 di ebitda, invece a novembre la stima era di 290 milioni di fatturato e poco più di 55 milioni di ebitda, con sulle spalle un debito netto senior di 410 milioni per la società operativa e un debito mezzanino di 130 milioni a livello di holding.
L’acquisizione del 2008 era stata una delle ultime operazioni di buyout concluse dopo il crack Lehman ma sulla base di accordi presi prima del picco della crisi, che prevedevano quindi un rapporto tra debito ed equity ancora molto elevato, con le banche e il fondo ICG Capital che avevano assicurato un pacchetto di debito appunto di oltre 500 milioni di euro, tra senior e mezzanino, pari cioé a 5,25 volte l’ebitda dell’esercizio 2007-2008, che era stato di 96 milioni (il 24% del fatturato di 395 milioni) a fronte di un enterprise value di 800 milioni, cioé 8,5 volte lo stesso ebitda (si veda articolo di MF Milano Finanza di allora e il comunicato stampa).
I due fondi avevano così proposto di rinegoziare i covenant sul debito senior (erogato da Bank of Ireland, Barclays Bank, BnpParibas, Calyon, Ing, Intesa Sanpaolo, Natixis e Société Générale) in cambio del versamento di 10 milioni a testa come finanziamento mezzanino, con l’impegno a versare altri 5 milioni, se entro tre anni non fossero stati raggiunti certi obiettivi. I creditori di mezzanino Icg e il Gic di Singapore a loro volta avevano erogato pro-quota 5 milioni di mezzanino che si erano andati ad aggiungersi ai 130 milioni già in capo alla holding.
Lone Star è particolarmente attivo in Italia negli ultimi tempi. Sia sul fronte del private equity (è in gara per Grandi Stazioni, per GE Capital Interbanca e per Accedo, la ex Intesa Personal finance) sia su quello dei non performing loan (ha comprato il servicer Caf e due portafogli di Npl per un totale di 400 milioni di euro lordi da Tercas e Caripe).
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