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Le tende da giardino Gibus oggi debuttano all’Aim Italia. Capitalizzano 30 mln euro

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gibusLe tende da giardino di Gibus si quoteranno oggi sul segmento Aim Italia di Borsa Italiana, dopo aver raccolto 5 milioni di euro dagli investitori, interamente in aumento di capitale, per un flottante del 16,65%.

Gibus è stata assistita nella quotazione dallo studio legale Grimaldi, dal consulente fiscale Rödl & Partner e dalla società di revisione BDO Italia (si vedano qui il comunicato stampa di Gibus e qui quello degli advisor).

L’ammissione alla quotazione è avvenuta a seguito del collocamento di 834mila azioni ordinarie di nuova emissione, identificate dal codice alfanumerico GBUS e dall’ISIN IT0005341059.  Il prezzo unitario delle azioni è stato fissato a 6 euro; sulla base di questo prezzo, è prevista una capitalizzazione di mercato di 30 milioni. La domanda ha superato l’offerta del 40%, con il 30% degli investitori provenienti dall’estero.

Gibus era sinora interamente controllata dalla famiglia Bellin-Danieli, che nel luglio 2018 aveva comprato il 25,67% della società dal Fondo Nem imprese II gestito da Alkemia sgr (la ex Nem sgr), salendo così al 100% del capitale (si veda altro articolo di BeBeez). L’allora Nem sgr era entrata nella compagine azionaria di Gibus a fine aprile 2016, rilevando la partecipazione detenuta da un gruppo di soci di minoranza. In quell’occasione  i soci di maggioranza Lorenzo Danieli Gianfranco Bellin avevano a loro volta aumentato le loro quote (si veda altro articolo di BeBeez).

Fondato nel 1982, Gibus è il brand italiano che opera nel settore outdoor design di alta gamma, presente in Italia e nei principali Paesi europei con una rete di oltre 330 Gibus Atelier. Con sede a Saccolongo (Padova), è attivo nella progettazione, produzione e fornitura di sistemi di protezione solare mobile esterna e in particolare di tende da sole e coperture da giardino. Conta oltre 45 brevetti registrati e 26 modelli di design. Le principali linee di attività, Lusso High Tech (Pergole Bioclimatiche) e Sostenibilità (ZIP Screen), rappresentano il principale driver di crescita della società. Gibus ha chiuso il 2018 con ricavi per 34 milioni di euro (di cui il 10,5% realizzato all’estero, in particolare in Francia e nei paesi di lingua tedesca), un ebitda di 4,6 milioni e una posizione finanziaria netta di 3 milioni.



I supermercati Rossetto ottengono da Unicredit leasing da 50 mln euro per il nuovo centro logistico

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rossettoIl Gruppo Rossetto (Rossetto Trade spa), che dal 1965 gestisce supermercati a marchio proprio, ha ottenuto da Unicredit un finanziamento in leasing da 50 milioni di euro per il centro logistico che sta realizzando a San Giorgio Bigarello, in provincia di Mantova (si veda qui il comunicato stampa). Il centro logistico avrà una superficie di 70 mila mq e si svilupperà su un’area da 200 mila mq. La quota residua delle linee di credito messe a disposizione, circa un quarto del totale, sarà destinata a coprire altri investimenti strutturali, in particolare il magazzino autoportante.

Il gruppo fa capo alla famiglia Rossetto e ha sede a Lugagnano di Sona, in provincia di Verona. Gestisce 23 punti vendita a Verona, Vicenza, Padova, Mantova, Reggio Emilia, Rovigo, Brescia, Cremona e Modena, dove operano 1.700 collaboratori. Ha chiuso il 2018 con un fatturato di gruppo pari a 515 milioni di euro, in crescita del 3,5% dall’anno prima. Nel 2017 ha conseguito ricavi per 480 milioni di euro, un ebitda di 23,7 milioni e una liquidità netta di 49,8 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

Lorenzo Rossetto, amministratore delegato di Rossetto Trade spa, ha spiegato: “Con questo importante investimento, in corso di realizzazione con il supporto finanziario dello storico partner Unicredit, si gettano le basi per una nuova importante fase espansiva che mira a rafforzare la nostra presenza sul territorio con l’obiettivo, anche per effetto della programmata apertura di nuovi punti vendita, di raddoppiare il giro d’affari entro i prossimi 8 anni”.

 


Slitta al 2022 e si ridimensiona Westfield Milano. E’ il terzo rinvio per il mega mall di Segrate

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Il progetto di Westfield Milan
Il progetto di Westfield Milan

Il progetto di Westfield Milano

Terzo rinvio per Westfield Milano, il mega mall di Segrate, alle porte di Milano, che vale 1,4 miliardi di investimento, infrastrutture comprese. Si tratta del terzo slittamento per il centro commerciale, dopo quelli ipotizzati per il 2018 e per fine 2019. “L’apertura è prevista per il 2022, soprattutto per difficoltà legate alla realizzazione delle infrastrutture”, ha detto in un’intervista al quotidiano Il Sole 24 Ore Alberto Esguevillas, country manager di Westfield Corporation, colosso franco-olandese quotato su Euronext Amsterdam e Parigi nato nel dicembre 2017 dalla fusione di Unibail Rodamco e Westfield (si veda altro articolo di BeBeez).

Westfield Corporation ha sede a Parigi e gestisce un portafoglio di 93 centri commerciali, di cui 55 flagship, in 13 paesi, per un valore totale di 65,2 miliardi di euro. Nel frattempo si sta espandendo al residenziale, ad esempio con un progetto di 1.200 appartamenti a uso misto a Stratford (Londra).

Westfield Milano è una joint venture tra Westfield Corporation (75%) e Stilo Immobiliare (25%), che fa capo ad Antonio Percassi, presidente dell’Atalanta e della holding Odissea srl, che controlla i cosmetici KikoMadinaBullfrog e Womo e le calzature Vergelio. Percassi ha già inaugurato nel 1998 l’Oriocenter, nel 2003 Franciacorta Outlet Village, nel 2005 Valdichiana Outlet Village, nel 2009 Antegnate Shopping Center  e sta realizzando il San Pellegrino Outlet Village nella bergamasca (si veda altro articolo di BeBeez).

Tornando al progetto di Westfield Milano, anche le dimensioni si sono ridotte da 185 mila a 155 mila mq. In ogni caso, non sarà il centro più grande d’Europa: è stato battuto dal Westfield di Amburgo, con una superficie di 209 mila mq. Cambia anche il mix dell’offerta per Westfield Milano: il villaggio del lusso sarà “più organizzato e fruibile”, con le Gallerie Lafayette come attrazione principale, ma anche marchi di pret à porter come Oviesse e Inditex e il supermercato Esselunga. “Nelle prossime settimane sottoporremo al Comune di Segrate le varianti del progetto”,  ha dichiarato Esguevillas. Comune che nel giro di tre mesi dovrebbe rispondere. Intanto per rispettare la scadenza sono iniziati i lavori nella parte sud dell’area.


Venture capital, nel 2018 102 deal per 521 mln euro in Italia. Lo calcola il VeM dell’Università Liuc

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vemSono state 102 le operazioni di venture capital condotte nel 2018 da fondi di venture capital e business angel, per un valore complessivo di 521 milioni di euro (dalle 79 operazioni del 2017 per 208 milioni). Lo ha calcolato il Venture Capital Monitor, presentato ieri a Milano e realizzato dall’Osservatorio Venture Capital Monitor – VeM della Business School della LIUC – Università Cattaneo di Castellanza in collaborazione con AIFI, con il supporto di Intesa Sanpaolo Innovation Center.

Il balzo in termini di valore delle operazioni è stato quindi molto importante, se si pensa che i 208 milioni di euro del 2017 (si veda qui il VeM 2017) si raffrontavano con 220,5 milioni per il  2016 (si veda altro articolo di BeBeez).

Di queste 102 operazioni, 78 hanno riguardato  startup che hanno annunciato round iniziali (+37% dai 58 del 2017), mentre i follow-on, ossia i round di finanziamento successivi al primo, sono stati 24 (da 21 nel 2017), per un valore complessivo di 98 milioni di euro (da 43 milioni). “E’ un segnale di come l’attività del fondo di venture capital non si limiti ad un semplice investimento iniziale, ma costituisca un vero e proprio avvio di un percorso che vede l’affiancamento dell’operatore al progetto”, ha commentato Anna Gervasoni, che presiede il Comitato Scientifico del Venture Capital Monitor – VeM. “Tale attività consente alla società target di effettuare il salto dimensionale decisivo, affermandosi nel proprio mercato di riferimento”.

Gli investitori attivi sono saliti da 69 a 111 (+61%) e hanno condotto 168 operazioni (dalle 153 nel 2017),  che sono più dei 102 investimenti complessivi, perché per alcuni deal  ci sono stati più fondi di venture capital coinvolti.

Questi numeri si confrontano con le 178 operazioni di venture capital per 480 milioni di euro complessivi calcolati per il 2018 dal database BeBeez Private Data, che tiene conto degli investimenti annunciati pubblicamente dai fondi di venture ma anche dai business angel e altri investitori e dei round di equity crowdfunding (escludendo gli equity crowdfunding immobiliari, si veda qui il Rapporto sul venture capital 2018 di BeBeez, disponibile per i lettori di BeBeez News Premium 12 mesi, scopri qui come abbonarti a soli 20 euro al mese).

Tornando ai dati del VeM, 33 delle 168 operazioni censite dal rapporto hanno riguardato business angel, che spesso hanno affiancato i fondi di venture capital. La maggior parte degli investimenti sono stati di startup capital (58%) e il 28% di seed capital. L’87% delle imprese finanziate sono private e solo il 12% sono spin-off universitari. Anche quest’anno, il maggior numero di operazioni è stato realizzato in Lombardia, che copra il 46% dei mercato (era il 37% nel 2017), seguita da Lazio (12%) e Toscana (5%). Dal punto di vista settoriale, domina l’Ict (37% delle operazioni), seguito dai servizi finanziari (14%), sostenuti dal fintech.


KKR si prepara a uscire da Weststar Aviation e Goodpack. Angelo Gordon raccoglie 2,75 mld $ per il nuovo fondo di direct lending

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kkr Intesa unicredit creditiKKR sta trattando per cedere la sua partecipazione  del 40% in Weststar Aviation Services, il più grande fornitore di elicotteri del Sud-Est asiatico per il settore energetico offshore (si veda bloomberg). A comprare la quota sarebbe l’azionista di controllo della società, l’imprenditore malese Syed Azman Syed Ibrahim. Weststar potrebbe essere valutata a circa 2 miliardi dollari, incluso il debito. KKR, che è un azionista di Weststar dal 2013, avevaa già tentato in passato di uscire dall’investimento, ma poi aveva desistito, in concomitanza con il rallentamento globale nel settore energetico che ha danneggiato la domanda di servizi petroliferi. Weststar aveva iniziato i preparativi per un’ipo alla borsa di Kuala Lumpur per il prossimo anno, ma il piano è stato successivamente sospeso. L’ipo però potrebbe tornre in auge. In sostanza è stato aperto un percorso dual track: cesione a Syed Azman o a un altro investitore oppure ipo.  KKR aveva acquistato la partecipazione in Weststar (il suo primo investimento in Malesia) per circa 200 milioni di dollari. Da allora, Weststar ha quasi raddoppiato i ricavi e si è espansa in nuovi mercati tra cui Medio Oriente, Africa e Timor Est, secondo le persone. La società prevede di aggiungere circa 10 elicotteri in più alla sua flotta, a partire dai circa 30 attuali, e si sta diversificando in aree come le operazioni di ricerca e soccorso e i servizi medici di emergenza per ridurre la dipendenza dal settore energetico, hanno detto le persone. Oltre a Weststar, KKR sta anche esplorando una potenziale vendita di Goodpack., un fornitore di Singapore di container che potrebbe valere almeno 2 miliardi di dollari.

 

Angelo Gordon & CoAngelo Gordon ha raccolto oltre 2,75 miliardi di dollari per il so nuovo fondo AG Direct Lending Fund III, superando l’obiettivo iniziale di 2 miliardi e divenendo così il più grnade fondo di direct lending mai lanciato sinora dalla ssocietà (s i veda qui privateequitywire). Il fondo è gestito da Twin Brook Capital Partners (Twin Brook), la controllata di Angelo Gordon, specializzata in direct lending alle medie imprese. Coerentemente con l’approccio distintivo di Twin Brook, il Comparto cercherà di capitalizzare sulle opportunità di investimento a lungo termine nel settore del credito diretto tramite sourcing, sottoscrizione e gestione attiva di un portafoglio diversificato di prestiti middle markets, tasso variabile, prestiti garantiti senior, con focus sulla fornitura di un primo debito garantito a imprese medie. Twin Brook si rivolge a opportunità di finanziamento senior fino a 200 milioni di dollari, con dimensioni del deal su tutta la piattaforma che vanno da 25 milioni di dollari a 150 milioni di dollari. Il Fondo beneficia della suite di prodotti flessibili di Twin Brook e delle soluzioni di finanziamento personalizzate, che consentono anche investimenti opportunistici in investimenti secondari, mezzanini e equity. Il fondo ha ricevuto un forte sostegno dagli attuali investitori di Angelo Gordon e ha accolto con favore un certo numero di nuovi investitori istituzionali globali.

 


La Française porta Samsung a investire vicino a Parigi. Temprano Capital Partners investe nello student housing a Madrid

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La Française GREIMSamsung Securities, supportata da La Française, ha di recente siglato un accordo con ICADE, una società quotata di sviluppo e investimento di immobili commerciali, per l’acquisto di Crystal Park, un trophy asset a Neuilly-sur-Seine, una località di business di primo piano, prossima a Paris CBD e alla Défense. L’asset include un immobile a uso ufficio di sette piani al 26-64 di boulevard Victor Hugo. La Française, che sarà co-investitore di minoranza, gestirà l’immobile (si veda qui il comunicato stampa). La vendita (del valore di 691 milioni di euro, escluse le imposte) sarà conclusa a luglio 2019. Per Samsung Securities si tratta del quarto investimento nella regione di Parigi e della seconda operazione condotta con l’ausilio di La Française, dopo l’acquisizione della sede principale belga di uno dei principali fornitori di energie rinnovabili a Bruselles (gli asset North Light e Pole Star). Situato in un contesto aziendale dinamico, l’immobile offre oltre 39.000 m2 di spazi ad uso ufficio, 719 posti auto sotterranei e un parco di due ettari. Costruito nel 2003, è stato profondamente ristrutturato nel 2018. La proprietà offre diverse strutture, incluso un ristorante riservato allo staff, una caffetteria, un auditorium, sale riunioni, servizi di concierge, business center, centro fitness, etc. Si tratta dell’unico immobile ad offrire servizi di così alta qualità, così vicino al CBD (Central Business District) e ai molto apprezzati distretti residenziali a ovest di Parigi e ha attratto con successo società del settore dei servizi alla ricerca di un contesto eccezionale per i propri impiegati. L’immobile è infatti interamente affittato a quattro locatari, tra cui una società di consulenza multinazionale, una società quotata di R&S sensoriale, un gruppo quotato di cosmetica e un provider francese di servizi digitali e IT.

tempranoTemprano Capital Partners ha acquisito un nuovo sito a Getafe, a Madrid, per quello che sarà il primo progetto di residenza studentesca della società a essere sviluppato nella capitale spagnola e l’undicesimo all’interno della pipeline Temprano Student Living (si veda qui propertyfundsworld). Il primo progetto TSL a completarsi è stato TSL Marques de Pombal a Lisbona, che ha aperto le sue porte agli studenti nel gennaio 2018 e ha vinto il premio come “Best in Class per l’innovazione immobiliare e la sostenibilità nella classe”. Aggiungendo questa nuova residenza per studenti a Madrid, TSL aumenta il numero di posti letto nel suo portafoglio a più di 4.000. La città di Madrid ha il maggior numero di studenti in Spagna, seguita rispettivamente da Barcellona, ​​Valencia e Bilbao. Il numero di studenti iscritti nella regione, nell’anno accademico 2018-2019, era di oltre 300.000 studenti, di cui 196.400 sono nelle università pubbliche e il resto è in varie istituzioni educative private intorno a Madrid. La numerosa popolazione studentesca di Madrid comprende un grande contingente proveniente da altre regioni della Spagna (circa 80.000 secondo la ricerca interna) e circa 24.000 studenti internazionali principalmente europei e americani. L’attrazione di Madrid è dovuta, in parte, all’ampia e diversificata offerta di numerosi prestigiosi corsi accademici, oltre al fatto che la regione di Madrid offre un’economia di crescita dinamica, in grado di produrre grandi opportunità occupazionali e di sviluppo professionale per i laureati. Essendo la capitale spagnola, la regione si traduce anche in altre caratteristiche tra cui una ricca e variegata offerta culturale con molteplici attività per il tempo libero a disposizione dei suoi abitanti. Il sito di recente acquisizione si trova in Calle Ramón Rubial 37, Getafe, a 8 minuti a piedi dal campus principale dell’Università Carlos III ea 10 minuti a piedi dalla stazione ferroviaria di Las Margaritas-Universidad, molto vicino all’università Carlos III complesso di biblioteca e altri servizi locali tra cui supermercati, negozi, bar e ristoranti.


Crediti deteriorati, in arrivo altri 39 mld sul mercato. La metà sono Utp e poi ci sono le nuove Gacs. Il Report di BeBeez e le considerazioni degli addetti ai lavori

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Schermata 2019-06-20 alle 06.58.00

Schermata 2019-06-20 alle 06.58.00Siamo già arrivati a oltre 15 miliardi di euro di transazioni sul mercato dei crediti deteriorati italiani da inizio anno e sono in arrivo operazioni per almeno altri 39 miliardi. Il dato emerge dal database di BeBeez, che elabora dati pubblici, e segue i 101 miliardi di euro di valore lordo di operazioni annunciate nel 2018 (si veda qui il Report Npl sei mesi 2019 di BeBeez). Il report è stato distribuito ieri all’Npl Italy 2019, evento sul settore dei crediti deteriorati italiani organizzato a Milano da SmithNovak il 19 e 20 giugno e di cui BeBeez è media partner.

In particolare, nel conto nelle operazioni annunciate condotto da BeBeez ci sono i 7,4 miliardi di euro di cartolarizzazione del portafoglio ACE di Banco Bpm nell’ambito dell’accordo con Credito Fondiario e il fondo Elliott, gli 1,3 miliardi di crediti ceduti da Bper e Banco di Sardegna a UnipolRec e la cartolarizzazione di Npl con Gacs da 968,4 milioni di euro condotta a gennaio da Bnl Bnp Paribas.

Sul fronte delle operazioni attese, invece, la parte del leone la fanno i circa 7 Schermata 2019-06-20 alle 06.58.42miliardi di euro di Utp che Mps potrebbe cedere a SGA, mentre restano sempre sul mercato i circa 6 miliardi di euro di Npl italiani super-datati in portafoglio a Credit Agricole. Ci sono poi 10 miliardi di euro di Utp di Intesa Sanpaolo, per i quali la banca sta trattando con Prelios: l’idea sarebbe quella di cedere 5 miliardi e di dare un mandato di gestione per gli altri 5 miliardi. In particolare, dei 39 miliardi di cessioni attese, poco meno di 20 miliardi riguardano operazioni su Utp.

Katia Mariotti, partner di EY, nel suo intervento alla tavola rotonda del pomeriggio di ieri proprio sul tema degli Utp, ha previsto che sui portafogli delle banche a fine anno ci saranno 48 miliardi di euro di Utp, in calo dai 63 miliardi che vi si trovavano a fine 2018 e dai 76 miliardi di fine 2017 e questo soltanto considerando cessioni annunciate per un minimo di 15 miliardi, mentre i cali degli anni precedenti sono da ascrivere sostanzialmente alla gestione di questo tipo di crediti o semplicemente al fatto che in molti casi (nel 14% dei casi nel 2018) si sono trasformati in Npl e che in qualche caso (8% nel 2018) sono invece tornati a essere classificati come performing. In effetti, il database di BeBeez aveva calcolato per il 2018 cessioni di Utp per poco più di 5 miliardi di euro su un totale di 101 miliardi di crediti deteriorati ceduti. Proprio grazie alle operazioni su Utp attese quest’anno, anche il gross Utp ratio delle principali banche italiane è destinato a ridursi e contestualmente il coverage ratio è destinato a crescere, ha detto ancora Mariotti.

Ma ci sono differenze importanti di approccio di gestione tra Utp e Npl, sulle quali si sono concentrati anche gli altri partecipanti alla tavola rotonda e cioé Diego Bortot di Duff and Phelps, Marco Giaccone di SGA e Gaudenzio Bonaldo Gregorio di Pillarstone Italy. Il concetto di base è che dietro un Utp c’è ancora un debitore che potrebbe rimettersi in piedi, e in particolare nell’85% dei casi quel debitore è un’azienda che quindi va rilanciata con l’immissione di nuova finanza. Ma ogni situazione è a sè e richiede una gestione specifica, che spesso per dimensioni di crediti troppo piccole non risulta troppo dispendiosa per gli investitori in termini di tempo e denaro da dedicare, per cui resta un’ampia fetta di Utp si piccole e medie dimensioni per i quali è oggettivamente difficile trovare nuovi investitori.

Andrea Clamer, a capo della divisione Npl di Banca Illimity, nel corso di un’altra tavola rotonda dello stesso evento ha rilevato un po’ di confusione sugli Utp: “Molto spesso sul mercato si vedono Utp che in realtà non lo sono, ma sono Npl non classificati correttamente”. Tra gli Utp possiamo distinguere quelli real estate, per cui va gestito l’asset sottostante e going concern, per cui bisogna conoscere il settore dove opera l’azienda verso cui si vanta il credito. E’ più facile fare jumbo deal sugli Npl rispetto agli Utp. Inoltre, mentre nel mercato dei crediti in sofferenze bisogna escutere la garanzia, nel caso degli Utp si deve puntare ad aiutare il debitore, con un approccio single-name, ha ricordato Vito Ruscigno, Head of Npe Optimization Intesa Sanpaolo. In quest’ottica, è cruciale agire in modo tempestivo, perché “l’Utp è come un gelato: dopo un po’, si scioglie”.

Quanto agli Npl, le operazioni  attese quest’anno di più grandi dimensioni sono ovviamente quelle di cartolarizzazione con Gacc. In particolare si attendono quella di un gruppo di banche popolari socie della Luigi Luzzatti per un importo compreso tra 500 milioni e un miliardo di euro, quella di Iccrea Banca e di altre banche del gruppo Iccrea per un importo di almeno 1,2 miliardi e quella da 1,5 miliardi di Rev.

L’anno scorso si erano annunciate 14 cartolarizzazioni per un valore lordo dei portafogli da cartolarizzare di quasi 51 miliardi, che prevedevano il ricorso alla garanzia pubblica (Gacs) per le tranche senior, sebbene in alcuni casi il decreto di concessione della garanzia non fosse stato ancora stato emesso (si veda qui il Report Npl 2018 di BeBeez).

La Gacs (Garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze), è stato uno dei temi principali della due giorni Npl Italy 2019. Secondo Luca Cosentino, partner Transaction Advisory Services Fso di EY, “le Gacs sono state fonte di deleveraging, con oltre 60 miliardi di crediti in sofferenza cartolarizzati, e lo resteranno”, anche dopo il loro rinnovo fino al 27 maggio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). Una proroga dove il legislatore è stato più prudente, visto che ha richiesto un rating più alto per i senior bond, ha fatto notare Riccardo Marciò, Head of Npl Division Banco di Desio e della Brianza.

La Gacs è stata promossa, a titolo personale, da Anne Fröhling, Head of Section della Bce. “Sebbene sia stata accolta inizialmente con scetticismo a livello europeo, si è rivelata uno dei maggiori driver dello smaltimenti di Npl e ora  è considerata una best practice”. Questo nonostante il decreto Gacs, varato per la prima volta nel 2015, non sia stato condiviso con gli operatori del settore, che lo accolsero con iniziale scetticismo e per questo motivo furono effettuate solo 3 operazioni nei primi 18 mesi dalla sua entrata in vigore, come ha ricordato Vittorio Savarese, Head of Structuring and Loan Management Banca Imi. Visto il successo di queste operazioni, sempre più banche hanno iniziato a vedere la Gacs come uno strumento di deleveraging. “La Gacs ha il merito di aver intaccato la parte di crediti più intoccabili per le banche, ossia i secured. Ora però gran parte delle banche ha ceduto tutto ciò che potevano. Hanno spazio per operazioni sopra il miliardo di euro solo un paio di banche”.

Quelle rimaste fuori dai benefici della Gacs sono le medio piccole, per cui si aspetta che ci saranno iniziative multioriginator, di cui si sta facendo promotrice anche Banca Imi. Un’altra occasione mancata del rinnovo della Gacs è stata la sua estensione agli Utp, visto che la Bce guarda all’Npe ratio delle banche, che li include.  Per Massimo Prestipino, Head of Disposal, Group Distressed in Unicredit, il rinnovo della Gacs “contribuirà a stimolare il mercato delle cessioni di Npl, anche se a ritmi minori rispetto al passato. Il suo vantaggio è stato aprire il mercato a nuovi operatori”.

Riccardo Sigaudi, Head of Origination Npl Area di Banca Ifis, si aspetta che 11-20 miliardi di euro saranno ceduti utilizzando Gacs, oltre a una esplosione del mercato secondario. Saranno cedute a suo avviso soprattutto le asset class corporate, che costituiscono l’80% del totale. Per Mario Cortesi, Head of Distressed Credit and Structured Finance Quaestio Capital Management, le vendite saranno più mirate, ma non bisogna aspettare la data di scadenza del fondo di Npl, onde evitare che i prezzi si deprimano. Per non essere forzati a investire in momenti dove è alta la competizione sul prezzo, Algebris Investments, specializzata in crediti secured nel residenziale nel Nord Italia, ha un periodo di investimento ampio, che dura 7-8 anni, ha sottolineato l’Associate Jacopo Tamos. A suo parere, non basta infatti focalizzarsi solo sui deal, ma anche sull’execution. Un aspetto non da poco: come ha evidenziato Emanuele Reale, coo del gruppo sede Hoist Finance, sono ancora pochi gli operatori in grado di gestire le masse di Npl italiane. “Fino a qualche anno fa, finiva a farlo chi faceva poca carriera in banca. Ora le cose stanno finalmente cambiando”.

Fondamentali sono anche l’accuratezza delle informazioni, la gestione dei dati e la specializzazione, grazie a cui le banche con le cessioni di crediti possono riuscire a fare business, oltre che pulizia dei loro bilanci, ha sottolineato Giuseppe Misale, Marketing and Commercial Directory Multipartner Italia.

Nel settore degli Npl, la prima fase di grande deleveraging delle banche si è conclusa con successo, ha concluso Cosentino (EY). Ora è partita una nuova fase di specializzazione, con lo sviluppo di nuove competenze. Sono attualmente allo studio numerose operazioni e sussiste una spinta per la diversificazione geografica e l’aumento delle dimensioni dei servicer. Manca ancora un mercato secondario di portafogli di Npl più eterogenei. Inoltre, ci sono 20 miliardi di crediti deteriorati leasing, di cui l’81% sono immobiliari (si veda altro articolo di BeBeez): questa sarà un’area di sviluppo per gli Npl.


Bain Capital Credit al salvataggio di Fincos, costruttore di grandi opere da 60 anni

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Schermata 2019-06-20 alle 07.59.30

Schermata 2019-06-20 alle 07.59.30Bain Capital Credit va al salvataggio di Fincos, azienda di Mondovì (Cuneo) da 60 anni nel settore delle costruzioni di grandi opere e che fa capo all’imprenditore Stefano Bongiovanni.

L’operazione, facilitata dall’advisor Mediobanca, consentirà a Fincos di ristrutturare i propri debiti e di far ripartire e avviare commesse immobiliari per 250 milioni di euro, di cui 50 milioni saranno frutto di nuovi investimenti. Nel dettaglio, Bain Capital Credit condurrà l’operazione tramite la propria controllata italiana Aquileia Capital Service (la ex Heta Asset Resolution Italia (Harit), la bad bank di Hypo Alpe-Adria Bank comprata nel febbraio 2017 (si veda altro articolo di BeBeez). ACS acquisirà l’esposizione creditizia delle banche verso Fincos e convertirà quei crediti in capitale. Contestualmente il patrimonio immobiliare verrà valorizzato. “In questo modo il progetto garantisce la perfetta continuità imprenditoriale. Difende il valore degli immobili, tutela i livelli occupazionali e rilancia l’offerta sul mercato immobiliare”, ha spiegato Bongiovanni.

Nel portafoglio della Fincos figurano iniziative immobiliari come lo storico Grand Hotel Savoia e il nuovo Savoia Palace a Cortina d’Ampezzo, l’ex Palazzo delle Poste a Verona e la residenza Belvedere di Quarto a Genova. Cantieri che, grazie a queste nuove risorse finanziarie, sono già ripartiti. Il piano di sviluppo prevede inoltre l’avvio di nuove commesse a Cuneo.

Gli altri advisor dell’operazione sono Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners sul fronte legale per Fincos, insieme ai professionisti Marzio Ciravegna e Pier Giorgio Olivero di Cuneo ; mentre Bain Credit è stato affiancato sul piano legale da LinkLaters e sul piano di advisory m&a da EY.



Il Fei sottoscrive 40 mln del fondo di private debt Anthilia BIT III, nell’ambito del programma europeo Private Credit Tailored for SMEs

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anthiliaIl Fei (Fondo Europeo per gli Investimenti) ha sottoscritto 40 milioni di euro di Anthilia BIT III, il terzo fondo di private debt di Anthilia Capital Partners sgr dedicato alle pmi italiane (si veda qui il comunicato stampa).

La notizia, ufficializzata ieri in conferenza stampa a Milano, era già stata anticipata a BeBeez dal vicepresidente esecutivo dell’sgr, Giovanni Landi, lo scorso novembre in occasione dell’annuncio del primo closing di raccolta del fondo a quota 145 milioni (si veda altro articolo di BeBeez) e poi confermata con anche il riferimento alla cifra dei 40 milioni lo scorso gennaio dall’investment manager e responsabile del team di investimento, Barbara Ellero, in occasione della sottoscrizione dell’ultima emissione di minibond da parte dei primi due fondi di private debt di Anthilia, che erano così stati interamente investiti (si veda altro articolo di BeBeez).

Grazie alla sottoscrizione dei Fei, il fondo raggiunge ora una disponibilità di circa 200 milioni, compresi 5 milioni di euro che saranno investiti dal team di gestione di Anthilia BIT III. Il fondo conta di raggiungere il target finale a quota 350 milioni entro il 2020. Il fondo è come noto promosso da Anthilia e collocato con Banca Akros (Gruppo Banco Bpm), arranger dell’operazione. Non a caso alla presentazione ieri hanno partecipato anche il ceo di Banca Akros Marco Turrina e il ceo di Banco Bpm,  Giuseppe Castagna, che ha detto: “E’ importante coinvolgere gli investitori perché il contesto di tassi bassi rende necessario per le banche creare fondi alternativi. Banco Bpm in quest’ottica ha creato un team per fare consulenza agli investitori e farli contribuire all’economia reale del paese”. 

Il Fei, oltre a investire nel fondo, si riserva la possibilità di fornire uno strumento di copertura a beneficio dei nuovi sottoscrittori che ne faranno richiesta fino a un massimo del 50% dei rispettivi investimenti, con un plafond complessivo di circa 20 milioni di euro, in modo da ridurre l’assorbimento patrimoniale per banche e assicurazioni che sottoscriveranno Anthilia BIT III. Anche i fondi precedenti godevano di una linea di garanzia del Fei prevista dal programma InnovFin SME Guarantee, che era stata studiata per coprire sino a un massimo del 50% di un valore di portafoglio di 50 milioni di euro, sino a un massimo di 5 milioni per ogni singola emissione. I 25 milioni di euro di garanzia, quindi, sono poi stati suddivisi tra il fondo BIT e il fondo BIT Parallel.

L’investimento del Fei nel fondo Anthilia è il primo investimento del nuovo programma europeo per i fondi di debito Private Credit Tailored for SMEs della Commissione Europea, che combina risorse del Piano Juncker  e del Fei per un miliardo di euro complessivi, destinati all’investimento diretto e indiretto (tramite lo strumento di copertura) in fondi di debito diversificati in Europa. L’intervento mira a mobilizzare circa 4 miliardi di euro di finanziamento alternativo non bancario per le pmi e le piccole mid-cap europee.

Pier Luigi Gilibert, amministratore delegato del Fei, ha detto che certo non intende fermarsi qui: quello di Anthilia è stato il primo fondo di debito della serie in cui il Fei ha investito nell’ambito del nuovo programma, che investirà in un totale di 25 fondi. Gilibert ha aggiunto: “Il Fei è fiero e lieto di sostenere Anthilia, in quello che per noi è una continuazione delle nostre esperienze sviluppate nel private debt italiano dal 2015”.

Nel 2009 il Fei ha iniziato a investire nel private debt con i fondi mezzanine, nel 2015 ha effettuato il suo primo investimento in un fondo di debito, cui sono seguiti 40 investimenti per un totale di 1,7 miliardi di euro a livello europeo, ha raccontato Francesco Battazzi, Head of Diversified Debt Funds del Fei.

Come noto, il nuovo fondo ha un target di rendimento lordo del 6-7% e investirà in bond di aziende con ricavi compresi tra i 20 e i 200 milioni di euro di ricavi, un ebitda maggiore del 5% e un rapporto tra debito finanziario netto ed ebitda inferiore a 4 volte, con un limite di concentrazione del 10% per singolo emittente e del 20% per singolo settore.A differenza dei primi due fondi, Anthilia BIT III potrà investire anche sino al 20% della propria dotazione in note derivanti dalla cartolarizzazione di fatture commerciali trattate sulle piattaforme fintech, con un massimo del 10% per ciascun soggetto cedente. Anthilia sgr aveva sinora già investito direttamente in questo tipo di asset, acquisendo note di cartolarizzazione delle fatture trattate sulla piattaforma fintech Credimi (si veda altro articolo di BeBeez), ma d’ora in poi questo tipo di acquisti passerà appunto per il fondo BIT. Il fondo non potrà invece acquistare direttamente le fatture, perchè non è stata chiesta l’autorizzazione a Banca d’Italia per condurre anche l’attività di direct lending puro.

Il private debt è solo l’ultima delle strategie di investimento adottate dal Fei sul fronte del private capital a supporto delle pmi europee. Sul fronte del venture capital, per esempio, il Fei ha lanciato  nel 2016 insieme a Cdp una piattaforma di investimento da 200 milioni di euro destinata al trasferimento tecnologico, battezzata ITATech (si veda altro articolo di BeBeez), che a oggi ha chiuso già quattro investimenti per un totale di 160 milioni di euro impegnati: 40 milioni ciascuno in  Progress Tech Transfer, in  Vertis Venture 3 Technology Transfer di Vertis sgr; nel fondo dedicato al biotech italiano, con focus su startup specializzate nella lotta alle malattie genetiche rare, lanciato dal colosso del venture capital francese Sofinnova, con la charity biomedica Telethon come advisor; e in Poli360, il fondo lanciato da 360 Capital Partners per sostenere l’innovazione tecnologica prodotta dalle competenze del Politecnico di Milano.

A luglio 2018 Cdp e Fei avevano annunciato il lancio del fondo Caravella, che punta a sostenere finanziariamente i business angel che investono parte delle proprie risorse personali start up italiane, con particolare focus nella loro fase d’avvio, e in pmi innovative per supportare i loro investimenti in innovazione e sviluppo (si veda altro articolo di BeBeez).

Nel 2017, poi, era partita la Alpine Growth Investment Platform (AlpGIP), il primo fondo macroregionale cofinanziato dal Fondo Europeo per gli Investimenti (20,6 milioni di euro), nato dall’accordo tra Regione LombardiaPiemonte, Valle d’Aosta e provincia di Bolzano (27,5 milioni, di cui 15 la Lombardia), con l’obiettivo di sostenere l’innovazione di tutta la macroregione alpina e in particolare di aiutare le pmi ad alto potenziale innovativo, investendo sia direttamente nelle aziende sia sottoscrivendo quote di fondi di private equity e venture capital dedicati (si veda altro articolo di BeBeez).

Infine c’è da segnalare  il fondo Amuf (Asset management umbrella fund), gestito dal Fei e dedicato a investimenti in fondi di private equity e venture capital focalizzati sulle pmi europee non quotate. Il fondo Amuf ha un target di raccolta di 2 miliardi di euro ed è un fondo d’investimento a ombrello di tipo multi-settoriale, multi-stadio e multi-strategico con sede a Lussemburgo. I primi tre comparti dell’Amuf sono il Capitale di crescita europeo, il Capitale di rischio tecnologico europeo e il Capitale di rischio europeo nel settore delle scienze della vita, diretti rispettivamente ai fondi di investimento incentrati nelle strategie generaliste in materia di capitale di crescita, nelle strategie di capitale di rischio tecnologico e nelle strategie nell’ambito del capitale di rischio nel settore delle scienze della vita. A marzo 2018 l’Ente nazionale di previdenza dei consulenti del lavoro (Enpacl) aveva annunciato di aver sottoscritto un impegno per 90 milioni di euro, portando la raccolta a 315 milioni di euro. L’investimento dell’Enpacl seguiva di pochi mesi quello di Cassa Forense, che a fine dicembre 2017 aveva annunciato un impegno di 175 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).

Debutto in Borsa piatto per le tende da giardino Gibus, che chiudono al prezzo di collocamento

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Andamento di Gibus nel primo giorno di quotazione all’Aim Italia

Debutto in Borsa piatto per le tende da giardino Gibus, che si sono quotate ieri sul segmento Aim Italia. L’azione Gibus ha aperto a 6,23 euro e chiuso la seduta a 6 euro, pari al prezzo di collocamento fissato, per una capitalizzazione di mercato pari a 30 milioni. Si tratta della tredicesima ammissione da inizio anno sul mercato dedicato alle piccole e medie imprese di Borsa Italiana, che porta a 117 il numero delle società attualmente quotate sull’Aim. Gibus è stata assistita nella quotazione dallo studio legale Grimaldi, dal consulente fiscale Rödl & Partner e dalla società di revisione BDO Italia), da Banca Intermobiliare in qualità di Nominated Advisor e da Fidentiis Equities in veste di Global Coordinator. Banca Profilo è stata Specialist dell’operazione.

In occasione dell’inizio delle negoziazioni Barbara Lunghi, Head of Primary Markets di Borsa Italiana, ha commentato: “Crediamo che l’accesso al mercato dei capitali rappresenti per Gibus un’importante opportunità di crescita, visibilità e internazionalizzazione, per poter cogliere al meglio le sfide del settore dell’arredo e delle nuove tecnologie”. “La quotazione ha la finalità di accelerare il percorso di crescita organica e per linee esterne”, ha spiegato l’ad di Gibus Gianfranco Bellin.

L’ipo è avvenuta dopo che Gibus ha raccolto 5 milioni di euro dagli investitori, interamente in aumento di capitale, per un flottante del 16,65%. L’ammissione alla quotazione è avvenuta a seguito del collocamento di 834mila azioni ordinarie di nuova emissione, identificate dal codice alfanumerico GBUS e dall’ISIN IT0005341059.  La domanda ha superato l’offerta del 40%, con il 30% degli investitori provenienti dall’estero (si veda altro articolo di BeBeez).

Gibus era sinora interamente controllata dalla famiglia Bellin-Danieli, che nel luglio 2018 aveva comprato il 25,67% della società dal Fondo Nem imprese II gestito da Alkemia sgr (la ex Nem sgr), salendo così al 100% del capitale (si veda altro articolo di BeBeez). L’allora Nem sgr era entrata nella compagine azionaria di Gibus a fine aprile 2016, rilevando la partecipazione detenuta da un gruppo di soci di minoranza. In quell’occasione  i soci di maggioranza Lorenzo Danieli Gianfranco Bellin avevano a loro volta aumentato le loro quote (si veda altro articolo di BeBeez).

Fondato nel 1982, Gibus è il brand italiano che opera nel settore outdoor design di alta gamma, presente in Italia e nei principali Paesi europei con una rete di oltre 330 Gibus Atelier. Con sede a Saccolongo (Padova), è attivo nella progettazione, produzione e fornitura di sistemi di protezione solare mobile esterna e in particolare di tende da sole e coperture da giardino. Conta oltre 45 brevetti registrati e 26 modelli di design. Le principali linee di attività, Lusso High Tech (Pergole Bioclimatiche) e Sostenibilità (ZIP Screen), rappresentano il principale driver di crescita della società. Gibus ha chiuso il 2018 con ricavi per 34 milioni di euro (di cui il 10,5% realizzato all’estero, in particolare in Francia e nei paesi di lingua tedesca), un ebitda di 4,6 milioni e una posizione finanziaria netta di 3 milioni.


Inaugurata ieri la nuova Cà Marcello a Mestre. L’austriaca Mtk Developments ha investito 70 mln euro per riqualificare l’area

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Lo sviluppatore immobiliare austriaco Mtk Developments ha investito 70 milioni di euro per riqualificare Cà Marcello a Mestre. Si tratta del suo primo intervento in Italia. Il complesso è stato inaugurato ieri alla presenza di Tilmar Hansen, Delf Stuven, Ivan Holler della Mtk developments, del progettista Luciano Parenti, del sindaco Luigi Brugnaro, degli assessori all’Urbanistica Massimiliano De Martin, allo Sviluppo economico Simone Venturini, alla Sicurezza urbana Giorgio D’Este e alla Mobilità Renato Boraso.

Cà Marcello è un’area di Mestre da 16 mila mq, situata tra la ferrovia, l’omonima strada e il cavalcavia ferroviario. In soli 22 mesi sono state realizzate quattro strutture ricettive di categorie diverse per un totale di 739 camere e 1968 posti letto, una piazza posta in posizione baricentrica rispetto agli alberghi, tre spazi commerciali, zone verdi, un’area giochi, interventi vari di ricucitura con le aree circostanti e di due parcheggi multipiano: uno pubblico, l’altro privato, per complessivi 519 posti per auto, 96 per moto, 66 stalli per biciclette. Le strutture ricettive realizzate sono: l’albergo a quattro stelle superior da 244 stanze oltre a 225 mq di spazi congressuali Hotel Leonardo Royal (Gruppo Fattal Hotels); l’Ostello Wombat’s, con 112 camere, gestito da una catena austriaca specializzata nel settore; l’Hotel 7 Day Premium, un tre stelle con 208 camere, gestito da una catena cinese; un Rent Apartments da 175 appartamenti gestito dal gruppo irlandese StayCity. Entro il mese di luglio tutte le strutture saranno operative e le corse degli autobus in questa zona si sono già intensificate.

Mtk (acronimo di Maria Theresien Kapitalgesellschaft) Developments sviluppa dal 1995 progetti immobiliari, coprendo l’intera catena del valore: acquisizione, pianificazione, sviluppo di progetti, gestione della costruzione, controllo commerciale, marketing e amministrazione. Ha già realizzato numerosi immobili in Germania, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia e Slovenia, che sono stati inseriti nel portafoglio della società dopo lo sviluppo. Nel dicembre 2017 MTK Maria Theresien Kapitalverwaltung GmbH è stata fusa con Hansen Beteiligungsgesellschaft mbH. Il suo socio amministratore Tilmar Hansen ha una pluriennale esperienza nel campo dello sviluppo immobiliare e dal 2000 è coadiuvato da Delf Stüven, esperto immobiliare e amministratore delegato. Nel 2015 Mtk ha acquisito una partecipazione nell’austriaca Immovate Holding GmbH a Vienna. Altri partner di joint venture del gruppo Mtk sono la statunitense Danburg Management Corporation e l’austriaca Supernova Management GmbH.


E’ in arrivo il nuovo fondo di Clessidra sgr dedicato agli Utp. A guidarlo, oltre a Ghizzoni, anche Giovanni Bossi e Massimiliano Fossati

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Giovanni Bossi
Giovanni Bossi

Giovanni Bossi

E’ in dirittura di arrivo il progetto di Clessidra sgr di lanciare un fondo dedicato agli Utp (Unlikely-to-pay), già annunciato nel settembre 2018 dall’ex amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, oggi vicepresidente esecutivo dell’sgr (si veda altro articolo di BeBeez).

Dell’accelerazione del progetto ha riferito ieri Il Sole 24 Ore, precisando che il fondo sarà gestito da Ghizzoni e da Giovanni Bossi, ex amministratore delegato di Banca Ifis, uscito  dalla banca dopo che lo scorso marzo a sorpresa l’azionista di controllo Sebastien Egon von Fürstenberg non lo aveva riconfermato al vertice della banca che aveva guidato per 24 anni e che è diventata oggi uno dei player più importanti nel panorama italiano del settore degli Npl (si veda altro articolo di BeBeez). Ghizzoni e Bossi saranno affiancati nella gestione, dal manager bancario Massimiliano Fossati (ex responsabile del risk management di Unicredit) e da Mario Fera, amministratore delegato di Clessidra sgr.

Il nuovo fondo, battezzato Clessidra Restructuring Fund, punta ad acquistare fino a 300 milioni di euro di crediti Utp vantati dalle banche verso aziende industriali italiane in fase di risanamento. Nelle prossime settimane dovrebbero essere completati i conferimenti da parte delle banche, ch che sottoscriverebbero in cambio quote del nuovo fondo, attuando così la derecognition del credito, liberando così capitale di vigilanza. L’anchor investor sarebbe la holding di controllo di Clessidra sgr, Italmobiliare, che, insieme ad altri investitori, conferirà nuova finanza al fondo fino a 50 milioni di euro, destinati a supportare le attività di rilancio delle società debitrici. Una struttura che ricalca quella dei fondi Dea CCR di Dea Capital Alternative Funds sgr (si veda altro articolo di BeBeez) e dell’ultimo fondo di Pillarstone Italy dedicato al settore shipping (si veda altro articolo di BeBeez).

“Come Clessidra siamo focalizzati sul nostro core business” e cioè “il private equity, però non escludiamo di cominciare a guardare alle ristrutturazioni aziendali e in particolare ai crediti Unlikely to pay“, aveva detto Ghizzoni a margine di un convegno lo scorso anno (si veda altro articolo di BeBeez) e aveva aggiunto: “A fianco degli Npl si è aperto il mondo degli Utp che è molto interessante”, perché investire in questi crediti significa avere  “un approccio molto diverso, perché non parliamo di recupero crediti ma di gestione del credito”. E infine: “Non bisogna dimenticare che con le nuove normative bancarie ogni credito classificato se non ha garanzie particolari entro due anni deve essere coperto al 100%. Penso che le banche cercheranno interlocutori su base continuativa”.

Clessidra ha comprato la scorsa settimana l’80% del gruppo L&S, azienda di Maron di Brugnera, nella provincia di Pordenone, specializzata in illuminotecnica di design (si veda altro articolo di BeBeez). L’investimento è stato effettuato tramite il fondo Clessidra Capital Partners 3, che nel 2016 aveva raccolto 607,3 milioni, dopo la scomparsa del fondatore dell’sgr Claudio Sposito e il passaggio del controllo a Italmobiliare. Il fondo sarebbe in trattative avanzate anche su altri deal, di cui uno potrebbe perfezionarsi già entro l’estate e porterebbe il terzo fondo di Clessidra a essere investito per il 70-75% del totale degli impegni raccolti. Il che significa che a quel punto l’sgr potrebbe pensare a lanciare la raccolta per il quarto fondo, che potrebbe avere un target di 400-500 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).


Astaldi aggiorna il piano concordatario. Salini Impregilo conferma l’interesse a sottoscrivere l’aumento di capitale

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astaldiIl gruppo di costruzioni quotato in Borsa Astaldi ha aggiornato il suo piano concordatario (si veda qui il comunicato stampa). L’aggiornamento tiene conto sia dei rilievi formulati dal Tribunale di Roma, sia degli eventi successivi al deposito lo scorso 14 febbraio del piano concordatario e della domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale, ai sensi degli artt. 160, 161 e 186-bis della Legge Fallimentare (si veda altro articolo di BeBeez).

In particolare, negli aggiornamenti al piano sono stati forniti maggiori dettagli sulle modalità di segregazione del patrimonio destinato ai creditori chirografari e sull’aumento di capitale di Astaldi spa. A questo proposito, Salini Impregilo lo scorso 18 giugno ha confermato formalmente l’interesse a proseguire il rafforzamento patrimoniale, finanziario ed economico di Astaldi, nel contesto del più ampio Progetto Italia e dell’operazione di sistema ad esso sottesa. All’interno del progetto, la soluzione della procedura concordataria di Astaldi  riveste un ruolo centrale. Salini Impregilo avrebbe già avviato i primi contatti e colloqui con alcuni grandi gruppi delle costruzioni coinvolti nel Progetto Italia, tra cui Pizzarotti e dovrebbe presentare entro il 15 luglio prossimo l’offerta vincolante per salvare Astaldi (si veda altro articolo di BeBeez).

Si calcola che per consolidare il traballante settore delle costruzioni ci vorranno oltre 500 milioni di euro. L’amministratore delegato di Salini Impregilo, Piero Salini, lo aveva fatto capire in occasione dell’assemblea di bilancio lo scorso 24 aprile. Salini non aveva fatto numeri precisi, ma è questa la cifra che circola sul mercato, come somma dei 225 milioni di euro dell’aumento di capitale previsto per Astaldi e di altri 300 milioni circa del prospettato aumento di capitale della stessa Salini, in modo tale da poter finanziare ulteriori acquisizioni. E sarebbe appunto qui, come sottoscrittore dell’aumento di Salini, che interverrebbe Cassa Depositi e Prestiti (si veda altro articolo di BeBeez). Ricordiamo che Cdp ha inviato una comfort letter al Consiglio di amministrazione di Salini Impregilo a sostegno della sua offerta per Astaldi pochi giorni dopo la sua domanda di ammissione al concordato. La lettera di Cdp è simile a quelle delle banche ed esplicita “l’interesse a esaminare un approfondimento del piano” (si veda altro articolo di BeBeez).

Il Gruppo Astaldi è uno dei principali contractor in Italia e tra i primi 25 a livello europeo nel settore delle costruzioni, in cui opera anche come promotore di iniziative in project financing. Attivo da 90 anni a livello internazionale, opera nella progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture pubbliche e grandi opere di ingegneria civile, prevalentemente nei comparti delle infrastrutture di trasporto, degli impianti di produzione energetica, dell’edilizia civile e industriale, del facility management, impiantistica e gestione di sistemi complessi. Opera in Italia, Europa e Turchia, Africa (Algeria), America del Nord (Canada, USA), America Latina e Far East (Indonesia, India). A fine 2018 l’indebitamento netto di Astaldi era salito a 2,05 miliardi di euro, contro gli 1,86 miliardi di fine settembre a causa delle escussioni di garanzie subite dal gruppo (si veda qui il comunicato stampa). Il debito comprende il prestito ponte di Fortress Investment da 75 milioni erogato lo scorso febbraio (si veda altro articolo di BeBeez).


Sycamore Partners taglia l’offerta per Chas. AUA Private Equity acquista TruFood

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Sycamore Partners

Sycamore PartnersSycamore Partners ha rivisto al ribasso del 14% la sua offerta di acquisto per la CHAS di Chico FAS, affermando che il rivenditore di abbigliamento femminile ha rifiutato di sedersi a un tavolo di trattative dopo che a partire dal 10 maggio, data dell’annuncio dell’offerta da parte del fondo, il vlaore del titolo è crollato del 19,5% ( si veda qui marketwatch). Sycamore ha detto che quindi di essere disposto a pagare solo 3 dollari per azione e non più 3,50. Intanto i risultati di Chico hanno battuto le aspettative sull’utile e sulle vendite nette del primo trimestre dell’anno fiscale, ma ha tagliato l’outlook. “Collaborare con noi in modo che possiamo svolgere la nostra due diligence creerà un’alternativa attraente e certa per i vostri azionisti, che riteniamo sia nel loro interesse dato il deterioramento delle prestazioni e del prezzo delle azioni”, ha scritto l’amministratore delegato di Sycamore Stefan Kaluzny in una lettera al presidente di Chico, David Walker. Le azioni di Chico sono crollate del 62,0% negli ultimi 12 mesi, mentre lo SPDR S & P Retail ETF ha perso il 15,4% e il Dow Jones Industrial Average ha guadagnato il 7,3%.

AUA Private Equity PartnersAUA Private Equity Partners ha comprato le attività di TruFood Mfg, uno dei maggiori produttori di snack Usa. Le attività acquisite, convogliate nella newco AOG, LLC, che agirà con il brand di TruFood Manufacturing,  formulerà e produrrà una gamma completa di prodotti tra cui barrette nutrizionali, barrette al forno, barrette proteiche, prodotti a base di cioccolato e prodotti a base di granola per i suoi clienti aziende e rivenditori al dettaglio di beni di largo consumo (si veda qui marketscreener). David Benyaminy, partner di AUA Private Equity, ha dichiarato: ” TruFood sarà un produttore leader nei segmenti snack in crescita e questa acquisizione è un complemento al nostro portafoglio di produttori alimentari in crescita. Vediamo grandi opportunità di crescita in questo settore e la nostra acquisizione strategica di TruFood non solo migliorerà il portafoglio AUA, ma sosterrà il successo a lungo termine di TruFood “. AUA intende portare un numero di risorse tra cui capitale, esperienza operativa e maggiore profondità di gestione per consentire a TruFood di servire meglio i propri clienti attraverso un portafoglio più ampio di capacità di prodotto, ricerca e sviluppo più robusti e un bilancio più solido, con un potenziale di crescita maggiore.  AUA Private Equity è una società di investimento che si occupa di imprese medie con base a New York, focalizzata sul piano operativo, che fornisce capitale strategico alle società dei prodotti di consumo e dei servizi con particolare attenzione alle imprese a conduzione familiare o alle società che beneficiano dalla crescita della popolazione ispanica degli Stati Uniti. AUA Private Equity effettua investimenti da 20 a 75 milioni di dollaari in società che generano oltre  5 milioni di dollari di ebitda.


Allianz Real Estate rifinanzia il Gropius Passagen di Nuveen a Berlino. ASB Real Estate compra a Tampa

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Allianz Real Estate France

Allianz Real EstateAllianz Real Estate ha rifinanziato il debito esistente per Gropius Passagen a Berlino per circa 230 milioni di euro per un periodo di sette anni. (si veda qui propertyfundsworld). L’accordo rafforza anche il rapporto esistente tra Allianz Real Estate e Nuveen che possiede l’80% della proprietà tramite una joint venture insieme a Unibail Rodamco Westfield.
Gropius Passagen è uno dei più grandi centri commerciali di Berlino. Nel 2020 è previsto il completamento di un programma di ristrutturazione di cinque anni che vedrà la proprietà completamente modernizzata con un mix di marchi nazionali e internazionali, un nuovo food court e un cinema multisala. Il fatturato del centro è stato di 237 milioni di euro nel 2018 e dovrebbe aumentare a causa del riposizionamento e del miglioramento della qualità degli asset. L’occupazione complessiva, compresi i contratti di affitto firmati con date di inizio future, è del 91% e la proprietà beneficia di una base di affittuari ben diversificata (140 negozi). Più di tre quarti delle unità sono occupate da catene di vendita multinazionali. I più grandi inquilini includono Kaufland, Karstadt, Primark e il cinema UCI. Il bene beneficia anche della mancanza di competizione per i centri commerciali in un raggio di 15 minuti di guida. Nei suoi risultati del 2018, resi noti a marzo di quest’anno, Allianz Real Estate ha annunciato che il suo portafoglio di debito europeo ha superato i 7,8 miliardi di euro per l’anno dopo un periodo record di 2,1 miliardi di euro di prestiti e il lancio del fondo di debito lussemburghese. Il fondo, che aprirà agli investitori terzi nel 2019, ha già condotto molte transazioni, comprese le offerte nel Regno Unito, in Italia, Irlanda, Spagna e Svezia.
ASB Real Estate InvestmentsASB Real Estate Investments (ASB) ha acquisito una superficie di 368.664 piedi quadrati (34.250 mq) a East Side Tampa (Usa) per 26,3 milioni di dollari. Situato a 8800 East Adamo Drive, direttamente su Route 60 ad alto traffico, la struttura industriale è interamente affittata a cinque tenant, tra cui Amazon, HWC Wire e Gopher Resource (si veda qui propertyfundsworld). ASB ha effettuato l’acquisizione per conto del suo fondo Allegiance, un veicolo da 7,5 miliardi di dollari. Il venditore era TriGate Capital. Situato su 20 acri, la proprietà dispone di spazi per uffici e distribuzion. La collocazione sulla Route 60 fornisce l’accesso est-ovest direttamente nel centro di Tampa e nei quartieri esclusivi circostanti. Il vicepresidente senior di ASB, Nicolas Franzetti, che dirige la regione medio-atlantica e meridionale della compagnia, afferma: “Questa acquisizione si adatta alla strategia di ASB di consolidare il nostro portafoglio industriale con asset ben bilanciati in contesti finanziari dinamici e in crescita negli Stati Uniti. L’East Side sta vivendo una forte domanda di affitti da parte delle aziende logistiche dell’ultimo miglio, riducendo il numero di posti vacanti e aumentando gli affitti e allo stesso tempo attirando un alto livello di interesse per gli investimenti istituzionali. Ci piacciono le prospettive di crescita di questa area metropolitana in rapida espansione”.  Dall’inizio del 2018, ASB ha acquisito circa 325.160 mq di spazio industriale nei principali mercati industriali, tra cui il New Jersey settentrionale, Miami, San Francisco, Houston e Philadelphia.



Borgosesia in partnership con Concrete per l’equity crowdfunding di progetti immobiliari a garanzia di Npl e Utp. La prima campagna è per l’Elle Building a Milano

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3Borgosesia spa, società fondata nel 1837, quotata sull’MTA di Borsa Italiana e la cui divisione real estate è focalizzata nell’acquisizione e nello sviluppo di asset immobiliari principalmente a destinazione residenziale nei principali centri urbani, ha lanciato una campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma specializzata in real estate Concrete per finanziare il progetto Elle Building di Milano (si veda qui il comunicato stampa di Borgosesiaqui il comunicato stampa di Concrete).

Si tratta del primo progetto di una serie, a valle della firma di un accordo di collaborazione tra le due società, che prevede che Concrete si occupi del finanziamento, attraverso operazioni di crowdfunding ad hoc, dei progetti immobiliari rivenienti da situazioni di difficoltà finanziaria dei costruttori, che vedranno impegnata Borgosesia nel ruolo di sponsor e per i quali risulti previsto tale strumento di project financing. Il tutto previa valutazione e due diligence da parte di Concrete delle singole opportunità. L’accordo ha durata sino al 31 dicembre 2021 e prevede l’acquisto di quote di minoranza del capitale di singole spv sino a un massimo di 8 milioni di euro.

L’operazione, ha spiegato Mauro Girardi, presidente e amministratore delegato di Borgosesia spa, si inquadra nell’ambito del progetto di prossima scissione delle attività di investimento in asset non performing sinora condotta dalla controllante di Borgosesia, CdR Advance Capital spa (si veda altro articolo di BeBeez) e che a valle della scissione saranno integrate nella stessa Borgosesia e sviluppate in particolare in coinvestimento con altri soggetti, quali investitori istituzionali, family office e high networth individual. Grazie alla collaborazione con Concrete l’attività di investimento diretto in operazioni immobiliari rivenienti da special situation potrà ora essere aperta anche a piccoli investitori che avranno così la possibilità di ampliare a tale asset class, difficilmente offerta loro dal mercato finanziario, i loro impieghi”.

Elle Building sorgerà in via Lattanzio, nelle vicinanze dello Scalo di Porta Romana, al centro di importanti trasformazioni urbane (si veda altro articolo di BeBeez). Elle Building ha un valore superiore a 8 milioni di euro e prevede due edifici da 10 e 4 piani fuori terra da 14 appartamenti, per un totale di 1.400 mq. Il complesso residenziale prevede inoltre, un grande giardino interno e spazi condominiali come palestra, spazi per le famiglie, coworking e meeting e una zona locker dedicata al delivery. La conclusione del progetto è prevista nella prima parte del 2021.

La campagna per finanziare Elle Building, per cui Concrete raccoglierà ordini di investimento fino a 1,5 milioni di euro, prevede un investimento minimo di 5 mila euro e aprirà il prossimo 2 luglio. Il tasso di rendimento annuale atteso (IRR) sarà superiore al 10% e sono previste, inoltre, clausole a tutela degli investitori tra le quali le finestre temporali di uscita anticipata rispetto a un holding period di quasi 2 anni.

Per Concrete, guidata dal ceo Lorenzo Pedotti, quella appena lanciata da Borgosesia è la terza campagna che passa dalla piattaforma, dopo quella di fine 2018 per realizzare il progetto Torre Milano (si veda altro articolo di BeBeez) e quella per costruire Gracchi7 nel marzo scorso (si veda altro articolo di BeBeez).


GMC compra l’80% di Zouros, uno dei principali operatori di rimorchio portuale

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zourosGMC, società greca che opera nel rimorchio portuale, controllata pariteticamente dai gruppi armatoriali italiani Rimorchiatori Mediterranei, Neri e Cafimar, ha comprato l’80% di Zouros, uno dei principali operatori di rimorchio portuale negli scali del Pireo e di Salonicco (si veda qui il comunicato stampa). A vendere è stata la famiglia Zouros., che manterrà il 20%. La transazione prevede anche il passaggio della flotta di GMC, composta da 4 rimorchiatori azimutali, che andranno ad aggiungersi a quelli gestiti dal gruppo Zouros. Quest’ultimo resterà responsabile per l’impiego operativo dei mezzi insieme a GMC.

Zouros è stata fondata da Nikolaos Zouros nei primi anni Ottanta. E’ composta da compagnie di navigazione, proprietari e operatori di un gran numero di navi, principalmente per la fornitura offshore e portuale. La sua flotta è composta da navi AHTS (Anchor Handling Tug Supply), rimorchiatori da oceano, rimorchiatori portuali e personale che trasporta navi di varo.

I gruppi Rimorchiatori Mediterranei, Neri e Cafimar gestiscono complessivamente una flotta di oltre 200 unità, operanti principalmente in Italia, ma con importanti presenze in altri porti del Mediterraneo, del Mar Nero e del Sud America.

Rimorchiatori Mediterranei è il principale operatore nel settore del rimorchio portuale italiano, e secondo nel Mediterraneo, titolare di concessioni a lungo termine in molteplici porti italiani e maltesi nell’ambito di un solido quadro normativo. La società opera una moderna flotta di oltre 100 rimorchiatori e altre unità, equipaggiati con tecnologie avanzate. Rimorchiatori Mediterranei è controllata al 65% da Rimorchiatori Riuniti, il gruppo armatoriale genovese guidato dalle famiglie Gavarone e Delle Piane. Il restante 35% fa capo a DWS (gruppo Deutsche Bank), che ha rilevato la quota nel novembre 2017 tramite il fondo Pan European Infrastructure II (si veda altro articolo di BeBeez). Nell’aprile 2016 Rimorchiatori Riuniti aveva comprato il 100% di Augustea Imprese Marittime e di Salvataggi, società che svolge attività di rimorchio nei porti di Augusta, Siracusa, Catania e Pozzallo utilizzando 16 rimorchiatori in proprietà (si veda altro articolo di BeBeez).  Nel 2018 Rimorchiatori Mediterranei ha invece rilevato il restante 50% di Gesmar di cui già deteneva l’altro 50% (si veda altro articolo di BeBeez) e l’intero capitale di Capieci (si veda altro articolo di BeBeez). Nel 2017 Rimorchiatori Riuniti ha fatturato 144,7 milioni di euro, conseguito un ebitda di 52,6 milioni e una posizione finanziaria netta di 55,4 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).

Neri opera nel settore marittimo dal 1895. I suoi clienti sono terminalisti, armatori, compagnie petrolifere ed energetiche, cui offre una vasta gamma di servizi in mare aperto e a terra a terminali di stoccaggio. Neri impiega circa 300 persone e fornisce i propri servizi utilizzando una flotta di oltre 40 navi, strutture a terra che comprendono terminali chimici, magazzini, edifici per uffici, container, gru e altre attrezzature specializzate. La società è interamente privata e di proprietà della famiglia Neri, con sede a Livorno dal 18° secolo. 

L’attività del gruppo Cafimar è iniziata negli anni ’50, quando il comandante Salvatore Cafiero acquisisce la titolarità della flotta Scinicariello, già operante sin dal 1880 dapprima con navi da carico e successivamente con navi cisterna. La società svolgeva rimorchio portuale, all’inizio con base nel porto di Augusta, unitamente al rimorchio d’alto mare, oltre ad assistenza e salvataggio di navi in difficoltà. Negli anni successivi il gruppo ha aumentato il proprio volume d’affari grazie all’acquisto di nuove navi, ma soprattutto grazie all’acquisizione di concessioni per il servizio di rimorchio in porti di elevato interesse strategico, quali Milazzo, Messina, Siracusa e Catania in Sicilia, e successivamente La Spezia in Liguria e Civitavecchia nel Lazio. Il Gruppo Cafimar è attualmente controllato dalla famiglia Russo e la sua struttura scaturisce dalla divisione delle varie società avvenuta a partire dal 1986, successivamente alla scomparsa del Comandante Cafiero. In seguito, la crescita del Gruppo è proseguita sia attraverso la sviluppo delle attività già intraprese, mediante l’acquisizione di altre società operanti nello stesso settore come la Somat spa, concessionaria del servizio di rimorchio nei Porti di Palermo, Trapani e Marsala, sia attraverso la costituzione di nuove società per diversificare la gamma di attività offerte.

 


L’offerta di Apollo per Carige torna al mittente. Castagna (Banco Bpm) lapidario

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Giuseppe Castagna Bpm
Giuseppe Castagna Bpm

Giuseppe Castagna

“È un po’ complicato pensare a qualcuno che entri e chieda alle banche il sacrificio, per avere poi il beneficio”. Lo ha detto ieri il ceo di Banco Bpm, Giuseppe Castagna a margine dell’evento di Anthilia Capital Partners sgr (si veda altro articolo di BeBeez), rispondendo a una domanda sull’offerta del fondo Apollo per Carige. Sulla quale ha aggiunto:”Non sono nel Fondo Interbancario, ho letto le dichiarazioni del presidente, Salvatore Maccarone, mi sembra che non si sappia nemmeno chi sia il fondo. Guarderemo un po’ ma la proposta di business combination avanzata mi sembra abbastanza indefinita. Tant’è che non si è presa nemmeno l’ipotesi in considerazione”. E ha concluso: “Vediamo come si materializzano le potenziali offerte  Tanti ci stanno lavorando seriamente, esamineremo le cose quando saranno pronte”, chiarendo che l’ipotesi del passaggio del bond Carige sottoscritto dallo Schema Volontario del Fondo di tutela dei depositi sotto il cappello del Fitd obbligatorio, avanzata nei giorni scorsi dalla stampa, non è stata ancora analizzata: “Non è un’ipotesi che a quanto ne so è stata esaminata”.

Insomma, ancora una volta il salvataggio del gruppo bancario ligure sembra in alto mare, dopo il fallimento della trattativa con Blackrock. Le altre possibili controparti, oltre ad Apollo, sarebbero Warburg Pincus e Varde (si veda altro articolo di BeBeez).

Il progetto sul quale stava lavorando Blackrock, prima di fare dietrofront, prevedeva che lo Schema Volontario del Fondo di tutela dei depositi convertisse a capitale i 320 milioni di bond subordinati Tier 2 sottoscritti dallo Schema nel 2018, come primo passo per arrivare alla prospettata ricapitalizzazione da 720 milioni di euro. Successivamente, infatti,  Blackrock e altri coinvestitori avrebbero sottoscritto il resto dell’aumento di capitale, coinvolgendo anche la famiglia Malacalza, che attualmente possiede il 27,8% della banca e che si sarebbe potuta impegnare per 70-80 milioni. A valle dell’operazione, i fondi di BlackRock e dei coinvestitori avrebbero avuto il 45%, lo Schema Volontario il 35%, i Malacalza il 10% e il restante 10% sarebbe stato flottante.

Si dice che Apollo abbia invece proposto un aumento di capitale in due fasi per un totale di circa 500 milioni di euro. Anche in questo caso verrebbe chiesto alle banche di convertire il bond sottoscritto tramite lo Schema, ma poi l’intervento di Apollo si concretizzerebbe soltanto se nell’arco di qualche mese la situazione avrà dato concreti segnali di miglioramento. In quel caso Apollo rileverebbe la banca a un prezzo simbolico e a inietterebbe altri 100-150 milioni per il rilancio.


Sale con l’innocenza dentro di sé

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Sale1Il cd L’innocenza dentro me, vincitore del bando Siae, “Sillumina -– Copia privata per i giovani, per la cultura”, prodotto dalla Materiali Sonori e realizzato con il sostegno del MiBAC e di SIAE, è l’opera prima di SALEalias Eugenio Saletti,  il cantautore ventenne romano, allievo dell’Officina Pasolini, la scuola di alta formazione musicale diretta da Tosca, candidato adesso sia come Opera prima sia come miglior canzone alle Targhe Tenco. L’innocenza dentro di me, candidato anche come miglior canzone, per il titolo omonimo, è un disco ricco di spunti e sonorità differenti, legati insieme – come un concept album – dal tema dei cambiamenti della vita: dieci tracce che raccontano il passaggio dall’adolescenza alla età adulta e le inevitabili difficoltà di relazionarsi con un mondo nuovo.
Multistrumentista – suona chitarra, basso, pianoforte e tastiere – SALE in questo primo lavoro intende far emergere le potenzialità del suo percorso artistico che attinge alla tradizione della canzone d’autore italiana, unita alla passione per il rock inglese e a sonorità elettroniche. L’album, oltre a SALE che suona chitarre, basso, piano, tastiere, vede la partecipazione di Seby Burgio a piano e tastiere (già collaboratore di Enrico Rava, Fabrizio Bosso, Mannarino, Mario Venuti, Roy Paci…), la coppia ritmica formata dal basso potente di Martina Bertini (Ermal Meta, Nathalie, Nesli, Alice Paba…) e la batteria di Filippo Schininà (Leo Pari, Giulia Anania, Barbara Eramo, Mimmo Locasciulli, Nidi D’Arac), la giovane voce di Cristina Cecilia con la quale duetta nel brano Rimani e l’apporto in due brani con testi di due cantautori, Lorenzo Lepore e Jacopo Troiani, dell’Officina Pasolini la scuola di alta formazione musicale diretta da Tosca che SALE frequenta da un anno. La produzione artistica è del multistrumentista e compositore Stefano Saletti.

Tra le varie attività, SALE prende parte come attore e cantante al film tv per Rai Uno Un matrimonio diretto da Pupi Avati (2013), eseguendo diversi brani in scena e nella colonna sonora. Canta i brani della colonna sonora della miniserie tv Mister Ignis. L’operaio che fondò un impero andata in onda sempre su Rai Uno nel 2014. Dal 2015 partecipa attivamente al progetto internazionale della comunità di San Patrignano WeFree, effettuando dei laboratori di musica d’insieme realizzati nella sede della comunità.  Dal 2015 è chitarrista e cantante della formazione Caracas, gruppo fondato da Valerio Corzani e Stefano Saletti. Nel 2016 ha collaborato con la Banda Ikona, il gruppo di musica mediterranea diretto da Stefano Saletti, partecipando al tour di presentazione del nuovo disco Soundcity.

Nel 2017 partecipa alla realizzazione del CD Ghost Tracks di Caracas (Materiali sonori), nei quali canta due brani, esibendosi in diversi festival nazionali e internazionali. E’ ideatore e conduttore radiofonico del programma Music On per la Web Radio – “Radio Rossellini”.
 


L’estate e il paesaggio, al Museo di Verbania

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museo del paesaggio verbania

Museo P. La passeggiata 2Per l’estate 2019 il Museo del Paesaggio di Verbania, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, presso Palazzo Viani Dugnani, specchio del rapporto tra i suoi abitanti e il territorio quando divvene mèta di villeggiatura della borghesia e laboratorio della pittura lombarda di paesaggio, come testimonia la sua collezione permanente, ha realizzato un nuovo allestimento dedicato a Mario Tozzi, a quarant’anni dalla sua scomparsa, e The Red Road Project, la mostra fotografica di Carlotta Cardana e Danielle SeeWalker sui Nativi americani del 21esimo secolo.

 

Il Museo del Paesaggio è stato fondato nel 1909 da Antonio Massara, e riflette il paesaggio del Lago Maggiore e delle valli circostanti profondamente plasmato dall’opera dell’uomo, per secoli via di transito naturale per l’attraversamento delle Alpi; nell’Ottocento il lago entra nei percorsi del turismo internazionale d’élite e nella villeggiatura dell’aristocrazia e della borghesia industriale, mentre, dal punto di vista pittorico, diviene campo di sperimentazione della scuola lombarda di paesaggio.

Oggi il Museo del Paesaggio si offre al pubblico con le collezioni di Pittura e Scultura, le quali consentono di conoscere vari aspetti dell’arte e della storia del territorio provinciale oltre che di Museo P. La toeletta del mattino 3ricordare il forte legame che si creò tra gli artisti, le famiglie borghesi che passavano sul Lago, i loro soggiorni e questo territorio. Il patrimonio del Museo si colloca tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento e una discreta parte di opere raffigura il paesaggio lacustre e montano del Verbano e delle aree adiacenti. Delle collezioni del Museo del Paesaggio fanno parte – inoltre – pregiati esempi di opere appartenenti ad alcune delle principali correnti artistiche del XIX secolo: la Scapigliatura di Daniele Ranzoni e del suo primo maestro Luigi Litta, il Naturalismo lombardo di Achille Tominetti e altri, il Divisionismo di Vittore Grubicy De Dragon e Carlo Fornara. Molto nutrita e importante è anche la sezione dedicata alla scultura, con un unicum costituito dai 344 gessi dello scultore impressionista Paolo Troubetzkoy (1866-1938) nato a Intra da padre russo e madre americana, artista internazionale celebre per i suoi soggetti invasi da luci e ombre raccolti in una galleria di personaggi dell’alta società che fece di Suna la sua abitazione-studio. Inoltre, le 53 opere di Arturo Martini (1889-1947) la cui intensa attività artistica così ricca di esposizioni e continue creazioni lo porta a diventare uno dei più importanti scultori italiani del ‘900 e le 19 opere dello scultore cannobiese Giulio Branca (1850-1926), artista che si orienta Museo P. Sagrato Madonna di Campagna 5verso il filone romantico, con attenzione veristica. Accanto a queste importanti collezioni bisogna ricordare anche oltre 1500 lastre fotografiche, 500 stampe e svariati bozzetti e disegni originali dei maggiori artisti rappresentati in museo.

La visita consente una sosta a pochi chilometri dalla Svizzera, Stresa e le splendide Isole Borromee, sede tra gli altri della Gipsoteca Troubetzkoy e della collezione Arturo Martini, si prepara ad accogliere i turisti con Omaggio a Mario Tozzi, aperta il 25 maggio e in programma fino al 29 settembre.

Al pittore marchigiano (Fossombrone, 1895-Saint-Jean-Du-Gard, 1979) che a Suna, sul Lago Maggiore dove la famiglia si trasferisce, ha trascorso gran parte della sua vita, fondatore degli Italiens de Paris insieme a Massimo Campigli, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, René Paresce, Alberto Savinio e Gino Severini, il Museo del Paesaggio dedica una nuova sezione degli spazi di Palazzo Viani Dugnani, con oltre trenta le opere esposte, che raccontano l’evoluzione dello stile dell’artista, a partire dagli anni Dieci del Novecento, fino alle ultime tele geometriche e stilizzate degli Anni ’60 e ’70. L’esposizione, in collaborazione con l’Archivio Mario Tozzi di Foiano della Chiana (Arezzo) e lo Studio d’Arte Lanza di Verbania, presenta l’intera collezione delle opere dell’artista – di proprietà del Museo del Paesaggio – accanto a due recenti depositi ricevuti dal museo (La preghiera e Compianto) e una serie di schizzi e disegni, alcuni inediti, così come la piccola e rara porzione di affresco che raffigura la testa di una Madonna in prestito dalla Galleria Lanza di Verbania. L’esordio artistico di Tozzi appare segnato dal rapporto con la pittura del secondo Ottocento, in particolare con la tradizione del Naturalismo lombardo: le opere degli anni Dieci infatti, legate perlopiù al contesto famigliare (Ritratto della madre) e alla descrizione di scorci del territorio del Verbano (Notturno), rivelano quella grande attenzione al dato naturale, resa con una pittura quasi “a macchia”. Nei primi anni Venti, a Parigi, Tozzi ha modo di conoscere la pittura di Cézanne e dei Fauves, ma soprattutto entra in contatto con gli artisti italiani lì residenti, tra i quali Giorgio De Chirico e Alberto Savinio, che lo introducono al movimento di Valori plastici e alla pittura metafisica: le figure assumono grande “plasticità” in un rapporto tridimensionale con lo spazio che le circonda (Serenità, Donna seduta di schiena, La toeletta del mattino – tra le più note). Il suo linguaggio muta decisamente a partire dalla fine degli anni Cinquanta: la pittura si fa via via più geometrica, con figure sempre più bidimensionali e un ricorso maggiore a elementi astratti (La grande Piazza 1962, Testina 1970, solo per citarne alcune). L’esposizione sarà completata da un incontro che si terrà il 15 giugno con la storica dell’arte Elena Pontiggiapresso la mostra. Abbandonati gli studi di chimica, il giovane Tozzi si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove conosce Giorgio Morandi. Dopo la tragica esperienza della guerra, nella quale perde due fratelli, il pittore si sposa e si trasferisce a Parigi, dove inizia a esporre ottenendo un sempre maggiore successo. Nella capitale francese, nel 1926, fonda il gruppo degli Italiens de Paris mentre in Italia, nel frattempo, espone alle mostre del gruppo Novecento, alle Biennali di Venezia e alle Quadriennali romane. Dalla fine degli anni Trenta vive un lungo periodo di crisi; riprende l’attività artistica con una mostra presso la Galleria Annunciata di Milano soltanto nel 1958. Nel 1971 si sposta definitivamente da Suna in Francia, dove resterà sino alla morte, avvenuta nel 1979.

L’altra iniziativa concerne The Red Road Projectun progetto di Carlotta Cardana, giovane fotografa di Verbania che si occupa principalmente di ritratto e documentaristica e dell’artista Danielle SeeWalker, un viaggio fotografico tra le riserve indiane dei nativi americani del ventunesimo secolo, a Villa Giulia in programma dal 9 giugno al 29 settembre.

La mostra, curata e prodotta da Fonderia 20.9 di Verona, mette al centro il rapporto tra identità della comunità, cultura e paesaggio, nello specifico con una rilettura del complesso legame odierno dei nativi d’America con la loro terra e la cultura tradizionale. Circa 70 opere, tra immagini d’archivio e fotografie realizzate appositamente per il progetto, esplorano e documentano il rapporto tra la cultura tradizionale dei nativi americani e l’identità delle popolazioni tribali di oggi, in un viaggio tra diversi stati USA.

Carlotta Cardana, dopo gli studi al DAMS e all’Istituto Italiano di Fotografia, ha lavorato a progetti a Buenos Aires, Città del Messico, Londra, negli Stati Uniti e più recentemente in Giappone. I suoi lavori più recenti analizzano l’impatto degli squilibri economici e dell’oppressione sulle comunità. Il suo lavoro è stato premiato ed esposto all’interno di festival e gallerie in tutta Europa e negli Stati Uniti.

Danielle SeeWalker, classe 1983, del North Dakota, negli USA, è un’artista Hunkpapa Lakota, attivista e madre di due figli che risiede a Denver,  in Colorado. È membro della tribù degli Standing Rock Sioux nel Nord Dakota, dov’è nata e cresciuta, e discende dal capo Hunkpapa Lakota, Tȟatȟáŋka Íyotake (Toro Seduto).

A causa dello stigma storico spesso associato all’essere nativi americani Danielle da ragazzina si vergognava della sua identità di indiana americana. Quest’esperienza ha alimentato la sua passione e dedizione a questo progetto, con la speranza di ispirare i giovani nativi americani e le comunità indigene in generale. Oggi, Danielle studia la cultura dei nativi americani nel 21° secolo e tiene conferenze sull’argomento. Inoltre analizza le questioni storiche e contemporanee relative agli Indiani d’America. Danielle SeeWalker ha una formazione accademica in sociologia, antropologia, psicologia e studi nativi americani presso l’Albright College (BS) e l’Università di Kutztown (MA).

 

 

 

 

 

 

 


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