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La joint venture Blue Noble-Hines rileva l’ex teatro comunale di Firenze da Cdp. Bnp Paribas finanzia il deal

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ex Teatro_Comunale_di_FirenzeLa joint venture Blue Noble-Hines ha rilevato, tramite il fondo Future Living gestito da Savills Investment Management sgr spa, l’ex teatro comunale di Firenze. A vendere è stato il fondo FIV – Fondo Investimenti per la Valorizzazione, gestito da Cdp Investimenti sgr, controllata di Cdp (si veda qui il comunicato stampa).

L’immobile sarebbe passato di mano per 100 milioni di euro: 25 milioni per l’edificio, cui se ne sommano altri 75 per la riqualificazione. L’acquisizione dell’ex teatro di Firenze era nota dal febbraio scorso. Tuttavia all’epoca era emerso solo il nome di Hines e non del convolgimento di Blue Noble (si veda altro articolo di BeBeez). Blue Noble è stata fondata nel 2017 da un team di professionisti specializzati nel real estate, provenienti da HSBC Alternative Investments Limited. Durante la propria esperienza presso HSBC, il team ha svolto transazioni in e gestito oltre 5 miliardi di dollari in beni immobiliari negli Stati Uniti, in Europa e Asia. Blue Noble si occupa di gestione specializzata degli investimenti immobiliari a livello globale per investitori privati e istituzionali tramite club deal, conti separati e fondi.

Tornando alla transazione, questa è stata finanziata da Bnp Paribas. Per le questioni legali, amministrative e urbanistiche, Blue Noble e Hines sono state assistite dallo Studio Belvedere Inzaghi & Partners e da Grimaldi Studio Legale. EY ha curato tutti gli aspetti fiscali dell’operazione, ivi inclusa la fase di strutturazione ed acquisizione, mentre gli Studi Genius Loci Architettura e Vittorio Grassi Architetto & Partners hanno curato la progettazione architettonica. Progenia ha svolto la funzione di consulente tecnico e commerciale.

L’ex teatro, situato in via Solferino a Firenze e con accesso dalla centralissima Corso Italia, era vuoto da circa 6 anni. In particolare, le sue riqualificazione e vendita sono state ritardata di oltre 2 anni a causa delle numerose inchieste a Firenze su Banca Etruria, Lorenzo Rosi, Luigi Dagostino e Ilaria Niccolai, in affari con Tiziano Renzi, padre dell’ex presidente del Consiglio Matteo. Nell’agosto 2017 era infatti sfumata la trasformazione dell’ex Teatro Comunale in 120 appartamenti di lusso in seguito al deal saltato tra Cdp e la Nikila Invest di Luigi Dagostino, nonostante la firma due anni prima del preliminare d’acquisto (sempre per 25 milioni) dell’ex teatro da Cdp, la quale, a sua volta, aveva comprato l’immobile dal Comune di Firenze per 23 milioni.

L’operazione, in corso da diversi mesi, si è conclusa dopo la sigla lo scorso 6 febbraio della nuova Convenzione Urbanistica con il Comune di Firenze, che darà il via a un piano di investimenti coerente con la strategia di investimento delle due aziende sul segmento residenziale del living, il terzo della serie di grandi investimenti realizzati insieme in questo settore da Blue Noble e Hines. La nuova proprietà intende realizzare innovative unità abitative, destinate in parte alla vendita e in parte alla locazione a prezzi accessibili, con spazi moderni e servizi come aree comuni, shop, palestra e parcheggi. Le attività di ristrutturazione dell’ex teatro dovrebbero iniziare a metà 2020 e terminare alla fine del 2022.

“La dismissione dell’ex Teatro Comunale è emblematica della missione di Cdp nel settore immobiliare, ossia quella di costruire un ponte tra settore pubblico e mercato. L’operazione infatti ha visto Cdp Investimenti sgr acquisire il complesso immobiliare dal patrimonio pubblico, finalizzarne la trasformazione urbanistica proponendo agli enti locali un progetto nuovo per il futuro dell’immobile, e infine rendere l’investimento appetibile per gli investitori italiani e internazionali”, ha spiegato Marco Doglio, amministratore delegato di Cdp Investimenti sgr.

“L’acquisizione dell’ex Teatro Comunale di Firenze, fondata sulla nostra strategia vincente nel settore abitativo italiano, è solo l’ultima di una serie di operazioni con il nostro partner, Hines Italy. La ristrutturazione di questa struttura dismessa nel cuore di Firenze in residenze sostenibili per locazioni di alta qualità rappresenta per la città una opportunità di crescita sostenibile e di elevata qualità estetica”, ha chiarito Paul Forshaw, ceo di Blue Noble.

“Firenze è un mercato importante per il nostro target, ossia il settore degli affitti residenziali che, a nostro avviso, ha un grande potenziale di crescita; e il progetto offre un modello abitativo che vorremmo portare in altre città italiane”, ha aggiunto Mario Abbadessa, Country Head di Hines Italy. “Le città come Firenze sono carenti di locazioni di qualità e il nostro scopo è quello di rispondere a questa esigenza con uno sviluppo concepito ai più alti standard in termini di sostenibilità energetica e attenzione all’ambiente.”

Hines è un gestore di fondi immobiliari americano fondato nel 1957 e attivo in 24 nazioni. Gestisce asset per 133,3 miliardi di dollari, spalmati su 514 immobili. La società è attualmente impegnata in 165 progetti di sviluppo in tutto il mondo. Storicamente, Hines ha sviluppato, ristrutturato o acquisito 1.393 immobili, per un totale di oltre 42 milioni di metri quadri. La sua piattaforma europea, che include uffici in 16 città e la presenza in 47 città di 12 paesi, con 18,2 miliardi di dollari in asset under management in Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna e Regno Unito. 

In Italia, Hines punta su uffici ed edifici commerciali a Milano e Firenze, con investimenti per 700 milioni di euro complessivi. Nel 2016 aveva acquisito sempre a Firenze l’intero edificio del XV secolo in Via Tornabuoni per 80 milioni di euro. Nel giugno 2019, Hines, in joint venture con PGGM, il grande gestore olandese di fondi pensionistici, ha comprato l’immobile di via della Spiga 26 a Milano, attraverso un fondo immobiliare gestito da Savills Investment Management sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Nel gennaio di quest’anno, tramite il fondo di investimento immobiliare di nuova costituzione HEVF 1 Milan 1 Fund,  gestito da Prelios sgr e sottoscritto interamente da  HEVF 1, Hines ha finalizzato il contratto preliminare per l’acquisizione della Torre Velasca di Milano (si veda altro articolo di BeBeez). Il fondo nel febbraio scorso ha reso noto di aver siglato una joint venture paneuropea da 1,25 miliardi di euro con QuadReal Property Group (si veda altro articolo di BeBeez).

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Prelios sgr nomina amministratore delegato Patrick Del Bigio

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Schermata 2020-03-03 alle 07.16.21

Schermata 2020-03-03 alle 07.16.21Patrick Del Bigio è stato nominato amministratore delegato di Prelios sgr (si veda qui il comunicato stampa). Del Bigio ha 46 anni ed è laureato in economia al Trinity College di Dublino. Ha inoltre conseguito un Executive MBA all’Università di Cambridge (Gran Bretagna). Nel corso della sua carriera, Del Bigio ha lavorato a Londra e New York per Morgan Stanley, Merrill Lynch International, SNB Stabfund / UBS e, negli ultimi anni, in Blackrock a Londra in qualità di gestore in Credit-Alternative.

Riccardo Serrini, ad del Gruppo Prelios, ha spiegato: “Del Bigio può contare su un team di fund management solido e collaudato in ambito real estate, guidato da Alessandro Busci, che ha consentito a Prelios sgr di posizionarsi tra le società italiane leader, e un team di credit asset management in forte crescita. Le nuove sfide che Prelios sgr si pone riguardano il crescente orientamento verso gli investimenti sostenibili, con un focus particolare sugli aspetti ESG, e la capacità di cogliere tutte le opportunità offerte dalle diverse fasi del ciclo immobiliare, investendo sia direttamente in immobili, sia indirettamente tramite i crediti”.

Ricordiamo che Prelios sgr nel febbraio scorso ha ceduto per 50 milioni di euroOfficine Mak (società specializzata nella rigenerazione urbana e riqualificazione di aree dismesse) l’area Ex Idalium di Vimodrone, in provincia di Milano (si veda altro articolo di BeBeez). Nello stesso mese, una Sicaf  immobiliare multi-comparto etero-gestita italiana partecipata interamente da Ardian e gestita da Prelios sgr, ha rilevato un immobile a uffici in Piazza Fidia 1 a Milano da Generali Real Estate (si veda altro articolo di BeBeez).

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Il fondo sovrano della Malesia incassa profitti per 1,6 mld euro nel 2019 dopo un 2018 da dimenticare. Carlyle vende Meisui Bijin Factory

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Khazanah Nasional

Khazanah NasionalIl fondo sovrano della Malesia, Khazanah, ha annunciato un’inversione di tendenza delle performance complessive per il 2019 con profitti record di 7,36 miliardi di ringgit (circa 1,57 miliardi di euro) contro una perdita di 6,27 miliardi di ringgit (1,34 miliardi di euro) nel 2018, guidata da maggiori guadagni da cessioni e minori svalutazioni, oltre a robusti rendimenti del portafoglio (si veda qui il comunicato stampa). Il fondo ha inoltre dichiarato un dividendo di un miliardo di ringgit per il 2019. I guadagni di Khazanah relativi ai disinvestimenti quest’anno sono aumentati a 9,9 miliardi di ringgit (da 1,4 miliardi nnel 2018); lesvalutazioni sono state pari a 4,9 miliardi (da 7,3 miliardi). Il fondo ha inoltre rafforzato la propria posizione finanziaria con spese ridotte del 28,2% a 484 milioni di ringgit; il debito si è ridotto del 17% a 45,8 miliardi di ringgit. “La nostra performance del 2019 è stata raggiunta in un contesto di incertezze nel panorama globale, che ha visto un processo di Brexit prolungato e l’inasprimento della guerra commerciale Usa-Cina. Ciò è stato reso più difficile dal contesto di bassi rendimenti e dalla crescita economica generalmente più lenta. Nonostante queste sfide, siamo riusciti a compiere progressi significativi nell’adempiere al nostro mandato di accrescere la ricchezza a lungo termine della Malesia “, ha affermato il ceo Shahril Ridza Ridzuan.
Carlyle GroupThe Carlyle Group, ha siglato un accordo per vendere la piena proprietà della Meisui Bijin Factory Co, uno dei principali produttori di germogli di soia in Giappone, a Shinmei Holdings Co, leader di mercato nella vendita all’ingrosso di riso (si veda qui il comunicato stampa). Carlyle ha investito nella fabbrica Meisui Bijin nel marzo 2016 tramite Carlyle Japan Partners III. Da allora Carlyle ha aiutato l’azienda a guidare una trasformazione strategica che ha gettato le basi per una crescita sostenibile a lungo termine. Carlyle ha sfruttato la sua profonda esperienza nel settore e le capacità operative per sviluppare una nuova struttura di gestione all’interno della fabbrica Meisui Bijin; avviare una nuova fabbrica per costituire e ampliare l’attività di pre-taglio delle verdure di Meisui Bijin Factory; rafforzare la posizione di leader nel mercato dei germogli di soia attraverso il rafforzamento delle capacità di marketing e vendita; e per ricostruire le missioni e la visione della Meisui Bijin Factory. Carlyle ora trasferirà la piena proprietà a Shinmei dove esistono sinergie commerciali significative per supportare la prossima fase di crescita della Meisui Bijin Factory. Mitsubishi UFJ Morgan Stanley Securities Co., Ltd. agisce come consulente finanziario esclusivo per Carlyle, mentre Nishimura & Asahi agisce come consulente legale.


Allianz Real Estate entra nei centri commerciali di Sierra Prime. Tristan Capital e Cording comprano Holborn Links Estate a Londra

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Allianz Real Estate

Allianz Real EstateAllianz Real Estate ha acquisito una partecipazione del 25% in Sierra Prime, un portafoglio di centri commerciali prime in Portogallo e Spagna (si veda qui il comunicato stampa). I venditori Sonae Sierra e APG manterranno ciascuno una quota del 25% con la quota rimanente di proprietà della compagnia di assicurazione pensionistica finlandese Elo. L’accordo rappresenta il primo investimento di Allianz Real Estate in Portogallo e integra ulteriormente l’attenzione dell’azienda nella regione. “Questo portafoglio comprende i centri commerciali più dominanti in Portogallo e Spagna. Il Portogallo, in particolare, è un mercato molto forte per i centri commerciali a causa del ruolo secondario della grande distribuzione. Questa transazione offre a Allianz Real Estate eccellenti vantaggi di diversificazione a lungo termine su vasta scala e sottolinea il nostro approccio strategico per espanderci selettivamente in classi di attività alternative – le migliori risorse in termini di performance e posizione. Inoltre, abbiamo un forte interesse ad espandere ulteriormente la nostra impronta in uno dei mercati immobiliari più dinamici d’Europa “, ha affermato Kari Pitkin, Responsabile dello sviluppo Allianz Real Estate. Il portafoglio Sierra Prime ha un track record di successo; attirando oltre 90 milioni di visitatori ogni anno, la sua performance storica è stata notevole, anche durante le crisi economiche. Inoltre, detiene una solida base di inquilini con piena occupazione e offre interessanti opportunità di crescita attraverso la gestione patrimoniale. Il portafoglio è composto da sei principali centri commerciali retail, di cui tre situati nella Grande Lisbona (Centro Colombo, Centro Vasco da Gama e CascaisShopping), due a Málaga (Plaza Mayor e Designer Outlet Málaga) e uno a Greater Porto (NorteShopping). Complessivamente comprende 1.150 unità per un GLA totale di 380.000 mq, con tre delle attività attualmente in fase di progetti di espansione che saranno completate entro il 2023. La gestione quotidiana del portafoglio rimarrà con Sonae Sierra, con sede a Porto, una società di investimento, sviluppo e gestione patrimoniale con un OMV globale di 7 miliardi di euro.

Tristan Capital PartnersCCP 5 Long Life, un fondo perpetuo core-plus che ha come advisor Tristan Capital Partners e Cording Real Estate Group, ha acquisito Holborn Links Estate nel centro di Londra per un investimento complessivo di 245 milioni di sterline (293 milioni di euro) da LabTech Investments Limited (si veda qui propertyfundsworld). Situata tra la City e il West End di Londra, la proprietà di 2,5 acri comprende 32 asset individuali su 253.715 piedi quadrati di spazio locabile. Holborn Links Estate ospita attualmente 50 diversi inquilini in una vasta gamma di settori e comprende anche una serie di edifici di interesse storico di II grado, il più importante dei quali è Sicilian AvenueNicho Jenkins, amministratore delegato di Tristan, ha affermato: “La Holborn Links Estate ha un enorme potenziale. Il nostro focus sarà sul riposizionamento dell’intera offerta per creare un’esperienza utente di alta qualità in un ambiente coerente e attentamente curato. Tale investimento dovrebbe consentirci di beneficiare della crescente domanda di uffici e spazi commerciali a Midtown, in un momento in cui i tassi di posti vacanti sono bassi e esiste un limitato numero di progetti in sviluppo.” The Estate si trova nel cuore di Bloomsbury, uno dei mercati più vivaci di Londra, sede di istituzioni di fama mondiale tra cui University College London (UCL), London School of Economics (LSE), Great Ormond Street Hospital e British Museum. L’Estate si trova vicino a due stazioni Crossrail sulla linea Elizabeth, Tottenham Court Road e Farringdon, che dovrebbero aprire alla fine di quest’anno e si trova a pochi passi dalla stazione della metropolitana Holborn, che è attualmente in fase di ristrutturazione. Mark Millar, Head of UK Investment presso Cording Real Estate Group, ha commentato: “Si prevede che la rete ferroviaria di Crossrail London porterà altri 1,5 milioni di persone a una distanza di 45 minuti dalla capitale, una volta aperta nell’ultimo trimestre di quest’anno, creando un effetto alone attorno alle nuove stazioni che andrà a beneficio della zona di Holborn. I nostri piani di ristrutturazione forniranno anche un grande contributo all’evoluzione della Holborn Links Estate come location di alta qualità che attirerà una serie di occupanti di uffici e negozi.” Tristan è stato introdotto nell’accordo da Cording Real Estate Group che investirà insieme a CCP 5 LL e fungerà da gestore patrimoniale per l’Estate. Knight Frank ha agito per Tristan e Cording, mentre Cushman & Wakefield ha agito per conto di Labtech Investments Ltd.

 


Cerba Healthcare (PSP Investments e Partners Group) rileva il Centro Diagnostico Solbiatese. E’ la quarta acquisizione in Italia

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Centro Diagnostico Solbiatese

Centro Diagnostico SolbiateseCerba Healthcare Italia (Gruppo Cerba Healthcare) ha rilevato il Centro Diagnostico Solbiatese (CDS), situato a Solbiate Olona, in provincia di Varese (si veda qui il comunicato stampa). Advisor dell’operazione per Cerba sono stati lo Studio Marioli Menotti e Associati e lo Studio Legale Orrick. CDS – Centro Diagnostico Solbiatese  è stata assistita per gli aspetti contrattuali da Russo De Rosa Associati e per i profili finanziari dallo studio BMP & Partners STP.

Centro Diagnostico Solbiatese è un presidio medico-sanitario accreditato al SSR che serve un ampio bacino d’utenza nel varesotto, offrendo numerosi servizi: analisi di laboratorio, diagnostica per immagini, cardiologia, dermatologia, oculistica, ortopedia, otorinolaringoiatria, broncopneumologia, allergologia, medicina del lavoro. A Solbiate lavora uno staff di 13 persone, sotto la guida del direttore sanitario Roberto Orsi. Il CDS ha chiuso il 2018 con ricavi per 1,89 milioni di euro, un ebitda di 178 mila euro e una posizione finanziaria netta di 651 euro (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

Cerba Healthcare Italia fa parte del gruppo internazionale Cerba Healthcare, dedicato alla diagnostica ambulatoriale e alle analisi cliniche e presente in 16 nazioni. Il gruppo è controllato dal fondo pensione canadese PSP Investments e dal fondo europeo di private equity Partners Group.

Con questo investimento, salgono a quattro le acquisizioni condotte da Cerba Healthcare in Italia. Il gruppo nel gennaio 2017 aveva acquisito la milanese Delta Medica (si veda altro articolo di BeBeez), mentre a luglio 2017 aveva acquisito Fleming Research, network di laboratori di analisi cliniche e centri diagnostici con sedi a Milano in via Biancamaria e in Viale Jenner, e a Novara, Biella, Arona, Abbiategrasso, Corsico, Cesano Boscone, Busto Arsizio, Trezzano sul Naviglio (si veda altro articolo di BeBeez). Successivamente il gruppo lo scorso ottobre ha acquisito Curie srl Diagnostica per immagini e terapia (si veda altro articolo di BeBeez). Cerba HealthCare Italia è specializzata nei settori dei laboratori analisi, medicina dello sport, medicina del lavoro, radiologia, poliambulatori e service lab. Conta oggi 155 dipendenti, 30 centri medici, 24 centri prelievo e una piattaforma di laboratorio HUB. Serve 960 mila pazienti.

Con l’entrata in Cerba Healthcare, il CDS potenzierà la propria capacità di offrire prestazioni di eccellenza con tariffe competitive, seguendo il paziente in modo personalizzato e in tutte le fasi della sua vita, con un accento particolare sulla prevenzione. Il ceo di Cerba Healthcare Italia Stefano Massaro ha spiegato: “L’operazione si inquadra nelle nostra strategia di acquisizioni di realtà d’eccellenza, con un grande radicamento nel territorio. Questo ci permette di crescere, affrontare le sfide del mercato sanitario e offrire servizi innovativi ai pazienti e ai professionisti del settore”.


Sarà la settimana prossima l’atteso aumento di capitale da 200 mln euro di La Perla

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Il titolo La Perla a Euronext
Il titolo La Perla a Euronext

Il titolo La Perla a Euronext

Sarà lanciato entro la prossima settimana l’aumento di capitale da 200 milioni di euro di Perla Fashion Holding nv, annunciato lo scorso ottobre dal gruppo di lingerie quotato a Euronext Growth (si veda altro articolo di BeBeez).

Lo ha comunicato nei giorni scorsi La Perla con una nota, in cui precisa che l’aumento riguarderà un totale di 44,5 milioni di azioni, che saranno collocate a investitori istituzionali al prezzo di 4,50 euro ciascuna (si veda qui il comunicato stampa). I capitali raccolti saranno utilizzati da La Perla per rimborsare parte del debito e rafforzare quindi la sstruttura patrimoniale, ma anche per finanziare future acquisizioni.

La Perla fa capo all’olandese Tennor Holding (ex Sapinda) del finanziere Lars Windhorst. La griffe è sbarcata a Euronext lo scorso 6 settembre 2019 con un direct listing, ossia una quotazione senza che siano state vendute azioni nè in aumento di capitale nè in mano ai soci attuali (si veda altro articolo di BeBeez ). Lo scopo della quotazione era quello di aumentare la visibilità dell’azienda e migliorare l’accesso al capitale al fine di rilanciarla.

Il prezzo delle azioni era stato fissato a 4,50 euro per una capitalizzazione di 473 milioni, dopo che nel maggio 2019 la società aveva raccolto 23 milioni in un aumento di capitale in private placement presso cinque nuovi investitori, tra i quali Heritage Travel & Tourism, ma soprattutto H2O Asset Management, l’asset manager del gruppo Natixis i cui fondi lo scorso giugno 2019 erano stati oggetto di un fuggi fuggi generale da parte degli investitori, proprio perché era stata rivelata un’ampia esposizione a società collegate a Windhorst soprattutto tramite investimenti in bond illiquidi, tra i quali anche quello di La Perla. Che ora potrebbe essere rimborsato proprio grazie all’annunciato aumento di capitale.

Windhorst, tramite La Perla Fashion Finance, controllata al 100% da Tennor, aveva raccolto a fine febbraio 2018 un bond 500 milioni di euro a scadenza marzo 2023 e cedola 7,25%, per l’acquisizione di La Perla, con H2O esposta all’emissione per oltre 300 milioni.

La Perla ha chiuso il bilancio 2018 con 106,2 milioni di euro di ricavi, una perdita operativa di 91,3 milioni di euro e un debito finanziario lordo di 103,1 milioni. Nei sei mesi 2019, invece, ha registrato ricavi per 40,3 milioni, una perdita operativa di 42,2 milioni e un debito finanziario lordo di 116,5 milioni.

La Perla, fondata a Bologna nel 1954 da Ada Masotti come laboratorio artigianale, versa da anni in uno stato di crisi. L’azienda è stata guidata e controllata dal figlio della fondatrice, Alberto Masotti, sino all’ottobre del 2008, quando fu venduta a JH Partners, un private equity con sede a San Francisco e focalizzato sugli investimenti in aziende di servizi e marchi di lusso. Il gruppo però era entrato in crisi ed era finito in asta giudiziaria nel giugno 2013, al termine della quale era stato rilevato da Sms Finance, la holding del fondatore di Fastweb, Silvio Scaglia. Quest’ultimo aveva rilanciato l’azienda, investendo nel complesso ben 350 milioni di euro. Tuttavia il gruppo non era riuscito ancora a raggiungere il breakeven e, a fronte di circa 150 milioni di euro di ricavi, a fine 2017 perdeva ancora 80-100 milioni. Nel febbraio 2018, dopo una trattativa esclusiva e inconcludente con la conglomerata cinese Fosun, era stata annunciata a sorpresa l’acquisizione da parte di  Sapinda Holding.


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Ibla sigla il closing del secondo fondo di turnaround con 30 mln euro di impegni e un anchor investor svizzero

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Schermata 2020-03-03 alle 22.54.54Ibla Capital srl, operatore romano specializzato in ristrutturazioni aziendali, ha chiuso la raccolta del suo secondo fondo, Ibla Industries II. Il veicolo, che ha raggiunto l’hard cap di 30 milioni di euro, ha avuto come cornerstone investor un primario asset manager svizzero.

Il fondo investirà in pmi in tensione finanziaria che necessitano di un piano di ristrutturazione e di un rilancio dell’attività, con un fatturato compreso tra i 10 e i 50 milioni di euro. Il fondo investirà in quote del capitale, beni aziendali e/o debito. Il ticket di investimento, compreso tra uno e cinque milioni di euro, verrà indirizzato su aziende industriali, con particolare attenzione al mondo del manufacturing.

Il precedente veicolo di Ibla Capital, sempre dedicato alle attività di turnaround, Ibla Industries sarl,era stato costituito con l’appoggio dell’asset manager Clearsight Investments e ha chiuso tre operazioni tra il 2016 e il 2019 investendo in: Natural Way Laboratories, società attiva negli integratori alimentari; Presotto Industrie Mobili, marchio storico nella produzione e commercializzazione di mobili di alta qualità per la zona giorno e la zona notte e Assio, azienda che realizza mobili imbottiti per noti brand dell’arredamento e per grandi progetti per hotel e settore navale.

Ibla è stata fondata nel 2015 da Alessandro Lo Savio, dopo avere lavorato per 7 anni nella società di telecomunicazioni Linkem, prima come cfo e successivamente come direttore generale.



Italian Wine Brands compra Raphael Dal Bo, big dello spumante in Svizzera

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Raphael Dal Bo

Raphael Dal BoItalian Wine Brands (IWB), società quotata all’Aim Italia e attiva nella produzione, distribuzione e vendita di vini italiani a marchio proprio, ha rilevato (tramite la controllata Provinco Italia spa) il 100% della società svizzera Raphael Dal Bo ag, che controlla Raphael Dal Bo srl di Valdobbiadene (si veda qui il comunicato stampa).

A vendere sono stati l’imprenditore Raphael Dal Bo (90% delle azioni, che manterrà il suo ruolo di amministratore delegato ed entrerà nel consiglio di amministrazione di Provinco Italia) e Giuseppe Geronazzo (10%), sulla base di un enterprise value di circa 13,4 milioni di franchi svizzeri, in linea con il multiplo che IWB tratta sul mercato.

Raphael Dal Bo AG, con sede a Riedikon (Zurigo) e filiale a Valdobbiadene (Treviso), vanta una posizione rilevante in Svizzera nel segmento dei vini spumanti e frizzanti biologici, con i marchi di proprietà Raphael Dal Bo, La vita è bella e Raffaello. La società dispone di un’ampia gamma di prodotti caratterizzati da un’elevatissima riconoscibilità dei brand e posizionamento nei segmenti di mercato a più alto valore aggiunto (affordable premium). I prodotti sono distribuiti da un’importante base di clienti internazionali, costituita sia da primarie catene della grande distribuzione organizzata che da importanti catene di negozi specializzati. Nel 2019 RDB ha realizzato vendite consolidate per 10,7 milioni di franchi (+10,4% rispetto alle vendite consolidate del 2018).

Provinco Italia ha pagato 12,4 milioni pari all’86% circa del prezzo di vendita complessivo e contestualmente l’imprenditore Raphael Dal Bo ha acquistato da IWB  azioni proprie per complessivi  2,9 milioni di franchi, divenendo azionista di IWB con una quota del 2,84%. Il restante 14% circa del prezzo complessivo, pari a massimi 2 milioni di franchi, sarà liquidato entro il 31 marzo 2021 sulla base del riscontro della continuità dei risultati 2020 di RDB. Tale importo sarà liquidato a fronte del contestuale impegno del signor Raphael Dal Bo ad acquistare da IWB altre azioni proprie in portafoglio per un ammontare pari al 30% del prezzo da quest’ultimo ricevuto. Ai fini della determinazione del prezzo delle azioni (equity value), si è aggiunta al valore d’azienda di cui sopra la cassa attiva presente in RDB al closing, pari a circa a un milione di franchi.

IWB, con sede a Milano, è una public company nato dall’aggregazione di Giordano Vini e Provinco Italia operata da Ipo Challenger, una formula evoluta di Spac, con la quale le sue società si sono fuse e sono sbarcate in Borsa nel gennaio 2015 (si veda altro articolo di BeBeez). Provinco Italia è controllata al 100% da IWB e annovera marchi proprietari orientati al canale delle catene della GDO, tra cui: Ronco di Sassi, Grande Alberone, Oroperla, Old World. Giordano Vini a sua volta ha rilevato nel marzo 2018 l’intero capitale di Promozione Distribuzione Vendita srl, società proprietaria della piattaforma online B2C Svinando, uno dei wine club emergenti e più innovativi sul mercato italiano (si veda altro articolo di BeBeez). IWB ha chiuso il 2018 con ricavi per 150 milioni, un ebitda di 13,42 milioni e una posizione finanziaria netta di 3,37 milioni (si vedano qui i dati di bilancio).

A seguito dell’acquisizione, i risultati economico-finanziari di RDB si andranno integralmente a consolidare con quelli di IWB; in particolare, per il 2019, il fatturato aggregato pro-forma è stimato indicativamente in circa 168 milioni di euro. I risultati consolidati 2019 del gruppo IWB saranno comunicati il prossimo 18 marzo.

Grazie a questa acquisizione, Italian Wine Brands si afferma come uno degli esportatori di riferimento sul mercato svizzero, quarto mercato mondiale per i vini italiani con un valore complessivo nel 2019 pari a 350 milioni (fonte: I Numeri del Vino, su dati UN Comtrade, riferiti ai prodotti imbottigliati, escluso il vino sfuso). Grazie all’operazione, Raphael Dal Bo AG potrà sicuramente giovare della distribuzione ai propri clienti di nuove referenze di vini fermi biologici, realizzati in particolare in Puglia e in Piemonte, dove IWB possiede le proprie cantine di produzione, così come IWB proporrà i prodotti bio RDB sui mercati internazionali presidiati tramite il proprio network commerciale. Quanto alle sinergie di costo, saranno esplorate possibilità di riduzione dei prezzi di acquisto della materia prima, legate ai maggiori volumi di acquisto realizzati a livello di gruppo.

Alessandro Mutinelli, presidente e ad di IWB, ha spiegato: “Con l’acquisizione di Raphael Dal Bo diamo continuità e consistenza alla nostra missione di aggregatore di aziende nel settore del vino, rafforzando l’attenzione su brand, quote di mercato e segmenti a più alto potenziale di crescita, come quello biologico. Raphael Dal Bo apporterà al gruppo IWB tutto questo e molte competenze tecniche e commerciali consentendoci di ampliare ulteriormente la gamma di brand proprietari riconosciuti e amati dal mercato. Da subito accresceremo il portafoglio prodotti dei marchi acquisiti in totale sinergia, realizzando i nuovi vini nelle nostre cantine, che si andranno specializzando sempre più in produzioni di alto valore aggiunto, e ne allargheremo la distribuzione a nuovi paesi dove IWB già opera”.

 


DeA Capital Real Estate acquisisce per oltre 122 mln di euro un portafoglio immobiliare da Kryalos

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MeVe
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MeVe a Milano

DeA Capital Real Estate sgr spa, per conto del suo Fondo Ippocrate, ha acquisito per oltre 122 milioni di euro un portafoglio di immobili dislocati tra Milano e Roma. A vendere è stata Kryalos sgr, al termine di una procedura competitiva (si veda qui il comunicato stampa).

Gli immobili facenti parte del portafoglio sono situati in: Corso di Porta Romana, 13/15 (Palazzo Mellerio) a Milano; Piazza Velasca, 7/9 a Milano; Via Veneto 54 a Roma.

Palazzo Mellerio era stato acquisito nel luglio 2017 da Kryalos tramite il fondo All Star, sottoscritto da Blackstone. A vendere era stato allora il fondo Alloro gestito da BnpParibas Reim  (si veda altro articolo di BeBeez). Palazzo Mellerio è un edificio neoclassico di grande prestigio, classificato come bene culturale e pertanto con compravendita soggetta a prelazione del Ministero dei Beni e Attività Culturali ai sensi degli art.10 e ss. del D.lgs. 42/2004. L’immobile di Piazza Velasca è un edificio degli anni ’70 disegnato dall’Arch. Caccia Dominioni ed è stato acquisito dal fondo All Star nell’aprile 2017, nell’ambito di un portafoglio di tre immobili a Milano ceduti da Allianz  (si veda altro articolo di BeBeez).

I due edifici sono adiacenti e tra loro connessi e sono stati oggetto di una recente e importante riqualificazione, dando vita a MeVe, interamente locato alla martech italiana Jakala dal settembre 2019 (si veda qui il comunicato stampa). L’edificio è situato a pochi passi dalle principali attrazioni turistiche, quali il Duomo e la Galleria Vittorio Emanuele, nonché dalle più importanti vie commerciali della città. La proprietà è costituita da 4 piani fuori terra a destinazione uffici, due piani interrati destinati ad archivi e locali tecnici e otto posti auto scoperti nel cortile interno. La superficie totale è pari a 4.200 mq, corrispondente ad una GLA di 2.500 mq.

L’immobile di via Veneto a Roma, a sua volta faceva parte del portafoglio del fondo All Star di Kryalos sgr, che lo aveva acquisito per 23 milioni di euro nel dicembre 2017 da Banco Bpm  (si veda altro articolo di BeBeez). L’immobile è situato in una delle zone di maggiore prestigio della città, in prossimità della fermata Barberini della linea metropolitana A. Costituito da un piano interrato e sei piani fuori terra, vanta una superficie complessiva pari a circa 4.000 mq, prevalentemente a uso ufficio. L’immobile dal febbraio 2019 è interamente locato a Spaces, società internazionale nel settore co-working del gruppo IWG, a cui fa capo anche Regus (si veda qui il comunicato stampa).

DeA Capital Real Estate sgr, controllata da DeA Capital, gestisce masse per 9,5 miliardi di euro in 50 fondi di investimento immobiliare, due dei quali quotati nel segmento MIV di Borsa Italiana (fonte: Dea Capital Real Estate sgr). Lo scorso febbraio DeA Capital Real Estate Iberia, controllata spagnola di DeA Capital, costituita nel febbraio 2019, ha effettuato la sua prima operazione in Spagna: si tratta dell’acquisto di un progetto alberghiero chiavi in mano nel centro storico di Malaga, stipulato per conto di un importante investitore istituzionale nel settore assicurativo (si veda altro articolo di BeBeez).

Dea Capital Real Estate sgr nel dicembre scorso ha rilevato la Galleria Passarella di Milano da Goldman Sachs a un prezzo di circa 280 milioni di euro, costituendo il maggiore deal italiano del 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). La Galleria funge anche da garanzia per il green loan da 85 milioni di euro che la sgr ha incassato da Crèdit Agricole Cib e Ing nel gennaio 2020 (si veda altro articolo di BeBeez). Il 23 dicembre scorso il nuovo Fondo Drive di DeA Capital Real Estate ha rilevato due immobili per un prezzo complessivo di 120 milioni di euro: uno a Roma in via Paolo di Dono; uno a Milano in via San Vigilio 1 (si veda altro articolo di BeBeez). Sempre nel dicembre scorso la sgr ha venduto un immobile a uso uffici in piazza Firenze a Milano al gestore immobiliare tedesco GLL Real Estate Partners (si veda altro articolo di BeBeez) e un immobile in via Cristoforo Colombo 142 Roma per 40,7 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). La sgr inoltre ha ceduto nel novembre 2019 ad Alpina Costruzioni spa un immobile in via Govone a Milano, ex sede della Fondazione Enasarco (si veda altro articolo di BeBeez) e nel luglio scorso il Palazzo dell’Informazione di Milano per 175 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Tra le altre operazioni del 2019 di DeA Capital Real Estate sgr, ricordiamo: la cessione di un immobile in Piazza Meda 1, nel pieno centro di Milano (si veda altro articolo di BeBeez); l’acquisto di un’un’area da oltre 70 mila mq a Basiglio (Milano) per 150 milioni di euro e di un edificio uso uffici situato  in Francia a Charenton-Le-Pont per conto di un fondo di investimento britannico (si veda altro articolo di BeBeez); la vendita di due immobili direzionali a Roma per 53 milioni di euro nel febbraio 2019 (si veda altro articolo di BeBeez); la cessione del complesso immobiliare in Via Durando 18 a Milano nel gennaio 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).

Kryalos sgr fa parte del gruppo Kryalos, fondato dall’amministratore delegato Paolo Bottelli, che opera nel settore del fund management, asset management e advisory. Nel dicembre 2018 il fondo americano Blackstone ha siglato un accordo per comprare il 35% di Kryalos Investments srl, la holding che controlla al 100% Kryalos sgr e Kryalos Asset Management (si veda altro articolo di BeBeez). Il closing è stato poi siglato a maggio 2019, dopo l’ok di Banca d’Italia (si veda altro articolo di BeBeez).

Kryalos sgr attualmente sta studiando il mercato di crediti Npl e Utp e punta a salire da 6,5 a 8 miliardi euro di asset in portafoglio entro il 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). La sgr oggi ha un portafoglio composto da circa 370 asset che vale 6,5 miliardi e un team di 68 persone. In Italia, è il primo proprietario di logistica, sia tradizionale che di ultimo miglio e ha una presenza rilevante nel segmento uffici, prevalentemente a Milano (2 miliardi) e Roma. In particolare, Kryalos nel febbraio scorso ha concluso la riqualificazione della ex sede della T.I.B.B. (Tecnomasio Italiano Brown Boveri), situata in Piazzale Lodi 3 a Milano (si veda altro articolo di BeBeez) e rilevato 7 immobili logistici dalla bergamasca Fcf Cornali Autotrasporti (si veda altro articolo di BeBeez).

 

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Fila compra il ramo d’azienda Arches da Ahlstrom-Munksjö Oyj. Deal da 43,6 mln euro

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filaFila (Fabbrica Italiana Lapis e Affini spa) ha acquisito tramite la controllata F.I.L.A. – Arches sas il ramo d’azienda Arches  dalla finlandese Ahlstrom-Munksjö Oyj (si veda qui il comunicato stampa). Il prezzo complessivo, su base debt-free cash-free, pagato per il ramo d’azienda è pari a 43,6 milioni di euro. Nell’ operazione, Fila è stata assistita da Houlihan Lokey come sole financial advisor, da Skadden, Arps, Slate, Meagher & Flom LLP e Salonia Associati come advisor legali e da EY Advisory per le attività di due diligence financial-accounting e fiscale, mentre il Gruppo Ahlstrom- Munksjö è stato seguito dall’advisor legale Bird & Bird.

La notizia dell’acquisizione era attesa dal 30 ottobre scorso, quando Fila aveva annunciato la firma di un accordo non vincolante per rilevare il ramo d’azienda Arches (si veda altro articolo di BeBeez), a valle della precedente sottoscrizione di un accordo di distribuzione esclusiva su scala mondiale dei prodotti a marchio Arches, con efficacia differita a partire da gennaio 2020, già siglata nell’aprile 2019.

Dal 1492, Arches rappresenta la carta più utilizzata per le arti creative e quella preferita tra gli altri da Van Gogh, Matisse, Chagall, Picasso, Braque, Miro, Dalì, Warhol, Alechinsky e da grandi editori d’arte. Famosi in tutto il mondo, i prodotti Arches sono utilizzati in tutti i continenti da molteplici artisti ed editori. L’azienda realizza i sui prodotti attraverso una particolare tecnica produttiva, conosciuta come forma tonda, che ha il pregio di conferire agli stessi un’altissima qualità artigianale e un aspetto naturale.

Ahlstrom-Munksjö Oyj è una società finlandese, quotata al Nasdaq sulle borse di Helsinki e Stoccolma, nata nel 2017 dalla fusione tra Ahlstrom Corporation e Munksjö Oyj. Opera in Europa, Nord e Sudamerica e Asia. Realizza prodotti a base di fibre come carta decorativa, filtri, filtri, release liner, supporti abrasivi, tessuti non tessuti, carta elettrotecnica, materiali in fibra di vetro, imballaggi ed etichette per alimenti, nastri, materiali in fibra medica per la diagnostica medica. Oltre il 90% dei suoi prodotti sono realizzati con fibre rinnovabili.

Fila è nata a Firenze nel 1920 ed è gestita e controllata dal 1956 dalla famiglia Candela, tramite la holding Pencil. Dal novembre 2015 Fila è quotata alla Borsa di Milano, sul segmento Star, grazie alla business combination con la Spac Space spa (si veda altro articolo di BeBeez). Nell’aprile 2018, Simona Candela, sorella di Massimo Candela, dopo anni di relazioni problematiche con il fratello, ha ceduto il suo 31% della holding di famiglia Pencil al fondo Blue Skye per 50 milioni di euro: cifra liquidata tramite una caparra iniziale di 10 milioni e successivi 40 milioni pagati grazie a un finanziamento del fondo statunitense Elliott. Massimo Candela, che detiene il 69% di Pencil, ha sporto reclamo al tribunale di Milano (si veda altro articolo di BeBeez), il quale ha dato ragione al fondo Blue Skye. Tra gli azionisti di Pencil risulta ancheVei Capital (gruppo Palladio Finanziaria), che aveva investito nella società ben prima della quotazione.

Fila ha registrato negli ultimi vent’anni una crescita significativa e ha perseguito una serie di acquisizioni strategiche, fra cui l’italiana Adica Pongo, le statunitensi Dixon Ticonderoga Company ed il Gruppo Pacon, la tedesca LYRA, la messicana Lapiceria Mexicana, l’inglese Daler-Rowney Lukas e la francese Canson, fondata dalla famiglia Montgolfier nel 1557. A Fila fanno capo i marchi Giotto, Tratto, Das, Didò, Pongo, Lyra, Doms, Maimeri, Daler- Rowney, Canson, Princeton e Strathmore. L’azienda conta 21 stabilimenti produttivi (due dei quali in Italia) e 35 filiali nel mondo e impiega circa 9.500 persone. Ha chiuso il 2018 con un fatturato di oltre 600 milioni di euro.


Itelyum (Stirling Square) acquista i depuratori Idroclean e il controllo dei servizi di gestione dei rifiuti Carbonafta

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carbonaftaDoppia acquisizione in pochi giorni per Itelyum, che ha rilevato il 100% del Gruppo Idroclean, azienda di riferimento in Lombardia e nel nord Italia per il trattamento e la depurazione delle acque industriali; e l’80% di Carbonafta, società umbra attiva nella gestione dei rifiuti industriali (si veda qui il comunicato stampa). Itelyum è stata assistita nell’operazione dallo studio Curtis, Mallet-Prevost, Colt & Mosle, mentre lo studio R&P Legal ha supportato la compagine dei venditori.

Itelyum è leader europeo dell’economia circolare, nato dall’integrazione tra Viscolube, azienda lodigiana prima in Europa nel riciclo dei lubrificanti, e Bitolea, società pavese leader continentale nella purificazione dei solventi usati. Il gruppo è controllato dal fondo Stirling Square. Quest’ultimo aveva rilevato la maggioranza del capitale di Viscolube nel dicembre 2011 da Rietschaar sa e da Giorgio Carriero, che ha poi mantenuto una minoranza. Carriero aveva in precedenza rilevato la sua quota da Eni, Quanto a Bitolea, nel luglio 2017 era stata ceduta da Clessidra a Viscolube (si veda altro articolo di BeBeez). L’80% di Bitolea era stato  acquisito da Clessidra nel 2012 tramite il fondo II, mentre la famiglia Intini aveva mantenuto il restante 20% del capitale. La famiglia era poi uscita del tutto dal capitale quando vi era entrato Striling Square. Grazie a queste ultime due acquisizioni, Itelyum gestisce oggi oltre un milione di tonnellate di rifiuti speciali, generando ricavi per complessivi 330 milioni di euro, con 600 dipendenti e 20 siti operativi. Nelle scorse settimane Stirling Square ha dato mandato a Rotschild perché si occupi della cessione del gruppo (si veda qui altro articolo di BeBeez).

Attraverso l’acquisizione del Gruppo Idroclean, Itelyum intende consolidare la partnership circolare con il settore farmaceutico e il posizionamento strategico nella gestione e riciclo di reflui liquidi pericolosi, oltre che proseguire la sua costante politica di espansione geografica e della capacità di trattamento. “Queste operazioni permetteranno di attivare ulteriori sinergie per l’attività di purificazione e recupero dei solventi, già portata avanti attraverso Itelyum Purification. Si potrà così incrementare la gamma di servizi e soluzioni integrate e sostenibili, consolidare la partnership circolare con il settore farmaceutico e il posizionamento strategico nella gestione e riciclo di reflui liquidi pericolosi”, ha commentato Marco Codognola, ceo di Itelyum.

Idroclean ha sede a Casirate d’Adda (Bergamo) e conta due impianti, un laboratorio di analisi chimica e una struttura di consulenza. L’azienda offre ai numerosi clienti dei settori farmaceutico e chimico, soluzioni sostenibili per la gestione dei rifiuti prodotti. La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 14,4 milioni di euro, un ebitda di 1,86 milioni e una posizione finanziaria netta di 2 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

Carbonafta Ecologia srl ha sede e impianto a Perugia e capacità produttiva dal Lazio alla Toscana. La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 3,75 milioni di euro e un ebitda di 572 mila euro (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).


Piatto ricco per HAT sgr e i suoi investitori. Il 2019 si chiude con 206 mln euro di distribuzioni e 25 mln di carried interest

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Nino Attanasio e Ignazio Castiglioni
Nino Attanasio e Ignazio Castiglioni

Nino Attanasio e Ignazio Castiglioni

E’ stato un anno davvero ricco il 2019 per HAT sgr, la società di gestione del risparmio indipendente guidata da Ignazio Castiglioni e presieduta da Nino Attanasio,  che nei giorni scorsi ha approvato la relazione di gestione dei  fondi gestiti e contestualmente, ha deliberato la distribuzione di 206 milioni di euro ai sottoscrittori. Ma non è tutto. Anche il management team festeggia, perché a seguito della over performance ottenuta dai fondi, è stato distribuito anche un importo a titolo di carried interest per oltre 25 milioni di euro.

Nel dettaglio, circa 150 milioni saranno distribuiti ai sottoscrittori del fondo HAT Sistema Infrastrutture, quindi oltre i 130 milioni di euro raccolti a suo tempo dallo stesso fondo. Il fondo in questione dall’inizio dell’attività ha effettuato operazioni di investimento in otto società, di cui sei società dismesse nel corso dell’ultimo biennio, con un incasso medio per il fondo pari a circa 3,4 volte il capitale investito; e due società in portafoglio al 31 dicembre 2019 (Ambra Verde 3, energie rinnovabili; e Re Parcheggi Via Livorno, parcheggi multipiano).  Con la distribuzione parziale deliberata di circa 150 milioni di euro che va a incrementare le precedenti distribuzioni parziali, i sottoscrittori del fondo HAT Sistema Infrastrutture avranno incassato a oggi, al netto dei costi sostenuti dal fondo, complessivamente capitali pari a 2,5 volte quelli investiti.

Quanto al fondo HAT Ict, ai suoi sottoscrittori saranno distribuiti circa 56 milioni di euro, anche in questo caso quindi oltre i 50 milioni della dotazione del fondo. Quest’ultimo nel complesso ha effettuato operazioni di investimento in otto società, di cui cinque dismesse e due parzialmente dismesse, attraverso quotazione in Borsa, cioé GPI (quotata all’Aim, soluzioni per sanità e assistenza sociale) e Wiit (quotata all’Aim, IT outsourcing). Le dismissioni, incluse le due quotazioni, hanno portato al fondo un incasso medio pari a circa 2,7 volte il capitale investito. A oggi il fondo ha ancora una partecipazione in portafoglio, quella nella società software e ICT, Ennova. Con la distribuzione parziale deliberata di circa 56 milioni di euro che va a incrementare le precedenti distribuzioni parziali, i sottoscrittori del fondo HAT Ict avranno incassato a oggi, al netto dei costi sostenuti dal fondo, complessivamente capitali pari a 2,2 volte quelli investiti.

L’sgr gestisce poi un terzo fondo, HAT Technology & Innovation, di recente avvio e ora in fase di fundraising, con un target di raccolta superiore a 100 milioni di euro e dedicato all’acquisizione di quote sia di maggioranza sia di minoranza in aziende italiane con ricavi sino a 100 milioni, per favorire l’innovazione e lo sviluppo tecnologico. Il fondo ha sinora effettuato operazioni di investimento in due  società (Advicepromotion, loyalty & community marketing; e Marval, lavorazioni meccaniche di precisione per i motori di macchine agricole e movimento terra) e, al 31 dicembre 2019, ha registrato una crescita del NAV di circa il 26% dal 2018.

Che HAT avrebbe chiuso il 2019 con un record di incassi era stato evidente sin da quando era stata annunciata l’operazione su Sia, il gruppo specializzato in infrastrutture di pagamento  (si veda altro articolo di BeBeez). Lo scorso novembre F2i sgr e HAT sgr hanno ceduto le rispettive quote in Sia a Cdp Equity, mentre Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno ceduto le loro a FSIA Investimenti (30% Poste Italiane e 70% FSI Investimenti, che a sua volta è controllata al 77% da Cdp Equity e per il restante 22,88% dalla Kuwait Investment Authority). Al termine dell’operazione, Cdp Equity ha quindi comprato il 25,69% di Sia, mentre FSIA è salita dal 49,48% al 57,5%, per un totale quindi di Cdp Equity dell’83,19% tra Cdp Equity e FSIA. Il resto del capitale continua invece a fare capo a Banco Bpm, Mediolanum e Deutsche Bank. Come noto, l’operazione di F2i e HAT è stata condotta sulla base di un equity value di Sia di 2,4 miliardi di euro e di un enterprise value di circa 3,2 miliardi, pari a 12,5 volte l’ebitda atteso per il 2019 e 14,6 volte l’ebitda normalizzato 2018, che è stato di 222 milioni di euro. Cifre che hanno quindi portato HAT sgr a incassare ben 209 milioni di euro di equity per la sua quota. Non a caso, Castiglioni, in un’intervista raccolta lo scorso autunno da Stefania Peveraro nel suo libro edito da EdiBeez srl, Private Capital. Esperienze e soluzioni. Ecco perché la finanza alternativa funziona (per scaricare gratuitamente il libro clicca qui), sull’operazione Sia aveva anticipato che avrebbe generato “per HAT un plusvalenza significativa superiore a 5 volte il capitale investito e che ha dimostrato la nostra capacità di investire in un’opportunità a cui solo pochi hanno avuto accesso e di distinguerci come gestore a valore aggiunto, in grado di apportare competenze finanziarie e tecnologiche”.

Tra le altre exit significative del 2019 vanno ricordate la cessione dei parchi fotovoltaici su tetto di Interporto Solare a ContourGlobal Solar Holdings (Italy), una joint venture tra ContourGlobal e Credit Suisse Energy Infrastructure Partners; la cessione dei parchi fotovoltaici a terra di Raggio di Puglia e di Brindisi Solare a Radiant Clean Energy Fund, sicav-sif lussemburghese di Green Arrow; la cessione delle partecipazioni in Anapo Gas e in EbGas, titolari di concessioni per la distribuzione di gas naturale in Liguria e Sicilia, a Mediterranea Energia, società consortile del Gruppo Conscoop;  la cessione di Luxy, produttore italiano di sedie per ufficio, a Lunedes, società che fa capo all’imprenditore Giuseppe Cornetto Bourlot.

HAT è nata circa dieci anni fa sul modello del “club deal”, in partnership con alcuni imprenditori, per promuovere investimenti in piccole medie imprese italiane con l’obiettivo di supportarne la crescita e l’internazionalizzazione. L’idea era stata di Nino Attanasio, con un passato da direttore generale di MPS Capital Services, che aveva raccolto allora le richieste di un gruppo di amici imprenditori che avevano voglia di investire in economia reale. Era nata così una holding, battezzata iconicamente Holding All Together, quindi HAT. In dieci anni HAT si è trasformata in un gruppo di gestione di asset alternativi e ha completato 31 operazioni di investimento, a cui si aggiungono più di 40 operazioni di acquisizione di nuove società tramite le aziende in portafoglio (add-on), 21 exit e due quotazioni in Borsa. Il  gruppo include anche HAT Sicaf che ha raccolto 42 milioni di euro, di cui 14 milioni sottoscritti dal Fondo Italiano d’Investimento (si veda altro articolo di BeBeez).

“Gli investimenti sui mercati privati illiquidi erano riservati a pochi investitori istituzionali, con elevati importi d’ingresso e regole d’ingaggio particolari. Noi di HAT invece, sin dalla nascita, abbiamo voluto essere accessibili anche ai privati, principalmente imprenditori, anticipando trend di mercato e sviluppando prodotti di investimento su misura, rispondenti alle specifiche esigenze degli imprenditori investitori. Oggi, in tempi di tassi d’interesse sempre più bassi, gli investitori trovano rifugio negli investimenti in economia reale e i numeri lo mostrano chiaramente”, aveva detto Castiglioni nella stessa intervista del libro di EdiBeez, aggiungendo che “agli imprenditori e alle loro famiglie piace investire in qualcosa che comprendono, le imprese. Ma quello che piace di più è essere coinvolti negli investimenti. Vogliono sapere dove vengono investiti i loro capitali e, se è il caso, vogliono anche essere liberi di coinvestire. Di solito accade quando un nostro fondo investe in un settore che l’imprenditore conosce bene, il che significa che può dare non solo un contributo economico ma anche di business. Co-investimento e co-involgimento nel seguire le aziende acquisite in maniera interessata e pro-attiva sono una combinazione vincente in grado di valorizzare il know-how dell’imprenditore-investitore e quello di HAT”.

E infatti ora, a valle del rendiconto 2019, Castiglioni ha ribadito: “Oggi, in tempi di tassi d’interesse sempre più bassi, un numero crescente di investitori – dai fondi pensione alle casse di previdenza, dai family office agli imprenditori – trova rifugio negli investimenti in economia reale e noi riteniamo sempre più importante per gli investitori diversificare il proprio patrimonio includendo anche gli investimenti in private capital, perché meno correlati ai mercati finanziari e perché, con un rischio relativamente modesto, offrono un rendimento veramente importante, come tra l’altro dimostrano i risultati raggiunti dai fondi di HAT, anche se con la rinuncia alla liquidabilità immediata”.

Il presidente Attanasio ha aggiunto: “Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti, perché sin dalla nascita di HAT abbiamo voluto sviluppare prodotti di investimento in asset illiquidi fortemente specializzati, rispondenti alle specifiche esigenze degli investitori, con l’obiettivo di ottenere performance da top quartile. I nostri fondi impiegano i capitali raccolti per investire in aziende tecnologiche e supportare le imprese a gestire la trasformazione digitale e i processi di innovazione, promuovendone la competitività e lo sviluppo a livello internazionale”.

 

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Schermata 2020-03-03 alle 15.07.06


Rotelli cerca l’alleanza con Mubadala per conquistare il gruppo ospedaliero emiratino NMC Health

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Schermata 2020-03-04 alle 06.13.29La famiglia Rotelli cerca una sponda in Mubadala, uno dei fondi sovrani di Abu Dhabi, nella corsa per l’acquisizione del controllo di NMC Health, la più grande realtà sanitaria degli Emirati Arabi Uniti e tra le più rilevanti del Medio Oriente,  quotata a Londra e in grave difficoltà da quando due mesi fa il fondo attivista Muddy Waters Capital  lo ha accusato di aver falsificato i bilanci. Lo ha scritto ieri Bloomberg, precisando che la notizia arriva a valle della richiesta di NMC ai suoi finanziatori di un xx sul debito, dopo che Moody’s ha abbassato il rating di ben 5 livelli, dicendo che i bilanci del gruppo non sono affidabili e mentre il gruppo dalla scorsa settimana è sotto indagine da parte della FCA, la Consob del Regno Unito, per gli stessi motivi.

Il fondo short seller Muddy Waters Capital, guidato da Carson Block, lo scorso dicembre aveva dichiarato che NMC aveva pagato cifre eccessive per alcuni asset, aveva gonfiato i flussi di cassa e sottostimato i debiti. NMC ha detto che quelle dichiarazioni non hanno alcun fondamento, ma lo scorso gennaio ha comunque assunto l’ex direttore dell’FBI, Louis Freeh, per investigare sulla cosa. Da allora il ceo di NMC, Prasanth Manghat, è stato licenziato e 5 degli 11 membri del consiglio di amministrazione hanno lasciato il proprio posto (si veda qui il comunicato stampa). Dallo scorso 27 febbaio, poi, il titolo è stato sospeso dal listino britannico (si veda qui il comunicato stampa).

Mubadala, che ha 229 miliardi di dollari di asset in gestione, da parte sua stava a sua volta studiando l’acquisizione di NMC da sola (si veda qui GulfBusiness). Mubadala sta lavorando da tempo a un investimento significativo nel settore sanitario, nell’ambito della strategia di AbuDhabi di diversificare il portafoglio, investendo I proventi della vendita del petrolio in altri settori. Mubadla è infatti in trattative anche per acquisìre gli asset healtcare di Jadwa Investment Co negli Emirati Arabi Uniti.

Lo scorso 10 febbraio NMC Health aveva confermato le voci di stampa che parlavano di approcci preliminari sia da parte di KKR sia da parte di GK Investment Holding Group sa, la holding di Gruppo Ospedaliero San Donato spa, il polo ospedaliero che fa appunto capo alla famiglia Rotelli (si veda qui il comunicato stampa). Mentre GKSD aveva confermato l’esistenza di una trattativa in corso, KKR si era tirato indietro e aveva detto di non aver intenzione di fare alcuna offerta per NMC (si veda qui Reuters). Per la normativa britannica, GKSD ha tempo sino al prossimo 9 marzo per presentare una proposta formale.

A GSD fanno capo 19 ospedali di proprietà (in Lombardia ed Emilia Romagna), di cui 3 istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Policlinico San Donato, Ospedale San Raffaele, Istituto ortopedico Galeazzi), 17 mila dipendenti e 1,7 miliardi di fatturato.

NMC ha chiuso il bilancio 2018 con ricavi per 2,1 miliardi di dollari, e può disporre, tra ospedali e cliniche proprie, ambulatori in gestione e uffici, di 189 strutture in 19 nazioni..


Il Gruppo Orlean rileva Interporto di Venezia e Terminal Intermodale Adriatico per 30 mln di euro

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Terminal Intermodale-Adriatico-Srl-Interporto-di-Venezia-Spa-Immobili-e-Partecipazioni_00001_card

Terminal Intermodale Adriatico

Il Gruppo Orlean ha comprato l’Interporto di Venezia e Terminal Intermodale Adriatico per 30 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa). L’operazione è stata condotta dal Gruppo Orlean tramite la società River Dock, controllata da Gabriele Volpi, socio di maggioranza del colosso della logistica petrolifera Intels Nigeria Limited.

Orlean ha rilevato i due asset nell’ambito dell’ultima gara indetta dai liquidatori del Gruppo De Vecchi (Umberto Lago e Roberto Reboni), con la supervisione del commissario giudiziale Piero De Bei.

Il Gruppo De Vecchi, guidato da Eugenio De Vecchi, titolare di uno dei più importanti terminal di Marghera e attivo anche nel settore immobiliare, aveva depositato la domanda di concordato preventivo nel 2013, gravato da oltre 120 milioni di debiti. In compenso, il gruppo possedeva anche un patrimonio immobiliare di quasi 200 milioni. La manovra concordataria prevedeva la cessione di tutti gli asset immobiliari e la ricapitalizzazione del business portuale, saldando i al 100% creditori: non solo i creditori privilegiati, ma anche quelli chirografari delle società immobiliari e di Interporto di Venezia nonché in gran parte quelli del Centro Intermodale Adriatico. Il piano comprendeva anche numerose operazioni straordinarie: aumenti di capitale in denaro e in natura, fusioni, vincoli di destinazione, conferimenti d’azienda alla nuova newco operativa. Nel dicembre 2015 sono stati omologati al Tribunale di Venezia tutti i concordati delle società del Gruppo De Vecchi. Nel frattempo, l’impresa portuale era stata riportata al pareggio operativo, nessun dipendente è stato licenziato e numerosi investimenti sono stati compiuti per l’efficientamento e la sicurezza delle infrastrutture di sbarco (si veda Il Sole 24 Ore).

 Nell’acquisizione di Interporto di Venezia e Terminal Intermodale Adriatico, chiusa avanti il notaio Ernesto Marciano dello Studio Notarile Associato Marciano Chiaruttini Gasparotti, i liquidatori giudiziali sono stati assistiti da La Scala Società tra Avvocati. La compratrice River Docks si è avvalsa di Savio&Partners (advisor finanziario), nonché dello Studio Legale Giuseppe Iannaccone e Associati (advisor legale).

L’aggiudicazione dei beni era avvenuta lo scorso dicembre, ma prima del closing le parti hanno curato il conferimento degli immobili di Interporto nella società concessionaria TIA. Con la cessione, si è conclusa la gestione giudiziaria dell’infrastruttura che già faceva capo al Gruppo De Vecchi e che in questi anni è stata affidata ai manager di fiducia degli organi della procedura: Armando Bonetto e Daniele Granzotto. Nelle prossime settimane andrà in asta anche la limitrofa area di Sonora, destinata nel piano concordatario all’ulteriore sviluppo delle attività portuali.



Astorg prepara l’asta per Surface Technological Abrasives. Che vale 600 mln euro

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surfaces technologica abrasives

surfaces technologica abrasivesIl fondo Astorg Partners si prepara a cedere Surfaces Technological Abrasives (Gruppo Surfaces), società con sede a Cenate di Sotto (Bergamo) e leader mondiale nel mercato degli utensili per il trattamento di lappatura e finitura della ceramica e che sviluppa anche utensili diamantati per la lavorazione delle superfici delle lastre in pietra. Lo riferisce Il Sole 24 Ore, secondo cui l’asta dovrebbe partire dopo l’estate, al termine della definizione del piano industriale. L’azienda potrebbe valere 600 milioni di euro e per gestire il dossier, Astorg potrebbe conferire l’incarico agli advisor Houlihan Lokey e Rothschild.

Surfaces Technological Abrasives è controllata dal luglio 2017 da Astorg, che rilevato la maggioranza da Xenon Private Equity e dai soci fondatori, con entrambi che hanno reivestito per una quota di minoranza (si veda altro articolo di BeBeez).

Nel dicembre 2016 Surfaces Technological Abrasives aveva acquisito il gruppo ADI, con sede a Thiene (Vicenza) e leader nella produzione e commercializzazione di utensili per l’industria ceramica, lapidea, del vetro, della meccanica e dell’ottica  (si veda altro articolo di BeBeez). A supporto dell’operazione,  Banca Imi e Intesa Sanpaolo, in qualità di MLA e bookrunner, avevano strutturato e interamente sottoscritto il finanziamento, mentre Emisys Capital aveva incrementato a 13.1 milioni di euro l’importo del prestito obbligazionario originariamente messo a disposizione di Xenon per finanziare l’acquisizione di Surfaces. Il bond è nella forma PIYC o Pay If You Can e ha scadenza 7 anni.

Surfaces Technological Abrasives sta attualmente chiudendo il piano di integrazione con Luna Abrasivi, che si occupa di prodotti per la lavorazione della ceramica, acquisita nell’ottobre 2019 (si veda qui il comunicato stampa). Surfaces Tecnologica Abrasives ha un fatturato di 130 milioni e un margine operativo lordo di oltre 50 milioni.

Il Gruppo Surfaces è leader mondiale nella produzione di utensili abrasivi diamantati per le lavorazioni di finitura di ceramica, pietra, vetro e meccanica, presente sul mercato con i marchi Surfaces Technological Abrasives, ADI, No Coat, RBM e International Chips.


Cresset e Diversified Real Estate Capital raccolgono 465 mln $ per il loro Cresset-Diversified QOZ Fund. GIC, QIA e Adia in trattative per investire in Prestige Estates. Praesidian Capital Europe esce da PlanetHome

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Diversified Real Estate Capital

Diversified Real Estate CapitalCresset e Diversified Real Estate Capital hanno annunciato la chiusura della raccolta del loro primo fondo di tipo Qualified Opportunity Zone, il Cresset-Diversified QOZ Fund, dopo aver raccolto 465 milioni di dollari in capitale e sette progetti immobiliari (si veda qui digitaljournal).  Cresset-Diversified ha annunciato anche il lancio del  fondo successivo, il Cresset-Diversified Qualified Opportunity Zone Fund II . Il Fondo I investe in sette progetti di sviluppo immobiliare di base di qualità istituzionale negli Stati Uniti. Il fondo I si è concentrato in particolare su quartieri urbani ben posizionati in mercati in forte crescita come Nashville, Denver, Houston e Portland, tra gli altri. Il portafoglio del Fondo I comprende investimenti in appartamenti multi-famiglia, uffici e negozi per la vendita al piano terra. Gli investimenti sono strutturati in modo conservativo con una leva ridotta per generare un rendimento interessante e consentire un potenziale rifinanziamento del progetto una volta completato e concesso in locazione lo sviluppo. Cresset-Diversified ha stretto una partnership con importanti aziende di sviluppo, tra cui Hines, Lennar, Gerding Edlen e Washington Property Co. Il fondo I è stato lanciato nell’autunno del 2018 ed è stato uno dei primi motori nel nascente mercato QOZ. L’esperienza interfunzionale del team Cresset-Diversified gli ha permesso di costruire rapidamente una solida pipeline e di lanciare il Fondo I ben prima di altri fondi sul mercato. Il fondo sono stato in grado di attrarre capitali da una serie diversificata di investitori, inclusi uffici unifamiliari, investitori immobiliari, imprenditori, dirigenti aziendali e professionisti legali. Cresset-Diversified prevede di rivolgersi a molti degli stessi gruppi in quanto cerca di raccogliere capitali per il Fondo II, con un mandato equivalente al Fondo I, puntando di investire in immobili di base di qualità istituzionale in mercati urbani ad alta crescita in collaborazione con i principali sviluppatori. Il Fondo II investirà in un numero di progetti compreso tra sette e nove, con un obiettivo fino a 750 milioni di dollari, diversificato sia per area geografica sia per tipo di prodotto, con una bassa leva finanziaria per ottenere rendimenti adeguati al rischio di qualità nel periodo di attesa richiesto. Cresset-Diversified anticipa la collaborazione con alcuni degli stessi sviluppatori del Fondo I, oltre alle nuove aziende. I progetti attualmente in esame per il Fondo II comprendono investimenti a uso misto, plurifamiliari, al dettaglio e per ufficio nel sud-ovest, in Texas, nel Medio Atlantico, nel nord-est e nella costa occidentale. Analogamente al Fondo I, gli investitori potranno accedere a questi progetti tramite il Fondo QOZ diversificato Cresset, un fondo multi-asset o su base individuale in base alla capacità disponibile.

GICIl fondo sovrano di Singapore GIC, Qatar Investment Authority e Abu Dhabi Investment Authority sono in trattative per investire circa 400 milioni di dollari in Prestige Estates, sviluppatore immobiliare con sede a Bangalore. Secondo un rapporto del Times of India, Prestige Estates sta cercando di monetizzare alcuni dei suoi centri commerciali al dettaglio e le attività degli uffici, prima di ottenere una quotazione REIT (trust di investimento immobiliare) entro la fine di quest’anno. I REIT sono entità quotate che investono in uffici in affitto e attività al dettaglio che consentono agli sviluppatori di raccogliere fondi vendendo edifici completi agli investitori. Il GIC, che detiene circa il 9% del capitale di Prestige, ha maggiori probabilità di partecipare al finanziamento, ha aggiunto il rapporto. Il fondo sovrano ha aumentato la propria partecipazione in Prestige Estates il mese scorso investendo Rs 430 crore (circa 53 milioni di euro) nella società. La raccolta di capitali non solo aiuterà Prestige a ridurre il proprio debito, ma aumenterà anche il suo portafoglio di rendite senza prendere in prestito denaro aggiuntivo, afferma il rapporto. L’amministratore delegato di Prestige, Venkat K. Narayana ha dichiarato a Mint a gennaio che circa 6 milioni di piedi quadrati di spazi per uffici al dettaglio e commerciali saranno pronti nei prossimi dieci mesi. L’azienda ha già un portafoglio di rendite da affitto di 15 milioni di piedi quadrati e sta costantemente espandendo la sua presenza a Mumbai. I REIT hanno guadagnato popolarità in India dopo che Embassy Office Parks, sponsorizzato da Blackstone, ha presentato con successo la prima offerta del paese un anno fa.
Praesidian Capital EuropePraesidian Capital Europe, uno dei principali fornitori di capitale di crescita nel Regno Unito, in Germania e nel Nord Europa, ha ceduto con successo la sua partecipazione nel gruppo PlanetHome, una delle principali società di intermediazione immobiliare e intermediazione ipotecaria con sede a Monaco di Baviera in Germania e Austria (si veda qui digital journal). Praesidian ha appoggiato l’originale scissione di PlanetHome da parte di AP Capital Investments dalla sua precedente capogruppo UniCredit Bank, un importante istituto finanziario paneuropeo. Secondo Serkan Dede, direttore degli investimenti di Praesidian, che ha eseguito la transazione originale nel 2015: “Siamo molto soddisfatti del nostro investimento in PlanetHome, avendo lavorato a stretto contatto con i proprietari dall’acquisizione originale e fornito ulteriori finanziamenti successivi nel 2016 “. Jason Drattell, fondatore e socio amministratore di Praesidian, ha dichiarato: “Siamo lieti di aver supportato PlanetHome negli ultimi cinque anni e siamo lieti del valore che questo investimento ha creato per i nostri investitori”. Praesidian continua a investire attivamente capitali nel mondo degli affari nel Regno Unito, in Germania e nel Nord Europa, con una solida pipeline di nuove opportunità di investimento.


Bregal Sagemount raccoglie 1,5 mld $ per il suo terzo fondo. CVC Capital Partners punta a raccogliere 20 mld € per il fondo VIII

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Bregal Sagemount

Bregal SagemountBregal Sagemount, società di buyout con sede a New York, ha raggiunto un limite massimo di  1,5 miliardi di dollari per il closing finale del suo terzo fondo Bregal Sagemount Fund III, superando l’obiettivo iniziale di 1,35 miliardi di dollari (si veda qui altassets).  Il fondo precedente aveva raccolto 960 milioni di dollari del veicolo precedente tre anni fa. Bregal utilizzerà il Fondo III per investire in società che operano in settori in forte crescita quali software, infrastrutture digitali, servizi IT sanitari, servizi alle imprese e ai consumatori, FinTech e finanziamenti speciali. La società investe in genere da 40 a 150 milioni di dollari di azioni per operazione per posizioni di controllo e anche di minoranza. Houlihan Lokey Capital è stato agente di collocamento esclusivo per il Fondo III, mentre Goodwin Procter ha gestito le questioni legali per la raccolta fondi. Il fondatore e socio amministratore di Bregal Sagemount, Gene Yoon, ha dichiarato: “Siamo grati per il supporto e la fiducia dei nostri investitori esistenti e siamo lieti di dare il benvenuto a un numero selezionato di nuove istituzioni di alto livello nella partnership di Sagemount. “Riteniamo che questo gruppo di investitori stia esprimendo fiducia nell’approccio differenziato di Sagemount all’approvvigionamento, in una strategia di investimento disciplinata e nella creazione di valore significativo presso le nostre società in portafoglio.” Bregal Investments, che ha investito oltre 16 miliardi di dollari a livello globale dal 2002, ha lanciato Bregal Sagemount in collaborazione con il team di gestione di Sagemount a giugno 2012.

cvcCVC Capital Partners punta a raccogliere fino a  20 miliardi di euro per il suo ultimo fondo, con un target minimo di 17 miliardi, secondo quanto riferito da Reuters. La serie di fondi di buyout della casa investe in genere in attività europee e nordamericane, con un valore aziendale compreso tra 500 e 5 miliardi di euro. CVC ha raccolto 16,4 miliardi di euro di impegni per la chiusura finale del suo settimo fondo di private equity nel 2017. I soci accomandanti nordamericani rappresentavano il 46% degli impegni complessivi del Fondo VII, seguiti da LP europei (23%). Il sesto fondo aveva invece raccolto 10,5 miliardi di euro  quattro anni prima. La società PE ha raccolto oltre 129 miliardi di dollari di impegni attraverso le sue strategie di private equity e di credito dalla sua fondazione nel 1981. Nel novembre dello scorso anno, CVC ha infranto l’obiettivo del suoi secondo fondo “growth”, chiudendo $ 1,6 miliardi di impegni di capitale.


AzzurroDigitale chiude un round da un mln euro. Lo sottoscrive anche Tondato, ceo di Autogrill

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AzzurroDigitale

AzzurroDigitaleLa startup padovana AzzurroDigitale ha chiuso a fine febbraio un round da un milione di euro. Lo hanno sottoscritto anche il ceo di Autogrill, Gianmario Tondato Da Ruos; il cofondatore della Talent Garden School, Alessandro Rimassa; e il vice presidente e fondatore di Alkemy digital enabler, Francesco Beraldi. Lo riferisce StartupItalia.

AzzurroDigitale è nata nel 2015 all’interno dell’ecosistema Talent Garden, la maggiore piattaforma europea di coworking e formazione digitale. AzzurroDigitale è stata lanciata da Carlo Pasqualetto (ceo), Antonio Fornari (cto) e Jacopo Pertile (coo) con un duplice obiettivo: consolidare e accrescere le performance del software AWMS, e in parallelo espandersi nel mercato in modo più aggressivo. accompagnare le aziende manifatturiere in un  percorso di digital transformation. L’azienda è specializzata nella trasformazione delle fabbriche attraverso un processo che  parte dalle persone e considera la tecnologia come un potentissimo abilitatore. Si avvale del design thinking e di una metodologia Agile. La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 710 mila euro e un ebitda di 73 mila euro (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

L’aumento di capitale permetterà alla startup padovana di sviluppare AWMS, una piattaforma SaaS che permette di abbandonare i tradizionali sistemi di gestione della forza lavoro e di flusso informativo negli stabilimenti produttivi e di far confluire in un unico canale digitale dati e informazioni, aggiornati in tempo reale.

 


Nuveen acquista un centro logistico nell’hinterland di Verona per 16 mln di euro

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Vigasio District Park

Vigasio District ParkNuveen Real Estate ha acquistato per 16 milioni di euro un centro logistico che fa parte del più ampio sviluppo del Vigasio District Park, situato a Vigasio, nell’hinterland veronese (si veda qui il comunicato stampa).

Il centro logistico è un nuovo sviluppo di circa 25.800 mq dotato delle più avanzate specifiche di livello A. La struttura è attualmente affittata a un importante operatore 3PL italiano, Arcese Trasporti, che la utilizza a servizio di un cliente, la filiale italiana della casa automobilistica Honda Motors. Il contratto di affitto ha una durata di ulteriori 8 anni. L’asset sarà in grado di soddisfare le esigenze logistiche di varie tipologie di tenant futuri, se necessario. La struttura sorge nelle immediate vicinanze di due assi infrastrutturali transeuropei (da est verso ovest – attraverso l’Europa meridionale – e da nord a sud) e vanta inoltre un ottimo collegamento con l’autostrada A22.

Il centro logistico è stato rilevato per la piattaforma logistica europea di Nuveen Real Estate, che nel febbraio scorso ha comprato anche, per 64 milioni di euro, un hub per la logistica di prodotti alimentari situato a Chiari, in provincia di Brescia (si veda altro articolo di BeBeez). Le due acquisizioni sono costate a Nuveen 80 milioni di euro e hanno portato il portafoglio gestito dalla società a 2 miliardi di euroMario Pello, Head of Italy di Nuveen Real Estate, ha commentato: “Queste acquisizioni, precedute recentemente da altre acquisizioni in tutta Europa effettuate per il nostro veicolo europeo, sono perfettamente in linea con le nostre priorità strategiche – in termini di collocazione geografica, qualità dei locatari, dimensioni degli edifici e delle aree circostanti – e confermano la nostra fiducia nel settore logistico italiano. Continuiamo a focalizzare il nostro interesse su strutture all’avanguardia, ben posizionate per soddisfare le esigenze di brand nazionali e internazionali che vogliono potenziare le loro piattaforme logistiche in Italia.”

Nuveen Real Estate è la ex TH Real Estate, che ha cambiato nome nel gennaio 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). La piattaforma real estate di Nuveen gestisce asset per 133 miliardi di dollari e rappresenta una delle più grandi società al mondo nella gestione del patrimonio immobiliare: è infatti uno dei 5 maggiori gestori immobiliari a livello mondiale secondo la Fund Manager Survey 2019 di ANREV/INREV/NCREIF. Nuveen vanta oltre 80 anni di esperienza negli investimenti nel real estate e oltre 630 professionisti in 25 sedi negli Stati Uniti, in Europa e nell’area Asia-Pacifico (dati al 31 dicembre 2019).

In Italia, Nuveen nel luglio scorso ha ceduto il Barberino Designer Outlet di Barberino del Mugello (Toscana) a Dws (Gruppo Deutsche Bank), che lo ha rilevato per conto di uno dei suoi fondi immobiliari (si veda altro articolo di BeBeez). Nell’ottobre 2018 Nuveen ha acquistato tramite il suo fondo logistico europeo un centro logistico a Isola Rizza, in provincia di Verona (si veda altro articolo di BeBeez).

 

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