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Siamo già arrivati a oltre 15 miliardi di euro di transazioni sul mercato dei crediti deteriorati italiani da inizio anno e sono in arrivo operazioni per almeno altri 39 miliardi. Il dato emerge dal database di BeBeez, che elabora dati pubblici, e segue i 101 miliardi di euro di valore lordo di operazioni annunciate nel 2018 (si veda qui il Report Npl sei mesi 2019 di BeBeez). Il report è stato distribuito ieri all’Npl Italy 2019, evento sul settore dei crediti deteriorati italiani organizzato a Milano da SmithNovak il 19 e 20 giugno e di cui BeBeez è media partner.
In particolare, nel conto nelle operazioni annunciate condotto da BeBeez ci sono i 7,4 miliardi di euro di cartolarizzazione del portafoglio ACE di Banco Bpm nell’ambito dell’accordo con Credito Fondiario e il fondo Elliott, gli 1,3 miliardi di crediti ceduti da Bper e Banco di Sardegna a UnipolRec e la cartolarizzazione di Npl con Gacs da 968,4 milioni di euro condotta a gennaio da Bnl Bnp Paribas.
Sul fronte delle operazioni attese, invece, la parte del leone la fanno i circa 7
miliardi di euro di Utp che Mps potrebbe cedere a SGA, mentre restano sempre sul mercato i circa 6 miliardi di euro di Npl italiani super-datati in portafoglio a Credit Agricole. Ci sono poi 10 miliardi di euro di Utp di Intesa Sanpaolo, per i quali la banca sta trattando con Prelios: l’idea sarebbe quella di cedere 5 miliardi e di dare un mandato di gestione per gli altri 5 miliardi. In particolare, dei 39 miliardi di cessioni attese, poco meno di 20 miliardi riguardano operazioni su Utp.
Katia Mariotti, partner di EY, nel suo intervento alla tavola rotonda del pomeriggio di ieri proprio sul tema degli Utp, ha previsto che sui portafogli delle banche a fine anno ci saranno 48 miliardi di euro di Utp, in calo dai 63 miliardi che vi si trovavano a fine 2018 e dai 76 miliardi di fine 2017 e questo soltanto considerando cessioni annunciate per un minimo di 15 miliardi, mentre i cali degli anni precedenti sono da ascrivere sostanzialmente alla gestione di questo tipo di crediti o semplicemente al fatto che in molti casi (nel 14% dei casi nel 2018) si sono trasformati in Npl e che in qualche caso (8% nel 2018) sono invece tornati a essere classificati come performing. In effetti, il database di BeBeez aveva calcolato per il 2018 cessioni di Utp per poco più di 5 miliardi di euro su un totale di 101 miliardi di crediti deteriorati ceduti. Proprio grazie alle operazioni su Utp attese quest’anno, anche il gross Utp ratio delle principali banche italiane è destinato a ridursi e contestualmente il coverage ratio è destinato a crescere, ha detto ancora Mariotti.
Ma ci sono differenze importanti di approccio di gestione tra Utp e Npl, sulle quali si sono concentrati anche gli altri partecipanti alla tavola rotonda e cioé Diego Bortot di Duff and Phelps, Marco Giaccone di SGA e Gaudenzio Bonaldo Gregorio di Pillarstone Italy. Il concetto di base è che dietro un Utp c’è ancora un debitore che potrebbe rimettersi in piedi, e in particolare nell’85% dei casi quel debitore è un’azienda che quindi va rilanciata con l’immissione di nuova finanza. Ma ogni situazione è a sè e richiede una gestione specifica, che spesso per dimensioni di crediti troppo piccole non risulta troppo dispendiosa per gli investitori in termini di tempo e denaro da dedicare, per cui resta un’ampia fetta di Utp si piccole e medie dimensioni per i quali è oggettivamente difficile trovare nuovi investitori.
Andrea Clamer, a capo della divisione Npl di Banca Illimity, nel corso di un’altra tavola rotonda dello stesso evento ha rilevato un po’ di confusione sugli Utp: “Molto spesso sul mercato si vedono Utp che in realtà non lo sono, ma sono Npl non classificati correttamente”. Tra gli Utp possiamo distinguere quelli real estate, per cui va gestito l’asset sottostante e going concern, per cui bisogna conoscere il settore dove opera l’azienda verso cui si vanta il credito. E’ più facile fare jumbo deal sugli Npl rispetto agli Utp. Inoltre, mentre nel mercato dei crediti in sofferenze bisogna escutere la garanzia, nel caso degli Utp si deve puntare ad aiutare il debitore, con un approccio single-name, ha ricordato Vito Ruscigno, Head of Npe Optimization Intesa Sanpaolo. In quest’ottica, è cruciale agire in modo tempestivo, perché “l’Utp è come un gelato: dopo un po’, si scioglie”.
Quanto agli Npl, le operazioni attese quest’anno di più grandi dimensioni sono ovviamente quelle di cartolarizzazione con Gacc. In particolare si attendono quella di un gruppo di banche popolari socie della Luigi Luzzatti per un importo compreso tra 500 milioni e un miliardo di euro, quella di Iccrea Banca e di altre banche del gruppo Iccrea per un importo di almeno 1,2 miliardi e quella da 1,5 miliardi di Rev.
L’anno scorso si erano annunciate 14 cartolarizzazioni per un valore lordo dei portafogli da cartolarizzare di quasi 51 miliardi, che prevedevano il ricorso alla garanzia pubblica (Gacs) per le tranche senior, sebbene in alcuni casi il decreto di concessione della garanzia non fosse stato ancora stato emesso (si veda qui il Report Npl 2018 di BeBeez).
La Gacs (Garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze), è stato uno dei temi principali della due giorni Npl Italy 2019. Secondo Luca Cosentino, partner Transaction Advisory Services Fso di EY, “le Gacs sono state fonte di deleveraging, con oltre 60 miliardi di crediti in sofferenza cartolarizzati, e lo resteranno”, anche dopo il loro rinnovo fino al 27 maggio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). Una proroga dove il legislatore è stato più prudente, visto che ha richiesto un rating più alto per i senior bond, ha fatto notare Riccardo Marciò, Head of Npl Division Banco di Desio e della Brianza.
La Gacs è stata promossa, a titolo personale, da Anne Fröhling, Head of Section della Bce. “Sebbene sia stata accolta inizialmente con scetticismo a livello europeo, si è rivelata uno dei maggiori driver dello smaltimenti di Npl e ora è considerata una best practice”. Questo nonostante il decreto Gacs, varato per la prima volta nel 2015, non sia stato condiviso con gli operatori del settore, che lo accolsero con iniziale scetticismo e per questo motivo furono effettuate solo 3 operazioni nei primi 18 mesi dalla sua entrata in vigore, come ha ricordato Vittorio Savarese, Head of Structuring and Loan Management Banca Imi. Visto il successo di queste operazioni, sempre più banche hanno iniziato a vedere la Gacs come uno strumento di deleveraging. “La Gacs ha il merito di aver intaccato la parte di crediti più intoccabili per le banche, ossia i secured. Ora però gran parte delle banche ha ceduto tutto ciò che potevano. Hanno spazio per operazioni sopra il miliardo di euro solo un paio di banche”.
Quelle rimaste fuori dai benefici della Gacs sono le medio piccole, per cui si aspetta che ci saranno iniziative multioriginator, di cui si sta facendo promotrice anche Banca Imi. Un’altra occasione mancata del rinnovo della Gacs è stata la sua estensione agli Utp, visto che la Bce guarda all’Npe ratio delle banche, che li include. Per Massimo Prestipino, Head of Disposal, Group Distressed in Unicredit, il rinnovo della Gacs “contribuirà a stimolare il mercato delle cessioni di Npl, anche se a ritmi minori rispetto al passato. Il suo vantaggio è stato aprire il mercato a nuovi operatori”.
Riccardo Sigaudi, Head of Origination Npl Area di Banca Ifis, si aspetta che 11-20 miliardi di euro saranno ceduti utilizzando Gacs, oltre a una esplosione del mercato secondario. Saranno cedute a suo avviso soprattutto le asset class corporate, che costituiscono l’80% del totale. Per Mario Cortesi, Head of Distressed Credit and Structured Finance Quaestio Capital Management, le vendite saranno più mirate, ma non bisogna aspettare la data di scadenza del fondo di Npl, onde evitare che i prezzi si deprimano. Per non essere forzati a investire in momenti dove è alta la competizione sul prezzo, Algebris Investments, specializzata in crediti secured nel residenziale nel Nord Italia, ha un periodo di investimento ampio, che dura 7-8 anni, ha sottolineato l’Associate Jacopo Tamos. A suo parere, non basta infatti focalizzarsi solo sui deal, ma anche sull’execution. Un aspetto non da poco: come ha evidenziato Emanuele Reale, coo del gruppo sede Hoist Finance, sono ancora pochi gli operatori in grado di gestire le masse di Npl italiane. “Fino a qualche anno fa, finiva a farlo chi faceva poca carriera in banca. Ora le cose stanno finalmente cambiando”.
Fondamentali sono anche l’accuratezza delle informazioni, la gestione dei dati e la specializzazione, grazie a cui le banche con le cessioni di crediti possono riuscire a fare business, oltre che pulizia dei loro bilanci, ha sottolineato Giuseppe Misale, Marketing and Commercial Directory Multipartner Italia.
Nel settore degli Npl, la prima fase di grande deleveraging delle banche si è conclusa con successo, ha concluso Cosentino (EY). Ora è partita una nuova fase di specializzazione, con lo sviluppo di nuove competenze. Sono attualmente allo studio numerose operazioni e sussiste una spinta per la diversificazione geografica e l’aumento delle dimensioni dei servicer. Manca ancora un mercato secondario di portafogli di Npl più eterogenei. Inoltre, ci sono 20 miliardi di crediti deteriorati leasing, di cui l’81% sono immobiliari (si veda altro articolo di BeBeez): questa sarà un’area di sviluppo per gli Npl.